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CARVEDILOLO ARROW
Una compressa contiene 6,25 mg, 12,5 mg o 25 mg di carvedilolo.
Per gli eccipienti vedere capitolo 6.1
Compresse
Carvedilolo 6,25 mg compressa – giallo, ovale, biconvessa con impresso CL linea di frattura 6 su un lato e liscia sull’altro lato.
Carvedilolo 12,5 mg compressa – arancione, ovale, biconvessa con impresso CL linea di frattura 12 su un lato e liscia sull’altro lato.
Carvedilolo 25 mg compressa - colore bianco-bianco sporco, ovale biconvessa con impresso CL linea di frattura 25 su un lato e liscia sull’altro lato.
Ipertensione essenziale
Angina pectoris stabile cronica
Trattamento aggiuntivo nell’insufficienza cardiaca stabile, da severa a moderata.
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Ipertensione essenziale
Il Carvedilolo può essere utilizzato nel trattamento dell’ipertensione in monoterapia o in combinazione con altri antiipertensivi, specialmente con i diuretici tiazidici.
Si raccomanda la somministrazione di una sola dose al giorno, tuttavia la dose singola massima raccomandata è di 25 mg e la dose massima giornaliera raccomandata è di 50 mg.
Adulti: La dose iniziale raccomandata è di 12,5 mg una volta al giorno per due giorni. Il trattamento prosegue poi con 25 mg una volta al giorno. Se necessario la dose può essere ulteriormente aumentata gradualmente ad intervalli di due settimane o maggiori.
Anziani: La dose iniziale raccomandata in caso di ipertensione è di 12,5 mg una volta al giorno, che può essere somministrata anche in un trattamento continuato. Tuttavia se la risposta terapeutica si dimostra insufficiente a questo dosaggio, la dose può essere ulteriormente aumentata gradualmente ad intervalli di due settimane o più.
Angina pectoris stabile cronica
Si raccomanda un regime di dosaggio di due volte al giorno.
Adulti: La dose iniziale raccomandata è di 12,5 mg due volte al giorno per due giorni. Il trattamento prosegue successivamente con 25 mg due volte al giorno. Se necessario la dose può essere ulteriormente aumentata gradualmente ad intervalli di 2 settimane o più. La dose massima giornaliera raccomandata è di 100 mg in dosi suddivise (due volte al giorno).
Anziani: La dose iniziale raccomandata è di 12,5 mg due volte al giorno per due giorni.
Il trattamento continua successivamente con 25 mg una volta al giorno, che è la dose giornaliera massima raccomandata.
Scompenso cardiaco
Trattamento dell’insufficienza cardiaca da moderata a severa in aggiunta alla terapia convenzionale di base con diuretici, ACE-inibitori, digitale e/o vasodilatatori. Il paziente deve essere clinicamente stabile (nessun cambiamento di classe NYHA, nessuna ospedalizzazione dovuta ad insufficienza cardiaca) e la terapia di base deve essere stabilizzata per almeno 4 settimane prima del trattamento. Inoltre il paziente deve avere una frazione di eiezione ventricolare sinistra ridotta, la frequenza cardiaca deve essere >50 b.m e la pressione sistolica >85 mmHg (vedere paragrafo 4.3 “Controindicazioni”).
La dose iniziale è di 3.125 mg due volte al giorno per due settimane. Se la dose iniziale è ben tollerata, la dose di carvedilolo può essere lentamente aumentata ad intervalli di non meno di due settimane, in principio fino a 6,25 mg due volte al giorno, poi fino a 12,5 mg due volte al giorno e infine 25 mg due volte al giorno. Si raccomanda di aumentare la dose fino al livello massimo tollerato dal paziente.
La dose massima raccomandata è di 25 mg somministrata due volte al giorno a pazienti che pesano meno di 85 Kg e 50 mg due volte al giorno a pazienti che pesano più di 85 Kg, sempre che lo scompenso non sia grave. Un aumento di dose fino a 50 mg due volte al giorno deve essere attuato con cautela e sotto attenta supervisione medica del paziente.
