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FARMORUBICINA
Ogni flacone da 10 mg/5 ml contiene: epirubicina cloridrato 10 mg
Ogni flacone da 50 mg contiene: epirubicina cloridrato 50 mg
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Polvere e solvente per infusione per uso endovenoso ed endovescicale.
Polvere per soluzione per infusione per uso endovenoso ed endovescicale.
Farmorubicina si è dimostrata capace di indurre risposte utili in un ampio spettro di malattie neoplastiche tra cui: carcinoma della mammella, linfomi maligni, sarcomi delle parti molli, carcinoma gastrico, carcinoma del fegato, pancreas, sigma retto, carcinoma del distretto cervico-facciale, carcinoma polmonare, carcinoma ovarico, leucemie.
Per instillazione endovescicale, Farmorubicina è indicata nel trattamento dei carcinomi superficiali della vescica (a cellule transizionali, carcinoma in situ) e nella profilassi delle recidive dopo intervento di resezione transuretrale.
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Per somministrazione endovenosa
Schema posologico per dosi convenzionali
Quando Farmorubicina è impiegata come unico agente antiblastico, la dose consigliata negli adulti è di 60-90 mg/m² di superficie corporea da somministrarsi per iniezione e.v. in 5-10 minuti ad intervalli di 21 gg compatibilmente con le condizioni ematomidollari.
Schema posologico per alte dosi
Carcinoma polmonare
Farmorubicina come agente singolo nel trattamento ad alti dosaggi del carcinoma polmonare dovrebbe essere somministrata secondo i seguenti schemi:
carcinoma polmonare a piccole cellule in pazienti non pretrattati: 120 mg/m² al giorno 1, ogni 3 settimane
carcinoma polmonare non a piccole cellule (epidermoide, squamoso e adenocarcinoma) in pazienti non pretrattati: 135 mg/m² al giorno 1 o 45 mg/m² ai giorni 1, 2, 3, ogni tre settimane.
Carcinoma della mammella
Dosi sino a 135 mg/m², quando impiegata come unico agente, e sino a 120 mg/m², quando impiegata in associazione, somministrate ogni 3-4 settimane hanno dimostrato di essere efficaci e ben tollerate in pazienti affette da carcinoma della mammella.
Nel trattamento adiuvante del carcinoma mammario in stadio iniziale con linfonodi positivi, le dosi raccomandate variano da 100 mg/m² a 120 mg/m² somministrate ogni 3-4 settimane.
Il farmaco dovrebbe essere somministrato in bolo per via endovenosa in 5-10 minuti o come infusione endovenosa in un massimo di 30 minuti.
Dosi inferiori (60-75 mg/m² o 105-120 mg/m² negli schemi posologici per alte dosi) sono raccomandate per i pazienti con riserve midollari ridotte dovute a precedenti trattamenti chemio- e/o radioterapici, ad età avanzata, o ad infiltrazione neoplastica midollare. La dose totale per ciclo può essere frazionata in 2-3 giorni consecutivi.
Nel caso di impiego in associazione con altri farmaci antitumorali, le dosi devono essere opportunamente ridotte.
Poichè la più importante via di eliminazione del farmaco è rappresentata dal sistema epatobiliare, si suggerisce di ridurre il dosaggio di Farmorubicina in quei pazienti che presentano una compromissione della funzionalità epatica, onde evitare un aumento della tossicità globale.
In linea di massima quando i livelli ematici di bilirubina sono compresi tra 1,4-3 mg/100 ml e la ritenzione della bromosulfonftaleina (BSF) è del 9-15%, si raccomanda di somministrare metà della normale dose di farmaco.
Se i livelli di bilirubinemia e la ritenzione di BSF sono ancora più elevati, si raccomanda di somministrare un quarto della dose normale.
Una moderata compromissione della funzionalità renale non sembra essere un motivo per modificare le dosi raccomandate, data la bassa escrezione di Farmorubicina attraverso l’emuntorio renale.
