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FABRAZYME
Ciascun flaconcino di Fabrazyme contiene un valore nominale di 35 mg di agalsidasi beta. Dopo la ricostituzione con 7,2 ml di acqua per preparazioni iniettabili, ogni flaconcino di Fabrazyme contiene 5 mg/ml (35 mg/7 ml) di agalsidasi beta. La soluzione ricostituita deve essere ulteriormente diluita (vedere paragrafo 6.6).
L’agalsidasi beta è una forma ricombinante della α-galattosidasi A umana ed è prodotto mediante tecnologia del DNA ricombinante da colture cellulari di ovaio di criceto cinese (CHO). La sequenza di aminoacidi della forma ricombinante, così come la sequenza di nucleotidi che l’ha codificata, sono identiche alla forma naturale della α-galattosidasi.
Polvere per concentrato per soluzione per infusione
Tavoletta o polvere liofilizzata di colore da bianco a biancastro.
Fabrazyme è indicato per la terapia enzimatica sostitutiva a lungo termine nei pazienti con diagnosi confermata di malattia di Fabry (deficit di α-galattosidasi A).
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Il trattamento con Fabrazyme deve essere somministrato sotto controllo di un medico esperto nella gestione dei pazienti affetti da malattia di Fabry o da altre patologie metaboliche ereditarie.
La dose consigliata di Fabrazyme è 1 mg/kg di peso corporeo, somministrato una volta ogni 2 settimane come infusione endovenosa. Per ulteriori istruzioni, vedere paragrafo 6.6.
Sono stati utilizzati regimi di dosaggio alternativi in studi clinici. In uno di questi studi, dopo una dose iniziale di 1,0 mg/kg ogni 2 settimane per 6 mesi, la dose di 0,3 mg/kg ogni 2 settimane potrebbe essere in grado di mantenere la clearance di GL-3 in alcune tipologie cellulari in taluni pazienti; non è stata tuttavia stabilita la rilevanza clinica a lungo termine di questi risultati (vedere paragrafo 5.1).
L’iniziale velocità di infusione non deve superare 0,25 mg/min (15 mg/ora), per ridurre la potenziale insorgenza di reazioni connesse all’infusione. Dopo aver appurato la tolleranza del paziente è possibile accrescere gradualmente la velocità di infusione nelle successive infusioni.
Non è necessario aggiustare la dose nei pazienti con insufficienza renale.
Non sono stati eseguiti studi su pazienti con insufficienza epatica.
Non sono state determinate la sicurezza e l’efficacia di Fabrazyme nei pazienti di età superiore a 65 anni. Pertanto, nessuna posologia può essere attualmente raccomandata in questi pazienti.
Pazienti pediatrici
Non sono stati effettuati studi nei bambini di età compresa fra 0 e 7 anni,e attualmente non è possibile raccomandare alcuna posologia in questo gruppo di pazienti in età pediatrica, poiché la sicurezza e l’efficacia non sono state ancora determinate. Nei bambini fra 8 e 16 anni non è necessario regolare la dose.
Ipersensibilità potenzialmente letale (reazione anafilattica) al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Poiché agalsidasi beta (r-haGAL) è una proteina ricombinante, nei pazienti che presentano una attività enzimatica residua scarsa o nulla è atteso lo sviluppo di anticorpi IgG. La maggior parte dei pazienti ha sviluppato anticorpi IgG alla r-haGAL, normalmente entro 3 mesi dalla prima infusione di Fabrazyme. Nel tempo la maggior parte dei pazienti sieropositivi negli studi clinici ha evidenziato una tendenza alla riduzione dei titoli (sulla base di una riduzione ≥ a 4 volte del titolo, dalla misurazione di picco all’ultima misurazione) (40% dei pazienti), tollerizzazione (assenza di livelli anticorpali rilevabili, confermata da 2 analisi consecutive con radioimmunoprecipitazione (RIP)) (14% dei pazienti), oppure il raggiungimento di un plateau (35% dei pazienti).
