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CATAPRESAN soluzione iniettabile
Una fiala contiene:
Principio attivo: clonidina cloridrato 150 mcg.
Per gli eccipienti vedere sezione 6.1.
Soluzione iniettabile per uso sottocutaneo, intramuscolare ed endovenoso lento.
Crisi ipertensive e casi di ipertensione in cui sussiste un'impossibilità temporanea alla somministrazione orale o questa non si dimostra abbastanza efficace. La via parenterale è riservata ai casi ospedalizzati.
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Il trattamento dell'ipertensione richiede una costante supervisione da parte del medico.
La dose di Catapresan deve essere individuata in funzione della risposta pressoria del singolo paziente.
Nelle crisi ipertensive e nei pazienti ospedalizzati si può ricorrere a Catapresan fiale.
La somministrazione per via sottocutanea o i.m. di Catapresan soluzione iniettabile deve essere effettuata ponendo il paziente in posizione supina onde evitare occasionali fenomeni ortostatici.
L'iniezione può essere praticata per via sottocutanea, intramuscolare o endovenosa lenta (1 fiala diluita in almeno 10 ml di soluzione salina fisiologica, durata dell'iniezione 10 minuti). Per l'infusione e.v. si consiglia una dose di 0,2 mcg/kg/min. La velocità di infusione non deve superare i 0,5 mcg/kg/min. per evitare aumenti pressorii transitori. Per infusione non deve essere superata la dose di 150 mcg.
Se necessario, le fiale possono essere somministrate per via parenterale 4 volte al giorno.
Insufficienza renale:
La dose deve essere corretta in funzione della risposta individuale all'antiipertensivo, che può essere molto variabile nei pazienti affetti da insufficienza renale; è necessario un attento monitoraggio. Poiché solo una minima frazione di clonidina viene eliminata mediante l'emodialisi routinaria, non vi è alcuna necessità di somministrare ulteriormente il farmaco dopo la dialisi.
Il Catapresan non deve essere somministrato a pazienti con ipersensibilità accertata al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti e a pazienti con bradiaritmia grave causata o da malattia del nodo del seno o da blocco atrio-ventricolare di 2° o 3° grado.
Il Catapresan deve essere somministrato con cautela in pazienti affetti da insufficienza coronarica di grado severo, insufficienza renale cronica, malattie cerebrovascolari, infarto miocardico recente e bradiaritmia lieve o moderata. La somministrazione in pazienti affetti da polineuropatia, malattia di Raynaud ed altre affezioni di tipo ostruttivo del circolo periferico va effettuata con estrema cautela; analoghe precauzioni andranno osservate in pazienti depressi o che abbiano sofferto di disturbi depressivi, essendo stati segnalati rari casi di insorgenza o accentuazione di tali disturbi.
Il Catapresan non è efficace nell'ipertensione da feocromocitoma.
Durante la prima settimana del trattamento, l'azione ipotensiva del Catapresan può accompagnarsi ad un effetto sedativo. La sedazione di regola si attenua durante la prosecuzione della terapia. In caso di necessità si deve procedere ad una riduzione della posologia sotto controllo medico.
L'eventuale sospensione del trattamento deve avvenire esclusivamente sotto controllo medico e gradualmente con dosi a scalare, nell'arco di alcuni giorni, onde evitare un conseguente brusco aumento dei valori pressori con la classica sintomatologia (agitazione nervosa, cefalea, ecc.). Si devono pertanto avvertire i pazienti di non sospendere la terapia senza aver prima consultato il medico curante.
Qualora si voglia interrompere la terapia, il medico deve ridurre progressivamente la dose nell'arco di di 2-4 giorni. Se è necessario interrompere un concomitante trattamento a lungo termine con ß-bloccanti, è opportuno sospendere prima il ß-bloccante e poi la clonidina.
In pazienti che hanno manifestato reazioni cutanee locali al Catapresa TTS, il passaggio alla terapia orale con clonidina potrebbe comportare l'insorgenza di rash diffuso.
Questo prodotto medicinale contiene sodio: può non essere adatto per i soggetti che devono seguire una dieta a basso contenuto di sodio.
Tenere il medicinale fuori dalla portata dei bambini.
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La riduzione nella pressione arteriosa indotta dalla clonidina può essere potenziata dalla somministrazione concomitante di altri farmaci ipotensivi. Ciò può essere sfruttato dal punto di vista terapeutico somministrando altri tipi di antiipertensivi come diuretici, vasodilatatori, beta-bloccanti, calcio-antagonisti ed ACE-inibitori, ma non alfa1-bloccanti.
I farmaci che inducono un aumento della pressione o una ritenzione idrica e di ioni sodio, come gli antiinfiammatori steroidei, possono ridurre l'efficacia della clonidina.
