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INSPRA COMPRESSE RIVESTITE CON FILM
Ogni compressa contiene 25 mg o 50 mg di eplerenone.
Per gli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Compresse da 25 mg: compresse di colore giallo con impresso “Pfizer” su un lato della compressa e “NSR” e “25”sull’altro lato.
Compresse da 50 mg: compresse di colore giallo con impresso “Pfizer” su un lato della compressa e “NSR” e “50”sull’altro lato.
L’eplerenone è indicato per la riduzione del rischio di mortalità e morbilità cardiovascolare in pazienti stabili con disfunzione ventricolare sinistra (LVEF ≤ 40%) ed evidenze cliniche di scompenso cardiaco a seguito di recente infarto del miocardio, in aggiunta alla terapia standard compresi i betabloccanti.
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Sono disponibili dosaggi da 25 mg e 50 mg per l’aggiustamento individuale della dose.
La dose di mantenimento raccomandata di eplerenone è di 50 mg una volta al giorno. Il trattamento deve essere iniziato alla dose di 25 mg una volta al giorno e titolato alla dose raccomandata di 50 mg una volta al giorno preferibilmente entro 4 settimane, tenendo in considerazione i livelli di potassio sierico (vedere Tabella 1). La terapia con eplerenone deve iniziare normalmente entro 3-14 giorni da un episodio di infarto acuto del miocardio.
I pazienti con livelli di potassio sierico >5,0 mmol/L non devono iniziare la terapia con eplerenone (vedere paragrafo 4.3).
Il potassio sierico deve essere misurato prima di iniziare la terapia con eplerenone, entro la prima settimana di trattamento ed un mese dopo l’inizio del trattamento o dell’aggiustamento posologico. Successivamente, il potassio sierico deve essere valutato al bisogno su base periodica.
Dopo l’inizio della terapia, la dose deve essere aggiustata in base al livello del potassio sierico come indicato nella Tabella 1.
Tabella 1: Tabella per l’aggiustamento posologico dopo l’inizio del trattamento
Potassio sierico (mmol/l) | Azione | Aggiustamento posologico |
< 5,0 | Aumento | da 25 mg a giorni alterni a 25 mg una volta al giorno |
da 25 mg una volta al giorno a 50 mg una volta al giorno |
5,0 – 5,4 | Mantenimento | Nessun aggiustamento posologico |
5,5 – 5,9 | Riduzione | da 50 mg una volta al giorno a 25 mg una volta al giorno |
da 25 mg una volta al giorno a 25 mg a giorni alterni |
da 25 mg a giorni alterni a sospensione del trattamento |
≥ 6,0 | Sospensione | Non applicabile |
Dopo la sospensione di eplerenone a causa di livelli di potassio sierico ≥ 6,0 mmol/l, il trattamento con eplerenone può essere ripreso alla dose di 25 mg a giorni alterni quando i livelli di potassio siano scesi al di sotto di 5,0 mmol/l.
Bambini e adolescenti
Non sono disponibili dati per raccomandare l’uso di eplerenone nella popolazione pediatrica, pertanto l’impiego in questo gruppo di pazienti non è raccomandato.
Anziani
Non è necessario un aggiustamento della dose iniziale nei pazienti anziani. A causa di un deficit della funzionalità renale correlato all’età, il rischio di iperpotassiemia aumenta nei pazienti anziani. Tale rischio può aumentare quando è presente una co-morbidità associata ad una aumentata esposizione sistemica, in particolare in presenza di compromissione epatica da lieve-moderata. Si raccomanda in questi pazienti il monitoraggio periodico del potassio sierico (vedere paragrafo 4.4).
Compromissione renale
Non è necessario un aggiustamento della dose iniziale nei pazienti con compromissione renale lieve. Si raccomanda in questi pazienti il monitoraggio periodico del potassio sierico (vedere paragrafo 4.4).
L’eplerenone non è dializzabile.
Compromissione epatica
Non è necessario un aggiustamento della dose iniziale nei pazienti con compromissione epatica lieve-moderata. A causa di un aumento dell’esposizione sistemica all’eplerenone, in pazienti con compromissione epatica lieve-moderata, specialmente se anziani, si raccomanda un monitoraggio frequente e regolare del potassio sierico (vedere paragrafo 4.4)
Uso concomitante
In caso di trattamento concomitante con inibitori deboli o moderati del CYP3A4, ad es. amiodarone, diltiazem e verapamil, si può iniziare il trattamento con 25 mg al giorno. La dose non deve superare 25 mg al giorno (vedere paragrafo 4.5).
