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GLUCOBAY
GLUCOBAY 50 mg compresse
Una compressa contiene, principio attivo: acarbose 50 mg.
GLUCOBAY 100 mg compresse
Una compressa contiene, principio attivo: acarbose 100 mg.
Per l’elenco completo degli eccipienti vedere sez. 6.1
Compresse.
Diabete mellito non-insulino-dipendente in pazienti sottoposti a trattamento mediante la sola dieta o con l’associazione di dieta e ipoglicemizzanti orali.
Diabete mellito insulino-dipendente in pazienti sottoposti a terapia insulinica e dietetica.
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La posologia deve essere stabilita caso per caso dal medico curante in quanto efficacia e tollerabilità del preparato variano per ogni singolo paziente. Salvo diversa prescrizione medica, il dosaggio previsto per un adulto è:
• 1 compressa da 50 mg o ½ compressa da 100 mg 3 volte al giorno all’inizio del trattamento;
• 2 compresse da 50 mg o 1 compressa da 100 mg 3 volte al giorno per la fase di mantenimento, se necessario aumentabile a 2 compresse da 100 mg 3 volte al giorno.
La posologia può essere aumentata dopo 4-8 settimane dall’inizio della terapia se il paziente non ottiene un adeguato miglioramento del quadro clinico durante il trattamento.
Qualora si manifestino effetti indesiderati, nonostante il rispetto scrupoloso della dieta prescritta, si consiglia di non aumentare ulteriormente il dosaggio del farmaco ed eventualmente di ridurlo.
In media la dose efficace per un soggetto adulto è pari a 100 mg x 3 volte al giorno.
Il paziente che riceva 200 mg per 3 volte al giorno deve essere attentamente controllato dal medico.
Modalità d’impiego
Le compresse di Glucobay vanno assunte intere assieme ad una piccola quantità di liquido oppure masticate e ingerite con i primi bocconi di cibo: in entrambi i casi all’inizio del pasto.
Controlli consigliati in corso di trattamento
In singoli casi si può manifestare un’elevazione asintomatica degli enzimi epatici.
Pertanto, si dovrebbe considerare l’opportunità di controllare il livello degli enzimi epatici nei primi 6-12 mesi di trattamento.
In casi documentati questi effetti sono scomparsi dopo la sospensione della terapia con Glucobay.
Anziani (oltre i 65 anni d’età)
Non sono necessari aggiustamenti posologici in relazione all’età del paziente.
Bambini
Non essendo disponibili informazioni sufficienti sugli effetti e sulla tollerabilità del farmaco nei bambini e negli adolescenti, Glucobay non deve essere somministrato in pazienti di età inferiore ai 18 anni.
Vedere anche sez. 4.4
Insufficienza epatica
Non sono necessari aggiustamenti posologici in pazienti con preesistente insufficienza epatica.
Insufficienza renale
Glucobay non dev’essere impiegato in pazienti con grave insufficienza renale (clearance della creatinina < 25 ml/min).
Durata del trattamento
Glucobay può essere assunto senza alcuna restrizione temporale.
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Gravidanza e allattamento.
Enteropatie croniche associate a disturbi della digestione e dell’assorbimento. Malattie da glutine.
Glucobay non deve essere somministrato in pazienti di età inferiore ai 18 anni.
Stati patologici che possono essere aggravati da un aumento della produzione di gas a livello intestinale, quali sindrome di Roemheld, grosse ernie, ostruzioni o ulcerazioni intestinali.
Pazienti gastroresecati.
Glucobay non dev’essere utilizzato in pazienti con insufficienza renale grave (creatinina clearance < 25 ml/min).
La stretta aderenza al regime dietetico rimane una condizione necessaria anche quando viene somministrato Glucobay.
La regolare assunzione di Glucobay non deve essere sospesa senza il parere del medico curante dal momento che si può verificare un aumento della glicemia alla interruzione del trattamento.
