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METALYSE 8.000 U POLVERE E SOLVENTE PER SOLUZIONE INIETTABILE
Metalyse 8.000 unità
Un flaconcino contiene 8.000 unità (40 mg) di tenecteplase.
Una siringa preriempita contiene 8 ml di acqua per preparazioni iniettabili.
La soluzione ricostituita contiene 1.000 unità (5 mg) di tenecteplase per ml.
Il titolo di tenecteplase è espresso in unità (U) utilizzando un riferimento standard che è specifico per tenecteplase e non è paragonabile alle unità utilizzate per altri agenti trombolitici.
Tenecteplase è un attivatore del plasminogeno fibrino-specifico prodotto in una linea di cellule ovariche di criceto cinese mediante la tecnologia del DNA ricombinante.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1
Polvere e solvente per soluzione iniettabile.
La polvere è di colore da bianco a quasi bianco. La preparazione ricostituita è una soluzione limpida da incolore a leggermente gialla.
Metalyse è indicato negli adulti per il trattamento trombolitico dell’infarto miocardico sospetto con persistente elevazione del ST o recente blocco di branca sinistra entro 6 ore dall’insorgenza dei sintomi dell’infarto miocardico acuto (IMA).
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Metalyse deve essere prescritto da medici esperti nell’utilizzo del trattamento trombolitico e che dispongano delle attrezzature necessarie per monitorare tale uso.
Il trattamento con Metalyse dovrebbe essere iniziato il più precocemente possibile dall’insorgenza dei sintomi.
Metalyse deve essere somministrato sulla base del peso corporeo, con una dose massima di 10.000 unità (50 mg di tenecteplase). Il volume necessario per somministrare la dose corretta può essere calcolato dal seguente schema:
Classe di peso corporeo | Tenecteplase | Tenecteplase | Corrispondente volume della soluzione ricostituita |
(kg) | (U) | (mg) | (ml) |
< 60 | 6.000 | 30 | 6 |
≥ 60 fino a < 70 | 7.000 | 35 | 7 |
≥ 70 fino a < 80 | 8.000 | 40 | 8 |
≥ 80 fino a < 90 | 9.000 | 45 | 9 |
≥ 90 | 10.000 | 50 | 10 |
Per i dettagli vedere paragrafo 6.6: Precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione |
La dose necessaria deve essere somministrata come singolo bolo endovenoso di circa 10 secondi.
Una preesistente linea endovenosa può essere utilizzata per la somministrazione di Metalyse solo con soluzione di sodio cloruro allo 0,9%. Metalyse è incompatibile con soluzione di destrosio.
Nessun altro farmaco deve essere aggiunto alla soluzione per iniezione.
Popolazione pediatrica
L’uso di Metalyse non è raccomandato nei bambini (età inferiore a 18 anni) per la mancanza di dati sulla sicurezza e sull’efficacia.
Terapia aggiuntiva
La terapia antitrombotica aggiuntiva con inibitori delle piastrine ed anticoagulanti deve essere somministrata in accordo alle attuali linee guida di trattamento relative alla gestione dei pazienti con infarto miocardico con elevazione del tratto ST.
Eparina non frazionata ed enoxaparina sono state utilizzate come terapia antitrombotica aggiuntiva negli studi clinici con Metalyse.
L’acido acetilsalicilico deve essere somministrato il prima possibile dopo l’insorgenza dei sintomi e continuato come trattamento cronico, se non controindicato.
Metalyse non deve essere somministrato a pazienti con storia di reazione anafilattica (cioè pericolosa per la vita) ad uno qualsiasi dei costituenti (ossia tenecteplase o uno degli eccipienti) o alla gentamicina (una traccia residua dal processo produttivo). Se tuttavia il trattamento con tenecteplase è ritenuto necessario, devono essere immediatamente disponibili in caso di necessità idonee strutture per la rianimazione.
