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Gliclazide Teva Pharma Italia 30 mg compresse a rilascio modificato
Ciascuna compressa a rilascio modificato contiene 30 mg di gliclazide.
Eccipiente:
ciascuna compressa a rilascio modificato contiene 73,5 mg di lattosio monoidrato.
Per l'elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Compressa a rilascio modificato.
Le compresse a rilascio modificato sono bianche, ovali e biconvesse.
Diabete non insulino-dipendente (tipo 2) dell'adulto, quando gli accorgimenti dietetici, l'esercizio fisico e la perdita di peso da soli non sono sufficienti a tenere sotto controllo il livello di glucosio nel sangue.
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Uso orale.
Da utilizzarsi solo in pazienti adulti.
La dose giornaliera può variare da 1 a 4 compresse, cioè da 30 a 120 mg, da assumersi in un'unica somministrazione per via orale, al momento della colazione.
Le compresse vanno inghiottite intere.
In caso di mancata assunzione di una dose, non si deve incrementare la dose del giorno successivo.
Come per qualsiasi agente ipoglicemizzante, la posologia deve essere regolata secondo la risposta metabolica del singolo paziente (glucosio nel sangue, HbA1C).
Dose iniziale
La dose iniziale raccomandata è di 30 mg al giorno.
Se il livello di glucosio nel sangue risulta efficacemente sotto controllo, questa dose può essere utilizzata anche per la terapia di mantenimento.
Se il livello di glucosio nel sangue non risulta adeguatamente sotto controllo, il dosaggio può essere gradualmente aumentato fino a 60, 90 o 120 mg al giorno, in fasi successive. L'intervallo fra ciascun incremento di dose dovrebbe essere di almeno 1 mese, tranne per i pazienti il cui livello di glucosio nel sangue non si è ridotto dopo 2 settimane di terapia. In tali casi, la dose può essere aumentato al termine della seconda settimana di terapia.
La dose massima giornaliera raccomandata è di 120 mg.
Passaggio dalla gliclazide 80 mg compresse (formulazione a rilascio immediato) a Gliclazide Teva Pharma Italia 30 mg compresse a rilascio modificato
1 compressa di gliclazide 80 mg è comparabile a 1 compressa a rilascio modificato di Gliclazide Teva Pharma Italia da 30 mg. Quindi, il passaggio può essere effettuato monitorando attentamente il livello di glucosio nel sangue.
Passaggio da un altro agente antidiabetico orale a Gliclazide Teva Pharma Italia compresse a rilascio modificato
Gliclazide Teva Pharma Italia compresse a rilascio modificato può essere utilizzato in sostituzione di altri agenti antidiabetici orali.
La dose e l'emivita dell'agente antidiabetico precedente devono essere tenute in considerazione in occasione del passaggio a Gliclazide Teva Pharma Italia compresse a rilascio modificato.
Solitamente non è necessario alcun periodo di transizione. Si consiglia una dose iniziale di 30 mg; tale dose può essere modificata in base alla risposta dei livelli di glucosio nel sangue del paziente, come spiegato sopra.
Quando si effettua il passaggio da una sulfanilurea ipoglicemizzante con una emivita prolungata, potrebbe rendersi necessario un intervallo di sospensione del trattamento della durata di qualche giorno, allo scopo di evitare l'effetto additivo dei due prodotti, che potrebbe provocare ipoglicemia. La procedura descritta per iniziare la terapia deve essere seguita anche quando si passa al trattamento con Gliclazide Teva Pharma Italia compresse a rilascio modificato, cioè utilizzando una dose di 30 mg al giorno, seguita da un incremento graduale della dose secondo la risposta metabolica.
Terapia combinata con altri agenti antidiabetici
Gliclazide Teva Pharma Italia compresse a rilascio modificato può essere assunto in combinazione con biguanidi, inibitori della alfa-glucosidasi o insulina.
Nei pazienti non adeguatamente controllati con Gliclazide Teva Pharma Italia compresse a rilascio modificato, è possibile iniziare una terapia concomitante con insulina sotto stretto controllo medico.
Pazienti anziani (oltre i 65 anni di età)
Gliclazide Teva Pharma Italia compresse a rilascio modificato andrebbe prescritto attenendosi al regime posologico raccomandato per i pazienti al di sotto dei 65 anni di età.