Un peggioramento temporaneo dei sintomi dell’insufficienza cardiaca può avvenire all’inizio della terapia o in conseguenza di un aumento della dose, specialmente in pazienti con grave insufficienza cardiaca e/o in trattamento con dosi elevate di diuretici. Ciò di solito non richiede l’interruzione del trattamento, ma la dose non deve essere aumentata. Il paziente deve essere monitorato da un medico/cardiologo per due ore dopo l’inizio del trattamento o dopo l’aumento della dose. Prima di qualsiasi incremento della dose, il paziente deve essere sempre monitorato per potenziali sintomi di peggioramento dell’insufficienza cardiaca o dei sintomi di eccessiva vasodilatazione (ad es. funzionalità renale, peso corporeo, pressione sanguigna, frequenza e ritmo cardiaco). Il peggioramento dell’insufficienza cardiaca o la ritenzione di fluidi vanno trattati aumentando la dose di diuretico e la dose di carvedilolo non deve essere aumentata fino a che il paziente non è stabilizzato. In caso di bradicardia o in caso di prolungamento della conduzione A/V il livello di digossina deve essere monitorato prima. Occasionalmente può essere necessario ridurre la dose di carvedilolo o interrompere temporaneamente il trattamento per un periodo. Anche in questi casi la titolazione della dose di carvedilolo spesso può continuare con successo.
Durante la titolazione della dose, debbono essere regolarmente monitorati la funzionalità renale, i trombociti e il glucosio in caso di NiDDM e/o IDDM. Comunque, dopo la titolazione della dose la frequenza del monitoraggio può essere ridotta.
Se la terapia con il carvedilolo viene interrotta per più di due settimane, il trattamento deve ripartire dalla dose di 3.125 mg due volte al giorno e deve essere aumentata gradualmente secondo le raccomandazioni di cui sopra.
Insufficienza renale
La dose deve essere determinata individualmente per ogni singolo paziente, ma in accordo ai parametri farmaco-terapeutici non c’è evidenza che indichi che l’aggiustamento della dose sia necessario.
Per pazienti affetti da insufficienza cardiaca,vedere paragrafo 4.4.
Disfunzione epatica moderata
Può essere necessario un aggiustamento della dose.
Bambini e adolescenti (< 18 anni)
Non vi sono dati sufficienti sull’efficacia e la sicurezza del carvedilolo.
Anziani
I pazienti anziani possono essere più sensibili agli effetti del carvedilolo e devono essere monitorati più attentamente.
Come per il trattamento con altri tipi di beta-bloccanti e specialmente in pazienti con affezioni cardiache, l’interruzione del trattamento con carvedilolo deve avvenire gradualmente (vedere paragrafo 4.4 “Avvertenze speciali e precauzioni d’impiego”).
Modo di somministrazione
Non è necessario che le compresse siano assunte ai pasti. Tuttavia si raccomanda che i pazienti con insufficienza cardiaca prendano il carvedilolo con il cibo, per ridurre il rischio di ipotensione ortostatica.
Insufficienza cardiaca della classe IV NYHA della classificazione dell’insufficienza cardiaca, che richiede trattamento inotropo endovenoso.
Malattia polmonare cronico ostruttiva con ostruzione bronchiale (vedere sezione 4.4 “Avvertenze Speciali e opportune precauzioni d’impiego“).
Disfunzione epatica clinicamente significativa.
Asma bronchiale.
Blocco atrio ventricolare di grado II o III.
Grave bradicardia (< 50 bpm).
Shock cardiogeno.
Sindrome del seno malato (compreso il blocco seno-atriale)
Ipotensione grave (pressione sistolica < 85 mmHg).
Iper sensibilità al Carvedilolo o ad uno degli eccipienti.
Acidosi metabolica.
Angina di Prinzmetal.
Feocromocitoma non trattato.
Gravi disturbi circolatori delle arterie periferiche.
Trattamento endovenoso concomitante con verapamil o diltiazem (vedere sezione 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione”).
Avvertenze da considerare particolarmente in pazienti con insufficienza cardiaca.
In pazienti con insufficienza cardiaca cronica il Carvedilolo deve essere somministrato principalmente in aggiunta a diuretici, ACE inibitori, digitale e/o vasodilatatori. La terapia deve iniziare sotto la supervisione del medico responsabile e solo quando il paziente è stabilizzato nella terapia convenzionale di base da almeno 4 settimane. I pazienti scompensati devono essere prima ri-compensati. I pazienti con grave insufficienza cardiaca, deplezione del volume e di sali, anziani o pazienti con bassa pressione basale devono essere monitorati per circa 2 ore dopo la prima dose e dopo un aumento di dose, poiché può manifestarsi ipotensione. L’ipotensione dovuta ad eccessiva vasodilatazione va trattata inizialmente riducendo la dose di diuretico. Se i sintomi continuano, può essere ridotta la dose di ACE inibitori. All’inizio della terapia o durante l’aumento del dosaggio di carvedilolo può manifestarsi un peggioramento dell’insufficienza cardiaca o della ritenzione dei fluidi. Comunque, a volte, la dose di carvedilolo può essere ulteriormente ridotta o temporaneamente interrotta se necessario. La dose di carvedilolo non deve essere di nuovo aumentata prima che i sintomi dovuti al peggioramento dell’insufficienza cardiaca o alla vasodilatazione siano sotto controllo.