Inoltre, Metalyse è controindicato nei seguenti casi, perchè la terapia trombolitica è associata ad un più elevato rischio di emorragia:
- Significativi disordini emorragici sia in corso che negli ultimi 6 mesi
- Pazienti sottoposti a concomitante terapia anticoagulante orale (INR > 1,3)
- Qualsiasi storia di danno al sistema nervoso centrale (cioè neoplasma, aneurisma, intervento chirurgico intracranico o intraspinale)
- Diatesi emorragica nota
- Ipertensione grave non controllata
- Interventi chirurgici maggiori, biopsia di un organo parenchimale, o trauma significativo negli ultimi 2 mesi (questo comprende qualsiasi trauma associato al presente IMA)
- Trauma recente alla testa o al cranio
- Rianimazione cardiopolmonare prolungata (> 2 minuti) entro le ultime 2 settimane
- Pericardite acuta e/o endocardite batterica subacuta
- Pancreatite acuta
- Disfunzione epatica grave, compreso insufficienza epatica, cirrosi, ipertensione portale (varici esofagee) ed epatite attiva
- Ulcera peptica attiva
- Aneurisma arterioso e malformazione venosa/arteriosa nota
- Neoplasia con aumentato rischio emorragico
- Qualsiasi storia nota di ictus emorragico o di ictus di origine sconosciuta
- Storia nota di ictus ischemico o di attacco ischemico transitorio nei 6 mesi precedenti
- Demenza
Sanguinamento
La complicanza più comunemente riscontrata durante la terapia con Metalyse è il sanguinamento. L’uso concomitante di terapia anticoagulante con eparina può contribuire al sanguinamento. Poiché la fibrina subisce una lisi durante la terapia con Metalyse, può verificarsi sanguinamento nel sito di una recente iniezione. Pertanto la terapia trombolitica richiede un’attenzione particolare per tutti i possibili siti in cui può verificarsi un sanguinamento (inclusi i siti di inserzione del catetere, i siti di iniezione intrarteriosa e venosa, i siti di incannulazione e i siti di puntura da ago). Durante il trattamento con Metalyse occorre evitare l’uso di cateteri rigidi come pure di iniezioni intramuscolari e la manipolazione non essenziale del paziente.
Sono state osservate più frequentemente emorragie nel luogo di iniezione e occasionalmente sanguinamento genitourinario e gengivale.
Nel caso si verifichi grave sanguinamento, in particolare emorragia cerebrale, la somministrazione concomitante di eparina deve essere interrotta immediatamente. Si deve considerare la somministrazione di protamina se è stata somministrata eparina entro 4 ore prima dell’insorgenza della sintomatologia emorragica. Per i pochi pazienti che non hanno risposto a queste misure prudenziali, può essere indicato un utilizzo corretto di prodotti di trasfusione. La trasfusione di crioprecipitato, plasma fresco congelato e piastrine va monitorata con valutazioni cliniche e di laboratorio dopo ogni somministrazione. Con l’infusione di crioprecipitato è auspicabile un livello di fibrinogeno pari a 1g/l. Come ultima alternativa si possono somministrare agenti antifibrinolitici. Nelle condizioni seguenti, il rischio della terapia con Metalyse può aumentare e deve essere valutato rispetto i benefici attesi:
- Pressione sistolica >160 mm Hg
- Malattia cerebrovascolare
- Sanguinamento gastrointestinale o genitourinario recente (entro gli ultimi 10 giorni)
- Alta probabilità di trombo del cuore sinistro, come per esempio in caso di stenosi mitrale con fibrillazione atriale
- Qualsiasi iniezione intramuscolare recente nota (entro gli ultimi 2 giorni)
- Età avanzata, cioè superiore a 75 anni
- Basso peso corporeo < 60 kg
Aritmie
La trombolisi coronarica può indurre aritmie associate alla riperfusione. Si raccomanda di tenere immediatamente disponibile una terapia antiaritmica per bradicardia e/o tachiaritmie ventricolari (pace-maker, defibrillatore) quando viene somministrato Metalyse.
