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EXTAVIA 250 MCG/ML, POLVERE E SOLVENTE PER SOLUZIONE INIETTABILE.
Extavia contiene 300 mcg (9,6 milioni di UI) di interferone beta-1b ricombinante per flaconcino.
Interferone beta-1b* ricombinante 250 mcg (8,0 milioni di UI) per ml di soluzione ricostituita.
* prodotto per ingegneria genetica da un ceppo di Escherichia coli.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Polvere e solvente per soluzione iniettabile.
Polvere di colore da bianco a biancastro.
Extavia è indicato per il trattamento di
• Pazienti che abbiano manifestato un singolo evento demielinizzante con un processo infiammatorio attivo abbastanza grave da giustificare il trattamento con corticosteroidi per via endovenosa, per i quali siano state escluse altre diagnosi, e che siano considerati ad alto rischio per lo sviluppo di una sclerosi multipla clinicamente definita (vedere paragrafo 5.1).
• Pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente caratterizzata da due o più recidive nell’arco degli ultimi due anni.
• Pazienti con sclerosi multipla secondaria progressiva con malattia in fase attiva, evidenziata da recidive.
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La terapia con Extavia va iniziata sotto la supervisione di un medico esperto nel trattamento della malattia.
Adulti
La dose raccomandata di Extavia è di 250 mcg (8,0 milioni di UI), contenuti in 1 ml di soluzione ricostituita (vedere paragrafo 6.6), da iniettare sottocute a giorni alterni.
Bambini e adolescenti
Non sono stati condotti studi clinici specifici o studi di farmacocinetica su bambini e adolescenti. Tuttavia, i limitati dati pubblicati suggeriscono che il profilo di sicurezza negli adolescenti dai 12 ai 16 anni d’età che hanno assunto Extavia alla dose di 8,0 milioni di UI per via sottocutanea a giorni alterni sia simile a quello osservato negli adulti. Non ci sono informazioni sull’uso di Extavia nei bambini al di sotto di 12 anni d’età, pertanto Extavia non deve essere utilizzato in questa tipologia di pazienti.
In generale si raccomanda la titolazione della dose all’inizio del trattamento.
Si consiglia di cominciare con 62,5 mcg (0,25 ml) per via sottocutanea a giorni alterni e di aumentare lentamente la dose fino a raggiungere 250 mcg (1,0 ml) a giorni alterni (vedere Tabella A). Il periodo di titolazione può essere modificato in caso di comparsa di una qualsiasi reazione avversa significativa. Per ottenere una buona efficacia è opportuno arrivare ad una dose di 250 mcg (1,0 ml) a giorni alterni.
Tabella A: Schema di titolazione*
Giorno di trattamento | Dose | Volume |
1, 3, 5 | 62,5 mcg | 0,25 ml |
7, 9, 11 | 125 mcg | 0,5 ml |
13, 15, 17 | 187,5 mcg | 0,75 ml |
≥19 | 250 mcg | 1,0 ml |
* Il periodo di titolazione può essere modificato in caso di comparsa di una qualsiasi reazione avversa significativa.
La dose ottimale non è stata chiaramente definita.
Attualmente non è noto per quanto tempo il paziente debba essere trattato. Sono disponibili dati di follow-up raccolti nell’ambito di studi clinici controllati fino a 5 anni per pazienti affetti da sclerosi multipla recidivante-remittente e fino a 3 anni per pazienti affetti da sclerosi multipla secondaria progressiva. Nella sclerosi multipla recidivante-remittente è stata dimostrata l’efficacia del trattamento per i primi due anni. I dati disponibili per i restanti tre anni supportano l’efficacia del trattamento con Extavia per l’intero periodo.
Nei pazienti che abbiano manifestato un singolo evento clinico indicativo di sclerosi multipla, l’efficacia è stata dimostrata per un periodo di tre anni.
Il trattamento non è consigliato nei pazienti affetti da sclerosi multipla recidivante-remittente che abbiano avuto meno di due recidive nei 2 anni precedenti o nei pazienti con sclerosi multipla secondaria progressiva che non hanno presentato una forma attiva della malattia nei 2 anni precedenti.
Se il paziente non risponde, per esempio si riscontra una progressione costante alla EDSS (“Expanded Disability Status Scale”) per 6 mesi, o è necessaria la somministrazione per almeno 3 cicli di ormone adrenocorticotropo (ACTH) o di corticosteroidi nel corso di un anno malgrado la terapia con Extavia, il trattamento con Extavia deve essere interrotto.
- Inizio del trattamento in gravidanza (vedere paragrafo 4.6).
- Pazienti con pregressa storia di ipersensibilità all’interferone beta naturale o ricombinante, all’albumina umana o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
- Pazienti che presentano una grave depressione e/o ideazione suicida (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).
- Pazienti con scompenso epatico (vedere paragrafi 4.4, 4.5 e 4.8).
Alterazioni del sistema immunitario
La somministrazione di citochine a pazienti con preesistente gammopatia monoclonale è stata associata con lo sviluppo della sindrome da alterata permeabilità capillare sistemica, con sintomatologia shock-simile ed esito fatale.
Alterazioni dell’apparato gastrointestinale
In rari casi è stata osservata pancreatite durante l’uso di Extavia, spesso associata a ipertrigliceridemia.
Alterazioni del sistema nervoso
Extavia deve essere somministrato con prudenza nei pazienti che presentano o che hanno presentato disturbi depressivi, in particolare in quelli con precedenti di ideazione suicida (vedere paragrafo 4.3). E’ noto che la depressione e l’ideazione suicida si manifestano più frequentemente nei pazienti affetti da sclerosi multipla e in associazione all’uso di interferone. I pazienti in trattamento con Extavia devono segnalare immediatamente qualsiasi sintomo di depressione e/o ideazione suicida al medico. I pazienti che manifestino depressione devono essere strettamente monitorati durante la terapia con Extavia e trattati adeguatamente. Deve essere considerata la sospensione del trattamento con Extavia (vedere anche paragrafi 4.3 e 4.8).
