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MIDAZOLAM MAYNE
1 ml di soluzione iniettabile contiene:
Principio attivo: 1 mg (5 mg) di Midazolam come Midazolam cloridrato 1,1 mg (5,6 mg).
Ciascuna fiala da 5 ml e flaconcino da 50 ml contengono rispettivamente 5 mg e 50 mg di Midazolam. (Ciascuna fiala da 3 ml e 10 ml contengono rispettivamente 15 mg e 50 mg di Midazolam).
Per gli eccipienti vedere 6.1
Soluzione iniettabile.
Trasparente, incolore o di colore giallo chiaro.
Sedazione prima e durante procedure diagnostiche e interventi terapeutici con o senza anestesia locale.
Induzione dell’anestesia generale.
Sedazione continua prolungata in pazienti sottoposti a ventilazione assistita in terapia intensiva.
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Midazolam è un potente farmaco sedativo che richiede la somministrazione lenta e la personalizzazione del dosaggio secondo il fabbisogno clinico, lo stato fisico, l’età e i trattamenti concomitanti. L’iniezione endovenosa deve avvenire lentamente (2,5 mg circa ogni 10 secondi per l’induzione dell’anestesia e 1 mg in 30 secondi per la sedazione). L’effetto si manifesta dopo circa 2 minuti.
Sedazione prima e durante procedure diagnostiche e interventi terapeutici :
Adulti :
La dose iniziale è di (0,5-)1-2,5 mg (0,035 mg/kg) per via endovenosa, 5-10 minuti prima dell’intervento. Se necessario, si possono somministrare dosaggi aggiuntivi per via endovenosa di 1 mg ad intervalli di 2 minuti. I dosaggi totali, comunque, generalmente non devono eccedere i 5 mg per via endovenosa. In caso di uso concomitante di altri farmaci depressivi del SNC il dosaggio di midazolam deve essere ridotto.
Anziani e pazienti gravemente ammalati :
Il dosaggio iniziale deve essere ridotto a 1 mg per via endovenosa nei pazienti seriamente debilitati e anziani. L’iniezione deve avvenire lentamente (1 mg in 30 secondi). Il dosaggio totale in generale non deve eccedere i 3,5 mg per via endovenosa.
Bambini :
La sicurezza ed efficacia d’uso del midazolam come sedativo endovenoso nelle procedure minori nei bambini non sono state stata valutate.
Il paziente deve essere posto preferibilmente in posizione supina che va mantenuta nel corso di tutta la durata della procedura.
Sedazione endovenosa in terapia intensiva :
Per la sedazione in unità di terapia intensiva, il dosaggio deve essere sempre aggiustato in base allo stato di sedazione desiderato secondo la risposta clinica, l’età e le medicazioni concomitanti.
I pazienti in trattamento con midazolam, per la sedazione in unità di terapia intensiva, devono essere sottoposti a ventilazione di supporto.
La dose iniziale è di 0,03 – 0,3 mg per kg di peso corporeo che va somministrata in un periodo di cinque minuti.
Il dosaggio di mantenimento è di 0,03-0,2 mg/kg/ora per infusione endovenosa.
Il dosaggio deve essere ridotto oppure la dose di carico iniziale deve persino essere omessa nei pazienti ipovolemici, con vasocostrizione, ipotermici o ipotesi.
L’uso del midazolam per periodi superiori ai 14 giorni non è stato stabilito dai lavori clinici.
Quando utilizzato in maniera continua per più di pochi giorni, la velocità di infusione di midazolam deve essere stabilita su basi giornaliere al fine di ridurre il rischio di accumulo e di recupero prolungato. Di routine deve essere usato un punteggio di sedazione.
La concentrazione raccomandata di una soluzione per infusione in pazienti in condizioni critiche è di 1 mg/ml.
Induzione dell’anestesia generale :
Induzione dell’anestesia: 0,15-0,2 mg per chilogrammo di peso corporeo per via endovenosa, in combinazione con un analgesico. Il dosaggio deve essere ridotto in pazienti chirurgici ad alto rischio, negli anziani e nei pazienti debilitati (in questi pazienti la dose raccomandata per l’induzione è fino a 0,1 mg/kg).