L’eplerenone può essere somministrato con o senza cibo (vedere paragrafo 5.2).
• Ipersensibilità all’eplerenone o ad uno qualsiasi degli eccipienti (vedere paragrafo 6.1).
• Pazienti con livelli di potassio sierico > 5,0 mmol/l all’inizio del trattamento.
• Pazienti con insufficienza renale moderata-grave (clearance della creatinina < 50 mL/min).
• Pazienti con insufficienza epatica grave (Punteggio Child-Pugh C).
• Pazienti che assumono diuretici risparmiatori di potassio, integratori di potassio o inibitori potenti del CYP3A4 (ad es. itraconazolo, ketoconazolo, ritonavir, nelfinavir, claritromicina, telitromacina e nefazodone) (vedere paragrafo 4.5).
Iperpotassiemia: in accordo con il suo meccanismo d’azione, con la somministrazione di eplerenone può verificarsi iperpotassiemia. I livelli di potassio sierico devono essere monitorati in tutti i pazienti all’inizio del trattamento ed in seguito a modifica del dosaggio. Successivamente, si raccomanda di effettuare un monitoraggio periodico specialmente nei pazienti a rischio di iperpotassiemia, come i pazienti (anziani) con insufficienza renale (vedere paragrafo 4.2) ed i pazienti diabetici. L’uso di integratori di potassio dopo che è stato avviato il trattamento con eplerenone non è raccomandato a causa di un maggiore rischio di iperpotassiemia. È stato osservato che la riduzione del dosaggio di eplerenone riduce i livelli di potassio sierico. Nel corso di uno studio è stato osservato che l’aggiunta di idroclorotiazide al trattamento con eplerenone ha compensato gli incrementi del potassio sierico.
Compromissione renale: i livelli di potassio devono essere monitorati regolarmente nei pazienti con compromissione della funzionalità renale, inclusi i pazienti con microalbuminuria diabetica. Il rischio di iperpotassiemia aumenta con la riduzione della funzionalità renale. Sebbene i dati dello studio EPHESUS in pazienti con diabete di tipo 2 e microalbuminuria siano limitati, in questo piccolo numero di pazienti è stato osservato un aumento di iperpotassiemia. Pertanto, questi pazienti devono essere trattati con cautela. L’eplerenone non viene eliminato mediante emodialisi.
Compromissione epatica: nei pazienti con compromissione della funzionalità epatica lieve-moderata (Punteggio Child Pugh A e B) non sono stati osservati incrementi del potassio sierico al di sopra di 5,5 mmol/l. I livelli elettrolitici devono essere monitorati nei pazienti con compromissione epatica lieve-moderata. L’uso di eplerenone in pazienti con grave funzionalità epatica non è stato valutato e il suo uso è pertanto controindicato (vedere paragrafo 4.3).
Induttori del CYP3A4: la somministrazione concomitante di eplerenone con gli induttori potenti del CYP3A4 non è raccomandata (vedere paragrafo 4.5)
Litio, ciclosporina, tacrolimus devono essere evitati durante il trattamento con eplerenone (vedere paragrafo 4.5).
Lattosio: le compresse contengono lattosio e i pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di Lapp lattasi o da malassorbimento di glucosio-galattosio, non devono assumere questo medicinale.
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Interazioni farmacodinamiche
Diuretici risparmiatori di potassio e integratori di potassio: a causa del rischio aumentato di iperpotassiemia, l’eplerenone non deve essere somministrato nei pazienti in trattamento con diuretici risparmiatori di potassio e integratori di potassio (vedere paragrafo 4.3). I diuretici risparmiatori di potassio possono potenziare l’effetto di agenti antiipertensivi e di altri diuretici.
Litio: non sono stati condotti studi di interazione con il litio. Tuttavia, la tossicità da litio è stata riportata in pazienti che assumevano litio contemporaneamente a diuretici e ACE-inibitori (vedere paragrafo 4.4). La somministrazione concomitante di eplerenone e litio deve essere evitata. Se questa combinazione è necessaria, occorre monitorare le concentrazioni plasmatiche di litio (vedere paragrafo 4.4).
