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BARACLUDE 0,05 MG/ML SOLUZIONE ORALE
Ogni ml di soluzione orale contiene 0,05 mg di entecavir (come monoidrato).
Eccipienti: 650 mg/ml maltitolo liquido
2 mg/ml metilidrossibenzoato
0,28 mg/ml propilidrossibenzoato
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Soluzione orale.
Soluzione limpida, da incolore a giallo pallido.
Baraclude è indicato per il trattamento dell'infezione cronica da virus dell'epatite B (HBV) in adulti con malattia epatica compensata ed evidenza di replicazione virale attiva, livelli persistentemente elevati dell'alanina aminotransferasi sierica (ALT) ed evidenza istologica di infiammazione attiva e/o fibrosi. Questa indicazione si basa su dati clinici in pazienti con infezione da virus dell'epatite B HBeAg positivi e HBeAg negativi, pazienti mai trattati prima con nucleosidici e pazienti con epatite B resistenti alla lamivudina (vedere paragrafi 4.4 e 5.1).
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La terapia deve essere iniziata da un medico con esperienza nel trattamento dell'infezione cronica da virus dell'epatite B.
Baraclude deve essere assunto oralmente, una volta al giorno. Si raccomanda di sciacquare con acqua il cucchiaio dosatore dopo ogni somministrazione giornaliera.
Pazienti mai trattati con nucleosidi: la dose raccomandata è di 0,5 mg una volta al giorno, con o senza cibo.
Pazienti resistenti alla lamivudina (cioè con evidenza di viremia durante il trattamento con lamivudina o con la presenza di mutazioni che conferiscono resistenza alla lamivudina [LVDr]): la dose raccomandata è di 1 mg una volta al giorno da assumere a stomaco vuoto (più di 2 ore prima o più di 2 ore dopo un pasto) (vedere paragrafo 5.2).
Durata della terapia: la durata ottimale del trattamento non è nota. Il trattamento si può interrompere:
in pazienti HBeAg positivi, il trattamento deve essere continuato almeno fino alla sieroconversione dell'HBe (perdita dell'HBeAg e negativizzazione dell'HBV DNA con comparsa di anti HBe in 2 misurazioni sieriche consecutive ripetute ad almeno 3 - 6 mesi di distanza) o fino a sieroconversione dell'HBs o in caso di perdita di efficacia (vedere paragrafo 4.4.);
in pazienti HBeAg negativi, il trattamento deve essere continuato almeno fino alla sieroconversione dell'HBs o se c'è evidenza di perdita di efficacia. Nei trattamenti prolungati per più di 2 anni si raccomanda un aggiustamento per confermare che la continuazione della terapia scelta rimanga adatta per il paziente.
Bambini e adolescenti: l’uso di Baraclude non è raccomandato nei bambini al di sotto dei 18 anni di età a causa della mancanza di dati sulla sicurezza e efficacia.
Anziani: non è richiesto alcun aggiustamento della dose in base all'età. La dose deve essere aggiustata in accordo alla funzione renale del paziente (vedere le raccomandazioni per il dosaggio nell'insufficienza renale e paragrafo 5.2)
Sesso e razza: non sono richiesti aggiustamenti relativamente al sesso o alla razza.
Insufficienza renale: la clearance dell'entecavir diminuisce con il diminuire della clearance della creatinina (vedere paragrafo 5.2) Si raccomanda l'aggiustamento del dosaggio nei pazienti con clearance della creatinina < 50 ml/min, compresi i pazienti in emodialisi o in dialisi peritoneale continua ambulatoriale (CAPD). Utilizzando Baraclude soluzione orale si raccomanda una riduzione della dose giornaliera, come descritto nella tabella. In alternativa, nel caso non sia disponibile la soluzione orale, il dosaggio può essere aggiustato aumentando l'intervallo tra le dosi, anch'esso descritto nella tabella. Le modifiche proposte per il dosaggio si basano sull'estrapolazione di dati limitati e la relativa sicurezza ed efficacia non sono state valutate clinicamente. Pertanto, la risposta virologica deve essere attentamente controllata.
Clearacne della creatinina (ml/min) | Dosaggio di Baraclude |
Pazienti mai trattati con nucleosidi | Resistenti alla lamivudina |
≥50 | 0,5 mg una volta al giorno | 1 mg una volta al giorno |
30-49 | 0,25 mg una volta al giorno* | 0,5 mg una volta al giorno |
o |
0,5 mg ogni 48 ore |
10-29 | 0,15 mg una volta al giorno* | 0,3 mg una volta al giorno |
o | o |
0,5 mg ogni 72 ore | 0,5 mg ogni 48 ore |
<10 | 0,05 mg una volta al giorno* | 0,1 mg una volta al giorno* |
in emodialisi o CAPD** | 0,5 mg ogni 5-7 giorni | o |
0,5 mg ogni 72 ore |
** nei giorni di emodialisi, somministrare entecavir dopo l'emodialisi.
Epatopatie: non è richiesto alcun aggiustamento del dosaggio in pazienti con epatopatia.
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Insufficienza renale: si raccomanda l'aggiustamento del dosaggio nei pazienti con insufficienza renale (vedere paragrafo 4.2). Le modifiche proposte per il dosaggio si basano sull'estrapolazione di dati limitati e la relativa sicurezza ed efficacia non sono state valutate clinicamente. Pertanto, la risposta virologica deve essere attentamente controllata.
Riacutizzazione dell'epatite: nell'epatite B cronica sono relativamente comuni le riacutizzazioni, caratterizzate da incrementi transitori delle ALT sieriche. Dopo l'inizio della terapia antivirale, in alcuni pazienti possono aumentare le ALT sieriche come diminuire i livelli di HBV DNA (vedere paragrafo 4.8). Tra i pazienti trattati con entecavir le riacutizzazioni durante il trattamento hanno avuto una mediana di insorgenza di 4 - 5 settimane. In pazienti con malattia epatica compensata, questi incrementi delle ALT sieriche generalmente non sono accompagnati da un aumento delle concentrazioni di bilirubina sierica o da scompenso epatico. I pazienti con cirrosi possono essere a più alto rischio di scompenso epatico a seguito di riacutizzazione dell'epatite, e quindi dovranno essere strettamente controllati durante la terapia.
È stata riportata riacutizzazione acuta di epatite anche in pazienti che avevano interrotto la terapia per l'epatite B. Le riacutizzazioni dopo trattamento sono di solito associate con l'innalzamento dell'HBV DNA, e la maggior parte di esse è risultata auto-limitante. Tuttavia, si sono osservate riacutizzazioni gravi, inclusi decessi.