I pazienti che presentano anticorpi alla r-haGAL sono maggiormente suscettibili a reazioni connesse all’infusione (IARs), definite come qualunque evento avverso insorto il giorno dell’infusione. Tali pazienti vanno trattati con cautela in caso di risomministrazione dell’agalsidasi beta (vedere paragrafo 4.8). Lo stato anticorpale deve essere regolarmente monitorato.
Negli studi clinici, il sessantasette percento (67%) dei pazienti ha avuto almeno una reazione connessa all’infusione (vedere paragrafo 4.8). La frequenza delle IARs diminuiva nel tempo.Negli studi clinici i pazienti che presentavano reazioni connesse all’infusione lievi o moderate in corso di terapia con agalsidasi beta hanno proseguito la terapia dopo riduzione della velocità di infusione (~0,15 mg/min; 10 mg/ora) e/o pre-trattamento con antistaminici, paracetamolo, ibuprofene e/o corticosteroidi.
Come per qualunque prodotto proteico endovenoso, sono possibili reazioni di ipersensibilità di tipo allergico.
Un numero limitato di pazienti ha avuto reazioni che suggeriscono ipersensibilità immediata (Tipo I). Se insorgono reazioni severe di tipo allergico o anafilattico, è necessario considerare l’interruzione immediata della somministrazione di Fabrazyme e l’avvio di un trattamento appropriato. È necessario attenersi agli standard medici correnti in materia di trattamento di emergenza. In uno studio clinico con un attento rechallenge, Fabrazyme è stato risomministrato a tutti i 6 pazienti risultati positivi per la presenza di anticorpi IgE o con test cutaneo positivo per Fabrazyme. In questo particolare studio, inizialmente la somministrazione di rechallenge è avvenuta a basse dosi e con una ridotta velocità di infusione (1/2 della dose terapeutica a 1/25 dell’iniziale tasso standard raccomandato). Se il paziente tollera l’infusione è possibile aumentare la dose, fino a giungere alla dose terapeutica di 1 mg/kg. Inoltre, la velocità di infusione può essere aumentata, accrescendo gradualmente la titolazione secondo la tollerabilità del paziente.
L’effetto del trattamento con Fabrazyme sui reni può essere limitato nel caso di pazienti con malattia renale in stadio avanzato.
Non sono stati eseguiti studi per valutare i potenziali effetti di Fabrazyme sulla compromissione della fertilità.
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Non sono stati effettuati studi di interazione e sul metabolismo in vitro. In base al suo metabolismo, è improbabile che l’agalsidasi beta possa dare adito ad interazioni tra farmaci mediate dal citocromo P450.
Non somministrare Fabrazyme insieme a clorochina, amiodarone, benochina o gentamicina, considerato il rischio teorico di inibizione dell’attività intracellulare della α-galattosidasi.
Non vi sono dati adeguati riguardanti l’uso dell’agalsidasi beta in donne in gravidanza.
Gli studi su animali non indicano effetti dannosi diretti o indiretti sullo sviluppo embrionale/fetale (vedere paragrafo 5.3).
Fabrazyme non deve essere usato durante la gravidanza, se non in caso di assoluta necessità.
L’agalsidasi beta potrebbe essere escreto nel latte materno. In assenza di dati circa gli effetti sui neonati esposti all’agalsidasi beta tramite il latte materno, si consiglia di interrompere l’allattamento durante l’uso di Fabrazyme.
Non sono stati effettuati studi con Fabrazyme sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari.
