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BAYPRESS
Una compressa contiene:
principio attivo: nitrendipina 20 mg
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Compresse
Ipertensione arteriosa.
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Salvo diversa prescrizione medica la posologia consigliata negli adulti è la seguente: una compressa di nitrendipina una volta al giorno, alla mattina, o ½ compressa di nitrendipina due volte al giorno, alla mattina ed alla sera (20 mg di nitrendipina al giorno).
La terapia deve essere adattata in funzione della gravità della malattia e delle esigenze individuali. Nel caso fossero necessari dosaggi più elevati è possibile procedere ad un incremento graduale della dose giornaliera fino ad una compressa di nitrendipina due volte al giorno, alla mattina ed alla sera (40 mg di nitrendipina al giorno).
Ove si rendesse opportuna una riduzione posologica, verrà somministrata ½ compressa di nitrendipina (10 mg), alla mattina.
La nitrendipina viene metabolizzata nel fegato. È pertanto raccomandabile che i pazienti con complicazioni epatiche comincino la terapia con il più basso dosaggio disponibile (10 mg = ½ compressa Baypress 20 mg) e vengano attentamente monitorati nella risposta clinica dato che gli effetti del farmaco possono venire prolungati e potenziati (vedere paragrafo 4.4). Nei casi sopra indicati il trattamento andrà iniziato con 1/4 di compressa di nitrendipina (5 mg) al mattino (vedere paragrafi 4.4 e 5.2).
I pazienti con ridotta funzionalità renale non richiedono particolari aggiustamenti della dose (vedere paragrafi 4.4 e 5.2).
Modo di somministrazione:
Di norma la compressa va ingerita al mattino, dopo colazione, senza masticarla, con un poco di liquido (non succo di pompelmo) (vedere paragrafo 4.4).
Durata del trattamento:
La durata del trattamento deve essere stabilita dal medico curante.
La somministrazione contemporanea di inibitori o induttori del CYP 3A4 può richiedere l’aggiustamento del dosaggio della nitrendipina o può richiedere di escludere totalmente l’uso della nitredipina (vedere paragrafo 4.5).
Proteggere le compresse dalla luce (vedere paragrafo 6.4).
Le compresse di nitrendipina sono controindicate:
in pazienti con nota ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti (vedere paragrafi 4.4 e 5.2),
in pazienti con angina pectoris instabile e nelle prime 4 settimane dopo infarto miocardico acuto,
gravidanza e allattamento (vedere paragrafo 4.6).
Sulla base dell’esperienza con il calcio-antagonista strutturalmente simile nifedipina, si ipotizza che la rifampicina, attraverso un meccanismo di induzione enzimatica, acceleri il metabolismo della nitrendipina, non consentendo il raggiungimento di adeguati livelli plasmatici di quest’ultima. Di conseguenza è controindicato l’uso concomitante con rifampicina (vedere paragrafo 4.5).
In pazienti con funzionalità epatica gravemente ridotta gli effetti della nitrendipina possono risultare potenziati e prolungati. In questi casi il trattamento verrà iniziato con la dose più bassa (10 mg di nitrendipina = ½ compressa di nitrendipina al giorno) e proseguito sotto stretta sorveglianza medica (vedere paragrafo 4.2 e 5.1). Molto raramente, specialmente all’inizio del trattamento, con nitrendipina come con altri farmaci vasoattivi, può verificarsi angina pectoris (dati ottenuti da studi spontanei). I dati ottenuti da studi clinici confermano che l’insorgenza di attacchi di angina pectoris non è comune.
La nitrendipina viene metabolizzata tramite il sistema del citocromo P450 3A4. I farmaci che inibiscano o inducano questo sistema enzimatico possono quindi modificare l’effetto di primo passaggio o la clearance della nitrendipina (vedere paragrafo 4.5).
Farmaci inibitori del sistema del citocromo P450 3A4, che quindi possono dare luogo ad un incremento nelle concentrazioni plasmatiche di nitrendipina, sono ad esempio:
antibiotici macrolidi (ad es. eritromicina), inibitori delle proteasi anti-HIV (ad es. ritonavir), antimicotici azolici (ad es. ketoconazolo), gli antidepressivi nefazodone e fluoxetina, quinupristin/dalfopristin, acido valproico, cimetidina e ranitidina.