Tra i pazienti trattati con entecavir che non hanno mai ricevuto nucleosidi, le riacutizzazioni dopo trattamento hanno avuto una mediana di insorgenza di 23 - 24 settimane e la maggior parte è stata riscontrata in pazienti HBeAG negativi (vedere paragrafo 4.8). La funzionalità epatica deve essere controllata a intervalli ripetuti con esami clinici e di laboratorio almeno ogni 6 mesi dopo l'interruzione della terapia per l'epatite B. Se del caso, si può riprendere la terapia per l'epatite B.
Pazienti con cirrosi scompensata: è stata osservata un'alta percentuale di eventi avversi epatici gravi in pazienti con cirrosi scompensata in confronto alle percentuali di pazienti con funzionalità epatica conservata. Questa osservazione si basa su un'esperienza limitata a 45 pazienti con punteggio Child-Pugh ≥ 7 all'inizio del trattamento con entecavir. In questi pazienti dovranno essere controllati regolarmente i parametri clinici, virologici e sierologici associati all'epatite B, la funzione renale ed epatica e la risposta antivirale durante il trattamento e, se il trattamento viene interrotto, per almeno altri 6 mesi dall'interruzione. Pazienti che hanno mostrato segni di insufficienza epatica durante o dopo il trattamento devono essere più spesso controllati opportunamente.
Acidosi lattica ed epatomegalia grave con steatosi: con l'uso di analoghi nucleosidici è stata riportata insorgenza di acidosi lattica (in assenza di ipossemia), a volte fatale, di solito associata a epatomegalia grave e a steatosi epatica. Dato che entecavir è un analogo nucleosidico, questo rischio non può essere escluso. Il trattamento con analoghi nucleosidici deve essere interrotto in caso di aumento dei livelli di aminotransferasi, di epatomegalia progressiva o di acidosi metabolico/lattica di eziologia sconosciuta.
Sintomi digestivi benigni, come nausea, vomito e dolore addominale, possono indicare sviluppo di acidosi lattica. Casi gravi, a volte con esito fatale, sono stati associati a pancreatite, insufficienza epatica/steatosi epatica, insufficienza renale e livelli elevati di acido lattico sierico. Deve porsi attenzione nel somministrare analoghi nucleosidici a pazienti (specialmente se donne obese) con epatomegalia, epatite o altri fattori di rischio noti per patologia epatica. Questi pazienti devono essere seguiti attentamente.
Per differenziare gli incrementi delle aminotransferasi dovuti alla risposta al trattamento da quelli potenzialmente correlati all'acidosi lattica, i medici si dovranno accertare che le variazioni delle ALT siano associate ad incrementi di altri marker di laboratorio dell'epatite B cronica.
Resistenza e precauzione particolare per pazienti resistenti alla lamivudina: mutazioni nella polimerasi dell'HBV che decodifica le sostituzioni della resistenza alla lamivudina possono condurre alla conseguente insorgenza di sostituzioni secondarie, incluse quelle associate a resistenza ad entecavir (ETVr). La risposta virologica deve essere attentamente controllata nella popolazione resistente alla lamivudina in generale e devono essere effettuati appropriati test di resistenza. In una piccola percentuale di pazienti precedentemente trattati con lamivudina, le mutazioni ETVr, ai residui rtT184, rtS202 e rtM250, erano presenti al basale o comparivano durante la terapia con entecavir per oltre 144 settimane. La significatività a lungo termine di queste varianti deve essere ancora pienamente stabilita (vedere paragrafo 5.1).
Trapianto di fegato: ci sono dati limitati sull'efficacia e sulla sicurezza di entecavir per coloro che subiscono un trapianto di fegato. La funzione renale deve essere attentamente valutata prima e durante la terapia con entecavir nei trapiantati di fegato in terapia con ciclosporina o tacrolimo (vedere paragrafo 5.2).
Co-infezione con epatite C o D: non ci sono dati sull'efficacia di entecavir in pazienti co-infetti dai virus dell'epatite C o D.
Pazienti co-infetti da virus dell'immunodeficienza umana (HIV)/HBV non sottoposti contemporaneamente a terapia antiretrovirale: entecavir non è stato valutato in pazienti co-infetti da HIV/HBV non sottoposti contemporaneamente ad un efficace trattamento per l'HIV. È stata osservata insorgenza di resistenza all'HIV quando entecavir è stato usato per trattare l'infezione da epatite cronica B in pazienti con infezione da virus dell'HIV che non ricevevano terapia antiretrovirale altamente attiva (HAART) (vedere paragrafo 5.1). Pertanto, la terapia con entecavir non deve essere utilizzata per pazienti co-infetti da HIV/HBV che non siano in trattamento con HAART. Entecavir non è stato studiato per il trattamento dell'infezione da virus dell'HIV e non è raccomandato per quest'uso.
Pazienti co-infetti da HIV/HBV sottoposti contemporaneamente a terapia antiretrovirale: entecavir è stato studiato su 68 adulti co-infetti da HIV/HBV in trattamento con HAART contenente lamivudina (vedere paragrafo 5.1). Non sono disponibili dati sull'efficacia di entecavir in pazienti HBeAg negativi co-infetti dal virus dell'HIV. Ci sono dati limitati su pazienti co-infetti dal virus dell'HIV con bassa conta cellulare dei CD4 (< 200 cellule/mm³).
Generali: i pazienti devono essere informati che la terapia con entecavir non ha dimostrato di essere in grado di ridurre il rischio di trasmissione dell'HBV e pertanto devono continuare ad essere adottate adeguate precauzioni.
Maltitolo: Baraclude soluzione orale contiene maltitolo (13 g di maltitolo liquido ogni dose da 20 ml).
Baraclude può avere un lieve effetto lassativo. Il valore calorico del maltitolo è pari a 2,3 kcal/g. I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al fruttosio non devono assumere questo medicinale.
Baraclude compresse non contiene maltitolo e può essere assunto dai pazienti con intolleranza al fruttosio.
Paraidrossibenzoati: Baraclude soluzione orale contiene i conservanti metilidrossibenzoato e propilidrossibenzoato che possono causare reazioni allergiche (possibilmente ritardate).
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Dal momento che entecavir viene eliminato soprattutto attraverso i reni (vedere paragrafo 5.2), la cosomministrazione con medicinali che riducono la funzione renale o che competono con la secrezione tubulare attiva può aumentare le concentrazioni sieriche di ambedue i medicinali. A parte lamivudina, adefovir dipivoxil e tenofovir disoproxil fumarato, non sono stati valutati gli effetti della cosomministrazione di entecavir con medicinali che vengono eliminati per via renale o che interessano la funzione renale. I pazienti devono essere controllati attentamente per gli effetti indesiderati che possono insorgere durante la co-somministrazione di entecavir con tali medicinali.
Non sono state osservate interazioni farmacocinetiche tra entecavir e lamivudina, adefovir o tenofovir.