Per somministrazione endovescicale
Nel trattamento dei carcinomi papillari a cellule transizionali si consigliano instillazioni settimanali di 50 mg, da ripetere per 8 settimane; in caso di tossicità locale (cistite chimica), sarà opportuno ridurre la dose unitaria a 30 mg. Nel trattamento dei carcinomi in situ la dose potrà essere aumentata a 80 mg in rapporto alla tolleranza individuale.
Nella profilassi delle recidive successive a resezione transuretrale di tumori superficiali, si consigliano instillazioni settimanali di 50 mg, da ripetere per 4 settimane, seguite da instillazioni mensili della stessa dose fino ad un anno.
Modalità di somministrazione
Farmorubicina non è attiva per via orale e non deve essere somministrata per via intramuscolare o intratecale.
Per somministrazione endovenosa
È opportuno eseguire la somministrazione endovenosa nell’arco di 5-10 minuti attraverso il tubolare di una fleboclisi di soluzione fisiologica in corso, dopo essersi accertati che l’ago sia perfettamente in vena. Questa tecnica riduce il pericolo di fuoriuscita del farmaco ed assicura il lavaggio della vena al termine della somministrazione.
Se durante la somministrazione Farmorubicina fuoriesce dalla vena, possono derivare lesioni tissutali fino alla necrosi.
Una sclerosi venosa può essere osservata quando l’iniezione sia eseguita in piccoli vasi o venga ripetuta nella stessa vena.
Per somministrazione endovescicale
La soluzione di Farmorubicina, da instillare mediante catetere, deve essere trattenuta in loco per un’ora, dopodichè il paziente verrà invitato a vuotare la vescica. Nel corso dell’instillazione potrà essere opportuno ruotare il bacino del paziente, onde assicurare un più ampio contatto della soluzione con la mucosa vescicale.
Preparazione della soluzione
Per uso endovenoso Farmorubicina si scioglie completamente sia in acqua che in soluzione fisiologica salina. Quest’ultima è preferibile perchè permette di ottenere una soluzione isotonica, notoriamente meglio tollerata.
Flaconi polvere liofilizzata | Quantità di diluente da aggiungere | Concentrazione finale |
10 mg | 5 ml | 2 mg/ml |
50 mg | 25 ml | 2 mg/ml |
Per uso endovescicale la dose prescelta di Farmorubicina va sempre disciolta in 50 ml di soluzione fisiologica o di acqua distillata sterile. Dopo aver aggiunto il diluente, il flaconcino deve essere agitato in modo da permettere la completa dissoluzione del farmaco.
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti, ad altre antracicline o antracenedioni.
Allattamento.
Uso endovenoso:
mielosoppressione persistente, grave insufficienza epatica, grave insufficienza miocardica, infarto miocardico recente, grave aritmia, pregresso trattamento con le massime dosi cumulative di epirubicina e/o di altre antracicline e antracenedioni (vedere paragrafo 4.4), pazienti con infezioni sistemiche acute, angina pectoris instabile, miocardiopatia.
Uso endovescicale:
infezioni delle vie urinarie, infiammazione della vescica, ematuria, tumori invasivi alla vescica, problemi di cateterizzazione.
Generali. Farmorubicina deve essere somministrata sotto la supervisione di medici esperti nella chemioterapia antitumorale.
Prima di iniziare il trattamento con Farmorubicina, i pazienti devono recuperare dalla tossicità acuta da precedente terapia citotossica (stomatite, neutropenia, trombocitopenia e infezioni generalizzate).
Mentre il trattamento con dosi elevate di Farmorubicina (ad es. > 90 mg/m² ogni 3 o 4 settimane) causa effetti indesiderati generalmente simili a quelli osservati a dosi standard (<90 mg/m² ogni 3 o 4 settimane), la gravità della neutropenia e stomatite/mucosite può risultare aumentata. Il trattamento con dosi elevate di Farmorubicina richiede una particolare attenzione per le possibili complicanze dovute ad una grave mielosoppressione.