Le reazioni avverse (ADR) riportate negli studi clinici come reazioni connesse a Fabrazyme somministrato a dosi di 1 mg/kg in un totale di 168 pazienti (154 maschi e 14 femmine) trattati con almeno un’infusione di Fabrazyme fino a un massimo di 5 anni sono elencate nella tabella seguente, divise secondo la Classificazione per sistemi e organi e per frequenza (molto comune: >1/10; comune: ≥ 1/100, <1/10; non comune: ≥ 1/1000, <1/100). La comparsa di una ADR in un singolo paziente è definita come non comune alla luce del numero relativamente limitato di pazienti trattati. La tabella seguente include anche le ADR segnalate unicamente durante il periodo post-marketing, nella categoria di frequenza “non nota”. Le ADR sono state prevalentemente di entità da lieve a moderata.
Incidenza di Eventi avversi correlati al trattamento con Fabrazyme
Classificazione sistemica-organica | Molto comuni | Comuni | Non comuni | Frequenza non nota |
Infezioni e infestazioni | --- | nasofaringite | rinite | --- |
Disturbi del sistema immunitario | --- | --- | --- | reazione anafilattoide |
Patologie del sistema nervoso | cefalea, parestesia | capogiri, sonnolenza, ipoestesia, sensazione di bruciore, letargia, sincope | iperestesia, tremore | --- |
Patologie dell’occhio | --- | aumentata lacrimazione | prurito oculare, iperemia oculare | --- |
Patologie dell’orecchio e del labirinto | --- | tinnito, vertigini | gonfiore auricolare, mal d’orecchio | --- |
Patologie cardiache | --- | tachicardia, palpitazioni, bradicardia | bradicardia sinusale | --- |
Patologie vascolari | --- | vampate ipertensione, pallore, ipotensione, arrossamento | estremità fredde | --- |
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche | --- | dispnea, congestione nasale, oppressione della gola, sibilo, tosse, dispnea esacerbata | broncospasmo, dolore faringo-laringeo, rinorrea, tachipnea, congestione delle vie respiratorie superiori | Ipossia |
Patologie gastrointestinali | nausea, vomito | dolore addominale, dolore addominale superiore, disturbi addominali, disturbi allo stomaco, ipoestesia orale, diarrea | dispepsia, disfagia | --- |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | --- | prurito, orticaria, rash, eritema, prurito generalizzato, edema angioneurotico, edema facciale, rash maculo-papulare | livedo reticularis, rash eritematoso, rash pruriginoso, scoloramento cutaneo, fastidio cutaneo | vasculite leucocitoclasica |
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo | --- | dolore delle estremità, mialgia, dolore rachideo, spasmi muscolari, artralgia, tensione muscolare, rigidità muscoloscheletrica | dolore muscoloscheletrico | --- |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | brividi, piressia, sensazione di freddo | fatica, disturbi toracici, sensazione di caldo, edema periferico, dolore, astenia, dolore toracico, edema facciale, ipertermia | sensazione di caldo e freddo, malattia simil-influenzale, dolore alla sede di infusione, reazione alla sede di infusione, trombosi alla sede di iniezione, malessere, edema | --- |
Indagini strumentali | --- | --- | --- | Riduzione della saturazione dell’ossigeno |
Nell’ambito di questa tabella ≥1% indica eventi osservati in 2 o più pazienti. La terminologia usata per gli eventi avversi si basa su quella del Dizionario medico per le attività di regolamentazione (MedDRA) |
Le reazioni connesse all’infusione hanno comportato principalmente febbre e brividi. Si sono avuti ulteriori sintomi, comprese dispnea da lieve o moderata, ipossia (riduzione della saturazione dell’ossigeno), senso di oppressione della gola e disturbi toracici, vampe, prurito, orticaria, edema facciale, edema angioneurotico, rinite, broncospasmo, tachipnea, sibilo, ipertensione, ipotensione, tachicardia, palpitazioni; dolori addominali, nausea, vomito, dolore connesso all’infusione, tra cui dolori delle estremità, mialgia, e cefalea.