L’analgesico deve essere somministrato per primo, se il midazolam è associato ad un analgesico.
Si procede quindi all’aggiustamento della dose di midazolam in base allo stato di sedazione desiderato.
Miastenia gravis.
Ipersensibilità al principio attivo, alle altre benzadiazepine o ad uno degli eccipienti.
Insufficienza respiratoria grave.
Sindrome dell’apnea da sonno.
Grave scompenso epatico.
Intossicazione acuta da alcool, ipnotici, antidepressivi neurolettici o litio.
Glaucoma da restringimento acuto dell’angolo camerulare.
Per il potenziale rischio d’insorgenza d’apnea, il midazolam deve essere somministrato preferibilmente da un medico anestesista.
I pazienti, cui è stato somministrato midazolam per via parenterale, devono essere valutati attentamente prima di essere dimessi dall’ospedale – in generale non prima delle tre ore dal trattamento – e vanno accompagnati a casa da un adulto responsabile.
Midazolam causa amnesia anterograda dose dipendente. L’amnesia prolungata può rappresentare dei problemi per i pazienti ambulatoriali.
Gli inibitori dell’enzima CYP3A4 come gli antimicotici azolici, antibiotici macrolidi ecc. aumentano in maniera notevole le concentrazioni plasmatiche del midazolam. I trattamenti concomitanti vanno evitati. Nell’evenienza in cui ciò non fosse possibile, la dose di midazolam deve essere ridotta (consultare la sezione 4.5 “Interazioni con altri medicinali e altre forme d’interazione”).
Il paziente non deve guidare né operare macchinari nelle dodici ore successive al trattamento.
A seguito della somministrazione di midazolam, sono state segnalate depressione respiratoria e perfino arresto respiratorio. In alcuni casi – qualora non identificato con immediatezza – ciò è stato fatale o ha causato ipossia cerebrale.
Per questo motivo, l’iniezione di midazolam deve avvenire solo nelle strutture in cui sono disponibili apparecchiature per la rianimazione.
E’ necessaria prestare attenzione ai pazienti ad alto rischio in cui si somministra midazolam come negli anziani, pazienti in condizioni generali compromesse, pazienti obesi, pazienti con malattie ostruttive delle vie aeree, con insufficienza renale cronica, con scompenso cardiaco e pazienti pediatrici con instabilità cardiovascolare. In questi pazienti, la dose e la velocità d’infusione devono essere ridotte e regolate individualmente; i pazienti vanno monitorati in maniera continua; bisogna prestare una particolare attenzione ai segni precoci di variazione delle funzioni vitali. Nei pazienti anziani e nei pazienti con insufficienza renale cronica e scompenso cardiaco la velocità d’escrezione del midazolam può essere ridotta.
Le benzodiazepine sono controindicate nei pazienti con grave insufficienza epatica per aumentato rischio di encefalopatia.
Le benzodiazepine devono essere usate con cautela nei pazienti con precedente storia d’abuso d’alcool o di droghe.
Nei neonati e negli infanti fino a 4-6 mesi d’età (in particolare nei prematuri) la clearance di midazolam è marcatamente ridotta. In questo gruppo di pazienti la somministrazione di midazolam è, quindi, possibile solo dopo un’attenta valutazione rischio/beneficio.
Essendo limitata la documentazione sull’efficacia e sulla sicurezza del midazolam per via endovenosa nei bambini e negli adolescenti d’età inferiore ai 18 anni, il beneficio previsto va attentamente valutato rispetto ai possibili rischi.
Nei bambini esiste un aumentato rischio di depressione respiratoria dopo somministrazione di midazolam, quindi, nei bambini d’età inferiore ai 12 anni il farmaco deve essere somministrato solo da un medico anestesista o con supporto ventilatorio.
Non essendo possibile escludere il rischio d’esacerbazione di una psicosi acuta è necessaria una speciale attenzione dei pazienti schizofrenici o affetti da depressione endogena.
Una condizione di ipovolemia deve essere corretta con infusioni prima dell’anestesia.