Antagonisti del GPIIb/IIIa
L’uso concomitante degli antagonisti del GPIIb/IIIa aumenta il rischio di sanguinamento.
Ipersensibilità/Ri-somministrazione
Non è stata osservata la formazione di anticorpi contro tenecteplase dopo il trattamento. Tuttavia non c’è esperienza sistematica circa la ri-somministrazione di Metalyse. È necessaria cautela nella somministrazione di Metalyse a persone con ipersensibilità nota (diversa dalla reazione anafilattica) al principio attivo, ad uno qualsiasi degli eccipienti o alla gentamicina (una traccia residua dal processo produttivo). Nel caso si verifichi una reazione anafilattoide, l’iniezione deve essere interrotta immediatamente e deve essere iniziata una terapia appropriata. In ogni caso tenecteplase non deve essere ri-somministrato prima di aver valutato i livelli dei fattori emostatici quali fibrinogeno, plasminogeno e alfa2-antiplasmina.
Intervento Coronarico Percutaneo (PCI) Primario
Se è programmato un PCI primario in accordo alle correnti linee guida di trattamento, Metalyse somministrato come nello studio ASSENT-4 PCI (vedere paragrafo 5.1), non deve essere utilizzato.
Popolazione pediatrica
L’uso di Metalyse nei bambini (età inferiore a 18 anni) non è raccomandato per la mancanza di dati sulla sicurezza e sull’efficacia.
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Non sono stati effettuati studi ad hoc per valutare l’interazione tra Metalyse e altri medicinali comunemente somministrati a pazienti con IMA. Comunque, l’analisi dei dati di più di 12.000 pazienti trattati durante la fase I, II e III non ha rivelato alcuna interazione clinicamente rilevante con medicinali comunemente utilizzati nei pazienti con IMA e utilizzati contemporaneamente a Metalyse.
Il rischio di emorragie prima, durante o dopo la terapia di Metalyse, può aumentare con l’uso di medicinali che influenzano la coagulazione o che alterano la funzione delle piastrine (per esempio ticlopidina, clopidogrel, LMWH).
L’uso concomitante degli antagonisti del GPIIb/IIIa aumenta il rischio di sanguinamento.
Gravidanza
Non c’è esperienza sull’impiego di tenecteplase durante la gravidanza. Poiché gli studi condotti negli animali (vedere anche il paragrafo 5.3) hanno evidenziato un elevato rischio di sanguinamento vaginale presumibilmente dalla placenta e di interruzione della gravidanza, il beneficio del trattamento deve essere valutato rispetto ai rischi potenziali che possono aggravare una situazione acuta pericolosa per la vita.
Allattamento
Non è noto se tenecteplase è escreto nel latte materno. L’allattamento deve essere sospeso entro le prime 24 ore successive alla terapia trombolitica.
Fertilità
Non sono stati effettuati studi preclinici di fertilità per tenecteplase. Negli studi di tossicità preclinica a dose ripetuta condotti con tenecteplase, l’istopatologia non ha rivelato alcun risultato riguardo gli organi riproduttivi maschili.
Non pertinente.
L’emorragia è un effetto indesiderato molto comune associato all’uso di tenecteplase. L’emorragia nel luogo di iniezione è principalmente di grado superficiale. Comunemente si osservano ecchimosi ma solitamente non richiedono nessun trattamento specifico. Nei pazienti con ictus (incluso sanguinamento intracranico) ed altri episodi di sanguinamento grave sono state riportate morte ed invalidità permanente.
Le reazioni avverse di seguito elencate sono riportate in accordo alla frequenza ed alla classificazione per sistemi e organi.
I raggruppamenti per frequenza sono definiti in accordo alla seguente convenzione: Molto comune (≥1/10), Comune (≥1/100, <1/10), Non comune (≥1/1000, <1/100), Raro (≥1/10000, <1/1000), Molto raro (<1/10000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
La tabella 1 riporta la frequenza delle reazioni avverse.
