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CABERGOLINA SANDOZ 0,5 MG
Una compressa contiene 0,5 mg di cabergolina
Eccipienti: Lattosio 75,8 mg
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Compressa
Compresse bianche, ovali, piatte e smussate contenenti 0,5 mg di cabergolina. Ogni compressa ha su un lato la linea di frattura e l’incisione “CBG” e l’incisone “0.5” sull’altro lato.
La compressa può essere divisa in due metà uguali.
Inibizione della lattazione per motivazioni mediche.
Disturbi iperprolattinemici.
Adenoma ipofisario secernente prolattina.
Iperprolattinemia idiopatica.
Si consiglia che la prescrizione iniziale del medicinale sia effettuata da uno specialista idoneo o dopo aver consultato uno specialista.
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Cabergolina deve essere somministrata per via orale.
Al fine di ridurre il rischio di effetti indesiderati di tipo gastrointestinale si raccomanda che, per qualsiasi indicazione terapeutica, cabergolina sia assunta durante i pasti.
La dose massima è di 3 mg di cabergolina al giorno.
Adulti:
Trattamento dei disturbi iperprolattinemici:
La dose raccomandata inizialmente è di 0,5 mg di cabergolina/settimana somministrata in una o due volte (per esempio il lunedì e il giovedì) a settimana. La dose settimanale deve essere aumentata gradualmente, preferibilmente attraverso l’aggiunta di 0,5 mg a settimana ad intervalli mensili fino a che non si raggiunga una risposta terapeutica ottimale.
La dose terapeutica è di solito di 1 mg alla settimana e può variare da 0,25 mg a 2 mg a settimana. Nelle pazienti iperprolattinemiche sono state usate dosi di cabergolina fino a 4,5 mg a settimana.
La dose settimanale può essere somministrata in un’unica soluzione o divisa in due o più volte a settimana in rapporto al grado di tollerabilità della paziente. Quando sono indicate dosi superiori a 1 mg a settimana si consiglia la suddivisione della dose settimanale in somministrazioni multiple in quanto la tollerabilità di dosi superiori a 1 mg di cabergolina in un’unica soluzione settimanalmente è stata valutata solo in pochi pazienti.
I pazienti dovrebbero essere tenuti sotto controllo durante la fase di aggiustamento della posologia, per determinare il dosaggio più basso che produce la risposta terapeutica.
Per inibizione della lattazione
Cabergolina deve essere somministrata entro le prime 24 ore dopo il parto. La posologia raccomandata è di 1 mg somministrato in dose singola.
Uso in pazienti con disfunzione epatica o renale
Per l’uso in pazienti con insufficienza epatica e renale vedere paragrafi 4.3 e 4.4
Uso nei bambini e negli adolescenti
La sicurezza e l’efficacia di cabergolina non sono state definite in soggetti al di sotto dei 16 anni di età.
Uso negli anziani
Come conseguenza delle indicazioni per le quali cabergolina è al momento consigliata, l’esperienza negli anziani è molto limitata. I dati disponibili non indicano rischi particolari.
Pre-eclampsia, eclampsia.
Ipertensione post-partum o ipertensione non controllata.
Ipersensibilità a cabergolina, agli altri alcaloidi dell’ergot o ad uno degli eccipienti.
Grave compromissione della funzionalità epatica.
Per trattamento a lungo termine: evidenza di valvulopatia cardiaca determinata da un esame ecocardiografico pre-trattamento.
Anamnesi di reazioni avverse a carico dei polmoni, come pleuriti e fibrosi associate all’uso di agonisti della dopamina.
Anamnesi di psicosi e rischio di psicosi post-partum.
Generali:
La valutazione circa l’efficacia e la sicurezza di cabergolina nei pazienti con malattie renali ed epatiche è limitata. Come con altri alcaloidi dell’ergot, cabergolina deve essere somministrata con cautela in soggetti con malattie cardiovascolari, ipotensione, sindrome di Raynaud, ulcera peptica o emorragia gastrointestinale. Attualmente non sono noti gli effetti dell’alcool sulla tollerabilità generale di cabergolina.