Entecavir non è un substrato, un induttore o un inibitore degli enzimi del citocromo P450 (CYP450) (vedere paragrafo 5.2). Pertanto è improbabile che si verifichino con entecavir interazioni farmacologiche veicolate dal CYP450.
Non vi sono studi adeguati riguardanti l'uso di entecavir in donne in gravidanza. Gli studi condotti su animali hanno evidenziato una tossicità riproduttiva ad alti dosaggi (vedere paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per gli esseri umani non è noto. Baraclude non deve essere usato durante la gravidanza, se non in caso di assoluta necessità.
Dato che i rischi potenziali per lo sviluppo del feto non sono conosciuti, le donne in età fertile devono attuare un'efficace contraccezione.
Non ci sono dati sugli effetti di entecavir sulla trasmissione dell'HBV dalla madre al neonato.
Pertanto, si deve intervenire in modo appropriato per prevenire l'acquisizione neonatale dell'HBV.
Non è noto se entecavir venga escreto nel latte umano. Studi negli animali hanno evidenziato escrezione di entecavir nel latte materno. L'allattamento al seno non è raccomandato durante la terapia con Baraclude.
Non sono stati effettuati studi sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari. Sulla base del profilo farmacodinamico di entecavir non ci si aspetta alcun effetto su tali attività. Capogiro, affaticamento e sonnolenza sono effetti indesiderati comuni che possono compromettere la capacità di guidare veicoli ed usare macchinari.
La valutazione delle reazioni avverse si basa su quattro studi clinici nei quali 1.720 pazienti con infezione da virus dell'epatite B cronica sono stati trattati con entecavir 0,5 mg/die (n = 679), entecavir 1 mg/die (n = 183) o lamivudina (n = 858) fino a 107 settimane. In questi studi, i profili di sicurezza di entecavir e lamivudina, incluse le anomalie di laboratorio, sono risultati simili.
Le reazioni avverse più comuni di qualsiasi gravità, con almeno una possibile relazione con entecavir, sono state: cefalea (9%), affaticamento (6%), capogiro (4%) e nausea (3%).
Le reazioni avverse considerate almeno possibilmente correlate al trattamento con entecavir sono elencate per classificazione sistemica organica. La frequenza è definita come molto comune (≥ 1/10); comune (≥ 1/100, < 1/10). All’interno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine decrescente di gravità.
Esperienza in pazienti mai trattati con nucleosidi (HBeAg positivi o negativi):
Il profilo di sicurezza si basa sull'esposizione al trattamento con entecavir 0,5 mg una volta al giorno per una mediana di 53 settimane.
Patologie del sistema nervoso: comune: cefalea, capogiro, sonnolenza.
Patologie gastrointestinali: comune: vomito, diarrea, nausea, dispepsia.
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: comune: affaticamento.
Disturbi psichiatrici: comune: insonnia.
Alterazioni di laboratorio: il 2% dei pazienti ha avuto innalzamenti delle ALT sia > 10 volte i limiti superiori della norma (ULN) che > 2 volte rispetto ai valori basali, 5% ha avuto innalzamenti delle ALT > 3 volte rispetto ai valori basali, e < 1% ha avuto innalzamenti delle ALT > 2 volte rispetto ai valori basali con bilirubina totale > 2 volte i limiti superiori della norma e > 2 volte rispetto ai valori basali. Livelli di albumina < 2,5 g/dl si sono verificati in < 1% dei pazienti, livelli di amilasi > 3 volte rispetto ai valori basali nel 2%, livelli di lipasi > 3 volte rispetto ai valori basali nell'11% e piastrine < 50.000/mm³ nell'1%.
Trattamento oltre le 48 settimane: il trattamento con entecavir continuato per una durata mediana di 96 settimane non ha mostrato alcun nuovo segnale sulla sicurezza.
Esperienza su pazienti resistenti alla lamivudina:
Il profilo di sicurezza si basa sull'esposizione al trattamento con entecavir 1 mg una volta al giorno per una mediana di 69 settimane.
Patologie del sistema nervoso: molto comune: cefalea;
comune: capogiro, sonnolenza.
Patologie gastrointestinali: comune: vomito, diarrea, nausea, dispepsia.
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: comune: affaticamento
Disturbi psichiatrici: comune: insonnia.
Alterazioni di laboratorio: il 2% dei pazienti ha avuto innalzamenti delle ALT sia > 10 volte i limiti superiori della norma (ULN) che > 2 volte rispetto ai valori basali, 4% ha avuto innalzamenti delle ALT > 3 volte al basale, e < 1% ha avuto innalzamenti delle ALT > 2 volte rispetto ai valori basali con bilirubina totale > 2 volte i limiti superiori della norma e > 2 volte rispetto ai valori basali. I livelli di amilasi > 3 volte rispetto ai valori basali si sono verificati nel 2% dei pazienti, livelli di lipasi > 3 volte rispetto ai valori basali nel 18% e piastrine < 50.000/mm³ in < 1%.
Trattamento oltre le 48 settimane: il trattamento con entecavir continuato per una durata mediana di 96 settimane non ha mostrato alcun nuovo segnale sulla sicurezza.
Riacutizzazioni durante il trattamento: in studi su pazienti mai trattati con nucleosidi, durante il trattamento si sono verificati innalzamenti delle ALT > 10 volte i limiti superiori della norma e > 2 volte rispetto ai valori basali nel 2% dei pazienti trattati con entecavir verso il 4% di pazienti trattati con lamivudina. In studi su pazienti resistenti alla lamivudina, durante il trattamento si sono verificati innalzamenti delle ALT > 10 volte i limiti superiori della norma e > 2 volte rispetto ai valori basali nel 2% dei pazienti trattati con entecavir verso l’11% di pazienti trattati con lamivudina. Tra i pazienti trattati con entecavir, durante il trattamento gli innalzamenti delle ALT hanno avuto un tempo medio di elevazione di 4 - 5 settimane, generalmente risolti nel proseguimento del trattamento e, nella maggior parte dei casi, sono stati associati con una riduzione della carica virale ≥ 2 log10/ml che ha preceduto o è coinciso con l'innalzamento delle ALT. Durante il trattamento, si raccomanda un controllo periodico della funzione epatica.
