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GLIMEPIRIDE ANGENERICO
Compresse da 2 mg: ogni compressa contiene 2 mg di glimepiride
Per gli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Compresse.
Compressa di colore verde chiaro, piatta e oblunga, con linea di frattura e incisa su un lato con la sigla G | 2.
GLIMEPIRIDE ANGENERICO è indicata nei casi di diabete mellito di tipo 2, quando la dieta, l’esercizio fisico e la riduzione di peso corporeo, da soli, non sono sufficienti.
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Per uso orale.
Per i diversi regimi posologici sono disponibili compresse con idoneo dosaggio.
Alla base del trattamento ottimale del diabete ci deve essere una dieta controllata, un appropriato esercizio fisico, oltre al sistematico controllo della glicemia e della glicosuria. Gli effetti negativi, determinati dal non rispetto della dieta, non possono essere compensati dalla somministrazione delle compresse o dall’insulina. La scelta della dose è legata all’equilibrio metabolico accertato con la determinazione del glucosio ematico ed urinario.
La dose iniziale è di 1 mg di glimepiride al giorno. Se l’equilibrio metabolico è soddisfacente, tale posologia può essere adottata come terapia di mantenimento.
Se la regolazione, invece, non risulta soddisfacente, il dosaggio va incrementato in maniera graduale, in base ai risultati dell’analisi della glicemia, rispettando un intervallo di circa 1-2 settimane per ciascun aumento a 2, 3 o 4 mg di glimepiride al giorno.
Dosaggi giornalieri superiori a 4 mg di glimepiride non determinano un migliore effetto terapeutico se non in casi eccezionali.
La dose massima giornaliera raccomandata è di 6 mg di glimepiride
Nei pazienti non controllati adeguatamente con la dose giornaliera massima di metformina è possibile, iniziare una terapia concomitante con glimepiride.
Mentre si mantiene costante la dose di metformina, si inizia il trattamento con glimepiride con dosi basse, aumentando tali dosi fino al raggiungimento del compenso metabolico desiderato fino alla dose massima giornaliera. La terapia in associazione deve essere iniziata sotto stretto controllo medico.
Se necessario, nei pazienti non controllati adeguatamente con la dose giornaliera massima di glimepiride è possibile iniziare una terapia concomitante con insulina. Mentre si mantiene costante la dose di glimepiride, si inizia il trattamento con insulina con dosi basse, aumentando tali dosi fino al raggiungimento del compenso metabolico. La terapia in associazione deve essere iniziata sotto stretto controllo medico.
Modalità di somministrazione
Normalmente, una singola dose giornaliera di glimepiride è sufficiente. Si raccomanda di assumere questa dose subito prima o durante una abbondante colazione o - altrimenti - subito prima o durante il primo pasto principale della giornata. Le compresse vanno ingerite intere con un pò di liquido.
In caso di dimenticanza di una dose, non bisogna aumentare quella successiva.
Se il paziente manifesta una reazione ipoglicemica assumendo 1 mg di glimepiride al dì, ciò significa che il paziente può essere controllato con il solo regime dietetico.
In corso di trattamento, poichè un miglioramento nel controllo del diabete risulta associato ad una maggiore sensibilità all’insulina, la richiesta di glimepiride può diminuire. Per evitare ipoglicemia si deve pertanto considerare opportuno ridurre temporaneamente la dose o interrompere la terapia. La correzione della posologia deve essere considerata anche in caso di modificazione di peso del paziente, di un cambiamento nello stile di vita e nel caso in cui altri fattori incrementino il rischio di ipoglicemia o iperglicemia.
Passaggio da altri agenti ipoglicemizzanti orali alla glimepiride
Il passaggio da altri agenti ipoglicemizzanti orali alla glimepiride può, generalmente, essere effettuato. Prima di passare a glimepiride, occorre considerare il dosaggio e l’emivita dei precedenti farmaci. In alcuni casi, soprattutto con anti-diabetici dotati di un’emivita prolungata (per es. clorpropamide), è consigliabile un periodo di interruzione di alcuni giorni, per minimizzare il rischio di reazioni ipoglicemiche dovute all’effetto additivo. La dose iniziale raccomandata risulta pari ad 1 mg di glimepiride al giorno.