Durante la somministrazione di cabergolina, può manifestarsi ipotensione sintomatica, soprattutto quando la somministrazione avviene in concomitanza con altri medicinali che abbassano la pressione sanguigna.
È consigliabile un controllo periodico della pressione sanguigna nei primi 3-4 giorni dopo l’inizio del trattamento.
Trattamento della iperprolattinemia
Poiché l’iperprolattinemia con amenorrea e infertilità può essere associata a tumori ipofisari, prima di iniziare il trattamento con cabergolina si deve accertare la causa dell’iperprolattinemia.
Si consiglia il controllo dei livelli di prolattina sierica ad intervalli mensili, poiché, una volta raggiunto il regime terapeutico efficace, si osserva solitamente una normalizzazione della prolattina sierica entro 2-4 settimane.
Alla sospensione di cabergolina, si osserva di solito una recidiva di iperprolattinemia. Tuttavia una persistente soppressione dei livelli di prolattina si è osservata per più mesi in alcuni pazienti.
Fibrosi, valvulopatia cardiaca ed eventuali fenomeni clinici correlati:
In seguito all’uso prolungato di derivati dell’ergot con attività agonista per il recettore serotoninergico 5HT2B, come cabergolina, si sono manifestati disturbi infiammatori fibrotici e sierosi, quali pleurite, versamento pleaurico, fibrosi pleurale, fibrosi polmonare, pericardite, versamento pericardico, valvulopatia cardiaca a carico di una o più valvole (aortica, mitralica e tricuspide) o fibrosi retroperitoneale. In alcuni casi i sintomi o le manifestazioni di valvulopatia cardiaca sono migliorati in seguito all’interruzione della terapia con cabergolina.
In concomitanza con l’insorgere di effusione/fibrosi pleurale è stato rilevato un incremento anormale della velocità di sedimentazione degli eritrociti (VES). Nel caso la VES aumenti in modo inspiegabile oltre i valori normali si raccomanda una radiografia del torace.
La valvulopatia è stata associata alla somministrazione di dosi cumulative, i pazienti devono pertanto essere trattati con la dose efficace più bassa. In occasione di ogni visita deve essere rivalutato il profilo rischi/beneficio del trattamento con cabergolina, al fine di determinare se sia opportuno continuare il trattamento con cabergolina.
Prima di iniziare il trattamento a lungo termine
Tutti i pazienti devono essere sottoposti a un’analisi cardiovascolare, che comprenda un ecocardiogramma, al fine di valutare la potenziale presenza di un disturbo valvolare asintomatico. Prima di iniziare la terapia è anche indicato effettuare indagini di base relative alla velocità di sedimentazione degli eritrociti (VES) o ad altri marker infiammatori, alle funzioni polmonari (radiografia del torace) e alla funzionalità renale.
Non è noto se nei pazienti affetti da rigurgito valvolare il trattamento con cabergolina possa provocare un peggioramento del disturbo basale. Se viene identificato un disturbo fibrotico valvolare, il paziente non deve essere trattato con cabergolina (vedere paragrafo 4.3).
Durante il trattamento a lungo termine
I sintomi iniziali dei disturbi fibrotici possono essere insidiosi e i pazienti devono quindi essere monitorati regolarmente per possibili manifestazioni di fibrosi progressiva.
In corso di trattamento è pertanto necessario prestare particolare attenzione a sintomi o segni di:
malattia pleuropolmonare, come dispnea, affanno, tosse persistente o dolore toracico;
insufficienza renale od ostruzione vascolare ureterale/addominale, che potrebbe manifestarsi sotto forma di dolore ai fianchi o ai lombi, ed edema agli arti inferiori, oltre alla presenza di possibili accumuli o di morbidezza a livello addominale, che potrebbero indicare la presenza di fibrosi retroperitoneale;
insufficienza cardiaca, poiché in questa forma si sono spesso manifestati casi di fibrosi valvolare. Se compaiono tali sintomi, la fibrosi valvolare deve essere pertanto esclusa.
Un adeguato monitoraggio clinico diagnostico per lo sviluppo di malattie fibrotiche è essenziale. Una volta iniziato il trattamento, il primo ecocardiogramma deve essere effettuato entro 3-6 mesi e in seguito la frequenza degli ecocardiogrammi va determinata in funzione di opportune valutazioni cliniche individuali, tenendo in particolare considerazione i segni e i sintomi sopra menzionati; l’ecocardiogramma deve comunque essere effettuato come minimo ogni 6-12 mesi.
