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CARVEDILOLO AWP
Una compressa contiene carvedilolo 3.125mg, 6.25mg, 12.5mg o 25mg.
Per gli eccipienti vedere paragrafo 6.1.
Compressa rivestita con film.
Compressa rivestita con film da 3.125 mg: bianca, ovale, liscia su entrambi i lati.
Compressa rivestita con film da 6.25 mg: bianca, ovale, con impresso “6.25” su un lato e liscia sull’altro.
Compressa rivestita con film da 12.5 mg: bianca, ovale, con linea di frattura su entrambi i lati e con impresso “12.5” su un lato.
Compressa rivestita con film da 25 mg: bianca, ovale, con linea di frattura su entrambi i lati e con impresso “25” su un lato.
Ipertensione essenziale.
Angina pectoris cronica stabile.
Trattamento aggiuntivo nell’insufficienza cardiaca stabile, da moderata a severa.
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Carvedilolo è disponibile in 4 dosaggi: 3.125mg, 6.25mg, 12.5 mg o 25 mg.
Ipertensione essenziale:
Carvedilolo può essere usato come monoterapia, o in combinazione con altri medicinali antiipertensivi, specialmente con i diuretici tiazidici. Si raccomanda l’assunzione di una sola dose al giorno, tuttavia la singola dose massima suggerita è di 25 mg e la dose massima giornaliera raccomandata è di 50 mg.
Adulti:
La dose raccomandata iniziale è di 12.5 mg una volta al giorno per i primi due giorni. Successivamente si raccomandano 25 mg una volta al giorno. Se necessario la dose può essere ulteriormente aumentata gradualmente, ad intervalli di due settimane o maggiori.
Anziani:
La dose raccomandata iniziale è di 12.5 mg una volta al giorno che può anche essere sufficiente per continuare il trattamento. Tuttavia se la risposta terapeutica è inadeguata, la dose può essere aumentata ulteriormente in modo graduale ad intervalli di due settimane o maggiori.
Angina pectoris cronica stabile:
Adulti:
La dose raccomandata iniziale è di 12.5 mg due volte al giorno per due giorni. La dose usuale è poi di 25 mg due volte al giorno. Se necessario la dose può essere aumentata gradualmente, ad intervalli di due settimane o maggiori. La dose giornaliera massima raccomandata è di 100 mg in dosi suddivise (due volte al giorno).
Anziani:
La dose raccomandata iniziale è di 12.5 mg due volte al giorno per due giorni. Successivamente la dose usuale è di 25 mg due volte al giorno che è la dose massima raccomandata
Scompenso cardiaco:
Trattamento dell’insufficienza cardiaca da moderata a severa in aggiunta alla terapia convenzionale di base con diuretici, ACE-inibitori, digitale e/o vasodilatatori. Il paziente deve essere clinicamente stabile (nessun cambiamento di classe NYHA, nessuna ospedalizzazione dovuta ad insufficienza cardiaca) e la terapia di base deve essere stabile per almeno 4 settimane prima del trattamento. Inoltre il paziente deve avere una frazione di eiezione ventricolare sinistra ridotta, la frequenza cardiaca deve essere >50 b.m. e la pressione sistolica >85 mm Hg (vedere sezione 4.3 “Controindicazioni”).
La dose iniziale è di 3.125 mg due volte al giorno per 2 settimane. Se la dose iniziale è ben tollerata, la dose di carvedilolo può essere aumentata ad intervalli di due settimane o maggiori, fino a 6.25 mg due volte al giorno, seguita da 12.5 mg due volte al giorno e infine 25 mg due volte al giorno. La dose deve essere aumentata fino alla dose massima tollerata dal paziente.
La dose massima raccomandata è di 25 mg due volte al giorno per pazienti che pesano meno di 85 kg, e 50 mg due volte al giorno per quei pazienti che pesano più di 85 kg, sempre che lo scompenso non sia grave. Un aumento di dose fino a 50 mg due volte al giorno deve essere attuato sotto attenta supervisione medica del paziente.