Ciclosporina, tacrolimus: ciclosporina e tacrolimus possono portare ad una compromissione della funzionalità renale e aumentare il rischio di iperpotassiemia. L’uso concomitante di eplerenone e ciclosporina o tacrolimus deve essere evitato. Se necessario, si raccomanda un attento monitoraggio del potassio sierico e della funzionalità renale quando la ciclosporina e il tacrolimus vengono somministrati durante il trattamento con eplerenone (vedere paragrafo 4.4).
Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS): il trattamento con FANS può causare insufficienza renale acuta attraverso un’azione diretta sulla filtrazione glomerulare, specialmente nei pazienti a rischio (anziani e/o pazienti disidratati). I pazienti in trattamento con eplerenone e FANS devono essere adeguatamente idratati e la funzionalità renale deve essere controllata prima di iniziare il trattamento.
Trimetoprim: la somministrazione concomitante di trimetoprim e eplerenone aumenta il rischio di iperpotassiemia. Deve essere effettuato il monitoraggio del potassio sierico e della funzionalità renale, specialmente in pazienti con compromissione renale e negli anziani.
ACE-inibitori, antagonisti dei recettori dell’angiotensina II (AIIA): la somministrazione concomitante di eplerenone con ACE inibitori o antagonisti dei recettori dell’angiotensina II deve essere effettuata con cautela. L’associazione di eplerenone con questi medicinali può aumentare il rischio di iperpotassiemia in pazienti a rischio di compromissione renale, ad es. gli anziani. Si raccomanda un attento monitoraggio dei livelli di potassio sierico e della funzionalità renale.
Alfa-1 bloccanti (ad es. prazosin, alfuzosin): quando gli alfa-1 bloccanti vengono somministrati in associazione ad eplerenone, potrebbe verificarsi un aumento dell’effetto ipotensivo e/o ipotensione posturale. Si raccomanda pertanto, un monitoraggio clinico dell’ipotensione posturale in caso di somministrazione concomitante con gli alfa-1 bloccanti.
Antidepressivi triciclici, neurolettici, amifostina, baclofene: la somministrazione concomitante di questi medicinali con eplerenone può aumentare potenzialmente gli effetti antiipertensivi e il rischio di ipotensione posturale.
Glucocorticoidi, tetracosactide: la somministrazione concomitante di questi medicinali con eplerenone può diminuire potenzialmente gli effetti antiipertensivi (ritenzione di sodio e di liquidi).
Interazioni farmacocinetiche:
Gli studi in vitro indicano che l’eplerenone non è un inibitore degli isoenzimi del CYP1A2, CYP2C19, CYP2C9, CYP2D6 o CYP3A4. L’eplerenone non è un substrato o un inibitore della glicoproteina-P.
Digossina: l’esposizione sistemica (AUC) alla digossina aumenta del 16% (90% IC: 4% - 30%) se somministrata assieme all’eplerenone. Si raccomanda cautela quando la digossina viene somministrata a dosi vicine al limite terapeutico superiore.
Warfarin: non sono state osservate interazioni farmacocinetiche clinicamente significative con warfarin. Si raccomanda cautela quando il warfarin viene somministrato a dosi vicine al limite terapeutico superiore.
Substrati del CYP3A4: i risultati degli studi di farmacocinetica sui substrati specifici del CYP3A4, ad es. midazolam e cisapride, non hanno mostrato alcuna interazione farmacocinetica significativa quando questi medicinali sono stati somministrati insieme all’eplerenone.
Inibitori del CYP3A4:
– Inibitori potenti del CYP3A4: quando l’eplerenone viene somministrato insieme a medicinali che inibiscono l’enzima CYP3A4 possono verificarsi interazioni farmacocinetiche significative. Un potente inibitore del CYP3A4 (ketoconazolo 200 mg BID) ha determinato un aumento del 441% nell’AUC dell’eplerenone (vedere paragrafo 4.3). L’uso concomitante di eplerenone con forti inibitori del CYP3A4, quali ketoconazolo, itraconazolo, ritonavir, nelfinavir, claritromicina, telitromicina e nefazadone è controindicato (vedere paragrafo 4.3).