Pazienti con compromissione renale da lieve a moderata
In questi pazienti, è possibile utilizzare lo stesso regime posologico consigliato per i pazienti con una funzionalità renale normale, istituendo un attento monitoraggio. Questi dati sono stati confermati nell'ambito di sperimentazioni cliniche.
Pazienti a rischio di ipoglicemia
Un rischio più elevato di ipoglicemia sussiste per i pazienti:
- denutriti o malnutriti;
- affetti da malattie endocrine gravi o scarsamente compensate (ipopituitarismo, ipotiroidismo, insufficienza adrenocorticotropa);
- che hanno interrotto una terapia con corticosteroidi prolungata e/o ad alte dosi;
- affetti da una grave patologia vascolare (grave cardiopatia coronarica, grave compromissione della carotide, patologia vascolare diffusa).
Si raccomanda di utilizzare la dose iniziale minima di 30 mg al giorno.
Bambini e adolescenti
Non sono disponibili dati o studi clinici in merito all'uso di tale medicinale nei bambini e negli adolescenti al di sotto dei 18 anni di età.
Ipersensibilità alla gliclazide, ad altre sulfaniluree, alle sulfonamidi o a uno qualsiasi degli eccipienti.
Diabete di tipo 1.
Pre-coma e coma diabetico, chetoacidosi diabetica.
Grave insufficienza renale o epatica (in questi casi, si consiglia l'impiego di insulina).
Trattamento con miconazolo (vedere paragrafo 4.5).
Allattamento (vedere paragrafo 4.6).
Ipoglicemia
Questa terapia deve essere prescritta solo se il paziente ha probabilità di assumere cibo con una certa regolarità (inclusa la colazione). �ˆ infatti importante un apporto regolare di carboidrati, a causa del maggiore rischio di ipoglicemia se un pasto viene consumato in ritardo, se si assume una quantità di cibo insufficiente o se il cibo assunto presenta un basso contenuto di carboidrati. L'ipoglicemia ha maggiori probabilità di manifestarsi durante diete a basso contenuto calorico, dopo un esercizio prolungato o molto intenso, in seguito all'assunzione di alcol o se si assume una combinazione di agenti ipoglicemizzanti.
L'ipoglicemia può verificarsi dopo l'assunzione di sulfaniluree (vedere paragrafo 4.8). In alcuni casi, tale disturbo può essere grave e prolungato. Può rendersi necessario il ricovero in ospedale e la somministrazione di glucosio può dover proseguire per alcuni giorni.
Un'attenta selezione dei pazienti e del dosaggio utilizzato, nonché chiare istruzioni fornite ai pazienti, sono necessarie per ridurre il rischio di episodi di ipoglicemia.
Fattori che aumentano il rischio di ipoglicemia:
- - il paziente rifiuta o (in particolare gli anziani) non è in grado di collaborare;
- - malnutrizione, orari irregolari dei pasti, mancato consumo dei pasti, periodi di digiuno o variazioni del regime alimentare;
- - squilibrio tra esercizio fisico e assunzione di carboidrati;
- - grave insufficienza epatica;
- - sovradosaggio di Gliclazide Teva Pharma Italia compresse a rilascio modificato;
- - alcune malattie endocrine: disturbi alla tiroide, ipopituitarismo e insufficienza surrenale;
- - assunzione contemporanea di altri medicinali (vedere paragrafo 4.5).
Compromissione renale ed epatica
Le proprietà farmacocinetiche e/o farmacodinamiche della gliclazide possono essere alterate nei pazienti affetti da insufficienza epatica o grave insufficienza renale. Un episodio ipoglicemico in questi pazienti può avere una lunga durata, quindi è necessario istituire un trattamento adeguato.
Informazioni per il paziente
Il rischio di ipoglicemia, insieme ai suoi sintomi, al suo trattamento e alle condizioni che predispongono alla sua comparsa, devono essere spiegati al paziente e ai suoi familiari.
Il paziente deve essere informato circa l'importanza di seguire i consigli relativi al regime alimentare, di fare esercizio su base regolare e di monitorare regolarmente i livelli di glucosio nel sangue.
