Pubblicità
NEBIVOLOLO RANBAXY 5 MG
Ogni compressa contiene 5 mg di nebivololo equivalenti a 5,45 mg di nebivololo cloridrato. Eccipiente: 85,96 mg di lattosio monoidrato/compressa.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1
Compressa.
Compressa bianca, rotonda, biconvessa, incisa a croce su un lato, con un diametro approssimativamente di 9 mm.
Nebivololo Ranbaxy 5 mg compresse può essere diviso in quarti uguali.
Ipertensione
Trattamento dell’ipertensione essenziale.
Insufficienza cardiaca cronica
Trattamento dell’insufficienza cardiaca stabile, lieve e moderata in aggiunta a terapie standard in pazienti anziani di 70 anni o più.
Pubblicità
Metodo di somministrazione
La compressa o sue parti deve essere deglutita con una sufficiente quantità di liquido (per es. un bicchiere d’acqua). La compressa può essere assunta con o senza cibo.
Ipertensione
Adulti
La dose è una compressa (5 mg) al giorno, preferibilmente alla stessa ora della giornata.
L’effetto di diminuzione della pressione sanguigna risulta evidente dopo 1-2 settimane di trattamento. Occasionalmente, l’effetto ottimale si raggiunge solo dopo 4 settimane.
Combinazione con altri agenti antiipertensivi
I beta-bloccanti possono essere usati da soli o contemporaneamente ad altri agenti antiipertensivi.
Ad oggi, è stato osservato un effetto antiipertensivo aggiuntivo solo quando Nebivololo Ranbaxy 5 mg compresse è associato con idroclorotiazide 12,5-25 mg.
Pazienti con insufficienza renale
In pazienti con insufficienza renale, la dose iniziale raccomandata è 2,5 mg al giorno. Se necessario, la dose giornaliera può essere aumentata a 5 mg.
Pazienti con insufficienza epatica
I dati in pazienti con insufficienza epatica o con funzionalità epatica compromessa sono limitati. Quindi l’uso di Nebivololo Ranbaxy 5 mg compresse è controindicato in questi pazienti.
Anziani
In pazienti con oltre 65 anni, la dose iniziale raccomandata è 2,5 mg al giorno. Se necessario, la dose giornaliera può essere aumentata a 5 mg. Tuttavia, vista la limitata esperienza in pazienti con oltre 75 anni, deve essere usata cautela e questi pazienti devono essere strettamente monitorati.
Bambini e adolescenti
Non sono stati effettuati studi in bambini e adolescenti. Pertanto l’uso in bambini e adolescenti non è raccomandato.
Insufficienza cardiaca cronica
Il trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica stabile deve essere iniziato con una graduale titolazione del dosaggio finché non viene raggiunta la dose individuale ottimale di mantenimento.
I pazienti devono avere insufficienza cardiaca stabile senza insufficienza acuta durante le ultime sei settimane. Si raccomanda che lo specialista che segue il trattamento sia esperto nel trattamento di insufficienza cardiaca cronica.
Per quei pazienti che ricevono una terapia farmacologica cardiovascolare che include diuretici e/o digossina e/o ACE inibitori e/o antagonisti dell’angiotensina II, il dosaggio di questi farmaci deve essere stabilizzato durante le ultime due settimane prima dell’inizio del trattamento con Nebivololo Ranbaxy 5 mg compresse.
La titolazione iniziale deve essere fatta secondo le seguenti fasi a intervalli di 1-2 settimane in base alla tollerabilità del paziente: 1,25 mg di nebivololo da aumentare a 2,5 mg di nebivololo una volta al giorno, poi a 5 mg una volta al giorno e poi a 10 mg una volta al giorno. La dose massima raccomandata è 10 mg di nebivololo una volta al giorno.
L’inizio della terapia e ogni aumento di dose devono essere fatti sotto la supervisione di un medico esperto per un periodo di minimo 2 ore per assicurare che lo stato clinico (specialmente per quanto riguarda la pressione sanguigna, frequenza cardiaca, disturbi della conduzione, segni di peggioramento dell’insufficienza cardiaca) rimanga stabile.
Il verificarsi di eventi avversi può impedire che tutti i pazienti vengano trattati con la dose massima raccomandata. Se necessario, la dose raggiunta può essere ridotta gradualmente e ristabilita come appropriato.
Durante la fase di titolazione, in caso di peggioramento dell’insufficienza cardiaca o intolleranza, si raccomanda prima di ridurre la dose di nebivololo, o interromperla immediatamente se necessario (in caso di ipotensione grave, peggioramento dell’insufficienza cardiaca con edema polmonare acuto, shock cardiogeno, bradicardia sintomatica o blocco AV).
Il trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica con il nebivololo è generalmente un trattamento a lungo termine.
Si raccomanda di non interrompere bruscamente il trattamento con nebivololo dal momento che questo potrebbe portare ad un peggioramento transitorio dell’insufficienza cardiaca. Se l’interruzione è necessaria, la dose deve essere diminuita gradualmente, dimezzandola settimanalmente.
Pazienti con insufficienza renale
Non è richiesto alcun aggiustamento della dose nell’insufficienza renale da lieve a moderata, poiché la titolazione alla massima dose tollerata è aggiustata individualmente. Non c’è alcuna esperienza in pazienti con insufficienza renale grave (creatinina sierica > 250 mcmol/l). Di conseguenza, non è raccomandato l’uso di nebivololo in questi pazienti.