In caso di somministrazione contemporanea di questi farmaci, la pressione arteriosa deve essere monitorata e, se necessario, deve essere presa in considerazione una riduzione della dose di nitrendipina (vedere paragrafo 4.5).
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Effetti di altri farmaci sulla nitrendipina
La nitrendipina viene metabolizzata tramite il sistema del citocromo P450 3A4, localizzato sia a livello della mucosa intestinale che del fegato. Tutti i farmaci che inibiscano o inducano questo sistema enzimatico possono quindi modificare l’effetto di primo passaggio o la clearance della nitrendipina.
Si deve tenere conto dell’entità e della durata delle interazioni qualora si somministri nitrendipina in associazione ai seguenti farmaci:
Rifampicina
In base all’esperienza con il calcio-antagonista nifedipina, strutturalmente simile, è prevedibile che la rifampicina acceleri il metabolismo della nitrendipina, per il suo effetto d’induzione enzimatica. Per tale motivo l’efficacia della nitrendipina può essere ridotta se somministrata in combinazione con rifampicina. L’uso di nitrendipina in combinazione con rifampicina risulta controindicato (vedere paragrafo 4.3).
In caso di somministrazione contemporanea dei seguenti inibitori del citocromo P450 3A4, la pressione arteriosa deve essere monitorata e, se necessario, deve essere considerata una riduzione della dose di nitrendipina (vedere paragrafo 4.2).
Antibiotici macrolidi (ad es. eritromicina)
Non sono stati condotti studi specifici sull’interazione tra nitrendipina ed antibiotici macrolidi.
È noto come i farmaci di questa classe inibiscano il metabolismo di altri farmaci mediato dal citocromo P450 3A4. Per questo motivo non si può escludere un potenziale incremento delle concentrazioni plasmatiche di nitrendipina a seguito di somministrazione contemporanea di nitrendipina e antibiotici macrolidi (vedere paragrafo 4.4).
L’azitromicina, sebbene strutturalmente correlata alla classe degli antibiotici macrolidi, è priva di attività inibente il CYP 3A4.
Inibitori delle proteasi anti-HIV (es. ritonavir)
Non sono stati condotti studi clinici per indagare la potenziale interazione tra la nitrendipina e certi inibitori delle proteasi anti-HIV. È noto come farmaci di questa classe siano forti inibitori del sistema del citocromo P450 3A4. Quindi non può essere escluso un incremento delle concentrazioni plasmatiche di nitrendipina quando siano somministrati insieme a questi inibitori delle proteasi (vedere paragrafo 4.5).
Antimicotici azolici (es. ketoconazolo)
Uno studio specifico sulla possibile interazione tra nitrendipina e alcuni antimicotici azolici non è stato eseguito. È noto come farmaci di questa classe inibiscano il sistema del citocromo P450 3A4 e come siano state riscontrate varie interazioni con altri calcio antagonisti diidropiridinici.
Quando tali farmaci vengano somministrati per via orale con la nitrendipina non si può escludere un sostanziale incremento della biodisponibilità della nitrendipina legato ad un ridotto metabolismo di primo passaggio (vedere paragrafo 4.4).
Nefazodone
Non sono stati condotti studi formali tesi a valutare la potenziale interazione tra nitrendipina e nefazodone.
Questo farmaco antidepressivo è stato riportato essere un potente inibitore del citocromo P450 3A4. Pertanto non si può escludere un potenziale incremento delle concentrazioni plasmatiche di nitrendipina a seguito della contemporanea somministrazione di nefazodone (vedere paragrafo 4.4).
Fluoxetina
Studi con il calcio-antagonista diidropiridinico strutturalmente simile, nimodipina, hanno dimostrato che la somministrazione contemporanea dell’antidepressivo fluoxetina provoca un aumento delle concentrazioni plasmatiche di nimodipina di circa il 50%.
La concentrazione di fluoxetina risultava notevolmente ridotta mentre il suo metabolita attivo norfluoxetina, non veniva influenzato. Pertanto, non può essere escluso un potenziale aumento clinicamente rilevante delle concentrazioni plasmatiche di nitrendipina in caso di co-somministrazione con fluoxetina (vedere paragrafo 4.4).