Il rischio di gravi effetti indesiderati è particolarmente elevato dopo alti dosaggi o dopo somministrazione veloce. Sono state segnalate reazioni come inquietudine, movimenti riflessi (movimenti tonici e clonici e tremore muscolare), iperattività e movimenti a scatto. Queste reazioni possono essere causate da una somministrazione insufficiente, eccessiva o impropria di midazolam; ciò nonostante, è da prendere in considerazione anche la possibilità d’ipossia cerebrale oppure di reazioni parossistiche. Al manifestarsi di dette reazioni deve essere valutata la risposta a ciascuna dose di midazolam, e a tutti gli altri farmaci, incluso gli anestetici locali.
L’iniezione endoarteriosa, in tutti i casi, deve essere evitata perché può causare danno tissutale vascolare e in alcuni casi perfino necrosi.
Similmente alla somministrazione parenterale d’ipnotici, bisogna verificare l’accesso venoso almeno durante il periodo dell’intervento chirurgico in condizioni di sedazione basale.
Il rischio di dipendenza aumenta con la dose e con la durata del trattamento, ed è stata riportata una perdita d’efficacia durante la sedazione particolarmente prolungata nelle unità di terapia intensiva.
Dopo somministrazione prolungata per via endovenosa, la brusca interruzione del farmaco potrà dar luogo ad una sintomatologia da astinenza (consultare la sezione 4.8 “ Effetti indesiderati”). Si raccomanda quindi una graduale riduzione del trattamento.
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Midazolam può dar luogo ad un potenziamento dell’effetto anestetico, ciò include la depressione respiratoria, o sedativo d’altri farmaci ad azione centrale come i neurolettici, i tranquillanti, gli antidepressivi, gli anticonvulsivanti, gli ipnotici, gli analgesici, gli anestetici e gli antistaminici sedativi. Il rischio di depressione respiratoria è particolarmente marcato con trattamento concomitante d’analgesici narcotici.
Il potenziamento reciproco tra midazolam e alcool po’ dar luogo, in alcuni pazienti, a reazioni imprevedibili; ai pazienti deve essere pertanto consigliato di non ingerire bevande alcoliche prima e per almeno 12 ore dall’iniezione del farmaco.
Un’interazione clinicamente rilevante può manifestarsi tra midazolam e composti in grado di inibire determinati enzimi epatici (principalmente il citocromo P 450 3A). Queste sostanze sono note influenzare la farmacocinetica del midazolam e di causare un’anestesia più profonda e di maggiore durata. Al momento queste reazioni avvengono con cimetidina, eritromicina, claritromicina, roxitromicina, diltiazem, verapamil, inibitori delle proteasi (amprenavir, indinavir, nelfinavir, ritonavir, saquinavir), fluconazolo, ketoconazolo e itraconazolo, fluoxetin, nefazodon. La somministrazione di midazolam deve essere evitata, se possibile, nei pazienti in trattamento concomitante con una delle suddette sostanze o con altri agenti che inibiscono il citocromo P450 3A. Il dosaggio deve essere ridotto al 50-75% qualora ciò non fosse possibile. Questi pazienti devono essere tenuti sotto attenta osservazione.
In uno studioin vitro, alcuni farmaci (per esempio l’amiodarone, farmaci antipsicotici) hanno inibito l’idrossilazione di midazolam. In teoria, sono possibili interazioni con molti farmaci. Il significato clinico di questi risultati non è stato ancora stabilito.
L’effetto ipotensivo di farmaci antiipertensivi e vasodilatatori può essere potenziato da midazolam.
L’uso cronico di sodio valproato potrebbe innalzare i livelli di midazolam. La teofillina può attenuare gli effetti di midazolam.
Utilizzo in gravidanza: siccome midazolam attraversa la placenta, questo farmaco non deve essere utilizzato durante i primi tre mesi di gravidanza. Midazolam non deve essere usato durante gli ultimi sei mesi salvo se ritenuto essenziale dal medico curante. Non devono essere somministrati dosaggi elevati di midazolam, come per tutte le benzodiazepine, durante gli ultimi tre mesi di gravidanza.
