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GILENYA 0,5 MG CAPSULE RIGIDE
Ciascuna capsula rigida contiene 0,5 mg di fingolimod (come cloridrato).
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Capsula rigida
Capsula di 16 mm con testa opaca di colore giallo intenso e corpo opaco di colore bianco; incisione "FTY0.5 mg" di colore nero sulla testa e due bande circolari di colore giallo incise sul corpo.
Gilenya è indicato in monoterapia, come farmaco modificante la malattia, nella sclerosi multipla recidivante-remittente ad elevata attività nei seguenti gruppi di pazienti adulti:
- Pazienti con un’elevata attività di malattia nonostante la terapia con interferone-beta.
Questi pazienti possono essere definiti come coloro che non hanno risposto ad un ciclo terapeutico completo ed adeguato (normalmente almeno un anno di trattamento) con interferone beta. I pazienti devono avere avuto almeno 1 recidiva nell’anno precedente mentre erano in terapia, e presentare almeno 9 lesioni iperintense in T2 alla RM cerebrale o almeno 1 lesione captante gadolinio. Un paziente non responder può anche essere definito come un paziente che presenta, rispetto all’anno precedente, un tasso di recidive invariato o aumentato o che presenta recidive gravi.
oppure:
- Pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente grave ad evoluzione rapida, definita da due o più recidive disabilitanti in un anno, e con 1 o più lesioni captanti gadolinio alla RM cerebrale o con un aumento significativo del carico lesionale in T2 rispetto ad una precedente RM recentemente effettuata.
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Il trattamento deve essere iniziato e supervisionato da un medico esperto nella sclerosi multipla.
Posologia
La dose raccomandata di Gilenya è una capsula da 0,5 mg per via orale una volta al giorno. Gilenya può essere assunto sia durante che lontano dai pasti.
Se una dose non viene assunta, il trattamento deve continuare con la dose successiva come pianificato.
I pazienti possono passare direttamente dalla terapia con interferone beta o glatiramer acetato a Gilenya purchè non ci siano evidenze di anomalie significative legate al trattamento, come ad esempio neutropenia.
Popolazioni speciali
Anziani
Gilenya deve essere usato con cautela nei pazienti di età pari o superiore ai 65 anni in quanto i dati di sicurezza ed efficacia disponibili sono insufficienti (vedere paragrafo 5.2).
Compromissione della funzionalità renale
Nei principali studi registrativi condotti nella sclerosi multipla, Gilenya non è stato studiato in pazienti con compromissione della funzionalità renale. Sulla base degli studi di farmacologia clinica, non è richiesto alcun aggiustamento della dose nei pazienti con compromissione della funzionalità renale da lieve a grave.
Compromissione della funzionalità epatica
Gilenya non deve essere usato nei pazienti con grave compromissione della funzionalità epatica (Child-Pugh classe C) (vedere paragrafo 4.3). Sebbene non sia richiesto alcun aggiustamento della dose nei pazienti con compromissione epatica lieve o moderata, si raccomanda cautela quando si inizia il trattamento in questi pazienti (vedere paragrafi 4.4 e 5.2).
Pazienti diabetici
Gilenya non è stato studiato in pazienti con sclerosi multipla e diabete mellito. Gilenya deve essere usato con cautela in questi pazienti a causa di un possibile aumento del rischio di edema maculare (vedere paragrafi 4.4 e 4.8). Questi pazienti devono essere sottoposti a regolari visite oftalmologiche per individuare segni di edema maculare.
Popolazione pediatrica
La sicurezza e l’efficacia di Gilenya nei bambini di età compresa tra 0 e 18 anni non sono state ancora stabilite. I dati al momento disponibili sono riportati nel paragrafo 5.2 ma non può essere indicata alcuna raccomandazione riguardante la posologia.
Sindrome da immunodeficienza diagnosticata.
Pazienti che presentano un aumentato rischio di infezioni opportunistiche, fra cui i pazienti immunocompromessi (inclusi quelli trattati con terapie immunosoppressive concomitanti o quelli immunocompromessi da terapie precedenti).
Gravi infezioni attive, infezioni croniche attive (epatite, tubercolosi).
Tumori maligni in fase attiva diagnosticati, ad eccezione dei pazienti con carcinoma cutaneo basocellulare.
Grave compromissione epatica (Child-Pugh classe C).
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Bradiaritmia
L’inizio del trattamento con Gilenya comporta una diminuzione transitoria della frequenza cardiaca e può anche essere associato a ritardi nella conduzione atrioventricolare (vedere paragrafi 4.8 e 5.1).
Pertanto tutti i pazienti devono essere tenuti in osservazione per 6 ore per verificare l’insorgenza di segni e sintomi di bradicardia. Se si dovessero verificare sintomi di bradiaritmia dopo la somministrazione, deve essere dato inizio ad adeguate procedure di gestione clinica del paziente e l’osservazione deve essere proseguita fino a quando i sintomi non si siano risolti.
Dopo la somministrazione della prima dose, la diminuzione della frequenza cardiaca si verifica entro un’ora e raggiunge il massimo dopo circa 4-5 ore. Continuando la somministrazione, la frequenza cardiaca ritorna ai valori basali entro un mese. Le anomalie nella conduzione sono state solitamente transitorie e asintomatiche, generalmente non hanno richiesto alcun trattamento e si sono risolte entro le prime 24 ore dall’inizio del trattamento.
Gilenya non è stato studiato nei pazienti con frequenza cardiaca a riposo inferiore a 55 battiti al minuto, nei pazienti in trattamento concomitante con beta-bloccanti o nei soggetti con storia di sincope.
Gilenya non è stato studiato in pazienti con blocco atrio-ventricolare di secondo grado o di grado superiore, in pazienti con sindrome del nodo del seno, cardiopatia ischemica, insufficienza cardiaca congestizia o malattia cardiovascolare significativa. L’uso di Gilenya in questi pazienti si deve basare su una valutazione complessiva del rapporto beneficio-rischio; si raccomanda un’attenta sorveglianza all’inizio della terapia vista la possibile insorgenza di gravi disturbi del ritmo. Si raccomanda di consultare un cardiologo prima di iniziare il trattamento in questi pazienti.
Gilenya non è stato studiato in pazienti con aritmie che richiedono un trattamento con antiaritmici di classe Ia (es. chinidina, disopiramide) o classe III (es. amiodarone, sotalolo). Gli antiaritmici di classe Ia e di classe III sono stati associati a casi di torsione di punta in pazienti con bradicardia.
Poichè l’inizio del trattamento con Gilenya comporta la diminuzione della frequenza cardiaca, Gilenya non deve essere somministrato in associazione con questi farmaci.
All’inizio della terapia in pazienti in trattamento con beta-bloccanti o con altri farmaci che possono diminuire la frequenza cardiaca (es. verapamile, digossina, farmaci anticolinesterasici o pilocarpina), si deve procedere con cautela a causa degli effetti additivi sulla frequenza cardiaca (vedere anche paragrafo 4.5).
Se si interrompe la terapia per più di 2 settimane, quando si riprende il trattamento con Gilenya si possono ripresentare gli effetti sulla frequenza cardiaca e sulla conduzione ventricolare. Si devono pertanto adottare le stesse precauzioni previste quando si inizia il trattamento con Gilenya per la prima volta.
