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CABERGOLINA TEVA 1 mg
Ogni compressa contiene 1 mg di cabergolina.
Eccipiente: lattosio 75,3 mg.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Compressa.
La compressa può essere divisa in due parti uguali.
Compresse bianche, ovali, piatte, divise da una linea su entrambi i lati. Su un lato della compressa è impressa la scritta “CBG” da un lato della linea di divisione e la cifra “1” dall’altro.
Trattamento del Morbo di Parkinson
Se si sta valutando il trattamento con un agonista della dopamina, la cabergolina è indicata come terapia di seconda linea nei pazienti intolleranti o refrattari al trattamento con un composto non a base di derivati dell’ergot, in monoterapia o come terapia complementare alla levodopa più inibitore di dopa-decarbossilasi nel trattamento dei segni e dei sintomi del morbo di Parkinson.
La terapia deve essere iniziata sotto la supervisione di uno specialista. Il beneficio del trattamento continuo deve essere valutato periodicamente tenendo in considerazione il rischio di reazioni fibrotiche e valvulopatie (vedere paragrafi 4.3, 4.4 e 4.8).
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Cabergolina Teva deve essere somministrata per via orale. Al fine di ridurre il rischio di effetti gastrointestinali indesiderati, si consiglia di assumere cabergolina in concomitanza con i pasti per tutte le indicazioni terapeutiche.
Pazienti adulti e anziani
Come previsto per gli agonisti della dopamina, la risposta al dosaggio per quanto concerne efficacia ed effetti indesiderati sembra essere correlata alla sensibilità individuale. L’ottimizzazione della dose deve essere ottenuta con un lento aggiustamento del dosaggio iniziale, da dosi di partenza di 0,5 mg di cabergolina (pazienti de novo) e 1 mg di cabergolina (pazienti in trattamento con L-dopa) al giorno. Il dosaggio concomitante di levodopa può essere diminuito gradualmente mentre il dosaggio di cabergolina viene aumentato, fino a determinare l’equilibrio ottimale. Considerata l’emivita prolungata del composto, gli incrementi della dose giornaliera di 0,5-1 mg di cabergolina devono essere effettuati a intervalli settimanali (settimane iniziali) o bi-settimanali, fino al raggiungimento della dose ottimale.
Il dosaggio terapeutico raccomandato va da 2 a 3 mg di cabergolina/die come terapia coadiuvante a levodopa/carbidopa. Non bisogna superare la dose massima di 3 mg/die.
Cabergolina deve essere somministrata in dose singola giornaliera.
Uso nei bambini e negli adolescenti
La sicurezza ed efficacia di cabergolina per bambini o adolescenti non sono state studiate poiché il morbo di Parkinson non colpisce questa popolazione.
Uso in pazienti affetti da disfunzione epatica o renale
Per i pazienti che presentano grave disfunzione epatica o insufficienza renale allo stadio terminale vedere i paragrafi 4.3 e 4.4.
Pre-eclampsia, eclampsia.
Ipertensione non controllata.
Ipersensibilità a cabergolina, ad altri alcaloidi dell’ergot o a uno qualsiasi degli eccipienti.
Disturbi polmonari, pericardici e fibrotici retroperitoneali pregressi.
Per il trattamento a lungo termine: evidenza di valvulopatia cardiaca determinata all’ecocardiogramma eseguito prima dell’inizio del trattamento.
Generali
L’accertamento della sicurezza ed efficacia di cabergolina nei pazienti affetti da patologia epatica e renale è limitato. Come avviene con altri alcaloidi dell’ergot, cabergolina deve essere somministrata con cautela ai soggetti con patologie cardiovascolari, ipotensione, sindrome di Raynaud, ulcera peptica o sanguinamento gastrointestinale. Gli effetti dell’alcol sulla tollerabilità complessiva di cabergolina non sono attualmente noti.
Cabergolina Teva deve essere somministrata con cautela ai pazienti con anamnesi di disturbi psicotici, anamnesi di disturbi mentali gravi o psicotici o in caso di rischio di psicosi post-partum.