Funzionalità cardiaca. La cardiotossicità è un rischio del trattamento con le antracicline che si può manifestare con eventi acuti o ritardati.
Tossicità acuta. La cardiotossicità immediata della epirubicina si manifesta principalmente con tachicardia sinusale e/o alterazioni del tracciato ECG, come alterazioni non specifiche del tratto ST-T. Sono stati inoltre segnalati: tachiaritmia, incluse contrazioni ventricolari premature, tachicardia ventricolare e bradicardia, oltre a blocco di branca e blocco atrioventricolare. Tali effetti solitamente non anticipano il successivo manifestarsi di cardiotossicità ritardata, hanno raramente rilevanza clinica e generalmente non determinano l’interruzione del trattamento con epirubicina.
Tossicità ritardata. La cardiotossicità ritardata solitamente si manifesta in una fase avanzata del trattamento o entro i 2 - 3 mesi che seguono la conclusione del trattamento, ma sono stati anche segnalati eventi che si manifestano più tardi (dopo diversi mesi o anni dalla fine della terapia). La cardiomiopatia ritardata si manifesta mediante una ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF) e/o segni e sintomi di scompenso cardiaco congestizio quali dispnea, edema polmonare, edema dipendente, cardiomegalia ed epatomegalia, oliguria, ascite, versamento pleurico e ritmo di galoppo. Lo scompenso cardiaco potenzialmente fatale è la forma più grave di cardiomiopatia indotta da antracicline e rappresenta la tossicità che limita le dosi cumulative del medicinale.
Il rischio di sviluppare uno scompenso cardiaco congestizio aumenta rapidamente con l’aumentare di dosi cumulative totali oltre 900 mg/m²; questa dose cumulativa deve essere superata solo con estrema cautela (vedere paragrafo 5.1).
La funzione cardiaca deve essere valutata prima di iniziare il trattamento con epirubicina e deve essere monitorata durante la terapia per minimizzare il rischio di un grave danno cardiaco. Tale rischio può essere ridotto con un monitoraggio regolare della LVEF durante il trattamento e con l’immediata sospensione della terapia al comparire del primo segno di compromissione della funzionalità cardiaca. I metodi quantitativi indicati per il controllo regolare della funzionalità cardiaca (valutazione della LVEF) sono il MUGA scan (multi-gated radionuclide angiography) o l’ecocardiografia. La valutazione della funzionalità cardiaca al basale con ECG e MUGA scan o ecocardiografia, è raccomandata soprattutto nei pazienti con fattori di rischio per un’aumentata cardiotossicità. La valutazione ripetuta della LVEF mediante MUGA o ecocardiografia deve essere effettuata soprattutto con dosi cumulative elevate di antracicline. La tecnica di monitoraggio utilizzata per la valutazione deve essere costante durante il periodo di follow-up.
Dato il rischio di cardiomiopatia, una dose cumulativa di 900 mg/m² deve essere superata soltanto con estrema attenzione.
I fattori di rischio per la tossicità cardiaca comprendono una malattia cardiovascolare in atto o silente, una terapia radiante precedente o concomitante sull’area mediastinica pericardica, un precedente trattamento con altre antracicline o antracenedioni e l’uso concomitante di medicinali che sopprimono la contrattilità cardiaca o di medicinali cardiotossici (ad es. il trastuzumab) (vedere paragrafo 4.5). La funzionalità cardiaca deve essere attentamente monitorata nei pazienti che assumono dosi cumulative elevate e in quelli con fattori di rischio. Tuttavia, la cardiotossicità con epirubicina può verificarsi con dosi cumulative più basse in presenza o in assenza di fattori di rischio per la tossicità cardiaca.
È probabile che la tossicità di epirubicina e di altre antracicline o antracenedioni sia additiva.