In base alla risposta del paziente, il dosaggio di glimepiride può essere incrementato in maniera graduale, come indicato precedentemente.
Passaggio dall’insulina alla glimepiride.
In casi eccezionali, di pazienti affetti da diabete di tipo 2 precedentemente controllati con insulina, può essere indicato il passaggio alla glimepiride. Il passaggio va effettuato sotto stretto controllo medico.
Insufficienza epatica o renale
Vedere paragrafo 4.3.
Bambini
Non sono disponibili dati sufficienti su efficacia e sicurezza di glimepiride.
• Ipersensibilità alla glimepiride, altre sulfaniluree o sulfonamidi o a uno qualsiasi degli eccipienti
• Diabete insulino- dipendente
• Coma diabetico
• Chetoacidosi
• Gravi alterazioni della funzionalità renale o epatica
In caso di gravi alterazioni della funzionalità renale o epatica, è necessario il passaggio all’insulina.
Glimepiride deve essere assunta poco prima o durante un pasto.
Quando i pasti sono irregolari o vengono saltati del tutto, la terapia a base di glimepiride può provocare ipoglicemia. Possibili sintomi di ipoglicemia sono: mal di testa, fame incontrollabile, nausea, vomito, stanchezza, sonnolenza, disturbi del sonno, irrequietezza, aggressività, difficoltà di concentrazione, alterazione dello stato di vigilanza e del tempo di reazione, depressione, confusione, disturbi della vista e del linguaggio, afasia, tremori, paresi, disturbi sensoriali, vertigini, debolezza, perdita dell’autocontrollo, delirio, convulsioni cerebrali, sonnolenza e perdita di coscienza fino al ed incluso il coma, problemi respiratori e bradicardia.
Inoltre, possono essere presenti segni di contro-regolazione adrenergica, come sudorazione, pelle fredda e umida, ansietà, tachicardia, ipertensione, palpitazioni, angina pectoris ed aritmie cardiache.
Il quadro clinico di un grave attacco ipoglicemico può assomigliare a quello di un ictus.
I sintomi possono quasi sempre essere prontamente controllati assumendo immediatamente carboidrati (zucchero). I dolcificanti artificiali non hanno effetto.
L’esperienza con altre sulfaniluree indica che l’ipoglicemia può ricomparire nonostante un successo iniziale della terapia.
Un’ipoglicemia grave o prolungata, controllata solo temporaneamente con la quantità abituale di zucchero, richiede immediato trattamento medico ed, occasionalmente ospedalizzazione.
I fattori che possono favorire l’insorgenza di ipoglicemia includono:
• Mancanza di volontà o (più frequentemente nei pazienti più anziani) incapacità del paziente di cooperare;
• Malnutrizione, pasti irregolari o saltati, o periodi di digiuno
• Modifiche della dieta
• Squilibrio tra l’attività fisica praticata e l’assunzione di carboidrati
• Consumo di alcoolici, in particolare se concomitante a mancato consumo del pasto
• Alterazioni della funzionalità renale
• Gravi disfunzioni epatiche
• Sovradosaggio di glimepiride
• Disturbi non compensati del sistema endocrino che coinvolgono il metabolismo dei carboidrati o la contro-regolazione dell’ipoglicemia (come ad esempio alcuni disturbi della funzionalità tiroidea ed insufficienza dell’ipofisi anteriore o nell’insufficienza surrenalica).
• Assunzione contemporanea di altri farmaci (vedere paragrafo 4.5).
Il trattamento con glimepiride richiede il regolare monitoraggio del tasso ematico ed urinario di glucosio. Nei pazienti anziani, i primi segnali di livelli bassi o elevati di glucosio nel sangue non sono facilmente riconoscibili o non si manifestano.
Inoltre, si raccomanda la determinazione della percentuale di emoglobina glicosilata.
