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LIPSIN
Principio attivo: fenofibrato mg 200.
Per l’elenco degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1
Capsule rigide per uso orale
Dislipidemie caratterizzate da aumento dei trigliceridi che non rispondono al trattamento dietetico.
È anche efficace nelle ipercolesterolemie che non rispondono al trattamento dietetico.
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La dose consigliata è di 1 capsula di LIPSIN al giorno.
Durante la terapia con LIPSIN vanno rispettate le necessarie misure dietetiche.
Funzionalità renale: nell’insufficienza renale può essere necessario ridurre la dose di fenofibrato, in base alla clearance della creatinina. Una riduzione deve essere presa in considerazione in pazienti anziani con funzione renale compromessa.
Il farmaco è controindicato in caso di:
- ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti;
- insufficienza epatica (compresa la cirrosi biliare) e persistenti anormalità della funzionalità epatica di natura non chiara;
- insufficienza renale;
- fotoallergia nota o reazioni di fototossicità durante il trattamento con fibrati o ketoprofene;
- malattia della colecisti;
- pancreatite acuta o cronica ad eccezione della pancreatite acuta dovuta a grave ipertrigliceridemia;
- gravidanza accertata o presunta e durante l’allattamento.
Il prodotto non deve essere impiegato in età pediatrica, non essendo ancora disponibile un’esperienza sufficiente.
Prima di ricorrere all’impiego del prodotto è consigliabile saggiare l’efficacia di un trattamento dietetico ipolipemizzante.
Se dopo diversi mesi di somministrazione di fenofibrato (da 3 a 6 mesi) i livelli lipidici sierici non si sono ridotti in modo soddisfacente, dovrebbero essere prese in considerazione misure terapeutiche complementari o differenti.
Funzionalità renale
Il trattamento deve essere interrotto in caso di aumento dei livelli di creatinina maggiori del 50% rispetto al limite superiore di normalità (ULN). Si raccomanda di controllare la creatinina nei primi 3 mesi successivi all’inizio del trattamento, e dopo periodicamente.
Funzionalità epatica
Come per altri farmaci ipolipemizzanti, sono stati riportati, in alcuni pazienti, aumenti dei livelli delle transaminasi. Nella maggioranza dei casi questo aumento è stato di carattere transitorio, lieve ed asintomatico. Si raccomanda di effettuare frequenti controlli delle prove di funzionalità epatica (in particolare monitorare i livelli di transaminasi ogni 3 mesi durante i primi 12 mesi di trattamento), e dopo periodicamente, dei tassi ematici, dei lipidi ed esami emocromocitometrici.
Attenzione deve essere riservata ai pazienti che sviluppano un aumento dei livelli di transaminasi e il trattamento deve essere interrotto se i livelli di AST e ALT aumentano più di 3 volte rispetto al limite superiore dei valori normali.
In presenza di eventuali sintomi indicativi di un’epatite (ad es. ittero, prurito), devono essere condotti opportuni esami di laboratorio e, se necessario, il trattamento con fenofibrato deve essere interrotto.
Nel caso che la risposta al farmaco non sia soddisfacente o in presenza di persistente anormalità delle prove di funzionalità epatica, si consiglia di sospendere il trattamento.
Da usare con cautela con un’anamnesi di epatopatia.
Pancreatite
Come per altri fibrati, sono stati segnalati casi di pancreatite in pazienti che assumono fenofibrato (vedere paragrafi 4.3 e 4.8). Ciò può rappresentare una mancata efficacia in pazienti con ipertrigliceridemia severa, un effetto diretto del farmaco o un fenomeno secondario a formazione di calcoli o depositi sabbiosi nel tratto biliare con ostruzione del dotto biliare.
Sistema muscolare
A seguito di somministrazione di fibrati o di altri agenti ipolipemizzanti, sono stati segnalati casi di tossicità muscolare, compresi rarissimi casi di rabdomiolisi.
L’incidenza di questi effetti aumenta in caso di ipoalbuminemia e pregressa insufficienza renale.
La tossicità muscolare deve essere sospettata nei pazienti che presentano una mialgia diffusa, miosite, crampi muscolari, debolezza e/o un aumento marcato della CPK (livelli superiori di 5 volte i valori normali). In questi casi il trattamento con fenofibrato deve essere interrotto.
Il rischio di tossicità muscolare può essere aumentato se il farmaco viene somministrato con un altro fibrato o con un inibitore della HMG-CoA reduttasi, particolarmente nei casi di preesistente malattia muscolare. Conseguentemente, la co-prescrizione di fenofibrato con una statina deve essere riservata ai pazienti con dislipidemia combinata grave ed elevato rischio cardiovascolare senza una storia pregressa di miopatia e monitorando attentamente l’insorgenza di segni e/o sintomi di tossicità muscolare.