Peggioramenti temporanei dei sintomi dell’insufficienza cardiaca possono avvenire all’inizio della terapia o in seguito ad aumento della dose, specialmente in pazienti con grave insufficienza cardiaca e/o in trattamento con dosi elevate di diuretici. Ciò di solito non richiede l’interruzione del trattamento, ma la dose non deve essere aumentata. Il paziente deve essere monitorato da un medico/cardiologo dopo l’inizio del trattamento con carvedilolo o dopo l’aumento della dose. Prima di ogni aumento di dose deve essere condotto un esame dei potenziali sintomi di peggioramento dell’insufficienza cardiaca o dei sintomi di eccessiva vasodilatazione (ad es.: funzionalità renale, peso corporeo, pressione sanguigna, frequenza e ritmo cardiaco). Il peggioramento dell’insufficienza cardiaca o la ritenzione di fluidi vanno trattati aumentando la dose di diuretico, e la dose di carvedilolo non deve essere aumentata fino a che il paziente non è stabilizzato. Se compare bradicardia o in caso di prolungamento della conduzione AV, il livello di digossina deve essere monitorato. Occasionalmente può essere necessario ridurre la dose di carvedilolo o interrompere temporaneamente il trattamento. Anche in questi casi la titolazione della dose di carvedilolo può continuare con successo.
Se la terapia con carvedilolo viene interrotta per più di 2 settimane, si deve ripartire dalla dose di 3.125 mg 2 volte al giorno e deve essere aumentata gradualmente secondo le raccomandazioni di cui sopra.
Insufficienza renale:
Il dosaggio deve essere determinato individualmente per ogni paziente, ma secondo i parametri farmacocinetici non c’è evidenza che l’aggiustamento della dose sia necessario nei pazienti con insufficienza renale.
Disfunzione epatica moderata:
Può essere richiesto un aggiustamento della dose.
Bambini ed adolescenti (<18 anni):
Non vi sono dati sufficienti sull’efficacia e la sicurezza di carvedilolo.
Anziani:
I pazienti anziani possono essere più suscettibili agli effetti del carvedilolo e devono essere monitorati più attentamente.
Come per gli altri beta-bloccanti e specialmente in pazienti con malattie coronariche, l’interruzione del carvedilolo deve avvenire gradualmente (vedere sezione 4.4 “Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego”).
Modo di somministrazione:
Non è necessario che le compresse vengano assunte ai pasti. Tuttavia si raccomanda che i pazienti con insufficienza cardiaca prendano il farmaco con il cibo, per permettere un assorbimento più lento riducendo il rischio di ipotensione ortostatica.
Insufficienza cardiaca della classe IV NYHA della classificazione dell’insufficienza cardiaca, che richiede trattamento inotropico endovenoso.
Malattia polmonare cronico ostruttiva (COPD) con ostruzione bronchiale (vedere sezione 4.4 “Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego”);
Disfunzione epatica clinicamente manifesta;
Asma bronchiale;
Blocco atrioventricolare di 2° o 3° grado;
Grave bradicardia (<50 b.m.);
Shock cardiogeno;
Sindrome del seno malato (compreso blocco seno-atriale);
Ipotensione grave (pressione sistolica ortostatica <85 mm Hg);
Ipersensibilità al carvedilolo o ad uno qualsiasi degli eccipienti;
Acidosi metabolica;
Angina di Prinzmetal;
Feocromocitoma non trattato;
Gravi disturbi circolatori delle arterie periferiche;
Trattamento endovenoso concomitante con verapamil o diltiazem (vedere sezione 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione”).
Avvertenze da considerare particolarmente in pazienti con insufficienza cardiaca.
Carvedilolo deve essere somministrato principalmente in aggiunta a diuretici, ACE-inibitori, digitale e/o vasodilatatori. La terapia deve iniziare solo se il paziente è stabilizzato nella terapia convenzionale di base da almeno 4 settimane. I pazienti scompensati devono essere ri-compensati. I pazienti con grave insufficienza cardiaca, deplezione del volume e di sali, anziani o pazienti con bassa pressione basale devono essere monitorati per circa 2 ore dopo la prima dose o dopo un aumento di dose poiché può manifestarsi ipotensione. L’ipotensione dovuta ad eccessiva vasodilatazione va trattata inizialmente riducendo la dose di diuretico. Se necessario la dose di carvedilolo può essere ulteriormente ridotta o temporaneamente sospesa. La dose di carvedilolo non deve essere di nuovo aumentata prima che i sintomi dovuti al peggioramento dell’insufficienza cardiaca o alla vasodilatazione siano sotto controllo.