Intervallo QT
In uno studio approfondito sull’intervallo QT condotto con dosi di fingolimod di 1,25 mg o 2,5 mg, allo stato stazionario (quando l’effetto cronotropo negativo di fingolimod era ancora presente) il trattamento con fingolimod ha indotto un prolungamento dell’intervallo QT corretto (QTc), con il limite superiore del 90% dell’intervallo di confidenza ≤13,0 ms. Non è stata osservata una correlazione dose-risposta o esposizione-risposta tra fingolimod e il prolungamento dell’intervallo QTc. Non è stato osservato un segnale che suggerisca in modo coerente che il trattamento con fingolimod possa aumentare l’incidenza delle anomalie dell’intervallo QTc, nè come valore assoluto nè come variazione rispetto al basale.
Non è noto il significato clinico di questi risultati. Negli studi in pazienti con sclerosi multipla non è stato osservato alcun prolungamento clinicamente significativo dell’intervallo QT, ma i pazienti a rischio di sviluppare prolungamento dell’intervallo QT non sono stati inclusi negli studi clinici. E’ meglio evitare la somministrazione di medicinali che possono prolungare l’intervallo QTc nei pazienti con siginificativi fattori di rischio, quali ad esempio ipokaliemia, prolungamento congenito dell’intervallo QT, insufficienza cardiaca congestizia, somministrazione concomitante di antiaritmici di classe Ia (es chinidina, disopiramide) o di classe III (es. amiodarone, sotalolo).
Infezioni
Un effetto farmacodinamico rilevante di Gilenya è la riduzione dose-dipendente della conta dei linfociti periferici fino al 20-30% dei valori basali. Ciò è dovuto al sequestro reversibile dei linfociti nei tessuti linfoidi (vedere paragrafo 5.1).
Prima dell’inizio del trattamento con Gilenya deve essere disponibile un emocromo completo recente (cioè effettuato nei 6 mesi precedenti). Si raccomanda ìnoltre durante il trattamento di valutare l’emocromo periodicamente e in caso di insorgenza di segni di infezione. Una conta linfocitaria assoluta inferiore a 0,2 x 109/l, se confermata, deve condurre all’interruzione del trattamento fino a ritorno al valore normale, in quanto negli studi clinici nei pazienti con conta linfocitaria assoluta inferiore a 0,2 x 109/l il trattamento con fingolimod è stato interrotto.
L’inizio del trattamento con Gilenya deve essere posticipato nei pazienti con gravi infezioni in corso fino alla guarigione.
Prima di iniziare la terapia con Gilenya i pazienti senza storia di varicella o che non hanno ricevuto il vaccino contro il virus varicella-zoster (VZV) devono effettuare il dosaggio degli anticorpi verso VZV. Nei pazienti negativi al dosaggio degli anticorpi si deve prendere in considerazione l’eventualità di procedere con la vaccinazione prima di iniziare il trattamento con Gilenya; in tal caso l’inizio del trattamento con Gilenya deve essere posticipato di 1 mese per permettere al vaccino di essere pienamente efficace.
Gli effetti di Gilenya sul sistema immunitario possono aumentare il rischio di infezioni (vedere paragrafo 4.8). Si deve intervenire con efficaci strategie diagnostiche e terapeutiche nei pazienti in trattamento con Gilenya che presentano sintomi di infezioni. I pazienti devono essere istruiti a segnalare i sintomi di infezione al proprio medico durante il trattamento con Gilenya.
Se in un paziente si sviluppa un’infezione grave si deve prendere in considerazione l’interruzione della terapia con Gilenya e valutare il rapporto beneficio-rischio prima di riprendere il trattamento.
L’eliminazione di fingolimod dopo l’interruzione della terapia può richiedere fino a due mesi e pertanto si deve persistere con il controllo delle infezioni durante questo periodo. I pazienti devono essere istruiti a segnalare i sintomi di infezione nei due mesi successivi all’interruzione di fingolimod.
Edema maculare
E’ stato riportato edema maculare con o senza disturbi visivi nello 0,4% dei pazienti trattati con fingolimod 0,5 mg, principalmente nei primi 3-4 mesi di terapia (vedere paragrafo 4.8). Si raccomanda pertanto una valutazione oftalmologica 3-4 mesi dopo l’inizio del trattamento. Se i pazienti segnalano disturbi visivi in qualsiasi momento durante il trattamento, si deve effettuare un esame del fondo oculare, compresa la macula.
I pazienti con storia di uveite e i pazienti con diabete mellito sono a maggior rischio di sviluppare edema maculare (vedere paragrafo 4.8). Gilenya non è stato studiato in pazienti con sclerosi multipla e concomitante diabete mellito. Si raccomanda che i pazienti con sclerosi multipla e concomitante diabete mellito o con storia di uveite vengano sottoposti ad una valutazione oftalmologica prima di iniziare la terapia e a controlli di follow-up durante il trattamento.
La prosecuzione del trattamento con Gilenya in pazienti con edema maculare non è stata studiata. Si raccomanda di interrompere il trattamento con Gilenya se in un paziente si verifica edema maculare.
Per decidere se la terapia con Gilenya debba essere o meno ripresa dopo la guarigione, è necessario tenere in considerazione i potenziali benefici e rischi per il singolo paziente.
Funzionalità epatica
Negli studi clinici si sono verificati aumenti delle transaminasi epatiche ≥3 volte il limite superiore del range di normalità (ULN) nell’8% dei pazienti trattati con fingolimod 0,5 mg rispetto al 2% dei pazienti trattati con placebo. Aumenti di 5 volte il limite superiore del range di normalità si sono verificati nel 2% dei pazienti trattati con fingolimod e nell’1% dei pazienti trattati con placebo. Negli studi clinici il trattamento con fingolimod veniva interrotto se l’aumento era >5 volte il limite superiore del range di normalità. In alcuni pazienti sottoposti nuovamente al trattamento dopo sospensione, si è riverificato innalzamento delle transaminasi epatiche, a conferma di una relazione esistente tra questo aumento e il medicinale. La maggior parte degli aumenti si è verificata nei primi 3-4 mesi. I livelli delle transaminasi ematiche sono ritornati ai valori normali approssimativamente 2 mesi dopo l’interruzione di fingolimod.
Gilenya non è stato studiato nei pazienti con grave danno epatico preesistente (Child-Pugh classe C) e pertanto non deve essere utilizzato in questi pazienti (vedere paragrafo 4.3).
A causa delle proprietà immunosoppressive di fingolimod, nei pazienti con epatite virale attiva in corso si deve ritardare l’inizio del trattamento fino alla risoluzione della fase attiva.
Prima dell’inizio del trattamento con Gilenya devono essere disponibili analisi recenti (cioè effettuate nei 6 mesi precedenti) dei livelli delle transaminasi e della bilirubina. In assenza di sintomi clinici, i livelli delle transaminasi epatiche devono essere controllati dopo 1, 3 e 6 mesi di trattamento e in seguito periodicamente. Se i livelli delle transaminasi epatiche raggiungono valori superiori di oltre 5 volte il limite di normalità (ULN), si devono predisporre controlli più frequenti, inclusi i controlli della bilirubina sierica e della fosfatasi alcalina (ALP). Se dopo ripetuti controlli i valori delle transaminasi epatiche rimangono superiori di oltre 5 volte il limite di normalità (ULN), il trattamento con Gilenya deve essere interrotto e ri-iniziato solo quando i valori delle transaminasi epatiche sono tornati alla normalità.