Fibrosi e valvulopatia cardiaca e fenomeni clinici possibilmente correlati
Dopo un uso prolungato di derivati ergotaminici con proprietà agoniste per i recettori serotoninergici di tipo 5HT2B, inclusa la cabergolina, si sono verificati disturbi fibrotici e infiammatori a carico delle membrane sierose quali pleurite, versamento pleurico, fibrosi pleurica, fibrosi polmonare, pericardite, versamento pericardico, valvulopatia cardiaca con interessamento di una o più valvole (aortica, mitrale e tricuspide) o fibrosi retroperitoneale. In alcuni casi, i sintomi o le manifestazioni della valvulopatia cardiaca sono migliorati dopo interruzione del trattamento con cabergolina.
La velocità di eritrosedimentazione (VES) è aumentata in modo anomalo in associazione a versamento pleurico/fibrosi. Si raccomanda di effettuare un esame radiografico del torace in caso di un aumento anomalo e inspiegato della VES. Per aiutare nella diagnosi di disturbi fibrotici possono essere utilizzate anche misurazioni della creatinina sierica.
La valvulopatia è stata associata all’impiego di dosi cumulative; pertanto, i pazienti devono essere trattati con la dose più bassa efficace. Ad ogni visita, il rapporto rischio-beneficio del trattamento per il paziente deve essere rivalutato per determinare se sia appropriato proseguire il trattamento con cabergolina.
Prima di avviare il trattamento a lungo termine
Tutti i pazienti devono effettuare una valutazione cardiovascolare, comprendente un ecocardiogramma, per stabilire la potenziale presenza di una patologia valvolare asintomatica. Prima di iniziare la terapia è anche utile effettuare un’analisi della velocità di eritrosedimentazione (VES) o di altri marker infiammatori, un test della funzionalità polmonare/esame radiografico del torace e test della funzionalità renale.
Non è noto se il trattamento con cabergolina in pazienti con riflusso valvolare possa aggravare la malattia di base. Se viene diagnosticata una fibrosi valvolare, il paziente non deve essere trattato con cabergolina (vedere paragrafo 4.3).
Durante il trattamento a lungo termine
Le patologie fibrotiche possono avere un esordio insidioso e i pazienti devono essere costantemente monitorati per evitare il rischio di possibili manifestazioni di fibrosi progressive.
Durante il trattamento si raccomanda pertanto di prestare attenzione a segni e sintomi di:
• Patologie pleuropolmonari, quali dispnea, respiro corto, tosse persistente e dolore al petto.
• Insufficienza renale o ostruzione vascolare dell’uretere o dell’addome che comporti dolore ai fianchi/lombalgia e edema agli arti inferiori, così come l’eventuale presenza di massa o dolorabilità addominale che possa indicare fibrosi retroperitoneale.
• Insufficienza cardiaca, poiché casi di fibrosi valvolare e pericardica si sono spesso manifestati con insufficienza cardiaca. Pertanto, la fibrosi valvolare (e la pericardite costrittiva) deve essere esclusa se compaiono tali sintomi.
Si raccomanda di effettuare un appropriato monitoraggio clinico e diagnostico per lo sviluppo di patologie valvolari o patologie fibrotiche. Un primo ecocardiogramma deve essere effettuato entro 3-6 mesi dall’inizio della terapia, dopodiché la frequenza del monitoraggio ecocardiografico deve essere determinata da una appropriata valutazione clinica individuale, ponendo particolare attenzione ai segni e sintomi sopramenzionati, ma sempre con una frequenza minima di 6-12 mesi.
Il trattamento con cabergolina deve essere interrotto nel caso in cui un ecocardiogramma riveli un nuovo riflusso valvolare o un aggravamento di un riflusso già esistente, un restringimento valvolare o un ispessimento dei lembi valvolari (vedere paragrafo 4.3).
La necessità di ulteriori controlli clinici (ad es. esame obiettivo, che includa un’attenta auscultazione cardiaca, radiografia, ecocardiogramma, TAC) deve essere determinata su base individuale.