Se l’ecocardiogramma rivela l’insorgenza di rigurgito valvolare, restrizione valvolare o di un ispessimento dei lembi valvolari (oppure un peggioramento di questi disturbi, nel caso fossero pre-esistenti), il trattamento con cabergolina deve essere interrotto (vedere paragrafo 4.3).
L’eventuale necessità di effettuare altri esami clinici (per esempio un controllo fisiologico generale che comprenda un’attenta auscultazione cardiaca, un esame radiologico o una scansione CT) deve essere valutata su base individuale.
Se necessario, a sostegno della diagnosi di una malattia fibrotica, devono inoltre essere effettuate ulteriori e adeguate indagini, come la valutazione della velocità di sedimentazione degli eritrociti (VES) e la misurazione della creatinina sierica.
Sonnolenza
Cabergolina è stata associata a sonnolenza e ad episodi di attacchi di sonno improvviso, particolarmente nei soggetti con morbo di Parkinson. Eccezionalmente sono stati segnalati attacchi di sonno improvviso durante l’attività quotidiana, in qualche caso senza consapevolezza e senza segni premonitori. I pazienti in trattamento con cabergolina devono essere avvisati di questa eventualità e avvertiti di usare cautela durante la guida o l’uso di macchinari.
Durante il trattamento con cabergolina i pazienti che hanno manifestato episodi di sonnolenza e/o un episodio di sonno improvviso devono astenersi dalla guida e dall’uso di macchinari (vedere paragrafo 4.7).
Inoltre può essere presa in considerazione una riduzione del dosaggio o l’interruzione della terapia.
Insufficienza renale: non si sono osservate differenze nella farmacocinetica di cabergolina in presenza di malattie renali da moderate a gravi. Non vi sono studi relativi alla farmacocinetica della cabergolina in pazienti affetti da insufficienza renale all’ ultimo stadio o in pazienti in emodialisi; pertanto questi pazienti devono essere trattati con cautela.
Altro
Questo medicinale contiene lattosio. I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, carenza di Lapp-lattasi o malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere questo medicinale.
Sono stati segnalati casi di sindrome patologica del gioco d’azzardo, incremento della libido e ipersessualità, nei pazienti in trattamento con agonisti della dopamina, per il Morbo di Parkinson, incluso cabergolina.
Prima della somministrazione di cabergolina deve essere esclusa la possibilità che vi sia una gravidanza. Poiché l’evidenza clinica è ancora limitata ed il prodotto ha una lunga emivita come misura cautelativa si raccomanda di controllare che i cicli ovulatori avvengano in modo regolare, le donne che prevedono una gravidanza devono interrompere il trattamento con Cabergolina Sandoz 0,5 mg almeno un mese prima del concepimento.
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Uso concomitante non consigliato:
Sono stati osservati elevati livelli plasmatici di bromocriptina in associazione all’uso di antibiotici macrolidi (ad esempio eritromicina). Non sono stati studiati gli effetti degli antibiotici macrolidi sui livelli plasmatici di cabergolina quando somministrati in concomitanza. Questa associazione deve essere evitata perché potrebbe avere come conseguenza un aumento dei livelli plasmatici di cabergolina.
Poiché cabergolina agisce attraverso la stimolazione diretta dei recettori della dopamina, non deve essere somministrata in concomitanza con medicinali che hanno un'attività antagonista della dopamina (quali fenotiazine, butirrofenoni, tioxanteni, metoclopramide).
Non vi sono dati disponibili circa le possibili interazioni tra cabergolina e gli altri derivati dell’ergot. Pertanto si raccomanda di non utilizzare cabergolina per trattamenti a lungo termine in associazione con questi medicinali.
Precauzioni:
Occorre prendere in considerazione le interazioni con altri medicinali che possono ridurre la pressione sanguigna.
In studi su pazienti affetti da Morbo di Parkinson non si sono osservate interazioni farmacocinetiche con L-dopa e selegilina. Sulla base delle informazioni disponibili riguardo al metabolismo di cabergolina, non si possono fare previsioni circa le interazioni farmacocinetiche con altri farmaci.