Nei pazienti che presentano sintomi di disfunzione epatica, come nausea inspiegabile, vomito, dolore addominale, affaticamento, anoressia, ittero e/o colorazione scura delle urine, devono essere valutati i livelli degli enzimi epatici; qualora sia confermato un danno epatico significativo (per esempio livelli delle transaminasi epatiche che superano di oltre 5 volte il limite massimo del range di normalità e/o aumenti dei livelli serici di bilirubina), il trattamento con Gilenya deve essere interrotto. La ripresa della terapia dipenderà dall’identificazione o meno di un’altra causa di danno epatico e dai benefici per il paziente nel riprendere la terapia verso il rischio che si ripresenti una disfunzione epatica.
Sebbene non vi siano dati per stabilire che i pazienti con malattia epatica preesistente presentino un maggior rischio di sviluppo di elevati valori nei test di funzionalità epatica, si deve prestare cautela quando si somministra Gilenya a pazienti con storia di malattia epatica significativa.
Interferenza con i dosaggi sierologici
Poichè fingolimod riduce la conta dei linfociti ematici tramite la loro ridistribuzione negli organi linfoidi secondari, questa non può essere utilizzata per valutare lo stato linfocitario di un paziente trattato con Gilenya. Gli esami di laboratorio che prevedono l’utilizzo di cellule mononucleari circolanti richiedono volumi ematici maggiori a causa della riduzione nel numero dei linfociti circolanti.
Effetti sulla pressione arteriosa
I pazienti con ipertensione non controllata dai farmaci sono stati esclusi dagli studi clinici condotti prima della commercializzazione di Gilenya; pertanto, si raccomanda un’attenzione particolare se pazienti con ipertensione non controllata vengono trattati con Gilenya.
Negli studi clinici condotti nei pazienti con sclerosi multipla, il trattamento con fingolimod 0,5 mg è stato associato ad un aumento medio di circa 2 mmHg della pressione sistolica e di circa 1 mmHg della pressione diastolica: questi aumenti si sono manifestati circa 2 mesi dopo l’inizio del trattamento e si sono mantenuti con la prosecuzione del trattamento. In uno studio controllato verso placebo della durata di due anni l’ipertensione è stata segnalata come evento avverso nel 6,1% dei pazienti trattati con Gilenya 0,5 mg e nel 3,8% dei pazienti trattati con placebo. Pertanto la pressione deve essere controllata regolarmente durante il trattamento con Gilenya.
Effetti sul sistema respiratorio
Durante il trattamento con Gilenya sono state osservate lievi diminuzioni dose-dipendenti dei valori del volume espiratorio forzato (FEV1) e della capacità di diffusione per il monossido di carbonio (DLCO), diminuzioni che si sono verificate nel primo mese e sono rimaste stabili nel corso del trattamento. Gilenya deve essere usato con cautela nei pazienti con gravi disturbi respiratori, fibrosi polmonare e broncopneumopatia cronica ostruttiva (vedere paragrafo 4.8).
Terapia precedente con immunosoppressori
Quando i pazienti passano da una terapia con interferone o glatiramer acetato a Gilenya, non è necessario un periodo di washout, purchè si sia risolto qualsiasi effetto sul sistema immunitario indotto da queste terapie (es. citopenia).
A causa della lunga emivita di natalizumab, se, alla sospensione di questo farmaco, si inizia immediatamente il trattamento con Gilenya, si può verificare un’esposizione concomitante ai due farmaci; di conseguenza, si possono verificare effetti concomitanti sul sistema immunitario fino a 2-3 mesi dopo l’interruzione del trattamento con natalizumab. Si raccomanda quindi cautela quando i pazienti passano da una terapia con natalizumab a Gilenya.
Quando si interrompe una terapia con altri immunosoppressori si deve tenere in considerazione la durata e il meccanismo dâE.zazione di questi medicinali prima di iniziare il trattamento con Gilenya, per evitare effetti immunosoppressivi additivi.
Interruzione della terapia
Sulla base dell’emivita del farmaco, nel caso si decida di interrompere il trattamento con Gilenya, è necessario lasciare un intervallo di 6 settimane senza terapia, per permettere di eliminare fingolimod dal sangue (vedere paragrafo 5.2). La conta dei linfociti ritorna progressivamente ai valori di normalità entro 1-2 mesi dall’interruzione della terapia (vedere paragrafo 5.1). L’avvio di altre terapie durante tale intervallo di tempo comporta un’esposizione concomitante a fingolimod. L’uso di farmaci immunosoppressori subito dopo l’interruzione della somministrazione di Gilenya può determinare un effetto aggiuntivo sul sistema immunitario e pertanto si raccomanda cautela.
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Terapie antineoplastiche, immunosoppressive o immunomodulanti
Le terapie antineoplastiche, immunosoppressive o immunomodulanti non devono essere somministrate in concomitanza, a causa del rischio di effetti additivi sul sistema immunitario (vedere paragrafi 4.3 e 4.4). Si raccomanda cautela anche quando i pazienti iniziano la terapia con Gilenya dopo aver interrotto il trattamento con terapie a lunga durata d’azione con effetti sul sistema immunitario, come ad esempio natalizumab o mitoxantrone (vedere paragrafo 4.4). Negli studi clinici sulla sclerosi multipla il trattamento concomitante delle ricadute con un breve ciclo di corticosteroidi non è stato associato ad un aumentato tasso di infezioni.
Vaccinazioni
Durante il trattamento e fino a due mesi dopo l’interruzione del trattamento con Gilenya le vaccinazioni possono risultare meno efficaci. L’uso di vaccini vivi attenuati può determinare un rischio di infezioni e deve pertanto essere evitato.
Sostanze che inducono bradicardia
Fingolimod è stato studiato in combinazione con atenololo e diltiazem. Quando fingolimod è stato somministrato con atenololo in uno studio di interazione condotto in volontari sani, all’inizio del trattamento si è verificata una riduzione aggiuntiva del 15% della frequenza cardiaca; tale effetto non si è osservato con diltiazem. A causa dell’effetto additivo sulla frequenza cardiaca, si raccomanda cautela quando si inizia il trattamento con figolimod nei pazienti che assumono beta-bloccanti o altre sostanze che possono diminuire la frequenza cardiaca, come gli antiaritmici di classe Ia e III, i bloccanti del canale del calcio come ad esempio verapamile o diltiazem, digossina, anticolinesterasici o pilocarpina (vedere paragrafo 4.4). Si devono prendere in considerazione i potenziali rischi e benefici prima di iniziare il trattamento con fingolimod nei pazienti che già assumono sostanze che diminuiscono la frequenza cardiaca.
