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FENOFIBRATO TEVA
Ogni capsula contiene 200 mg di fenofibrato.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Capsula di gelatina dura
Capsula di gelatina dura con cappuccio e corpo colore rosso-arancio opaco, contenente polvere bianca o biancastra, con piccoli agglomerati, e la scritta FM200 impressa sia sul cappuccio che sul corpo.
Il fenofibrato è indicato come terapia aggiuntiva alla dieta o ad altro trattamento farmacologico (per esempio attività fisica, riduzione del peso) per le seguenti condizioni:
- trattamento dell’ipertrigliceridemia grave in presenza o assenza di livelli bassi di colesterolo HDL
- iperlipidemia mista quando le statine sono controindicate o non tollerate.
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Per uso orale.
Per le dosi non ottenibili/praticabili con questo dosaggio, sono disponibili altri dosaggi e forme farmaceutiche.
Adulti
Negli adulti, la dose iniziale raccomandata è di una capsula da 200 mg assunta ogni giorno durante un pasto principale.
Il fenofibrato deve essere sempre assunto insieme al cibo, in quanto è meno bene assorbito a stomaco vuoto. Le misure dietetiche stabilite prima della terapia devono essere continuate.
La risposta alla terapia deve essere monitorata determinando i valori dei lipidi nel siero. Di solito il trattamento con fenofibrato è seguito da una rapida riduzione dei livelli di lipidi nel siero, tuttavia il trattamento deve essere sospeso se non si raggiunge una risposta adeguata nell’arco di tre mesi.
Bambini
Nel bambino, la dose raccomandata è di 67 mg di fenofibrato micronizzato/die/20 kg di peso corporeo. L’uso di forme di dosaggio da 200 mg è controindicato nei bambini (vedere paragrafo 4.3).
Anziani
Nei pazienti anziani senza compromissione renale, è raccomandata la normale dose per adulti.
Compromissione renale
In caso di disfunzione renale, può essere necessario ridurre la dose in base al livello della clearance della creatinina, per esempio:
Clearance della creatinina (ml/min) | Dosaggio |
< 60 | Due capsule da 67 mg |
< 20 | Una capsula da 67 mg |
Patologie epatiche
Non sono stati condotti studi su pazienti affetti da patologie epatiche.
• Disfunzione renale o epatica grave
• Patologie della cistifellea
• Cirrosi biliare
• Fotoallergia nota o reazioni fototossiche nel corso di trattamenti con fibrati o ketoprofene
• Pancreatite cronica o acuta ad eccezione della pancreatite acuta dovuta a ipertrigliceridemia grave
• Bambini (vedere paragrafo 4.2)
In caso di compromissione renale
In caso di disfunzione renale, può essere necessario ridurre la dose di fenofibrato in base al livello di clearance della creatinina (vedere paragrafo 4.2). La riduzione della dose deve essere presa in considerazione nei pazienti anziani con funzionalità renale compromessa.
Funzionalità epatica
In alcuni pazienti sono stati riportati aumenti dei livelli delle transaminasi. Nella maggior parte dei casi si è trattato di aumenti transitori, minori e asintomatici. Si raccomanda di monitorare i livelli delle transaminasi ogni 3 mesi per i primi 12 mesi del trattamento. Attenzione deve essere riservata ai pazienti che sviluppano un aumento dei livelli di transaminasi e il trattamento deve essere interrotto se i livelli di ASAT e ALAT aumentano più di 3 volte rispetto al limite superiore dei valori normali o alle 100 UI.
Pancreatite
Sono stati segnalati casi di pancreatite in pazienti che assumono fenofibrato (vedere paragrafi 4.3 e 4.8). Questa evenienza può rappresentare una mancata efficacia in pazienti con ipertrigliceridemia grave, un effetto diretto del farmaco o un fenomeno secondario mediato da formazione di calcoli o depositi sabbiosi nel tratto biliare con ostruzione del dotto biliare.
Miopatia
A seguito di somministrazione di fibrati o di altri agenti ipolipemizzanti, sono stati segnalati casi di tossicità muscolare, compresi casi molto rari di rabdomiolisi. L’incidenza di questi effetti aumenta in caso di ipoalbuminemia e pregressa insufficienza renale. La tossicità muscolare deve essere sospettata nei pazienti che presentano una mialgia diffusa, miosite, crampi muscolari, debolezza e/o un aumento marcato della CPK (livelli superiori di 5 volte i valori normali). In questi casi il trattamento con fenofibrato deve essere interrotto.
