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CLlNORlL
Ogni compressa contiene:
sulindac mg 200.
Per gli eccipienti, vedere 6.1
30 compresse da 200 mg.
Artrosi, artrite reumatoide, spondilite anchilosante, artrite gottosa acuta, reumatismi fibromiositici quali periartriti, borsiti, tendiniti, tenosinoviti, dorsalgie benigne, lombalgie e lombaggini.
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La posologia ed il tipo di trattamento variano in relazione alle indicazioni cliniche.
CLlNORlL può essere somministrato mattina e sera con liquidi od alimenti.
La posologia raccomandata è di 400 mg al giorno.
Comunque, il dosaggio può essere diminuito in relazione alla risposta clinica.
Non sono raccomandate dosi superiori ai 400 mg/die.
Nell'artrite gottosa acuta è di solito adeguata una terapia di 7 giorni.
Nel trattamento di pazienti anziani la posologia deve essere attentamente stabilita dal medico che dovrà valutare una eventuale riduzione dei dosaggi sopraindicati.
Il sulindac non deve essere somministrato:
nei pazienti che sono allergici alla sostanza; nei pazienti che in seguito a somministrazione di acido acetilsalicilico o di altri anelgesici antiinfiammatori non steroidei hanno manifestato crisi di asma, orticaria o rinite; in caso di sanguinamento gastrointestinale in atto; in presenza di ulcera peptica in fase attiva; in caso di gravidanza e di allattamento; nei bambini.
L´uso di Clinoril, come di qualsiasi altro farmaco inibitore della sintesi delle prostaglandine e della cicloossigenasi è sconsigliato nelle donne che intendano iniziare una gravidanza.
La somministrazione di Clinoril dovrebbe essere sospesa nelle donne che hanno problemi di fertilità o che sono sottoposte ad indagini sulla fertilità.
In pazienti in trattamento con sulindac sono stati segnalati casi di ulcera peptica e di sanguinamento gastrointestinale.
Quando è somministrato a pazienti con storia di malattie del tratto gastrointestinale superiore ed inferiore, è necessaria una attenta osservazione dello stesso ed il medico deve valutare i benefici della terapia rispetto ai possibili rischi.
Aumenti significativi (3 volte il limite superiore normale) delle SGPT a SGOT si sono verificati in studi clinici controllati in meno dell'1% dei pazienti sottoposti a tale terapia.
Pazienti con segni o sintomi che depongono per una diminuzione della funzionalità epatica in cui si presentino delle anormalità nei test epatici, devono essere controllati per evidenziare lo sviluppo di una eventuale più severa reazione epatica durante la terapia.
In pazienti con funzionalità epatica compromessa si possono avere livelli ematici dei metabaliti solfuro e solfone ritardati, elevati e prolungati.
Tali pazienti devono essere monitorizzati attentamente, può essere necessaria una riduzione del dosaggio giornaliero.
Entro i primi tre mesi di terapia si possono verificare casi di epatite e/o ittero con o senza febbre.
In alcuni pazienti questi reperti sono compatibili con quelli di una epatite colostatica.
Durante terapia con sulindac si è avuta febbre ed altri reperti di ipersensibilità, incluse alterazioni di uno o più test di funzionalità epatica e reazioni cutanee.
Alcuni di questi pazienti sono deceduti.
Si deve considerare l'eventualità di valutare la funzione epatica qualora un paziente in terapia con sulindac sviluppi una febbre inspiegabile, rash o altre reazioni dermatologiche e/o altri sintomi.
Se si ha febbre o altro segno di ipersensibilità la terapia deve essere sospesa.
In tali pazienti la terapia con sulindac non deve essere reintegrata.
Dopo la sospensione della terapia, la temperatura elevata e le alterazioni della funzione epatica causate dal sulindac caratteristicamente tornano normali.
Benchè il sulindac sia un inibitore della funzione piastrinica meno potente dell'acido acetilsalicilico ed abbia un effetto minore sul tempo di sanguinamento, ha effetto sulla funzionalità delle piastrine; per cui i pazienti che abbiano problemi al riguardo debbono essere osservati attentamente in corso di somministrazione con il sulindac.
A seguito di segnalazioni di alterazioni oculari con F.A.N.S., si raccomanda di effettuare test oftalmologici ai pazienti che si lamentassero di disturbi oculari in corso di terapia con il sulindac.
Poiché il sulindac viene eliminato principalmente per via renale, i pazienti con alterazioni significative della funzionalità renale devono essere attentamente seguiti e si deve procedere ad una opportuna riduzione della posologia giornaliera per evitare accumulo della sostanza.
In qualche paziente si è osservato insorgere di edema periferico.