Modificazioni della farmacocinetica di fingolimod indotte da altre sostanze
Fingolimod è metabolizzato principalmente dal CYP4F2. Anche altri enzimi come il CYP3A4 possono intervenire nella sua metabolizzazione. La co-somministrazione di fingolimod con chetoconazolo ha determinato un aumento di 1,7 volte dell’esposizione (AUC) a fingolimod e a fingolimod fosfato. Si deve usare cautela nel somministrare fingolimod con sostanze che possono inibire il CYP3A4 (inibitori delle proteasi, antifungini azolici, alcuni macrolidi come claritromicina o telitromicina).
Modificazioni della farmacologia di altre sostanze indotte da fingolimod
E’ improbabile che fingolimod interagisca con sostanze metabolizzate principalmente dagli enzimi del CYP450 o da substrati delle principali proteine trasportatrici.
La co-somministrazione di fingolimod con ciclosporina non ha determinato alcun cambiamento nell’esposizione alla ciclosporina o a fingolimod. Pertanto, non è da attendersi che fingolimod modifichi la farmacocinetica dei medicinali che sono substrati del CYP3A4. Non è da attendersi che i potenti inibitori delle proteine trasportatrici influenzino il comportamento di fingolimod.
La co-somministrazione di fingolimod con contraccettivi orali (etinilestradiolo e levonorgestrel) non ha comportato alcun cambiamento nell’esposizione ai contraccettivi orali. Non sono stati condotti studi di interazione con contraccettivi orali contenenti progestinici; tuttavia non è da attendersi un effetto di fingolimod sull’esposizione a tali farmaci.
Non è noto se la somministrazione concomitante di potenti induttori del CYP450 possa ridurre l’esposizione a fingolimod e a fingolimod fosfato.
Donne potenzialmente fertili / Contraccezione nelle donne
Prima di iniziare il trattamento con Gilenya, le donne potenzialmente fertili devono essere informate dei possibili gravi rischi per il feto e della necessità di usare misure contraccettive efficaci durante il trattamento con Gilenya. Poichè sono necessari circa due mesi dall’interruzione del trattamento per eliminare fingolimod dall’organismo (vedere paragrafo 4.4), il rischio potenziale per il feto può sussistere e quindi le misure contraccettive devono continuare anche in quel periodo.
Gravidanza
Prima di iniziare il trattamento in donne potenzialmente fertili deve essere disponibile un test di gravidanza negativo. Durante il trattamento le donne non devono iniziare una gravidanza e si raccomanda di usare misure contraccettive efficaci. Se una donna inizia una gravidanza mentre sta assumendo Gilenya, si raccomanda l’interruzione del trattamento.
Studi animali hanno mostrato una tossicità riproduttiva, compresa la perdita del feto e difetti d’organo, in particolare tronco arterioso persistente e difetto del setto ventricolare (vedere paragrafo 5.3). Inoltre è noto che il recettore su cui agisce fingolimod (sfingosin 1-fosfato) è coinvolto nella formazione vascolare durante l’embriogenesi. I dati relativi all’uso di fingolimod in donne in gravidanza sono molto limitati.
Non ci sono dati sugli effetti di fingolimod sul travaglio e sul parto.
Allattamento
Fingolimod è escreto nel latte di animali trattati durante l’allattamento a concentrazioni 2-3 volte superiori di quelle rilevate nel plasma della madre (vedere paragrafo 5.3). A causa delle potenziali reazioni avverse gravi a fingolimod nei bambini allattati al seno, le donne in trattamento con Gilenya non devono allattare.
Fertilità
I dati degli studi preclinici non indicano che fingolimod sia associato a un maggior rischio di riduzione della fertilità (vedere paragrafo 5.3).
Gilenya non altera o altera in modo trascurabile la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari.
Tuttavia talvolta, all’inizio del trattamento con Gilenya, possono verificarsi capogiri o sonnolenza.
Quando si inizia il trattamento con Gilenya si raccomanda di tenere in osservazione i pazienti per 6 ore (vedere paragrafo 4.4 Bradiaritmia).
Riassunto del profilo di sicurezza
Un totale di 1.703 pazienti trattati con Gilenya (0,5 o 1,25 mg) costituisce la popolazione di sicurezza di due studi di fase III condotti in pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente (vedere paragrafo 5.1). Nello studio clinico D2301 (FREEDOMS) della durata di 2 anni e controllato verso placebo, sono stati trattati con fingolimod 854 pazienti (placebo: 418 pazienti). In questo studio le reazioni avverse più gravi che si sono verificate con Gilenya 0,5 mg sono state infezioni, edema maculare e blocco atrio-ventricolare transitorio all’inizio del trattamento. Le reazioni avverse più frequenti (incidenza ≥10%) che si sono verificate con Gilenya 0,5 mg sono state cefalea, influenza, diarrea, dolore alla schiena, innalzamento degli enzimi epatici e tosse. La reazione avversa più frequente verificatasi con Gilenya 0,5 mg che ha portato all’interruzione del trattamento è stata l’aumento dei livelli ematici delle transaminasi (3,8%). Nello studio D2302 (TRANSFORMS) della durata di 1 anno che ha coinvolto 849 pazienti trattati con fingolimod e che ha impiegato interferone beta-1a come controllo, le reazioni avverse che si sono verificate sono state generalmente simili a quelle dello studio D2301, tenendo in considerazione la differente durata dello studio.
Di seguito sono elencate le reazioni avverse segnalate per Gilenya 0,5 mg negli studi D2301 (FREEDOMS) e D2302 (TRANSFORMS). Le categorie di frequenza sono definite utilizzando la seguente convenzione: molto comune (≥1/10); comune (≥1/100, <1/10); non comune (≥1/1.000, <1/100); raro (≥1/10.000, <1/1.000); molto raro (<1/10.000); non nota (la frequenza non puo essere definita sulla base dei dati disponibili). All’interno di ciascuna classe di frequenza, le reazioni avverse sono riportate in ordine decrescente di gravità.
Tabella riassuntiva delle reazioni avverse
Infezioni ed infestazioni
Molto comune: infezioni da virus influenzali
Comune: infezioni da herpes virus, bronchite, sinusite, gastroenterite, infezioni da Tinea.
Non comune: polmonite
Patologie del sistema emolinfopoietico
Comune: linfopenia, leucopenia
Disturbi psichiatrici
Comune: depressione
Non comune: umore depresso
Patologie del sistema nervoso
Molto comune: cefalea
Comune: capogiri, parestesia, emicrania
Patologie dell’occhio
Comune: visione offuscata, dolore oculare
Non comune: edema maculare*
Patologie cardiache
Comune: bradicardia, blocco atrioventricolare
Patologie vascolari
Comune: ipertensione
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
Molto comune: tosse
Comune: dispnea
Patologie gastrointestinali
Molto comune: diarrea
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
Comune: eczema, alopecia, prurito
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo
Molto comune: dolore alla schiena
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
Comune: astenia
Esami diagnostici
Molto comune: aumento dei valori delle alanina aminotransferasi (ALT)
Comune: aumento dei valori delle gamma glutamiltransferasi(GGT), aumento dei livelli degli enzimi epatici, valori anomali nei test di funzionalità epatica, aumento dei livelli ematici dei trigliceridi, diminuzione di peso
Non comune: diminuzione della conta dei neutrofili.
