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CLOPIXOL 200 MG/ML SOLUZIONE INIETTABILE A RILASCIO PROLUNGATO PER USO INTRAMUSCOLARE
1 fiala da 1 ml contiene:
Principio attivo: Zuclopentixolo decanoato 200 mg.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Soluzione iniettabile.
Olio limpido, di colore giallastro, praticamente privo di particelle.
Sindromi dissociative acute e croniche nonché altre sindromi paranoidi ed allucinatorie, specie quando il quadro clinico è caratterizzato da ansietà ed inquietudine, ipereccitabilità psicomotoria e reazioni affettive.
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Il trattamento deve essere iniziato in ambiente ospedaliero, effettuato sotto il controllo del medico specialista. Clopixol 200 mg/ml soluzione iniettabile a rilascio prolungato per uso intramuscolare va somministrato per iniezione intragluteale profonda, in genere in dose da 200 a 400 mg (da 1 ml a 2 ml), ad intervalli compresi tra 2 e 4 settimane, in funzione dell’effetto terapeutico. In alcuni pazienti sono necessarie dosi più elevate od iniezioni ad intervalli più brevi. Di solito si inizia il trattamento con iniezione di 100 mg i.m.; dopo una settimana od alla ricomparsa dei sintomi, si somministra una seconda dose di 100 e 200 mg o superiore (al più tardi dopo 4 settimane).
Per la terapia di mantenimento, si somministrano per via i.m., dosi comprese tra 100 e 600 mg (di solito sono sufficienti 200 mg), ad intervalli compresi fra 2 e 4 settimane. Le iniezioni di più di 2 ml vanno fatte in sedi diverse. Come con una qualsiasi altra soluzione oleosa iniettabile è importante assicurarsi, previa aspirazione prima dell’iniezione, di non aver inserito inavvertitamente l’ago in un vaso.
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti (vedere paragrafo 6.1).
Intossicazioni acute da alcool, barbiturici ed oppiacei. Come altri farmaci antipsicotici Clopixol 200 mg/ml soluzione iniettabile a rilascio prolungato per uso intramuscolare non va somministrato in corso di gravidanza, nelle coronaropatie, cerebrovasculopatie, scompenso cardiaco congestizio nonché in pazienti affetti da parkinsonismo o da gravi nefro e/o epatopatie.
L’assunzione di un qualsiasi neurolettico comporta la possibilità di sviluppare una sindrome neurolettica maligna (ipertermia, rigidità muscolare, stato di coscienza fluttuante, instabilità del sistema nervoso autonomo).
Il rischio può essere maggiore con i farmaci più potenti.
I casi ad esito fatale sono più spesso associati a pazienti con sindrome cerebrale organica pre-esistente, ritardo mentale ed abuso di oppiacei ed alcool.
Trattamento: sospensione del neurolettico. Trattamento sintomatico e ricorso a misure generali di sostegno. Dantrolene e bromocriptina possono essere d’aiuto.
I sintomi possono persistere per più di una settimana dalla sospensione dei neurolettici assunti per via orale e per un periodo di tempo superiore se associati a farmaci con formulazioni depot.
Come altri neurolettici, zuclopentixolo decanoato deve essere somministrato con cautela in pazienti con sindrome cerebrale organica, convulsioni e malattia epatica grave.
Come descritto per altri farmaci psicotropi, zuclopentixolo decanoato può modificare la risposta all’insulina e al glucosio rendendo necessario un aggiustamento della terapia antidiabetica nei pazienti diabetici.
I pazienti in terapia da molto tempo, in particolare quelli trattati ad alte dosi, devono essere attentamente monitorati e periodicamente è necessario valutare l’eventuale riduzione della dose di mantenimento.
In studi clinici randomizzati verso placebo condotti in una popolazione di pazienti con demenza trattati con alcuni antipsicotici atipici è stato osservato un aumento di circa tre volte del rischio di eventi cerebrovascolari. Il meccanismo di tale aumento del rischio non è noto. Non può essere escluso un aumento del rischio per altri antipsicotici o in altre popolazioni di pazienti. Zuclopentixolo decanoato deve essere usato con cautela in pazienti con fattori di rischio per stroke.
