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FRISIUM
Una capsula rigida contiene:
Principio attivo: clobazam 10 mg
Per gli eccipienti, vedere 6.1.
Capsule rigide.
Il Frisium è elettivamente indicato in tutte le forme di ansia: tensione, irritabilità, agitazione, insonnia e nelle affezioni somatiche con componente psico-emotiva (ad esempio in ambito cardiocircolatorio o gastroenterico).
Le benzodiazepine sono indicate soltanto quando il disturbo è grave, disabilitante o sottopone il soggetto a grave disagio.
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La posologia e la durata del trattamento vanno adattate caso per caso, a giudizio del medico, in base alle indicazioni, alla gravità del quadro clinico ed alla variabilità della risposta individuale.
Adulti:
In genere si somministrano nell’adulto 2 capsule il dì, aumentando se necessario, a 3 capsule il dì.
Nelle forme particolarmente gravi la posologia giornaliera può essere aumentata a giudizio del medico.
Una volta ottenuto il miglioramento del quadro clinico la posologia può essere ridotta.
Nei soggetti anziani o debilitati spesso è sufficiente la somministrazione di 1 capsula il dì.
Se la dose giornaliera viene ripartita nell’arco della giornata, è opportuno somministrare la dose singola più elevata alla sera prima di andare a letto. Dosi giornaliere fino a 30 mg possono essere somministrate anche in dose unica alla sera.
Pazienti con funzione epatica e/o renale alterata:
In questi pazienti possono presentarsi accentuata reattività e più elevata sensibilità nei confronti degli effetti avversi. Di conseguenza, è necessario iniziare la terapia con dosi ridotte, che potranno essere aumentate gradualmente proseguendo il trattamento che, comunque, è da effettuare sempre sotto attento controllo medico.
Pazienti anziani:
In questi pazienti si possono avere aumentata reattività e più elevata sensibilità nei confronti degli effetti avversi. Di conseguenza è necessario iniziare la terapia con dosi ridotte che potranno essere aumentate gradualmente sotto attento controllo medico.
Ansia:
Il trattamento dovrebbe essere il più breve possibile. Il paziente dovrebbe essere rivalutato regolarmente e la necessità di un trattamento continuato dovrebbe essere valutata attentamente, particolarmente se il paziente è senza sintomi. La durata complessiva del trattamento, generalmente, non dovrebbe superare le 8-12 settimane, compreso un periodo di sospensione graduale.
In determinati casi, può essere necessaria l’estensione oltre il periodo massimo di trattamento; in tal caso, ciò non dovrebbe avvenire senza rivalutazione della condizione del paziente.
Insonnia:
Il trattamento dovrebbe essere il più breve possibile. La durata del trattamento, generalmente, varia da pochi giorni a due settimane, fino ad un massimo di quattro settimane, compreso un periodo di sospensione graduale.
In determinati casi, può essere necessaria l’estensione oltre il periodo massimo di trattamento; in caso affermativo, non dovrebbe avvenire senza rivalutazione della condizione del paziente.
Il trattamento dovrebbe essere iniziato con la dose più bassa.
La dose massima non dovrebbe essere superata.
Ipersensibilità al principio attivo, alle benzodiazepine in genere o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Miastenia grave. Grave insufficienza respiratoria. Grave insufficienza epatica. Sindrome da apnea notturna.
Pazienti con precedenti di abuso di farmaci o alcool, per un aumentato rischio di dipendenza.
Frisium, come tutte le benzodiazepine, non deve essere somministrato durante il primo trimestre di gravidanza; per il periodo successivo si rimanda alla sezione 4.5.
Frisium non deve essere utilizzato durante l’allattamento.
Frisium non deve essere utilizzato nei bambini tra i 6 mesi ed i 3 anni di età, se non in casi eccezionali per la terapia anticonvulsivante in presenza di una necessità vitale.
Si raccomanda ai pazienti di evitare l’assunzione di alcool durante la terapia con clobazam, per l’aumentato rischio di sedazione ed altri effetti indesiderati.
Tolleranza:
Una certa perdita di efficacia agli effetti ipnotici delle benzodiazepine può svilupparsi dopo un uso ripetuto per alcune settimane.
Dipendenza:
L’uso di benzodiazepine può condurre allo sviluppo di dipendenza fisica e psichica da questi farmaci. Il rischio di dipendenza aumenta con la dose e la durata del trattamento; esso è maggiore in pazienti con una storia di abuso di droga o alcool.