Glucobay non induce ipoglicemia nei soggetti che assumono solo un regime dietetico.
L’insorgenza di sintomi ipoglicemici durante trattamento con Glucobay può essere quindi il risultato di un minore fabbisogno di insulina o di ipoglicemizzanti orali. In presenza di tali situazioni deve essere utilizzato glucosio e non saccarosio.
In singoli casi si può manifestare un’elevazione asintomatica degli enzimi epatici. Pertanto, si dovrebbe considerare l’opportunità di controllare il livello degli enzimi epatici nei primi 6-12 mesi di trattamento.
In casi documentati questi effetti sono scomparsi dopo la sospensione della terapia con Glucobay.
La terapia con Glucobay va segnalata nel documento che certifica lo stato diabetico del paziente.
La tollerabilità e l’efficacia di acarbose nei pazienti di età inferiore ai 18 anni non è stata dimostrata.
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Il consumo di saccarosio (zucchero) e di cibi contenenti zucchero durante trattamento con Glucobay, spesso causa disturbi intestinali ed in taluni casi diarrea per l’aumentata fermentazione dei carboidrati nel colon.
Glucobay possiede un effetto antiiperglicemico ma non è in grado di per sé di indurre ipoglicemia. Quando Glucobay viene prescritto in aggiunta ad un trattamento con preparati a base di insulina, sulfaniluree o metformina, è opportuno ridurre adeguatamente il dosaggio di questi ultimi al verificarsi di un’eccessiva diminuzione dei valori glicemici, in quanto sono stati segnalati singoli casi di shock ipoglicemico.
In presenza di reazioni ipoglicemiche, va ricordato che digestione e assorbimento degli zuccheri avvengono più lentamente durante terapia con Glucobay; la somministrazione orale dello zucchero alimentare (saccarosio) è pertanto inadeguata come rimedio immediato degli episodi ipoglicemici. In alternativa è consigliabile l’assunzione di glucosio.
In singoli casi Glucobay può influenzare la biodisponibilità della digossina, in modo tale da richiedere un aggiustamento del dosaggio di quest’ultima.
In linea generale, durante il trattamento con Glucobay va evitata, se possibile, la somministrazione concomitante di prodotti contenenti colestiramina, adsorbenti intestinali o enzimi digestivi, per la possibile attenuazione dell’efficacia del farmaco.
Non si è osservata interazione con il dimeticone ed il simeticone.
Glucobay è controindicato durante la gravidanza e l’allattamento.
Nessuno noto.
(Frequenza d’incidenza: molto comune ≥ 10%; comune ≥ 1% < 10%; non comune ≥ 0.1% < 1%; raro ≥ 0.01% < 0.1%;non nota)
Eventi avversi osservati nelle sperimentazioni cliniche controllate
Di seguito vengono riportate le reazioni avverse (ADRs) verificatesi negli studi con acarbose controllati verso placebo, classificate secondo le categorie di frequenza CIOMS III (studi controllati verso placebo nella banca dati degli studi clinici: acarbose N: 8.595; placebo: N: 7278; al 10.02.06)
Le reazioni avverse da segnalazioni spontanee (al 31.12.05) sono riportate in grassetto corsivo.
Molto comune (≥10%) | Comune (≥1% e <10%) | Non comune (≥0,1% e <1%) | Raro (≥0.01% e <0,1%) | Non nota |
Alterazioni del Sangue e del Sistema Linfatico |
| | | | Trombocitopenia |
Alterazioni del Sistema Immunitario |
| | | | Reazioni allergiche (rash, eritema, esantema, orticaria) |
Alterazioni vascolari |
| | | Edema | |
Alterazioni gastro-intestinali |
Flatulenza | Diarrea; dolore gastro-intestinale e addominale | Nausea; vomito; dispepsia | | Subileo/Ileo ; pneumatosi cistoide intestinale |
Alterazioni epatobiliari |
| | Aumento transitorio degli enzimi epatici | Ittero | Epatite |
La loro intensità tende ad essere accentuata dal mancato rispetto della dieta antidiabetica prescritta. Qualora i sintomi in causa si manifestino con particolare intensità nonostante la corretta osservanza della dieta, previa consultazione del medico, è opportuno ridurre in via transitoria o permanente il dosaggio di Glucobay.