In corso di trattamento con glimepiride, è necessario un regolare monitoraggio epatico ed ematologico (soprattutto di leucociti e trombociti).
In situazioni di stress (p.e. infortuni, operazioni chirurgiche, infezioni accompagnate da febbre, ecc.) può essere indicato passare temporaneamente alla terapia insulinica.
Non sono disponibili esperienze sull’utilizzo di glimepiride nei pazienti con gravi alterazioni della funzionalità epatica o in dialisi. Nei pazienti con gravi alterazioni della funzionalità renale o epatica, è indicato passare temporaneamente alla terapia insulinica..
Il trattamento con sulfaniluree di pazienti con deficit di G6PD può portare ad anemia emolitica.
Dal momento che glimepiride appartiene alla classe delle sulfaniluree, cautela deve essere utilizzata nei pazienti con deficit di G6PD e deve essere considerata un’alternativa terapeutica non sulfanilureica.
Il farmaco contiene lattosio. I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, carenza di Lapp-lattasi o malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere questo farmaco.
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La somministrazione concomitante di glimepiride e alcuni altri farmaci può provocare sia aumenti che diminuzioni indesiderate dell’effetto ipoglicemico di glimepiride. Per tale ragione l’assunzione di altri farmaci deve avvenire solo dopo averne informato il medico o dietro sua prescrizione.
La glimepiride è metabolizzata dal citocromo P450 2C9 (CYP2C9).
È noto che il suo metabolismo è influenzato dalla somministrazione concomitante di induttori (per es. rifampicina) o inibitori (per es. fluconazolo) del CYP2C9.
In letteratura sono stati riportati i risultati di uno studio sulla interazione in vivo che mostra che l ‘AUC di glimepiride è aumentata di circa due volte dal fluconazolo, uno più potenti inibitori di CYP2C9.
Sulla base dell’esperienza con glimepiride e con altre sulfaniluree, devono essere menzionate le seguenti interazioni.
Aumento dell’azione ipoglicemizzante e, quindi, in qualche caso ipoglicemia, se uno dei seguenti farmaci viene assunto in concomitanza con glimepiride:
• Fenilbutazone, azapropazone ed ossifenbutazone
• Sulfinpirazone
• Insulina e farmaci anti-diabetici orali
• Alcune sulfonamidi ad azione prolungata
• Metformina
• Tetracicline
• Salicilati ed acido p-amino-salicilico
• MAO-inibitori
• Ormoni anabolizzanti ed ormoni sessuali maschili
• Antibiotici chinolonici
• Cloramfenicolo
• Probenecid
• Anticoagulanti cumarinici
• Miconazolo
• Fenfluramina
• Pentossifillina (alti dosaggi parenterali)
• Fibrati
• Tritoqualina
• Fluconazolo
• ACE inibitori
• Fluoxetina
• Allopurinolo
• Simpaticolitici
• Ciclo-, tro-ed ifosfamide
• Claritromicina
Un decremento dell’azione ipoglicemizzante di glimepiride e un conseguente deterioramento dello stato metabolico può verificarsi quando insieme a GLIMEPIRIDE ANGENERICO venga assunto uno qualsiasi dei seguenti farmaci, come:
• Estrogeni e progestinici
• Saluretici, diuretici tiazidici
• farmaci che stimolano la tiroide e glucocorticoidi
• Derivati delle fenotiazine, clorpromazina
• Adrenalina e simpaticomimetici
• Acido nicotinico (a dosaggi elevati) e derivati dell’acido nicotinico
• Lassativi (utilizzo a lungo termine)
• Fenitoina, diazossido
• Glucagone, barbiturici e rifampicina
• Acetazolamide
Gli H2 antagonisti, i betabloccanti, la clonidina e la reserpina possono sia potenziare, sia ridurre l’effetto di abbassamento del tasso ematico di glucosio.
A causa dell’influenza di farmaci simpaticolitici, come betabloccanti, clonidina, guanetidina e reserpina, i segnali di contro-regolazione adrenergica dell’ipoglicemia possono risultare ridotti o del tutto assenti.