Ulteriori esami come la velocità di eritrosedimentazione (VES) e misurazioni della creatinina sierica devono essere effettuati, se necessario, per supportare una diagnosi di patologia fibrotica.
Ipotensione
Entro 6 ore dalla somministrazione di cabergolina si può verificare ipotensione sintomatica: è necessario prestare particolare attenzione nella somministrazione di cabergolina in concomitanza con altri prodotti medicinali che notoriamente riducono la pressione arteriosa. A causa della sua emivita di eliminazione gli effetti ipotensivi possono persistere per alcuni giorni dopo l’interruzione della terapia. Si consiglia il monitoraggio del trattamento con regolari controlli della pressione del sangue nei primi 3-4 giorni dopo l’inizio del trattamento.
Sistema nervoso centrale
La cabergolina è stata associata a sonnolenza e ad episodi di attacchi di sonno improvvisi, in particolare nei pazienti affetti da morbo di Parkinson. Sono stati riscontrati, non comunemente, improvvisi attacchi di sonno in momenti di attività, in alcuni casi senza alcun segno di consapevolezza o preavviso. I pazienti devono essere opportunamente informati e avvertiti di usare cautela nella guida o nell’uso di macchinari durante il trattamento con cabergolina. I pazienti che hanno sperimentato sonnolenza e/o un attacco di sonno improvviso devono evitare di guidare o usare macchinari. Inoltre si consiglia di valutare una riduzione della dose o l’interruzione della terapia.
Insufficienza renale
Nel complesso non sono state osservate differenze nella farmacocinetica di cabergolina nelle patologie renali da moderate a gravi. La farmacocinetica di cabergolina non è stata studiata in pazienti con insufficienza renale allo stadio terminale, o in pazienti in emodialisi; questi pazienti devono essere trattati con cautela.
Insufficienza epatica
La farmacocinetica di cabergolina in pazienti con disfunzione da lieve a moderata (punteggio Child-Pugh <10) era simile a quella determinata nell’ambito di studi precedenti in soggetti con funzionalità epatica normale. Tuttavia i pazienti con le disfunzioni più gravi (punteggio Child-Pugh >10) hanno evidenziato un incremento dei valori della AUC (>200%). È necessario regolare con cautela le dosi per questi pazienti, ed è raccomandato che la dose giornaliera debba essere limitata a non più di 1 mg.
Altri
Questo medicinale contiene lattosio. I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficienza di Lapp lattasi o malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere questo medicinale.
In pazienti trattati con agonisti della dopamina per il morbo di Parkinson, inclusa cabergolina, sono stati riportati pulsione patologica verso il gioco d’azzardo, aumento della libido e ipersessualità.
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Impiego concomitante sconsigliato
Livelli plasmatici elevati di bromocriptina sono stati osservati in combinazione con antibiotici macrolidi (come ad esempio eritromicina). Gli effetti degli antibiotici macrolidi sui livelli di cabergolina nel plasma quando vengono somministrati in concomitanza non sono stati studiati. È opportuno evitare tale combinazione poiché può produrre livelli elevati di cabergolina nel plasma.
Cabergolina agisce attraverso la stimolazione diretta dei recettori di dopamina. Di conseguenza, non deve essere combinata con prodotti medicinali con un effetto antagonistico rispetto alla dopamina (come ad esempio fenotiazine, butirrofenoni, tioxanteni, metoclopramide).
Non vi sono informazioni disponibili in relazione a possibili interazioni tra cabergolina e altri alcaloidi dell’ergot. Pertanto, il trattamento a lungo termine con cabergolina in combinazione con questi farmaci è sconsigliato.
Precauzioni
Devono essere prese in considerazione le interazioni con altri farmaci che riducono la pressione sanguigna.
Non sono state osservate interazioni farmacocinetiche con L-dopa o selegilina nell’ambito di studi condotti su pazienti affetti da morbo di Parkinson. In base ai dati disponibili sul metabolismo della cabergolina non possono essere previste interazioni farmacocinetiche con altri prodotti medicinali.