Quinupristin/Dalfopristin
In base all’esperienza con il calcio-antagonista strutturalmente simile, nifedipina, la simultanea somministrazione di quinupristin/dalfopristin e nitrendipina può aumentare le concentrazioni plasmatiche di nitrendipina (vedere paragrafo 4.4).
Acido valproico
Non sono stati condotti degli studi formali tesi a valutare la potenziale interazione tra la nitrendipina e l’acido valproico. Dato che l’acido valproico si è dimostrato in grado di aumentare le concentrazioni plasmatiche della nimodipina, un calcio-antagonista strutturalmente simile, attraverso inibizione enzimatica, non si può escludere un aumento delle concentrazioni plasmatiche, e quindi d’efficacia, anche per la nitrendipina (vedere paragrafo 4.4).
Cimetidina, Ranitidina
La cimetidina e in misura minore, la ranitidina possono portare ad un aumento dei livelli plasmatici di nitrendipina e quindi può potenziarne l’effetto (vedere paragrafo 4.4).
Altri studi
Farmaci antiepilettici induttori del citocromo P450 3A4 come fenitoina, fenobarbitale, carbamazepina
Non sono mai stati condotti studi formali tesi a valutare la potenziale interazione tra nitrendipina e questi anticonvulsivanti.
Tuttavia la fenitoina, il fenobarbitale e la carbamazepina sono noti come potenziali induttori del sistema del citocromo P450 3A4. La concomitante somministrazione di questi anticonvulsivanti può portare a una riduzione clinicamente rilevante della biodisponibilità della nitrendipina e quindi si può prevedere una riduzione della sua efficacia. Se la dose di nitrendipina viene aumentata durante la contemporanea somministrazione di fenitoina, fenobarbitale o carbamazepina, si deve considerare la riduzione del dosaggio di nitrendipina quando sia interrotto il trattamento con anticonvulsivanti.
Effetti della nitrendipina su altri farmaci
Farmaci anti-ipertensivi
La nitrendipina può aumentare l’effetto ipotensivo di altri antiipertensivi somministrati contemporaneamente:
diuretici, beta-bloccanti, ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina 1 (AT1), altri calcio-antagonisti, alfa-bloccanti, inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 (PDE5), a-metildopa.
Digossina
Durante la somministrazione di nitrendipina in associazione a digossina può determinarsi un aumento dei livelli ematici di quest’ultima; pertanto, dovrebbe essere sorvegliata attentamente la possibile comparsa di sintomi di sovradosaggio di digossina provvedendo, nel caso, anche alla determinazione della digossinemia ed eventualmente ad effettuare una riduzione della dose del glicoside.
Miorilassanti
In corso di trattamento con nitrendipina la durata e l’intensità dell’azione dei miorilassanti come il pancuronio possono essere aumentate.
Interazioni col cibo
Succo di pompelmo
Il succo di pompelmo inibisce il sistema del citocromo P450 3A4. La somministrazione di diidropiridine calcioantagoniste insieme con succo di pompelmo determina quindi un incremento dei livelli plasmatici di nitrendipina a causa della riduzione del metabolismo di primo passaggio o della riduzione della clearance.
Come conseguenza si produce un’accentuazione dell’effetto ipotensivo.
Sulla base dell’esperienza con il calcio-antagonista nisoldipina, in caso di consumo regolare di succo di pompelmo, questo effetto può durare fino a oltre tre giorni dall’ultima assunzione.
L’assunzione di pompelmo o di succo di pompelmo è quindi da evitare durante il trattamento con nitrendipina (vedere paragrafo 4.2).
Interazioni che sono state escluse
Enalapril
La concomitante somministrazione di nitrendipina e di enalapril non ha effetto sulla farmacocinetica di nitrendipina.
Midazolam
La concomitante somministrazione di nitrendipina e midazolam non ha rivelato alcun potenziale per una reciproca interazione.
Gravidanza
La nitrendipina è controindicata in gravidanza (vedi paragrafo 4.3).
Dosi di nitrendipina chiaramente tossiche per la madre hanno dato luogo, nell’animale, alla comparsa di malformazioni.
