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LEVODOPA/BENSERAZIDE TEVA ITALIA 200 MG/50 MG COMPRESSE
Ogni compressa contiene 200 mg di levodopa e 50 mg di benserazide come benserazide cloridrato.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Compresse
Compresse rotonde, piatte, di colore rosso chiaro, screziate, con margini smussati e linee di incisione su entrambi i lati per agevolarne la rottura in quattro parti, due delle quali contrassegnate con B e L.
La compressa può essere divisa in quattro parti uguali.
Trattamento dei sintomi del morbo di Parkinson.
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La dose e la somministrazione sono variabili ed è possibile fornire solo indicazioni guida.
La dose dipende dalla gravità dei sintomi extrapiramidali e dalla tolleranza del singolo soggetto. Evitare la somministrazione di dosi singole elevate.
Una volta iniziato il trattamento, la dose deve essere aumentata gradualmente per limitare gli effetti indesiderati e in modo da non ridurre la probabilità di successo terapeutico.
Dose standard
Per le dosi non realizzabili/possibili con queste compresse, sono disponibili altri dosaggi e altre forme farmaceutiche del medicinale.
Pazienti non trattati in precedenza con levodopa
| Dose di levodopa | Dose di benserazide |
Dose iniziale | 100-200 mg | 25-50 mg |
Aumento ogni 3 - 7 giorni di | 50-100 mg | 12,5-25 mg |
Dose massima | 800 mg | 200 mg |
All'inizio, ogni singola somministrazione non deve superare i 50 mg/12,5 mg. Successivamente, la dose giornaliera deve essere suddivisa in almeno 4 somministrazioni.
Se si verificano effetti indesiderati (vedere paragrafo 4.8), innanzitutto non aumentare ulteriormente la dose, o ridurla temporaneamente e titolarla di nuovo più gradualmente. In caso di effetti indesiderati a livello del tratto gastrointestinale, è possibile somministrare antiemetici come domperidone.
La dose efficace di solito è compresa fra 400 e 800 mg di levodopa e fra 100 e 200 mg di benserazide al giorno in dosi suddivise, con la maggior parte dei pazienti che richiede non più di 600 mg di levodopa e 150 mg di benserazide al giorno.
Il miglioramento ottimale si nota di solito nell'arco di 1 – 3 settimane, tuttavia l'effetto terapeutico completo può non essere evidente per qualche tempo. Pertanto si consiglia di lasciar trascorrere diverse settimane prima di prendere in considerazione la possibilità di incrementare la dose oltre il range medio di dose. Qualora non si ottenessero miglioramenti soddisfacenti, la dose può essere aumentata, ma con cautela e a intervalli di un mese. Di rado è necessario superare la dose di 800 mg di levodopa/200 mg di benserazide al giorno.
Il trattamento deve essere continuato per almeno sei mesi prima di giungere alla conclusione di insuccesso terapeutico a causa della mancanza di risposta clinica.
Pazienti trattati in precedenza con levodopa
Sospendere completamente la levodopa in somministrazione singola per un periodo di 12 ore e successivamente iniziare un trattamento con levodopa/benserazide. Per ottenere un effetto clinico simile, la dose di levodopa in combinazione con benserazide deve essere pari al 20% circa della precedente dose di levodopa. Tenere il paziente sotto osservazione per una settimana, poi, se necessario, aumentare la dose secondo le modalità previste per i pazienti non trattati con levodopa in precedenza.
Pazienti trattati precedentemente con altre associazioni di levodopa/inibitore della decarbossilasi
Sospendere la terapia precedente per 12 ore. Per ridurre al minimo l'eventualità di effetti conseguenti alla sospensione di levodopa, può essere vantaggioso interrompere la terapia precedente di notte e iniziare la terapia con levodopa/benserazide la mattina successiva. Le dosi iniziali e i successivi incrementi devono essere somministrati secondo le modalità descritte per i pazienti che non hanno mai assunto levodopa in precedenza.