E’ necessaria una particolare attenzione quando le benzodiazepine sono somministrate durante il parto poiché dosaggi singoli elevati possono causare aritmia cardiaca e ipotonia nel feto e causare ipotermia, ipotonia, depressione respiratoria e ridotta suzione (sindrome “floppy infant”) nel neonato.
Il rischio di anomalie, secondarie all’ingestione di dosaggi terapeutici di benzodiazepine negli stadi precoci della gravidanza sembra essere basso nonostante diversi studi epidemiologici abbiano rivelato un evidente aumento di rischio di palatoschisi. Ci sono stati alcuni rapporti di deformità dopo sovradosaggio e intossicazione.
Vi può essere rischio che gli infanti nati da madri in trattamento con benzodiazepine durante la gravidanza possano sviluppare una dipendenza fisica e vi sono rari casi di infanti affetti da sindrome da astinenza. Studi negli animali hanno dato indicazione di disturbi del comportamento nella prole.
Utilizzo durante l’allattamento: Midazolam viene escreto nel latte materno, pertanto se somministrato per via parenterale durante l’allattamento al seno, quale misura cautelativa, questo va interrotto per 1 - 2 giorni.
I pazienti non devono guidare né operare macchinari per un periodo di 12 ore dopo somministrazione di midazolam e per periodi maggiori nei casi di sedazione prolungata come dopo dosaggio ripetuto o continuo oppure a seguito dell’uso concomitante di altre sostanze depressive del SNC. La sedazione, l’amnesia e per la perdita della concentrazione e una ridotta funzionalità muscolare possono avere effetti avversi sulla capacità di guidare le auto o operare con macchinari.
I più comuni effetti indesiderati che si possono manifestare a seguito della somministrazione di midazolam per via parenterale sono le variazioni delle funzioni vitali, in particolare sono spesso osservate una perdita del volume respiratorio e/o una caduta della frequenza del respiro o apnea.
L’apnea è solitamente di breve durata, e il respiro si ripristina in maniera rapida e spontanea.
Sono stati inoltre osservati, a seguito di iniezioni endovenose, gravi effetti indesiderati cardiorespiratori, che includevano depressione respiratoria, apnea, arresto respiratorio e/o cardiaco, in molti casi fatali. Questi eventi a rischio di vita possono manifestarsi in particolar modo nei pazienti anziani oppure nei pazienti con preesistente insufficienza respiratoria, in particolare nei casi in cui sono somministrati dosaggi eccessivi oppure iniettati in maniera veloce.
Contestualmente, sono anche possibili variazioni della pressione ematica e della frequenza cardiaca. Le modifiche dei parametri cardiovascolari sono modeste ma possono includere un calo della pressione arteriosa media, della gittata cardiaca, del volume sistolico e della resistenza vascolare sistemica. Tali modifiche possono essere importanti nei pazienti con ridotta capacità di apporto di ossigeno al miocardio e ipovolemici.
Occasionalmente sono state riportate le seguenti reazioni: singhiozzo, nausea, vomito, tosse secca, marcata sedazione, mal di testa, vertigini e sintomatologia locale come sensibilità, eritema e indurimento del sito di iniezione. Ciò nonostante il numero di casi con dolore e tromboflebite secondari all’iniezione era più basso.
Gli effetti indesiderati che seguono sono stati riportati successivamente alla somministrazione endovenosa in meno dell’1% dei casi:
Sistema respiratorio: laringospasmo, broncospasmo, dispnea, iperventilazione, respirazione faticosa, respiro corto, ostruzione delle vie aeree, respiro rapido.
Sistema cardiovascolare: pulsazione bigeminale, contrazioni ventricolari premature, episodi vasovagali, tachicardia, ritmo nodale.
Tratto gastrointestinale: sapore amaro in bocca, aumentata salivazione, vomito.
SNC/Neuromuscolare: amnesia retrograda, euforia, confusione, aggressività, nervosismo, ansietà, sensazione di ubriachezza, inquietudine, improvviso delirio o eccitazione, allucinazioni, prolungato stato di veglia dall’anestesia e sogni, disturbi del sonno, insonnia, incubi notturni, movimenti atetosici, spasmi muscolari, atassia, capogiri, disforia, linguaggio non chiaro, disfonia, parestesia.