Il rischio di dipendenza è presente anche con l’assunzione giornaliera di clobazam per un periodo di qualche settimana solamente ed è valido non solo per un possibile abuso a dosi particolarmente alte, ma anche per il dosaggio terapeutico raccomandato.
Una volta che la dipendenza fisica si è sviluppata, il termine brusco del trattamento sarà accompagnato dai sintomi da astinenza. Questi possono consistere in cefalea, dolori muscolari, ansia estrema, tensione, irrequietezza, confusione ed irritabilità. Nei casi gravi possono manifestarsi i seguenti sintomi: derealizzazione, depersonalizzazione, iperacusia, intorpidimento e formicolio delle estremità, ipersensibilità alla luce, al rumore e al contatto fisico, allucinazioni o scosse epilettiche.
Insonnia ed ansia di rimbalzo: all’interruzione del trattamento può presentarsi una sindrome transitoria in cui i sintomi che hanno condotto al trattamento con benzodiazepine ricorrono in forma aggravata. Può essere accompagnata da altre reazioni, compresi cambiamenti di umore, ansia, irrequietezza o disturbi del sonno. Poiché il rischio di sintomi da astinenza o da rimbalzo è maggiore dopo la sospensione brusca del trattamento, si suggerisce di effettuare una diminuzione graduale del dosaggio.
Durata del trattamento:
La durata del trattamento dovrebbe essere la più breve possibile (vedere 4.2) a seconda dell’indicazione, ma non dovrebbe superare le quattro settimane per l’insonnia ed otto-dodici settimane nel caso dell’ansia, compreso un periodo di sospensione graduale. L’estensione della terapia oltre questi periodi non dovrebbe avvenire senza rivalutazione della situazione clinica. Può essere utile informare il paziente quando il trattamento è iniziato che esso sarà di durata limitata e spiegare precisamente come il dosaggio deve essere diminuito progressivamente, poiché la brusca interruzione può portare alla comparsa di sintomi da sospensione quali agitazione, ansia ed insonnia.
Inoltre è importante che il paziente sia informato della possibilità di fenomeni di rimbalzo, minimizzando quindi l’ansia riguardo a tali sintomi se dovessero accadere alla sospensione del medicinale.
Ci sono elementi per prevedere che, nel caso di benzodiazepine con una durata breve di azione, i sintomi da astinenza possono diventare manifesti all’interno dell’intervallo di somministrazione tra una dose e l’altra, particolarmente per dosaggi elevati.
Quando si usano benzodiazepine con una lunga durata d’azione (ad es. Frisium), è importante avvisare il paziente che è sconsigliabile il cambiamento improvviso con una benzodiazepina con una durata di azione breve, poiché possono presentarsi sintomi da astinenza.
Come per le altre benzodiazepine, in caso di trattamento prolungato è opportuno valutare il beneficio terapeutico nei confronti del rischio di assuefazione e di dipendenza.
Amnesia:
Le benzodiazepine possono indurre amnesia anterograda. Ciò accade più spesso parecchie ore dopo l’ingestione del farmaco e, quindi, per ridurre il rischio ci si dovrebbe accertare che i pazienti possano avere un sonno ininterrotto di 7 - 8 ore (vedere 4.8).
Reazioni psichiatriche e paradosse:
Quando si usano benzodiazepine è noto che possano accadere reazioni come irrequietezza, agitazione, irritabilità, aggressività, delusione, collera, incubi, allucinazioni, psicosi, alterazioni del comportamento. Se ciò dovesse avvenire, l’uso del medicinale dovrebbe essere sospeso. Tali reazioni, sono più frequenti nei bambini e negli anziani.
Gruppi specifici di pazienti:
Le benzodiazepine non dovrebbero essere somministrate ai bambini senza valutazione attenta dell’effettiva necessità del trattamento; la durata del trattamento deve essere la più breve possibile. Gli anziani dovrebbero assumere una dose ridotta (vedere 4.2). Egualmente, una dose più bassa è suggerita per i pazienti con insufficienza respiratoria cronica a causa del rischio di depressione respiratoria. Le benzodiazepine non sono indicate nei pazienti con grave insufficienza epatica in quanto possono precipitare l’encefalopatia.
Nei pazienti con compromissione della funzionalità epatica e renale è opportuno ridurre la posologia. In caso di trattamento prolungato è consigliabile procedere a controlli periodici della funzione epatica e renale.
Nei pazienti con insufficienza respiratoria acuta è opportuno tenere sotto controllo la funzionalità respiratoria.