Tossicità ematologica. Come per altri agenti citotossici, la epirubicina può determinare mielosoppressione. Prima e durante ogni ciclo di terapia con epirubicina deve essere valutato il profilo ematologico, incluso la conta differenziale dei globuli bianchi (WBC). La tossicità ematologica si manifesta prevalentemente con leucopenia e/o granulocitopenia (neutropenia) reversibili e dose dipendenti che rappresentano le manifestazioni più comuni di tossicità acuta dose-limitante di questo medicinale. La leucopenia e la neutropenia sono solitamente più gravi con trattamenti a dosi elevate, con il nadir che si verifica nella maggior parte dei casi tra il 10° ed il 14° giorno dopo la somministrazione del farmaco; questo è di solito transitorio e la conta dei globuli bianchi/neutrofili ritorna ai valori normali entro il 21° giorno. Si possono manifestare anche trombocitopenia ed anemia. Le consequenze cliniche della mielosoppressione grave sono: febbre, infezioni, sepsi/setticemia, shock settico, emorragia, ipossia tissutale o decesso.
Leucemia secondaria. Sono stati riportati casi di leucemia secondaria, con o senza fase preleucemica, nei pazienti trattati con antracicline (inclusa l’epirubicina). La leucemia secondaria è più comune quando questi medicinali vengono somministrati in combinazione con agenti antineoplastici che danneggiano il DNA, in combinazione con la radioterapia, quando i pazienti sono stati pesantemente pretrattati con farmaci citotossici, o quando le dosi di antracicline sono state aumentate. Queste leucemie possono avere un periodo di latenza che varia da 1 a 3 anni (vedere paragrafo 5.1).
Tratto gastrointestinale. Epirubicina induce emesi. Le mucositi/stomatiti di solito si verificano immediatamente dopo la somministrazione del farmaco e, se gravi, possono progredire in pochi giorni ad ulcerazioni delle mucose. Il recupero da questi eventi avversi avviene per la maggior parte dei pazienti entro la terza settimana di terapia.
Funzionalità epatica. La principale via di eliminazione della epirubicina è il sistema epatobiliare. I livelli di bilirubina totale sierica e AST devono essere valutati prima e durante il trattamento con epirubicina. I pazienti con bilirubina o AST elevate possono mostrare una più bassa clearance del farmaco con un aumento della tossicità globale. Dosi più basse sono raccomandate in questi pazienti (vedere paragrafi 4.2 e 5.2). Pazienti con danni epatici gravi non devono assumere epirubicina (vedere paragrafo 4.3).
Funzionalità renale. La creatinina sierica deve essere valutata prima e durante la terapia. Una correzione della dose è necessaria in pazienti con valori di creatinina sierica >5 mg/dL (vedere paragrafo 4.2).
Effetti al sito di iniezione. L’iniezione in un piccolo vaso o iniezioni ripetute effettuate nella stessa vena possono determinare flebosclerosi. Il rischio di flebiti/tromboflebiti al sito di iniezione può essere minimizzato se vengono eseguite le procedure di somministrazione consigliate (vedere paragrafo 4.2).
Stravaso. Lo stravaso di epirubicina durante l’iniezione endovenosa può determinare dolore locale, lesioni tissutali gravi (comparsa di vesciche, cellulite grave) e necrosi. Se durante la somministrazione endovenosa di epirubicina dovessero comparire segni o sintomi di stravaso, l’infusione del medicinale deve essere interrotta immediatamente. Il dolore del paziente può essere alleviato rinfrescando l’area e mantenendola fredda per 24 ore. Il paziente deve essere monitorato attentamente durante il periodo successivo perché dopo diverse settimane dall’avvenuto stravaso si può manifestare necrosi. Consultare un chirurgo plastico per valutare una possibile asportazione.
Altro. Come con altri agenti citotossici, in concomitanza con l’utilizzo di epirubicina sono stati riportati casi di tromboflebiti e di fenomeni tromboembolici, inclusa l’embolia polmonare (in alcuni casi fatale).