Pertanto, al pari di altri F.A.N.S., il sulindac deve essere usato con cautela nei pazienti con funzionalità cardiaca compromessa, con ipertensione o con altre malattie che predispongono alla ritenzione di liquidi.
La terapia con sulindac può permettere una riduzione o la eliminazione dell'uso di corticosteroidi in alcuni pazienti con artrite reumatoide; tuttavia questa riduzione dovrà essere effettuata gradualmente in vari mesi.
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Il DMSO (dimetilsolfossido) non deve essere usato con il sulindac.
E´ stato riferito che la somministrazione concomitante riduce i livelli plasmatici del metabolita solfuro attivo e può potenzialmente ridurne l'efficacia.
Inoltre, è stato riportato che questa associazione causa una neuropatia periferica.
Il sulindac non ha mostrato alcuna prova di interazione clinicamente significativa con gli anticoagulanti orali o con gli ipoglicemizzanti orali.
Tuttavia, è opportuno somministrarlo con cautela nei pazienti in trattamento con queste sostanze.
La concomitante somministrazione di sulindac e acido acetisalicilico in volontari sani ha ridotto significativamente i livelli plasmatici del metabolita attivo solfuro; quindi l'associazione è sconsigliata.
La biodisponibilità del sulindac non viene modificata dalla contemporanea somministrazione di un antiacido contenente idrossido di alluminio e magnesio.
La concomitante somministrazione di sulindac e diflunisal in volontari sani ha abbassato i livelli plasmatici del metabolita attivo solfuro di circa un terzo.
Il probenecid dato in associazione con il sulindac ha avuto solo un lieve effetto sui livelli plasmatici del solfuro, mentre i livelli plasmatici del sulindac e del solfone aumentarono.
Il sulindac ha mostrato di produrre una modesta riduzione sull'azione uricosurica del probenecid, che probabilmente non è significativa nella maggior parte dei casi.
In generale il sulindac non riduce gli effetti antiipertensivi di molte sostanze usate per il trattamento dell'ipertensione lieve-moderata a differenza di quanto fanno la maggior parte degli altri F.A.N.S..
Tuttavia, la pressione dei pazienti che assumano sulindac in associazione con sostanze ipotensive deve essere attentamente monitorizzata.
Contrariamente a quanto si verifica con altri F.A.N.S., la somministrazione contemporanea di sulindac e litio non sembra provocare aumenti significativi dei livelli plasmatici del litio.
Il sulindac non deve essere somministrato a donne in gravidanza e durante l'allattamento in quanto la sua innocuità non è stata stabilita.
Il sulindac può modificare l'integrità di vigilanza in modo tale da compromettere la guida di autoveicoli e l'impiego in attività che richiedono prontezza di riflessi.
Il sulindac è generalmente ben tollerato e gli effetti collaterali riscontrati possono regredire con la riduzione del dosaggio.
Con maggior frequenza sono stati segnalati i seguenti effetti indesiderati:
Gastrointestinali:
dolore e/o crampi gastrointestinali, dispepsia, nausea, vomito, diarrea, stipsi, flatulenza, anoressia.
Dermatologici:
rash, prurito.
A carico del S.N.C.:
vertigini, cefalea, nervosismo.
Altri:
tinnito, edema.
Più raramente sono stati riportati i seguenti effetti indesiderati:
Gastrointestinali:
gastrite o gastroenterite, ulcera peptica, sanguinamento gastrointestinale; raramente sono stati segnalati casi di emorragia o di perforazione gastrointestinale.
Si sono avuti dei decessi.
Alterazione dei test di funzionalità epatica, ittero a volte con febbre, colostasi, epatite, pancreatite.
Dermatologici:
stomatite, secchezza e irritazione delle mucose, alopecia, fotosensibilità, eritema multiforme, necrolisi epidermica tossica, sindrome di Stevens-Johnson, dermatite esfoliativa.
Cardiovascolari:
scompenso cardiaco congestizio, specie in pazienti con funzionalità cardiaca compromessa, palpitazione, ipertensione.
Ematologici:
trombocitopenia, ecchimosi, porpora, leucopenia, agranulocitosi, neutropenia, depressione midollare incluso anemia aplastica, anemia emolitica, aumento del tempo di protrombina in pazienti in trattamento con anticoagulanti orali.
Genito-urinari:
discolorazione delle urine, sanguinamento vaginale, ematuria, compromissione renale, inclusa l'insufficienza renale; nefrite interstiziale, sindrome nefrosica.
Psichiatrici:
depressione, disturbi psichici incluse psicosi acute.
A carico del S.N.C.:
capogiri, sonnolenza, insonnia, sudorazione, astenia, parestesia, convulsioni, sincope e meningite asettica.