– Inibitori deboli-moderati del CYP3A4: la somministrazione concomitante di eritromicina, saquinavir, amiodarone, diltiazem, verapamil e fluconazolo ha determinato interazioni farmacocinetiche significative con aumenti dell’AUC dal 98% al 187%. Pertanto, il dosaggio di eplerenone non deve superare 25 mg quando gli inibitori deboli-moderati del CYP3A4 vengono somministrati insieme all’eplerenone (vedere paragrafo 4.2).
Induttori del CYP3A4: la somministrazione contemporanea dell’erba di S. Giovanni (un potente induttore del CYP3A4) con l’eplerenone ha causato una diminuzione del 30% nell’AUC dell’eplerenone. Una diminuzione più pronunciata dell’AUC dell’eplerenone può verificarsi con induttori più potenti del CYP3A4, quali la rifampicina. A causa del rischio di una ridotta efficacia dell’eplerenone, l’uso concomitante di induttori potenti del CYP3A4 (rifampicina, carbamazepina, fenitoina, fenobarbitale, erba di S. Giovanni) con eplerenone non è raccomandato (vedere paragrafo 4.4).
Antiacidi: sulla base dei risultati di uno studio clinico di farmacocinetica, non si prevedono interazioni significative quando gli antiacidi vengono somministrati con eplerenone.
Gravidanza: non vi sono dati sufficienti sull’uso di eplerenone in donne in gravidanza. Gli studi effettuati su animali non hanno indicato eventi avversi diretti o indiretti su gravidanza, sviluppo embriofetale, parto o sviluppo post-natale (vedere paragrafo 5.3). Si richiede cautela nel prescrivere eplerenone alle donne in gravidanza.
Allattamento: non è noto se l’eplerenone venga escreto nel latte materno dopo somministrazione orale. Tuttavia, i dati preclinici evidenziano che l’eplerenone e/o i suoi metaboliti sono presenti nel latte dei ratti e che i piccoli dei ratti esposti a questa via di somministrazione si sviluppano normalmente. Poiché non sono noti i possibili eventi avversi sul bambino durante l’allattamento al seno, si dovrà decidere se interrompere l’allattamento o il trattamento, tenendo conto dell’importanza del farmaco per la madre.
Non sono stati effettuati studi sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari a seguito di impiego di eplerenone. L’eplerenone non causa sonnolenza o compromissione della funzione cognitiva, ma quando si guidano veicoli o si usano macchinari si dovrà tenere conto che nel corso del trattamento possono verificarsi capogiri.
Nello studio di efficacia e di sopravvivenza sullo scompenso cardiaco conseguente ad infarto acuto del miocardio (studio EPHESUS), l’incidenza complessiva degli eventi avversi segnalati con eplerenone (78,9%) è stata simile al placebo (79,5%). La percentuale di interruzione del trattamento a causa di eventi avversi è stata del 4,4% per i pazienti in trattamento con eplerenone e del 4,3% per quelli trattati con placebo.
Gli eventi avversi di seguito riportati, provengono sia dallo studio EPHESUS, e sono quelli con una correlazione sospetta al trattamento e verificatisi in una percentuale superiore al placebo, o quelli gravi e verificatisi con una percentuale significativamente superiore al placebo, oppure sono stati segnalati nella fase di commercializzazione del prodotto. Gli eventi avversi riportati sono elencati per classe sistemico-organica e per frequenza. Le frequenze sono definite come: comune > 1/100, <1/10; non comune >1/1000, <1/100.
Infezioni e infestazioni
Non comune: pielonefrite
Patologie del sistema emolinfopoietico
Non comune: eosinofilia
Disturbi del metabolismo e della nutrizione
Comune: iperpotassiemia
Non comune: iponatriemia, disidratazione, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia,
Disturbi psichiatrici
Non comune: insonnia
Patologie del sistema nervoso
Comune: capogiri
Non comune: cefalea
Patologie cardiache
Non comune: infarto del miocardio, insufficienza cardiaca sinistra, fibrillazione atriale
Patologie vascolari
Comune: ipotensione
Non comune: trombosi arteriosa alle gambe, ipotensione posturale
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
Non comune: faringite
Patologie gastrointestinali
Comune: diarrea, nausea
Non comune: vomito, flatulenza
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
Comune: rash
Non comune: prurito, aumento della sudorazione
Non noto: edema angioneurotico
Patologie del sistema muscoloscheletrico e tessuto connettivo
Non comune: mal di schiena, crampi alle gambe.