Sindrome da lisi tumorale. Epirubicina può determinare iperuricemia come conseguenza dell’esteso catabolismo delle purine associato alla rapida lisi delle cellule tumorali indotta dal medicinale (“sindrome da lisi tumorale”). I livelli ematici di acido urico, potassio, calcio fosfato e creatinina devono essere valutati dopo l’inizio del trattamento. L’idratazione, l’alcalinizzazione delle urine e la profilassi con allopurinolo per prevenire l’uricemia possono minimizzare le potenziali complicanze della sindrome da lisi tumorale.
Effetti immunosoppressori/Aumentata suscettibilità alle infezioni. La somministrazione di vaccini vivi o vivi attenuati in pazienti immunocompromessi dagli agenti chemioterapici inclusa la epirubicina, possono determinare infezioni gravi o fatali (vedere paragrafo 4.5).
Sistema riproduttivo. Epirubicina può causare genotossicità. Uomini e donne trattati con epirubicina devono far uso di metodi contraccettivi appropriati. Se appropriato e possibile, i pazienti che desiderano avere figli dopo il completamento della terapia devono richiedere una consulenza genetica.
Uso endovescicale
La somministrazione di epirubicina può determinare sintomi di cistite chimica (quali disuria, poliuria, nicturia, stranguria, ematuria, disagio della vescica, necrosi della parete vescicale) e costrizione della vescica. Si richiede di prestare particolare attenzione ai problemi legati alla cateterizzazione (come l’ostruzione uretrale causata da grossi tumori).
Eccipienti
Farmorubicina, polvere per soluzione iniettabile, contiene metile para-idrossibenzoato. Questo può determinare reazioni allergiche (che possono manifestarsi dopo il trattamento), e in casi rari, difficoltà respiratorie.
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Farmorubicina può essere usata anche in associazione ad altri chemioterapici antitumorali. Si può manifestare tossicità cumulativa con effetti sul midollo osseo/ematologici e gastrointestinali (vedere paragrafo 4.4). L’uso della Farmorubicina nella chemioterapia combinata insieme ad altri potenziali farmaci cardiotossici, come l’uso concomitante con altri composti cardioattivi (ad es. i calcioantagonisti), richiede il monitoraggio della funzionalità cardiaca per tutta la durata del trattamento.
Farmorubicina è estensivamente metabolizzata dal fegato. I cambiamenti del metabolismo epatico indotti da terapie concomitanti possono incidere sul metabolismo di Farmorubicina, sulla farmacocinetica, sull’efficacia terapeutica e/o sulla tossicità (vedere paragrafo 4.4).
Le antracicline inclusa la epirubicina non devono essere somministrate in combinazione con altri agenti cardiotossici a meno che la funzionalità cardiaca del paziente non venga attentamente monitorata. I pazienti che assumono antracicline dopo l’interruzione del trattamento con altri agenti cardiotossici, ed in particolar modo con quelli che hanno una lunga emivita come il trastuzumab, possono essere anche esposti ad un aumentato rischio di comparsa di cardiotossicità. Il trastuzumab ha una emivita di circa 28,5 giorni e può persistere nel sistema circolatorio fino a 24 settimane. Pertanto, se possibile, i medici devono evitare una terapia a base di antracicline fino a 24 settimane dopo la fine del trattamento con trastuzumab. Se vengono utilizzate antracicline prima di questo tempo, la funzionalità cardiaca deve essere attentamente monitorata.
La vaccinazione con un vaccino vivo deve essere evitata nei pazienti che assumono epirubicina. I vaccini inattivati o uccisi possono essere somministrati; tuttavia, la risposta a questi vaccini potrebbe essere ridotta.
La cimetidina aumenta la AUC della Farmorubicina del 50% e l’impiego di questo medicinale deve essere interrotto durante il trattamento con Farmorubicina.