Le sostanze con attività alfa2-bloccante possono inibire gli effetti della clonidina mediati dai recettori alfa2 in modo proporzionale alla dose.
La somministrazione concomitante di sostanze con attività cronotropa o dromotropa negativa come i beta-bloccanti o i glicosidi della digitale possono causare o potenziare i disturbi del ritmo nelle bradicardie. Non è da escludersi che la somministrazione concomitante di un beta-bloccante possa causare o potenziare le disfunzioni vascolari periferiche.
La somministrazione concomitante di antidepressivi triciclici o neurolettici con attività alfa-bloccante può ridurre o annullare l'effetto antiipertensivo della clonidina e provocare o aggravare i fenomeni di alterazione della regolazione ortostatica.
Gli effetti depressivi sul S.N.C. di farmaci, come pure di alcoolici, possono risultare potenziati dalla somministrazione contemporanea di clonidina.
In pazienti in stato di delirio alcolico è stato osservato che elevate dosi per endovena di Catapresan possono aumentare il rischio che l'aloperidolo, in dosi elevate per e.v., causi aritmie (prolungamento del QT, fibrillazione ventricolare). Non è stata confermata la relazione causale e l'importanza dal punto di vista del trattamento antiipertensivo.
Durante la gravidanza, Catapresan, come ogni farmaco, va somministrato solo nei casi di effettiva necessità e sotto il diretto controllo del medico.
La clonidina passa la barriera placentare e può ridurre il ritmo cardiaco del feto. Dopo il parto potrebbe verificarsi un transitorio aumento nella pressione arteriosa del neonato.
Non vi sono dati sufficienti riguardanti l'effetto a lungo termine dell'esposizione prenatale al farmaco.
A causa della mancanza di dati disponibili, si sconsiglia la somministrazione di Catapresan durante l'allattamento.
Durante la gravidanza sono da preferirsi le forme orali di clonidina e deve essere evitata la somministrazione e.v.
A causa dell'azione sedativa il Catapresan può influenzare la capacità di reazione (attitudine alla guida, lavori su macchinari che richiedono particolare attenzione. ecc.).
La maggior parte degli effetti indesiderati sono lievi e tendono a diminuire nel corso della terapia.
Gli effetti indesiderati più frequenti sono sedazione e secchezza delle fauci.
Talvolta sono stati osservati, inoltre, costipazione, nausea e vomito, cefalea, malessere, impotenza, riduzione della libido, ginecomastia, disturbi dell'ortostatismo, parestesia alle estremità, sindrome di Raynaud, dolore alle ghiandole parotidi, secchezza della mucosa nasale e riduzione del flusso lacrimale (attenzione per i portatori di lenti a contatto), reazioni cutanee quali rash, orticaria, prurito e alopecia.
Possono infine manifestarsi disturbi del sonno, incubi, depressione, disturbi percettivi, allucinazioni, confusione e difficoltà nell'accomodazione.
Sono stati osservati casi estremamente rari di pseudo-ostruzioni del grande intestino nei pazienti predisposti.
La clonidina può causare o aggravare disfunzioni causanti bradiaritmie, quali bradicardia sinusale o blocco atrio-ventricolare.
Molto raramente sono stati riportati fenomeni di aumento transitorio della glicemia.
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Sintomi:
L'intossicazione da clonidina si manifesta con una generale depressione del simpatico, che comprende costrizione della pupilla, letargia, bradicardia, ipotensione, ipotermia, coma, apnea. Può inoltre manifestarsi ipertensione paradossa in seguito alla stimolazione dei recettori periferici alfa1.
Trattamento:
Il trattamento d'emergenza consiste nella lavanda gastrica e nella somministrazione di farmaci analettici e/o vasopressori.
Proprietà farmacodinamiche
Categoria farmacoterapeutica: Antiipertensivi. Agonisti dei recettori dell’imidazolina.
Codice atc: C02AC01
L'azione della clonidina cloridrato si esplica prevalentemente a livello del sistema nervoso centrale, determinando una riduzione del tono simpatico e delle resistenze periferiche e renali, del ritmo cardiaco e della pressione. Il flusso plasmatico renale e la velocità di filtrazione glomerulare rimangono essenzialmente invariati. I normali riflessi posturali non vengono alterati, quindi i fenomeni ortostatici sono miti e poco frequenti.
Durante la terapia a lungo termine, la gettata cardiaca tende a riportarsi sui valori standard, mentre le resistenze periferiche rimangono ridotte. Nella maggior parte dei pazienti è stata osservata una diminuzione della frequenza cardiaca, ma il farmaco non altera la normale risposta emodinamica allo sforzo.