* Non segnalato nello studio D2301 (FREEDOMS) con Gilenya 0,5 mg. La categoria di frequenza si basa sull’incidenza osservata nello studio D2302 (TRANSFORMS) con Gilenya 0,5 mg (0,5% vs. 0,2% nel gruppo trattato con interferone beta-1a).
Descrizione di alcune specifiche reazioni avverse
Infezioni
Negli studi clinici in pazienti con sclerosi multipla, il tasso generale di infezioni (72%) e di infezioni gravi (2%) riportato con la dose di 0,5 mg è risultato simile a quello osservato con il placebo. Tuttavia le infezioni delle basse vie respiratorie, principalmente bronchiti e, in misura minore, polmoniti, sono risultate più frequenti nei pazienti trattati con Gilenya.
Due episodi di infezione erpetica, che sono risultati fatali, si sono verificati con la dose più alta (1,25 mg): un episodio di encefalite da herpes simplex in un paziente in cui la terapia con aciclovir era stata iniziata almeno dopo una settimana, e un episodio di infezione primaria disseminata da virus varicella-zoster in un paziente non precedentemente esposto al virus della varicella e che era in trattamento con alte dosi di steroidi per una ricaduta.
Edema maculare
Negli studi clinici in pazienti con sclerosi multipla l’edema maculare si è verificato nello 0,4% dei pazienti trattati con la dose raccomandata di 0,5 mg e nell’1,1% dei pazienti trattati con la dose più alta (1,25 mg). La maggior parte dei casi si è verificata entro i primi 3-4 mesi di terapia. Alcuni pazienti hanno riferito offuscamento della vista e diminuzione dell’acutezza visiva; altri soggetti sono risultati asintomatici e la diagnosi è stata effettuata durante una visita oftalmologica di routine. Generalmente l’edema maculare è migliorato o si è risolto spontaneamente dopo l’interruzione del trattamento con Gilenya. Non è stato studiato il rischio di una ricorrenza dopo una nuova esposizione al trattamento.
L’incidenza di edema maculare è aumentata nei pazienti con sclerosi multipla con storia di uveite (17% con storia di uveite vs. 0,6% senza storia di uveite). Gilenya non è stato studiato in pazienti con sclerosi multipla e diabete mellito, una patologia associata ad un aumentato rischio di edema maculare (vedere paragrafo 4.4). Negli studi clinici in pazienti sottoposti a trapianto renale in cui sono stati inclusi pazienti con diabete mellito, il trattamento con fingolimod 2,5 mg e 5 mg ha determinato un incremento di due volte dell’incidenza di edema maculare.
Bradiaritmia
L’inizio del trattamento con Gilenya determina una transitoria diminuzione della frequenza cardiaca e può anche essere associato a ritardi nella conduzione atrioventricolare (vedere paragrafi 4.4 e 5.1).
Negli studi clinici in pazienti con sclerosi multipla, la massima diminuzione nella frequenza cardiaca è stata osservata 4-5 ore dopo l’inizio del trattamento, con diminuzioni della frequenza in media di 8 battiti al minuto in corso di trattamento con Gilenya 0,5 mg. Raramente si è osservata una diminuzione della frequenza cardiaca al di sotto dei 40 battiti al minuto nei pazienti trattati con Gilenya 0,5 mg. La frequenza cardiaca è ritornata ai valori basali entro 1 mese di trattamento continuativo. La bradicardia è stata generalmente asintomatica, ma alcuni pazienti hanno manifestato sintomi da lievi a moderati, compresi capogiri, fatica e/o palpitazioni, che si sono risolti entro le prime 24 ore dall’inizio del trattamento.
Negli studi clinici in pazienti con sclerosi multipla, si è osservato blocco atrio-ventricolare di primo grado (prolungamento dell’intervallo PR all’elettrocardiogramma) nel 4,7% dei pazienti trattati con fingolimod 0,5 mg, nel 2,8% dei pazienti trattati con interferone beta-1a intramuscolo e nel 1,5% dei pazienti trattati con placebo. In meno dello 0,5% dei pazienti trattati con Gilenya 0,5 mg è stato segnalato blocco atrio-ventricolare di secondo grado. Un episodio transitorio di blocco atrioventricolare di terzo grado della durata di 30 secondi si è verificato tre ore dopo la somministrazione di fingolimod 1,25 mg; tale episodio si è risolto spontaneamente. Le anomalie nella conduzione sono state solitamente transitorie, asintomatiche e si sono risolte entro le prime 24 ore dall’inizio del trattamento. Sebbene per la maggior parte dei pazienti non sia stato necessario alcun intervento medico, ad un paziente in trattamento con Gilenya 0,5 mg è stata somministrata isoprenalina in seguito ad un episodio asintomatico di blocco atrio-ventricolare di secondo grado di tipo Mobitz 1.
Pressione arteriosa
Negli studi clinici condotti in pazienti con sclerosi multipla, il trattamento con Gilenya 0,5 mg è stato associato ad un aumento medio della pressione sistolica di circa 2 mmHg e della pressione diastolica di circa 1 mmHg: questi aumenti si sono manifestati circa 2 mesi dopo l’inizio del trattamento e si sono mantenuti con la prosecuzione del trattamento. E’ stata segnalata ipertensione nel 6,1% dei pazienti trattati con fingolimod 0,5 mg e nel 3,8% dei pazienti trattati con placebo (vedere anche paragrafo 4.4 Effetti sulla pressione arteriosa).
Transaminasi epatiche
Negli studi clinici in pazienti con sclerosi multipla, un innalzamento asintomatico dei livelli ematici delle transaminasi epatiche ≥3 volte e ≥5 volte il limite superiore del range di normalità (ULN) si è osservato rispettivamente nell’8% e nel 2% dei pazienti trattati con Gilenya 0,5 mg. In alcuni pazienti sottoposti nuovamente al trattamento dopo sospensione, si è riverificato innalzamento delle transaminasi epatiche, a conferma di una relazione esistente tra questo aumento e il medicinale. La maggior parte degli aumenti si è verificata entro 3-4 mesi. I livelli delle transaminasi sono ritornati nella norma circa 2 mesi dopo l’interruzione del trattamento con Gilenya. In un piccolo numero di pazienti (N=10 alla dose 1,25 mg, N=2 alla dose 0,5 mg), in cui si sono verificati innalzamenti delle transaminasi epatiche ≥5 volte il limite superiore del range di normalità e che hanno continuato la terapia con Gilenya, i valori sono tornati alla normalità entro circa 5 mesi (vedere anche paragrafo 4.4 Funzionalità epatica).
Patologie del sistema nervoso
Rari eventi che hanno interessato il sistema nervoso, verificatisi in pazienti trattati con fingolimod alle dosi più elevate (1,25 mg e 5,0 mg), comprendono ictus ischemico ed emorragico e sindrome da encefalopatia posteriore reversibile. Sono stati anche segnalati disturbi neurologici atipici, come ad esempio eventi simili alla encefalomielite acuta disseminata (EAD).
Patologie vascolari
Rari casi di arteriopatia obliterante periferica si sono verificati in pazienti trattati con fingolimod alle dosi più elevate (1,25 mg).