Gravidanza
Prima della somministrazione di cabergolina deve essere esclusa la possibilità che vi sia una gravidanza in atto e dopo il trattamento si deve prevenirla per almeno un mese.
Nei ratti cabergolina attraversa la placenta. Non è noto se ciò si verifica anche nell’uomo. Dati relativi ad un limitato numero di gravidanze (n= 100), di solito acquisiti durante le prime 8 settimane dopo il concepimento, non indicano che cabergolina debba essere associata ad un aumento del rischio di aborti, nascite premature, gravidanze multiple o anormalità congenite. Finora non sono disponibili altri dati epidemiologici di rilievo. Gli studi sugli animali non indicano effetti dannosi diretti o indiretti su gravidanza, sviluppo embrionale/fetale, sul parto o sullo sviluppo post-natale.
Poiché esiste un’esperienza limitata sulla sicurezza di impiego di cabergolina in gravidanza, il trattamento con cabergolina deve essere sospeso prima di una gravidanza pianificata. Se le pazienti restano incinta durante il trattamento, cabergolina deve essere sospesa immediatamente. Durante la gravidanza queste pazienti devono essere controllate per individuare aumenti delle dimensioni ipofisarie indotti dalla gravidanza stessa.
La contraccezione deve essere continuata per almeno 4 settimane dopo la sospensione di cabergolina.
Cabergolina rispristina l’ovulazione e la fertilità nelle donne affette da ipogonadismo iperprolattinemico: poiché può intervenire una gravidanza prima del ripristino delle mestruazioni, si raccomanda di eseguire un test di gravidanza durante il periodo di amenorrea e, una volta che le mestruazioni sono state ripristinate, ogni volta che il periodo mestruale ritardi più di tre giorni. Le donne che non desiderano la gravidanza dovrebbero adottare un metodo di contraccezione non ormonale durante il trattamento e dopo l’interruzione di cabergolina. Poiché vi è esperienza limitata circa la sicurezza dell’esposizione fetale a cabergolina, si consiglia che le donne che desiderano una gravidanza concepiscano almeno un mese dopo aver interrotto il trattamento con cabergolina, dato che in alcune pazienti i cicli ovulatori persistono per 6 mesi dopo l’interruzione della terapia.
In caso di gravidanza durante il trattamento, l’assunzione di cabergolina deve essere sospesa. Come misura precauzionale le pazienti devono essere controllate per individuare segni di aumento delle dimensioni ipofisarie poiché durante la gestazione potrebbe verificarsi una espansione di preesistenti tumori pituitari.
Cabergolina deve essere assunta durante la gravidanza solo se espressamente indicato.
Allattamento
Cabergolina non deve essere somministrata alle madri che hanno deciso di allattare al seno i loro bambini poiché previene la lattazione. Non si hanno informazioni sull’escrezione del principio attivo nel latte materno, ma nei ratti cabergolina e/o i suoi metaboliti vengono escreti nel latte.
Durante il trattamento con cabergolina l’allattamento deve essere evitato.
Cabergolina riduce la pressione sanguigna e quindi può compromettere la capacità di reazione di alcuni soggetti. Occorre considerare questa evenienza in situazioni che richiedono particolare attenzione come alla guida dell’auto o alla manovra di macchinari.
Pazienti in trattamento con cabergolina che presentino episodi di sonnolenza e/o di attacchi di sonno improvviso devono essere informati di astenersi dalla guida o dall’intraprendere qualsiasi attività in cui un’alterata attenzione potrebbe esporre loro stesse o altri al rischio di grave danno o di morte fino a che tali episodi ricorrenti e la sonnolenza non siano risolti (vedere paragrafo 4.4).
Gli effetti indesiderati sono generalmente dose-dipendenti e possono essere attenuati riducendo gradualmente la dose.
Inibizione della lattazione: circa il 14% delle pazienti trattate ha sviluppato effetti indesiderati. I più comuni sono: bassa pressione sanguigna (12%), capogiro (6%) e mal di testa (5%). Il trattamento a lungo termine aumenta la frequenza degli effetti indesiderati di circa il 70%.