In pazienti trattati con la dose raccomandata di 150-300 mg/die di acarbose, raramente sono state osservate alterazioni dei test di funzionalità epatica rilevanti da un punto di vista clinico (3 volte sopra il limite superiore di norma). In corso di terapia con acarbose, possono riscontrarsi temporaneamente dei valori anormali (vedere anche sez. 4.4).
In Giappone, sono stati segnalati singoli casi di epatite fulminante ad esito infausto. La relazione di tali eventi con acarbose non è chiara.
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Quando il farmaco venga assunto in quantità superiori ai dosaggi consigliati (sovradosaggio), con cibi o bevande contenenti carboidrati (oligosaccaridi, disaccaridi e polisaccaridi) si possono accentuare meteorismo, flatulenza e diarrea.
Tali sintomi non sono prevedibili qualora il sovradosaggio di Glucobay si verifichi in assenza di cibo.
In caso di sovradosaggio il paziente non dovrà introdurre cibi o bevande contenenti carboidrati (oligosaccaridi, disaccaridi e polisaccaridi) nelle 4 - 6 ore successive all’assunzione del farmaco.
Categoria farmacoterapeutica: farmaco usato nel diabete; ipoglicemizzanti orali.
Codice ATC: A10BF01
Glucobay contiene come principio attivo acarbose, uno pseudotetrasaccaride di origine microbica. In tutte le specie esaminate acarbose esplica la sua attività a livello dell’intestino tenue.
Glucobay è un inibitore degli enzimi intestinali (a-glucosidasi), deputati alla degradazione dei principali di-, oligo-, e poli-saccaridi presenti nella dieta.
L’inibizione di questi enzimi comporta un ritardo dose-dipendente nella digestione dei carboidrati, per cui il glucosio da essi derivante viene liberato e assorbito più lentamente nel circolo sanguigno. In tal modo Glucobay riduce gli incrementi glicemici post-prandiali. L’azione che il preparato esercita sull’assorbimento intestinale dei carboidrati si traduce inoltre in un calo dei livelli glicemici medi e delle loro escursioni giornaliere.
Glucobay riduce i livelli patologicamente elevati di emoglobina glicosilata.
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La farmacocinetica di acarbose è stata studiata somministrando per via orale la sostanza marcata (200 mg) a volontari sani.
Assorbimento
Poiché mediamente il 35% della radioattività totale (derivante dalla sostanza immodificata e da tutti gli eventuali prodotti di degradazione) viene eliminato per via renale entro 96 ore, si può assumere che il grado di assorbimento sia almeno dello stesso ordine di grandezza.
L’andamento della concentrazione plasmatica della radioattività totale presenta due picchi. Il primo, con una concentrazione media equivalente a 52.2 ± 15.7 mcg/l di acarbose dopo 1.1± 0.3 ore, è in linea con i dati relativi alla sostanza immodificata (49,5 ± 26.9 mcg/l dopo 2.1 ± 1.6 ore). Il secondo, pari a 586.3 mcg/l ± 282.7 mcg/l, viene raggiunto dopo 20.7 ± 5.2 ore, mentre, rispetto alla radioattività totale, le concentrazioni plasmatiche massime della sostanza immodificata sono inferiori di 10-20 volte. Si ritiene che questo secondo, maggiore, picco che si manifesta dopo 14-24 ore, sia dovuto all’assorbimento di prodotti di degradazione batterica da regioni più distali dell’intestino.
Distribuzione
Dall’andamento delle concentrazioni plasmatiche nel volontario sano, è stato calcolato un volume apparente di distribuzione di 0,32 l/kg di peso corporeo (dopo somministrazione endovenosa di 0,4 mg/kg di peso corporeo).