Classificazione per sistemi e organi | Reazione avversa |
Disturbi del sistema immunitario |
Raro | Reazione anafilattoide (compreso rash cutaneo, orticaria, broncospasmo, edema laringeo) |
Patologie del sistema nervoso |
Non comune | Emorragia intracranica (quale emorragia cerebrale, ematoma cerebrale, ictus emorragico, trasformazione emorragica dell’ictus, ematoma intracranico, emorragia subaracnoidea) compresi sintomi associati quali sonnolenza, afasia, emiparesi, convulsioni |
Patologie dell’occhio |
Non comune | Emorragia oculare |
Patologie cardiache |
Non comune | Aritmie da riperfusione (quali asistole, aritmia idioventricolare accelerata, aritmia, extrasistole, fibrillazione atriale, blocco atrioventricolare dal grado I fino al completo, bradicardia, tachicardia, aritmia ventricolare, fibrillazione ventricolare, tachicardia ventricolare) si verificano in stretta relazione temporale al trattamento con tenecteplase. Le aritmie da riperfusione possono portare ad arresto cardiaco, possono mettere a rischio la vita e richiedere l’uso di terapie antiaritmiche convenzionali. |
Raro | Emorragia pericardica |
Patologie vascolari |
Molto comune | Emorragia |
Raro | Embolia (embolizzazione trombotica) |
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche |
Comune | Epistassi |
Raro | Emorragia polmonare |
Patologie gastrointestinali |
Comune | Emorragia gastrointestinale (quale emorragia gastrica, ulcera gastrica emorragica, emorragia rettale, ematemesi, melena, emorragia del cavo orale) |
Non comune | Emorragia retroperitoneale (quale ematoma retroperitoneale) |
Non nota | Nausea, vomito |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo |
Comune | Ecchimosi |
Patologie renali e urinarie |
Comune | Emorragia urogenitale (quale ematuria, emorragia del tratto urinario) |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione |
Comune | Emorragia al sito di iniezione, emorragia da puntura |
Esami diagnostici |
Raro | Diminuzione della pressione arteriosa |
Non nota | Aumento della temperatura corporea |
Traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura |
Non nota | Embolia lipidica che può portare alle corrispondenti conseguenze negli organi coinvolti |
Come con gli altri agenti trombolitici, sono stati riportati come postumi dell’infarto miocardico e/o somministrazione trombolitica i seguenti effetti:
- molto comune (≥1/10): ipotensione, disturbi del battito cardiaco e del ritmo, angina pectoris
- comune (≥1/100, <1/10): ischemia ricorrente, insufficienza cardiaca, re-infarto miocardico, shock cardiogeno, pericardite, edema polmonare
- non comune (≥1/1000, <1/100): arresto cardiaco, insufficienza della valvola mitralica, versamento pericardico, trombosi venosa, tamponamento cardiaco, rottura del miocardio
- raro (≥1/10000, <1/1000): embolia polmonare.
Questi effetti cardiovascolari possono essere pericolosi per la vita e possono portare alla morte.
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Nel caso di sovradosaggio, ci può essere un aumentato rischio di sanguinamento. Nel caso di prolungato sanguinamento grave, si può considerare una terapia di sostituzione (plasma, piastrine), vedere anche paragrafo 4.4.
Categoria farmacoterapeutica: agente antitrombotico, codice ATC: B01A D11.
Meccanismo d’azione
Tenecteplase è un attivatore ricombinante del plasminogeno fibrinospecifico che deriva dal t-PA nativo tramite modifiche in tre punti della struttura della proteina. Si lega alla componente fibrinica del trombo (coagulo di sangue) e converte selettivamente il plasminogeno legato al trombo in plasmina, che a sua volta degrada la matrice di fibrina del trombo. Tenecteplase ha una più alta fibrinospecificità e una maggiore resistenza all’inattivazione da parte del suo inibitore endogeno (PAI-1) rispetto al t-PA nativo.