Molto comuni (≥1/10)
Valvulvopatia cardiaca (incluso regurgito) e disturbi correlati (pericardite e versamento pericardico) ipotensione ortostatica
Comuni (≥1/100 a <1/10)
Patologie del sistema nervoso: depressione, mal di testa e capogiro, parestesia, affaticamento, sonnolenza.
Patologie cardiache: bassa pressione sanguigna, palpitazioni e dolore toracico.
Patologie gastrointestinali: nausea, vomito, dolori epigastrici, gastrite, costipazione.
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: arrossamento del viso
Non comuni (≥1/1 000 a <1/100)
Patologie dell’occhio: emianopsia.
Patologie vascolari: epistassi.
Rari (≥1/10 000 a <1/1 000)
Patologie vascolari: svenimento.
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo: crampi alle dita e ai polpacci.
In studi post-partum, dopo 3-4 giorni dalla somministrazione di una singola dose da 1 mg di cabergolina, è stata riportata bassa pressione sanguigna (sistolica ≥ 20 mmHg e diastolica ≥ 10 mmHg).
Gli effetti indesiderati generalmente compaiono nelle prime due settimane, poi diminuiscono o scompaiono. Il 3% delle pazienti ha interrotto la terapia a causa degli effetti indesiderati.
Sorveglianza post-marketing
Cabergolina è stata associata a sonnolenza ed è stata associata con frequenza non comune ad eccessiva sonnolenza diurna e ad episodi di attacchi di sonno improvviso.
In pazienti trattati con agonisti dopaminici, per il Morbo di Parkinson incluso cabergolina, specialmente ad alti dosaggi, sono stati segnalati casi di sindrome patologica del gioco d’azzardo, incremento della libido e ipersessualità, generalmente reversibili con la riduzione o l’interruzione del trattamento.
In associazione a cabergolina sono stati segnalati i seguenti casi:
Fibrosi (vedere paragrafo 4.4)
Allucinazioni.
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Non sono stati riportati casi di sovradosaggio; tuttavia, come suggerito da osservazioni relative ad esperimenti condotti sugli animali, è probabile che si possano verificare sintomi dovuti alla iperstimolazione dei recettori della dopamina, come nausea, vomito, abbassamento della pressione sanguigna, confusione/psicosi o allucinazioni. Se necessario si devono prendere provvedimenti per ristabilire la pressione sanguigna. Inoltre, in caso di pronunciati sintomi a carico del Sistema Nervoso Centrale (allucinazioni) può essere necessaria la somministrazione di medicinali dopamino agonisti.
Classe farmacoterapeutica: inibitori della prolattina
Codice ATC: G02CB03
Cabergolina è un alcaloide sintetico dell’ergot ed un derivato dell’ergolina con un prolungato effetto dopamino agonista e proprietà di inibizione della prolattina.
Cabergolina esercita un effetto dopaminergico centrale attraverso la stimolazione del recettore D2 a dosi orali più alte rispetto a quelle efficaci per l’abbassamento dei livelli di prolattina sierica.
L’effetto dell’abbassamento di prolattina è dose-dipendente ed inizia entro 3 ore dalla somministrazione e persiste per 2-3 settimane. L’effetto prolungato fa sì che una singola dose è generalmente sufficiente ad interrompere la produzione di latte. Nel trattamento dell’iperprolattinemia, la normalizzazione dei livelli sierici di prolattina avviene generalmente nel giro di 2-4 settimane dal raggiungimento della dose terapeutica ottimale. La prolattina può risultare significativamente ridotta per parecchi mesi dopo la sospensione del trattamento.
Per quanto riguarda gli effetti endocrini di cabergolina non riferiti all’azione antiprolattinemica, i dati disponibili sull’uomo confermano i risultati sperimentali sugli animali i quali indicano che il medicinale è caratterizzato da un’azione molto selettiva, senza alcun effetto sulla secrezione basale di altri ormoni ipofisari o di cortisolo.
L’unico effetto farmacodinamico di cabergolina, non correlato all’effetto terapeutico, si riferisce alla diminuzione della pressione sanguigna. Il massimo effetto ipotensivo di cabergolina in dose singola si manifesta durante le prime 6 ore dopo l’assunzione del farmaco ed è dose-dipendente sia come entità che come incidenza.