Il paclitaxel, quando è somministrato prima di Farmorubicina, può causare un aumento delle concentrazioni plasmatiche di epirubicina non modificata e dei suoi metaboliti; tuttavia questi ultimi non sono né tossici, né attivi. Quando Farmorubicina è somministrata prima dei taxani, la cosomministrazione di paclitaxel o docetaxel non altera la farmacocinetica di Farmorubicina.
Questa combinazione può essere utile se si usa alternare la somministrazione tra i due medicinali. L’infusione di Farmorubicina e paclitaxel deve essere effettuata con un intervallo di almeno 24 ore tra i due medicinali.
Il dexverapamil può alterare la farmacocinetica della Farmorubicina e possibilmente aumentare il suo effetto depressivo sul midollo osseo.
Uno studio ha rilevato che il docetaxel somministrato dopo la Farmorubicina può aumentare le concentrazioni plasmatiche dei metaboliti della Farmorubicina.
La chinina può accelerare la distribuzione iniziale di Farmorubicina dal sangue nei tessuti e può influenzare la partizione dei globuli rossi da parte della Farmorubicina.
La cosomministrazione dell’interferone α2b può determinare una riduzione dell’emivita di eliminazione terminale sia della clearance totale sia di quella parziale della Farmorubicina.
La possibilità di una mancata alterazione della ematopoiesi deve essere tenuta in considerazione e gestita con un (pre)trattamento con farmaci che agiscono sul midollo osseo (quali agenti citostatici, sulfonamide, cloramfenicolo, dienildantoina, derivati amidopiridinici, agenti antiretrovirali).
Disturbi della fertilità
Farmorubicina può determinare un danno cromosomiale negli spermatozoi umani. Gli uomini in terapia con Farmorubicina devono fare uso di metodi contraccettivi efficaci, e se appropriato e possibile andrà richiesta una consulenza sulla eventualità di conservare lo sperma in quanto la terapia potrebbe causare infertilità irreversibile.
Farmorubicina può causare amenorrea o menopausa precoce in donne in pre-menopausa.
Gravidanza
Dati sperimentali su animali suggeriscono che Farmorubicina può causare danno fetale quando somministrata a donne in gravidanza. Se la Farmorubicina viene assunta in gravidanza o se la paziente resta incinta mentre sta assumendo il farmaco, la paziente deve essere informata del potenziale rischio per il feto.
Non ci sono studi in donne in gravidanza. Farmorubicina deve essere utilizzata durante la gravidanza soltanto se il potenziale beneficio giustifica il potenziale rischio per il feto.
Allattamento
Non è noto se la Farmorubicina viene escreta nel latte materno. Poiché molti farmaci, inclusi altre antracicline vengono escrete nel latte materno, a causa dei potenziali effetti indesiderati gravi nei lattanti derivati dalla Farmorubicina, le madri devono interrompere l’allattamento prima di assumere questo farmaco.
Farmorubicina non altera la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari.
I seguenti effetti indesiderati sono stati osservati e riportati durante il trattamento con Farmorubicina con una frequenza: molto comune (> 1/10); comune (>1/100, < 1/10); non comune (>1/1.000, <1/100); raro (>1/10.000, <1/1.000); molto raro (<1/10.000); non noto (la frequenza non può essere stabilita sulla base dei dati disponibili).
Oltre il 10% dei pazienti trattati possono sviluppare effetti indesiderati. I più comuni effetti indesiderati sono mielosoppressione, effetti indesiderati gastrointestinali, anoressia, alopecia, infezioni.