Extavia deve essere somministrato con cautela nei pazienti con pregressa storia di convulsioni e in quelli trattati con anti-epilettici, in modo particolare se l’epilessia non è adeguatamente controllata con anti-epilettici (vedere paragrafi 4.5 e 4.8).
Poiché questo prodotto contiene albumina umana può comportare un rischio potenziale di trasmissione di malattie virali. Il rischio di trasmissione della malattia di Creutzfeld-Jacob (CJD) non può essere escluso.
Test di laboratorio
Nei pazienti con pregressa storia di disfunzione tiroidea sono raccomandati test di funzionalità tiroidea o secondo indicazione clinica.
Prima di iniziare il trattamento con Extavia e ad intervalli regolari in corso di terapia, oltre ai test di laboratorio normalmente richiesti per il monitoraggio di pazienti con sclerosi multipla devono essere effettuati una conta completa delle cellule ematiche ed una conta leucocitaria differenziale, una conta delle piastrine ed esami chimici del sangue, tra cui i test di funzionalità epatica (ad es. aspartato aminotransferasi o transaminasi sierica glutammico-ossalacetica (SGOT), alanina aminotransferasi o transaminasi sierica glutammico-piruvica (SGPT) e gamma glutamiltransferasi), da ripetere poi periodicamente in assenza di sintomi clinici.
I pazienti con anemia, trombocitopenia o leucopenia (da sole o in qualsiasi combinazione) possono richiedere un monitoraggio più accurato della conta completa delle cellule ematiche, associata a conta differenziale e piastrinica. I soggetti che vanno incontro a neutropenia dovranno essere accuratamente monitorati per la possibile insorgenza di febbre o di infezioni. Si sono avute segnalazioni di trombocitopenia con notevole diminuzione della conta piastrinica.
Alterazioni del sistema epatobiliare
Aumenti asintomatici delle transaminasi sieriche, nella maggior parte dei casi leggere e transitorie, si sono verificati comunemente in pazienti trattati con Extavia durante gli studi clinici. Come per gli altri interferoni beta, lesioni epatiche gravi, inclusi i casi di insufficienza epatica, sono stati riportati raramente nei pazienti che assumono Extavia. Gli eventi più gravi si sono presentati spesso in pazienti esposti ad altri medicinali o sostanze note per essere associate con epatotossicità o in presenza di condizione medica di comorbidità (per esempio malattia maligna metastatica, infezione grave e sepsi, abuso di alcool).
I pazienti devono essere controllati per i sintomi della lesione epatica. Il riscontro di un innalzamento delle transaminasi sieriche richiede attenta sorveglianza ed analisi. Si raccomanda di prendere in considerazione la sospensione del trattamento con Extavia in caso di incremento significativo dei livelli o di presenza contemporanea di sintomi clinici, come ad esempio l’ittero. In assenza di evidenza clinica di un danno epatico e dopo normalizzazione dei livelli degli enzimi epatici, si può considerare di riprendere il trattamento effettuando un appropriato monitoraggio delle funzioni epatiche.
Alterazioni renali e delle vie urinarie
Si raccomanda di usare cautela e di monitorare attentamente i pazienti con grave insufficienza renale qualora venga loro somministrato interferone beta.
Alterazioni cardiache
Extavia deve essere somministrato con cautela nei pazienti affetti da preesistenti alterazioni cardiache.
I pazienti con significativi disturbi cardiaci preesistenti, ad esempio insufficienza cardiaca congestizia, malattia coronarica o aritmia, devono essere monitorati per il possibile peggioramento delle condizioni cardiache, in particolare all’inizio del trattamento con Extavia.
Mentre Extavia non presenta nessuna tossicità cardiaca nota ad azione diretta, i sintomi della sindrome simil-influenzale associati agli interferoni beta possono rivelarsi stressanti per pazienti affetti da significativa malattia cardiaca preesistente. Durante il periodo successivo all’immissione in commercio molto raramente è stato riferito un peggioramento delle condizioni cardiache in soggetti con significativa malattia cardiaca preesistente, temporaneamente associato all’inizio della terapia con Extavia.
Sono stati riferiti rari casi di cardiomiopatia. Se ciò dovesse verificarsi e fosse sospettata una correlazione con Extavia, il trattamento deve essere interrotto.
Disordini generali e alterazioni del sito di somministrazione
Si possono riscontrare reazioni serie di ipersensibilità (rare reazioni acute gravi come broncospasmo, anafilassi e orticaria). In presenza di reazioni gravi, Extavia deve essere sospeso e va istituito un intervento medico appropriato.
Nei pazienti in trattamento con Extavia (vedere paragrafo 4.8), è stata riferita la comparsa di necrosi nella sede di iniezione. Questa può essere estesa e può interessare lo strato muscolare così come lo strato adiposo causando quindi la formazione di cicatrici. Occasionalmente è necessario lo sbrigliamento e, meno frequentemente, un innesto cutaneo e la guarigione può richiedere fino a 6 mesi.
Si debbono avvertire i pazienti di consultare il proprio medico prima di continuare il trattamento con Extavia qualora notino fissurazioni cutanee che possono essere associate con gonfiore o fuoriuscita di liquido dalla sede di iniezione.
Nei pazienti con lesioni multiple Extavia deve essere interrotto fino a guarigione avvenuta. I pazienti con lesioni singole possono continuare il trattamento con Extavia a condizione che la necrosi non sia troppo estesa, poiché alcuni pazienti hanno riscontrato la guarigione delle lesioni cutanee necrotiche mentre erano ancora in trattamento con Extavia.
Per ridurre al minimo il rischio di necrosi nella sede di iniezione è necessario informare il paziente di:
- adottare tecniche di iniezione in asepsi
- alternare le sedi di iniezione ad ogni somministrazione.
L’incidenza delle reazioni nella sede d’iniezione può essere ridotta con un autoiniettore. Nello studio pilota con pazienti che abbiano manifestato un singolo evento clinico indicativo di sclerosi multipla, è stato usato un autoiniettore nella maggior parte dei casi. Le reazioni e le necrosi nel sito d’iniezione sono state osservate con minore frequenza in questo studio che negli altri studi pilota.