Allattamento
La nitrendipina è controindicata durante l’allattamento (vedere paragrafo 4.3). Nel ratto, la nitrendipina passa nel latte materno, raggiungendo concentrazioni che riflettono quelle plasmatiche. Non sono tuttavia disponibili dati che consentano di prevedere gli effetti farmacodinamici della nitrendipina nel lattante.
Fertilizzazione in-vitro
In singoli casi di fertilizzazione in-vitro i calcio-antagonisti sono stati associati ad alterazioni biochimiche reversibili in corrispondenza della parte apicale dello spermatozoo, con possibile alterazione funzionale dello sperma.
Nei casi di ripetuti insuccessi della fertilizzazione in-vitro, non riconducibili ad altri motivi, i calcio-antagonisti dovrebbero essere considerati come possibile causa.
In funzione della differente reattività individuale, in taluni soggetti può venire influenzata negativamente la capacità di partecipazione attiva alla guida di autoveicoli o all’utilizzo di macchinari. Ciò vale in misura maggiore all’inizio del trattamento od in concomitanza di una modificazione della precedente terapia, come pure in caso di assunzione contemporanea di alcolici.
Vengono elencate di seguito le reazioni avverse al farmaco (Adverse drug reactions - ADRs) sulla base di studi clinici condotti con nitrendipina verso placebo, e classificate secondo le categorie di frequenza CIOMS III (dati tratti dal data base di studi clinici: nitrendipina n = 824; placebo n = 563; status: 27 settembre 2006).
Le reazioni avverse classificate come “comuni” sono state osservate con una frequenza inferiore al 3%, con l’eccezione dell’edema (6,2%), della cefalea (4,7%) e vasodilatazione (3,0%).
Le reazioni avverse da segnalazioni spontanee (stato: 30 settembre 2006) sono riportate in grassetto-italico.
Tabella 1:
Descrizione clinica | Comune da ≥1% a <10% | Non comune da >0,1% a <1% | Non nota |
Disturbi del sistema immunitario |
Reazioni acute d’ipersensibilità | | Reazione allergica incluse reazioni della pelle e edema/angioedema allergico | |
Disturbi psichiatrici |
Disturbi comportamentali e del sonno | Reazioni ansiose | Disturbi del sonno | |
Patologie del sistema nervoso |
Sintomi cerebro-vascolari aspecifici | Cefalea | Vertigine Emicrania | |
Sintomi neurologici aspecifici | | Capogiro Sonnolenza | |
Alterazioni aspecifiche della sensibilità periferica | | Ipoestesia | |
Patologie dell’occhio |
Patologie oculari aspecifiche | | Disturbi visivi | |
Patologie dell’orecchio e vestibolari |
Patologie auricolari aspecifiche | | Tinnito | |
Patologie cardiache |
Sintomi cardiaci aspecifici | | Angina pectoris Dolore toracico | |
Aritmie aspecifiche | Palpitazioni | Tachicardia | |
Patologie vascolari |
Sintomi vascolari aspecifici | Edema Vasodilatazione | Ipotensione | |
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche |
Sintomi a carico delle alte vie respiratorie | | Dispnea Epistassi | |
Patologie gastrointestinali |
Sintomi gastrointestinali | Flatulenza | Dolore addominale e gastrointestinale Diarrea Nausea Vomito Secchezza delle fauci Dispepsia Stipsi Gastroenterite | Iperplasia gengivale |
Patologie epatobiliari |
Reazioni epatiche da lievi a moderate | | Incremento transitorio degli enzimi epatici | |
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo e delle ossa |
Patologie muscolari aspecifiche | | Mialgia | |
Patologie renali e urinarie |
Disturbi urinari | | Poliuria Pollachiuria | |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione |
Sensazione generale di malessere | Sensazione d’ indisposizione | Dolore aspecifico | |
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella |
| | | Ginecomastia |
Patologie del sistema emolinfopoietico |
| | | Leucopenia aganulocitosi |
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Sintomi
In caso di sovradosaggio acuto/intossicazione, si possono manifestare con maggior frequenza rossore al volto (flush), cefalea, ipotensione (con collasso circolatorio) e modificazioni della frequenza cardiaca (tachicardia o bradicardia).