Un peggioramento reversibile della funzionalità renale è stato osservato durante la terapia con carvedilolo in pazienti con scompenso cardiaco e bassa pressione (pressione sistolica <100 mm Hg), nei pazienti con cardiopatia ischemica, arteriosclerosi generalizzata, e/o insufficienza renale di base. In pazienti con scompenso cardiaco con questi fattori di rischio, la funzionalità renale deve essere monitorata durante l’aggiustamento della dose di carvedilolo. Se la funzionalità renale peggiora, la cura deve essere interrotta o la dose deve essere ridotta.
Durante la somministrazione concomitante di carvedilolo e digitale, deve essere tenuto presente che entrambi, sia il carvedilolo sia la digitale, prolungano il tempo di conduzione atrioventricolare (vedere sezione 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione”).
Altre avvertenze riguardo al carvedilolo ed i beta-bloccanti in generale:
I soggetti con malattia polmonare cronico ostruttiva che non usano medicazioni orali o inalatorie, non devono usare carvedilolo a meno che il beneficio superi i potenziali rischi. Se il carvedilolo viene dato a questi pazienti essi devono essere attentamente monitorati quando la terapia inizia e durante l’aggiustamento della dose. La dose di carvedilolo deve essere ridotta se il paziente manifesta segni di ostruzione bronchiale durante il trattamento.
Carvedilolo può mascherare segni e sintomi di ipoglicemia. Un alterato controllo del glucosio può presentarsi occasionalmente in pazienti con diabete mellito ed insufficienza cardiaca durante l’uso di carvedilolo. Pertanto nei pazienti diabetici che ricevono Carvedilolo è richiesto un attento monitoraggio mediante regolari dosaggi del glucosio ematico ed aggiustamento dei farmaci antidiabetici se necessario (vedere sezione 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione”).
Carvedilolo può mascherare i segni ed i sintomi della tireotossicosi.
Carvedilolo può causare bradicardia. Se vi è una diminuzione della frequenza cardiaca a meno di 55 battiti per minuto e si manifestano i sintomi associati alla bradicardia, la dose di carvedilolo deve essere diminuita.
Quando carvedilolo viene usato in associazione con gli agenti calcio-antagonisti, come verapamil e dialtiazem, o con altri anti-aritmici, specialmente amiodarone, la pressione sanguigna e l’ECG del paziente devono essere monitorati. La co-somministrazione endovenosa deve essere evitata (vedere sezione 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione”).
La cimetidina deve essere somministrata con cautela in associazione poiché gli effetti del carvedilolo possono venir aumentati (vedere sezione 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione”).
I portatori di lenti a contatto devono essere informati della possibilità di ridotta lacrimazione.
Cautela deve essere usata nel somministrare carvedilolo a pazienti con anamnesi di gravi reazioni di ipersensibilità e a quelli in terapia di desensibilizzazione, poiché i beta-bloccanti possono aumentare sia la sensibilità verso gli allergeni sia la gravità delle reazioni anafilattiche. Cautela deve essere usata quando si prescrivono beta-bloccanti a pazienti con psoriasi in quanto le reazioni cutanee possono essere aggravate.
Poiché carvedilolo è un beta-bloccante vasodilatatore, l’aggravamento di malattie vascolari periferiche è meno probabile che con i beta-bloccanti tradizionali. Tuttavia al momento, si dispone di scarsa esperienza clinica in questo gruppo di pazienti. Lo stesso dicasi per i pazienti con sindrome di Raynaud, ma vi può essere riacutizzazione dei sintomi.
I pazienti per i quali è nota una ridotta metabolizzazione della debrisochina, devono essere attentamente monitorati durante l’inizio della terapia (vedere sezione 5.2 “Proprietà Farmacocinetiche”).
A causa della limitata esperienza clinica, carvedilolo non deve essere somministrato a pazienti con ipertensione labile o secondaria, ortostasi, disturbi acuti infiammatori cardiaci, ostruzione emodinamicamente rilevante delle valvole cardiache o del tratto di flusso, malattie arteriose periferiche allo stadio terminale, trattamento concomitante con antagonisti dei recettori alfa1 o alfa2.