La terapia con levodopa/benserazide può essere assunta in concomitanza con altri trattamenti anti-Parkinson. Non appena l'effetto terapeutico della terapia con levodopa/benserazide diventa evidente, si dovrà valutare il dosaggio dell'altro trattamento, quindi ridurlo e sospenderlo se necessario.
Raccomandazioni particolari per la dose
I pazienti che evidenziano gravi irregolarità nella risposta possono essere assistiti dividendo la dose in dosi più piccole e più frequenti (vale a dire più di quattro volte al giorno) senza comunque alterare la dose complessiva giornaliera.
Pazienti anziani
Nei pazienti anziani, si raccomanda di titolare la dose gradualmente.
Bambini e adolescenti
L’esperienza sull'uso di questa terapia nei bambini e negli adolescenti è limitata (vedere paragrafo 4.4).
Pazienti con danno renale ed epatico
Non sono necessari adeguamenti della dose.
Metodo e durata della somministrazione
Questo medicinale è per uso orale.
Se possibile, somministrare levodopa/benserazide da 30 minuti a 1 ora dopo i pasti. Gli effetti indesiderati a livello gastrointestinale, che si verificano essenzialmente nelle fasi iniziali del trattamento, possono essere controllati assumendo il medicinale accompagnandolo con cibo o bevande, o rallentando la titolazione della dose.
La terapia con levodopa/benserazide deve essere assunta a lungo termine (terapia sostitutiva). Se è ben tollerata, il trattamento non deve essere limitato nel tempo.
Levodopa/benserazide non deve essere assunta nei seguenti casi:
- ipersensibilità alla levodopa, alla benserazide o ad uno qualsiasi degli eccipienti;
- grave ipertiroidismo, tachicardia o feocromocitoma;
- patologie gravi a livello endocrino, cardiaco, epatico o renale;
- psicosi endogene o esogene;
- trattamento con reserpina o inibitori non selettivi delle monoaminoossidasi (IMAO) (vedere paragrafo 4.5). Sospendere la somministrazione di questi inibitori delle MAO almeno 2 settimane prima di iniziare il trattamento con levodopa/benserazide;
- glaucoma dell'angolo chiuso.
L'uso di levodopa/benserazide non è raccomandato nel trattamento di reazioni extrapiramidali di origine farmacologica o nella corea di Huntington.
Nella fase iniziale del trattamento, le funzioni epatica, renale ed ematopoietica devono essere valutate di frequente, e periodicamente nel corso della terapia prolungata.
La funzione circolatoria e l'elettrocardiogramma (ECG) devono essere monitorati regolarmente nei pazienti con anamnesi di infarto miocardico, aritmia cardiaca o disturbi delle coronarie.
È necessario monitorare attentamente i pazienti con anamnesi di ipotensione ortostatica, in particolare all'inizio del trattamento. In caso di ipotensione ortostatica sintomatica può essere necessario ricorrere ad un apposito trattamento.
I pazienti con anamnesi di ulcera gastrointestinale, convulsioni o osteomalacia devono essere monitorati con particolare attenzione.
I pazienti con glaucoma ad angolo aperto possono essere trattati con cautela con levodopa/benserazide, purché si proceda al controllo costante della pressione intraoculare. I pazienti devono essere monitorati con attenzione durante il trattamento per evidenziare qualsiasi cambiamento nella pressione intraoculare.
Nei pazienti diabetici si dovrà controllare con maggiore frequenza la glicemia e la dose della terapia antidiabetica dovrà essere adeguata di conseguenza.
Tutti i pazienti dovranno essere attentamente monitorati per rilevare variazioni di carattere psicologico ed episodi depressivi con o senza ideazione suicidaria. Durante il trattamento con levodopa/benserazide è possibile che si verifichi depressione, ma quest’ultima può anche essere causata della malattia sottostante.
Nei pazienti trattati per la malattia di Parkinson con agonisti della dopamina, inclusa la levodopa, sono stati segnalati casi di sindrome patologica del gioco d’azzardo, incremento della libido e ipersessualità.