Patologie renali e delle vie urinarie
Comuni: alterata funzionalità renale
Patologie dell’apparato riproduttivo della mammella:
Non comune: ginecomastia
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
Non comune: astenia, malessere
Esami diagnostici
Non comune: aumento dell’azotemia, aumento della creatinina
Nello studio EPHESUS, si è verificato un maggior numero di casi di ictus nel gruppo di pazienti anziani (≥75 anni). Non è stata comunque osservata una differenza significativa tra l’incidenza di ictus nel gruppo trattato con eplerenone (30) rispetto a placebo (22).
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Non sono stati riportati casi di sovradosaggio con eplerenone. Si prevede che la manifestazione più probabile di sovradosaggio nell’uomo possa essere ipotensione o iperpotassiemia. L’eplerenone non viene eliminato attraverso l’emodialisi. È stato osservato che l’eplerenone si lega in notevole misura al carbone vegetale. Se si verifica ipotensione sintomatica, si dovrà avviare un trattamento di supporto. In caso di iperpotassiemia, si dovrà avviare un trattamento standard.
Categoria farmacoterapeutica: antagonisti dell’aldosterone, codice ATC: C03DA04
L’eplerenone presenta una selettività relativa per il legame con i recettori mineralcorticoidi umani ricombinanti rispetto al legame con i recettori umani ricombinanti dei glucocorticoidi, del progesterone e degli androgeni. L’eplerenone impedisce il legame dell’aldosterone, un ormone chiave del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS) coinvolto nella regolazione della pressione del sangue e nella fisiopatologia delle malattie cardiovascolari.
È stato osservato che l’eplerenone determina incrementi persistenti della renina plasmatica e dell’aldosterone sierico, in accordo con l’inibizione del feedback regolatorio negativo esercitato dall’aldosterone sulla secrezione della renina. Il conseguente incremento dell’attività della renina plasmatica e dei livelli di aldosterone in circolo non annullano gli effetti dell’eplerenone.
In studi condotti con diversi dosaggi di eplerenone in pazienti con scompenso cardiaco cronico (classificazione NYHA II-IV) l’aggiunta di quest’ultimo alla terapia standard ha determinato incrementi dose-dipendenti prevedibili dell’aldosterone. Allo stesso modo, in un sottogruppo di pazienti dello studio EPHESUS con deficit della funzione cardiorenale, il trattamento con eplerenone ha causato un incremento significativo dell’aldosterone. Questi risultati confermano il blocco del recettore mineralcorticoide in questi gruppi di pazienti.
L’eplerenone è stato valutato nello studio di efficacia e di sopravvivenza sullo scompenso cardiaco conseguente ad infarto acuto del miocardio (studio EPHESUS). Lo studio EPHESUS era uno studio in doppio cieco controllato verso placebo, della durata di 3 anni, condotto su 6632 pazienti con infarto acuto del miocardio (IMA), disfunzione ventricolare sinistra (misurata in base alla frazione di eiezione ventricolare sinistra [LVEF] ≤40%) e segni clinici di scompenso cardiaco. Nell’arco dei 3-14 giorni (mediana 7 giorni) successivi ad infarto acuto del miocardio, i pazienti sono stati trattati con eplerenone alla dose iniziale di 25 mg una volta al giorno o placebo, in aggiunta alle terapie standard; il dosaggio di eplerenone è stato quindi gradualmente aumentato fino al raggiungimento della dose raccomandata di 50 mg una volta al giorno dopo 4 settimane se il potassio sierico era < 5,0 mmol/l. Nel corso dello studio i pazienti hanno ricevuto un trattamento standard comprendente acido acetilsalicilico (92%), ACE-ibitori (90%), β-bloccanti (83%), nitrati (72%), diuretici dell’ansa (66%) o inibitori dell’HMG CoA reduttasi (60%).