Le benzodiazepine non sono consigliate per il trattamento primario della malattia psicotica. Le benzodiazepine non dovrebbero essere usate da sole per trattare la depressione o l’ansia connessa con la depressione (il suicidio può essere precipitato in tali pazienti). Le benzodiazepine dovrebbero essere usate con attenzione estrema in pazienti con una storia di abuso di droga o alcool.
In caso di affezioni somatiche con componente psico-emotiva è opportuno che il medico indaghi sull’eventualità di una loro causa organica.
Il medicinale contiene lattosio quindi non è adatto per i soggetti con deficit di lattasi, galattosemia o sindrome da malassorbimento di glucosio/galattosio.
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L’assunzione concomitante con alcool va evitata. L’effetto sedativo può essere aumentato quando il medicinale è assunto congiuntamente ad alcool. Ciò influenza negativamente la capacità di guidare o di usare macchinari.
Associazione con i farmaci che deprimono il SNC: l’effetto depressivo centrale può essere accresciuto nei casi di uso concomitante con antipsicotici (neurolettici), ipnotici, ansiolitici/sedativi, antidepressivi, analgesici narcotici, antiepilettici, anestetici e antistaminici sedativi. Nel caso degli analgesici narcotici può avvenire aumento dell’euforia conducendo ad un aumento della dipendenza psichica.
É necessaria particolare cautela con l’utilizzo di clobazam in caso di intossicazione con tali farmaci o con litio.
Se clobazam viene utilizzato contemporaneamente ad anticonvulsivanti nella terapia dell’epilessia, il dosaggio deve essere adattato sotto attento controllo medico (monitoraggio EEG) poiché vi possono essere interazioni con la terapia anticonvulsivante.
Nei pazienti in terapia concomitante con acido valproico, si può verificare un aumento, da lieve a moderato, della concentrazione plasmatica dell’acido valproico. I livelli plasmatici di fenitoina possono aumentare in caso di terapia concomitante con clobazam. Si consiglia, dove ciò è possibile, di monitorare i livelli plasmatici di acido valproico o di fenitoina somministrati in concomitanza.
Carbamazepina e fenitoina possono determinare un aumento della biotrasformazione da clobazam al metabolita attivo, N-demetilclobazam.
Composti che inibiscono determinati enzimi epatici (specialmente citocromo P450) possono aumentare l’attività delle benzodiazepine. In grado inferiore, questo si applica anche alle benzodiazepine che sono metabolizzate soltanto per coniugazione.
Il consumo contemporaneo di alcool può aumentare la biodisponibilità del clobazam del 50%, con conseguente aumento degli effetti dello stesso.
Può essere potenziato l’effetto di miorilassanti e del protossido d’azoto.
Il Frisium, come tutte le benzodiazepine, non deve essere somministrato durante il primo trimestre di gravidanza; nel periodo successivo può essere somministrato soltanto in caso di effettiva necessità, sotto diretto controllo medico e per brevi periodi.
Se il prodotto viene prescritto ad una donna in età fertile, ella deve mettersi in contatto con il proprio medico, sia se intende iniziare una gravidanza, sia se sospetta di essere incinta, per quanto riguarda la sospensione del medicinale.
Se, per gravi motivi medici, il prodotto è somministrato durante l’ultimo periodo di gravidanza o durante il travaglio alle dosi elevate, possono verificarsi effetti sul neonato quali ipotermia, ipotonia e moderata depressione respiratoria dovuti all’azione farmacologica del farmaco.
Inoltre, neonati nati da madri che hanno assunto benzodiazepine cronicamente durante le fasi avanzate della gravidanza possono sviluppare dipendenza fisica e possono presentare un certo rischio per sviluppare i sintomi da astinenza nel periodo postnatale.
Poiché le benzodiazepine sono escrete nel latte materno, esse non dovrebbero essere somministrate alle madri che allattano al seno.
Alle dosi più elevate ed in caso di particolare sensibilità individuale, il Frisium può influenzare la capacità di reazione; ciò è da tenere presente in modo particolare in caso di contemporanea assunzione di bevande alcoliche.
La sedazione, l’amnesia, l’alterazione della concentrazione e della funzione muscolare possono influenzare negativamente la capacità di guidare e di utilizzare macchinari. Se la durata del sonno è stata insufficiente, la probabilità che la vigilanza sia alterata può essere aumentata (vedere 4.5).
All’inizio del trattamento o in caso di posologie più elevate talvolta può comparire senso di stanchezza.