A causa della sua azione dromotropica negativa, carvedilolo deve essere somministrato con cautela in pazienti con blocco cardiaco di primo grado.
I beta-bloccanti riducono il rischio di aritmie durante l’anestesia, tuttavia può però aumentare il rischio di ipotensione. Pertanto si raccomanda cautela nell’uso di certi farmaci anestetici. Recenti studi suggeriscono tuttavia un beneficio dei beta-bloccanti nel prevenire la morbilità perioperatoria cardiaca e nella riduzione dell’incidenza delle complicazioni cardiovascolari.
Come per gli altri beta-bloccanti, carvedilolo non deve essere interrotto improvvisamente, soprattutto in quei pazienti che soffrono di ischemia cardiaca. Carvedilolo deve essere sospeso gradualmente in 2 settimane, ad esempio dimezzando la dose giornaliera ogni 3 giorni. Se necessario allo stesso tempo deve essere iniziata la terapia di sostituzione per prevenire la riacutizzazione dell’angina pectoris.
Questo prodotto medicinale contiene lattosio. I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, con deficienza di Lapp lattasi o malassorbimento di glucosio-galattosio, non devono assumere questo farmaco.
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Antiaritmici: A seguito della somministrazione di carvedilolo e diltiazem (per via orale), verapamil e/o amiodarone sono stati osservati casi isolati di disturbi della conduzione cardiaca, raramente con influenza sull’emodinamica. Pertanto come nel caso di altri beta-bloccanti, durante la contemporanea somministrazione di calcio-antagonisti del tipo del diltiazem e verapamil, bisogna attuare uno stretto monitoraggio sull’ECG e sulla pressione sanguigna, poiché il rischio di disturbi della conduzione AV o di insufficienza cardiaca viene aumentato (effetto sinergico). Un attento monitoraggio deve essere condotto quando si somministrano carvedilolo ed antiaritmici di classe I o amiodarone (per via orale). Bradicardia, arresto cardiaco e fibrillazione ventricolare sono state riportate subito dopo l’inizio di un trattamento con beta-bloccanti in pazienti che ricevono amiodarone. Vi è il rischio di insufficienza cardiaca in caso di concomitante terapia endovenosa con antiaritmici di classe Ia o Ic.
Il trattamento concomitante con reserpina, guanetidina, metildopa, guanfacina ed inibitori delle monoamino-ossidasi (ad eccezione dei MAO-B inibitori) può portare ad un ulteriore diminuzione della frequenza cardiaca. E’ raccomandato il monitoraggio dei parametri vitali.
Di-idropiridine. La somministrazione di di-idropiridine e carvedilolo deve essere attuata sotto attenta supervisione, poiché sono stati riportati insufficienza cardiaca e grave ipotensione.
Nitrati. Aumentati effetti ipotensivi.
Glucosidi cardiaci: Un aumento dei livelli di digossina allo “steady state” di circa il 16% e della digitossina di circa il 13% è stato osservato in pazienti ipertesi in connessione con l’uso concomitante di carvedilolo e digossina. Si raccomanda il monitoraggio delle concentrazioni plasmatiche di digossina all’inizio, all’interruzione o all’aggiustamento del trattamento con carvedilolo.
Altri farmaci antiipertensivi: Carvedilolo può potenziare gli effetti di altri medicinali assunti contemporaneamente che hanno azione antiipertensiva (per esempio antagonisti dei recettori alfa1) o medicinali che includono ipotensione tra gli effetti indesiderati come barbiturici, fenotiazine, antidepressivi triciclici, agenti vasodilatatori ed alcool.
Ciclosporina: Il livello plasmatico di ciclosporina aumenta con la somministrazione concomitante di carvedilolo. Si raccomanda che le concentrazioni di cefalosporina siano attentamente monitorate.
Antidiabetici inclusa l’insulina: L’effetto ipoglicemizzante dell’insulina e dei farmaci antidiabetici orali può essere intensificato. I sintomi di ipoglicemia possono essere mascherati. In pazienti diabetici è necessario un regolare monitoraggio del glucosio ematico.