Come con altri farmaci appartenenti alla classe terapeutica degli antipsicotici, zuclopentixolo decanoato può causare prolungamento dell’intervallo QT.
Persistenti prolungamenti del tratto QT possono aumentare il rischio di aritmia maligna.
Per questo motivo zuclopentixolo decanoato deve essere usato con cautela negli individui suscettibili (con ipokaliemia, ipomagnesiemia o predisposizione genetica) e in pazienti con precedenti disturbi cardiovascolari, come prolungamento dell’intervallo QT, bradicardia significativa (<50 battiti al minuto), un recente infarto acuto del miocardio, scompenso cardiaco o aritmia cardiaca, o con una storia familiare di prolungamento dell’intervallo QT.
Evitare una terapia concomitante con altri neurolettici (vedere paragrafo 4.5).
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Associazioni che richiedono precauzioni d’uso
Zuclopentixolo decanoato può potenziare l’effetto sedativo dell’alcool, dei barbiturici e di altri depressori del sistema nervoso centrale.
I neurolettici possono aumentare o ridurre l’effetto dei farmaci antiipertensivi; l’effetto antiipertensivo di guanetidina e di molecole ad azione analoga si riduce.
L’uso concomitante di neurolettici e litio aumenta il rischio di neurotossicità.
Gli antidepressivi triciclici ed i neurolettici inibiscono reciprocamente il loro metabolismo.
Zuclopentixolo decanoato può ridurre l’effetto di levodopa e dei farmaci adrenergici.
L’uso concomitante di metoclopramide e piperazina aumenta il rischio di insorgenza di sintomi extrapiramidali.
Poiché zuclopentixolo è parzialmente metabolizzato dal CYP2D6, l’uso concomitante di farmaci noti come inibitori di questo enzima può causare una riduzione della clearance di zuclopentixolo.
Quando i neurolettici sono somministrati in concomitanza con farmaci che prolungano l’intervallo QT, il rischio di insorgenza di aritmie cardiache aumenta. Si raccomanda pertanto di evitare la somministrazione concomitante di questi farmaci.
Le classi rilevanti di farmaci includono:
• antiaritmici della classe IA e III (come chinidina, amiodarone, sotalolo)
• alcuni antipsicotici (come aloperidolo, droperidolo, pimozide)
• alcuni macrolidi (come eritromicina)
• alcuni antistaminici (come terfenadina, astemizolo)
• alcuni antibiotici chinolonici (come moxifloxacina).
La lista sopra riportata non è esaustiva pertanto l’uso concomitante di qualunque altra molecola nota per prolungare significativamente l’intervallo QT (come cisapride, litio) deve essere evitato.
Non somministrare in concomitanza con farmaci che determinano alterazioni degli elettroliti come diuretici tiazidici (ipokaliemia) ed utilizzare cautela con i farmaci noti per aumentare la concentrazione plasmatica di zuclopentixolo decanoato in quanto possono aumentare il rischio di prolungamento dell’intervallo QT ed il rischio di insorgenza di aritmie maligne (vedere paragrafo 4.4).
Zuclopentixolo decanoato non dovrebbe essere somministrato durante la gravidanza o l’allattamento a meno che il beneficio atteso per la paziente non superi il potenziale rischio per il feto o il neonato.
Il prodotto può diminuire la capacità di reazione; va quindi prestata molta attenzione durante la guida e l’uso di macchinari, nonché durante qualsiasi altra attività in cui sia richiesta l’integrità del grado di vigilanza, almeno fino a quando non sia nota la risposta individuale del paziente al trattamento.
Gli effetti indesiderati sono in gran parte dose dipendenti. La frequenza e la gravità sono maggiormente pronunciate nella prima fase del trattamento e migliorano proseguendo il trattamento.
Possono insorgere reazioni extrapiramidali, soprattutto durante i primi giorni dopo un’iniezione e nella prima fase di trattamento. Nella maggior parte dei casi, questi effetti indesiderati possono essere controllati con successo riducendo la dose e/o utilizzando farmaci antiparkinson. Si sconsiglia un abituale utilizzo preventivo di farmaci antiparkison. I farmaci antiparkison non alleviano la discinesia tardiva e possono farla peggiorare. Si raccomanda la riduzione del dosaggio o, se possibile, la sospensione della terapia con zuclopentixolo. Nell’acatisia persistente, possono essere d’aiuto una benzodiazepina o il propranololo.