Un peggioramento reversibile della funzionalità renale è stato osservato durante la terapia con carvedilolo in pazienti con scompenso cardiaco e bassa pressione (pressione sistolica <100 mmHg), in pazienti con cardiopatia ischemica, arteriosclerosi generalizzata e/o insufficienza renale latente. In pazienti con scompenso cardiaco con questi fattori di rischio, la funzionalità renale deve essere monitorata durante l’aggiustamento della dose di carvedilolo. Se la funzionalità peggiora, la dose di carvedilolo deve essere ridotta o la cura deve essere interrotta.
In pazienti con insufficienza cardiaca cronica trattati con digitale, il carvedilolo deve essere somministrato con cautela poiché entrambi, sia il carvedilolo che la digitale, allungano il tempo di conduzione atrio-ventricolare (vedere sezione 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme d’interazione”).
Altre avvertenze riguardanti il carvedilolo e beta-bloccanti in generale. Pazienti con pneumopatia ostruttiva cronica che non usano medicazioni orali o inalatorie, non devono usare carvedilolo, a meno che il beneficio superi i potenziali rischi. Se il Carvedilolo è somministrato a questi pazienti essi devono essere attentamente monitorati quando la terapia inizia e durante l’aggiustamento della dose. La dose di Carvedilolo deve essere ridotta se il paziente manifesta segni di broncospasmi durante il trattamento.
Il carvedilolo può mascherare i sintomi e i segni di ipoglicemia acuta. Un alterato controllo del glucosio può presentarsi occasionalmente in pazienti con diabete mellito ed insufficienza cardiaca durante l’uso di carvedilolo. Pertanto in pazienti diabetici che ricevono Carvedilolo è richiesto un attento monitoraggio mediante regolari dosaggi del glucosio ematico e, se necessario, aggiustamento dei farmaci anti-diabetici (vedere sezione 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme d’interazione”). I livelli di glucosio devono anch’essi essere strettamente monitorati dopo un prolungato periodo di digiuno.
Il Carvedilolo può mascherare i sintomi e i segni della tireotossicosi.
Il carvedilolo può indurre bradicardia. Se vi è una diminuzione della frequenza cardiaca a meno di 55 battiti per minuto e si manifestano i sintomi associati alla bradicardia, la dose di carvedilolo deve essere ridotta.
Quando il carvedilolo è usato in associazione con gli agenti calcio-antagonisti come verapamil e diltiazem, o con altri anti-aritmici, specialmente amiodarone, la pressione sanguigna e l’ECG del paziente devono essere monitorati. La co-somministrazione endovenosa deve essere evitata (vedere sezione 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme d’interazione”).
Il trattamento concomitante con la Cimetidina deve essere effettuato con cautela poichè gli effetti del carvedilolo possono aumentare (vedere sezione 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme d’interazione”).
I portatori di lenti a contatto devono essere avvertiti della possibilità di ridotta lacrimazione.
Si consiglia cautela nella somministrazione di Carvedilolo a pazienti con anamnesi di gravi reazioni di ipersensibilità e a quelli in terapia di desensibilizzazione, poichè i beta-bloccanti possono aumentare sia la sensibilità verso gli allergeni sia la gravità delle reazioni anafilattiche. Deve essere usata cautela quando si prescrivono beta –bloccanti a pazienti con psoriasi in quanto reazioni cutanee possono essere aggravate.
Il carvedilolo deve essere usato con cautela in pazienti con patologie vascolari periferiche, poiché i beta-bloccanti possono aggravare i sintomi della malattia. Lo stesso dicasi per i pazienti con sindrome di Raynaud, poiché può esserci riacutizzazione o peggioramento dei sintomi.
Pazienti che metabolizzano con difficoltà la debrisochina, devono essere attentamente monitorati durante l’inizio della terapia (vedere sezione 5.2 “proprietà farmacocinetiche”).
A causa della limitata esperienza clinica, Carvedilolo non deve essere somministrato a pazienti con ipertensione instabile o secondaria, ortostasi, malattie acute infiammatorie cardiache, ostruzione emodinamicamente rilevante delle valvole cardiache o del tratto di flusso, malattie arteriose periferiche allo stadio terminale, trattamento concomitante con antagonisti dei recettori α1 e α2.