Riacutizzazioni dopo l'interruzione del trattamento: nei pazienti che hanno interrotto il trattamento contro il virus dell'epatite B, inclusa la terapia con entecavir (vedere paragrafo 4.4), sono state riportate riacutizzazioni acute dell'epatite. In studi su pazienti mai trattati con nucleosidi, il 6% dei pazienti trattati con entecavir e il 10% dei pazienti trattati con lamivudina hanno avuto esperienza di innalzamenti delle ALT (> 10 volte i limiti superiori della norma e > 2 volte i valori di riferimento [valori minimi al basale o misurazioni all'ultima dose somministrata]) durante il follow-up successivo al trattamento. Tra i pazienti mai trattati con nucleosidi trattati con entecavir, gli innalzamenti delle ALT hanno avuto un tempo medio di elevazione di 23 - 24 settimane, e l' 86% (24/28) degli innalzamenti delle ALT si sono verificati in pazienti HBeAg negativi. In studi su pazienti resistenti alla lamivudina, solo un numero limitato di pazienti ha avuto un follow-up, l' 11% dei pazienti trattati con entecavir e nessuno dei pazienti trattati con lamivudina ha sviluppato innalzamenti delle ALT durante il follow-up successivo al trattamento.
Negli studi clinici il trattamento con entecavir è stato interrotto se i pazienti avevano raggiunto una risposta prespecifica. Se il trattamento è interrotto indifferentemente dalla risposta alla terapia, la percentuale degli innalzamenti delle ALT dopo trattamento potrebbe essere superiore.
Esperienza in pazienti co-infettati con HIV: il profilo di sicurezza dell'entecavir in un numero limitato di pazienti co-infettati con HIV/HBV sottoposti ad un trattamento HAART (terapia antiretrovirale altamente attiva) è stato simile al profilo di sicurezza di pazienti monoinfettati con HBV (vedere paragrafo 4.4).
Sesso/età: non c'è stata differenza apparente nel profilo di sicurezza di entecavir per quanto riguarda il sesso (≈ 25% donne negli studi clinici) o l'età (≈ 5% dei pazienti > 65 anni di età).
Cirrosi scompensata: una percentuale superiore di gravi eventi avversi epatici è stata osservata in pazienti con cirrosi decompensata in confronto alle percentuali di pazienti con funzione epatica conservata. Questa osservazione si basa su un'esperienza limitata a 45 pazienti con punteggio Child-Pugh ≥ 7 all'inizio del trattamento con entecavir.
Esperienza post-marketing: in aggiunta alle reazioni avverse al farmaco identificate durante gli studi clinici, la reazione avversa che segue è stata identificata durante l'uso di entecavir dopo l'autorizzazione alla commercializzazione:
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: Frequenza non nota: rash.
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Non sono stati riportati casi di sovradosaggio. Soggetti sani che hanno ricevuto fino a 20 mg/die per 14 giorni e dosi singole fino a 40 mg non hanno avuto reazioni avverse inattese. In caso di sovradosaggio, il paziente deve essere monitorato per segni di tossicità e sottoposto ad adeguato trattamento standard di supporto.
Categoria farmacoterapeutica: nucleosidi e nucleotidi inibitori della transcriptasi inversa.
Codice ATC: J05AF10
Meccanismo d'azione: entecavir, analogo nucleosidico della guanosina attivo conto l'HBV
polimerasi, è efficientemente fosforilato nella forma attiva trifosfata (TP), che ha un'emivita intracellulare di 15 ore. Competendo con il substrato naturale deossiguanosina TP, entecavit-TP funzionalmente inibisce le 3 attività della polimerasi virale: (1) priming dell'HBV polimerasi, (2) trascrizione inversa del filamento negativo del DNA a partire dall'RNA messaggero pregemonico e (3) sintesi del filamento positivo dell'HBV DNA. La Ki dell'entecavir-TP per la DNA polimerasi HBV è 0,0012 mcM. Entecavir-TP è un debole inibitore della DNA polimerasi cellulare α, β e δ con valori Ki da 18 a 40 mcM. Inoltre, alte esposizioni di entecavir non hanno effetti avversi rilevanti sulle polimerasi γ o sulla sintesi del DNA mitocondriale sulle cellule HepG2 (Ki > 160 mcM).
Attività antivirale: entecavir ha inibito la sintesi dell'HBV DNA (riduzione del 50%, EC50) ad una concentrazione di 0,004 mcM nelle cellule umane HepG2 transinfettate con HBV wild-type. Il valore della mediana EC50 per entecavir contro LVDr HBV (rtL 180M e rtM204V) era 0,026 mcM (range 0,010 - 0,059 mcM). I virus ricombinanti codificanti per mutazioni adefovir-resistenti a rtN236T o rtA181V sono rimasti pienamente suscettibili a entecavir.
Una analisi dell'attività inibitoria di entecavir verso un pannello di laboratorio ed isolati clinici di HIV-1 eseguita utilizzando differenti cellule e metodiche ha prodotto valori di EC50 oscillanti dallo 0,026 a >10 mcM; i valori più bassi di EC50 sono stati osservati quando nel test sono stati utilizzati bassi livelli di virus. In coltura cellulare, entecavir ha selezionato una sostituzione M184I a concentrazioni micromolari, confermando la pressione inibitoria di entecavir ad alte concentrazioni. Le varianti di HIV contenenti la sostituzione M184V hanno mostrato perdita di suscettibilità ad entecavir (vedere paragrafo 4.4).
Nel saggio di combinazione HBV in coltura cellulare, abacavir, didanosina, lamivudina, stavudina, tenofovir o zidovudina non sono stati antagonisti dell'attività anti-HBV dell'entecavir su una vasta percentuale di concentrazioni. Nel saggio antivirale HIV, entecavir a concentrazioni micromolari non era antagonista all'attività anti-HIV in coltura cellulare di questi sei NRTIs o emtricitabina.
Resistenza in coltura cellulare: relativamente all'HBV wild-type, i virus LVDr contenenti le sostituzioni rtM204V e rtL180M all'interno della transcrittasi inversa mostrano una diminuzione della suscettibilità all'entecavir di 8 volte. L'incorporazione di ulteriori sostituzioni aminoacidiche rtT184, rtS202 e/o rtM250 provoca una diminuzione della suscettibilità all'entecavir in coltura cellulare. Le sostituzioni osservate negli isolati clinici (rtT184A, C, F, G, I, L, M o S; rtS202 C, G o I; e/o rtM250I, L o V) hanno provocato una ulteriore diminuzione della suscettibilità di entecavir da 16 a 741 volte rispetto al virus wild-type. Le singole sostituzioni di resistenza ad entecavir rtT184, rtS202 e rtM250 hanno solo un modesto effetto sulla suscettibilità ad entecavir e non sono state osservate in assenza di sostituzioni di resistenza alla lamivudina in più di 1000 campioni di pazienti. La resistenza è mediata da un ridotto legame inibitore alla alterata transcrittasi inversa di HBV e l'HBV resistente mostra nella coltura cellulare una ridotta capacità di replicazione.
Esperienza clinica: la dimostrazione del beneficio si basa sulle risposte istologiche, virologiche, biochimiche e sierologiche dopo 48 settimane di trattamento in studi clinici attivi controllati su 1.633 adulti con infezione da epatite B cronica ed evidenza di replicazione virale.