Biodisponibilità
La biodisponibilità del farmaco è pari all’1-2%. Una disponibilità sistemica della sostanza attiva estremamente ridotta è desiderabile e non ha rilevanza ai fini dell’effetto terapeutico.
Escrezione
L’emivita plasmatica della sostanza immodificata è pari a 3.7 ± 2.7 ore per la fase di distribuzione e 9.6 ± 4.4 ore per quella di eliminazione.
L’1.7% della dose somministrata viene escreto nelle urine come sostanza immodificata.
Il 51% della radioattività viene eliminato nelle feci nelle prime 96 ore.
Tossicità acuta
I risultati degli studi di tossicità acuta per somministrazione orale ed endovenosa eseguiti nel topo, nel ratto e nel cane, sono riportati nella seguente tabella:
DL50 Specie | Sesso | Via di somministrazione | DL50 (mg/kg) |
topo | m | p.o. | > 15.400 |
topo | m | i.v. | > 7.700 |
ratto | m | p.o. | > 15.400 |
ratto | m | i.v. | 7.360 |
ratto | f | i.v. | 5.530 |
cane | m e f | p.o. | > 10.000 |
cane | m e f | i.v. | > 3.850 |
Sulla base di questi risultati, acarbose può essere definito non tossico dopo dosi singole orali; neppure dosi di 10 g/kg hanno consentito di determinare una vera e propria DL50.
Inoltre, nell’ambito delle dosi utilizzate, non si sono manifestati sintomi d’intossicazione in nessuna delle specie esaminate. La sostanza è praticamente priva di tossicità anche dopo somministrazione endovenosa.
Tossicità subcronica
Gli studi di tollerabilità sono stati eseguiti nel ratto e nel cane per periodi di 3 mesi. Nel ratto sono state impiegate dosi di 50-450 mg/kg. Tutti i parametri ematologici e biochimici sono rimasti immodificati, in confronto ad un gruppo di controllo.
Analogamente, gli esami istopatologici non hanno rivelato alterazioni in nessuno dei gruppi di animali.
Le stesse dosi orali sono state studiate nel cane. In confronto al gruppo di controllo, sono state osservate alterazioni attribuibili alla sostanza nell’incremento ponderale, nell’attività α-amilasica del siero e nella concentrazione ematica di urea.
Un’influenza sull’incremento ponderale è stata osservata in tutti i gruppi di dose.
Somministrando, durante le prime 4 settimane, una quantità di cibo costante (350 g/die), si è verificato un netto calo del peso corporeo medio di ciascun gruppo, mentre quando, durante la quinta settimana, la quantità di cibo è stata aumentata a 500 g/die, il peso degli animali si è mantenuto costante. Queste alterazioni, indotte da acarbose a dosi superiori a quelle terapeutiche, non devono essere considerate un effetto tossico, quanto piuttosto l’espressione di un’eccessiva attività farmacodinamica della sostanza che ha determinato uno squilibrio nutrizionale isocalorico (perdita di carboidrati). Anche i modesti incrementi dei livelli di urea rappresentano un effetto indiretto del trattamento, risultando da un accentuato catabolismo conseguente alla perdita di peso. La riduzione dell’attività α-amilasica, infine, rientra anch’essa fra i segni di un esaltato effetto farmacodinamico.
Tossicità cronica
Gli studi in cronico sono stati eseguiti nel ratto, nel cane e nel criceto, con trattamenti della durata di 24 mesi, 12 mesi e 80 settimane, rispettivamente. Gli studi nel ratto e nel criceto avevano l’obiettivo di valutare, oltre ad un possibile danno da somministrazione cronica, eventuali effetti cancerogenetici.
Cancerogenesi
Il potenziale cancerogenetico di acarbose è stato chiarito in diversi studi.