La sospensione improvvisa di levodopa/benserazide dopo un trattamento a lungo termine con medicinali contenenti levodopa può portare a una sindrome maligna da sospensione di levodopa (con iperpiressia, rigidità muscolare, talvolta cambiamenti psicologici e aumento della creatina fosfochinasi sierica) oppure crisi acinetiche. Entrambe queste situazioni possono mettere a repentaglio la vita del paziente. Pertanto la sospensione di levodopa indicata terapeuticamente deve essere eseguita solo in ospedale.
Poiché il trattamento con levodopa/benserazide può causare stanchezza e, in rari casi, eccessiva sonnolenza diurna e improvvisa insorgenza del sonno, talvolta senza segni di preavviso, bisogna avvisare i pazienti di fare molta attenzione durante la guida o nell’utilizzo di macchinari (vedere paragrafo 4.8). In questi casi, si può prendere in considerazione una riduzione della dose o l'interruzione della terapia.
Se il paziente deve essere sottoposto ad anestesia generale, il trattamento con levodopa/benserazide può essere continuato fino a quando è consentito al paziente assumere liquidi e medicinali per via orale. Se è necessario sospendere temporaneamente la terapia, il trattamento con levodopa/benserazide può essere ripreso, alle stesse dosi assunte precedentemente, non appena sia consentita l'assunzione di liquidi per via orale.
Qualora la terapia fosse sospesa per periodi più lunghi, la dose dovrà essere nuovamente adattata in maniera graduale; tuttavia, in molti casi, il paziente può ritornare rapidamente alla dose terapeutica precedente.
Se il paziente deve essere sottoposto a intervento chirurgico d'urgenza, nel caso in cui il trattamento con levodopa/benserazide non sia stato sospeso, è consigliabile evitare l'anestesia con alotano.
In soggetti predisposti possono verificarsi reazioni di ipersensibilità.
L'esperienza nei pazienti di età inferiore ai 25 anni è limitata.
La somministrazione concomitante di antipsicotici con proprietà bloccanti il recettore della dopamina, in particolare gli antagonisti del recettore D2, deve essere effettuata con cautela e il paziente deve essere tenuto sotto stretta osservazione per rilevare la perdita dell'effetto anti-Parkinson oppure il peggioramento dei sintomi del Parkinson (vedere paragrafo 4.5).
Sono stati avanzati sospetti circa la possibilità che la levodopa possa causare l'insorgenza di melanoma maligno. Pertanto si raccomanda di non ricorrere al trattamento con levodopa/benserazide in soggetti attualmente o precedentemente affetti da melanoma maligno.
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Interazioni farmacocinetiche
La somministrazione concomitante dell'agente anticolinergico triesifenidile con levodopa/benserazide riduce il tasso di assorbimento della levodopa.
Il solfato di ferro riduce la concentrazione massima plasmatica e l'area sotto la curva (AUC) della levodopa del 30-50%. Le variazioni farmacocinetiche osservate nel corso del trattamento concomitante con solfato di ferro sembrano raggiungere un significato clinico solo in alcuni pazienti.
La metoclopramide aumenta il tasso di assorbimento della levodopa.
Interazioni farmacodinamiche
Sostanze che agiscono sul sistema motorio extrapiramidale
Gli oppioidi, gli antiipertensivi e i neurolettici contenenti reserpina (ad eccezione della clozapina) possono ridurre l'effetto della terapia con levodopa/benserazide. L'associazione di levodopa/benserazide con neurolettici non è raccomandata. Se necessario, somministrare la dose più bassa di entrambi i prodotti.
Inibitori delle MAO
Il trattamento con levodopa/benserazide non deve essere somministrato contemporaneamente con inibitori non selettivi delle MAO. L'uso degli inibitori puri delle MAO-B (per esempio selegilina, fino a 10 mg/die) o degli inibitori selettivi delle MAO-A (per esempio moclobemide) non è controindicato. In alcuni casi, la selegilina può aumentare l'effetto anti-Parkinson della levodopa, senza indurre interazioni pericolose.