In tutti gli studi, il miglioramento istologico definito come riduzione ≥ 2-punti secondo l'indice necroinfiammatorio di Knodell rispetto al basale senza peggioramento dello score di Knodell per la fibrosi.
Le risposte per i pazienti con al basale uno score di fibrosi secondo Knodell di 4 (cirrosi) erano comparabili con tutte le risposte su tutte le misure risultate sull'efficacia (tutti i pazienti avevano malattia epatica compensata). Alti punteggi dell'indice di attività istologica Knodell (HAI) (> 10) al basale erano associati ad un maggior miglioramento istologico in pazienti mai trattati con nucleosidi.
In pazienti HBeAg positivi mai trattati con nucleosidi i livelli di ALT al basale ≥ 2 volte il limite superiore della norma e di HBV DNA al basale ≤ 9,0 log10 copie/ml erano ambedue associati ad alte percentuali di risposta virologica (settimana 48 HBV DNA < 400 copie/ml). Indipendentemente dalle caratterististiche al basale, la maggior parte dei pazienti ha mostrato risposte istologiche e virologiche al trattamento.
Esperienza in pazienti mai trattati con nucleosidi con malattia epatica compensata:
I risultati di studi randomizzati, in doppio cieco, a 48 settimane, di confronto tra entecavir (ETV) e lamivudina (LVD) in pazienti HBeAg positivi (022) e pazienti HBeAg negativi (027) sono riportati nella tabella che segue:
| Mai trattati con nucleosidi |
HBeAg Positivi (studio 022) | HBeAg Negativi (studio 027) |
ETV 0,5 mg una volta al giorno | LVD 100 mg una volta al giorno | ETV 0,5 mg una volta al giorno | LVD 100 mg una volta al giorno |
n | 314a | 314a | 296a | 287a |
Miglioramento istologicob | 72%* | 62% | 70%* | 61% |
Miglioramento dello score di Ishak per la fibrosi | 39% | 35% | 36% | 38% |
Peggioramento dello score di Ishak per la fibrosi | 8% | 10% | 12% | 15% |
n | 354 | 355 | 325 | 313 |
Riduzione della carica virale (log10 copie/ml)c | -6,86* | -5,39 | -5,04* | -4,53 |
HBV DNA non rilevabile (<300 copie/ml dal PCR)c | 67%* | 36% | 90%* | 72% |
Normalizzazione delle ALT (≤ 1 volte ULN( | 68%* | 60% | 78%* | 71% |
| | | | |
Sieroconversione dell’HBeAG | 21% | 18% | | |
*p valore vs lamivudina < 0,05
a pazienti con istologia valutabile al basale (baseline Knodell Necroinflammatory Score ≥ 2)
b obiettivo primario
c Saggio Roche Cobas Amplicor PCR (LLOQ = 300 copie/ml)
Esperienza in pazienti resistenti alla lamivudina:
In uno studio in doppio cieco, randomizzato, su pazienti HBeAg positivi resistenti alla lamivudina (026), con l'85% dei pazienti con mutazioni LVDr al basale, i pazienti che prendevano lamivudina al momento dell'ingresso nello studio sono stati spostati a entecavir 1 mg una volta al giorno, senza washout ne periodo di sovrapposizione (n = 141), o hanno continuato con lamivudina 100 mg una volta al giorno (n = 145). I risultati a 48 settimane sono riportati nella tabella che segue.
| Resistenti alla lamivudina |
HBeAg positivi (studio 026) |
ETV 1,0 mg una volta al giorno | LVD 100 mg una volta al giorno |
n | 124a | 116a |
Miglioramento istologicob | 55%* | 28% |
Miglioramento dello score di Ishak per la fibrosi | 34%* | 16% |
Peggioramento dello score di Ishak per la fibrosi | 11% | 26% |
n | 141 | 145 |
Riduzione della carica virale (log10 copie/ml)c | -5,11* | -0,48 |
HBV DNA non rintracciabile (<300 copie/ml attraverso PCR)c | 19%* | 1% |
normalizzazione delle ALT (≤1 volte ULN) | 61%* | 15% |
| | |
Sieroconversione dell’HBeAG | 8% | 3% |
*p valore vs lamivudina < 0,05
a pazienti con istologia valutabile al basale (baseline Knodell Necroinflammatory Score ≥ 2)
b obiettivo primario
c Saggio Roche Cobas Amplicor PCR (LLOQ = 300 copie/ml)
Risultati oltre le 48 settimane di trattamento:
Il trattamento è stato interrotto quando i criteri di risposta prespecifici sono stati raggiunti a 48 settimane o durante il secondo anno di terapia. I criteri di risposta sono stati la soppressione virologica dell'HBV (HBV DNA < 0,7 MEq/ml con il bDNA) e perdita di HBeAg (in pazienti HBeAg positivi) o delle ALT < 1,25 volte il limite massimo della norma (in pazienti HBeAg negativi). I pazienti che hanno risposto alla terapia sono stati seguiti per ulteriori 24 settimane fuori trattamento. I pazienti che hanno soddisfatto i criteri di risposta virologici ma non quelli sierologici o biochimici hanno continuato il trattamento in cieco. Ai pazienti che non hanno ottenuto una risposta virologica è stato offerto un trattamento alternativo.
Pazienti mai trattati con nucleosidi:
HBeAg positivi (studio 022): il trattamento con entecavir fino a 96 settimane (n = 354) è risultato in una percentuale di risposta cumulativa dell'80% per HBV DNA < 300 copie/ml con il PCR dell'87% per la normalizzazione delle ALT, del 31% per la sieroconversione dell'HBeAg e 2% per la sieroconversione dell'HBsAG (5% per la perdita dell'HBsAg). Per lamivudina (n = 355) la percentuale di risposta cumulativa è stata del 39% per HBV DNA < 300 copie/ml con il PCR, del 79% per la normalizzazione delle ALT, del 26% per la sieroconversione dell'HBeAg e del 2% per la sieroconversione dell'HBsAG (3% per la perdita di HBsAg).
Alla fine della somministrazione, tra i pazienti che hanno continuato il trattamento oltre le 52 settimane (mediana di 96 settimane), l'81% dei 243 pazienti trattati con entecavir ed il 39% dei 164 pazienti trattati con lamivudina avevano HBV DNA < 300 copie/ml con il PCR mentre la normalizzazione delle ALT (≤ 1 volta il limite massimo della norma) è stata raggiunta nel 79% dei pazienti trattati con entecavir e nel 68% di quelli trattati con lamivudina.
HBeAg negativi (studio 027): il trattamento con entecavir fino a 96 settimane (n = 325) è risultato in una percentuale di risposta cumulativa del 94% per HBV DNA < 300 copie/ml con il PCR e dell'89% per la normalizzazione delle ALT verso il 77% per HBV DNA < 300 copie/ml con il PCR e dell'84% per la normalizzazione delle ALT per i pazienti trattati con lamivudina (n = 313).