Le procedure di autoiniezione devono essere riverificate periodicamente specialmente nel caso in cui si siano verificate reazioni nella sede d’iniezione.
Immunogenicità
Come per tutte le proteine per uso terapeutico, è presente un potenziale di immunogenicità. In studi clinici controllati, sono stati raccolti campioni di siero ogni tre mesi per monitorare lo sviluppo di anticorpi al Extavia.
Nei differenti studi clinici controllati il 23% - 41% dei pazienti ha sviluppato un’attività sierica neutralizzante per l’interferone beta-1b confermata da almeno due titolazioni positive consecutive; di tali pazienti il 43% - 55% è passato a uno stato negativo stabile degli anticorpi (basato su due titolazioni negative consecutive) durante il successivo periodo di osservazione del rispettivo studio.
Lo sviluppo di attività neutralizzante è associato ad una riduzione dell’efficacia clinica solo per quanto riguarda l’insorgenza di recidive. Alcune analisi suggeriscono che questa riduzione di efficacia possa essere maggiore nei pazienti con alti livelli di attività neutralizzante.
Nello studio condotto con pazienti che abbiano manifestato un singolo evento clinico indicativo di una sclerosi multipla, l’attività neutralizzante misurata ogni 6 mesi è stata riscontrata almeno una volta nel 32% (88) dei pazienti trattati subito con Extavia; di questi, il 47% (41) è risultato negativo entro tre anni. Durante questo periodo lo sviluppo di un’attività neutralizzante non è risultato associato alla riduzione dell’efficacia clinica (definita come tempo di sviluppo di una sclerosi multipla clinicamente definita (CDMS) e tempo di progressione confermata alla EDSS).
Nuovi eventi avversi non sono stati associati allo sviluppo dell’attività neutralizzante.
E’ stato dimostrato in vitro che Extavia ha una reazione crociata con l’interferone beta naturale. Tuttavia, ciò non è stato indagato in vivo e il suo significato clinico è incerto.
Ci sono pochi e incoerenti dati su pazienti che hanno sviluppato attività neutralizzante e che hanno completato il trattamento con Extavia.
La decisione se proseguire o meno il trattamento deve essere basata sull’andamento clinico della malattia piuttosto che sulla positività agli anticorpi neutralizzanti.
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Non sono stati effettuati studi di interazione.
L’effetto della somministrazione a giorni alterni di 250 mcg (8,0 milioni di UI) di Extavia sul metabolismo di farmaci in pazienti con sclerosi multipla non è noto. La somministrazione, per periodi fino a 28 giorni, di corticosteroidi o di ACTH per la terapia delle recidive è risultata ben tollerata dai soggetti in trattamento con Extavia.
Data la mancanza di esperienza clinica, nei pazienti con sclerosi multipla l’uso concomitante di Extavia e di immunomodulatori diversi dai corticosteroidi o dall’ACTH è sconsigliato.
E’ stato segnalato che gli interferoni riducono l’attività degli enzimi epatici dipendenti dal citocromo P450 nell’uomo e negli animali. E’ necessario essere prudenti nei casi in cui Extavia venga somministrato in associazione a farmaci che presentano un ristretto indice terapeutico e la cui clearance è largamente dipendente dal sistema del citocromo P450 epatico, ad esempio gli antiepilettici. Ulteriore cautela deve essere adottata in caso di associazione con farmaci che abbiano effetti sul sistema ematopoietico.
Non sono stati condotti studi d’interazione con antiepilettici.
Gravidanza
Le informazioni relative all’uso di Extavia in gravidanza sono limitate. I dati disponibili indicano che può esserci un rischio maggiore di aborto spontaneo. L’inizio del trattamento durante la gravidanza è controindicato (vedere paragrafo 4.3).
Donne in età fertile
Le donne in età fertile devono adottare adeguati metodi contraccettivi. Se la paziente dà inizio ad una o programma di dare inizio ad una gravidanza nel periodo in cui sta utilizzando Extavia, deve essere informata sui rischi potenziali e deve essere considerata la sospensione della terapia (vedere paragrafo 5.3). In pazienti con un alto grado di recidive prima dell’inizio del trattamento, deve essere valutato il rischio di una recidiva grave in seguito alla sospensione di Extavia in caso di gravidanza rispetto al possibile maggior rischio di aborto spontaneo.
Allattamento
Non è noto se l’interferone beta-1b venga escreto nel latte materno. A causa del rischio potenziale di reazioni avverse gravi nel lattante, occorre decidere se sospendere l’allattamento o il trattamento con Extavia.
Non sono stati effettuati studi sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari.
Eventi avversi a livello del sistema nervoso centrale associati all’uso di Extavia potrebbero influenzare, in pazienti sensibili, la capacità di guidare veicoli e di usare macchinari.
a) All’inizio del trattamento le reazioni avverse sono comuni, ma generalmente queste diminuiscono con la prosecuzione del trattamento. Le reazioni avverse osservate con maggiore frequenza comprendono un complesso sintomatologico simil-influenzale (febbre, brividi, artralgia, malessere generale, sudorazione, cefalea o mialgia), principalmente dovuti agli effetti farmacologici del medicinale. Dopo somministrazione di Extavia si sono verificate frequentemente reazioni nella sede di iniezione. Eritema, gonfiore, alterazioni del colorito della cute, infiammazione, dolore, ipersensibilità, necrosi e reazioni aspecifiche sono state associate significativamente al trattamento con 250 mcg (8 milioni di UI) di Extavia.
In linea generale, si raccomanda una titolazione della dose all’inizio del trattamento al fine di aumentare la tollerabilità del Extavia (vedere paragrafo 4.2). I sintomi simil-influenzali possono essere ridotti anche con la somministrazione di medicinali antinfiammatori non steroidei. L’incidenza delle reazioni nel sito d’iniezione può essere ridotta con l’uso di un autoiniettore.
b) Il seguente elenco di eventi avversi si basa sui risultati degli studi clinici (Tabella 1, eventi avversi e anomalie degli esami di laboratorio) e sull’osservazione post-marketing (Tabella 2, valori basati sulle segnalazioni spontanee di reazioni avverse classificate come molto comuni ≥1/10, comuni ≥1/100 - <1/10, non comuni ≥1/1.000 - <1/100, rare ≥ 1/10.000 - <1/1.000, molto rare <1/10.000) dell’uso di Extavia. L’esperienza con Extavia in pazienti con sclerosi multipla (SM) è limitata, quindi gli eventi avversi che si verificano molto raramente possono non essere stati ancora osservati.