Sistema respiratorio
Durante il trattamento con Gilenya sono state osservate lievi diminuzioni dose-dipendenti dei valori del volume espiratorio forzato (FEV1) e della capacità di diffusione per il monossido di carbonio (DLCO), diminuzioni che si sono verificate nel primo mese e sono rimaste stabili nel corso del trattamento. Al mese 24 la riduzione in percentuale dei valori basali del FEV1 previsto è stata del 3,1% per fingolimod 0,5 mg e del 2,0% per il placebo, una differenza che si è risolta dopo l’interruzione del trattamento. Per la DLCO le riduzioni al mese 24 sono state del 3,8% per fingolimod 0,5 mg e del 2,7% per il placebo.
Linfomi
Durante gli studi clinici nella sclerosi multipla sono stati segnalati tre casi di linfoma (incluso un caso fatale di linfoma a cellule B con positività per il virus di Epstein-Barr) in una popolazione di più di 4.000 pazienti (circa 10.000 pazienti-anno) in trattamento con fingolimod alla dose raccomandata di 0,5 mg o a dosi superiori. Questa incidenza di 3 su 10.000 pazienti-anno (95% CI: 0,6-8,8 per 10.000 pazienti-anno) va confrontata con l’incidenza di base di 1,9 su 10.000 pazienti-anno che si riscontra nella popolazione generale.
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Non sono stati segnalati casi di sovradosaggio. Tuttavia dosi singole sino a 80 volte la dose raccomandata (0,5 mg) sono state ben tollerate nei volontari sani. Alla dose di 40 mg, 5 dei 6 soggetti hanno segnalato debole oppressione toracica o malessere clinicamente riferibili a reattività delle vie aeree.
Fingolimod può causare bradicardia e rallentare la conduzione atrioventricolare.
Fingolimod non viene eliminato nè con la dialisi nè con la plasmaferesi.
Categoria farmacoterapeutica: immunosoppressivi ad azione selettiva, codice ATC: L04AA27
Meccanismo d’azione
Fingolimod è un modulatore del recettore per la sfingosina-1-fosfato (S1P). Per opera della sfingosinachinasi fingolimod si trasforma nel metabolita attivo fingolimod fosfato che si lega, a basse concentrazioni nanomolari, al recettore S1P1 localizzato sulla superficie dei linfociti, e attraversa facilmente la barriera emato-encefalica per legarsi, nel sistema nervoso centrale, al recettore S1P1 collocato sulle cellule del sistema nervoso centrale. Fingolimod fosfato, agendo come antagonista funzionale dei recettori S1P espressi sui linfociti, inibisce la capacità dei linfociti di fuoriuscire dai linfonodi, determinando ridistribuzione anzichè distruzione dei linfociti. Questa ridistribuzione riduce l’infiltrazione dei linfociti patogeni nel sistema nervoso centrale, dove sarebbero coinvolti nell’infiammazione a carico dei nervi e nel danno tissutale. Gli studi negli animali e gli esperimenti in vitro indicano che fingolimod può agire anche mediante l’interazione con i recettori S1P espressi sulle cellule del sistema nervoso centrale.
Effetti farmacodinamici
Entro 4-6 ore dalla prima somministrazione di fingolimod 0,5 mg, il numero dei linfociti nel sangue periferico si riduce a valori pari al 75% circa rispetto al valore basale. Proseguendo con le somministrazioni giornaliere, il numero dei linfociti continua a diminuire per due settimane, raggiungendo un valore minimo di circa 500 cellule/microlitro, oppure il 30% circa del valore basale.
Il 18% dei pazienti ha raggiunto almeno una volta un valore minimo al di sotto delle 200 cellule/microlitro. Con il trattamento continuativo giornaliero il numero dei linfociti si mantiene basso. La maggior parte dei linfociti T e B migra regolarmente attraverso gli organi linfoidi: fingolimod agisce principalmente su queste cellule. Circa il 15-20% dei linfociti T ha un fenotipo TEM (effettore della memoria): queste cellule sono importanti per la sorveglianza immunitaria periferica. Poichè questo tipo di linfociti generalmente non migra negli organi linfoidi, fingolimod non agisce su queste cellule. L’aumento del numero dei linfociti periferici è evidente nei giorni successivi all’interruzione del trattamento con fingolimod; le conte linfocitarie ritornano ai valori normali generalmente entro uno o due mesi. La somministrazione cronica di fingolimod determina una lieve diminuzione del numero dei neutrofili pari all’80% circa del valore basale. Fingolimod non agisce sui monociti.
Fingolimod causa all’inizio del trattamento una transitoria riduzione della frequenza cardiaca e diminuzione della conduzione atrio-ventricolare (vedere paragrafi 4.4. e 4.8). La massima riduzione della frequenza cardiaca si osserva nelle prime 4-5 ore dopo la somministrazione, con il raggiungimento nel primo giorno del 70% dell’effetto cronotropo negativo. Con le somministrazioni successive la frequenza cardiaca ritorna ai valori basali entro un mese. La riduzione della frequenza cardiaca indotta da fingolimod può essere annullata dalla somministrazione parenterale di atropina o isoprenalina. E’ stato anche dimostrato che salmeterolo assunto per via inalatoria ha un modesto effetto cronotropo positivo. Quando si inizia il trattamento con fingolimod si assiste ad un aumento delle contrazioni atriali premature, ma non si osserva una frequenza maggiore di fibrillazione atriale/flutter o di aritmie ventricolari o di ectopia. Il trattamento con fingolimod non determina diminuzione della gittata cardiaca, e non influisce sulle risposte simpaticomimetiche del cuore, inclusa la variazione diurna della frequenza cardiaca e la risposta allo sforzo.
Il trattamento con fingolimod, a dosi singole o ripetute di 0,5 mg e 1,25 mg per due settimane, non determina un aumento percepibile della resistenza delle vie aeree misurata come FEV1 e come Flusso Espiratorio Forzato (FEF) 25-75. Tuttavia, con dosi singole di fingolimod ≥5 mg (10 volte la dose raccomandata), si verifica un aumento dose-dipendente delle resistenze delle vie aeree. Il trattamento con fingolimod a dosi ripetute di 0,5 mg, 1,25 mg o 5 mg non determina compromissione dell’ossigenazione o desaturazione di ossigeno sotto sforzo o un aumento della risposta delle vie aeree alla metacolina. I soggetti in trattamento con fingolimod rispondono con una broncodilatazione normale ai beta-agonisti per inalazione.
Efficacia e sicurezza clinica
L’efficacia di Gilenya è stata dimostrata in due studi che hanno valutato la somministrazione di fingolimod 0,5 mg e 1,25 mg una volta al giorno in pazienti con sclerosi multipla recidivanteremittente (SMRR). In entrambi gli studi sono stati arruolati pazienti che avevano avuto ≥2 recidive nei 2 anni precedenti o ≥1 recidiva nell’anno precedente. Il punteggio nella Expanded Disability Status Scale (EDSS) era di 0-5,5.