La somministrazione contemporanea di inibitori delle MAO-A e delle MAO-B equivale all'attività di un inibitore non selettivo delle MAO. Di conseguenza, tali associazioni non devono essere somministrate contemporaneamente alla terapia con levodopa/benserazide.
La somministrazione contemporanea di inibitori delle MAO irreversibili e non selettivi (per esempio tranilcipromina) può provocare crisi ipertensive fino a due settimane dopo la sospensione dell'inibitore delle MAO.
Agenti antiipertensivi
Si sono verificati casi di ipotensione posturale sintomatica nei casi in cui associazioni di levodopa con un inibitore della decarbossilasi sono state aggiunte al trattamento di pazienti che già assumevano antiipertensivi. Può essere necessario adeguare la dose dell'agente antiipertensivo.
Agenti simpaticomimetici
La terapia con levodopa/benserazide non deve essere assunta in associazione con agenti simpaticomimetici. L’associazione può aumentare l'effetto dell'agente simpaticomimetico. Se tale associazione è necessaria, è importante monitorare la funzione cardiovascolare e ridurre la dose dell'agente simpaticomimetico.
Altri agenti anti-Parkinson
La terapia con levodopa/benserazide può essere associata con altri agenti anti-Parkinson (per esempio gli agonisti della dopamina, l'amantadina e gli agenti colinergici), purché venga ridotta di quanto necessario la dose di levodopa/benserazide o dell'altro agente. Se si avvia una terapia adiuvante con un inibitore delle catecol-O-metil transferasi (COMT), può essere necessario ridurre la dose di levodopa/benserazide. Quando viene istituita una terapia con levodopa/benserazide, gli anticolinergici non devono essere sospesi in modo brusco, in quanto l'effetto di levodopa comincia a manifestarsi dopo qualche tempo.
Pasti ad alto contenuto proteico
L'ingestione concomitante di pasti ad alto contenuto proteico può ridurre l'effetto di levodopa/benserazide.
Alterazioni negli esami diagnostici di laboratorio
L'assunzione di levodopa/benserazide può interferire con diversi esami diagnostici di laboratorio:
- determinazione delle catecolamine, della creatinina, dell'acido urico, del glucosio, della fosfatasi alcalina, della transaminasi glutammico-ossalacetica (SGOT), dell'aspartato aminotransferasi, (AST), della transaminasi glutammico-piruvica (SGPT), della alanina aminotransferasi (ALT), della lattato deidrogenasi (LDH) e della bilirubina;
- si è osservato un aumento dei livelli di azoto ureico nel sangue (BUN) in concomitanza con l'assunzione di levodopa/benserazide;
- determinazione di falsi positivi del corpo chetonico mediante test strip (la reazione rimane inalterata dopo ebollizione dell'urina);
- determinazione di falsi positivi del glucosio nelle urine mediante il metodo della glucosio-ossidasi;
- falsi positivi del test di Coombs.
Gravidanza
Non vi sono dati adeguati relativi all’uso di levodopa/benserazide in donne in gravidanza. Gli studi condotti su animali hanno evidenziato tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per l'embrione o il feto non è noto.
Levodopa/benserazide non deve essere usata durante la gravidanza, a meno che i vantaggi per la madre non superino gli eventuali rischi per il feto. È preferibile rimandare la somministrazione di levodopa dopo il primo trimestre; qualora risultasse impossibile rimandare l'inizio del trattamento o in assenza di un'alternativa, è necessario un monitoraggio prenatale. Le donne in età fertile devono fare uso di un contraccettivo efficace.
Allattamento
La levodopa è escreta nel latte materno in quantità significative. Ci sono evidenze di soppressione dell'allattamento durante il trattamento con levodopa. La sicurezza della levodopa e della benserazide nel bambino non è nota. Le donne non devono allattare al seno durante il trattamento con levodopa/benserazide.