Tabella 1 Eventi avversi e anomalie degli esami di laboratorio con valori di frequenza ≥10% e le rispettive percentuali inferiori al placebo; effetti indesiderati associati in maniera significativa <10%
Classificazione sistemica organica | Singolo evento indicativo di sclerosi multipla (BENEFIT) | Sclerosi Multipla Progressiva Secondaria (Studio Europeo) | Sclerosi Multipla Progressiva Secondaria (Studio Nord Americano) | Sclerosi Multipla Recidivante-Remittente |
Evento avverso e anomalie degli esami di laboratorio | Extavia | Extavia | Extavia | Extavia |
250 mcg (Placebo) | 250 mcg (Placebo) | 250 mcg (Placebo) | 250 mcg (Placebo) |
n=292 (n=176) | n=360 (n=358) | n=317(n=308) | n=124 (n=123) |
Infezioni e infestazioni |
Infezione | 6% (3%) | 13% (11%) | 11% (10%) | 14% (13%) |
Ascesso | 0% (1%) | 4% (2%) | 4% (5%) | 1% (6%) |
Alterazioni del sangue e sistema linfatico |
Diminuzione conta linfocitaria (<1500/mm³ )x Λ° | 79% (45%) | 53% (28%) | 88% (68%) | 82% (67%) |
Diminuzione conta assoluta neutrofili (<1500/mm³ ) x Λ * ° | 11% (2%) | 18% (5%) | 4% (10%) | 18% (5%) |
Diminuzione conta leucocitaria (<3000/mm³ )x Λ * ° | 11% (2%) | 13% (4%) | 13% (4%) | 16% (4%) |
Linfoadenopatia | 1% (1%) | 3% (1%) | 11% (5%) | 14% (11%) |
Alterazioni del metabolismo e della nutrizione |
Glicemia ridotta (<55 mg/dl)x | 3% (5%) | 27% (27%) | 5% (3%) | 15% (13%) |
Disturbi psichiatrici |
Depressione | 10% (11%) | 24% (31%) | 44% (41%) | 25% (24%) |
Ansia | 3% (5%) | 6% (5%) | 10% (11%) | 15% (13%) |
Alterazioni del sistema nervoso |
Cefalea Λ | 27% (17%) | 47% (41%) | 55% (46%) | 84% (77%) |
Vertigini | 3% (4%) | 14% (14%) | 28% (26%) | 35% (28%) |
Insonnia | 8% (4%) | 12% (8%) | 26% (25%) | 31% (33%) |
Emicrania | 2% (2%) | 4% (3%) | 5% (4%) | 12% (7%) |
Parestesia | 16% (17%) | 35% (39%) | 40% (43%) | 19% (21%) |
Disturbi oculari |
Congiuntivite | 1% (1%) | 2% (3%) | 6% (6%) | 12% (10%) |
Anomalie della visioneΛ | 3% (1%) | 11% (15%) | 11% (11%) | 7% (4%) |
Alterazioni dell’apparato uditivo e vestibolare |
Otalgia | 0% (1%) | <1% (1%) | 6% (8%) | 16% (15%) |
Alterazioni cardiache |
Palpitazioni * | 1% (1%) | 2% (3%) | 5% (2%) | 8% (2%) |
Alterazioni del sistema vascolare |
Vasodilatazione | 0% (0%) | 6% (4%) | 13% (8%) | 18% (17%) |
Ipertensione ° | 2% (0%) | 4% (2%) | 9% (8%) | 7% (2%) |
Alterazioni dell’apparato respiratorio, del torace e del mediastino |
Infezione delle vie respiratorie superiori | 18% (19%) | 3% (2%) | | |
Sinusite | 4% (6%) | 6% (6%) | 16% (18%) | 36% (26%) |
Aumento della tosse | 2% (2%) | 5% (10%) | 11% (15%) | 31% (23%) |
Dispnea * | 0% (0%) | 3% (2%) | 8% (6%) | 8% (2%) |
Alterazioni dell’apparato gastrointestinale |
Diarrea | 4% (2%) | 7% (10%) | 21% (19%) | 35% (29%) |
Costipazione | 1% (1%) | 12% (12%) | 22% (24%) | 24% (18%) |
Nausea | 3% (4%) | 13% (13%) | 32% (30%) | 48% (49%) |
Vomito Λ | 5% (1%) | 4% (6%) | 10% (12%) | 21% (19%) |
Dolore addominale ° | 5% (3%) | 11% (6%) | 18% (16%) | 32% (24%) |
Alterazioni del sistema epatobiliare |
Aumento dell’alanina aminotransferasi (SGPT >5 volte il basale) x Λ* ° | 18% (5%) | 14% (5%) | 4% (2%) | 19% (6%) |
Aumento dell’aspartato aminotransferasi (SGOT >5 volte il basale) × Λ *° | 6% (1%) | 4% (1%) | 2% (1%) | 4% (0%) |
Alterazioni della cute e del tessuto sottocutaneo |
Disturbi della pelle | 1% (0%) | 4% (4%) | 19% (17%) | 6% (8%) |
Rash Λ° | 11% (3%) | 20% (12%) | 26% (20%) | 27% (32%) |
Alterazione dell’apparato muscoloscheletrico e tessuto connettivo |
Ipertonia ° | 2% (1%) | 41% (31%) | 57% (57%) | 26% (24%) |
Mialgia * ° | 8% (8%) | 23% (9%) | 19% (29%) | 44% (28%) |
Miastenia | 2% (2%) | 39% (40%) | 57% (60%) | 13% (10%) |
Dolore alla schiena | 10% (7%) | 26% (24%) | 31% (32%) | 36% (37%) |
Dolori alle estremità | 6% (3%) | 14% (12%) | | 0% (0%) |
Alterazioni renali e delle vie urinarie |
Ritenzione urinaria | 1% (1%) | 4% (6%) | 15% (13%) | - |
Presenza di proteine nelle urine (>1+)x | 25% (26%) | 14% (11%) | 5% (5%) | 5% (3%) |
Frequenza della minzione | 1% (1%) | 6% (5%) | 12% (11%) | 3% (5%) |
Incontinenza urinaria | 1% (1%) | 8% (15%) | 20% (19%) | 2% (1%) |
Urgenza di minzione | 1% (1%) | 8% (7%) | 21% (17%) | 4% (2%) |
Disordini del sistema riproduttivo e della mammella |
Dismenorrea | 2% (0%) | <1% (<1%) | 6% (5%) | 18% (11%) |
Disturbi mestruali * | 1% (2%) | 9% (13%) | 10% (8%) | 17% (8%) |