Altri organi sensori: visione offuscata, visione doppia, nistagmo, miosi, flutter palpebrale, visione alterata, disturbi della convergenza, disturbi dell’udito, perdita dell’equilibrio, disorientamento.
Cute: orticaria, gonfiore o bruciore della cute, sensazione di caldo o freddo, cute macchiata, prurito, in particolare nel sito di iniezione.
Miscellanea: sbadigli, letargia, tremori, astenia, mal di denti, svenimento, ematoma.
Reazioni di ipersensibilità generale: tra l’altro, stati tipo shock – riportati solo raramente. Ci sono stati rapporti isolati di convulsioni cerebrali in particolare nei neonati. I pazienti devono essere avvertiti che l’uso del prodotto può causare amnesia
E’ stata riportata sindrome da astinenza a seguito della cessazione brusca dopo somministrazione continua (per più di 3-5 giorni) di midazolam per la sedazione a lungo termine. Possono manifestarsi i seguenti sintomi: mal di testa, mialgia, ansietà, tensione, inquietudine, confusione, irritabilità , insonnia da rimbalzo, cambiamenti dell’umore, allucinazioni (alcune di natura sessuale) e convulsioni. Pertanto, il trattamento deve essere interrotto solo gradualmente.
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I sintomi da sovradosaggio sono rappresentati principalmente da un’intensificazione degli effetti farmacologici (sedazione, debolezza muscolare, sonno profondo) o da eccitazione di tipo paradosso. Confusione, stanchezza, atassia, disturbi della visione, a dosaggi elevati sonno profondo o perfino perdita della coscienza, depressione respiratoria, collasso circolatorio. In casi estremi di sovradosaggio, si può verificare coma, ariflessia, depressione cardiopolmonare e apnea, che richiedono contromisure appropriate (ventilazione, supporto cardio-vascolare)
Nei casi di sintomatologia modesta da intossicazione, lasciare che il paziente riprenda conoscenza in maniera naturale tenendolo sotto osservazione medica. Se necessario, la circolazione deve essere supportata da farmaci con azione periferica del tipo noradrenalina e da espansione del volume plasmatico. Al manifestarsi di un’insufficienza respiratoria, che può essere causata da un rilassamento periferico muscolare, si fa uso della ventilazione artificiale. Qualora non si possa escludere un’ intossicazione mista può essere utile la diuresi forzata, l’emodialisi e la dialisi peritoneale. L’esperienza disponibile sugli effetti dell’emoperfusione con carbone attivo è insufficiente. Bisogna istituire un trattamento profilattico contro le infezioni.
L’antidoto specifico è flumazenil. Nel sospetto di un’intossicazione mista, per esempio con altri farmaci con attività centrale, flumazenil deve essere utilizzato con cautela. Si possono manifestare gli effetti tossici di altre sostanze psicotropiche (in particolare convulsioni con antidepressivi triciclici) a causa della neutralizzazione dell’effetto protettivo delle benzodiazepine da parte del flumazenil.
Flumazenil deve essere usato con cautela nei pazienti epilettici in trattamento con benzodiazepi
Midazolam è un derivato delle benzodiazepine appartenente al gruppo degli ipnotici e tranquillanti (codice ATC N05CD08).
Midazolam possiede le proprietà tipiche farmacologiche delle benzodiazepine, come le proprietà ansiolitiche, rilassante muscolare, anticonvulsivante, amnesico, sedative e ipnotiche. Midazolam aumenta la normale trasmissione dell’acido ã-aminobutirrico nel SNC tramite speciali recettori benzodiazepinici. GABA inibisce la trasmissione di diverse sostanze neurotrasmettitrici come la noradrenalina, la serotonina, la dopamina e l’acetilcolina. L’effetto rilassante muscolare periferico è trasmesso da riflessi spinali sinaptici. Midazolam non causa effetti analgesici rilevanti e pertanto non può essere usato in sostituzione degli analgesici.