I pazienti con fattori di predisposizione alle miopatie e/o rabdomiolisi, che comprendono pazienti di età superiore ai 70 anni, anamnesi personale o familiare di disturbi muscolari ereditari, danno renale, ipotiroidismo ed elevata assunzione di alcol, possono essere a maggiore rischio di sviluppare una rabdomiolisi. Per questi pazienti, gli eventuali benefici e rischi della terapia a base di fenofibrato devono essere soppesati con attenzione.
Il rischio di tossicità muscolare può essere aumentato se il fenofibrato viene somministrato con un altro fibrato o con un inibitore della HMG-CoA reduttasi, particolarmente nei casi di preesistente malattia muscolare. Di conseguenza, la co-prescrizione di fenofibrato con una statina deve essere riservata ai pazienti con dislipidemia combinata grave ed elevato rischio cardiovascolare senza una storia pregressa di miopatia. Tale terapia di combinazione deve essere adottata con cautela e i pazienti devono essere monitorati attentamente per individuare eventuali segni di tossicità muscolare.
Per i pazienti iperlipidemici che assumono estrogeni o contraccettivi contenenti estrogeno, è necessario accertarsi se l’iperlipidemia sia di natura primaria o secondaria (eventuale aumento dei valori dei lipidi dovuto all’assunzione orale di estrogeno).
Funzionalità renale
Il trattamento deve essere interrotto in caso di aumento dei livelli della creatinina > 50% dell’ULN (limite superiore della normalità).
Si raccomanda di prendere in considerazione la misurazione della creatinina nel corso dei primi tre mesi successivi all’inizio del trattamento.
Bambini
Il trattamento precoce è giustificato solo in caso di malattia ereditaria (iperlipidemia familiare); inoltre si dovrà procedere alla determinazione della natura precisa della iperlipidemia attraverso test genetici e esami di laboratorio. Si raccomanda di iniziare il trattamento insieme a un regime dietetico controllato per un periodo di almeno 3 mesi. L’inizio del trattamento con il medicinale deve essere preso in considerazione solo dopo una consulenza specialistica e solo in casi di forme gravi con segni clinici di aterosclerosi e/o xantoma e/o in casi in cui i pazienti siano affetti da patologie cardiovascolari aterosclerotiche prima dei 40 anni d’età.
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Anticoagulanti orali
Il fenofibrato aumenta l’effetto degli anticoagulanti orali e può accentuare il rischio di sanguinamento. Nei pazienti che assumono una terapia a base di anticoagulanti orali, la dose degli anticoagulanti deve essere ridotta di circa un terzo all’inizio del trattamento e successivamente adeguata in modo graduale se necessario in base al monitoraggio INR (International Normalised Ratio).
Inibitori della HMG-CoA reduttasi o altri fibrati
Il rischio di grave tossicità muscolare aumenta se il fenofibrato viene assunto insieme agli inibitori della HMG-CoA reduttasi o ad altri fibrati. Tale terapia di combinazione deve essere adottata con cautela e i pazienti devono essere monitorati attentamente per individuare eventuali segni di tossicità muscolare (vedere paragrafo 4.4.).
Ciclosporina
Durante la somministrazione concomitante di fenofibrato e ciclosporina sono stati riportati alcuni casi gravi di danno reversibile della funzionalità renale. La funzionalità renale di tali pazienti deve essere pertanto monitorata con attenzione e il trattamento con il fenofibrato deve essere sospeso in caso di alterazione grave dei parametri di laboratorio.
Non sono disponibili dati adeguati relativi all’impiego di fenofibrato nelle donne in gravidanza. Gli studi effettuati sugli animali non hanno dimostrato alcun effetto teratogeno. Sono stati riscontrati effetti embriotossici nell’intervallo di dosi che hanno provocato tossicità nelle madri (vedere paragrafo 5.3). Il rischio potenziale nell’uomo non è noto. Pertanto il fenofibrato deve essere utilizzato durante la gravidanza solo in seguito a un’attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio.
Non sono disponibili dati relativi all’escrezione del fenofibrato e/o dei suoi metaboliti nel latte materno. Pertanto non deve essere utilizzato in madri che allattano.
Il fenofibrato non altera, o altera in modo trascurabile, la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari.