Nello studio D2301 (FREEDOMS) di fase III, della durata di 2 anni, randomizzato e controllato in doppio cieco contro placebo, sono stati inclusi 1272 pazienti (n=425 trattati con fingolimod 0,5 mg, 429 con fingolimod 1,25 mg, 418 con placebo). I valori mediani delle caratteristiche basali erano: età 37 anni, durata della malattia 6,7 anni, punteggio EDSS pari a 2,0. I risultati sono presentati nella Tabella 1. Non ci sono state differenze significative tra le dosi 0,5 mg e 1,25 mg relativamente a tutti gli endpoint.
Tabella 1: Studio D2301 (FREEDOMS): Principali risultati
| Fingolimod 0,5 mg | Placebo |
Endpoint clinici | | |
Tasso annualizzato di ricaduta (endpoint primario) | 0,18** | 0,40 |
Percentuale di pazienti liberi da ricadute a 24 mesi | 70%** | 46% |
Proporzione di pazienti con progressione della disabilità confermata a 3 mesi† | 17% | 24% |
Hazard Ratio (IC al 95%) | 0,70 (0,52-0,96)* | |
Endpoint misurati mediante RM | | |
Numero mediano (medio) di lesioni in T2, nuove o ingranditesi in T2 in 24 mesi | 0,0 (2,5)** | 5,0 (9,8) |
Numero mediano (medio) di lesioni ipercaptanti gadolinio a 24 mesi | 0,0 (0,2)** | 0,0 (1,1) |
Mediana (media) della variazione percentuale del volume cerebrale in 24 mesi | -0,7 (-0,8)** | -1,0 (-1,3) |
† Progressione della disabilità definita come incremento di 1 punto della EDSS confermato a 3 mesi |
** p<0,001, *p<0,05 rispetto a placebo |
Tutti gli endpoint clinici sono stati valutati mediante analisi intent-to-treat. Le analisi relative ai dati di risonanza magnetica hanno utilizzato i dataset valutabili. |
Nello studio D2302 (TRANSFORMS) di fase III, della durata di 1 anno, randomizzato, controllato in doppio cieco e double-dummy verso farmaco attivo (interferone beta-1a) sono stati inclusi 1280 pazienti (n=429 trattati con fingolimod 0,5 mg, 420 con fingolimod 1,25 mg, 431 con iniezione intramuscolo di interferone beta-1a alla dose di 30 mcg una volta alla settimana). I valori mediani delle caratteristiche basali erano: età 36 anni, durata della malattia 5,9 anni, punteggio EDSS pari a 2,0. I risultati dello studio sono presentati nella Tabella 2. Non vi è stata alcuna differenza significativa tra le dosi di 0,5 mg e 1,25 mg relativamente agli endpoint dello studio.
Tabella 2: Studio D2302 (TRANSFORMS): Principali risultati
| Fingolimod 0,5 mg | Interferone beta- 1a, 30 mcg |
Endpoint clinici | | |
Tasso annualizzato di ricaduta (endpoint primario) | 0,16** | 0,33 |
Percentuale di pazienti liberi da ricadute a 12 mesi | 83%** | 71% |
Proporzione di pazienti con progressione della disabilità confermata a 3 mesi† | 6% | 8% |
Hazard Ratio (IC al 95% CI) | 0,71 (0,42-1,21) | |
Endpoint misurati mediante RM | | |
Numero mediano (medio) di lesioni in T2, nuove o ingranditesi in 12 mesi | 0,0 (1,7)* | 1,0 (2,6) |
Numero mediano (medio) di lesioni ipercaptanti gadolinio a 12 mesi | 0,0 (0,2)** | 0,0 (0,5) |
Mediana (media) della variazione percentuale del volume cerebrale in 12 mesi del volume cerebrale | -0,2 (-0,3)** | -0,4 (-0,5) |
† Progressione della disabilità definita come incremento di 1 punto della EDSS confermato a 3 mesi |
** p<0,01, *p<0,001 rispetto a interferone beta-1a |
Tutti gli endpoint clinici sono stati valutati mediante analisi intent-to-treat. Le analisi relative ai dati di risonanza magnetica hanno utilizzato i dataset valutabili. |
I risultati raggruppati degli studi D2301 e D2302 hanno evidenziato una riduzione coerente e statisticamente significativa rispetto al controllo del tasso annualizzato di ricaduta nei sottogruppi definiti da sesso, età, precedente terapia per la sclerosi multipla, attività della malattia o disabilità al basale.
Ulteriori analisi dei risultati degli studi clinici dimostrano effetti significativi del trattamento in sottogruppi di pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente ad elevata attività.
L’Agenzia Europea dei Medicinali ha rinviato l’obbligo di presentare i risultati degli studi condotti nell’ambito della sclerosi multipla utilizzando Gilenya in uno o più sottogruppi di popolazione pediatrica (vedere paragrafo 4.2 per informazioni sull’uso pediatrico).
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I dati farmacocinetici sono stati ottenuti nei volontari sani, nei pazienti sottoposti a trapianto renale e nei pazienti con sclerosi multipla.
Il metabolita farmacologicamente attivo responsabile dell’efficacia è fingolimod fosfato.
Assorbimento
L’assorbimento di fingolimod avviene lentamente (Tmax di 12-16 ore) ed è esteso (≥85%). La biodisponibilità assoluta apparente a seguito di somministrazione orale è del 93% (intervallo di confidenza: 79-111%). Le concentrazioni ematiche allo steady-state sono raggiunte nell’arco di 1-2 mesi dopo la somministrazione di dosi singole giornaliere di fingolimod e i livelli allo steady-state sono circa 10 volte superiori a quelli riscontrati con la dose iniziale.
L’assunzione di cibo non modifica il valore della concentrazione di picco (Cmax) o l’esposizione sistemica (AUC) di fingolimod. La Cmax di fingolimod fosfato è risultata lievemente aumentata del 34% mentre l’AUC è rimasta inalterata. Pertanto Gilenya può essere assunto indifferentemente a stomaco pieno o vuoto (vedere paragrafo 4.2).
Distribuzione
Fingolimod si distribuisce rapidamente nei globuli rossi, ed è presente nell’86% delle cellule ematiche.
Fingolimod fosfato ha una distribuzione nei globuli rossi inferiore del 17%. Il legame con le proteine plasmatiche di fingolimod e fingolimod fosfato è elevato (>99%).
Fingolimod si distribuisce estesamente nei tessuti con un volume di distribuzione di circa 1.200±260 litri.
Metabolismo
Nell’uomo fingolimod è metabolizzato mediante fosforilazione stereoselettiva reversibile con formazione dell’enantiomero (S) farmacologicamente attivo di fingolimod fosfato. Fingolimod è eliminato mediante biotrasformazione ossidativa principalmente attraverso l’isoenzima 4F2 del citocromo P450 e successiva degradazione simile a quella degli acidi grassi a metaboliti inattivi, e mediante formazione di analoghi ceramidici non polari farmacologicamente inattivi di fingolimod. Il principale enzima coinvolto nel metabolismo di fingolimod è parzialmente identificato e potrebbe essere il CYP4F2 o il CYP3A4.
In seguito a singola somministrazione orale di fingolimod [14C], i principali componenti correlati a fingolimod, rilevati nel sangue dal loro contributo all’AUC fino a 34 giorni dopo la somministrazione sul totale di componenti radiomarcati, sono fingolimod stesso (23%), fingolimod fosfato (10%) e alcuni metaboliti inattivi (M3 metabolita acido carbossilico (8%), M29 ceramide metabolita (9%) e M30 ceramide metabolita (7%)).