La scelta della premedicazione e il trattamento concomitante con altri anestetici può influenzare la durata e l’intensità dell’effetto del midazolam sul SNC. L’azione è rapida all’inizio (si manifesta sonno profondo in 2-3 minuti dalla somministrazione di una dose endovenosa efficace) ed è di breve durata. Un’amnesia anterograda spesso accompagna il periodo di massima sedazione e persiste per circa 1-1,5 ore. La durata dell’effetto e la durata dell’amnesia dipende dalla dose e dalla sensibilità del paziente.
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Gli effetti farmacocinetici del midazolam nell’uomo dopo somministrazione di una dose singola possono essere descritti con un modello tri-compartimentale. L’emivita di distribuzione è compresa tra 4 e 30 minuti circa, l’emivita di eliminazione è compresa tra circa 1,5 e 3 ore.
L’emivita di distribuzione è < 0,5 ore, ciò comporta una riduzione della concentrazione plasmatica entro le 2 ore dalla somministrazione endovenosa al 10% della concentrazione iniziale. Il volume di distribuzione calcolato allo steady-state è di 1,1-1,7 l/kg. Midazolam è legato alle proteine plasmatiche per il 96-98%. Attraversa la placenta e viene escreto nel latte materno.
Il metabolismo del midazolam è rapido e quasi completo. Midazolam è metabolizzato dal citocromo P450. L’effetto primo-passaggio per midazolam è di circa il 40-50%. Il metabolita principale è l’á- idrossimetilmidazolam che, anche se attivo, ha un’emivita più breve (0,8-1,0 ore) rispetto al composto parente e pertanto contribuisce all’effetto ma non lo prolunga. Un secondo metabolita del midazolam è il 4-idrossimidazolam. I due metaboliti sono rapidamente combinati con l’acido glucuronico e vengono escreti per via renale. Il metabolita principale costituisce il 50-70% della dose somministrata nelle urine.
Nei volontari sani, l’emivita terminale è di circa 1,5-3 ore e la clearance è di 300-800ml/min.
Negli anziani l’emivita di eliminazione può essere tre volte maggiore di quella di pazienti più giovani. Nei pazienti in terapia intensiva in cui si somministra midazolam per infusione endovenosa continua per una sedazione protratta, l’emivita può essere sei volte più lunga. La velocità di infusione deve quindi essere regolata in base alla risposta clinica.
L’emivita di eliminazione è anche essa protratta nei pazienti con scompenso cardiaco, insufficienza renale o epatica cronica oppure nei pazienti obesi.
Nei neonati e negli infanti fino a 4-6 mesi di età (specialmente nei prematuri) la clearance di midazolam è marcatamente ridotta.
Non vi è evidenza di rischio sulla sicurezza nell’uomo dopo studi negli animali di laboratorio. Ciò si evince dai dati di tossicità ottenuti dopo trattamento cronico, studi di tossicità genica, di carcinogenicità , tossicità sulla riproduzione e sulla sicurezza farmacologica.
Sodio cloruro, acido cloridrico, sodio idrossido, acqua per preparazioni iniettabili.
La specialità medicinale non deve essere diluita con soluzioni per uso parenterale a parte quelle elencate nella sezione 6.6 “Istruzioni per l’impiego e la manipolazione”.
Nell’evenienza in cui si desidera miscelare il farmaco con altri prodotti prima della somministrazione la loro compatibilità deve essere verificata. L’infusione endovenosa in miscela con sodio lattato (soluzione di Hartmann’s) deve essere evitata a causa di una diminuzione del titolo del midazolam.
Non è confermata la compatibilità tra midazolam e la soluzione di Ringer, né tra midazolam e le sacche infusionali in polietilene e in polipropilene.
Midazolam precipita in soluzioni contenenti bicarbonato. In teoria, le soluzioni iniettabili di midazolam sono instabili in soluzioni a pH neutro o alcalino.
La miscelazione di midazolam con albumina, amoxicillina sodica, ampicillina sodica, bumetamide, desametasone sodio fosfato, dimenidrinato, floxacillina sodica, furosemide, idrocortisone sodio succinato, pentobarbital sodico, perfenazina, procloroperazina edisilato, raniditidina, tiopentale sodico o trimetoprimsulfametossazolo, causa l’immediata formazione di un precipitato bianco.