Sonnolenza, ottundimento delle emozioni, riduzione della vigilanza, confusione, affaticamento, cefalea, vertigini, debolezza muscolare, atassia, visione doppia. Questi fenomeni si presentano principalmente all’inizio della terapia e solitamente scompaiono con le successive somministrazioni.
Sono state segnalate occasionalmente altre reazioni avverse che comprendono: disturbi gastrointestinali (secchezza delle fauci, costipazione, diminuzione dell’appetito, nausea), cambiamento nella libido, reazioni a carico della cute (esantema, orticaria), tremore delle dita a fini scosse e aumento ponderale.
Amnesia:
Amnesia anterograda può avvenire anche ai dosaggi terapeutici, il rischio aumenta ai dosaggi più alti. Gli effetti amnesici possono essere associati con alterazioni del comportamento (vedere 4.4).
Depressione:
Durante l’uso di benzodiazepine può essere smascherato uno stato depressivo preesistente.
Le benzodiazepine o i composti benzodiazepino-simili possono causare reazioni come: irrequietezza, agitazione, irritabilità, aggressività, delusione, collera, incubi, allucinazioni, psicosi, alterazioni del comportamento.
Tali reazioni possono essere abbastanza gravi. Sono più probabili nei bambini e negli anziani.
In caso delle reazioni su descritte il trattamento con Frisium deve essere sospeso.
Dipendenza:
L’uso di benzodiazepine (anche alle dosi terapeutiche) può condurre allo sviluppo di dipendenza fisica: la sospensione della terapia può provocare fenomeni di rimbalzo o da astinenza (vedere 4.4). Può verificarsi dipendenza psichica. È stato segnalato abuso di benzodiazepine.
Altri possibili effetti collaterali sono deambulazione incerta, eccitamento paradosso ed alterazioni del linguaggio.
Raramente può osservarsi edema; ancora più raramente è stata descritta leucopenia e disfunzione epatica con conseguente ittero.
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In caso di intossicazione, sulla base della sintomatologia, si dovranno prendere le misure necessarie per assicurare le funzioni vitali.
Come per le altre benzodiazepine, una dose eccessiva non dovrebbe presentare rischio per la vita, a meno che non vi sia assunzione concomitante di altri deprimenti del SNC (incluso l’alcool).
Nel trattamento del sovradosaggio di qualsiasi farmaco, dovrebbe essere considerata la possibilità che siano state assunte contemporaneamente altre sostanze.
A seguito di una dose eccessiva di benzodiazepine per uso orale, dovrebbe essere indotto il vomito (entro un’ora) se il paziente è cosciente, o intrapreso il lavaggio gastrico con protezione delle vie respiratorie se il paziente è privo di conoscenza.
Se non si osserva miglioramento con lo svuotamento dello stomaco, dovrebbe essere somministrato carbone attivo per ridurre l’assorbimento. Attenzione speciale dovrebbe essere prestata alle funzioni respiratorie e cardiovascolari nella terapia d’urgenza. L’iperdosaggio di benzodiazepine si manifesta solitamente con vario grado di depressione del sistema nervoso centrale che varia dall’obnubilamento al coma. Nei casi lievi, i sintomi includono obnubilamento, confusione mentale e letargia.
Nei casi più gravi, i sintomi possono includere atassia, ipotonia, ipotensione, depressione respiratoria, raramente coma e molto raramente morte. Il “Flumazenil” può essere utile come antidoto.
Categoria farmacoterapeutica: Ansiolitici, benzodiazepine; codice A.T.C.: N05BA09
Il clobazam è la prima 1,5-benzodiazepina impiegata in clinica.
I risultati di diversi test standard eseguiti nell’animale dimostrano che il clobazam esplica azione ansiolitica, sopprime l’aggressività spontanea ed indotta, inibisce le convulsioni provocate con mezzi chimici od elettricamente ed elimina crisi miocloniche fotoprecipitabili.
Il clobazam, rispetto alla 1,4-benzodiazepina standard (diazepam), presenta pari attività ansiolitica nel rapporto posologico 2:1, ma minore azione sedativa e miorilassante. Il clobazam infatti provoca incoordinazione motoria e manifesta attività miorilassante a dosi, a seconda dei test, diverse volte maggiori di quelle che determinano l’azione ansiolitica ed anticonvulsivante.
I dati di farmacologia clinica, dopo somministrazione unica e ripetuta, confermano che il profilo farmacodinamico del clobazam è caratterizzato dalla possibilità di mantenere, mediante l’impiego di dosi appropriate, l’azione ansiolitica senza compromettere la performance psicomotoria.