Scarso controllo dei livelli di glucosio nel sangue
Il controllo dei livelli di glucosio nel sangue in un paziente che segue una terapia antidiabetica può essere ostacolato da: febbre, trauma, infezione o intervento chirurgico. In alcuni casi, può essere necessario somministrare dell'insulina.
L'efficacia ipoglicemizzante di qualsiasi agente antidiabetico orale, inclusa la gliclazide, si attenua con il tempo in molti pazienti: questo evento può essere dovuto a un aggravamento del diabete o a una riduzione nella risposta alla terapia. Questo fenomeno è noto con il nome di insufficienza secondaria, distinta dall'insufficienza primaria, e si verifica quando un principio attivo risulta inefficace come terapia di prima linea. Il corretto adattamento della dose e il rispetto di alcune regole alimentari devono essere presi in considerazione prima di stabilire che il paziente presenta una insufficienza secondaria.
Test di laboratorio
La misurazione dei livelli di emoglobina glicata (o del glucosio nel plasma venoso a digiuno) è consigliata per verificare il controllo dei livelli di glucosio nel sangue. Anche l'automonitoraggio dei livelli di glucosio nel sangue può essere utile.
Eccipienti
Gliclazide Teva Pharma Italia contiene lattosio. I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficienza di Lapp-lattasi o malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere il medicinale.
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I seguenti prodotti possono accrescere il rischio di ipoglicemia
Combinazione controindicata
- - Miconazolo (via sistemica, gel oromucosale): potenzia l'effetto ipoglicemizzante, con possibile insorgenza di sintomi ipoglicemici o persino di coma ipoglicemico.
Combinazioni sconsigliate
Combinazioni che richiedono precauzioni per l'uso
Se si assume uno dei seguenti medicinali, può verificarsi un potenziamento dell'effetto di riduzione del glucosio nel sangue e in alcuni casi può insorgere ipoglicemia, ad esempio: altri agenti antidiabetici (insulina, acarbosio, biguanidi), betabloccanti, fluconazolo, inibitori dell'enzima ACE (captopril, enalapril), antagonisti del recettore H2, IMAO, sulfonamidi e agenti antinfiammatori non steroidei.
I seguenti agenti possono determinare un aumento dei livelli di glucosio nel sangue
Combinazione sconsigliata
Combinazioni che richiedono precauzioni durante l'uso
- - Ritodrina, salbutamolo, terbutalina: per via endovenosa.
Aumentano i livelli di glucosio nel sangue a causa degli effetti del beta-2 agonista.
Sottolineare l'importanza del monitoraggio dei livelli di glucosio nel sangue. Se necessario, passare all'insulina.
Combinazione da prendere in considerazione
Gravidanza
Non sono disponibili dati in merito all'impiego della gliclazide durante la gravidanza negli esseri umani, sebbene esistano alcuni dati relativi ad altre sulfaniluree.
Negli studi animali, la gliclazide non ha evidenziato effetti teratogeni.
Il controllo sul diabete andrebbe ottenuto prima del concepimento, allo scopo di ridurre i rischi di anomalie congenite correlate a un diabete non tenuto sotto controllo.
Gli agenti ipoglicemizzanti orali non sono adatti; l'insulina è l'agente d'elezione per il trattamento del diabete durante la gravidanza. Si consiglia di passare dalla terapia con agenti ipoglicemizzanti orali alla terapia con insulina prima di cercare una gravidanza o non appena si accerta una gravidanza in atto.
Allattamento
Non è noto se la gliclazide o i suoi metaboliti siano escreti nel latte materno. Dato il rischio di ipoglicemia neonatale, il medicinale è controindicato durante l'allattamento.
I pazienti vanno informati in merito ai sintomi dell'ipoglicemia e devono prestare attenzione se si mettono alla guida di veicoli o se utilizzano macchinari, specialmente all'inizio della terapia.
Sulla base dei dati ottenuti in merito all'impiego di gliclazide e altre sulfoniluree, vanno menzionati i seguenti effetti indesiderati.