Con nafcillina sodica si forma immediatamente un’opalescenza seguita da un precipitato bianco.
Con ceftazidima si forma un’opalescenza. Con metotressato sodico si forma un precipitato giallo.
Con clonidina idrocloridrato si forma una colorazione arancione. Con omeprazolo sodico si forma una colorazione marrone seguita da un precipitato marrone. Con forscarnet sodico si produce un gas.
Midazolam, inoltre, non deve essere miscelato con aciclovir, albumina, alteplase, acetazolam bisodico, diazepam, enoximone, flecainide acetato, fluorouracile, imipenem, meziocillina sodica, fenobarbital sodico, fenitoina sodica, potassio canrenoato, sulbactam sodico, teofillina, trometamolo, urochinase.
Validità della confezione integra: 24 mesi.
Validità dopo diluizione: la stabilità chimica e fisica in uso delle diluizioni è stata dimostrata per 24 ore a temperatura ambiente (circa 22°C). Da un punto di vista microbiologico, il prodotto deve essere usato immediatamente. Quando non usato immediatamente, l’utilizzatore è responsabile sia della durata sia della modalità di conservazione in uso, che in ogni caso non saranno superiori a 24 ore a 2-8°C, quando il farmaco è stato ricostituito/diluito in condizioni controllate e validate di asepsi.
Conservare il flaconcino e/o le fiale nell’astuccio di cartone originale.
Concentrazione 1mg/1ml:
Confezione da 5 fiale di vetro trasparente Tipo I da 5 ml cadauna
Confezione da 10 fiale di vetro trasparente Tipo I da 5 ml cadauna
Confezione da 1 flaconcino di vetro trasparente Tipo I da 50ml con tappo di gomma
Concentrazione 5mg/1ml:
Confezione da 5 fiale di vetro trasparente Tipo I da 10 ml cadauna
Confezione da 10 fiale di vetro trasparente Tipo I da 10 ml cadauna
Confezione da 5 fiale di vetro trasparente Tipo I da 3 ml cadauna
Confezione da 10 fiale di vetro trasparente Tipo I da 3 ml cadauna
Tutte le presentazioni sono monouso.
Prima dell’uso ispezionare visivamente. Utilizzare solo se la soluzione è trasparente e senza particelle.
Dopo l’uso gettare l’eventuale residuo del prodotto non utilizzato.
Il flaconcino da 50mg/50ml può essere utilizzato con adatti dispositivi medici.
Preparazioni delle infusioni perfusionali: per concentrazioni fino a 0,02 mg/ml il prodotto è risultato stabile sia fisicamente che chimicamente per 24 ore a temperatura ambiente (circa 22°C) quando miscelato con liquidi infusionali contenenti destrosio al 4% più sodio cloruro 0,18%, destrosio 5% o sodio cloruro 0,9%.
Mayne Pharma (Italia) srl
Via Fiorelli, 12 – 80121 Napoli
035420013/MG Midazolam Mayne 1 mg/1 ml Fiala da 5 mg/5 ml Soluzione iniettabile – 5 fiale
035420025/MG Midazolam Mayne 1 mg/1 ml Fiala da 5 mg/5 ml Soluzione iniettabile – 10 fiale
035420037/MG Midazolam Mayne 5 mg/1 ml Fiala da 50mg/10ml Soluzione iniettabile – 5 fiale
035420049/MG Midazolam Mayne 5 mg/1 ml Fiala da 50mg/10ml Soluzione iniettabile – 10 fiale
035420052/MG Midazolam Mayne 5 mg/1 ml Fiala da 15mg/3 ml Soluzione iniettabile – 5 fiale
035420064/MG Midazolam Mayne 5 mg/1 ml Fiala da 15mg/3 ml Soluzione iniettabile – 10 fiale
035420076/MG Midazolam Mayne 1 mg/1 ml 1 Flaconcino 50mg/50ml Soluzione iniettabile
07.2002
05.2002