L’assunzione di alcool può potenziare o ridurre l’azione ipoglicemizzante di glimepiride in maniera non prevedibile.
La glimepiride, infine, può sia potenziare, sia ridurre gli effetti dei derivati cumarinici.
Gravidanza
Rischio correlato al diabete
Tassi di glicemia alterati in corso di gravidanza sono associate con una incidenza maggiore di anomalie congenite e mortalità perinatale. Perciò il tasso di glucosio nel sangue deve essere attentamente monitorato durante la gravidanza allo scopo di evitare il rischio teratogeno. In tali circostanze è richiesto il trattamento con l’insulina. Le pazienti che vogliano programmare una gravidanza devono informare il proprio medico.
Rischi correlato alla glimepiride
Non sono disponibili dati sufficienti sull’impiego di glimepiride in gravidanza. Gli studi sugli animali hanno mostrato una tossicità riproduttiva che probabilmente è correlata all’azione farmacologica (ipoglicemia) della glimepiride (vedere paragrafo 5.3).
Di conseguenza, la glimepiride non deve essere assunta durante l’intero periodo della gravidanza. Se la paziente in terapia con glimepiride sta pianificando una gravidanza o nel caso in cui venga accertata una gravidanza, il trattamento con glimepiride deve essere immediatamente cambiato con una terapia con insulina.
Allattamento
Non è noto se avvenga escrezione nel latte umano. La Glimepiride viene escreta nel latte di ratto. Siccome altre sulfaniluree vengono escrete nel latte umano e poichè esiste il rischio di ipoglicemia nei lattanti, l’allattamento al seno non è consigliato durante il trattamento con glimepiride.
La glimepiride influisce in modo lieve o moderato sulla capacità di guidare e di usare macchinari
La capacità del paziente di concentrarsi e reagire può essere alterata quale risultato di ipoglicemia o iperglicemia o a causa, ad esempio, di alterazioni della vista. Ciò può costituire un rischio in situazioni in cui tali capacità sono di speciale importanza (ad es la guida di autoveicoli o l’utilizzo di macchinari).
I pazienti devono essere avvertiti di prendere delle precauzioni al fine di evitare l’insorgenza di ipoglicemia durante la guida. Ciò è particolarmente importante nei pazienti con ridotta o assente abilità nel riconoscere i sintomi premonitori dell’ipoglicemia o nei quali si manifestano frequenti episodi di ipoglicemia.
In tali circostanze, è necessario valutare se sia opportuno o meno guidare veicoli o usare macchinari.
Sulla base dell’esperienza con glimepiride e con altre sulfaniluree sono stati riportati i seguenti effetti indesiderati
| NON COMUNI (>1/1.000, <1/100) | RARI (>1/10.000, <1/1000) | MOLTO RARI (<1/10.000) incluso i casi isolati |
Alterazioni del sistema Immunitario* | | | Lievi reazioni di ipersensibilità possono evolvere in reazioni gravi con dispnea, calo della pressione sanguigna e occasionalmente shock. Vasculite allergica |
Alterazioni del sangue e del sistema linfatico | | Trombocitopenia da moderata a grave. Leucopenia. Eritrocitopenia. Granulocitopenia. Agranulocitosi. Anemia emolitica. Pancitopenia** | |
Alterazioni del metabolismo e della nutrizione | | Ipoglicemia*** | |
Disturbi oculari | Disturbi visivi transitori**** | | |
Alterazione delll’apparato gastrointestinale | | | Disordini gastrointestinali come nausea, vomito, diarrea, senso di peso o di ripienezza gastrica e dolore addominale ***** |
Alterazioni del sistema epato-biliare | | | Insufficienza della funzione epatica come colestasi, ittero ed epatite****** |
Alterazioni della cute e del sistema sottocutaneo | Reazioni di ipersensibilità della cute come prurito, rash e orticaria | | Fotosensibilità |
Indagini diagnostiche | | | Riduzione della concentrazione sierica del sodio. Possono verificarsi innalzamenti degli enzimi epatici |
* Allergie crociate sono possibili con altre sulfaniluree, sulfonamidi o sostanze correlate.