Effetti farmacodinamici
Dopo la somministrazione di tenecteplase, sono stati osservati un consumo dose-dipendente di a2-antiplasmina (l’inibitore in fase fluida della plasmina) e un conseguente aumento nel livello di formazione della plasmina sistemica. Questa osservazione è coerente con il voluto effetto dell’attivazione del plasminogeno. In studi comparativi una diminuzione minore del 15% nel fibrinogeno e una riduzione minore del 25% nel plasminogeno sono state osservate nei soggetti trattati con la dose massima di tenecteplase (10.000 U corrispondenti a 50 mg), mentre alteplase ha causato una diminuzione del 50% nei livelli di fibrinogeno e plasminogeno. A 30 giorni non è stata rilevata la formazione di anticorpi clinicamente correlati.
Effetti clinici
I dati di pervietà emersi dagli studi angiografici di fase I e II suggeriscono che tenecteplase, somministrato come singolo bolo endovenoso, è efficace in maniera dose-dipendente nel dissolvere il coagulo di sangue nell’arteria correlata all’infarto nei pazienti con IMA in corso.
Uno studio su vasta scala sulla mortalità (ASSENT II) in circa 17.000 pazienti ha mostrato che tenecteplase è terapeuticamente equivalente ad alteplase nel ridurre la mortalità (6,2% per entrambi i trattamenti a 30 giorni limite superiore del 95% CI per il rapporto di rischio relativo di 1,124) e che l’utilizzo di tenecteplase è associato ad una incidenza significativamente minore di sanguinamenti non intracranici (26,4% vs. 28,9%, p=0,0003). Questo si traduce in una minore necessità di trasfusione (4,3% vs. 5,5%, p=0,0002). Si è verificata emorragia intracranica nello 0,93% e nello 0,94% dei casi trattati con tenecteplase ed alteplase, rispettivamente.
La pervietà coronarica e i limitati dati sugli esiti clinici hanno mostrato che i pazienti con IMA sono stati trattati con successo anche più tardi rispetto alle 6 ore dall’insorgenza della sintomatologia.
Lo studio ASSENT-4 PCI è stato disegnato per dimostrare se, in 4.000 pazienti con infarto miocardio esteso, il pre-trattamento con una dose piena di tenecteplase e in concomitanza fino a 4.000 UI di eparina non frazionata in bolo singolo somministrato prima dell’Intervento Coronarico Percutaneo (PCI) da effettuarsi tra 60 e 180 minuti, poteva portare a migliori risultati rispetto al solo PCI. Lo studio è stato terminato anticipatamente con 1.167 pazienti randomizzati, a causa della mortalità numericamente superiore nel gruppo di pazienti in cui il PCI era facilitato dalla somministrazione di tenecteplase. Il verificarsi dell’endpoint primario, endpoint composito di morte o shock cardiogeno o insufficienza cardiaca congestizia entro 90 giorni, era significativamente maggiore nel gruppo trattato con lo schema in valutazione di tenecteplase seguito da un immediato PCI di routine: 18,6% (151/810) rispetto a 13,4% (110/819) nel gruppo sottoposto solo a PCI, p=0,0045. Questa differenza significativa fra i gruppi relativamente all’endpoint primario a 90 giorni si manifestava già in ospedale ed a 30 giorni.
Numericamente tutti i componenti dell’endpoint clinico composito erano favorevoli al regime che prevedeva il solo PCI: morte: 6,7% vs. 4,9% p=0,14; shock cardiogeno: 6,3% vs. 4,8% p=0,19; insufficienza cardiaca congestizia: 12,0% vs. 9,2% p=0,06 rispettivamente. Gli endpoint secondari re-infarto e rivascolarizzazione ripetuta del vaso bersaglio erano significativamente aumentati nel gruppo pre-trattato con tenecteplase: re-infarto: 6,1% vs. 3,7% p=0,0279; rivascolarizzazione ripetuta del vaso bersaglio: 6,6% vs. 3,4% p=0,0041. I seguenti eventi avversi si sono verificati più frequentemente con la somministrazione di tenecteplase prima del PCI: emorragia intracranica: 1% vs. 0% p=0,0037; ictus: 1,8% vs. 0% p=0,0001; sanguinamenti maggiori: 5,6% vs. 4,4% p=0,3118; sanguinamenti minori: 25,3% vs. 19,0% p=0,0021; trasfusioni di sangue: 6,2% vs. 4,2% p=0,0873; improvvisa chiusura del vaso: 1,9% vs. 0,1% p=0,0001.