Clonidina: Quando viene interrotto il trattamento concomitante di carvedilolo e clonidina, il carvedilolo deve essere sospeso diversi giorni prima della graduale riduzione della dose di clonidina.
Anestetici inalatori: Si deve prestare attenzione alle potenziali interazioni inotrope negative ed ipotensive del carvedilolo e degli anestetici durante l’anestesia.
Antinfiammatori non steroidei, estrogeni e corticosteroidi: L’effetto antiipertensivo del carvedilolo viene ridotto dalla ritenzione di acqua e di sodio.
Farmaci che inducono o inibiscono gli enzimi del citocromo P450: I pazienti che ricevono farmaci che inducono (es. rifampicina e barbiturici) o che inibiscono (es. cimetidina, ketoconazolo, fluoxetina, aloperidolo, verapamil, eritromicina) gli enzimi del citocromo P450, devono essere attentamente monitorati durante il trattamento concomitante con carvedilolo poiché le concentrazioni sieriche di carvedilolo possono essere ridotte dagli induttori enzimatici ed aumentate dagli inibitori enzimatici.
Simpaticomimetici con effetti alfa-mimetici e beta-mimetici. Rischio di ipertensione e di eccessiva bradicardia.
Ergotamina: Aumentata vasocostrizione.
Agenti con azione di blocco neuromuscolare. Aumentato blocco neuromuscolare.
Carvedilolo non è raccomandato durante la gravidanza e l’allattamento.
Carvedilolo non si è dimostrato teratogeno in studi su animali ma l’esperienza clinica riguardo la sicurezza in donne in gravidanza è insufficiente. (vedere sezione 5.3 “Dati preclinici di sicurezza”).
I beta-bloccanti riducono la perfusione placentare, che può portare a morte intrauterina del feto, ritardo dell’accrescimento fetale e nascita prematura. Inoltre nel feto e nel neonato possono manifestarsi reazioni avverse (soprattutto ipoglicemia, bradicardia, depressione respiratoria e ipotermia). Nel neonato c’è un aumentato rischio di complicazioni cardiache e polmonari nel periodo post-natale.
Carvedilolo deve essere usato durante la gravidanza solo se il potenziale beneficio per la madre supera ogni potenziale rischio per il feto/neonato.
Il trattamento deve essere interrotto 2-3 giorni prima la data prevista per il parto. Se questo non è possibile il neonato deve essere monitorato per i primi 2-3 giorni dopo la nascita.
Carvedilolo è una sostanza lipofila e studi negli animali in allattamento hanno mostrato che carvedilolo e i suoi metaboliti sono accumulati ed escreti nel latte materno, pertanto le madri che ricevono carvedilolo non devono allattare.
Alcuni individui possono presentare una ridotta vigilanza soprattutto all’inizio del trattamento, o quando il trattamento viene modificato. In condizioni di buon controllo terapeutico, carvedilolo non è noto per ridurre la capacità di guidare o usare macchinari.
Reazioni avverse si presentano principalmente all’inizio del trattamento.
Reazioni avverse in pazienti con insufficienza cardiaca riportate in studi clinici:
Le reazioni avverse insorte in studi clinici e non osservate come comuni in pazienti trattati con placebo, sono elencate nella tabella seguente:
| MOLTO COMUNI (>1/10) | COMUNI (>1/100, <1/10) | NON COMUNI (>1/1000, <1/100) | RARE (>1/10000, <1/1000) |
Alterazioni del sangue e sistema linfatico | | Trombocitopenia lieve | | |
Alterazioni del metabolismo e della nutrizione | Iperglicemia*, Edema, periferico, Ipervolemia, Ritenzione dei fluidi | | | |
Alterazioni del sistema nervoso | | Capogiri | | Sincope |
Disturbi oculari | Disturbi visivi | | | |
Alterazioni cardiache | Piedi edematosi, bradicardia | | | Blocco atrioventricolare totale Aggravamento dell’insufficienza cardiaca |
Alterazioni renali e delle vie urinarie | | | | Peggioramento della funzione renale |
Alterazioni del sistema vascolare | Ipotensione ortostatica | | | |
Alterazioni dell’apparato gastrointestinale | Nausea, Diarrea, Vomito | | Stitichezza | |
Disordini del sistema riproduttivo e della mammella | Edema genitale | | | |
Disordini generali e alterazioni del sito di somministrazione | Edema | | | |
*Iperglicemia (in pazienti con diabete mellito), (vedere 4.4 “Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego”)
Reazioni avverse rare sono risultate: insufficienza renale acuta e disturbi della funzione renale in pazienti con arteriosclerosi generalizzata e/o funzione renale alterata. La frequenza delle reazioni avverse non è dose dipendente, ad eccezione di capogiri, disturbi visivi, bradicardia ed aggravamento dell’insufficienza cardiaca.