Nello studio EPHESUS, gli end-point co-primari erano rappresentati dalla mortalità da tutte le cause e dall’end-point combinato di mortalità o ospedalizzazione per cause cardiovascolari; il 14,4% dei pazienti trattati con eplerenone e il 16,7% dei pazienti trattati con placebo sono deceduti (tutte le cause), mentre il 26,7% dei pazienti trattati con eplerenone e il 30,0% dei pazienti trattati con placebo hanno raggiunto l’endpoint combinato di morte per cause cardiovascolari o di ospedalizzazione. Pertanto, nello studio EPHESUS, l’ eplerenone ha ridotto il rischio di morte per tutte le cause del 15% (RR 0,85; 95% IC, 0,75-0,96; p=0,008) rispetto al placebo, principalmente con una riduzione della mortalità cardiovascolare.Il rischio di morte o di ospedalizzazione per cause cardiovascolari con eplerenone si è ridotto del 13% (RR 0,87; 95% IC, 0,79-0,95; p=0,002). Le riduzioni assolute del rischio per gli endpoint di mortalità per tutte le cause e di mortalità cardiovascolare/ospedalizzazione sono state rispettivamente del 2,3 e del 3,3%. L’efficacia clinica è stata dimostrata principalmente quando il trattamento con eplerenone è stato avviato in pazienti di età <75 anni. I benefici del trattamento nei pazienti di età >75 anni non sono chiari. La classificazione funzionale NYHA è migliorata o è rimasta stabile per una percentuale superiore statisticamente significativa dei pazienti in trattamento con eplerenone rispetto a quelli del gruppo placebo. L’incidenza di iperpotassiemia è stata del 3,4% nel gruppo trattato con eplerenone rispetto al 2,0% nel gruppo placebo (p<0,001). L’incidenza di ipopotassiemia è stata dello 0,5% nel gruppo trattato con eplerenone rispetto a 1,5% nel gruppo trattato con placebo (p<0.001).
Non sono stati osservati effetti uniformi sulla frequenza cardiaca, sulla durata delle onde QRS, o sull’intervallo PR o QT in 147 soggetti sani sottoposti a valutazione delle alterazioni elettrocardiografiche nel corso degli studi di farmacocinetica.
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Assorbimento e distribuzione:
la biodisponibilità assoluta dell’eplerenone non è nota. Le concentrazioni plasmatiche massime si raggiungono dopo circa due ore. Sia i livelli di picco plasmatico (Cmax) sia l’area sotto la curva (AUC) sono proporzionali alle dosi nell’intervallo da 10 a 100 mg e al di sotto di un incremento proporzionale con dosaggi superiori ai 100 mg. Lo stato stazionario viene raggiunto entro 2 giorni. L’assorbimento non viene modificato dall’assunzione di cibo.
Il legame dell’eplerenone con le proteine plasmatiche è di circa il 50% e si lega principalmente alle glicoproteine alfa-1-acide. Il volume apparente di distribuzione allo stato stazionario viene stimato a 50 (±7) litri. L’eplerenone non si lega in modo preferenziale agli eritrociti.
Metabolismo ed escrezione:
Il metabolismo dell’eplerenone è principalmente mediato dal CYP3A4. Non sono stati identificati i metaboliti attivi dell’eplerenone nel plasma umano.
Meno del 5% di una dose di eplerenone si ritrova nelle urine e nelle feci come farmaco immodificato. In seguito alla somministrazione di una singola dose orale di farmaco radiomarcato, circa il 32% della dose viene eliminato nelle feci e circa il 67% nelle urine. L’emivita di eliminazione dell’eplerenone è di circa 3-5 ore. La clearance plasmatica apparente è di circa 10 l/ora.
Popolazioni speciali
Età, sesso e razza: la farmacocinetica dell’eplerenone alla dose di 100 mg una volta al giorno è stata studiata in pazienti anziani (≥ 65 anni), uomini e donne, e in soggetti neri. La farmacocinetica dell’eplerenone non si è differenziata in modo significativo tra uomini e donne. Nei soggetti anziani sono stati rilevati incrementi della Cmax (22%) e della AUC (45%) allo stato stazionario rispetto ai soggetti più giovani (18-45 anni). In soggetto neri, la Cmax allo stato stazionario è stata del 19% inferiore e la AUC è stata del 26% inferiore (vedere paragrafo 4.2).
Insufficienza renale: la farmacocinetica dell’eplerenone è stata valutata in pazienti con diversi gradi di insufficienza renale ed in pazienti sottoposti ad emodialisi. Rispetto ai controlli, la AUC e la Cmax allo stato stazionario sono aumentate rispettivamente del 38% e del 24% in pazienti con compromissione renale grave e si sono ridotte rispettivamente del 26% e del 3% in pazienti sottoposti ad emodialisi. Non è stata osservata una correlazione tra la clearance plasmatica dell’eplerenone e la clearance della creatinina. L’eplerenone non viene eliminato attraverso l’emodialisi (vedere paragrafo 4.4).