Per i 26 pazienti trattati con entecavir ed i 28 trattati con lamivudina che hanno continuato il trattamento oltre le 52 settimane (mediana di 96 settimane), il 96% dei pazienti trattati con entecavir ed il 64% di quelli trattati con lamivudina alla fine della somministrazione avevano HBV DNA < 300 copie/ml con il PCR. La normalizzazione delle ALT (≤ 1 volta il limite massimo della norma) è stata raggiunta alla fine della somministrazione nel 27% dei pazienti trattati con entecavir e nel 21% di quelli trattati con lamivudina.
Per i pazienti che hanno risposto a quanto definito nel protocollo, il criterio di risposta è stato mantenuto fino a 24 settimane di follow-up dopo il trattamento nel 75% (83/111) di coloro che hanno risposto al trattamento con entecavir verso il 73% (68/93) di quelli che hanno risposto al trattamento con lamivudina nello studio 022 e nel 46% (131/286) di coloro che hanno risposto al trattamento con entecavir verso il 31% (79/253) di quelli che hanno risposto al trattamento con lamivudina nello studio 027. Entro 48 settimane di follow-up dalla fine del trattamento, un numero sostanziale di pazienti HBeAg negativi ha perso la risposta.
Resistenti alla lamivudina:
HBeAg positivi (studio 026): il trattamento con entecavir fino a 96 settimane (n = 141) ha comportato una velocità di risposta cumulativa del 30% per HBV DNA < 300 copie/ml tramite PCR e dell’85% per normalizzazione ALT e nel 17% si è verificata una siero conversione HBeAg.
Per i 77 pazienti che hanno continuato il trattamento con entecavir oltre le 52 settimane (mediana di 96 settimane), il 40% dei pazienti ha manifestato HBV DNA < 300 copie/ml tramite PCR e l’81% ha manifestato normalizzazione ALT (≤ 1 volta ULN) alla fine del dosaggio.
Età/sesso:
Non c’è stata apparente differenza in efficacia per entecavir per quanto concerne le differenze in sesso (≈ 25% donne negli studi clinici) o età (≈ 5% dei pazienti > 65 anni).
Popolazioni speciali
Pazienti co-infetti da HIV/HBV in concomitante trattamento con HAART: lo studio 038 ha incluso 67 pazienti HBeAg positivi ed 1 HBeAg negativo co-infetti da HIV. I pazienti mostrarono un controllato e stabile HIV (HIV RNA < 400 copie/ml) con recidiva di viremia da HBV su un regime HAART contenente lamivudina. I regimi HAART non includevano emtricitabina o tenofovir disoproxil fumarato. I pazienti trattati con entecavir hanno mostrato al basale una durata della mediana prima della terapia con lamivudina di 4,8 anni ed una mediana del CD4 con conta di 494 cellule/mm³ (con solo 5 soggetti con conta dei CD4 < 200 cellule/mm³). Ai pazienti che continuarono i loro regimi a base di lamivudina, furono aggiunti sia entecavir 1 mg una volta al giorno (n = 51) o placebo (n = 17) per 24 settimane seguite da altre 24 settimane dove a tutti i pazienti è stato somministrato entecavir. A 24 settimane, la riduzione della carica virale di HBV è stata significativamente maggiore con entecavir (-3,65 vs un incremento di 0,11 log10 copie/ml). Per pazienti originariamente assegnati al trattamento con entecavir, la riduzione dell'HBV DNA a 48 settimane è stata -4,20 log10 copie/ml, la normalizzazione delle ALT è comparsa nel 37% dei pazienti con alterazioni delle ALT al basale e nessuno ha raggiunto la sieroconversione per l'HBeAg.
Pazienti co-infetti da HIV/HBV non in concomitante terapia con HAART: entecavir non è stato valutato in pazienti co-infetti HIV/HBV non sottoposti contemporaneamente ad un efficace trattamento per l'HIV. Riduzioni dell'HIV RNA sono state riportate in pazienti co-infetti HIV/HBV in trattamento con entecavir in monoterapia senza HAART. In alcuni casi è stata osservata la selezione della variante M184V dell'HIV che può avere delle implicazioni nella scelta dei regimi HAART che il paziente potrebbe assumere in futuro. Pertanto, entecavir non deve essere usato in questo tipo di popolazione a causa del potenziale sviluppo di resistenza all'HIV (vedere paragrafo 4.4).
Pazienti con malattia non compensata del fegato: è tuttora in corso uno studio randomizzato, in aperto, di confronto (048) con entecavir 1,0 mg una volta al giorno e adefovir 10 mg una volta al giorno, in pazienti con scompenso epatico.
Resistenza clinica: tutti i pazienti inizialmente trattati negli studi clinici con entecavir 0,5 mg (mai trattati con nucleosidici) o 1,0 mg (resistenti alla lamivudina) e con una misurazione, durante la terapia, dell'HBV DNA mediante PCR a 24 settimane o in seguito, sono stati monitorati per la resistenza.
L'evidenza genotipica delle sostituzioni di ETVr in rtT184, rtS202 e/o rtM250 è stata identificata in < 1 % dei pazienti in terapia con entecavir mai trattati con nucleosidici in studi clinici fino a 144 settimane (vedere tabella). Queste sostituzioni sono state osservate solo in presenza di sostituzioni LVDr (rtM204V e rtL180M).
Emergenza di resistenza genotipica ad entecavir durante 144 settimane in studi su pazienti mai trattati con nucleosidici |
| Anno 1 | Anno 2 | Anno 3a |
Pazienti trattati e controllati per la resistenzab | 663 | 278 | 149 |
Emergenza di resistenza genotipica ad ETVc | 1 (<1%) | 1 (<1%) | 1 (<1%) |
Probabilità cumulativa di emergenza di resistenza genotipica ad ETVc | 0,2% | 0,5% | 1,2% |
Reboundd virologico dovuto a emergenza di resistenza genotipica ad ETVc | 1 (<1%) | 0 | 1 (<1%) |
a I risultati del 3° Anno riflettono l'uso di una dose da 1 mg di entecavir per 147 dei 149 pazienti e una terapia combinata entecavir-lamivudina per una mediana di 20 settimane (seguita da una terapia a lungo termine con entecavir) per 130 dei 149 pazienti in uno studio rollover
b Include i pazienti con almeno una misurazione, durante il trattamento, di HBV DNA mediante PCR a 24 settimane o fino a 58 settimane (Anno 1), dopo 58 settimane fino a 102 settimane (Anno 2) o dopo 102 settimane fino a 156 settimane (Anno 3).
c Pazienti che hanno avuto anche sostituzioni LVDr.
d aumento ≥1 log10 al di sopra del nadir in HBV DNA con PCR, confermato con misurazioni successive o alla fine del windowed time point.