In pazienti con feocromocitoma, deve essere iniziato un trattamento con alfa bloccanti prima di usare ogni beta bloccante. Benché il carvedilolo eserciti il blocco alfa e beta, non c’è abbastanza esperienza in questa malattia, quindi si deve usare cautela in questi pazienti.
A causa della sua azione dromotropa negativa carvedilolo deve essere somministrato con cautela in pazienti con blocco cardiaco di primo grado.
I beta-bloccanti riducono il rischio di aritmie durante l’anestesia, tuttavia può però aumentare il rischio di ipotensione. Pertanto si raccomanda cautela nell’uso di certi farmaci anestetici. Studi più recenti indicano un beneficio dei beta-bloccanti nel prevenire la morbilità perioperativa cardiaca e nella riduzione dell’incidenza delle complicazioni cardiovascolari.
Come per gli altri beta-bloccanti, Carvedilolo non deve essere interrotto improvvisamente, specialmente in pazienti che soffrono di ischemia cardiaca. Carvedilolo deve essere sospeso gradualmente per due settimane, ad esempio dimezzando la dose giornaliera ogni tre giorni. Se necessario allo stesso tempo deve essere iniziata la terapia di sostituzione per prevenire la riacutizzazione dell’angina pectoris.
Questo medicinale contiene lattosio. I pazienti con rari, problemi ereditari, come ad esempio l’intolleranza al galattosio, deficit di Lapp lattasi, malassorbimento di glucosio-galattosio, non devono assumere questo farmaco.
Questo farmaco contiene saccarosio. I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al fruttosio, malassorbimento del glucosio-galattosio o deficit di sucrasi-isomaltasi, non devono assumere questo farmaco.
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Antiaritmici. A seguito della somministrazione di carvedilolo e diltiazem (orale), verapamil e/o amiodarone sono stati osservati casi isolati di disturbi della conduzione cardiaca, raramente con influenza sull’emodinamica. Come nel caso di altri beta-bloccanti, durante la contemporanea somministrazione di calcio-antagonisti del tipo del diltiazem e verapamil, bisogna attuare uno stretto monitoraggio sull’ECG e sulla pressione sanguigna, poiché il rischio di disturbi della conduzione AV o di insufficienza cardiaca è aumentato (effetto sinergico). Un attento monitoraggio deve essere condotto quando si somministrano Carvedilolo ed antiaritmici di classe I o amiodarone (orale). Bradicardia, arresto cardiaco e fibrillazione ventricolare sono state riportate subito dopo l’inizio di un trattamento con beta-bloccanti in pazienti che ricevono amiodarone. Vi è il rischio di insufficienza cardiaca in caso di concomitante terapia endovenosa con antiaritmici di classe Ia o Ic.
Il trattamento concomitante con reserpina, guanetidina, metildopa, guanficina ed inibitori delle monoammino-ossidasi (ad eccezione degli inibitori MAO-B) può portare ad un ulteriore diminuzione della frequenza cardiaca. E’ raccomandato il monitoraggio dei parametri vitali.
Di-idropiridine la somministrazione di diidropiridine e carvedilolo deve essere attuata sotto attenta supervisione, poichè sono stati riportati insufficienza cardiaca e grave ipotensione.
Nitrati. Aumentati effetti ipotensivi
Glicosidi cardiaci. Un aumento nei livelli di digossina di circa il 16% e di circa il 13% dei livelli di digitossina allo stato stazionario è stato osservato in pazienti ipertesi in connessione con l’uso concomitante di carvedilolo e digossina. Si raccomanda il monitoraggio delle concentrazioni plasmatiche di digossina all’inizio, all’interruzione o all’aggiustamento del trattamento con il Carvedilolo.
Altri farmaci antiipertensivi. Il carvedilolo può potenziare gli effetti di altri medicinali assunti contemporaneamente che hanno azione ipertensiva (per esempio antagonisti dei recettori α1), e di medicinali che includono ipotensione tra gli effetti indesiderati come i barbiturici, fenotiazine, antidepressivi triciclici, agenti vasodilatatori ed alcool.
Ciclosporina Il livello plasmaticodi ciclosporina aumenta con la somministrazione concomitante di Carvedilolo. Si raccomanda che le concentrazioni di cefalosporina siano attentamente monitorate.
Antidiabetici inclusa l’insulina. L’effetto ipoglicemizzante dell’insulina e dei farmaci antidiabetici orali può essere intensificato. I sintomi di ipoglicemia possono essere mascherati. In pazienti diabetici è necessario un regolare monitoraggio del glucosio ematico.