Le reazioni connesse all’infusione sono state controllate mediante la riduzione della velocità di infusione, accompagnata dalla somministrazione di medicinali antinfiammatori non steroidei, antistaminici e/o corticosteroidi. Il sessantasette percento (67%) dei pazienti ha riferito almeno una reazione connessa all’infusione. La frequenza di tali reazioni diminuiva nel tempo. La maggior parte di queste reazioni può essere attribuita alla formazione di anticorpi IgG e/o all’attivazione del complemento. È stata dimostrata la presenza di anticorpi IgE in un numero ridotto di pazienti (vedere paragrafo 4.4).
Pazienti pediatrici
Informazioni limitate suggeriscono che il profilo di sicurezza del trattamento con Fabrazyme nei pazienti pediatrici (di età superiore a 7 anni) non differisce rispetto a quello riscontrato per gli adulti.
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Non sono stati riportati casi di sovradosaggio. Negli studi clinici si sono usate dosi di fino a 3 mg/kg di peso corporeo.
Categoria farmacoterapeutica: prodotti dell’apparato gastrointestinale e del metabolismo- enzimi. Codice ATC: A16AB04 agalsidasi beta.
La malattia di Fabry è una patologia progressiva, ereditaria, eterogenea e multisistemica, che colpisce sia uomini che donne. È caratterizzata da un deficit di a-galattosidasi. La riduzione o l’assenza di attività dell’α-galattosidasi provoca l’accumulo di GL-3 nei lisosomi di varie tipologie cellulari, comprese le cellule endoteliali e parenchimali, portando in definitiva a un deterioramento clinico potenzialmente fatale in conseguenza di complicanze renali, cardiache e cerebrovascolari. La base logica della terapia enzimatica sostitutiva consiste nel ripristinare un livello di attività enzimatica sufficiente a eliminare il substrato accumulatosi nei tessuti degli organi prevenendo, stabilizzando o invertendo pertanto il processo di declino funzionale di questi organi prima che si verifichino danni irreversibili.
A seguito dell’infusione endovenosa, l’agalsidasi beta viene rapidamente rimosso dal circolo e captato dall'endotelio vascolare e dalle cellule parenchimali all’interno dei lisosomi, probabilmente attraverso i recettori del mannosio-6 fosfato, mannosio e delle asialoglicoproteine.
L’efficacia e la sicurezza di Fabrazyme sono state esaminate in uno studio pediatrico, uno studio per la determinazione del regime posologico, in due studi in doppio cieco controllati con placebo e uno studio di estensione in aperto, in pazienti sia maschi che femmine. Nello studio per la determinazione del regime posologico sono stati valutati gli effetti di 0,3, 1,0 e 3,0 mg/kg somministrati ogni 2 settimane e di 1,0 e 3,0 mg/kg somministrati ogni 2 giorni. Con tutte le dosi si è osservata una riduzione di GL-3 in sede renale, cardiaca, cutanea e plasmatica. La clearance plasmatica di GL-3 è avvenuta in modo dose-dipendente, ma risultava meno uniforme alla dose di 0,3 mg/kg. Anche le reazioni connesse all’infusione erano dose-dipendenti.
Nel primo studio clinico controllato con placebo Fabrazyme si è dimostrato efficace nell’eliminazione del GL-3 dall’endotelio vascolare dei reni dopo 20 settimane di trattamento. Questa eliminazioneè stata ottenuta nel 69% dei pazienti trattati con Fabrazyme (20/29) ma in nessuno dei pazienti cui è stato somministrato il placebo (p<0,001). Questo dato è stato supportato dal riscontro di una riduzione statisticamente significativa dell’accumulo di GL3 all’interno del rene, cuore e cute nel loro insieme e nei singoli organi nei pazienti trattati con agalsidasi beta rispetto a quelli del gruppo placebo (p<0,001). La clearance persistente nel tempo di GL-3 dall’endotelio vascolare renale,durante il trattamento con agalsidasi beta, è stata ulteriormente dimostrata nell’estensione in aperto del suddetto studio. Essa è stata ottenuta in 47 dei 49 pazienti (96%) per i quali si disponeva di informazioni al mese 6, e in tutti gli 8 pazienti (100%) per i quali si disponeva di informazioni al termine dello studio (fino a un totale di 5 anni di trattamento). Vi è stata clearance di GL-3 anche in svariate altre tipologie cellulari in sede renale. I livelli plasmatici di GL-3 si sono rapidamente normalizzati con il trattamento e sono rimasti nella norma nell’arco di 5 anni.