** Queste reazioni sono generalmente reversibili dopo l’interruzione della terapia
*** Queste reazioni nella maggior parte dei casi si manifestano immediatamente, possono essere gravi e non sempre facilmente risolvibili. L’insorgenza di queste reazioni dipende, come con altre terapie ipoglicemizzanti, da fattori individuali come abitudini dietetiche e dosaggio (vedi anche nel paragrafo 4.4).
**** Questi disturbi si possono manifestare specialmente all’inizio del trattamento, a causa dell’alterazione della glicemia.
***** I disturbi gastrointestinali richiedono raramente l’interruzione della terapia.
***** Ciò può evolvere nell’insufficienza epatica.
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Dopo ingestione di una dose eccessiva del farmaco, può verificarsi uno stato di ipoglicemia, che può durare dalle 12 alle 72 ore, e che può ripresentarsi dopo un iniziale miglioramento. I sintomi possono non presentarsi per più di 24 ore dall’assunzione. In generale, è raccomandata l’osservazione in ambiente ospedaliero.
Sintomi
Nausea vomito e dolore epigastrico possono verificarsi. L’ipoglicemia può essere accompagnata da sintomi a livello neurologico, come irrequietezza, tremore, disturbi del visus, problemi della coordinazione, sonnolenza, coma e convulsioni.
Trattamento
Il trattamento deve anzitutto, impedire l’assorbimento del farmaco, somministrando carbonio attivo (adsorbente) e solfato di sodio (lassativo). In caso di ingestione di quantità notevoli, è indicata una lavanda gastrica, seguita dall’assunzione di carbonio attivo e di solfato di sodio. In caso di ingestione di dosi molto pericolose, risulta indicata l’ospedalizzazione in un reparto di terapia intensiva. Occorre iniziare la somministrazione di glucosio il più presto possibile, se necessario attraverso un’iniezione endovenosa in bolo di 50 ml di una soluzione al 50%, seguita dall’infusione di una soluzione al 10% con uno stretto monitoraggio del glucosio ematico. Successivamente, occorre adottare trattamenti sintomatici.
In particolare, in caso di trattamento dell’ipoglicemia dovuta ad assunzione accidentale di glimepiride da parte di lattanti o bambini molto piccoli, la dose di glucosio somministrata deve essere attentamente controllata, per evitare il possibile prodursi di iperglicemia dannosa. Occorre monitorare attentamente il tasso ematico di glucosio.
Categoria farmacoterapeutica: Ipoglicemizzanti orali: Sulfonamidi, derivati dell’urea.
Codice ATC: A10B B12
La glimepiride è una sostanza ipoglicemizzante attiva per via orale, appartenente al gruppo delle sulfaniluree. Essa può essere utilizzata per il trattamento del diabete mellito non insulino-dipendente.
La glimepiride agisce principalmente stimolando il rilascio dell’insulina da parte delle cellule beta pancreatiche. Come per le altre sulfaniluree, questo effetto è il risultato di una aumentata risposta delle cellule beta pancreatiche allo stimolo fisiologico di glucosio. Inoltre, la glimepiride sembra possedere un pronunciato effetto extra-pancreatico, previsto anche per altre sulfaniluree.
Secrezione di insulina
Le sulfaniluree regolano la secrezione di insulina attraverso l’inibizione dei canali del potassio ATP-sensibili situati nella membrana delle cellule beta. Il blocco dei canali del potassio induce una depolarizzazione delle cellule beta e conseguentemente - grazie all’apertura dei canali del calcio - un aumentato afflusso di calcio nelle cellule.
Ciò provoca il rilascio di insulina per esocitosi.
La glimepiride si lega con un elevato tasso di scambio alla proteina di membrana cellulare beta associate ai canali del potassio ATP-sensibili, ma in un sito di legame diverso da quello usuale per le sulfaniluree.
Attività extra-pancreatica
Gli effetti extra-pancreatici sono, ad esempio, un’aumentata sensibilità dei tessuti periferici per l’insulina ed una diminuzione dell’assorbimento della stessa a livello epatico.