Classe sistemica-organica | Frequenza | Effetti indesiderati |
Infezioni ed infestazioni | Comune | Infezione |
Non noto | Shock settico, sepsi, polmonite |
Tumori benigni, maligni e non specificati (cisti e polipi inclusi) | Raro | Leucemia linfocitica acuta, leucemia mielogena acuta |
Patologie del sistema emolinfopoietico | Molto comune | Mielosoppressione (leucopenia,granulocitopenia e neutropenia, anemia e neutropenia febbrile) |
Non comune | Trombocitopenia |
Non noto | Emorragia e ipossia tissutale indotta da mielosoppressione |
Disturbi del sistema immunitario | Raro | Anafilassi |
Disturbi del metabolismo e della nutrizione | Comune | Anoressia, disidratazione |
Raro | Iperuricemia (vedere paragrafo 4.4) |
Patologie del sistema nervoso | Raro | Capogiri |
Patologie dell’occhio | Non noto | Congiuntivite, cheratite |
Patologie cardiache | Raro | Insufficienza cardiaca congestizia (dispnea, edema, epatomegalia, ascite, edema polmonare, versamento pleurico, ritmo di galoppo), cardiotossicità (ad es. alterazioni dell’ECG, aritmie, cardiomiopatia), tachicardia ventricolare, bradicardia, blocco AV, blocco di branca |
Patologie vascolari | Comune | Vampate di calore |
Non comune | Flebite, tromboflebite |
Non noto | Shock, tromboembolismo, inclusa embolia polmonare |
Patologie gastrointestinali | Comune | Mucosite, esofagite, stomatite, vomito, diarrea, nausea |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | Molto comune | ; Alopecia |
Raro | Orticaria |
Non noto | Tossicità locale, rash, prurito, alterazioni cutanee, eritema, rossore, iperpigmentazione della cute e delle unghie, fotosensibilità, ipersensibilità della cute precedentemente irradiata (reazione di richiamo su aree irradiate) |
Patologie renali e urinarie | Molto comune | Colorazione rossa delle urine per 1 o 2 giorni dopo la somministrazione |
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella | Raro | Amenorrea, azoospermia |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | Comune | Eritema in sede di infusione |
Raro | Malessere/astenia, febbre, brividi |
Esami diagnostici | Raro | Alterazioni dei valori delle transaminasi |
Non noto | Riduzione repentina della frazione di eiezione del ventricolo sinistro |
Traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura | Comune | Cistite chimica, a volte emorragica, è stata osservata dopo la somministrazione endovescicale (vedere paragrafo 4.4) |
Somministrazione endovescicale:
Gli effetti indesiderati sistemici gravi al farmaco, quali reazioni allergiche, sono rari, poichè solo una piccola percentuale del principio attivo viene riassorbita dopo instillazione endovescicale. Reazioni locali quali sensazione di bruciore ed evacuazioni frequenti (pollachiuria) sono comunemente riportate. Sono stati riportati episodi occasionali di cistite chimica o batterica (vedere paragrafo 4.4). Questi eventi avversi sono per la maggior parte reversibili.
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Un sovradosaggio acuto di epirubicina può provocare una grave mielosoppressione (principalmente leucopenia e trombocitopenia), effetti tossici gastrointestinali (principalmente mucosite) e complicanze cardiache acute.
Con le antracicline è stata osservata una insufficienza cardiaca ritardata che si è manifestata da diversi mesi a diversi anni dopo la fine del trattamento (vedere paragrafo 4.4). I pazienti devono essere attentamente monitorati. Se si manifestano i segni di una insufficienza cardiaca, i pazienti devono essere trattati in accordo alle linee guida convenzionali.
Il trattamento del sovradosaggio è sintomatico. La epirubicina non può essere rimossa tramite dialisi.
Categoria farmacoterapeutica: Antibiotici citotossici – antracicline. Codice ATC: L01DB03
Farmorubicina si è dimostrata attiva su un ampio spettro di tumori sperimentali in particolare leucemie (L 1210, P 388), sarcomi (SA 180 solido e ascitico ), melanoma (B 16), carcinoma mammario, carcinoma polmonare di Lewis, carcinoma del colon (38) ed inoltre su tumori umani trapiantati nel topo atimico (melanoma, carcinoma mammario, polmonare, prostatico e ovarico).
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In pazienti con funzionalità epatica e renale normali, i livelli plasmatici di Farmorubicina, dopo somministrazione e.v. di 60-150 mg/m², seguono un andamento decrescente triesponenziale con una prima fase molto rapida, ed una fase terminale lenta caratterizzata da una emivita media di circa 40 ore.