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Assorbimento
Dopo somministrazione orale cabergolina è rapidamente assorbita nel tratto gastrointestinale come dimostrato dal fatto che il picco di concentrazione plasmatica è raggiunto entro 0,5 e 4 ore dalla somministrazione.
Non sembra che il cibo influenzi l’assorbimento e la disponibilità di cabergolina.
Distribuzione
Gli studi in vitro hanno dimostrato che il farmaco, alle concentrazioni di 0,1-10 ng/ml si lega per il 41-42% alle proteine del plasma.
Biotrasformazione
Il metabolita principale identificato nelle urine è la 6-allil-8β-carbossi-ergolina, pari al 4-6% della dose. Sono stati identificati nell’urina, per una quota pari al 3%, tre altri metaboliti. È stato notato che i metaboliti sono meno potenti di cabergolina nella inibizione della secrezione di cabergolina in vitro.
Eliminazione
L’emivita di eliminazione di cabergolina è lunga (63-68 ore nei volontari sani e 79-115 ore nelle pazienti iperprolattinemiche).
Sulla base dell’emivita di eliminazione, le condizioni di steady-state si raggiungono dopo 4 settimane, come confermato dal picco medio dei livelli plasmatici di cabergolina ottenuto dopo singola dose (37 ± 8 pg/ml) e dopo 4 settimane di somministrazioni ripetute (101 ± 43 pg/ml) al dosaggio di 0,5 mg di cabergolina.
Dieci giorni dopo la somministrazione, il 18% e il 72% circa della dose è stata riscontrata rispettivamente nelle urine e nelle feci. Nelle urine si è identificata una quota di cabergolina immodificata pari al 2-3% della dose.
Linearità/Non linearità
Il profilo farmacocinetico è lineare fino a 7 mg al giorno.
Quasi tutte le evidenze riscontrate attraverso la serie di studi preclinici sono una conseguenza degli effetti centrali dopaminergici o di inibizione prolungata della prolattina nella specie (roditori) con una specifica fisiologia ormonale diversa da quella umana.
Gli studi preclinici sulla sicurezza di cabergolina, indicano un grande margine di sicurezza per i roditori e le scimmie, così come una mancanza di potenziale teratogeno, mutageno e cancerogeno.
Lattosio anidro, l-leucina, magnesio stearato (E 572).
Non applicabile
2 anni
Conservare nella confezione originale per tenerlo al riparo dall’umidità.
La capsula o il sacchetto esiccante contenente gel di silicio non deve essere rimossa dal flacone.
Flaconi di vetro ambrato (tipo III) contenente capsula o sacchetto disseccante con gel di silicio. I flaconi di vetro ambrato sono dotati di membrana di alluminio ermeticamente sigillata a prova di bambino ed un coperchio a prova di bambino in HDPE o PP.
Astuccio esterno.
Dimensioni delle confezioni:
2, 4, 8, 14, 15, 16, 20, 28, 30, 32, 40, 48, 50, 60, 90, 96, 100 compresse
È possibile che non tutte le confezioni vengano commercializzate.
Nessuna in particolare
Sandoz S.p.A.
Largo U. Boccioni, 1
21040 Origgio
0,5 mg compresse 2 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921018/M
0,5 mg compresse 8 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921020/M
0,5 mg compresse 14 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921032/M
0,5 mg compresse 15 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921044/M
0,5 mg compresse 16 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921057/M
0,5 mg compresse 20 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921069/M
0,5 mg compresse 28 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921071/M
0,5 mg compresse 30 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921083/M
0,5 mg compresse 32 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921095/M
0,5 mg compresse 40 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921107/M
0,5 mg compresse 48 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921119/M
0,5 mg compresse 50 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921121/M
0,5 mg compresse 60 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921133/M
0,5 mg compresse 90 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921145/M
0,5 mg compresse 96 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921158/M
0,5 mg compresse 100 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921160/M
0,5 mg compresse 4 compresse in flacone di vetro ambrato AIC n. 037921172/M
14 gennaio 2008
Dicembre 2009