Sostituzioni di ETVr sono state osservate al basale in isolati da 10/187 (5%) pazienti resistenti alla lamivudina trattati con entecavir e monitorati per la resistenza, indicando che il precedente trattamento con lamivudina può selezionare queste sostituzioni di resistenza e che esse possono esistere ad una bassa frequenza prima del trattamento con entecavir. Durante le 144 settimane, 3 dei 10 pazienti hanno presentato rebound virologico (aumento ≥1 log10 al di sopra del nadir). L'insorgenza di resistenza ad entecavir in studi su pazienti resistenti alla lamivudina durante 144 settimane è riassunta nella tabella che segue.
Emergenza di resistenza genotipica ad entecavir durante 144 settimane in studi su pazienti mai trattati con nucleosidici |
| Anno 1 | Anno 2 | Anno 3a |
Pazienti trattati e controllati per la resistenzab | 187 | 146 | 80 |
Emergenza di resistenza genotipica ad ETVc | 11 (6%) | 12 (8%) | 15 (19%) |
Probabilità cumulativa di emergenza di resistenza genotipica ad ETVc | 6% | 15% | 35% |
Reboundd virologico dovuto a emergenza di resistenza genotipica ad ETVc | 2 (1%) | 14 (10%)e | 13 (16%)e |
a I risultati del 3° Anno riflettono l'uso di una terapia combinata entecavir-lamivudina per una mediana di 13 settimane (seguita da una terapia a lungo termine con entecavir) per 48 degli 80 pazienti in uno studio rollover
b Include i pazienti con almeno una misurazione, durante il trattamento, di HBV DNA mediante PCR a 24 settimane fino a 58 settimane (Anno 1), dopo 58 settimane fino a 102 settimane (Anno 2) o dopo 102 settimane fino a 156 settimane (Anno 3).
c Pazienti che hanno avuto anche sostituzioni LVDr.
d aumento ≥1 log10 al di sopra del nadir in HBV DNA con PCR, confermato con misurazioni successive o alla fine del windowed time point.
e Emergenza di resistenza ad ETV ogni anno; rebound in un anno specifico.
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Assorbimento: entecavir è assorbito rapidamente con concentrazioni del picco plasmatico tra 0,5 e 1,5 ore. La biodisponibilità assoluta non è stata determinata. In base alla escrezione urinaria del farmaco immodificato, si stima che la biodisponibilità sia almeno del 70%. A seguito di somministrazioni multiple da 0,1 a 1 mg, si verifica un aumento proporzionato nei valori di Cmax ed AUC. Lo steady-state viene raggiunto tra i 6 e i 10 giorni dopo somministrazione unica giornaliera con ≈ 2 volte il tempo di accumulo. Cmax e Cmin allo steady-state rispettivamente sono pari a 4,2 e 0,3 ng/ml per il dosaggio da 0,5 mg e rispettivamente 8,2 e 0,5 ng/ml per quello da 1 mg. La compressa e la soluzione orale sono state equivalenti in soggetti sani; pertanto, ambedue le forme farmaceutiche possono essere intercambiate.
La somministrazione di 0,5 mg di entecavir con un pasto standard ad altro contenuto di grassi (945 kcal, 54,6 g di grasso) o con un pasto leggero (379 kcal, 8,2 g di grasso) ha provocato un ritardo minimo nell'assorbimento (1 - 1,5 ore a stomaco pieno vs 0,75 ore a stomaco vuoto), una diminuzione della Cmax del 44 - 46% e una diminuzione dell'AUC del 18 - 20%. L'abbassamento della Cmax e dell'AUC con l'assunzione con il cibo non è considerato di rilevanza clinica nei pazienti mai trattati con nucleosidi ma potrebbe influire sull'efficacia nei pazienti resistenti alla lamivudina (vedere paragrafo 4.2).
Distribuzione: il volume stimato di distribuzione per entecavir è in eccesso rispetto all'acqua totale corporea. Il legame plasmatico alle proteine sieriche umane in vitro è ≈ 13%.
Metabolismo: entecavir non è un substrato, inibitore o induttore del sistema dell'enzima CPYP450. A seguito di somministrazione di 14C-entecavir, non sono stati osservati metaboliti ossidativi o acetilati e minori quantità di metaboliti di fase II, glucuronide e suoi coniugati solfati.
Eliminazione: entecavir è eliminato prevalentemente per via renale con recupero urinario del farmaco immodificato allo steady-state di circa il 75% della dose. La clearance renale è indipendente dalla dose e varia tra 360 e 471 ml/min suggerendo che entecavir subisce sia una filtrazione glomerulare che una netta secrezione tubulare. Dopo aver raggiunto i picchi dei livelli, la concentrazione plasmatica di entecavir è diminuita in modo bi-esponenziale con una emivita terminale di eliminazione di ≈ 128 - 149 ore. L'indice di accumulo osservato del farmaco è ≈ 2 volte col dosaggio unico giornaliero, suggerendo un'effettiva emivita di accumulo di circa 24 ore.
Epatopatie: i parametri farmacocinetici in pazienti con malattia epatica da moderata a grave sono simili a quelli in pazienti con funzione epatica normale.
Insufficienza renale: la clearance dell'entecavir diminuisce con la diminuzione della clearance della creatinina. In una seduta di emodialisi di 4 ore è stato rimosso ≈ 13% della dose e lo 0,3% è stato rimosso con il CAPD. I dati di farmcocinetica di entecavir a seguito di una dose singola da 1 mg (in pazienti senza infezione da epatite B cronica) sono riportati nella tabella che segue:
| Clearance della creatinina al basale (ml/min) |
Intatto >80 | Lieve >50; ≤80 | Moderato 30-50 | Grave 20-<30 | Grave trattato con Emodialisi | Grave trattato con CAPD |
(n=6) | (n=6) | (n=6) | (n=6) | (n=6) | (n=4) |
Cmax (ng/ml) | 8,1 | 10,4 | 10,5 | 15,3 | 15,4 | 16,6 |
(CV%) | (30,7) | (37,2) | (22,7) | (33,8) | (56,4) | (29,7) |
AUC(0-T) (ng·h/ml | 27,9 | 51,5 | 69,5 | 145,7 | 233,9 | 221,8 |
(CV) | (25,6) | (22,8) | (22,7) | (31,5) | (28,4) | (11,6) |
CLR (ml/min) | 383,2 | 197,9 | 135,6 | 40,3 | NA | NA |
SD | (101,8) | (78,1) | (31,6) | (10,1) | | |
CLT/F (ml/min) | 588,1 | 309,2 | 226,3 | 100,6 | 50,6 | 35,7 |
SD | (153,7) | (62,6) | (60,1) | (29,1) | (16,5) | (19,6) |
Trapianto di fegato: l'esposizione di entecavir in pazienti infettati dall'HBV che hanno subito il trapianto epatico in terapia con un dosaggio stabile di ciclosporina A o tacrolimo (n = 9) è stata ≈ 2 volte l'esposizione in soggetti sani con funzione renale normale. L'alterata funzione renale ha contribuito ad aumentare l'esposizione di entecavir in questi pazienti (vedere paragrafo 4.4).