Gravidanza
La gravidanza deve essere esclusa prima della somministrazione di cabergolina; dopo il trattamento è necessario evitare la gravidanza per almeno un mese.
È stato dimostrato che cabergolina attraversa la placenta nei ratti. Non è noto se questo si verifica nell’uomo. Dati ottenuti in relazione a un numero limitato di gravidanze (n=100), generalmente raccolti durante le prime 8 settimane dopo il concepimento, non indicano correlazione tra cabergolina e un aumento del rischio di aborto, parto prematuro, gravidanza multipla o anomalie congenite. Attualmente non esistono altri dati epidemiologici rilevanti sull’argomento. Studi sugli animali non hanno mostrato effetti nocivi diretti o indiretti sulla gravidanza, sullo sviluppo embrionale/fetale, sul parto o sullo sviluppo postnatale.
A causa dell’esperienza limitata relativa all’uso di cabergolina in gravidanza, il trattamento con cabergolina deve essere interrotto prima di una gravidanza programmata. Se la paziente resta incinta durante il trattamento, l’assunzione di cabergolina deve essere interrotta immediatamente. Durante la gravidanza queste pazienti devono essere sottoposte ad attento monitoraggio, per rilevare eventuale ingrossamento della ghiandola pituitaria indotto dalla gravidanza.
Pertanto Cabergolina Teva dovrebbe essere usata in gravidanza solo se strettamente necessario.
Cabergolina Teva ripristina ovulazione e fertilità nelle donne con ipogonadismo iperprolattinemico: poiché può intervenire una gravidanza prima del ripristino del ciclo mestruale, si consiglia di effettuare gli appropriati test di gravidanza durante il periodo di amenorrea e, non appena il ciclo mestruale si sia ripristinato, ogniqualvolta intervenga un ritardo del ciclo di oltre tre giorni. È opportuno consigliare alle donne che non intendono intraprendere una gravidanza l’impiego di un metodo di contraccezione non-ormonale efficace durante il trattamento e dopo l’interruzione del trattamento con cabergolina. A causa della limitata esperienza relativa alla sicurezza dell’esposizione fetale a cabergolina, è consigliabile che le donne che intendono intraprendere una gravidanza concepiscano almeno un mese dopo l’interruzione del trattamento con cabergolina poiché il ciclo di ovulazione persiste per alcune pazienti fino a 6 mesi dopo l’interruzione. Nel caso in cui la paziente restasse incinta durante il trattamento, è necessario interrompere l’assunzione di cabergolina. Come misura precauzionale, le donne che restano incinta devono essere tenute sotto controllo per individuare eventuali segni di ingrossamento della ghiandola pituitaria, poiché durante la gestazione si può verificare espansione dei tumori pituitari pre-esistenti.
L’uso di contraccettivi deve proseguire per almeno 4 settimane dopo l’interruzione del trattamento con cabergolina.
Allattamento
Cabergolina Teva non deve essere somministrata alle madri che decidono di allattare al seno i loro neonati poiché blocca la lattazione. Non sono disponibili dati sull’escrezione del principio attivo nel latte materno ma nei ratti cabergolina e/o i suoi metaboliti sono escreti nel latte.
Durante l’assunzione di cabergolina è necessario evitare l’allattamento.
Cabergolina Teva riduce la pressione sanguigna, e ciò può alterare la capacità di reazione di alcuni pazienti. È necessario tenere in considerazione questa eventualità in situazioni che richiedono un particolare stato di vigilanza, come ad esempio la guida di un’auto o l’uso di macchinari.
È opportuno consigliare ai pazienti trattati con cabergolina e che hanno manifestato episodi di sonnolenza e/o attacchi di sonno improvvisi di evitare la guida e le attività in cui la scarsa vigilanza potrebbe mettere loro stessi e gli altri a rischio di ferite gravi o decesso, fino a quando gli episodi ricorrenti e la sonnolenza non si risolvono (vedere paragrafo 4.4).