Le frequenze riportate sono quelle di letteratura e dei report spontanei.
La frequenza è così definita: molto comune (≥1/10), comune (da ≥1/100 a <1/10), non comune (da ≥1/1.000 a <1/100), rara (da ≥1/10.000 a <1/1.000), molto rara (<1/10.000), non nota (non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
Patologie cardiache | Comune | Tachicardia, palpitazioni |
Rara | Elettrocardiogramma QT prolungato |
Patologie del sistema emolinfopoietico | Rara | trombocitopenia, neutropenia, leucopenia, agranulocitosi |
Patologie del sistema nervoso | Molto comune | Sonnolenza, acatisia, ipercinesia, ipocinesia |
Comune | Tremore, distonia, ipertonia, vertigini, mal di testa, parestesia, disturbi dell’attenzione, amnesia, andamento anomalo |
Non comune | Discinesia tardiva, iperriflessia, discinesia, parkinsonismo, sincope, atassia, disturbi del linguaggio, ipotonia, convulsioni, emicrania |
Molto rara | Sindrome neurolettica maligna |
Patologie dell’occhio | Comune | Disturbi dell’accomodazione, visione anomala |
Non comune | Crisi oculogire, midriasi |
Patologie dell’orecchio e del labirinto | Comune | Vertigini |
Non comune | Iperacusia, tinnito |
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche | Comune | Congestione nasale, dispnea |
Patologie gastrointestinali | Molto comune | Secchezza delle fauci |
Comune | Ipersecrezione salivare, costipazione, vomito, dispepsia, diarrea |
Non comune | Dolore addominale, nausea, flatulenza |
Patologie renali e urinarie | Comune | Disturbi della minzione, ritenzione urinaria, poliuria |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | Comune | Iperidrosi, prurito |
Non comune | Rash, reazioni da fotosensibilità, disturbi di pigmentazione, seborrea, dermatiti, porpora |
Patologie del sistema muscolo scheletrico e del tessuto connettivo | Comune | Mialgia |
Non comune | Rigidità muscolare, trisma, torcicollo |
Patologie endocrine | Rara | Iperprolattinemia |
Disturbi del metabolismo e della nutrizione | Comune | Aumento dell’appetito, aumento di peso |
Non comune | Riduzione dell’appetito, perdita di peso |
Rara | Iperglicemia, tolleranza al glucosio compromessa, iperlipidemia |
Patologie vascolari | Non comune | Ipotensione, vampate di calore |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | Comune | Astenia, stanchezza, malessere, dolore |
Non comune | Sete, reazioni al sito di iniezione, ipotermia, febbre |
Disturbi del sistema immunitario | Rara | Ipersensibilità, reazione anafilattica |
Patologie epatobiliari | Non comune | Test della funzionalità epatica anormale |
Molto rara | Epatiti colestatiche, ittero |
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella | Non comune | Disturbi dell’eiaculazione, disfunzione erettile, diturbi nell’orgasmo femminile, secchezza della vulva-vaginale |
Rara | Ginecomastia, galattorrea, amenorrea, priapismo |
Disturbi psichiatrici | Comune | Insonnia, depressione, ansia, nervosismo, sogni vividi, agitazione, diminuzione della libido |
Non comune | Apatia, incubi, aumento della libido, stato confusionale |
Sono stati osservati con zuclopentixolo decanoato e altri farmaci della stessa classe terapeutica degli antipsicotici casi rari di prolungamento dell’intervallo QT, aritmie ventricolari come torsione di punta, tachicardia ventricolare, fibrillazione ventricolare ed arresto cardiaco. Casi molto rari di morte improvvisa (vedere paragrafo 4.4).
La brusca interruzione di zuclopentixolo decanoato può determinare sintomi da sospensione. I sintomi più comuni sono nausea, vomito, anoressia, diarrea, rinorrea, sudorazione, mialgia, parestesia, insonnia, irrequietezza, ansia e agitazione. I pazienti possono anche presentare vertigini, alternati stati di caldo e freddo e tremore. I sintomi generalmente iniziano entro i primi 4 giorni dall’interruzione del trattamento e si risolvono entro 7-14 giorni.