Non sono stati effettuati studi sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari.
I pazienti che avvertono un'eccessiva sonnolenza durante il giorno o hanno episodi di improvvisa insorgenza di sonno durante il trattamento con levodopa/benserazide devono essere informati di non guidare o usare macchinari, con i quali possono mettere in pericolo se stessi o gli altri, finché l'eccessiva sonnolenza diurna e l'improvvisa insorgenza di sonno non si risolvono (vedere paragrafo 4.4).
Le frequenze degli effetti indesiderati sono definite in base alla seguente convenzione: molto comuni (≥ 1/10), comuni (≥ 1/100, < 1/10), non comuni (≥ 1/1.000, < 1/100), rari (≥ 1/10.000,< 1/1.000), molto rari (< 1/10.000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
a)
Patologie del sistema emolinfopoietico |
Molto rari | Leucopenia transitoria, anemia emolitica, trombocitopenia |
Disturbi del metabolismo e della nutrizione |
Molto rari | Aumento dell'acido urico o del BUN (azoto ureico nel sangue) |
Disturbi psichiatrici |
Rari | Allucinazioni, disorientamento temporale |
Molto rari | Agitazione, ansia, disturbi del sonno, deliri*, umore depresso**, anoressia |
Non nota | Leggera euforia, sonnolenza, aggressività, "smascheramento" di psicosi |
I pazienti trattati con agonisti della dopamina per il trattamento del morbo di Parkinson, compresa la levodopa, in particolar modo a dosi elevate, hanno riportato l'insorgenza di segni di gioco d'azzardo patologico, aumento della libidine e ipersessualità, segni generalmente reversibili con la riduzione della dose o la sospensione del trattamento. |
Patologie del sistema nervoso |
Comuni | Irregolarità della risposta terapeutica come episodi di "congelamento", da "fine dose" ed effetti "on-off"*, discinesia, movimenti involontari (coreiformi o atetosici)*, |
Molto rari | Eccessiva sonnolenza diurna, episodi di addormentamento |
Patologie cardiache |
Molto rari | Aritmia cardiaca |
Patologie vascolari |
Molto rari | Ipotensione ortostatica* |
Patologie gastrointestinali |
Molto rari | Perdita del gusto, alterazioni del gusto*, nausea, vomito, diarrea* |
Non nota | Emorragia gastrointestinale |
Patologie epatobiliari |
Molto rari | Aumento dei livelli di transaminasi e fosfatasi alcalina |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo |
Rari | Reazioni cutanee allergiche come prurito o rash |
Patologie renali e urinarie |
Molto rare | Scolorimento delle urine* |
Non nota | Uremia |
Altro |
Non nota | Arrossamento e sudorazione |
* Vedere sotto-paragrafo b)
** Vedere paragrafo 4.4
b) Gli effetti indesiderati tipici del trattamento iniziale (perdita dell'appetito, nausea, vomito, alterazioni del gusto) solitamente possono essere controllati somministrando levodopa/benserazide insieme a cibo o bevande oppure aumentando più gradualmente la dose.
I movimenti involontari (per esempio coreiformi o atetosici), che possono svilupparsi nelle fasi più avanzate della malattia, possono essere controllati riducendo la dose.
Le irregolarità nella risposta terapeutica (fenomeni di “congelamento”, “deterioramento di fine dose”e il fenomeno “on-off ") possono svilupparsi dopo un trattamento prolungato e solitamente si riducono o vengono resi tollerabili dividendo la dose in dosi più piccole e più frequenti. La dose di levodopa può quindi essere aumentata per tentativi, in più stadi, per migliorarne l'efficacia.
Agitazione, ansia, disturbi del sonno, allucinazioni, deliri e disorientamento temporale si verificano principalmente nei pazienti anziani e in pazienti con un'anamnesi corrispondente.
I disturbi circolatori come l'ipotensione ortostatica si possono solitamente migliorare riducendo la dose di levodopa/benserazide.