L’assorbimento di glucosio del sangue da parte delle cellule muscolari periferiche e del tessuto adiposo avviene per mezzo di proteine specifiche per il trasporto, localizzate nelle membrane cellulari. Il trasporto del glucosio, in questi tessuti, rappresenta il fattore limitante l’utilizzo del glucosio stesso. La glimepiride incrementa molto rapidamente il numero di molecole di trasporto attivo del glucosio nelle membrane plasmatiche delle cellule muscolari e delle cellule adipose, con conseguente stimolazione della captazione di glucosio.
La glimepiride incrementa l’attività della fosfolipasi C specifica per il glicosil-fosfatidil-inositolo che può essere correlata alla lipogenesi ed alla glicogenesi indotte dal farmaco in cellule muscolari ed adipose isolate.
La glimepiride inibisce la produzione di glucosio a livello epatico, incrementando la concentrazione intracellulare di fruttosio-2,6-bisfosfato che, a sua volta, inibisce la gluconeogenesi.
Generali
Nei soggetti sani, la dose minima orale efficace è di circa 0,6 mg. Gli effetti della glimepiride sono dose-dipendenti e riproducibili. La risposta fisiologica ad un esercizio fisico intenso, ossia la riduzione nella secrezione di insulina, è presente anche nei casi di assunzione di glimepiride.
Non sono state evidenziate differenze significative nell’efficacia tra l’assunzione del medicinale 30 minuti prima di un pasto o immediatamente prima di esso. Nei pazienti diabetici, un buon controllo metabolico per 24 ore può essere ottenuto con una singola dose giornaliera.
Sebbene il metabolita idrossilico della glimepiride causi una piccola ma significativa riduzione del glucosio sierico nei soggetti sani, ciò influisce in minima parte sull’effetto totale del medicinale.
Terapia in associazione con metformina
In uno studio clinico è stato osservato un miglioramento del controllo metabolico ottenuto con la terapia in associazione con glimepiride, rispetto alla monoterapia con metformina, in pazienti non adeguatamente controllati con la dose massima di metformina.
Terapia in associazione con insulina
I dati relativi alla terapia in associazione con l’insulina sono limitati. È possibile iniziare una terapia con la somministrazione concomitante di insulina nei pazienti non adeguatamente controllati con il dosaggio massimo di glimepiride.. In due studi, lo stesso miglioramento del controllo metabolico è stato ottenuto sia con l’associazione terapeutica che con la monoterapia con insulina. Tuttavia, nella terapia in associazione è stata necessaria una dose media di insulina inferiore.
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Assorbimento
La biodisponibilità della glimepiride, dopo somministrazione orale, risulta completa. L’assunzione di cibo non influenza in modo rilevante l’assorbimento; solo il tasso di assorbimento risulta leggermente ridotto. Il picco ematico (Cmax) viene raggiunto circa 2,5 ore dopo l’assunzione orale (in media 0,3 mcg/ml per una dose frazionata pari a 4 mg/die) ed esiste un rapporto lineare tra la dose e la Cmax e l’AUC (area sotto la curva del tempo/concentrazione).
Distribuzione
La glimepiride ha un volume di distribuzione molto basso (circa 8,8 litri), approssimativamente equivalente al volume di distribuzione dell’albumina, un elevato legame alle proteine (>99%), e un basso valore di clearance (circa 48 ml/min). L’emivita dominante media nel siero, che assume rilevanza per determinare le concentrazioni in condizioni di dosaggio multiplo, è di circa 5/ 8 ore. Dopo assunzione di dosaggi elevati, è stata notata un’emivita leggermente più lunga.
La glimepiride attraversa la placenta. Il passaggio della barriera ematoencefalica è limitato.