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Dopo somministrazione orale l’assorbimento è rapido e almeno 87% della dose viene assorbito.
Dopo somministrazione di una dose singola da 20 mg è stata osservata una pronunciata variabilità interindividuale nelle concentrazioni plasmatiche (da 222 a 709 ng/mL) dopo 0,25 a 4 ore dalla dose. L’assunzione concomitante di alcool aumenta la biodisponibilità di clobazam del 50%.
L’emivita di eliminazione sierica del clobazam è di circa 20 ore (con una pronunciata variabilità interindividuale).
Clobazam viene metabolizzato principalmente nel fegato. I metaboliti principali ritrovabili nel plasma sono N-demetil clobazam e 4-idrossiclobazam. Sono presenti anche quantità minori di 4-idrossi-N-demetil clobazam. Il metabolita N-demetil clobazam è un metabolita attivo.
Dopo somministrazione di una dose di 30 mg di clobazam, N-demetil clobazam raggiunge il picco delle concentrazioni plasmatiche a 24-72 ore. La sua emivita di eliminazione è di circa 50 ore (con una pronunciata variabilità interindividuale).
Il legame alle proteine plasmatiche è di 85% – 91%.
Clobazam attraversa la barriera placentare e compare nel latte materno. Si possono raggiungere concentrazioni efficaci sia nel sangue fetale sia nel latte materno.
Nei pazienti anziani, vi è una tendenza alla riduzione della clearance dopo somministrazione orale; l’emivita terminale è prolungata e il volume di distribuzione risulta aumentato. Ciò può portare ad un maggiore accumulo del farmaco,rispetto ai pazienti più giovani, se somministrato a dosaggi multipli. L’effetto dell’età sulla clearance e sul profilo di accumulo appare valido anche per il metabolita attivo.
Nei pazienti con grave insufficienza renale, il volume di distribuzione di clobazam è aumentato e l’emivita terminale risulta prolungata.
Nei pazienti con insufficienza renale, le concentrazioni plasmatiche di clobazam sono ridotte, probabilmente come conseguenza di un alterato assorbimento del farmaco.; l’emivita terminale è quasi indipendente dalla funzionalità renale.
Tossicità cronica:
Nel ratto sono stati effettuati studi della durata fino a 18 mesi. Sono state somministrate dosi fino a 1000 mg/kg di peso corporeo. A dosi comprese tra 12 e 1000 mg/kg vi è stata una riduzione dose-dipendente dell’attività spontanea e, al dosaggio più elevato, sono stati rilevati riduzione dell’aumento ponderale, depressione respiratoria e ipotermia.
Nel cane sono stati effettuati studi della durata fino a 12 mesi. Inizialmente, a dosi comprese tra 2,5 e 80 mg/kg/die si sono verificati in modo dose-dipendente sedazione, sonnolenza, atassia e lieve tremore. Successivamente tali sintomi sono stati quasi interamente assenti.
Nella scimmia sono stati osservati effetti simili dose-dipendenti, in studi della durata fino a 12 mesi a dosi giornaliere comprese tra 2,5 e 20 mg/kg.
Mutagenesi:
Clobazam non possiede alcun effetto mutageno o genotossico.
Cancerogenesi:
In uno studio di cancerogenesi condotto nel ratto, è stato rilevato al dosaggio più elevato (100 mg/kg) un aumento significativo di adenoma delle cellule follicolari.
Clobazam, come per altre benzodiazepine, porta ad attivazione tiroidea nel ratto. Questo effetto non è stato osservato in altri studi condotti in altre specie.
Teratogenesi:
Studi effettuati nel topo, ratto e coniglio talidomide-sensibile con dosi giornaliere fino a 100 mg/kg non hanno evidenziato alcun effetto teratogeno.
In studi condotti nel topo a dosi di 200 mg/kg/die e nel ratto a dosi di 85 mg/kg/die non sono stati osservati effetti sulla fertilità e sulla gravidanza.
Lattosio, amido di mais, talco, magnesio stearato.
Composizione della capsula: gelatina ed E 171.
Non sono note.
5 anni.
Nessuna speciale precauzione per la conservazione.
Blister da 30 capsule.
Nessuna.
sanofi-aventis S.p.A. – Viale L. Bodio, 37/B - Milano
30 capsule rigide: AIC n. 023451014
Ottobre 1976 / Maggio 2005
01/10/2006