Clonidina. Quando viene interrotto il trattamento concomitante di carvedilolo e clonidina, il carvedilolo deve essere sospeso diversi giorni prima della graduale riduzione della dose di clonidina.
Anestetici inalatori. Si deve prestare attenzione alle potenziali interazioni inotrope negative ed ipotensive del Carvedilolo e degli anestetici durante l’anestesia.
Antiinfiammatori non steroidei, estrogeni e corticosteroidi. L’effetto antiipertensivo del carvedilolo viene ridotto dalla ritenzione di acqua e di sodio.
Farmaci che inducono o inibiscono gli enzimi del citocromo P450:
I pazienti che ricevono farmaci che inducono (es. rifampicina e barbiturici) o che inibiscono (es. cimetidina, ketoconazolo, fluoxetina, aloperidolo, verapamil, eritromicina) gli enzimi del citocromo P450, devono essere attentamente monitorati durante il trattamento concomitante con Carvedilolo poiché le concentrazioni sieriche di Carvedilolo possono essere ridotte dagli induttori enzimatici ed aumentate dagli inibitori enzimatici.
Simpaticomimetici con effetti alfa-mimetici e beta-mimetici.Rischio di ipertensione ed eccessiva bradicardia.
Ergotamina Aumentata vasocostrizione
Bloccanti neuromuscolari. Aumentato blocco neuromuscolare.
Carvedilolo non è raccomandato durante la gravidanza e allattamento.
Carvedilolo non si è dimostrato teratogeno in studi sulla riproduzione animale, ma l’esperienza clinica riguardo la sicurezza in donne in gravidanza è insufficiente ( vedere la sezione 5.3 “Dati preclinici di sicurezza”).
I beta bloccanti riducono la perfusione placentare, che può portare a morte intrauterine del feto, ritardo dell’accrescimento fetale e nascita prematura, in aggiunta reazioni avverse (soprattutto ipoglicemia, bradicardia, depressione respiratoria e ipotermia possono manifestarsi nel feto del neonato.). Nel neonato c’è un aumentato rischio di complicazioni cardiache e polmonari nel periodo post-natale. Il carvedilolo deve essere utilizzato durante la gravidanza solo se il potenziale beneficio per la madre supera ogni potenziale rischio per il feto o per il neonato. Il trattamento deve essere interrotto 2-3 giorni prima la data prevista per il parto. Se questo non è possibile il neonato deve essere monitorato per i primi 2-3 giorni dopo la nascita.
Il carvedilolo è una sostanza lipofila e studi negli animali in allattamento hanno mostrato che Carvedilolo e i suoi metaboliti sono eliminati nel latte materno e, pertanto, le madri che ricevono carvedilolo non devono allattare.
Alcuni individui possono presentare una ridotta vigilanza soprattutto all’inizio, o quando il trattamento viene modificato. In condizioni di buon controllo terapeutico, Carvedilolo non è noto per ridurre la capacità di guidare o usare macchinari.
Gli effetti indesiderati si presentano principalmente all’inizio del trattamento.
Il profilo degli effetti indesiderati in pazienti con ipertensione ed angina è simile a quello osservato in pazienti con insufficienza cardiaca. Comunque, la frequenza delle reazioni avverse è inferiore in pazienti con ipertensione ed angina pectoris.
Effetti indesiderati in pazienti con insufficienza cardiaca riportati da studi clinici.
Gli effetti indesiderati insorti in studi clinici su pazienti con insufficienza cardiaca erano meno comuni in persone che prendevano placebo e sono presentati nella tabella sottostante.
| MOLTO COMUNI (>1/10) | COMUNI (>1/100e<1/10) | NON COMUNI (>1/1.000 e <1/100) | RARI (>1/10.000 e <1/1.000) |
Disturbi del sangue e del sistema linfatico | | Trombocitopenia lieve | | |
Disturbi del metabolismo e della nutrizione | Iperglicemia*, edema periferico, ipervolemia, ritenzione di fluidi | | | |
Disturbi del sistema nervoso | | Capogiri | | Sincope |
Disturbi degli occhi | Disturbi visivi | | | |
Disturbi cardiaci | Edema periferico, bradicardia | | | Blocco atrioventricolare totale, aggravamento dell’insufficienza cardiaca. |
Disturbi renali ed urinari | | | | Peggioramento della funzione renale |
Disturbi vascolari | Ipotensione ortostatica | | | |
Disturbi gastrointestinali | Nausea, diarrea, vomito | | Stitichezza | |
Disturbi del sistema riproduttivo e delle mammelle | Edema genitale | | | |
Disturbi generali e condizioni del punto di somministrazione | Edema | | | |
*Iperglicemia (in pazienti con diabete mellito) (vedere sezione 4.4 “Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego”)
Effetti indesiderati rari sono risultati: insufficienza renale acuta e disturbi della funzione renale in pazienti con arteriosclerosi generalizzata e/o alterata funzionalità renale. La frequenza delle reazioni avverse non è dose dipendente, ad eccezione di capogiri, disturbi visivi, bradicardia ed aggravamento dell’insufficienza cardiaca.