Metrorragie | 2% (0%) | 12% (6%) | 10% (10%) | 15% (8%) |
Impotenza | 1% (0%) | 7% (4%) | 10% (11%) | 2% (1%) |
Disordini generali e alterazioni del sito di somministrazione |
Reazione nella sede d’iniezione (di vario tipo) Λ * ° § | 52% (11%) | 78% (20%) | 89% (37%) | 85% (37%) |
Necrosi nella sede d’iniezione ° | 1% (0%) | 5% (0%) | 6% (0%) | 5% (0%) |
Sintomi simil-influenzali & Λ * ° | 44% (18%) | 61% (40%) | 43% (33%) | 52% (48%) |
Febbre Λ * ° | 13% (5%) | 40% (13%) | 29% (24%) | 59% (41%) |
Dolore | 4% (4%) | 31% (25%) | 59% (59%) | 52% (48%) |
Dolore toracico ° | 1% (0%) | 5% (4%) | 15% (8%) | 15% (15%) |
Edema periferico | 0% (0%) | 7% (7%) | 21% (18%) | 7% (8%) |
Astenia * | 22% (17%) | 63% (58%) | 64% (58%) | 49% (35%) |
Brividi Λ * ° | 5% (1%) | 23% (7%) | 22% (12%) | 46% (19%) |
Sudorazione * | 2% (1%) | 6% (6%) | 10% (10%) | 23% (11%) |
Malessere * | 0% (1%) | 8% (5%) | 6% (2%) | 15% (3%) |
x Anomalia esame di laboratorio |
Λ Associato in misura significativa al trattamento con Extavia in pazienti che abbiano manifestato un primo evento indicativo di SM, p < 0,05 |
* Associato in misura significativa al trattamento con Extavia per RRMS, p < 0,05 |
° Associato in misura significativa al trattamento con Extavia per SPMS, p < 0,05 |
§ Le reazioni del sito d’iniezione (diverse varianti) comprendono tutte le reazioni avverse a livello del sito d’iniezione, vale a dire: emorragie nel sito d’iniezione, ipersensibilità nel sito d’iniezione, infiammazione nel sito d’iniezione, ascesso a livello del sito d’iniezione, necrosi nel sito d’iniezione, dolore nel sito d’iniezione, reazioni nel sito d’iniezione, edema nel sito d’iniezione e atrofia nel sito d’iniezione |
& Il complesso di sintomi similinfluenzali comprende una sindrome influenzale e/o una combinazione di almeno due eventi avversi tra i seguenti: febbre, brividi, mialgia, malessere, sudorazione |
Viene usato il termine MedDRA più adatto per descrivere una determinata reazione, i suoi sinonimi e le patologie correlate.
Tabella 2 valori (molto comuni ≥1/10, comuni ≥1/100 - <1/10, non comuni ≥1/1.000 - <1/100, rari ≥1/10.000 - <1/1.000, molto rari <1/10.000) sulla base sulla segnalazione spontanea di eventi avversi da parte del farmaco
Classificazione sistemica organica | Molto comuni ≥ 1/10 | Comuni da ≥ 1/100 a <1/10 | Non comuni da ≥ 1/1.000 a <1/100 | Rari da ≥ 1/10.000 a <1/1.000 |
Alterazioni del sangue e sistema linfatico | | | Anemia, Trombocitopenia, Leucopenia | Linfadenopatia |
Alterazioni del sistema immunitario | | | | Reazioni anafilattiche |
Alterazioni del sistema endocrino | | | | Ipertiroidismo,Ipotiroidismo, Disturbi della tiroide |
Alterazioni del metabolismo e della nutrizione | | | | Aumento deitrigliceridi nel sangue, Anoressia |
Disturbi psichiatrici | | | Depressione (vedere anche paragrafo 4.4) | Confusione, Ansia,Instabilità emotiva, Tentativo di suicidio (vedere anche paragrafo 4.4) |
Alterazioni del sistema nervoso | | | | Convulsioni |
Alterazioni cardiache | | | | Cardiomiopatia,Tachicardia, Palpitazioni |
Alterazioni del sistema vascolare | | | Ipertensione | |
Alterazioni dell’apparato respiratorio, del torace e del mediastino | | | | Bronco-spasmo, Dispnea |
Alterazioni dell’apparato gastrointestinale | | | Vomito, Nausea | Pancreatite |
Alterazioni del sistema epatobiliare | | | Aumento dell’alanina amino-transferasi, Aumento dell’aspartato amino-transferasi | Aumento della bilirubinemia, Aumento della gamma-glutamil-transferasi, Epatite |
Alterazioni della cute e del tessuto sottocutaneo | | | Orticaria, Rash, Prurito, Alopecia | Alterazione del colorito cutaneo |
Alterazioni dell’apparato muscoloscheletrico e tessuto connettivo | | | Mialgia, Ipertonia | |
Disordini del sistema riproduttivo e della mammella | | | | Disturbi mestruali |
Disordini generali e alterazioni del sito di somministrazione | Sintomi similinfluenzali*, Brividi*, Febbre *, Reazioni nella sede d’iniezione*, Infiammazione nella sede d’iniezione*, Dolore nella sede d’iniezione | Necrosi nella sede d’iniezione* | | Dolore toracico,Malessere, Sudorazione |
Indagini diagnostiche | | | | Perdita di peso |
* frequenze basate sugli studi clinici |
Viene usato il termine MedDRA più adatto per descrivere una determinata reazione, i suoi sinonimi e le patologie correlate.