Queste dosi rientrano nei limiti della linearità farmacocinetica sia in termini di "clearance" plasmatica, sia di profilo metabolico. I livelli plasmatici del principale metabolita, il 13-OH derivato, sono costantemente inferiori e praticamente paralleli a quelli del farmaco inalterato. Il farmaco viene eliminato principalmente attraverso il fegato; valori elevati di "clearance" plasmatica (0,9 l/min) indicano che la lenta eliminazione è dovuta alla estesa distribuzione nei tessuti.
Farmorubicina non supera la barriera ematoencefalica.
La DL50 dell’epirubicina nel topo e nel ratto fu rispettivamente di 29,3 e 14,2 mg/kg e di circa 2,0 mg/kg nel cane. Gli studi di tossicità per somministrazioni ripetute (coniglio e cane) e di cardiotossicità (ratto e coniglio) hanno dimostrato che Farmorubicina è caratterizzata da una tossicità inferiore alla doxorubicina. Farmorubicina ha dimostrato proprietà mutagena e cancerogena negli animali da esperimento.
Farmorubicina 10 mg/5 ml polvere: metile para-idrossibenzoato, lattosio.
Solvente: soluzione fisiologica salina.
Farmorubicina 50 mg polvere: metile para-idrossibenzoato, lattosio.
Farmorubicina non deve essere mescolata con eparina per incompatibilità chimica che, in certe proporzioni, dà luogo alla formazione di un precipitato.
4 anni.
La soluzione ricostituita è stabile per 24 ore a temperatura ambiente e per 48 ore conservata in frigorifero (+2° C/+8° C)
Proteggere dalla luce
Flacone di vetro con tappo in gomma e ghiera in alluminio
Fiala in vetro neutro
1 flacone da 10 mg di polvere + 1 fiala solvente da 5 ml, per infusione.
1 flacone da 50 mg di polvere per soluzione per infusione.
Vedere paragrafo 4.2 “Posologia e modo di somministrazione”
Si raccomanda di seguire le seguenti misure di sicurezza, valide per tutti gli agenti antineoplastici:
il personale dovrebbe essere addestrato alla buona tecnica di manipolazione;
il personale in stato di gravidanza deve essere escluso da tali compiti;
il personale che manipola il farmaco dovrebbe vestire indumenti protettivi:
occhiali, camici, maschere, e guanti "usa e getta";
andrebbe individuata una zona specifica dove ricostituire il farmaco (preferibilmente dotata di un sistema di flusso laminare verticale); la superficie di lavoro andrebbe protetta con una carta assorbente, col fondo plastificato;
tutti gli articoli usati per la somministrazione e la pulizia, inclusi i guanti, dovrebbero essere posti in sacchi a perdere per rifiuti ad alto rischio, per l’incenerimento ad elevate temperature;
in caso di contatto accidentale del farmaco con la cute o con gli occhi, detergere immediatamente in abbondanza la cute con acqua e sapone e gli occhi con una soluzione di bicarbonato di sodio. Seguire il decorso con controlli accurati da parte dello specialista.
In caso di contaminazione accidentale di oggetti con il farmaco, immergerli in una soluzione di ipoclorito 1% e poi sciacquarli abbondantemente con acqua.
I materiali per la pulizia devono essere eliminati come precedentemente indicato.
Il medicinale non utilizzato ed i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente.
Pfizer Italia S.r.l. via Isonzo,71-04100 Latina
FARMORUBICINA 10 mg/5 ml Polvere e Solvente per Soluzione per Infusione: 1 flacone da 10 mg + 1 fiala solvente da 5 ml
A.I.C. 025197031
FARMORUBICINA 50 mg Polvere per Soluzione per Infusione: 1 flacone da 50 mg
A.I.C. 025197043
31 maggio 2005
Febbraio 2010