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Considerando la via di somministrazione, è improbabile che insorgano sintomi da sovradosaggio.
Sintomi
Sonnolenza, coma, disturbi del movimento, convulsioni, shock, ipertermia/ipotermia.
Sono state segnalate alterazioni dell’ECG, prolungamento dell’intervallo QT, torsione di punta, arresto cardiaco e aritmie ventricolari quando somministrato in sovradosaggio in concomitanza con altri farmaci noti per influenzare l’attività cardiaca.
Trattamento
Il trattamento è sintomatico e di supporto.
E’ necessario istituire misure di sostegno del sistema respiratorio e cardiovascolare.
Non deve essere somministrata adrenalina in quanto potrebbe determinare un ulteriore abbassamento della pressione arteriosa.
Le convulsioni possono essere trattate con diazepam, i disturbi del movimento con biperidene.
Categoria Farmacoterapeutica: Antipsicotici, derivati del tioxantene.
Codice ATC: N05AF05
Il clopentixolo, appartenente al gruppo dei tioxanteni, è dotato di potente azione neurolettica e sedativa.
Dal punto di vista farmacologico possiede una spiccata azione antagonizzante l’amfetamina, un debolissimo effetto anticolinergico ed un effetto antiadrenergico ed antiserotoninergico di media entità.
La tossicità acuta è molto esigua e lo scarto fra dose letale e dose attiva è considerevole.
Dal punto di vista clinico, oltre ad essere dotato di potente azione antipsicotica, il clopentixolo possiede un notevole effetto sedativo specifico ed aspecifico; quest’ultimo scompare dopo qualche settimana di trattamento.
La durata d’azione del clopentixolo è relativamente breve. L’esterificazione di cis-(z)-clopentixolo (o zuclopentixolo) con acido decanoico dà luogo ad una sostanza altamente lipofila: il decanoato di cis-(z)-clopentixolo o zuclopentixolo decanoato (Clopixol 200 mg/ml soluzione iniettabile a rilascio prolungato per uso intramuscolare). Per questa sua elevata lipofilia, zuclopentixolo decanoato in soluzione oleosa, dopo iniezione intramuscolare, viene liberato molto lentamente nella fase acquosa circostante; viene poi idrolizzato a zuclopentixolo e ad acido decanoico. Ne consegue una durata d’azione prolungata ottenuta pertanto grazie ad una riduzione considerevole della velocità con cui il principio attivo passa nel liquido interstiziale e successivamente in circolo.
Esperimenti farmacologici e farmacocinetici nell’animale hanno dimostrato un’azione di durata compresa tra 10 giorni e 3 settimane dopo la somministrazione per via muscolare. L’effetto catalettico è alquanto debole e di durata nettamente inferiore: ciò indica che gli effetti collaterali extrapiramidali dovuti all’iniezione del farmaco retard sono di lieve entità e passeggeri. Le sperimentazioni cliniche eseguite confermano questi fatti:
Clopixol 200 mg/ml soluzione iniettabile a rilascio prolungato per uso intramuscolare è stato utilizzato con successo, per via intramuscolare, ad intervalli compresi tra 2 e 4 settimane.
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Olio vegetale (trigliceridi a catena media).
Non pertinente.
3 anni.
Conservare a temperatura inferiore ai 25°C.
Conservare la fiala nella confezione originale per proteggere il medicinale dalla luce.
Fiale di vetro da 1 ml.
Confezione da 1 fiala da 1 ml.
Il medicinale non utilizzato ed i rifiuti derivanti da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa vigente.
Lundbeck Italia S.p.A., Via G. Fara 35, 20124 Milano
“200 mg/ml soluzione iniettabile a rilascio prolungato per uso intramuscolare” 1 fiala da 1 ml - A.I.C. n. 026890158
Data della prima autorizzazione: Dicembre 1984
Data dell’ultimo rinnovo: Maggio 2005
Determinazione AIFA n. 702 del 12/03/2010