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La farmacocinetica della clonidina è proporzionale alla dose nel range 100-600 mcg. La clonidina, viene rapidamente ed estesamente distribuita ai tessuti ed attraversa sia la barriera emato-encefalica che la placenta. Il legame alle proteine plasmatiche è del 30-40 %. L'emivita plasmatica media della clonidina è pari a 13 ore (10-20 ore). L'emivita non dipende né dal sesso né dalla razza del paziente ma può essere prolungata fino a 41 ore in pazienti con gravi disfunzioni renali. Circa il 70 % della dose somministrata viene escreta nelle urine, principalmente in forma immodificata (40-60 % della dose). Il metabolita principale (p-idrossiclonidina) è farmacologicamente inattivo. Circa il 20 % del totale somministrato viene escreto con le feci.
L'effetto antiipertensivo viene raggiunto a concentrazioni plasmatiche comprese tra 0,2 e 1,5 ng/ml in pazienti con normale funzionalità escretoria. Un ulteriore aumento dei livelli plasmatici non comporta un aumento dell'effetto antiipertensivo.
Sono stati condotti studi a dosi singole in cinque specie animali mediante somministrazione orale e parenterale, ottenendo valori orali di DL50 pari a 70,8 mg/kg nel topo e di 192 mg/kg nel ratto; il range di DL50 è risultato di 80 mg/kg nel coniglio, > 30 mg/kg nel cane, 150 mg/kg nella scimmia. Per via sottocutanea sono stati ottenuti i seguenti valori di DL50: > 3 mg/kg nel cane, 153 mg/kg nel ratto, mentre dopo somministrazione endovenosa la dose letale è risultata compresa nel range di 26 mg/kg nel topo, 69 mg/kg nel ratto, 45 mg/kg nel coniglio e 6,25 mg/kg nel cane.
In ogni specie ed indipendentemente dalla via di somministrazione sono stati osservati, quali segni di tossicità, esoftalmo, atassia e tremore. Prima della morte si manifestano convulsioni tonico-cloniche. Inoltre sono stati osservati eccitamento ed aggressività alternate a sedazione (topo, ratto, cane), salivazione e tachipnea (cane), ipotermia ed apatia (scimmia).
Negli studi a dosi ripetute della durata di 18 mesi, la clonidina è risultata ben tollerata in dosi orali di 0,1 mg/kg (ratto), 0,03 mg/kg (cane) e 1,5 mg/kg (scimmia). Per via sottocutanea, in uno studio a tre mesi nel ratto, il livello che non ha comportato effetti tossici è risultato di 0,05 mg/kg. Per somministrazione endovenosa, il cane ha tollerato dosi di 0,1 mg/kg per 4 settimane ed i conigli dosi di 0,01 mg/kg per 5 settimane. Dosi più elevate causano iperattività, aggressività, riduzione nell'assunzione di cibo e nell'aumento di peso (ratto), sedazione (coniglio) o cardio- ed epato-megalia con aumento del tasso plasmatico di GPT, fosfatasi alcalina e di -globuline e necrosi focali del fegato (cane).
Non è stato evidenziato alcun potenziale teratogeno in seguito alla somministrazione di 2,0 mg/kg p.o. nel topo e nel ratto, di 0,09 mg/kg p.o. nel coniglio, di 0,015 mg/kg s.c. nel ratto, di 0,15 mg/kg i.v. nel coniglio.
Gli studi sulla fertilità nel ratto indicano che dosi orali di 0,075 mg/kg vengono ben tollerate. Dosi di 0,15 mg/kg non hanno alcun effetto sullo sviluppo peri- e post-natale dei piccoli.
I test di Ames e del micronucleo non danno alcuna indicazione di potenziale mutageno; lo studio di carcinogenesi sul ratto non ha rivelato una tendenza a favorire neoplasie.
La somministrazione per endovena ed intrarteriosa nella cavia e nel coniglio è risultata ben tollerata e non ha indicato alcuna tendenza a causare sensibilizzazione.
Sodio cloruro, acqua p.p.i.
Nessuna incompatibilità accertata.
5 anni a confezionamento integro.
Nessuna particolare condizione per la conservazione.
Fiale di vetro neutro incolore, classe idrolitica I.
CATAPRESAN 150 mcg/ml soluzione iniettabile- 5 fiale da 1 ml
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BOEHRINGER INGELHEIM ITALIA S.p.A.
Reggello (Firenze) - Loc. Prulli 103/c
CATAPRESAN 150 mcg/ml soluzione iniettabile A.I.C. n. 021502036
Prima autorizzazione: 26.9.1969 Rinnovo dell’autorizzazione: 01.06.2005
01/01/2004