Circa 1070 pazienti affetti da Parkinson hanno ricevuto cabergolina come terapia adiuvante a L-dopa in studi clinici; il 74% ha manifestato almeno un evento avverso principalmente di gravità da lieve a moderata e di natura transitoria, e che ha richiesto interruzione del trattamento in una percentuale di casi ridotta.
Patologie del sistema nervoso
Nella maggior parte dei casi (51%), gli eventi erano correlati al sistema nervoso: gli eventi segnalati più di frequente erano discinesia, capogiri, ipercinesia, allucinazioni o stato confusionale.
Patologie gastrointestinali
Il sistema gastrointestinale era coinvolto nel 33% dei casi: gli eventi segnalati più frequentemente erano nausea, vomito, dispepsia e gastrite.
Patologie cardiache
Il sistema cardiovascolare era coinvolto nel 27% dei casi, e l’evento segnalato più di frequente era ipotensione.
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
Il sistema respiratorio era coinvolto nel 13% dei casi, ed effusione pleurica sintomatica/fibrosi erano segnalate con una frequenza <2%.
Sono stati riferiti condizioni di infiammazioni fibrotiche e sierose in pazienti sottoposti a trattamento con cabergolina (vedere il paragrafo 4.4 “Avvertenze speciali e precauzioni di impiego”) quali pleurite, effusione pleurica, fibrosi pleurica, fibrosi polmonare, pericardite, effusione pericardica, valvulopatia cardiaca e fibrosi retroperitoneale. L’incidenza della valvulopatia con cabergolina non è conosciuta, tuttavia sulla base degli studi recenti della prevalenza di rigurgito valvolare (il marcatore ecocardiografico più sensibile per valvulopatia restrittiva), la prevalenza di rigurgito (praticamente tutti i casi asintomatici) potenzialmente attribuibile a cabergolina può essere attorno al 20% o superiore.
Sono disponibili poche informazioni circa la reversibilità di queste reazioni.
Altri eventi avversi previsti per tale classe farmacologica, date le proprietà di vasocostrizione, includono angina (segnalata in circa 1% dei pazienti in trattamento con cabergolina) ed eritromelalgia (osservata nello 0,4% dei pazienti). Previsto in modo simile in base alla classe farmacologica, l’edema periferico si è verificato nel 6% dei pazienti.
I disturbi gastrici erano più frequenti nelle pazienti di sesso femminile che negli uomini, mentre gli eventi a carico del SNC erano più frequenti nei pazienti anziani.
Una diminuzione della pressione sanguigna clinicamente rilevante è stata osservata in un numero limitato di pazienti, principalmente in posizione eretta. L’effetto era evidente soprattutto nelle prime settimane di terapia. Durante il trattamento con cabergolina non sono state osservate variazioni della frequenza cardiaca né variazioni del tracciato ECG.
Le alterazioni dei valori dei test standard di laboratorio sono non comuni durante la terapia a lungo termine con cabergolina. Nell’ambito di studi clinici, sono stati osservati incrementi di trigliceridi che superavano del 30% il limite superiore dell’intervallo di riferimento di laboratorio nel 6,8% dei pazienti in trattamento con cabergolina che presentavano valori entro l’intervallo normale alla visita basale. Nella maggior parte dei casi gli incrementi erano transitori. Non sono state osservate chiare indicazioni di incrementi nel tempo o variazioni significative da valori normali ad anomali nel gruppo complessivo di pazienti trattati con cabergolina. Una diminuzione clinicamente rilevante di emoglobina, ematocrito e/o conta dei globuli rossi >15% rispetto alla visita basale è stata osservata almeno una volta nel 6,8% dei pazienti coinvolti in studi clinici che presentavano valori normali all’ingresso; la normalizzazione è stata osservata in un terzo di questi pazienti.