La funzione renale, misurata tramite la velocità di filtrazione glomerulare e la creatinina sierica, nonché con la proteinuria, si è mantenuta stabile nella maggior parte dei pazienti. Tuttavia, l’effetto del trattamento con Fabrazyme sulla funzione renale era limitato in alcuni pazienti con patologia renale in stadio avanzato.
Malgrado non siano stati effettuati studi specifici per valutare l’effetto sui segni e sintomi di natura neurologica, i risultati indicano inoltre che i pazienti possono avere una riduzione del dolore e migliore qualità della vita grazie alla terapia enzimatica sostitutiva.
È stato eseguito un altro studio in doppio cieco controllato con placebo su 82 pazienti per determinare se Fabrazyme riduce il tasso di incidenza di patologie renali, cardiache o cerebrovascolari o di decesso. Il tasso degli eventi clinici è stato notevolmente inferiore nel caso dei pazienti trattati con Fabrazyme rispetto a quelli trattati con placebo (riduzione del rischio = 53% nella popolazione intenzione al trattamento (p=0,0577); riduzione del rischio = 61% nella popolazione per protocollo (p=0,0341)). Questo risultato era comune agli eventi renali, cardiaci e cerebrovascolari.
I risultati di questi studi indicano che il trattamento con Fabrazyme alla dose di 1 mg/kg somministrato a settimane alterne fornisce benefici in relazione a risultati clinici significativi in pazienti con malattia di Fabry allo stadio iniziale e avanzato. Poiché tale condizione è lentamente progressiva, una diagnosi e un trattamento precoci sono critici per ottenere i risultati migliori.
Nello studio pediatrico in aperto, sedici pazienti con malattia di Fabry (fra 8 e 16 anni; 14 maschi e 2 femmine) hanno ricevuto il trattamento per un anno. L’eliminazione di GL-3 dall’endotelio vascolare superficiale della cute è stata ottenuta nella totalità dei pazienti che presentavano accumulo di GL-3 al basale. Le 2 pazienti femmine presentavano accumulo basale di GL-3 nell’endotelio vascolare superficiale della cute scarso o nullo e ciò rende questa conclusione applicabile solo ai pazienti di sesso maschile.
In un ulteriore studio, sono stati arruolati 21 pazienti maschi per valutare la clearance di GL-3 nei tessuti renale e cutaneo con un regime di dosaggio alternativo. Dopo il trattamento con 1 mg/kg ogni due settimane per 24 settimane, un dosaggio di 0,3 mg/kg ogni 2 settimane per 18 mesi era in grado di mantenere la clearance del GL-3 cellulare nell’endotelio capillare del rene, in altri tipi di cellule renali e nella cute (endotelio capillare superficiale della cute) nella maggioranza dei pazienti. Tuttavia, alla dose inferiore, gli anticorpi IgG entrano in gioco per quanto riguarda la clearance di GL-3 in alcuni pazienti. A causa delle limitazioni nel disegno dello studio (numero ridotto di pazienti), non è possibile trarre conclusioni definitive relativamente al dosaggio di mantenimento, tuttavia questi risultati suggeriscono che dopo una dose iniziale per il ‘debulking’ di 1,0 mg/kg ogni 2 settimane, la dose di 0,3 mg/kg ogni 2 settimane può essere sufficiente in alcuni pazienti a mantenere la clearance di GL-3.
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A seguito della somministrazione dell’agalsidasi beta per via endovenosa a pazienti adulti, a dosi di 0,3 mg, 1 mg e 3 mg/kg di peso corporeo, si è assistito ad un innalzamento maggiore dei valori AUC rispetto alla dose, a causa di una riduzione della clearance che dimostra una saturazione. L’emivita di eliminazione era dose-dipendente e variava da 45 a 100 minuti.