All’interno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine decrescente di gravità.
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L’interferone beta-1b è stato somministrato senza eventi avversi gravi che compromettano le funzioni vitali a pazienti adulti portatori di neoplasia maligna a dosi individuali fino a 5.500 mcg (176 milioni di UI) per via endovenosa tre volte alla settimana.
Categoria farmacoterapeutica: Interferoni, codice ATC: L03AB08
Gli interferoni appartengono alla famiglia delle citochine, che sono proteine di origine naturale. Gli interferoni hanno un peso molecolare compreso tra 15.000 e 21.000 Dalton. Sono state identificate tre classi principali di interferoni: alfa, beta e gamma. L’interferone alfa, l’interferone beta e l’interferone gamma possiedono attività biologiche sovrapponibili, ma distinte. Le attività dell’interferone beta-1b sono specie-specifiche e, di conseguenza, le informazioni farmacologiche più pertinenti sull’interferone beta-1b derivano da studi su cellule umane in coltura o da studi in vivo nell’uomo.
E’ stato dimostrato che l’interferone beta-1b possiede proprietà sia antivirali sia immunomodulanti. I meccanismi mediante i quali l’interferone beta-1b esercita i suoi effetti nella sclerosi multipla non sono ancora chiaramente definiti. Comunque, è noto che le proprietà dell’interferone beta-1b di modificare la risposta biologica sono mediate dalla sua interazione con recettori cellulari specifici localizzati sulla superficie delle cellule umane. Il legame dell’interferone beta-1b con questi recettori induce l’espressione di una serie di prodotti genici, che si ritiene siano i mediatori delle attività biologiche dell’interferone beta-1b. Un certo numero di questi prodotti è stato determinato nelle frazioni sierica e cellulare del sangue prelevato da pazienti trattati con l’interferone beta-1b. L’interferone beta-1b da un lato riduce l’affinità di legame, dall’altro incrementa l’internalizzazione e la degradazione dei recettori per l’interferone gamma. L’interferone beta-1b inoltre potenzia l’attività soppressiva delle cellule mononucleate del sangue periferico.
Non sono stati effettuati studi specifici riguardo all’influenza di Extavia sui sistemi cardiovascolare e respiratorio e sulla funzionalità degli organi endocrini.
Studi clinici
Sclerosi multipla recidivante-remittente (SMRR)
E’ stato condotto uno studio clinico controllato sull’uso di Extavia in pazienti con sclerosi multipla recidivante remittente e autonomia deambulatoria (EDSS basale da 0 a 5,5). I pazienti trattati con Extavia hanno presentato una riduzione della frequenza (30%) e della gravità delle recidive cliniche nonché del numero di ricoveri legati alla malattia. Inoltre vi era un prolungamento dell’intervallo libero da recidive. Non vi è alcuna prova di un effetto del Extavia sulla durata delle esacerbazioni o sui sintomi presenti nell’intervallo tra le esacerbazioni e non è stato osservato alcun effetto sulla progressione della malattia nella sclerosi multipla recidivante-remittente.
Sclerosi multipla secondaria progressiva (SMSP)
Sono stati condotti due studi clinici controllati con Extavia su 1.657 pazienti con sclerosi multipla secondaria progressiva (EDSS basale da 3 a 6,5, ovvero pazienti con autonomia deambulatoria). I pazienti con una forma leggera della malattia e pazienti incapaci di camminare non sono stati esaminati. I due studi hanno dimostrato risultati incoerenti per quanto riguarda il tempo finale intercorrente ad una progressione confermata, a rappresentazione di un ritardo della progressione della disabilità.
Uno di questi due studi ha dimostrato per i pazienti trattati con Extavia un ritardo statisticamente significativo nel tempo della progressione della disabilità (Hazard Ratio = 0,69, CI 95% (0,55, 0,86), p=0,0010 corrispondente ad una diminuzione del rischio pari al 31% attribuibile a Extavia) e nel tempo necessario a divenire dipendenti dalla sedia a rotelle (Hazard Ratio = 0,61, CI 95% (0,44, 0,85), p=0,0036 corrispondente ad una diminuzione del rischio pari al 39% attribuibile a Extavia). Tale effetto è continuato durante il periodo di osservazione fino a 33 mesi. L’effetto del trattamento è stato riscontrato nei pazienti a tutti i livelli di disabilità monitorati e indipendentemente dall’attività delle recidive.
Nel secondo studio con Extavia in pazienti con sclerosi multipla secondaria progressiva non è stato osservato alcun ritardo nel tempo di progressione della disabilità. Esiste prova che i pazienti compresi in tale studio presentavano una malattia complessivamente meno attiva rispetto ai pazienti dell’altro studio sulla sclerosi multipla secondaria progressiva.
In meta-analisi retrospettive che comprendevano i dati di entrambi gli studi, è stato osservato un effetto complessivo del trattamento che era statisticamente significativo (p=0,0076; 8 milioni di UI di Extavia contro tutti i pazienti trattati con placebo).
Delle analisi retrospettive per sottogruppi hanno evidenziato che un effetto del trattamento sulla progressione della disabilità è più probabile nei soggetti che presentano la malattia in forma attiva prima di intraprendere il trattamento (Hazard Ratio 0,72, CI 95% (0,59, 0,88), p=0,0011) corrispondente ad una riduzione del rischio pari al 28% attribuibile a Extavia nei pazienti con recidive o con una progressione EDSS pronunciata, 8 milioni di UI di Extavia contro tutti i pazienti trattati con placebo). Da tali analisi retrospettive per sottogruppi non è risultata alcuna evidenza che suggerisse che le recidive, così come una progressione EDSS pronunciata (EDSS >1 punto o >0,5 punto per EDSS >=6 nei due anni precedenti) possano aiutare ad identificare i pazienti con la malattia in forma attiva.