Si può verificare un leggero cambiamento di colore delle urine. Solitamente di colore rosso, con il tempo diventano scure.
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Sintomi da sovradosaggio
I sintomi da sovradosaggio corrispondono a un profilo più grave di effetti indesiderati, in particolare discinesia, stato confusionale, allucinazioni e disturbi del sonno. Raramente si sono osservate nausea, vomito e aritmie cardiache in seguito a sovradosaggio di levodopa/benserazide.
Trattamento in caso di sovradosaggio
In seguito a sovradosaggio acuto di levodopa/benserazide si raccomanda immediatamente una lavanda gastrica, un monitoraggio costante, misure di supporto e un particolare monitoraggio della funzione cardiaca. Le aritmie cardiache possono richiedere la somministrazione di agenti antiaritmici, per esempio beta-bloccanti. Non esistono antidoti specifici.
Categoria farmacoterapeutica: anti-Parkinsoniano, levodopa e inibitore della decarbossilasi
Codice ATC: N04B A02
La levodopa è un aminoacido usato per sostituire la dopamina carente nel morbo di almeno il 95% della levodopa assunta oralmente viene decarbossilata in organi extracerebrali Parkinson. Poichè (intestini, fegato, reni, cuore, stomaco), soltanto piccole quantità raggiungono il sistema nervoso centrale in seguito alla somministrazione di levodopa in monoterapia. Nella somministrazione di levodopa in monoterapia, la produzione di dopamina e delle corrispondenti sostanze adrenergiche nelle sedi extracerebrali comporta numerosi effetti indesiderati a livello gastrointestinale e cardiovascolare.
Alle dosi terapeutiche, la benserazide, un inibitore della decarbossilasi, non attraversa la barriera encefalica in quantità apprezzabili (meno del 6% della concentrazione plasmatica). In pratica la somministrazione contemporanea di benserazide inibisce completamente la decarbossilazione periferica della levodopa (in particolare nella mucosa intestinale). Di conseguenza, la dose di levodopa necessaria per produrre un effetto clinico simile può essere ridotta del 20% circa rispetto alla dose in monoterapia. Si evitano altresì gran parte degli effetti indesiderati gastrointestinali e cardiovascolari della dopamina accumulata in sedi periferiche.
Il componente benserazide dell’associazione può provocare un aumento della concentrazione di prolattina a causa dell'inibizione della decarbossilasi.
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Assorbimento
La levodopa viene assorbita principalmente nell'intestino tenue prossimale, indipendente dalla relativa regione. Le concentrazioni massime plasmatiche si raggiungono approssimativamente un'ora dopo la somministrazione di una dose a rilascio immediato. Le concentrazioni massime plasmatiche della levodopa e l'AUC aumentano proporzionalmente con la dose in un intervallo compreso fra 50 e 200 mg di levodopa.
L'assunzione di cibo riduce il tasso e l’entità dell’assorbimento della levodopa. Le concentrazioni massime della levodopa si riducono del 30% circa e vengono ritardate di due o tre volte in seguito a ingestione di un pasto normale. L’entità dell'assorbimento si riduce del 15% circa in seguito a somministrazione con cibo. L'assorbimento della levodopa è influenzato dalle variazioni della frequenza di svuotamento gastrico.
Distribuzione
La levodopa attraversa la barriera emato-encefalica (BEE) mediante un meccanismo di trasporto saturabile e non si lega alle proteine plasmatiche. Il volume di distribuzione è pari a 57 l. L'AUC della levodopa nel liquido cerebrospinale è pari al 12% del valore nel plasma.
Contrariamente alla levodopa, alle dosi terapeutiche la benserazide non attraversa la BEE. Le concentrazioni di benserazide risultano più elevate nei reni, nei polmoni, nell'intestino tenue e nel fegato. La benserazide attraversa la placenta.