A seguito della somministrazione dell’agalsidasi beta a pazienti adulti con un tempo di infusione di circa 300 minuti e a una dose bisettimanale di 1 mg/kg di peso corporeo, le concentrazioni plasmatiche Cmax sono variate da 2000 a 3500 ng/ml, mentre il valore AUCinf è variato da 370 a 780 mg.min/ml. Il Vss è rimasto nel range 8,3-40,81 la clearance plasmatica è stata di 119-345 ml/min e l’emivita media di eliminazione è stata di 80-120 minuti.
La farmacocinetica di Fabrazyme è stata inoltre valutata in 15 pazienti pediatrici (fra 8,5 e 16 anni, con peso corporeo fra 27,1 e 64,9 kg). La clearance dell’agalsidasi non è stata influenzata dal peso corporeo in questa popolazione di pazienti.La clearance basale era 77 ml/min, con volume di distribuzione allo steady-state (Vss) di 2,6 l, mentre l’emivita risultava essere 55 min. Dopo sieroconversione IgG, la clearance calava a 35 ml/min, il Vss saliva a 5,4 l e l’emivita aumentava a 240 min. L’effetto netto di questi cambiamenti dopo la sieroconversione era un aumento di 2-3 volte nell’esposizione, sulla base dei valori AUC e Cmax. Non sono stati riscontrati problemi imprevisti di sicurezza nei pazienti con aumento dell’esposizione dopo sieroconversione.
L’agalsidasi beta è una proteina e si prevede che sia degradata metabolicamente tramite l’idrolisi peptidica. Di conseguenza, anche una funzionalità epatica compromessa non dovrebbe avere effetti clinicamente significativi sulla farmacocinetica dell’agalsidasi beta. Si ritiene che l’eliminazione renale dell’agalsidasi beta rappresenti un percorso secondario di clearance.
I dati non-clinici non rivelano rischi particolari per l’uomo sulla base di studi convenzionali di safety pharmacology, tossicità a dose unica, tossicità a dosi ripetute e tossicità embrionale/fetale. Non sono ancora stati effettuati studi relativamente ad altre fasi dello sviluppo. Non si prevede alcun potenziale effetto genotossico o cancerogeno.
Mannitolo
Fosfato di sodio monobasico, monoidrato
Fosfato di sodio dibasico, eptaidrato
In assenza di studi di compatibilità, il medicinale Fabrazyme non deve essere miscelato con altri prodotti nella stessa infusione.
3 anni.
Soluzioni ricostituite e diluite
Da un punto di vista microbiologico, il prodotto deve essere usato immediatamente. Se il prodotto non viene usato immediatamente, la conservazione e le condizioni vigenti prima dell’uso sono responsabilità dell’utilizzatore. La soluzione ricostituita non può essere conservata e deve essere diluita immediatamente. Soltanto la soluzione diluita può essere conservata per un massimo di 24 ore a 2 °C - 8 °C.
Conservare in frigorifero (2°C - 8°C).
Fabrazyme 35 mg è contenuto in flaconcini di vetro trasparente Tipo I da 20 ml. Il sistema di chiusura consiste in un tappo di butile siliconato con un sigillo in alluminio con copertura in plastica e apertura a scatto.
Dimensioni delle confezioni: 1, 5 e 10 flaconcini in ciascuna scatola.
E’ possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
La polvere per concentrato per soluzione per infusione deve essere ricostituita con acqua per preparazioni iniettabili, diluita ulteriormente con soluzione di cloruro di sodio 0,9% per somministrazione endovenosa e infine somministrata con infusione endovenosa. Usare una tecnica asettica.