Trattamento del sovradosaggio nell’uomo
Le misure terapeutiche iniziali da considerare in caso di sovradosaggio sono lavanda gastrica seguita da instillazione di carbone attivo. È necessario sorvegliare le funzioni vitali. Nel caso si manifesti severa ipotensione arteriosa, è consigliabile infondere ammine pressorie quali la dopamina e la noradrenalina. Si deve prestare attenzione a possibili effetti collaterali delle catecolamine (in particolare disturbi del ritmo cardiaco).
Nel caso si manifesti bradicardia, come avviene nel sovradosaggio o nell’intossicazione da altri calcio-antagonisti, si raccomanda la somministrazione di atropina od orciprenalina.
L’esperienza con altri calcio-antagonisti indica che la somministrazione endovenosa ripetuta di 10 ml di calcio gluconato o cloruro di calcio al 10%, seguita da una infusione a goccia (prestando attenzione all’ipercalcemia), induce generalmente un rapido miglioramento della sintomatologia. In qualche caso le catecolamine si sono dimostrate efficaci solo a dosi elevate. Il trattamento successivo deve essere determinato in base ai sintomi prevalenti.
La disintossicazione extracorporea non è consigliabile (vedere paragrafo 5.2) ed, inoltre, non si dispone di sufficiente esperienza su questo tipo di trattamento.
Categoria farmacoterapeutica: Calcio-antagonista selettivo con prevalente effetto vascolare - derivato diidropiridinico
Codice ATC: C08CA08
Meccanismo d’azione
La nitrendipina è un calcio-antagonista del tipo delle 1,4-diidropiridine che agisce come anti-ipertensivo.
In qualità di calcio-antagonista, la nitrendipina inibisce il flusso transmembrana degli ioni calcio attraverso le cellule muscolari lisce presenti nei vasi.
Questo induce i seguenti effetti:
protezione nei confronti di un’aumentato influsso di calcio nella cellula
inibizione della contrazione miogenica calcio-dipendente della muscolatura vascolare
riduzione delle resistenze vascolari periferiche
effetto antipertensivo
lieve effetto natriuretico, particolarmente all’inizio del trattamento.
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Assorbimento e Biodisponibilità
Dopo somministrazione orale, la nitrendipina viene assorbita rapidamente e quasi completamente (~88%) nel tratto gastroenterico dell’uomo. Dopo 1-3 ore si registrano i livelli massimi di concentrazione ematica, pari in media a circa 4.7 mcg/l dopo assunzione di ½ compressa (10 mg) e 6.1-19 mcg/l dopo assunzione di una compressa (20 mg).
La biodisponibilità del principio attivo è pari al 20-30%, in ragione di un marcato effetto di primo passaggio.
Distribuzione
Il legame con le proteine plasmatiche (albumina) è elevato, pari a circa il 96-98%. Il farmaco non è quindi dializzabile. Il volume di distribuzione allo stato stazionario è approssimativamente di 5-9 l/kg di peso corporeo, tale da rendere improbabile un’efficacia dell’emoperfusione o della plasmaferesi.
Metabolismo/eliminazione
Dopo somministrazione orale, la nitrendipina subisce un considerevole metabolismo di primo passaggio, essendo quasi completamente metabolizzata attraverso i processi ossidativi epatici. I metaboliti sono farmacologicamente inattivi. Meno dello 0.1% della dose orale viene escreto immodificato nelle urine. La nitrendipina, sotto forma di metaboliti, è eliminata prevalentemente per via renale (circa il 77% della dose orale); la rimanente frazione è eliminata per via biliare/fecale.
L’emivita terminale di eliminazione è di circa 8-12 ore. Una volta raggiunto lo stato stazionario, non si verifica accumulo né della sostanza attiva né dei suoi metaboliti.
Poiché la nitrendipina viene eliminata prevalentemente attraverso processi metabolici epatici, i pazienti con insufficienza epatica cronica presenteranno livelli plasmatici più elevati. Non è peraltro necessario un particolare aggiustamento della dose nei pazienti con ridotta funzionalità renale.