Metabolismo ed eliminazione
Dopo una singola dose di glimepiride radiomarcata, il 58% della radioattività è stata riscontrata nelle urine ed il 35% nelle feci. Nelle urine non è stata rinvenuta alcuna sostanza presente non metabolizzata. Due metaboliti - molto probabilmente derivanti dal metabolismo epatico - sono stati identificati sia nelle urine che nelle feci: un derivato idrossilato e uno carbossilato. Dopo assunzione orale della glimepiride, l’emivita finale di questi metaboliti è stata da 3a 6 e da 5 a 6 ore, rispettivamente.
Il confronto tra dosaggi singoli e frazionati giornalieri non ha permesso di evidenziare differenze significative nella farmacocinetica, e la variabilità intra-individuale è risultata minima. Non è stato osservato accumulo del medicinale rilevante.
Caratteristiche dei pazienti
La farmacocinetica è simile nell’uomo e nella donna, così come nei pazienti giovani ed anziani (di età superiore ai 65 anni).
Nei pazienti con bassa clearance della creatinina, si è manifestata la tendenza a un aumento della clearance della glimepiride e una riduzione delle concentrazioni sieriche medie, molto probabilmente a causa di una più rapida eliminazione dovuta a una riduzione della quota legata alle proteine. L’eliminazione renale dei due metaboliti è risultata ridotta.
Si può ritenere che in tali pazienti non ci sia un rischio addizionale di accumulo.
La farmacocinetica in cinque pazienti non diabetici dopo intervento chirurgico alle vie biliari è risultata simile a quella dei soggetti sani.
Gli effetti preclinici osservati si sono verificati a esposizioni sufficientemente più elevate di quelle massime nell’uomo indicando una scarsa rilevanza sul piano clinico, oppure sono stati conseguenti alla farmacodinamica (ipoglicemia) del medicinale.
Questa rilevazione è basata su studi di farmacologia convenzionale di sicurezza, tossicità cronica, genotossicità, carcinogenesi e tossicità riproduttiva.
In questi ultimi studi (comprendenti embriotossicità, teratogenicità e tossicità dello sviluppo), gli effetti avversi osservati sono stati considerati secondari agli effetti ipoglicemizzanti indotti dal farmaco sulle madri e prolessi figli.
Lattosio monoidrato, cellulosa microcristallina, carbossimetilamido sodico (Tipo A); povidone K25, magnesio stearato, ossido di ferro giallo (E 172), indigotina, carminio d’indaco (E 132).
Non pertinente.
Blister Al/ PVC: 36 mesi.
Flacone HDPE con tappo a chiusura: 30 mesi.
Blister Al/PVC
Non conservare a temperatura superiore ai 30°C. Conservare nella confezione originale. Mantenere la confezione accuratamente chiusa.
Flacone HDPE con tappo a chiusura
Non conservare a temperatura superiore ai 30°C. Conservare nel contenitore originale. Tenere il contenitore ben chiuso
Blister Al/PVC trasparente o bianco: 20, 28, 30, 60, 90, 100, 112, 120, 180, 196 e 200 compresse
Flacone HDPE bianco con tappo a chiusura (tamper evident): 20, 30, 90, 100 e 120 compresse
Nessuna istruzione particolare.
ANGENERICO SpA
Via Nocera Umbra, 75
00181 Roma
AIC n. 036961011/M - 2 mg compresse 20 compresse in blister PVC/AL
AIC n. 036961023/M - 2 mg compresse 30 compresse in blister PVC/AL
AIC n. 036961035/M - 2 mg compresse 90 compresse in blister PVC/AL
AIC n. 036961047/M - 2 mg compresse 100 compresse in blister PVC/AL
AIC n. 036961050/M - 2 mg compresse 120 compresse in blister PVC/AL
AIC n. 036961062/M - 2 mg compresse 20 compresse in contenitore HDPE
AIC n. 036961074/M - 2 mg compresse 30 compresse in contenitore HDPE
AIC n. 036961086/M - 2 mg compresse 90 compresse in contenitore HDPE
AIC n. 036961098/M - 2 mg compresse 100 compresse in contenitore HDPE
AIC n. 036961100/M - 2 mg compresse 120 compresse in contenitore HDPE
Determinazione n. 232/2006 del 5 Giugno 2006
Novembre 2009