In entrambi gli studi, i pazienti affetti da sclerosi multipla secondaria progressiva trattati con Extavia hanno presentato una riduzione della frequenza (30%) delle recidive cliniche. Non vi è prova di un possibile effetto di Extavia sulla durata delle esacerbazioni.
Singolo evento demielinizzante indicativo di sclerosi multipla
Uno studio clinico controllato è stato condotto con Extavia in pazienti che avevano manifestato un singolo evento clinico con reperti alla Risonanza Magnetica (RM) indicativi di sclerosi multipla (almeno due lesioni clinicamente silenti nella RM pesata in T2). Sono stati inclusi pazienti con inizio della malattia monofocale o multifocale (vale a dire pazienti con evidenza clinica di una lesione singola o almeno di due lesioni, rispettivamente, del sistema nervoso centrale). È stato necessario escludere eventuali altre patologie, diverse dalla sclerosi multipla, che potessero spiegare meglio i segni e i sintomi del paziente. Questo studio prevedeva due fasi, una controllata verso placebo seguita da una seconda fase pre-pianificata di follow-up. La fase controllata con placebo è durata due anni o fino a quando il paziente sviluppava sclerosi multipla clinicamente definita (CDMS), a seconda di ciò che si verificava per primo. Dopo la fase controllata con placebo, i pazienti sono entrati nella fase pianificata di follow-up con Extavia per valutare gli effetti dell’inizio immediato rispetto a quello ritardato del trattamento con Extavia, paragonando i pazienti inizialmente randomizzati ad Extavia (“gruppo di trattamento immediato”) con quelli randomizzati a placebo (“gruppo di trattamento ritardato”). Pazienti e sperimentatori sono rimasti all’oscuro per quanto riguardava l’assegnazione al trattamento iniziale.
Nella fase controllata con placebo, Extavia ha ritardato in misura statisticamente significativa e clinicamente imponente la progressione dal primo evento clinico alla sclerosi multipla clinicamente definita (CDMS), corrispondente ad una riduzione del rischio del 47% (Hazard Ratio 0,53, CI 95% (0,39, 0,73), p<0,0001). Nell’ambito dei due anni di studio, la CDMS è stata osservata nel 45% dei pazienti assegnati al gruppo placebo, contro il 28% dei pazienti assegnati al gruppo Extavia (stime di Kaplan-Meier). Con Extavia il tempo intercorso fino allo sviluppo della CDMS era aumentato di 363 giorni: dai 255 giorni del gruppo trattato con placebo ai 618 giorni del gruppo trattato con Extavia (basato sul 25° percentile). Questo effetto era ancora evidente dopo l’anno aggiuntivo di follow-up quando la riduzione del rischio è risultata del 41% (Hazard Ratio 0,59, intervallo di confidenza 95% (0,42, 0,83), p=0,0011). Durante questo periodo di studio di tre anni, la CDMS è stata osservata nel 51% dei pazienti del gruppo di trattamento ritardato rispetto al 37% del gruppo di trattamento immediato (stime di Kaplan-Meier). La persistenza dell’effetto è stata osservata nonostante che la maggior parte dei pazienti del gruppo placebo era trattata con Extavia nel terzo anno dello studio.
L’effetto imponente del trattamento è stato dimostrato anche dal ritardo della progressione verso la sclerosi multipla secondo i criteri di McDonald. In due anni, il rischio nel gruppo trattato con placebo era 85% e in quello trattato con Extavia 69% (Hazard Ratio 0,57, CI 95% (0,46, 0,71), p<0,00001).
Dopo tre anni, un’analisi ad interim pre-pianificata ha mostrato una progressione alla EDSS (aumento confermato alla EDSS maggiore o uguale all’1% rispetto al basale) verificatasi nel 24% dei pazienti del gruppo di trattamento ritardato rispetto al 16% del gruppo di trattamento immediato [Hazard Ratio 0,6; intervallo di confidenza 95% (0,39, 0,92), p=0,022]. Non c’è evidenza di beneficio in termini di progressione confermata della disabilità nella maggior parte dei pazienti che avevano ricevuto il trattamento “immediato”. Il follow-up dei pazienti sta continuando per fornire nuovi dati. Non è stato osservato alcun beneficio attribuibile ad Extavia sulla qualità di vita (misurata dalla FAMS: “Functional Assessment of MS: Treatment Outcomes Index”).
L’analisi dei sottogruppi secondo i fattori basali ha dimostrato un’efficacia sostanziale in tutti i sottogruppi studiati. Sono stati ottenuti effetti particolarmente significativi nei pazienti con malattia meno disseminata e meno attiva al momento del primo evento, in due anni il rischio di progressione a CDMS nei pazienti con inizio monofocale era del 47% per quelli trattati con placebo e del 24% per quelli trattati con Extavia, senza intensificazione con gadolinio (Gd) 41% e 20%, con meno di 9 lesioni T2 39% e 18%. Altre analisi di sottogruppi hanno indicato un alto rischio di progressione verso la CDMS entro 2 anni nei pazienti con manifestazioni monofocali e almeno 9 lesioni T2 (55% di rischio con placebo, 26% con Extavia) o intensificazione con Gd (63% vs 33%). Nei pazienti con manifestazioni multifocali, il rischio di CDMS era indipendente dai referti della RM basale, indicanti un alto rischio di CDMS a causa della disseminazione della malattia sulla base di dati clinici. Tuttavia, l’effetto a lungo termine del trattamento precoce con Extavia è sconosciuto anche in questi sottogruppi ad alto rischio, in quanto lo studio è stato ideato soprattutto per stabilire il tempo di progressione verso la CDMS piuttosto che l’evoluzione a lungo termine della malattia. Inoltre, non esiste una definizione universalmente accettata per un paziente ad alto rischio, anche se un approccio più cauto è di accettare almeno 9 lesioni T2 iperintense alla scansione iniziale e almeno una nuova lesione T2 o una nuova lesione con intensificazione con gadolinio (Gd) nella scansione di follow-up almeno 1 mese dopo la scansione iniziale. In ogni caso, il trattamento va considerato solo per i pazienti classificati ad alto rischio.