La contrattilità cardiaca può diminuire durante la titolazione della dose, ma ciò è raro.
Reazioni avverse in pazienti con ipertensione ed angina riportate in studi clinici: Il profilo delle reazioni avverse in pazienti con ipertensione ed angina è simile a quello osservato in pazienti con insufficienza cardiaca. Tuttavia la frequenza delle reazioni avverse è inferiore nei pazienti con ipertensione ed angina.
| MOLTO COMUNI (>1/10) | COMUNI (>1/100, <1/10) | NON COMUNI (>1/1000, <1/100) | RARE (>1/10000, <1/1000) | MOLTO RARE (<1/10000) Inclusi i rapporti isolati |
Alterazioni del sangue e del sistema linfatico | | | | Lieve trombocitopenia Leucopenia | |
Alterazioni del metabolismo e della nutrizione | | Ipercolesterolemia | | Edema periferico | |
Disturbi psichiatrici | | | | Disturbi del sonno Depressione | |
Alterazioni del sistema nervoso | Capogiri* Cefalea* | | | Parestesia Sincope * | |
Disturbi oculari | Lacrimazione diminuita | | | | Disturbi visivi Irritazione degli occhi |
Alterazioni cardiache | Bradicardia * | | | | |
Alterazioni del sistema vascolare | Ipotensione ortostatica * | | | Insufficienza circolatoria periferica | |
Alterazioni dell’apparato respiratorio, del torace e del mediastino | | | | Congestione nasale | |
Alterazioni dell’apparato gastrointestinale | | Nausea Dolore addominale Diarrea | | Stitichezza Vomito | Secchezza delle fauci |
Alterazioni dell’apparato muscoloscheletrico, e tessuto connettivo | Dolore agli arti | | | | |
Alterazioni renali e delle vie urinarie | | | | Peggioramento della funzionalità renale | Difficoltà della minzione |
Disordini del sistema riproduttivo e della mammella | | | | | Impotenza |
Disordini generali e alterazioni del sito di somministrazione | Affaticamento * | | | | |
Parametri di laboratorio | | | | Aumento delle transaminasi sieriche | |
* Queste reazioni appaiono particolarmente all’inizio del trattamento.
Reazioni molto rare includono angina, blocco AV e riacutizzazione dei sintomi in pazienti con claudicazione intermittente o fenomeno di Reynaud.
Alterazioni dell’apparato respiratorio, del torace e del mediastino: Dispnea asmatica è stata osservata comunemente in pazienti predisposti.
Alterazioni della cute e del tessuto sottocutaneo: Varie reazioni cutanee sono state riportate raramente (es. esantema allergico, orticaria, prurito e reazione lichene piano-simile). Lesioni cutanee psoriasiche possono comparire o possono aggravarsi lesioni già presenti.
Beta-bloccanti non selettivi possono in particolare rendere manifesto un diabete mellito latente, aggravare un diabete manifesto o disturbare il controllo del glucosio ematico. Lievi alterazioni del bilancio del glucosio sono possibili, ma non comuni, anche durante il trattamento con carvedilolo.
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Sintomi: il sovradosaggio può causare grave ipotensione, bradicardia, insufficienza cardiaca, shock cardiogeno ed arresto cardiaco. Vi possono essere inoltre problemi respiratori, broncospasmo, vomito, riduzione del livello di coscienza e convulsioni.
Trattamento: in aggiunta alle normali procedure di trattamento, i parametri vitali devono essere monitorati e se necessario corretti in una unità di terapia intensiva. Le seguenti misure di supporto possono essere prese:
Atropina: 0.5 – 2 mg e.v. (per il trattamento della bradicardia grave)
Glucagone: inizialmente 1 -10 mg e.v. seguiti se necessario da un’infusione lenta di 2 – 5 mg/ora (al fine di mantenere la funzionalità cardiovascolare).