Ratti Sprague-Dawley: acarbose è stato somministrato a concentrazioni fino a 4.500 ppm nel mangime, per un periodo di 24-26 mesi. La somministrazione con il cibo ha determinato un marcato stato di malnutrizione negli animali. In queste condizioni sperimentali, l’incidenza di tumori del parenchima renale (adenoma, carcinoma ipernefroide) ha mostrato un andamento dose-dipendente, mentre l’incidenza di tumori (in particolare quelli ormono-dipendenti) era globalmente diminuita. Per prevenire la malnutrizione, negli studi successivi gli animali hanno ricevuto dei supplementi di glucosio. Alla dose di 4.500 ppm, il loro peso corporeo è risultato del 10% inferiore a quello dei controlli. Non si è osservato aumento nell’incidenza di tumori renali. Quando lo studio è stato ripetuto senza l’apporto di glucosio per un periodo di 26 mesi, si è osservato un incremento dei tumori benigni delle cellule di Leydig del testicolo. In tutti i gruppi che avevano ricevuto l’integrazione di glucosio, i livelli glicemici erano elevati, talvolta in modo patologico (diabete alimentare da eccesso di glucosio). Con la somministrazione di acarbose per sonda gastrica, il peso corporeo si è mantenuto entro i limiti del gruppo di controllo. Con questo disegno sperimentale si è evitata un’eccessiva attività farmacodinamica.
L’incidenza di tumori si è dimostrata nella norma.
Ratti Wistar: acarbose è stato somministrato a concentrazioni di 0-4.500 ppm con il cibo o per sonda gastrica. Nel primo caso, non si è osservata marcata perdita di peso. A partire dalla dose di 500 ppm, il cieco appariva dilatato. Il tasso globale di tumori era diminuito e non si sono riscontrati aumenti d‘incidenza di particolari forme tumorali.
Criceti: acarbose è stato somministrato a concentrazioni di 0-4.000 ppm nel cibo per 80 settimane, con e senza supplementi di glucosio. Negli animali trattati con la dose superiore, si è osservato un incremento dei livelli glicemici. L’incidenza di tumori non risultava essere aumentata.
Tossicità sulla funzione riproduttiva
Le sperimentazioni per valutare gli effetti teratogeni di acarbose sono state condotte nel ratto e nel coniglio, con dosi di 0, 30, 120 e 480 mg/kg p.o. in entrambe le specie. Nel ratto il trattamento è stato praticato dal 6° al 15° giorno di gestazione, nel coniglio dal 6° al 18°.
Nell’ambito delle dosi esaminate, non sono comparsi effetti teratogeni del farmaco in nessuna delle due specie.
Nei ratti maschio e femmina non si è osservata riduzione di fertilità fino a una dose di 540 mg/kg/die. La somministrazione di dosi fino a 540 mg/kg/die durante lo sviluppo fetale e l’allattamento non ha avuto nel ratto effetti sul parto o sulla prole.
Mutagenesi
I numerosi studi di mutagenesi eseguiti non hanno dimostrato alcuna azione genotossica di acarbose.
Amido di mais, cellulosa microcristallina, magnesio stearato, silice colloidale anidra.
Non note.
3 anni.
Le compresse, contenute nell’apposita confezione, vanno conservate a temperatura non superiore ai 25°C. Proteggere dall’umidità.
Natura del contenitore
Blister di PVC bianco opaco/PVDC-Alluminio
Blister di PVC/PE/PVDC bianco opaco-Alluminio
Confezione
40 compresse da 50 mg
40 compresse da 100 mg
Non pertinente.
Bayer S.p.A. Viale Certosa 130 - Milano
Concessionaria esclusiva per la vendita:
Merck Serono S.p.A., Via Casilina, 125 - Roma
Glucobay 50 mg compresse - AIC n. 026851028
Glucobay 100 mg compresse - AIC n. 026851016
Rinnovo autorizzazione: 15.11.2004
(in commercio dal 2 maggio 1995)
Aprile 2009