I dati preclinici basati su studi convenzionali di sicurezza farmacologia, tossicità a dosi ripetute, genotossicità, potenziale cancerogeno non hanno evidenziato rischi particolari per l’uomo. Negli studi di tossicità sulla riproduzione eseguiti con ratti e conigli, la nitrendipina non si è dimostrata né embriotossica né teratogena. Nelle scimmie la nitrendipina ha provocato alterazioni scheletriche alla dose somministrata alla madre di 100 mg/kg di peso corporeo ma non alla dose di 30 mg/kg di peso corporeo.
Tossicologia
Tossicità acuta
Dopo somministrazione singola di elevate dosi orali, la nitrendipina ha mostrato una tossicità lieve nei ratti e nei conigli e moderata nei cani. Dopo somministrazione endovenosa il farmaco è risultato chiaramente tossico in tutte le specie testate. La marcata differenza fra le vie di somministrazione orale ed endovenosa può essere attribuita alla scarsa idrosolubilità della sostanza. Si deve ipotizzare che la nitrendipina in soluzione molto concentrata precipiti quando la soluzione viene a contatto con il succo gastrico.
I risultati di studi di tossicità acuta condotti in varie specie animali sono sommariamente riportati nella tabella seguente:
Specie | Sesso | via di somministrazione | DL50 (mg/kg) | Intervallo di confidenza (p=0.05) |
topo | M | p.o. | 2540 | 2223-2911 |
ratto | M | p.o. | >10000 | |
coniglio | F | p.o. | ~2500 | |
cane | M, F | p.o. | >100, >250 | |
| | | | |
topo | M | e.v. | 39 | 35-44 |
ratto | M | e.v. | 12.6 | 11.2-14.2 |
coniglio | M,F | e.v. | ~2.5 | |
cane | M,F | e.v. | >2.5, >3.2 | |
Tossicità subacuta (4 settimane)
I ratti hanno tollerato dosi orali fino a 100 mg/kg per 4 settimane senza segni o alterazioni.
I cani hanno ricevuto dosi orali di 1, 3 e 10 mg/kg sotto forma di soluzione in capsule di gelatina. Gli esami clinici ed anatomo-patologici non hanno evidenziato segni di intolleranza. L’esame istopatologico ha rivelato una modesta cicatrizzazione del muscolo papillare del ventricolo sinistro in uno dei 4 animali del gruppo di 10 mg. Questa alterazione non è da considerarsi un danno tossico primario, bensì la conseguenza di un’eccessiva attività farmacodinamica. In questa specie, alterazioni necrotiche nell’endocardio del cuore sinistro, particolarmente sensibile al deficit di ossigeno, e nel muscolo papillare rappresentano una tipica risposta alla caduta pressoria determinata dalla somministrazione di elevati dosaggi di anti-ipertensivi farmacodinamicamente molto potenti. L’effetto descritto non è né principalmente tossico né specifico per la nitrendipina.
Tossicità subcronica (3 mesi)
Ai ratti sono state somministrate dosi di 30, 100 e 300 mg/kg tramite sonda esofagea. La dose più elevata ha indotto un modesto incremento nel consumo di acqua in entrambi i sessi. Nelle femmine di questo gruppo i livelli sierici di urea erano lievemente aumentati. Non si sono riscontrate alterazioni istopatologiche. In questo studio quindi la dose tollerata senza danni è stata 300 mg/Kg di peso corporeo per i maschi e 100 mg/Kg di peso corporeo per le femmine.
I cani sono stati trattati con dosi di 1, 2.5 e 6.25 mg/kg. L’unico reperto patologico è stato uno slivellamento del tratto ST all’ECG in 2 dei 6 animali del gruppo della dose superiore. Si tratta di segni di alterazione della ripolarizzazione dovuti ad elevata attività farmacodinamica.
Dosi estremamente alte nella scimmia rhesus e nel babbuino (320 e 480 mg/kg rispettivamente) hanno determinato una caduta della tiroxina sierica. Questa ha causato un incremento del TSH, che ha portato ad alterazioni istologicamente visibili a carico della tiroide, nel senso di una iperattività da eccessiva stimolazione da TSH. La concomitante terapia sostitutiva con T3 ha prevenuto l’incremento di TSH. Negli animali così trattati non si sono osservate alterazioni tiroidee.