Insufficienza epatica: la farmacocinetica dell’eplerenone 400 mg è stata studiata in pazienti con compromissione epatica moderata (Punteggio Child-Pugh B) e confrontata alla farmacocinetica in soggetti sani. La Cmax e la AUC di eplerenone allo stato stazionario sono aumentate rispettivamente del 3,6% e del 42% (vedere paragrafo 4.2). Poiché l’uso dell’eplerenone non è stato valutato in pazienti con compromissione grave della funzionalità epatica, il farmaco è controindicato in questo gruppo di pazienti (vedere paragrafo 4.3).
Insufficienza cardiaca: la farmacocinetica dell’eplerenone 50 mg è stata valutata in pazienti con insufficienza cardiaca (classificazione NYHA II-IV). Rispetto ai volontari sani confrontabili per età, peso e sesso, la AUC e la Cmax allo stato stazionario nei pazienti con insufficienza cardiaca sono state rispettivamente del 38% e del 30% superiori. In accordo con questi risultati, un’analisi della farmacocinetica dell’eplerenone condotta su un sottogruppo di pazienti inclusi nello studio EPHESUS indica che la clearance delleplerenone in pazienti con scompenso cardiaco è simile a quella osservata in soggetti anziani sani.
Gli studi preclinici di sicurezza, genotossicità, potenziale cancerogeno e tossicità riproduttiva non hanno rivelato rischi particolari per l’uomo.
Negli studi di tossicità con dosi ripetute è stata osservata atrofia della prostata in ratti e cani a livelli di esposizione leggermente al di sopra dei livelli di esposizione clinica. Le alterazioni della prostata non sono state associate a conseguenze funzionali avverse. La rilevanza clinica di questi dati non è nota.
Nucleo della compressa:
Lattosio monoidrato
Cellulosa microcristallina (E460)
Croscarmellosa sodica (E468)
Ipromellosa (E464)
Sodio laurilsolfato
Talco (E553b)
Magnesio stearato (E470b)
Rivestimento della compressa:
Opadry giallo:
Ipromellosa (E464)
Diossido di titanio (E171)
Macrogol 400
Polisorbato 80 (E433)
Ossido di ferro giallo (E172)
Ossido di ferro rosso (E172)
Non pertinente.
3 anni.
Questo medicinale non richiede alcuna speciale condizione di conservazione.
Confezioni da 10, 20, 28, 30, 50, 90, 100 o 200 compresse in blister opaco PVC/Al.
Confezioni da 20x1, 30x1, 50x1, 90x1, 100x1 o 200x1 (10 confezioni da 20x1) compresse in blister opachi PVC/Al divisibili per dose unitaria.
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
Nessuna istruzione particolare.
Pfizer Italia S.r.l., Via Isonzo, 71 -04100 Latina
Compresse 25 mg:
10 compresse rivestite con film: AIC n 037298015/M
20 compresse rivestite con film: AIC n 037298027/M
28 compresse rivestite con film: AIC n 037298039/M
30 compresse rivestite con film: AIC n 037298041/M
50 compresse rivestite con film: AIC n 037298054/M
90 compresse rivestite con film: AIC n 037298256/M
100 compresse rivestite con film: AIC n 037298066/M
200 compresse rivestite con film: AIC n 037298078/M
20x1 compresse rivestite con film: AIC n 037298080/M
30x1 compresse rivestite con film: AIC n 037298092/M
50x1 compresse rivestite con film: AIC n 037298104/M
90x1 compresse rivestite con film: AIC n 037298268/M
100x1 compresse rivestite con film: AIC n 037298116/M
200x1 compresse rivestite con film: AIC n 037298128/M
Compresse 50 mg:
10 compresse rivestite con film: AIC n 037298130/M
20 compresse rivestite con film: AIC n 037298142/M
28 compresse rivestite con film: AIC n 037298155/M
30 compresse rivestite con film: AIC n 037298167/M
50 compresse rivestite con film: AIC n 037298179/M
90 compresse rivestite con film: AIC n 037298270/M
100 compresse rivestite con film: AIC n 037298181/M
200 compresse rivestite con film: AIC n 037298193/M
20x1 compresse rivestite con film: AIC n 037298205/M
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22 Gennaio 2008
22 Gennaio 2008