La terapia con Extavia è stata ben accettata nello studio condotto con pazienti con un singolo evento clinico, come dimostrato dall’alta percentuale di completamento dello studio (92,8% nel gruppo trattato con Extavia). Per aumentare la tollerabilità del Extavia nello studio condotto con pazienti con un primo evento clinico, la dose è stata titolata e all’inizio del trattamento sono stati somministrati medicinali antinfiammatori non steroidei. Inoltre, la maggior parte dei pazienti ha usato un autoiniettore per tutta la durata dello studio.
SMRR, SMSP e singolo evento demielinizzante indicativo di SM
In tutti gli studi sulla sclerosi multipla, Extavia è risultato efficace nel ridurre l’attività della malattia (infiammazione acuta a livello del sistema nervoso centrale e alterazioni permanenti dei tessuti) secondo quanto osservato da imaging con risonanza magnetica. Il rapporto fra l’attività della malattia nella sclerosi multipla misurata da imaging con risonanza magnetica e l’esito clinico non è ancora del tutto chiaro.
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I livelli sierici di Extavia sono stati rilevati in pazienti e volontari per mezzo di un saggio biologico non completamente specifico. Tra 1 e 8 ore dopo iniezione sottocutanea di 500 mcg (16,0 milioni di UI) di interferone beta-1b sono stati osservati livelli sierici massimi di circa 40 UI/ml. Da vari studi è stato possibile stimare che le velocità medie di “clearance” e le emivite delle fasi di eliminazione dal siero erano al massimo 30 ml·min-1·kg-1 e 5 ore, rispettivamente.
L’iniezione del farmaco somministrato a giorni alterni non determina un incremento dei livelli sierici e la farmacocinetica non sembra variare durante la terapia.
La biodisponibilità assoluta dell’interferone beta-1b somministrato sottocute era approssimativamente del 50%.
Non sono stati condotti studi di tossicità acuta. Poiché i roditori non reagiscono all’interferone beta umano, studi con dosi ripetute sono stati effettuati su scimmie Rhesus. Sono stati osservati ipertermia transitoria, un innalzamento significativo dei linfociti ed un decremento significativo delle piastrine e dei neutrofili segmentati.
Non sono stati condotti studi a lungo termine. Studi sulla riproduzione nelle scimmie Rhesus hanno evidenziato tossicità materna e un aumento delle percentuale di aborti, che danno luogo a mortalità prenatale. Non si sono riscontrate malformazioni negli animali sopravvissuti.
Non sono state condotte sperimentazioni sulla fertilità. Non si è osservata alcuna influenza sul ciclo dell’estro nella scimmia. L’esperienza con altri interferoni indica un potenziale di compromissione della fertilità maschile e femminile.
In uno studio singolo di genotossicità (test di Ames) non è stato osservato alcun effetto mutageno. Studi di carcinogenesi non sono stati condotti. Un test di trasformazione cellulare in vitro non ha fornito indicazione di potenziale tumorigeno.
Polvere
Albumina umana
Mannitolo (E421)
Solvente
Sodio cloruro
Acqua per preparazioni iniettabili
Questo medicinale non deve essere miscelato con altri prodotti ad eccezione del solvente fornito menzionato nel paragrafo 6.6.
2 anni.
Si raccomanda che il prodotto venga utilizzato immediatamente dopo la ricostituzione. Tuttavia, è stata dimostrata la stabilità del prodotto pronto per l’uso per un tempo massimo di 3 ore, alla temperatura di 2-8°C.
Non conservare a temperatura superiore ai 25°C.
Non congelare.
Per le condizioni di conservazione del medicinale ricostituito, vedere paragrafo 6.3.
Polvere
Flaconcino da 3 ml (vetro trasparente tipo I) con tappo in gomma butilica (tipo I) e sigillo in alluminio.
Solvente
Siringa preriempita da 1,2 ml (vetro tipo I) contenente 1,2 ml di solvente.
Confezioni
- Confezione singola contenente 5 flaconcini con polvere e 5 siringhe preriempite di solvente
- Confezione singola contenente 14 flaconcini con polvere e 14 siringhe preriempite di solvente
- Confezione singola contenente 15 flaconcini con polvere e 15 siringhe preriempite di solvente
- Confezione multipla per 3 mesi di trattamento contenente 42 (3x14) flaconcini con polvere e 42 (3x14) siringhe preriempite di solvente
- Confezione multipla per 3 mesi di trattamento contenente 45 (3x15) flaconcini con polvere e 45 (3x15) siringhe preriempite di solvente
E’ possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
Ricostituzione
Per ricostituire il liofilizzato di interferone beta-1b per l’iniezione, si deve usare la siringa preriempita di solvente con un ago o un adattatore per flaconcino, e iniettare 1,2 ml di solvente (sodio cloruro 5,4 mg/ml (0,54%) soluzione iniettabile) nel flaconcino di Extavia. La polvere si deve disciogliere completamente senza agitare. Dopo la ricostituzione, si deve aspirare 1,0 ml di soluzione dal flaconcino nella siringa per la somministrazione di 250 mcg di Extavia.
Ispezione prima dell’uso
Si deve controllare visivamente il prodotto ricostituito prima dell’uso. Il prodotto ricostituito è incolore fino a colore giallo chiaro e da leggermente opalescente a opalescente.
Si deve scartare il prodotto se contiene particelle in sospensione o se è di colore alterato.
Smaltimento
Il medicinale non utilizzato ed i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente.
Novartis Europharm Limited
Wimblehurst Road
Horsham
West Sussex, RH12 5AB
Regno Unito
EU/1/08/454/001, A.I.C.: 038545012
EU/1/08/454/002, A.I.C.: 038545024
EU/1/08/454/005
EU/1/08/454/006
EU/1/08/454/007
20.05.2008
11/2009