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Tenecteplase è una proteina ricombinante somministrata per via endovenosa, che attiva il plasminogeno. Tenecteplase è rapidamente eliminato dal compartimento sanguigno attraverso il legame a recettori specifici nel fegato dove viene metabolizzato a piccoli peptidi. Comunque il legame con i recettori epatici è ridotto rispetto al t-PA nativo, portando ad una prolungata emivita. I dati sulla distribuzione nei tessuti e sull’eliminazione sono stati ottenuti da studi su ratto con tenecteplase radiomarcato. Tenecteplase si distribuisce principalmente nel fegato. Non è noto se e in quale percentuale il tenecteplase si leghi alle proteine plasmatiche nell’uomo.
Dopo iniezione di tenecteplase come singolo bolo endovenoso in pazienti con infarto miocardico acuto, l’antigene di tenecteplase mostra un’eliminazione bifasica dal plasma. Non c’è dose-dipendenza della clearance di tenecteplase nell’intervallo di dosaggio terapeutico. L’emivita iniziale, dominante, è di 24±5,5 minuti (media ± SD), che è 5 volte più lunga rispetto al t-PA nativo. L’emivita finale è di 129±87 minuti e la clearance plasmatica è di 119±49 ml/minuto.
Con l’aumento del peso corporeo si ha un moderato aumento della clearance di tenecteplase e con quello dell’età si ha una leggera diminuzione della clearance. In generale le donne mostrano una clearance minore rispetto agli uomini, ciò può essere motivato dal peso corporeo generalmente minore nelle donne.
Non è noto nell’uomo l’effetto di disfunzione renale ed epatica sulla farmacocinetica di tenecteplase. Non è disponibile un’esperienza specifica che possa guidare l’aggiustamento posologico di tenecteplase in pazienti con insufficienza epatica e grave insufficienza renale. Tuttavia sulla base dei dati sugli animali, non si prevede che una disfunzione renale interferisca con la farmacocinetica.
Nel ratto, nel coniglio e nel cane la somministrazione di una singola dose endovenosa ha mostrato solamente alterazioni reversibili dose-dipendenti dei parametri di coagulazione con emorragia locale nel luogo di iniezione, che è stato considerato come conseguenza dell’effetto farmacodinamico di tenecteplase. Studi di tossicità a dosi multiple nel ratto e nel cane hanno confermato le osservazioni sopra esposte, ma la durata dello studio è stata limitata a due settimane dalla formazione di anticorpi alla proteina umana di tenecteplase, che ha portato all’anafilassi.
Dati di sicurezza farmacologica nella scimmia cynomolgus hanno mostrato un calo della pressione sanguigna seguito da variazioni dell’ECG, ma questi si sono verificati ad esposizioni che sono state considerevolmente più elevate rispetto all’esposizione clinica.
Tenendo conto dell’indicazione e della somministrazione singola nell’uomo, gli studi sulla tossicità riproduttiva sono stati limitati ad uno studio di embriotossicità nel coniglio, come specie sensibile. Tenecteplase ha provocato la morte di tutte le nidiate durante il periodo centrale dell’organogenesi. Quando tenecteplase è stato somministrato durante i periodi centrale o finale dell’organogenesi le madri hanno mostrato sanguinamento vaginale il giorno successivo alla prima dose. Mortalità embrionale secondaria è stata osservata 1-2 giorni più tardi. Non sono disponibili dati sul periodo fetale.
Non sono attese mutagenicità e cancerogenicità per questa classe di proteine ricombinanti e prove di genotossicità e di cancerogenicità non sono state necessarie.