A carico degli organi di senso:
visione offuscata, ipoacusia, disgeusia.
Altri:
epistassi.
Reazioni di ipersensibilità:
Anafilassi ed edema angioneurotico.E' stata riportata una apparente sindrome da ipersensibilità potenzialmente fatale.
Questa sindrome può includere sintomi costituzionali (febbre, brividi), reperti cutanei (rash o altre reazioni dermatologiche - vedere prima), coinvolgimento di organi importanti (variazioni nei test di funzionalità epatica, ittero, pancreatite, polmonite, leucopenia, eosinofilia, anemia, compromissione renale, inclusa insufficienza renale) ed altri reperti meno specifici (adenite, artralgia, fatica, dolore toracico).
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Sono stati riferiti casi di sovradosaggio (raramente si sono avuti decessi).
I sintomi osservati sono stati:
stupore, coma, oliguria ed ipotensione.
In caso di sovradosaggio acuto svuotare lo stomaco mediante vomito o lavanda gastrica ed il paziente tenuto in osservazione, va sottoposto a terapia sintomatica e di supporto.
Studi su animali mostrano che l'assorbimento è diminuito dalla pronta somministrazione di carbone attivato e l'eliminazione favorita dall'alcalinizzazione delle urine.
Il sulindac, antiinfiammatorio non steroideo derivato dall'indene, è dotato di attività analgesica ed antipiretica.
Nell'organismo il sulindac subisce due biotrasformazioni:
riduzione reversibile del metabolita solfuro e ossidazione irreversibile del metobolica solfone.
Il suo meccanismo d'azione come quello degli altri F.A.N.S.
è sconosciuto.
E´ stato ipotizzato che l'inibizione della sintesi delle prostaglandine è alla base del meccanismo d'azione dei farmaci antiinfiammatori non steroidei.
Dato che CLINORlL viene escreto nelle urine principalmente come forma biologicamente inattiva, esso potrebbe influire nella funzione renale meno di altri farmaci antiinfiammatori non steroidei, comunque, con Clinoril sono stati riferiti effetti indesiderati a livello renale.
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La farmacocinetica del sulindac, studiata con il composto marcato, ha mostrato che nell'uomo viene assorbito circa il 90% della dose somministrata per via orale.
Le concentrazioni massime del metabolita solfuro biologicamente attivo vengono raggiunte in circa 2 ore, se somministrate a digiuno, ed in circa 3.4 ore se somministrate con il cibo.
L'emivita plasmatica media è di circa 7.8 ore, mentre quella del metabolita solfuro è di circa 16 ore.
Il sulindac ed i suoi due più importanti metaboliti vanno incontro ad una notevole ricircolazione enteroepatica negli animali.
Una simile ricircolazione enteroepatica, insieme alla reversibilità del metabolismo, probabilmente contribuisce, in maniera determinante, alla notevole persistenza dei livelli ematici della sostanza in forma attiva.
La via più importante di escrezione nell'uomo è la via urinaria sia per il sulindac che per il metabolita solfone ed i suoi coniugati glucoronidi.
Circa il 50% di una dose orale è escreta nelle urine per la maggior parte come metabolita solfone, meno dell'1% come solfuro.
Circa il 25% di una dose orale è stato trovato nelle feci principalmente come metabolita solfone e solfuro.
Dopo singole dosi orali acute, le DL50 nei topi femmine, nei ratti maschi e femmine e nei conigli maschi e femmine sono state rispettivamente 575, 365 e 413 mg/Kg.
Il composto è risultato più tossico dopo somministrazione i.p.
che dopo somministrazione p.o..
Negli studi teratogenici nel topo e nel ratto, i più alti dosaggi testati (60 mg/Kg nel topo e 40 mg/Kg nel ratto) hanno prodotto una riduzione nell'aumento del peso materno ed una diminuzione del peso del feto.
Non si è riscontrata, comunque, alcuna prova di embriotossicità o teratogenicità a qualsiasi dose testata (da 10 a 60 mg/Kg nel topo e da 10 a 40 mg/Kg nel ratto).
La somministrazione di F.A.N.S.
a ratte gravide può determinare restrizione del dotto arterioso fetale.
Cellulosa microcristallina, amido pregelatinizzato, magnesio stearato.
Non sono note incompatibilità con altri farmaci.
Validità:
5 anni.
CLlNORlL dovrà essere protetto da calore eccessivo o da una esposizione diretta alla luce o all'umidità
Blister in PVC ed alluminio.
30 compresse da 200 mg
Nessuna istruzione particolare.
NEOPHARMED S.p.A.
Via G.
Fabbroni, 6 - 00191 Roma.
30 compresse da 200 mg 023410044
Giugno 2000
ND
Gennaio 2003