Cautela deve essere usata nel trattamento di soggetti con bassi livelli sierici di albumina per la possibile insorgenza di mialgie, crampi muscolari e rabdomiolisi con aumento dei livelli di creatininkinasi.
Da usare con cautela in soggetti con ulcera peptica poiché quest’ultima potrebbe riattivarsi.
Per pazienti iperlipidemici che assumono estrogeni o contraccettivi contenenti estrogeni deve essere accertato se si tratti di iperlipidemia di natura primaria o secondaria (possibile aumento dei valori lipidici causato da estrogeni assunti per via orale).
Le capsule rigide contengono lattosio non sono quindi adatte per i soggetti con deficit di lattasi, galattosemia o sindrome da malassorbimento di glucosio/galattosio.
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Anticoagulanti orali
Il fenofibrato aumenta l’effetto degli anticoagulanti orali e può aumentare il rischio di sanguinamento. Si raccomanda di ridurre la dose di anticoagulanti di circa un terzo all’inizio del trattamento e successivamente di aggiustarla gradualmente, se necessario, in base all’INR (International Normalised Ratio).
Ciclosporina
Alcuni casi severi di alterazione reversibile della funzionalità renale sono stati riportati durante l’assunzione concomitante di fenofibrato e ciclosporina. La funzionalità renale in questi pazienti deve perciò essere strettamente monitorata e il trattamento con fenofibrato interrotto in caso di gravi alterazioni dei parametri di laboratorio.
Inibitori della HMG-CoA reduttasi e altri fibrati: vedere paragrafo 4.4.
Enzimi del citocromo P450
Studi in vitro con microsomi epatici umani indicano che il fenofibrato e l’acido fenofibrico non sono inibitori delle isoforme CYP3A4, CYP2D6, CYP2E1, o CYP1A2 del citocromo (CYP) P450. Essi sono deboli inibitori del CYP2C19 e CYP2A6, e inibitori lievi-moderati del CYP2C9 alle concentrazioni terapeutiche.
I pazienti che assumono fenofibrato e farmaci metabolizzati dal CYP2C19, CYP2A6 e specialmente dal CYP2C9 e che hanno un ristretto indice terapeutico, devono essere attentamente monitorati e, se necessario, si raccomanda di aggiustare la dose di questi farmaci.
Non usare in gravidanza accertata o presunta e durante l’allattamento.
Non sono segnalati particolari effetti sulla capacità di guidare e sull’uso di macchine.
Le reazioni avverse più comunemente segnalate durante il trattamento con fenofibrato sono disturbi digestivi, gastrici o intestinali.
I seguenti effetti indesiderati sono stati osservati durante studi clinici controllati verso placebo (n= 2344) alle frequenze sotto riportate:
Classificazione Organo Sistema (MedDRA) | Comuni >1/100, < 1/10 | Non comuni >1/1.000, < 1/100 | Rari > 1/10.000, < 1/1.000 | Molto rari <1/10.000, incluse segnalazioni isolate |
Disturbi del sistema sanguigno e linfatico | | | Riduzione dell’emoglobina; riduzione della conta leucocitaria | |
Disturbi del sistema immunitario | | | Ipersensibilità | |
Disturbi del sistema nervoso | | Cefalea | Fatica e vertigini | |
Malattie vascolari | | Tromboembolia (embolia polmonare, trombosi venosa profonda)* | | |
Disturbi gastrointestinali | Segni e sintomi gastrointestinali (dolore addominale, nausea, vomito, diarrea, flatulenza) | Pancreatite* | | |
Disturbi epatobiliari | Aumento delle transaminasi | Colelitiasi | Epatite | |
Disturbi della cute e degli annessi sottocutanei | | Ipersensibilità cutanea (es rash, prurito, orticaria) | Alopecia; reazioni di fotosensibilità | |
Disturbi muscoloscheletrici e del tessuto connettivo | | Disturbi muscolari (es mialgia, miosite, aumento della CPK, spasmi muscolari e debolezza | | |
Disturbi dell’apparato riproduttivo e mammario | | Disfunzione sessuale | | |
Esami diagnostici | | Aumento della creatinina | Aumento dell’urea | |
* Nello studio FIELD, uno studio randomizzato controllato con placebo, eseguito su 9795 pazienti con diabete mellito di tipo 2, un aumento statisticamente significativo dei casi di pancreatite è stato osservato nei pazienti che ricevevano fenofibrato rispetto a coloro che ricevevano il placebo (0,8% contro 0,5 %; p=0,031). Nello stesso studio, è stato riportato un aumento statisticamente significativo dell’aumento di incidenza di embolia polmonare (0,7% nel gruppo trattato con placebo contro 1,1% nel gruppo trattato con fenofibrato; p=0,022) e un aumento non statisticamente significativo delle trombosi venose profonde (placebo: 1,0% [48/4900 pazienti] contro fenofibrato 1,4% [67/4895 pazienti]; p=0,074).