Sesso: l'AUC è stato del 14% più alto nelle donne che negli uomini, a causa delle differenze nella funzione renale e nel peso. Dopo aggiustamenti nelle differenze della clearance della creatinina e del peso corporeo non ci sono state differenze nell'esposizione tra maschi e femmine.
Anziani: l'effetto sull'età nella farmacocinetica di entecavir è stato valutato confrontando soggetti anziani con un range di età compreso tra 65 e 83 anni (età media nelle femmine 69 anni, nei maschi 74) con soggetti giovani con un range di età compreso tra 20 e 40 anni (età media nelle femmine 29 anni, nei maschi 25). L'AUC è stato del 29% più alto negli anziani che nei soggetti giovani, dovuto soprattutto alle differenze nella funzione renale e nel peso. Dopo aggiustamenti per differenze della clearance della creatinina e del peso corporeo, i soggetti anziani hanno mostrato l'AUC più alta del 12,5% dei soggetti giovani. L'analisi farmacocinetica della popolazione comprendente pazienti con età tra 16 e 75 anni non ha dimostrato che l'età influenza significativamente la farmacocinetica di entecavir.
Razza: l'analisi farmacocinetica della popolazione non ha dimostrato che la razza influenza significativamente la farmacocinetica di entecavir. Comunque, si possono trarre conclusioni solo per i gruppi caucasici ed asiatici in quanto vi erano troppi pochi soggetti di altre categorie.
Negli studi di tossicologia con dose ripetuta sui cani, è stata osservata un'infiammazione perivasculare reversibile a livello del sistema nervoso centrale. Tale infiammazione non è stata però rilevata con dosi 9 e 10 volte superiori a quelle per gli esseri umani (somministrando rispettivamente dosi da 0,5 ed 1 mg). Tale effetto non si è verificato negli studi a dose ripetuta in altre specie, incluse scimmie trattate con entecavir giornalmente per 1 anno a dosi ≥ 100 volte rispetto alle dosi somministrate negli esseri umani.
In studi di tossicologia riproduttiva in cui agli animali è stato somministrato entecavir per 4 settimane, non è stata osservata una perdita della fertilità in ratti maschi o femmine con dosi elevate. Modifiche ai testicoli (degenerazione tubulare seminifera) sono state osservate in studi di tossicologia con dose ripetuta sui roditori e sui cani con dosi superiori a ≥ 26 volte rispetto alle dosi somministrate negli esseri umani. Modifiche ai testicoli non sono state osservate in uno studio di 1 anno sulle scimmie.
Nei ratti e conigli gravidi a cui è stato somministrato entecavir, nessun livello effettivo di embriotossicità o tossicità materna corrispondeva a dosi ≥ 21 volte rispetto alle dosi somministrate negli esseri umani. Ad alte dosi sono state osservati i seguenti effetti, nei ratti: tossicità materna, tossicità embrio-fetale (riassorbimento), riduzioni del peso del corpo del feto, malformazioni della coda e delle vertebre, ridotta ossificazione (delle vertebre, sternebre, e falangi), e vertebre extra lombari. Ad alte dosi sono state osservati i seguenti effetti, nei conigli: tossicità embrio-fetale (riassorbimento), ridotta ossificazione (dell’osso ioide), un aumento dei casi di 13a costola. In uno studio peri-post natale sui ratti non è stato osservato alcun evento avverso sulla prole. In uno studio a parte in cui è stato somministrato, a ratti femmina in gravidanza ed allattamento, entecavir in dose di 10 mg/kg, sono state osservate sia esposizione fetale all’entecavir che secrezione di entecavir nel latte.
Non è stata osservata genotossicità sia tramite il test di mutagenicità microbica di Ames, che il test di mutazione del gene della cellula di mammifero, che il test di trasformazione con cellule embrionali di criceto siriano. Sia uno studio sul micronucleo che uno studio sulla riparazione del DNA nei ratti, sono stati negativi. Entecavir si è dimostrato clastogenico nelle colture di linfociti umani a concentrazioni sostanzialmente più alte di quelle raggiunte in ambito clinico.
Negli studi di carcenogenità a due anni: sui topi maschi, un amento dei casi di tumori al polmone, con dosi ≥ 4 e ≥ 2 volte le dosi negli esseri umani, rispettivamente con dosi da 0,5 mg e 1 mg. Lo sviluppo di tumore è stato preceduto da proliferazione dei pneumociti nel polmone, che non è stata comunque osservata nei ratti, nei cani o nelle scimmie, suggerendo che l’evento chiave nello sviluppo di tumore al polmone nei topi è probabilmente specie-specifico. Sono stati osservati i seguenti effetti con somministrazioni per lunghi periodi di tempo: un aumento dei casi di altri tipi di tumore incluso glioma al cervello in ratti maschi e femmine, cancro al fegato in topi maschi, tumori benigni vasculari in topi femmine ed adenomi e carcinomi al fegato in ratti femmine. Comunque non può essere stabilito precisamente nessun effetto sui livelli. La predittività di tali osservazioni sull’uomo non è nota.
Maltitolo liquido (E965)
Sodio citrato
Acido citrico anidro
Metilidrossibenzoato (E218)
Propilidrossibenzoato (E216)
Aroma (acacia ed aromi naturali)
Sodio idrossido per aggiustare il pH a circa 6
Acido cloridrico per aggiustare il pH a circa 6
Acqua depurata
Il medicinale non deve essere miscelato con acqua, altri solventi o altri medicinali.
2 anni.
Dopo l'apertura, la soluzione può essere utilizzata fino alla data di scadenza indicata sul flacone.
Non conservare a temperatura superiore ai 30°C. Tenere il flacone nell'imballaggio esterno per tenerlo al riparo dalla luce.
210 ml di soluzione orale in flaconi HDPE con chiusura a prova di bambino (polipropilene). Ogni confezione include un cucchiaio dosatore (polipropilene) con segni millimetrati da 1 a 10 ml.
Nessuna istruzione particolare.
Il medicinale non utilizzato ed i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente.
BRISTOL-MYERS SQUIBB PHARMA EEIG
Uxbridge Business Park
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Regno Unito
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037221090
26 giugno 2006
Agosto 2008