La contrattilità cardiaca può diminuire quando la dose è aumentata, ma ciò è raro.
Effetti indesiderati riportati da studi clinici, in pazienti con ipertensione ed angina.
Il profilo degli effetti indesiderati in pazienti con ipertensione ed angina è più basso di quello osservato in pazienti con insufficienza cardiaca. La frequenza di effetti indesiderati è inferiore nei pazienti con ipertensione ed angina.
| MOLTO COMUNI (>1/10) | COMUNI (>1/100 e <1/10) | NON COMUNI (>1/1.000 e <1/100) | RARI (>1/10.000 e <1/1.000) | MOLTO RARI (<1/10.000 inclusi i rapporti isolati |
Disturbi del sangue e del sistema linfatico | | | | Lieve trombocitopenia, leucopenia | |
Disturbi del metabolismo e della nutrizione | | Ipercolesterolemia | | Edema periferico | |
Disturbi psichiatrici | | | | Disturbi del sonno, depressione | |
Disturbi del sistema nervoso | Capogiri*, cefalea* | | | Parestesia, sincope* | |
Disturbi degli occhi | Lacrimazione diminuita | | | | Disturbi visivi, irritazione degli occhi |
Disturbi cardiaci | Bradicardia* | | | | |
Disturbi vascolari | Ipotensione ortostatica* | | | Insufficienza circolatoria periferica | |
Disturbi respiratori. Toracici e del mediastino | | | | Congestione nasale | |
Disturbi gastro-intestinali | | Nausea, dolore addominale, diarrea | | Stitichezza, vomito | Secchezza delle fauci |
Disturbi muscoloscheletrici, del tessuto connettivo e delle ossa | Dolore agli arti | | | | |
Disturbi renali ed urinari | | | | Peggioramento della funzionalità renale | Difficoltà nella minzione |
Disturbi del sistema riproduttivo e delle mammelle | | | | | Impotenza |
Disturbi generali e condizioni del punto di somministrazione | Affaticamento* | | | | |
Parametri di laboratorio | | | | Aumento delle transaminasi sieriche. | |
*Queste effetti indesiderati appaiono particolarmente all’inizio del trattamento
Effetti indesiderati molto rari includono angina, blocco AV e riacutizzazione dei sintomi in pazienti con claudicazione intermittente o fenomeno di Reynaud.
Disturbi respiratori, toracici e del mediastino. E’ stata spesso osservata dispnea asmatica in pazienti predisposti.
Disturbi della cute e del tessuto sottocutaneo. Varie reazioni cutanee sono state riportate raramente (es. esantema allergico, orticaria, prurito e reazione lichene piano-simile). Lesioni cutanee psoriasiache possono comparire o possono aggravarsi lesioni già presenti.
Beta-bloccanti non selettivi possono in particolare rendere manifesto un diabete mellito latente, aggravare un diabete manifesto o disturbare il controllo del glucosio ematico. Lievi alterazioni del bilancio del glucosio sono possibili, ma non comuni, anche durante il trattamento con Carvedilolo.
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Sintomi: il sovradosaggio può causare grave ipotensione, bradicardia, insufficienza cardiaca, shock cardiogeno ed arresto cardiaco. Vi possono essere inoltre problemi respiratori, broncospasmo, vomito, riduzione del livello di coscienza e convulsioni.
Trattamento: in aggiunta alle normali procedure di trattamento, i parametri vitali devono essere monitorati e se necessario trattati in una unità di terapia intensiva. Le seguenti misure di supporto possono essere prese:
Atropina: 0,5 – 2 mg e.v. (per il trattamento della bradicardia grave)
Glucagone: inizialmente -10 mg e.v. seguiti, eventualmente, da un’infusione lenta di 2 – 5 mg/ora (al fine di mantenere la funzionalità cardiovascolare).
Simpaticomimetici secondo il loro effetto ed il peso del paziente: dobutamina, isoprenalina o adrenalina.