Si può escludere che la nitrendipina possa causare un danno tossico diretto dell’epitelio tiroideo o un disturbo dell’asse ipotalamico-ipofisario. In oltre 200 pazienti trattati con dosi fino a 40 mg/die per periodi fino a 5 anni non si sono riscontrate modificazioni nei parametri di funzionalità tiroidea né alterazioni morfologiche della tiroide indotte dal farmaco.
Tossicità cronica
I ratti sono stati trattati con dosi di 100, 500 e 2500 ppm nel cibo, corrispondenti a dosi fino a circa 125 mg/kg, per un periodo di 2 anni. A seguito della dose di 125 mg/kg si è osservato un ritardo della crescita e riduzione dell’emoglobina e dell’ematocrito. Gli elevati livelli di bilirubina e colesterolo suggeriscono un’influenza sulla funzione degli epatociti. Nel fegato non erano visibili alterazioni istopatologiche. Nei maschi trattati con 125 mg/kg e nelle femmine trattate con 25 mg/kg si è osservato un ampliamento della zona glomerulare della corteccia surrenale. Questo fenomeno è considerato una conseguenza dell’induzione della secrezione di renina/angiotensina, dovuta alla caduta pressoria causata dalla nitrendipina, che a sua volta provoca una stimolazione della zona glomerulare.
I cani hanno tollerato dosi orali fino a 6.25 mg/kg per un anno, somministrate come sostanza solida in capsule di gelatina, senza mostrare alterazioni correlate al farmaco.
Mutagenesi, teratogenesi ed embriotossicità
Studi di fertilità nel ratto
Studi sulla funzione riproduttiva nel ratto non hanno messo in evidenza riduzione nella fertilità o nello sviluppo intrauterino o postnatale. La fertilità della generazione F1 non è stata negativamente influenzata dalla nitrendipina.
Effetti embriotossici e teratogeni
I possibili effetti teratogeni della nitrendipina sono stati studiati nel ratto, nel coniglio e nella scimmia. Nel ratto e nel coniglio la nitrendipina non è risultata né embriotossica né teratogena. In uno studio pilota nella scimmia il farmaco, somministrato ad una dose tossica per la madre, 100 mg/kg, ha causato alterazioni teratogene scheletriche. La dose di 30 mg/kg non ha dato luogo ad effetti teratogeni.
Sviluppo perinatale e postnatale nel ratto
Per studiare l’influenza della nitrendipina sullo sviluppo perinatale e postnatale, i ratti sono stati trattati con 1,3 e 10 mg/kg. Non si è osservato alcun effetto sullo sviluppo della prole.
Cancerogenesi
I topi sono stati trattati con nitrendipina per periodi fino a 21 mesi con dosi orali fino a circa 100 mg/kg. Non è emerso alcun potenziale cancerogeno né da questo studio, né dal sopra citato studio cronico a 2 anni.
Test di mutagenesi
Sono stati eseguiti il test Salmonella/microsoma per valutare l’induzione di mutazioni puntiformi, il test del micronucleo nel topo per esaminare eventuali mutazioni cromosomiche ed il test dominante-letale per individuare effetti stadio-specifici sulla spermatogenesi. Nessuno di essi ha messo in luce alcun effetto mutageno della nitrendipina. Inoltre, non si sono osservati effetti tossici nelle sperimentazioni sulla sintesi non programmata di DNA (UDS) e nel test di citogenesi su cellule CHO.
Amido di mais, cellulosa microcristallina, povidone, sodio laurilsolfato, magnesio stearato.
Non note
5 anni
Le compresse devono essere conservate al riparo dalla luce.
Conservare i blister nella confezione originale per proteggere le compresse dalla luce.
Blister colorato di PVC/Alluminio oppure PP/AL.
28 compresse da 20 mg
Baypress non deve essere utilizzato dopo la data di scadenza.
Il trattamento dell’ipertensione con nitrendipina richiede regolare controllo medico.
Tenere il medicinale fuori dalla portata e dalla vista dei bambini.
Bayer S.p.A. - Viale Certosa, 130 - MILANO
AIC 026232013
Prima autorizzazione 28/10/1988
Rinnovo autorizzazione: giugno 2005
(in commercio da aprile 1989)
30 gennaio 2009