Patologie del sistema nervoso |
Molto comuni (≥1/10) | Discinesia, capogiri, ipercinesia. |
Comuni (≥1/100 e <1/10) | Sonnolenza, disturbi del sonno, allucinazioni, confusione. |
Rari (≥1/10.000 e <1/1000) | Episodi in cui il paziente si addormenta improvvisamente. |
Patologie cardiache |
Molto comuni (≥1/10) | Ipotensione ortostatica. Valvulopatia cardiaca (incluso riflusso valvolare) e disturbi correlati (pericardite e versamento pericardico). |
Comuni (≥1/100 e <1/10) | Angina. |
Non comuni (≥1/1000 e <1/100) | Eritromelalgia. |
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche |
Comuni (≥1/100 e <1/10) | Essudato pleurico sintomatico/fibrosi polmonare. |
Patologie gastrointestinali |
Molto comuni (≥1/10) | Nausea. |
Comuni (≥1/100 e <1/10) | Vomito, dispepsia, gastrite, costipazione. |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione |
Comuni (≥1/100 e <1/10) | Edema periferico. |
Esami diagnostici |
Comuni (≥1/100 e <1/10) | Diminuzione dei valori di emoglobina ed ematocrito, diminuzione della conta degli eritrociti. |
Sorveglianza post-commercializzazione
Cabergolina è associata a sonnolenza ed è stata correlata, non comunemente, a sonnolenza giornaliera eccessiva e ad attacchi di sonno improvvisi.
È stato segnalato che i pazienti in terapia con agonisti della dopamina per il trattamento del morbo di Parkinson, inclusa cabergolina, in particolare a dosaggi elevati manifestano pulsione patologica verso il gioco d’azzardo, aumento della libido ed ipersessualità, generalmente reversibili in seguito a riduzione della dose o interruzione del trattamento.
Gli eventi che seguono sono stati segnalati in associazione all’assunzione di cabergolina: allucinazioni.
Altri
Sono stati segnalati eventi avversi in concomitanza con dosi inferiori di cabergolina (0,25 - 2 mg alla settimana) non compresi nell’elenco precedente e che includono:
• Comuni (> 1/100, < 1/10)
Patologie del sistema nervoso: depressione, cefalea, affaticamento, parestesia, sonnolenza.
Patologie cardiache: palpitazioni.
Patologie gastrointestinali: costipazione.
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: rossore in viso.
• Non comuni (> 1/1000, < 1/100)
Patologie dell’occhio: emianopsia.
Patologie vascolari: sangue dal naso.
• Rari (> 1/10000, < 1/1000)
Patologie vascolari: svenimenti.
Patologie del sistema muscoloscheletrico del tessuto connettivo e dell’osso: crampi alle dita e ai polpacci.
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Non vi sono esperienze cliniche relative al sovradosaggio, ma le osservazioni derivate dagli esperimenti condotti sugli animali suggeriscono che si può prevedere l’insorgenza di sintomi riconducibili alla sovrastimolazione dei recettori della dopamina come ad esempio nausea, vomito, pressione ridotta, confusione/psicosi o allucinazioni. Laddove indicato, è opportuno prendere le precauzioni necessarie per il ripristino della pressione normale. Inoltre, in presenza di sintomi pronunciati a carico del SNC (allucinazioni), potrebbe essere necessario somministrare un antagonista della dopamina.
Categoria farmacoterapeutica: agonista della dopamina.
Codice ATC: N04BC06.
Cabergolina è un alcaloide dell’ergot sintetico e un derivato di ergolina con le proprietà di un agonista della dopamina ad azione prolungata e di un inibitore della prolattina. Un effetto dopaminergico centrale tramite la stimolazione del recettore D2 è ottenuto con dosaggi più elevati rispetto alle dosi che riducono i livelli di prolattina sierica.
Studi clinici controllati hanno dimostrato che cabergolina è efficace a una dose media di 4 mg/die in seguito ad aggiustamento del dosaggio (fino a 5-6 mg cabergolina/die nei diversi studi). Nei pazienti affetti da morbo di Parkinson che sono stati trattati con levodopa/carbidopa cabergolina riduce le fluttuazioni giornaliere della funzionalità motoria. Nei pazienti con diagnosi recente, cabergolina somministrata in monoterapia ha dimostrato di produrre meno frequentemente un miglioramento clinico rispetto a levodopa/carbidopa.