Se la vasodilatazione periferica è il sintomo dominante del sovradosaggio, il paziente deve essere trattato con noradrenalina o etilefrina. La circolazione del paziente deve essere monitorata continuamente.
Se il paziente presenta una bradicardia che non risponde alla farmacoterapia, deve essere iniziata una terapia con pacemaker. Per il trattamento del broncospasmo devono essere somministrati beta-simpaticomimetici (come aerosol o endovena, se l’aerosol non fornisce un effetto adeguato) o teofillina e.v.. Se il paziente ha convulsioni, deve essere somministrato diazepam per iniezione e.v. lenta.
Carvedilolo è fortemente legato alle proteine. Pertanto non può essere eliminato mediante dialisi.
Importante!In casi di grave sovradosaggio quando il paziente è in stato di shock, il trattamento di supporto deve essere continuato per un periodo sufficientemente lungo, poiché l’eliminazione e la redistribuzione del Carvedilolo può essere più lenta del normale. La durata del trattamento con antidoti dipende dalla gravità del sovradosaggio; il trattamento di supporto deve continuare fino a quando il paziente non si sia stabilizzato.
Codice ATC: C07AG02
Categoria farmacoterapeutica: Bloccanti dei recettori alfa e beta adrenergici.
Carvedilolo è un β-bloccante vasodilatatore non selettivo che riduce la resistenza vascolare periferica mediante un blocco selettivo dei recettori α1 e sopprime il sistema renina-angiotensina attraverso un blocco beta non selettivo. L’attività della renina plasmatica è ridotta e la ritenzione dei fluidi è rara.
Carvedilolo non possiede un’attività simpaticomimetica intrinseca (ISA). Come il propranololo ha proprietà stabilizzanti la membrana.
Carvedilolo è un racemo di due stereoisomeri. Entrambi gli enantiomeri sono risultati possedere attività di blocco alfa-adrenergico in modelli animali. Il blocco non selettivo dei beta1 e beta2 adrenorecettori è attribuito all’S(-)enantiomero.
Le proprietà antiossidanti del Carvedilolo e dei suoi metaboliti sono state dimostrate in vitro ed in vivo in studi sugli animali ed in vitro in numerosi tipi di cellule animali.
Nei pazienti ipertesi, una riduzione della pressione sanguigna non è associata ad un contemporaneo aumento delle resistenze periferiche, come osservato con gli agenti beta-bloccanti puri. La frequenza cardiaca viene leggermente diminuita. Il volume di stroke rimane immodificato. Il flusso ematico renale e la funzionalità renale rimangono invariati e così pure il flusso periferico, pertanto le estremità fredde spesso osservate con i beta-bloccanti sono un evento raro. Nei pazienti ipertesi il Carvedilolo aumenta le concentrazioni plasmatiche di norepinefrina.
In trattamenti prolungati di pazienti con angina, il Carvedilolo è risultato avere un effetto anti-ischemico ed alleviare il dolore. Studi emodinamici hanno dimostrato che Carvedilolo riduce il pre e post-carico ventricolare. In pazienti con disfunzione ventricolare sinistra o scompenso cardiaco congestizio, Carvedilolo ha un favorevole effetto sull’emodinamica e sulla frazione di eiezione ventricolare sinistra e sulle dimensioni del ventricolo stesso.
Il Carvedilolo riduce la mortalità e la necessità di un’ospedalizzazione in seguito a problemi cardiovascolari in pazienti con insufficienza cardiaca.
Carvedilolo non ha effetto negativo sul profilo lipidico del siero o sugli elettroliti. Il rapporto tra HDL (lipoproteine ed alta densità) e LDL (lipoproteine a bassa densità) rimane invariato.
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Descrizione generale. La biodisponibilità assoluta del Carvedilolo somministrato per via orale è circa il 25%. Il picco plasmatico si raggiunge entro un’ora dalla somministrazione. C’è una relazione lineare tra la dose e la concentrazione plasmatica. In pazienti con idrossilazione lenta della debrisochina, le concentrazioni plasmatiche del Carvedilolo aumentano fino a 2-3 volte rispetto ai metabolizzatori rapidi della debrisochina. Il cibo non influenza la biodisponibilità benché il tempo per raggiungere la massima concentrazione plasmatica sia ritardato. Carvedilolo è un composto altamente lipofilo. Circa il 98-99% è legato alle proteine plasmatiche. Il volume di distribuzione è circa 2 l/kg. L’effetto di “first pass” dopo somministrazione orale è di circa 60-75%.