Simpaticomimetici secondo la loro efficacia ed il peso del paziente: dobutamina, isoprenalina o adrenalina.
Se la vasodilatazione periferica è il sintomo dominante del sovradosaggio, il paziente deve essere trattato con noradrenalina o etilefrina. La circolazione del paziente deve essere monitorata continuamente.
Se il paziente presenta una bradicardia che non risponde alla farmacoterapia, deve essere iniziata una terapia con pacemaker. Per il trattamento del broncospasmo devono essere somministrati beta-simpaticomimetici (come aerosol o e.v., se l’aerosol non fornisce un effetto adeguato) o teofillina e.v.. Se il paziente ha convulsioni, deve essere somministrato diazepam per iniezione e.v. lenta.
Carvedilolo è fortemente legato alle proteine. Pertanto non può essere eliminato mediante dialisi.
Importante! In casi di grave sovradosaggio quando il paziente è in stato di shock, il trattamento di supporto deve essere continuato per un periodo sufficientemente lungo, poiché l’eliminazione e la redistribuzione del carvedilolo è probabilmente più lenta del normale. La durata del trattamento con antidoti dipende dalla gravità del sovradosaggio; il trattamento di supporto deve continuare fino al ristabilimento del paziente.
Categoria farmacoterapeutica: Bloccanti dei recettori alfa e beta adrenergici.
Codice ATC: C07AG02
Carvedilolo è un beta-bloccante vasodilatatore non selettivo che riduce la resistenza vascolare periferica mediante un blocco selettivo dei recettori alfa1 e sopprime il sistema renina-angiotensina attraverso un blocco beta non selettivo. L’attività della renina plasmatica è ridotta e la ritenzione dei fluidi è rara.
Carvedilolo non possiede un’attività simpaticomimetica intrinseca (ISA). Come il propranololo ha proprietà stabilizzanti la membrana.
Carvedilolo è un racemo di due stereoisomeri. Entrambi gli enantiomeri sono risultati possedere attività di blocco alfa-adrenergico in modelli animali. Il blocco non selettivo dei beta1 e beta2 adrenocettori è attribuito all’S(-)enantiomero.
Le proprietà antiossidanti del carvedilolo e dei suoi metaboliti sono state dimostrate in vitro ed in vivo in studi sugli animali ed in vitro in numerosi tipi di cellule animali.
Nei pazienti ipertesi, una riduzione della pressione sanguigna non è associata ad un contemporaneo aumento delle resistenze periferiche, come osservato con gli agenti beta-bloccanti puri. La frequenza cardiaca viene leggermente diminuita. La gittata sistolica rimane immodificata. Il flusso ematico renale e la funzionalità renale rimangono invariati e così pure il flusso periferico, pertanto le estremità fredde spesso osservate con i beta-bloccanti sono un evento raro. Nei pazienti ipertesi il carvedilolo aumenta le concentrazioni plasmatiche di norepinefrina.
In trattamenti prolungati di pazienti con angina, il carvedilolo è risultato avere un effetto anti-ischemico e di alleviare il dolore. Studi emodinamici hanno dimostrato che carvedilolo riduce il pre- e post-carico ventricolare. In pazienti con disfunzione ventricolare sinistra o scompenso cardiaco congestizio, carvedilolo ha un favorevole effetto sull’emodinamica e sulla frazione di eiezione ventricolare sinistra e sulle dimensioni del ventricolo stesso.
Carvedilolo non ha effetto negativo sul profilo lipidico del siero o sugli elettroliti. Il rapporto tra HDL (lipoproteine ed alta densità) ed LDL (lipoproteine a bassa densità) rimane invariato.