La frequenza è definita come segue:
- Molto comune (�‰ï¿½1/10)
- Comune (da �‰ï¿½1/100 a <1/10)
- Non comune (da �‰ï¿½ 1/1.000 a < 1/100)
- Raro (da �‰ï¿½1/10.000 a <1/1.000)
- Molto raro (<1/10.000), non noti (non possono essere valutati in base ai dati disponibili)
Ipoglicemia
Come con altre sulfaniluree, il trattamento con Gliclazide Teva Pharma Italia compresse a rilascio modificato può provocare comunemente ipoglicemia se i pasti vengono consumati in modo irregolare e, in particolare, se si saltano i pasti. I possibili sintomi dell'ipoglicemia sono: mal di testa, fame eccessiva, nausea, vomito, debolezza, disturbi del sonno, agitazione, aggressività, scarsa concentrazione, riduzione dello stato di coscienza e allungamento dei tempi di reazione, depressione, stato confusionale, disturbi della parola e della vista, afasia, tremore, paresi, disturbi sensoriali, capogiri, sensazione di debolezza, perdita dell'autocontrollo, delirio, convulsioni, respirazione debole, bradicardia, torpore e perdita di coscienza con possibile insorgenza di coma o esito letale.
Inoltre, è possibile osservare segni di controregolazione adrenergica: sudorazione, pelle umida, ansia, tachicardia, ipertensione, palpitazioni, angina pectoris e aritmia cardiaca.
Solitamente i sintomi scompaiono dopo l'assunzione di carboidrati (zuccheri). I dolcificanti artificiali non hanno alcun effetto. I dati relativi ad altre sulfaniluree dimostrano che l'ipoglicemia può ripresentarsi anche quando le precauzioni adottate si sono inizialmente dimostrate efficaci.
Se un episodio di ipoglicemia è grave o prolungato e anche se tale episodio è temporaneamente tenuto sotto controllo assumendo degli zuccheri, sono necessari un trattamento medico immediato o il ricovero in ospedale.
Altri effetti indesiderati
Patologie gastrointestinali, inclusi dolori addominali, nausea, vomito, dispepsia, diarrea e costipazione, sono non comuni: è possibile evitarle o ridurle al minimo assumendo la gliclazide insieme alla colazione.
I seguenti effetti indesiderati sono stati riferiti più raramente:
- - Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: Eruzione cutanea, prurito, orticaria, eritema, eruzione maculopapulare, reazioni bollose.
- - Patologie del sistema emolinfopoietico: Le alterazioni a livello ematologico sono rare. Possono includere anemia, leucopenia, trombocitopenia, granulocitopenia. Queste alterazioni sono generalmente reversibili in seguito a interruzione dell'assunzione della gliclazide.
- - Patologie epatobiliari: Innalzamento dei livelli degli enzimi epatici (AST, ALT, fosfatasi alcalina), epatite (casi isolati). Interrompere la terapia se compare ittero colestatico.
- - Patologie dell'occhio: Si possono verificare disturbi visivi transitori, in particolare all'inizio del trattamento, a causa delle variazioni dei livelli di glucosio ematico.
Effetti attribuibili alla classe farmacologica
In seguito all'assunzione di altre sulfaniluree, sono stati riferiti casi di eritrocitopenia, agranulocitosi, anemia emolitica, pancitopenia e vasculite allergica.
Dopo l'impiego di tali agenti, sono stati inoltre osservati casi di innalzamento dei livelli degli enzimi epatici o di compromissione della funzionalità epatica (per esempio con colestasi e ittero), nonché casi di epatite che è regredita dopo l'interruzione dell'assunzione della sulfanilurea o che, in casi isolati, ha portato a una insufficienza epatica potenzialmente fatale.
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Un sovradosaggio di sulfaniluree può provocare ipoglicemia.
Sintomi moderati di ipoglicemia, senza perdita di coscienza né segni neurologici, vanno corretti assumendo carboidrati oppure modificando la dose del medicinale e/o il regime dietetico. Un attento monitoraggio deve essere protratto fino a quando il medico è sicuro che il paziente sia fuori pericolo.
�ˆ possibile il manifestarsi di gravi reazioni ipoglicemiche, accompagnate da coma, convulsioni o altri disturbi neurologici; tali reazioni vanno considerate emergenze mediche e necessitano di ricovero ospedaliero immediato.