L’emivita media del carvedilolo è di 6-10 ore. La clearance plasmatica è di circa 590 ml/min. L’eliminazione è principalmente biliare. La via principale di escrezione è quella fecale. Una minor frazione viene eliminata per via renale come metaboliti.
Carvedilolo è largamente metabolizzato in una serie di metaboliti che sono principalmente eliminati attraverso la bile. Carvedilolo è metabolizzato nel fegato principalmente attraverso ossidazione dell’anello aromatico e glucoronidazione. La demetilazione e l’idrossilazione sull’anello fenolico produce tre metaboliti attivi con azione β-bloccante. Paragonati al carvedilolo i tre metaboliti attivi dimostrano una debole azione vasodilatatrice. Sulla base di studi preclinici, il metabolita 4-idrossi-fenolico è circa 13 volte più potente del carvedilolo come β-bloccante, tuttavia nell’uomo la sua concentrazione è circa dieci volte più bassa del carvedilolo. Due dei metaboliti idrossicarbazolici del Carvedilolo sono antiossidanti estremamente potenti, 30-80 volte maggiore del Carvedilolo.
Proprietà nei pazienti. Le proprietà farmacocinetiche del carvedilolo sono influenzate dall’età del paziente. Le concentrazioni plasmatiche sono circa il 50% più alte negli anziani rispetto ad individui più giovani. In uno studio di pazienti con cirrosi epatica, la biodisponibilità del carvedilolo era quattro volte più alta, il picco plasmatico cinque volte più alto e il volume di distribuzione era tre volte più grande di quello riscontrato nei soggetti sani.
In pazienti ipertesi con insufficienza renale moderata (clearance della creatinina 20-30 ml/min), o grave (clearance <20 ml/min) è stato osservato un aumento della concentrazione plasmatica del carvedilolo di circa il 40-55% rispetto a quella rilevata in pazienti con una normale funzionalità renale. Tuttavia c’era una grande variabilità dei risultati.
Studi su ratti e topi non hanno rivelato un potenziale carcinogenetico del Carvedilolo alle dosi di 75 mg/kg e 200 mg/kg (38-100 volte la dose massima giornaliera nell’uomo).
Carvedilolo ha dimostrato di non avere potenziale mutageno in studi condotti su mammiferi o altri animali in vitro ed in vivo.
Quando alte dosi di Carvedilolo sono state somministrate a femmine di ratto gravide (≥ 200 mg/kg = ≥100 volte la dose massima giornaliera nell’uomo) sono stati osservati effetti indesiderati sulla gravidanza e sulla fertilità. La crescita fisica e lo sviluppo del feto erano ritardati alle dosi di ≥ 60 mg/kg (> 30 volte la dose massima giornaliera nell’uomo). Embriotossicità (aumentata morte dopo l’impianto del feto) ma non malformazioni è stata osservata in ratti e conigli a dosi rispettivamente di 200 mg/kg e 75 mg/kg (38-100 volte la dose massima giornaliera nell’uomo).
Lattosio monoidrato
Saccarosio.
Crospovidone.
Povidone K30.
Silice colloidale anidra.
Magnesio stearato.
Coloranti:
6,25 mg compresse contengono ferro ossido giallo (E172)
12,5 mg compresse contengono ferro ossido rosso (E172) e ferro ossido giallo (E172)
Non pertinente
Per i dosaggi da 12,5 mg e 25 mg
36 mesi
per il dosaggio da 6,25 mg
30 mesi
Non conservare a temperatura superiore ai 25°C
Blister (Al/PVC/PVDC): 10, 14, 28, 30, 50, 56, 98 e 100 compresse
E’ possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
Nessuna istruzione particolare.
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6,25 mg: 10 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576080/M
6,25 mg: 14 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576092/M
6,25 mg: 28 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576104/M
6,25 mg: 30 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576116/M
6,25 mg: 50 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576128/M
6,25 mg: 56 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576130/M
6,25 mg: 100 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576142/M
12,5 mg: 10 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576155/M
12,5 mg: 14 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576167/M
12,5 mg: 28 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576179/M
12,5 mg: 30 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576181/M
12,5 mg: 50 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576193/M
12,5 mg: 56 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576205/M
12,5 mg: 100 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576217/M
25 mg: 10 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576229/M
25 mg: 14 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576231/M
25 mg: 28 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576243/M
25 mg: 30 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576256/M
25 mg: 50 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576268/M
25 mg: 56 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576270/M
25 mg: 100 compresse in blister Al/PVC/PVdC_036576282/M
23-02-2009
Settembre 2010