Metabolismo
La levodopa viene metabolizzata principalmente mediante decarbossilazione, O-metilazione, transaminazione e ossidazione. Il principale percorso metabolico della levodopa consiste nella decarbossilazione a dopamina mediante una decarbossilasi degli aminoacidi aromatici, i suoi metaboliti principali sono l'acido omovanillico e l'acido diidrossifenilacetico. La metilazione della levodopa a 3-O-metildopa mediante COMT è un percorso secondario e l'emivita di eliminazione del 3-O-metildopa è di 15 ore. Questo metabolita quindi si accumula in pazienti che assumono dosi terapeutiche di levodopa/benserazide.
La somministrazione contemporanea di levodopa e benserazide riduce la decarbossilazione periferica. Questo si manifesta nell'aumento dei livelli plasmatici di aminoacidi (levodopa, 3-O-metildopa) e nella riduzione dei livelli plasmatici di catecolamine (dopamina, noradrenalina) e di acidi fenilcarbossilici (acido omovanillico e acido diidrossifenilacetico).
La benserazide viene idrolizzata a triidrossibenzilidrazina a livello della mucosa intestinale e nel fegato. Questo metabolita è un inibitore attivo della decarbossilasi degli aminoacidi aromatici.
Eliminazione
In seguito all'inibizione della decarbossilazione periferica della levodopa, l'emivita di eliminazione è di circa 1,5 ore. In pazienti anziani (65 - 78 anni di età) affetti da Parkinson, l'emivita di eliminazione aumenta del 25% circa. La clearance della levodopa è pari a 430 ml/min.
La benserazide viene escreta quasi completamente sotto forma di metaboliti. I metaboliti vengono eliminati principalmente per via renale (64%) e, in misura minore, nelle feci (24%).
Biodisponibilità
La biodisponibilità assoluta di levodopa somministrata in associazione con benserazide per inibire la decarbossilasi periferica è in media del 98% (74-112%).
Tossicità cronica
Negli studi di tossicità cronica condotti sui ratti, l’associazione levodopa/benserazide somministrata oralmente ha provocato modifiche a livello scheletrico, originatesi nei dischi chiusi delle epifisi. Le modifiche a livello osseo si sono verificate solo negli animali in fase di crescita e sono state causate dalla benserazide. Nei cani si sono osservati aumenti dose dipendenti degli enzimi epatici, degenerazione grassa del fegato, tempi di protrombina prolungati e riduzione del tessuto emopoietico del midollo osseo.
Genotossicità
Studi in vivo condotti su batteri e colture cellulari dimostrano che la levodopa e la benserazide hanno uno scarso potenziale genotossico. Non sono emerse indicazioni in base alle quali l'uso clinico sarebbe associato a un potenziale genotossico.
Tossicità riproduttiva
Gli studi condotti con levodopa/benserazide nei ratti non rivelano effetti teratogeni. Le dosi tossiche per la madre comportano solo una perdita di peso del feto.
Nel coniglio, le dosi di levodopa/benserazide tossiche per la madre hanno causato mortalità embrionale e un aumento delle anomalie scheletriche. Gli effetti tossici sono stati attribuiti alla levodopa in base a risultati precedenti con levodopa o benserazide assunti in monoterapia, che hanno rivelato un aumento nelle anomalie scheletriche e malformazioni cardiovascolari in conigli ai quali sono state somministrate dosi di levodopa elevate (tossiche per la madre).
Mannitolo
Cellulosa microcristallina
Amido di mais pregelatinizzato
Calcio fosfato dibasico, anidro
Povidone K-25
Crospovidone
Silice colloidale anidra
Ferro ossido rosso (E172)
Magnesio stearato
Non pertinente.
2 anni
Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.
Flacone in polietilene bianco opaco con tappo a vite TE/SF, con inserto in gel di silice essiccante, contenente 50 compresse.
Nessuna istruzione particolare.
Teva Italia S.r.l. – Via Messina, 38 – 20154 Milano
200 mg/50 mg compresse 50 mg – AIC 039452038/M
11 febbraio 2010
Febbraio 2010