Eliminazione
La clearance ematica di fingolimod è 6,3±2,3 l/ore e l’emivita terminale media di eliminazione (t½) è di 6-9 giorni. I livelli ematici di fingolimod e di fingolimod fosfato diminuiscono in paralello nella fase terminale, determinando così emivite simili per entrambe le molecole.
Dopo somministrazione orale circa l’81% della dose viene escreta lentamente nelle urine sotto forma di metaboliti inattivi. Fingolimod e fingolimod fosfato non sono escreti inalterati nelle urine ma sono presenti come maggiori componenti nelle feci, con quantità che rappresentano ciascuno meno del 2,5% della dose. Dopo 34 giorni il recupero della dose somministrata è pari all’89%.
Linearità
Le concentrazioni di fingolimod e fingolimod fosfato aumentano in modo apparentemente proporzionale alla dose dopo somministrazioni ripetute di singole dosi giornaliere di 0,5 mg o 1,25 mg.
Caratteristiche in popolazioni specifiche
La farmacocinetica di fingolimod e di fingolimod fosfato non presenta differenze tra maschi e femmine, in pazienti di diversa origine etnica o in pazienti affetti da compromissione renale di grado da lieve a grave.
In soggetti con compromissione epatica lieve, moderata o grave (classi Child-Pugh A, B e C) non è stata osservata alcuna modifica nella Cmax di fingolimod, mentre l’AUC di fingolimod è aumentata rispettivamente del 12%, del 44% e del 103%. In pazienti con compromissione epatica grave (classe Child-Pugh C) la Cmax di fingolimod fosfato è diminuita del 22% e l’AUC non è risultata sostanzialmente modificata. La farmacocinetica di fingolimod fosfato non è stata valutata nei pazienti con compromissione epatica da lieve a moderata. L’emivita di eliminazione apparente di fingolimod è rimasta invariata nei soggetti con compromissione epatica lieve, mentre è risultata aumentata di circa il 50% nei pazienti con compromissione epatica moderata o grave.
Fingolimod non deve essere utilizzato in pazienti con grave compromissione epatica (classe Child- Pugh C) (vedere paragrafo 4.3). La terapia con fingolimod deve essere iniziata con cautela nei pazienti con compromissione epatica lieve e moderata (vedere paragrafo 4.2).
L’esperienza clinica e i dati di farmacocinetica nei pazienti di età superiore a 65 anni sono limitati. Gilenya deve essere usato con cautela nei pazienti di età pari o superiore a 65 anni (vedere paragrafo 4.2).
Popolazione pediatrica
I dati derivanti da uno studio nel trapianto renale che ha incluso 7 bambini di età superiore a 11 anni sono limitati (studio FTY720A0115). Il confronto di questi dati con quelli di volontari adulti sani è di scarsa rilevanza e non si possono trarre conclusioni significative per quanto riguarda le proprietà farmacocinetiche di fingolimod nei bambini.
Il profilo preclinico di sicurezza di fingolimod è stato valutato in topi, ratti, cani e scimmie. I principali organi bersaglio sono stati il sistema linfoide (linfopenia e atrofia linfoide), i polmoni (aumento di peso, ipertrofia della muscolatura liscia a livello della giunzione bronchiolo-alveolare), e in varie specie il cuore (effetto cronotropo negativo, aumento della pressione sanguigna, cambiamenti perivascolari e degenerazione del miocardio); in uno studio a 2 anni fingolimod è risultato attivo sui vasi sanguigni (vasculopatia) solo nel ratto a dosi di 0,15 mg/kg e superiori, equivalenti a circa 4 volte l’esposizione umana sistemica (AUC) ad una dose giornaliera di 0,5 mg.
Nessuna evidenza di cancerogenicità è stata osservata in uno studio della durata di 2 anni effettuato sui ratti con dosi orali di fingolimod fino alla dose massima tollerata di 2,5 mg/kg, che rappresenta un margine di circa 50 volte l’esposizione umana sistemica (AUC) alla dose di 0,5 mg. Tuttavia, in uno studio a 2 anni nei topi è stata osservata una maggiore incidenza di linfoma maligno a dosi di 0,25 mg/kg e superiori, equivalente a circa 6 volte l’esposizione umana sistemica (AUC) ad una dose giornaliera di 0,5 mg.
Negli studi animali fingolimod non è risultato essere mutageno o clastogeno.
Fingolimod non ha avuto alcun effetto sul numero/motilità degli spermatozoi o sulla fertilità di ratti maschi e femmine fino alla dose massima testata (10 mg/kg), che rappresenta un margine di circa 150 volte l’esposizione umana sistemica (AUC) ad una dose giornaliera di 0,5 mg.
Fingolimod si è dimostrato teratogeno nel ratto, quando somministrato a dosi di 0,1 mg/kg o superiori.
Le malformazioni viscerali fetali più comuni includono tronco arterioso persistente e difetto del setto ventricolare. Il potenziale teratogeno nel coniglio non può essere completamente valutato, tuttavia si sono osservati aumento della mortalità embrio-fetale a dosi di 1,5 mg/kg e superiori, e diminuzione dei feti vitali così come ritardo nella crescita fetale a dosi di 5 mg/kg.
Nei ratti la sopravvivenza della generazione F1 dei cuccioli è risultata diminuita nel primo periodo dopo il parto a dosi che non avevano causato tossicità nella madre. Tuttavia, la generazione F1 non ha risentito del trattamento con fingolimod per quanto riguarda il peso corporeo, lo sviluppo, il comportamento e la fertilità.
Fingolimod è stato escreto nel latte di animali trattati durante l’allattamento. Fingolimod e i suoi metaboliti hanno attraversato la barriera placentare in coniglie gravide.
Valutazione del Rischio Ambientale (ERA)
Non è previsto alcun rischio per l’ambiente dovuto all’uso di Gilenya da parte di pazienti con sclerosi multipla recidivante.
Contenuto della capsula:
magnesio stearato; mannitolo.
Involucro della capsula:
ferro ossido giallo (E172); titanio diossido (E171); gelatina.
Inchiostro:
lacca (E904); alcool disidratato; alcool isopropilico; alcool butilico; glicole propilenico; acqua depurata; ammoniaca soluzione concentrata; potassio idrossido; ferro ossido nero (E172); ferro ossido giallo (E172); titanio diossido (E171); dimeticone.
Non pertinente.
2 anni
Non conservare a temperatura superiore ai 30°C.
Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dall’umidità.
Confezioni contenenti 7 o 28 capsule rigide o confezioni multiple contenenti 84 (3 confezioni da 28) in blister in PVC/PVDC/alluminio.
Confezioni contenenti 7 x 1 capsule rigide in blister divisibili per dose unitaria in PVC/PVDC/alluminio.
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
Nessuna istruzione particolare.
Novartis Europharm Limited
Wimblehurst Road
Horsham
West Sussex, RH12 5AB
Regno Unito
EU/1/11/677/001-005
040949012
040949024
040949036
040949048
040949051
17.03.2011