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Descrizione generale. La biodisponibilità assoluta del carvedilolo somministrato per via orale è circa il 25%. Il picco plasmatico si raggiunge in 1 ora. C’è una relazione lineare tra la dose e la concentrazione plasmatica. In pazienti con idrossilazione lenta della debrisochina, le concentrazioni plasmatiche del carvedilolo aumentano di 2-3 volte rispetto ai metabolizzatori rapidi della debrisochina. Il cibo non influenza la biodisponibilità benché il tempo per raggiungere la massima concentrazione plasmatica sia aumentato. Carvedilolo è un composto altamente lipofilo. Circa il 98-99% è legato alle proteine plasmatiche. Il volume di distribuzione è circa 2 l/kg. L’effetto di “primo passaggio” dopo somministrazione orale è d circa 60-75%.
L’emivita media del carvedilolo è di 6-10 ore. La clearance plasmatica è di circa 590 ml/min. L’eliminazione è principalmente biliare. La via principale di escrezione è quella fecale. Una minor frazione viene eliminata per via renale come metaboliti.
Carvedilolo è largamente metabolizzato in una serie di metaboliti che sono principalmente escreti attraverso la bile. Carvedilolo è metabolizzato nel fegato principalmente attraverso ossidazione dell’anello aromatico e glucoronidazione. La demetilazione e l’idrossilazione sull’anello fenolico produce tre metaboliti attivi con azione beta-bloccante. Paragonati al carvedilolo i tre metaboliti attivi dimostrano una debole azione vasodilatatrice. Sulla base di studi preclinici, i metaboliti 4-idrossi-fenolici sono circa 13 volte più potenti del carvedilolo come beta-bloccanti. Tuttavia nell’uomo le loro concentrazioni sono circa dieci volte più basse del carvedilolo. Due dei metaboliti idrossicarbazolici del carvedilolo sono potenti antiossidanti, con una potenza 30-80 volte quella del carvedilolo.
Proprietà nei pazienti. Le proprietà farmacocinetiche del carvedilolo sono influenzate dall’età; i livelli plasmatici sono circa il 50% più alti negli anziani rispetto ad individui più giovani. In uno studio di pazienti con cirrosi epatica, la biodisponibilità del carvedilolo era quattro volte più alta, il picco plasmatico cinque volte più alto e il volume di distribuzione era tre volte più grande di quello riscontrato nei soggetti sani.
In pazienti ipertesi con insufficienza renale da moderata (clearance della creatinina 20-30 ml/min), o grave (clearance <20 ml/min) è stato osservato un aumento delle concentrazioni plasmatiche del carvedilolo di circa il 40-55% rispetto a quelle rilevate in pazienti con una normale funzionalità renale. Tuttavia c’era una grande variabilità dei risultati.
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Studi su ratti e topi non hanno rivelato un potenziale carcinogenetico del carvedilolo alle dosi di 75 mg/kg e 200 mg/kg (38-100 volte la dose massima giornaliera nell’uomo).
Carvedilolo ha dimostrato di non avere potenziale mutageno in studi condotti su mammiferi o altri animali in vitro ed in vivo.
Quando alte dosi di carvedilolo sono state somministrate a femmine di ratto gravide (≥ 200 mg/kg = ≥100 volte la dose massima giornaliera nell’uomo) sono stati osservati effetti indesiderati sulla gravidanza e sulla fertilità. La crescita fisica e lo sviluppo del feto erano ritardati alle dosi ≥ 60 mg/kg (≥ 30 volte la dose massima giornaliera nell’uomo). Embriotossicità (aumentata morte dopo l’impianto dell’embrione) ma non malformazioni è stata osservata in ratti e conigli a dosi rispettivamente di 200 mg/kg e 75 mg/kg (38-100 volte la dose massima giornaliera nell’uomo).
Nucleo della compressa: Cellulosa microcristallina, lattosio monoidrato, crospovidone, povidone, silice colloidale anidra diossido, magnesio stearato.
Rivestimento della compressa: idrossipropilmetilcellulosa, titanio diossido (E171), trietilcitrato, macrogol, polidestrosio.
Non pertinente.
2 anni.
Conservare nella confezione originale per proteggerlo dalla luce.
Conservare a temperatura non superiore ai 30°C.
Flacone di plastica (HDPE) o blister (PVC/Al)
Confezioni: 10, 14, 28, 30, 50, 56, 98 e 100 compresse.
Nessuna istruzione particolare.
A.W.P. s.r.l.
Via Turati, 29
Milano (IT)
036775118
036775284
21/11/2005
27/06/2007