Sono stati riportati anche i seguenti effetti indesiderati: varie forme di aritmie cardiache, segni di disfunzione renale quali: disuria, oliguria, ematuria e proteinuria, polifagia e aumento di peso.
Oltre agli eventi segnalati negli studi clinici, i seguenti effetti indesiderati sono stati segnalati spontaneamente durante la commercializzazione di fenofibrato. Dai dati disponibili non si può stimare una frequenza precisa che perciò è da considerarsi “non nota”.
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche: malattia polmonare interstiziale.
Disturbi muscoloscheletrici e del tessuto connettivo: rabdomiolisi.
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Sono stati segnalati solo casi aneddotici di sovradosaggio con fenofibrato.
Nella maggior parte dei casi non sono stati segnalati sintomi da sovradosaggio. Non è conosciuto uno specifico antidoto.
Se si sospetta un sovradosaggio, si deve ricorrere al trattamento sintomatico ed istituire appropriate misure di supporto.
Il fenofibrato non può essere eliminato con l’emodialisi.
LIPSIN inibisce la sintesi epatica degli acidi grassi, dei trigliceridi e del colesterolo. Per il colesterolo tale inibizione avviene a livello della HMG-CoA reduttasi enzima chiave della sintesi del colesterolo. Di conseguenza si ha una diminuzione dei tassi plasmatici delle lipoproteine ad alto potere aterogenetico.
Accanto a queste fondamentali proprietà ipolipidemizzanti sono stati dimostrati sperimentalmente e clinicamente un effetto ipouricemizzante e un effetto antiaggregante piastrinico.
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Assorbimento: il prodotto immodificato non è ritrovabile a livello plasmatico, mentre lo è il maggiore matabolita plasmatico, farmacologicamente attivo, l’acido fenofibrico.
La concentrazione plasmatica massima viene raggiunta in media dopo 4 ore dall’assunzione del farmaco. La concentrazione plasmatica media è dell’ordine di 15 mg/ml per una posologia di 1 capsula di LIPSIN al giorno, concentrazione che rimane stabile durante i periodi di trattamento continuato.
Emivita plasmatica: l’emivita plasmatica di eliminazione dell’acido fenofibrico è dell’ordine di 20 ore.
Metabolismo ed escrezione: l’eliminazione avviene essenzialmente per via urinaria. Il fenofibrato è principalmento escreto sotto forma di acido fenofibrico e del suo derivato glucuroconiugato.
Gli studi di farmacocinetica, dopo somministrazione singola o in dosi ripetute, permettono di affermare che non c’è accumulo di prodotto. L’acido fenofibrico non è eliminato in trattamento emodialitico.
Tossicità acuta: la DL50 per os è stata studiata su più specie di animali ed è risultata superiore a 5.000 mg/kg nel topo, ratto e cavia. Nel cane non si è evidenziato alcun segno di tossicità alla dose di 4.000 mg/kg.
La DL50 per via i.p. è superiore a 5.000 mg/kg nel ratto e a 500 mg/kg nella cavia.
Tossicità cronica: il farmaco somministrato per os al cane Beagle, alla dose di 25-100 mg/kg/die per la durata di 6-24 mesi non ha determinato né mortalità né variazioni significative a carico dei vari organi ed apparati.
Studi sul ratto a 3 mesi e soprattutto studi sulla scimmia a 12 mesi con dosaggi oscillanti tra 12 e 200 mg/kg/die hanno evidenziato l’assenza di modificazioni indotte dal trattamento.
In particolare nella scimmia non è stata osservata epatomegalia, né modificazioni della struttura istologica a livello epatico.
Teratogenesi: le prove di teratogenesi sono state effettuate su coniglio, ratto e topo. In tutte e tre le specie di animali non si sono manifestati effetti embriotossici o teratogeni sistemici o specifici.
Lattosio, magnesio stearato, amido pregelatinizzato, sodio laurilsolfato, crospovidone.
Non sono stati segnalati particolari tipi di incompatibilità.
3 anni, a confezionamento integro.
Conservare le capsule nella loro confezione originale. Non conservare al di sopra dei 30°C.
Astuccio contenente 2 blister opachi in PVC/alluminio da 10 capsule.
Confezione da 20 capsule.
Nessuna istruzione particolare.
Farmaceutici CABER S.p.A. - Viale Città d’Europa, 681 - Roma
AIC n. 029257019
19.08.1998 / 19.08.2003
Marzo 2009