Dopo somministrazione della formulazione finale di tenecteplase per via endovenosa, intra-arteriosa o paravenosa non c’è stata irritazione locale dei vasi sanguigni.
Polvere:
L-arginina
Acido fosforico
Polisorbato 20.
Solvente:
Acqua per preparazioni iniettabili
Metalyse è incompatibile con soluzioni di destrosio per infusione.
Validità in confezione-vendita
2 anni
Soluzione ricostituita
La stabilità chimica e fisica nelle condizioni di uso è stata dimostrata per 24 ore a 2-8°C e per 8 ore a 30°C.
Da un punto di vista microbiologico, il prodotto deve essere utilizzato immediatamente dopo ricostituzione. Se non utilizzato immediatamente, il periodo e le condizioni di conservazione del prodotto pronto all’uso prima dell’utilizzo sono responsabilità dell’utilizzatore e non dovrebbero essere normalmente superiori a 24 ore a 2-8°C.
Non conservare a temperatura superiore ai 30° C. Tenere il contenitore nell’imballaggio esterno.
Per le condizioni di conservazione del medicinale ricostituito, vedere il paragrafo 6.3.
Flaconcino di vetro di classe I da 20 ml, con tappo rivestito di gomma grigia (B2-42) e capsula di chiusura flip-off contenente polvere per soluzione iniettabile.
Una siringa in plastica da 10 ml preriempita con 8 ml di acqua per preparazioni iniettabili per la ricostituzione.
Adattatore sterile del flaconcino.
Ago sterile monouso.
Metalyse deve esser ricostituito aggiungendo l’intero volume di acqua per preparazioni iniettabili dalla siringa preriempita al flaconcino contenente la polvere per iniezione.
1. Assicurarsi che sia stato scelto il flaconcino appropriato secondo il peso corporeo del paziente.
Classe di peso corporeo | Volume della soluzione ricostituita | Tenecteplase | Tenecteplase |
(kg) | (ml) | (U) | (mg) |
< 60 | 6 | 6.000 | 30 |
≥ 60 fino a < 70 | 7 | 7.000 | 35 |
≥ 70 fino a < 80 | 8 | 8.000 | 40 |
≥ 80 fino a < 90 | 9 | 9.000 | 45 |
≥ 90 | 10 | 10.000 | 50 |
2. Controllare che la capsula del flaconcino sia ancora intatta.
3. Rimuovere la capsula di chiusura flip-off dal flaconcino.
4. Rimuovere il tappino dalla sommità della siringa. Quindi avvitare immediatamente la siringa pre-riempita sull’adattatore del flaconcino e penetrare il tappo del flaconcino nel mezzo con la punta dell’adattatore del flaconcino.
5. Aggiungere l’acqua per preparazioni iniettabili nel flaconcino spingendo lo stantuffo della siringa lentamente verso il basso per evitare il formarsi di schiuma.
6. Ricostituire agitando delicatamente.
7. Il preparato ricostituito risulta in una soluzione da incolore a giallo pallido, limpida.
Deve essere usata solo la soluzione limpida senza particelle.
8. Immediatamente prima di somministrare la soluzione, invertire il flaconcino con la siringa ancora attaccata, di modo che la siringa si trovi sotto il flaconcino.
9. Prelevare il volume necessario di soluzione ricostituita di Metalyse nella siringa, secondo il peso corporeo del paziente.
10. Staccare la siringa dall’adattatore del flaconcino.
11. Metalyse deve essere somministrato al paziente per via endovenosa in circa 10 secondi. Non deve essere somministrato in una linea contenente destrosio.
12. La soluzione non utilizzata deve essere eliminata.
In alternativa, la ricostituzione può essere effettuata con l’ago incluso.
Boehringer Ingelheim International GmbH - Binger Strasse 173, D-55216 Ingelheim am Rhein - Germania
EU/1/00/169/005, AIC: 035370055
Data di prima autorizzazione: 23 febbraio 2001
Data dell’ultimo rinnovo: 23 febbraio 2006
4 giugno 2010