Le frequenze stimate di effetti indesiderati sono definite in base alla seguente convenzione: comune (≥ 1/100, <1/10), non comune (≥1/1.000, <1/100), raro (≥ 1/10.000, <1/1.000), molto raro (≤ 1/10.000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
Esami diagnostici
Raro: aumento della creatinina e dell’urea nel siero, generalmente lieve
Patologie del sistema emolinfopoietico
Raro: lieve diminuzione dell’emoglobina e dei leucociti
Patologie del sistema nervoso
Raro: cefalea, astenia sessuale
Patologie dell'orecchio e del labirinto
Raro: vertigini
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
Molto raro: pneumopatie interstiziali
Patologie gastrointestinali
Comune: disturbi digestivi, gastrici o intestinali (dolore addominale, nausea, vomito, diarrea e flatulenza) di gravità moderata
Non comune: pancreatite*
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
Non comune: reazioni come eruzioni cutanee, prurito, orticaria, o reazioni di fotosensibilità
Raro: alopecia
Molto raro: fotosensibilità cutanea con eritema, formazione di vescicole o noduli sulle zone della pelle esposte alla luce del sole o ai raggi UV artificiali (per esempio lampade abbronzanti) in casi singoli (anche dopo diversi mesi di uso senza complicanze)
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo
Raro: tossicità muscolare (mialgia diffusa, miosite, crampi muscolari e debolezza)
Molto raro: rabdomiolisi.
Patologie vascolari
Non comune: tromboembolismo (embolia polmonare, trombosi venosa profonda)*
Patologie sistemiche
Raro: stanchezza
Patologie epatobiliari
Comune: in alcuni pazienti è possibile riscontrare livelli moderatamente elevati di transaminasi nel siero che raramente interferiscono con il trattamento (vedere paragrafo 4.4).
Non comune: sono stati riportati casi di calcolosi biliare.
Molto raro: sono stati riportati rarissimi casi di epatite. Quando si manifestano sintomi (per esempio itterizia, prurito) che indicano epatite, si dovrà ricorrere ad analisi di laboratorio per accertamenti e il fenofibrato deve essere sospeso, se è il caso (vedere paragrafo 4.4).
* Nello studio FIELD, uno studio randomizzato controllato con placebo, condotto su 9795 pazienti con diabete mellito di tipo 2, un aumento statisticamente significativo dei casi di pancreatite è stato osservato nei pazienti che ricevevano fenofibrato rispetto a coloro che ricevevano il placebo (0,8% contro 0,5 %; p=0,031). Nello stesso studio, è stato riportato un aumento statisticamente significativo dell’aumento di incidenza di embolia polmonare (0,7% nel gruppo trattato con placebo contro 1,1% nel gruppo trattato con fenofibrato; p=0,022) e un aumento non statisticamente significativo delle trombosi venose profonde (placebo: 1,0% [48/4900 pazienti] contro fenofibrato 1,4% [67/4895 pazienti]; p=0,074).
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Non sono stati riportati casi di sovradosaggio. Non sono noti antidoti specifici. In caso di sospetto sovradosaggio, adottare un trattamento sintomatico e adeguate misure di supporto secondo i casi. Il fenofibrato non può essere eliminato con l’emodialisi.
Categoria farmacoterapeutica: Sostanze modificatrici dei lipidi, non associate; fibrati
Codice ATC: C10A B05
Le proprietà ipolipidemizzanti del fenofibrato osservate nella pratica clinica sono state dimostrate in vivo nei topi transgenici e in colture di epatociti umani mediante l’attivazione dei Recettori Attivati dai Proliferatori Perossisomiali di tipo α (PPARα). Attraverso questo meccanismo, il fenofibrato aumenta la lipolisi e l’eliminazione dal plasma delle particelle ricche di trigliceridi attivando la lipasi lipoproteica e riducendo la produzione di apoproteina C-III. L'attivazione dei PPARα induce anche un aumento della sintesi delle apoproteine A-I, A-II e del colesterolo HDL.
Gli studi epidemiologici hanno dimostrato una correlazione positiva fra l'aumento dei livelli di lipidi nel siero e un maggiore rischio di patologie cardiocoronariche. Il controllo di tale dislipidemia costituisce la motivazione per il trattamento con fenofibrato. Tuttavia, le eventuali conseguenze a lungo termine, favorevoli e avverse, delle sostanze utilizzate nella cura delle iperlipidemie sono tuttora oggetto di discussioni scientifiche. Pertanto il presunto effetto benefico del fenofibrato sulla morbilità e mortalità per cause cardiovascolari rimane tuttora non dimostrato.