1. Determinare il numero di flaconcini che occorre ricostituire, sulla base del peso del singolo paziente, quindi togliere dal frigorifero il necessario numero di flaconcini, affinché raggiungano la temperatura ambiente (nel giro di circa 30 minuti). Ciascun flaconcino di Fabrazyme è esclusivamente monouso.
Ricostituzione
2. Ricostituire ciascun flaconcino Fabrazyme 35 mg con 7,2 ml di acqua per preparazioni iniettabili. Aggiungere lentamente l’acqua per preparazioni iniettabili sulla polvere ed evitare la formazione di schiuma. Per farlo, aggiungere goccia a goccia l’acqua per preparazioni iniettabili, lungo le pareti del flaconcino e non direttamente sul farmaco liofilizzato. Ruotare ed inclinare delicatamente ciascun flaconcino. Non capovolgere, ruotare forte né agitare il flaconcino.
3. La soluzione ricostituita contiene 5 mg di agalsidasi beta per ogni ml ed ha l’aspetto di una soluzione trasparente ed incolore. Il pH della soluzione ricostituita è di circa 7,0. Prima dell’ulteriore diluizione, ispezionare a vista la soluzione ricostituita all’interno di ciascun flaconcino per escludere la presenza di materiale particellare e di scolorimento. Non usare la soluzione se presenta particelle estranee o se è scolorita.
4. Dopo la ricostituzione, si consiglia di diluire tempestivamente i flaconcini, per minimizzare la formazione di particelle col passare del tempo.
5. Il prodotto non utilizzato ed i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente.
Diluizione
6. Prima di aggiungere il volume ricostituito di Fabrazyme necessario per la dose da somministrare al paziente, si consiglia di asportare un volume equivalente di soluzione di cloruro di sodio 0,9% per somministrazione endovenosa dalla sacca per infusione.
7. Aspirare l’aria presente nella sacca per infusione, per minimizzare l’interfaccia aria/liquido.
8. Aspirare lentamente 7,0 ml di soluzione ricostituita da ogni flaconcino (pari a 35 mg), fino a giungere al volume totale richiesto per la dose da somministrare al paziente. Non usare aghi provvisti di filtro ed evitare la formazione di schiuma.
9. In seguito, iniettare lentamente la soluzione ricostituita direttamente nella soluzione di cloruro di sodio 0,9% per somministrazione endovenosa (non nell’eventuale spazio vuoto rimasto), sino ad ottenere una concentrazione finale tra 0,05 mg/ml e 0,7 mg/ml. Determinare il volume totale di soluzione di cloruro di sodio 0,9% per infusione (tra 50 e 500 ml) sulla base della dose individuale. Per dosi inferiori a 35 mg, usare un minimo di 50 ml; per dosi fra 35 e 70 mg, usare un minimo di 100 ml; per dosi fra 70 e 100 mg usare un minimo di 250 ml; per dosi oltre 100 mg, usare solo 500 ml. Capovolgere piano o frizionare leggermente la sacca per infusione, per miscelare la soluzione diluita. Non scuotere né agitare eccessivamente la sacca per infusione.
Somministrazione
10. Si consiglia di somministrare la soluzione diluita attraverso un filtro in linea a basso legame proteico di 0,2 mcm, per asportare qualunque particella proteica, che non causerà alcuna perdita di attività dell’agalsidasi beta. L’iniziale tasso di infusione non deve superare 0,25 mg/min (15 mg/ora), per ridurre al minimo la potenziale insorgenza di reazioni connesse all’infusione. Dopo aver appurato la tolleranza del paziente è possibile accrescere gradualmente il tasso di infusione nelle successive infusioni.
Genzyme Europe B.V., Gooimeer 10, NL-1411 DD Naarden, Paesi Bassi
EU/1/01/188/001 - AIC n. 035275015
EU/1/01/188/002 - AIC n. 035275027
EU/1/01/188/003 - AIC n. 035275039
Data della prima autorizzazione: 03/08/2001
Data dell’ultimo rinnovo: 03/08/2006
01/2010