Se si diagnostica o si sospetta un coma ipoglicemico, al paziente va praticata una iniezione rapida per via endovenosa, contenente 50 ml di soluzione di glucosio concentrata (dal 20% al 30%). A tale iniezione deve seguire l'infusione continua di una soluzione di glucosio più diluita (10%) a un ritmo in grado di mantenere i livelli di glucosio nel sangue al di sopra di 1 g/l. I pazienti vanno attentamente monitorati e, sulla base delle loro condizioni dopo questo trattamento, il medico deciderà se è necessario proseguire con il monitoraggio.
La dialisi non apporta alcun beneficio ai pazienti, a causa del forte legame della gliclazide alle proteine.
Categoria farmacoterapeutica: sulfonamidi, derivati dell'urea.
Codice ATC: A10BB09
La gliclazide è una sulfanilurea ipoglicemizzante, cioè un principio attivo antidiabetico orale, che differisce da altri composti correlati grazie a un anello eterociclico contenente azoto con legame endociclico.
La gliclazide abbassa i livelli di glucosio nel sangue stimolando la secrezione di insulina da parte delle cellule β nelle isole di Langerhans. L'aumento della secrezione post-prandiale di insulina e C-peptide persiste dopo 2 anni di terapia.
Oltre a queste proprietà metaboliche, la gliclazide possiede anche proprietà emovascolari.
Effetti sul rilascio di insulina
Nei pazienti affetti da diabete di tipo 2, la gliclazide ripristina il primo picco di secrezione dell'insulina in risposta al glucosio e aumenta la seconda fase di secrezione dell'insulina. In risposta alla stimolazione indotta da un pasto o dal glucosio, si rileva un aumento significativo della risposta insulinica.
Proprietà emovascolari:
La gliclazide riduce la microtrombosi, che può complicare il diabete, attraverso due meccanismi:
- - inibizione parziale dell'aggregazione e dell'adesività piastrinica, con una riduzione dei marcatori di attivazione piastrinica (beta-tromboglobulina, trombossano B2);
- - azione sull'attività fibrinolitica dell'endotelio vascolare, con un aumento dell'attività del tPA.
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I livelli plasmatici aumentano progressivamente durante le prime 6 ore, raggiungendo un plateau che viene mantenuto dalla sesta alla dodicesima ora dopo la somministrazione.
La variabilità intra-individuale è esigua.
La gliclazide viene completamente assorbita. L'assunzione di cibo non influisce sul tasso o sul grado di assorbimento.
La correlazione fra la dose somministrata (fino a 120 mg) e l'area sotto la curva di concentrazione in funzione del tempo è lineare.
Il legame con le proteine plasmatiche è approssimativamente del 95%.
La gliclazide è metabolizzata principalmente nel fegato ed è escreta nelle urine: nelle urine si rileva meno dell'1% della forma invariata. Nel plasma non è stato rilevato alcun metabolita attivo.
L'emivita di eliminazione della gliclazide varia da 12 a 20 ore.
Il volume di distribuzione è di circa 30 litri. Nei pazienti anziani non è stata rilevata alcuna alterazione clinicamente significativa dei parametri farmacocinetici.
Un'unica dose giornaliera di Gliclazide Teva Pharma Italia compresse a rilascio modificato è in grado di mantenere concentrazioni plasmatiche efficaci della gliclazide nell'arco delle 24 ore.
I dati preclinici non rivelano alcun rischio particolare per gli umani sulla base di studi convenzionali sulla tossicità a dose ripetuta. Non sono stati condotti studi sulla carcinogenicità a lungo termine.
Negli studi animali non sono stati rilevati effetti teratogeni, ma è stato osservato un peso corporeo fetale inferiore negli animali che hanno assunto dosi 25 volte maggiori rispetto alla dose massima raccomandata per gli esseri umani.
Lattosio monoidrato
Ipromellosa
Carbonato di calcio
Silice colloidale anidra
Magnesio stearato
Non pertinente
2 anni.
Questo medicinale non richiede condizioni di conservazione speciali.
- 6.5 Natura e contenuto del contenitore
Gliclazide Teva Pharma Italia è disponibile in blister di PVC/alluminio in confezione da 60 compresse.
Nessuna istruzione particolare.
Il medicinale non utilizzato ed i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente.
Teva Pharma Italia S.r.l. - V.le Richard, 7 - 20143 Milano
038372076/M - "30 Mg Compresse a Rilascio Modificato" 60 Compresse In Blister Pvc/Al
7 agosto 2008