Gli studi col fenofibrato mostrano coerentemente una riduzione dei livelli di colesterolo LDL e del colesterolo VLDL, mentre i livelli di colesterolo HDL aumentano di frequente. Anche i livelli di trigliceridi diminuiscono. Questo provoca una riduzione del rapporto fra le lipoproteine a bassa e bassissima densità e le lipoproteine ad alta densità, che, negli studi epidemiologici, è stata messa in correlazione con una diminuzione del rischio aterogenico. I livelli di apolipoproteina A e apolipoproteina B subiscono alterazioni parallele ai livelli di HDL e LDL e VLDL rispettivamente.
Nel corso della terapia con fenofibrato si è osservata una regressione dello xantoma.
I livelli di acido urico nel plasma aumentano nel 20% circa dei pazienti iperlipidemici, in particolare in pazienti con fenotipo IV. Il fenofibrato ha un effetto uricosurico e pertanto arreca ulteriore beneficio a pazienti di questo tipo.
Nel corso di sperimentazioni cliniche con il fenofibrato, i pazienti con elevati livelli di fibrinogeno e Lp(a) hanno mostrato riduzioni significative in questo tipo di misurazioni.
Vi sono evidenze che il trattamento con i fibrati può ridurre gli eventi di malattie cardiocoronariche ma non è stato dimostrato che possano ridurre tutte le cause di mortalità nella prevenzione primaria o secondaria delle malattie cardiovascolari.
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Assorbimento
Il composto non modificato non viene recuperato nel plasma. L'acido fenofibrico è il principale metabolita plasmatico. Il picco delle concentrazioni plasmatiche si verifica in seguito a un periodo medio di 5 ore successive alla somministrazione della dose.
La concentrazione plasmatica media è di 15 mcg /ml per una dose giornaliera pari a 200 mg di fenofibrato micronizzato, equivalenti a tre capsule da 67 mg.
Nel corso di trattamenti continuati sono stati osservati livelli allo stato stazionario.
L'acido fenofibrico si lega fortemente all'albumina plasmatica; può rimuovere i composti di antivitamina K dai siti di legame proteico e potenziarne l'effetto anticoagulante.
Emivita plasmatica
L'emivita plasmatica di eliminazione dell'acido fenofibrico è di circa 20 ore.
Metabolismo ed eliminazione
Il prodotto viene eliminato principalmente attraverso le urine: il 70% in 24 ore e l'88% in 6 giorni, quando l'escrezione totale nelle urine e nelle feci raggiunge il 93%. Il fenofibrato viene escreto principalmente sotto forma di acido fenofibrico e del suo derivato glucuroconiugato.
Gli studi cinetici in seguito alla somministrazione di dosi ripetute evidenziano l'assenza di accumuli del prodotto.
L'acido fenofibrico non viene eliminato dall'emodialisi.
Gli studi di tossicità cronica non hanno fornito informazioni rilevanti circa la tossicità specifica del fenofibrato.
Gli studi sulla mutagenicità del fenofibrato sono risultati negativi.
Nei ratti e nei topi, sono stati riscontrati tumori epatici a dosi molto elevate, attribuibili alla proliferazione dei perossisomi. Queste mutazioni sono specifiche per i piccoli roditori e non sono state osservate in animali di altre specie, quindi non hanno rilevanza per l'uso terapeutico nell'uomo.
Gli studi condotti su topi, ratti e conigli non hanno rivelato effetti teratogeni. Effetti embriotossici sono stati osservati in dosi comprese nell'intervallo di tossicità materna. Ad alte dosi si sono osservati prolungamento del periodo di gestazione e difficoltà al parto. Non sono stati rilevati effetti sulla fertilità.
Contenuto della capsula
Sodio laurilsolfato
Povidone (K-25)
Amido di mais, pregelatinizzato
Crospovidone (tipo A)
Croscarmellosa sodica
Carbossimetilamido sodico (estratto dalla patata)
Silice colloidale anidra
Sodio stearilfumarato
Rivestimento della capsula
Gelatina
Titanio diossido (E171)
Rosso allura AC
Inchiostro commestibile contenente gommalacca, ferro ossido nero, glicole propilenico.
Non pertinente.
3 anni
Conservare nella confezione originale, per tenere il medicinale al riparo dalla luce. Conservare il blister nella scatola esterna.
Confezione con blister trasparente in PVC/PVdC- Alluminio:
Confezione da 20 capsule di gelatina dura.
Nessuna istruzione particolare.
Teva Italia S.r.l. – Via Messina 38 - 20154 Milano
200 mg capsule 20 capsule - AIC n. 039804024/M
19 luglio 2010
Luglio 2010