Per quanto concerne gli effetti endocrini di cabergolina non correlati all’effetto antiprolattinemico, dati disponibili relativi all’uomo confermano gli esiti sperimentali ottenuti dagli esemplari animali, che indicano che il composto sperimentale ha un’azione molto selettiva senza alcun effetto sulla secrezione basale di altri ormoni pituitari o cortisolo.
Le azioni farmacodinamiche di cabergolina non correlate all’effetto terapeutico sono esclusivamente correlate alla diminuzione della pressione arteriosa. L’effetto ipotensivo massimale di cabergolina in dose singola solitamente si verifica entro le prime sei ore dopo l’assunzione del principio attivo ed è dose-dipendente sia in termini di diminuzione massimale sia di frequenza.
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Assorbimento
Dopo la somministrazione orale la cabergolina è assorbita rapidamente dal tratto gastrointestinale poiché le concentrazioni di picco nel plasma sono ottenute entro 0,5-4 ore.
Il cibo non sembra influire sull’assorbimento e la disposizione di cabergolina.
Distribuzione
Gli esperimenti “in-vitro” hanno dimostrato che cabergolina a concentrazioni di 0,1-10 ng/ml è legata alle proteine del plasma per il 41-42%.
Biotrasformazione
Nell’urina, il principale metabolita identificato è 6-allil-8β-carbossi-ergolina, che costituisce il 4-6% della dose. Tre ulteriori metaboliti, che rappresentano complessivamente meno del 3% della dose, sono identificati nell’urina. È stato riscontrato che i metaboliti hanno una potenza minore rispetto a cabergolina per quanto concerne l’inibizione della secrezione della prolattina “in-vitro”.
Eliminazione
L’emivita di eliminazione di cabergolina è prolungata (63-68 ore nei volontari sani e 79-115 nei pazienti iperprolattinemici).
Sulla base dell’emivita di eliminazione, la condizione di stato stazionario dovrebbe essere raggiunta dopo 4 settimane, come confermato dai livelli medi di picco nel plasma di cabergolina ottenuti dopo la somministrazione di una dose singola (37 ± 8 pg/ml) e dopo un regime multiplo di 4 settimane (101 ± 43 pg/ml) per una dose di cabergolina di 0,5 mg.
Dieci giorni dopo la somministrazione, il 18% e il 72% circa della dose viene recuperato rispettivamente nell’urina e nelle feci. La cabergolina immodificata nell’urina costituisce il 2-3% della dose.
Linearità/non-linearità
Il profilo farmacocinetico è lineare fino a 7 mg/die.
Quasi tutti gli esiti annotati nel corso della serie di studi preclinici di sicurezza condotti sono una conseguenza degli effetti dopaminergici centrali o dell’inibizione a lungo termine di PRL nelle specie (roditori) con una specifica fisiologia ormonale differente da quella dell’uomo.
Studi preclinici di sicurezza su cabergolina indicano un ampio margine di sicurezza per questo composto nei roditori e nelle scimmie, oltre all’assenza di potenziale teratogeno, mutageno o carcinogenico.
Lattosio anidro
L-Leucina
Magnesio stearato (E572)
Non pertinente.
2 anni.
Conservare il prodotto nella confezione originale per proteggerlo dall’umidità. La capsula essiccante contenente gel di silice non deve essere estratta dal flacone.
Flaconi di vetro marrone (tipo III) che contengono una capsula essiccante con gel di silice. Il flacone di vetro marrone è dotato di una membrana di alluminio sigillata a prova di bambino e un tappo in HDPE a prova di bambino. Confezione esterna.
Dimensioni delle confezioni: 20 compresse.
Nessuna istruzione particolare.
Teva Italia S.r.l. - Via Messina, 38 - 20154 Milano
AIC n. 037974540/M - 1 mg compresse 20 compresse
26 gennaio 2008
Novembre 2009