Pazienti con insufficienza epatica
I dati nei pazienti con insufficienza epatica sono limitati. Quindi l’uso di Nebivololo Ranbaxy 5 mg compresse è controindicato in questi pazienti.
Anziani
Non è richiesto alcun aggiustamento di dose poiché la titolazione alla massima dose tollerata è aggiustata individualmente.
Bambini e adolescenti
Non sono stati effettuati studi in bambini e adolescenti. Pertanto l’uso in bambini e adolescenti non è raccomandato.
- Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
- Insufficienza epatica o compromissione della funzionalità epatica.
- Insufficienza cardiaca acuta, shock cardiogeno o episodi di scompenso cardiaco che richiedono terapia inotropica infusionale.
Inoltre, come con altri medicinali beta-bloccanti, Nebivololo Ranbaxy è controindicato in presenza di:
- Sindrome del nodo del seno, incluso blocco seno-atriale.
- Blocco cardiaco di secondo e terzo grado (senza pacemaker). - Anamnesi di broncospasmo e asma.
- grave patologia polmonare ostruttiva cronica.
- Feocromocitoma non trattato.
- Acidosi metabolica.
- Bradicardia (battito cardiaco < 60 bpm prima di iniziare la terapia).
- Ipotensione (pressione sanguigna sistolica < 90 mmHg).
- Gravi disturbi circolatori periferici.
- Combinazione di floctafenina e sultopride (vedere anche paragrafo 4.5).
Vedere anche paragrafo 4.8 Effetti indesiderati.
Le seguenti avvertenze e precauzioni si applicano agli antagonisti beta adrenergici in generale.
Anestesia
Il prolungamento del beta blocco riduce il rischio di aritmie durante l’induzione e l’intubazione. Qualora in previsione di un intervento chirurgico, si interrompa il beta blocco, la terapia con antagonisti beta adrenergici deve essere interrotta da almeno 24 ore.
Particolare attenzione deve essere osservata nell’uso di certi farmaci anestetici che possono causare depressione del miocardio. Il paziente può essere protetto contro le reazioni vagali con somministrazione endovenosa di atropina.
Sistema cardiovascolare
In generale gli antagonisti beta-adrenergici non devono essere usati in pazienti con insufficienza cardiaca congestizia non trattata, a meno che la loro condizione non si sia stabilizzata.
In pazienti con patologia cardiaca ischemica, il trattamento con gli antagonisti beta-adrenergici deve essere interrotto gradualmente, ad es. in 1-2 settimane. Se necessario, allo stesso tempo deve essere instaurata una terapia sostitutiva per prevenire un’esacerbazione dell’angina pectoris.
Gli antagonisti beta-adrenergici possono indurre bradicardia: se la frequenza del polso scende al di sotto dei 50-55 bpm a riposo e/o il paziente manifesta sintomi riconducibili alla bradicardia, deve essere ridotta la dose.
Gli antagonisti beta-adrenergici devono essere usati con cautela:
• in pazienti con patologie circolatorie periferiche (sindrome o malattia di Raynaud, claudicatio intermittens), poiché potrebbe verificarsi un peggioramento di questi disturbi;
• in pazienti con blocco cardiaco di primo grado a causa dell’effetto negativo dei beta-bloccanti sul tempo di conduzione;
• pazienti con angina di Prinzmetal a causa della incontrastata vasocostrizione arteriosa coronarica mediata dai recettori alfa: gli antagonisti beta adrenergici possono aumentare il numero e la durata degli attacchi di angina.
Generalmente, la combinazione di nebivololo con antagonisti dei canali del calcio del tipo di verapamil e diltiazem, con farmaci antiaritmici di classe I, e con farmaci antiipertensivi che agiscono a livello centrale, non è raccomandata. Per i dettagli si prega consultare paragrafo 4.5.
Metabolismo e Sistema endocrino
Nei pazienti diabetici il nebivololo, non influisce sui livelli di glucosio. Tuttavia va usato con cautela nei pazienti diabetici in quanto il nebivololo può mascherare alcuni sintomi di ipoglicemia (tachicardia, palpitazioni).
Gli agenti bloccanti beta-adrenergici possono mascherare i sintomi di tachicardia in corso di ipertiroidismo. La brusca sospensione del trattamento può intensificare questi sintomi.
Apparato respiratorio
Nei pazienti con patologie polmonari ostruttive croniche, gli antagonisti beta-adrenergici devono essere usati con cautela in quanto può essere aggravata la costrizione delle vie respiratorie.
Altro
I pazienti con storia di psoriasi devono assumere gli antagonisti beta-adrenergici solo dopo attenta valutazione.
Gli antagonisti beta-adrenergici possono aumentare la sensibilità verso gli allergeni e la gravità delle reazioni anafilattiche.
I beta-bloccanti possono causare riduzione della lacrimazione.
L’inizio del trattamento dell’Insufficienza Cardiaca Cronica con nebivololo necessita di regolare monitoraggio. Per la posologia e il metodo di somministrazione si prega consultare il paragrafo 4.2. L’interruzione del trattamento non deve avvenire bruscamente se non chiaramente indicato. Per ulteriori informazioni si prega consultare il paragrafo 4.2.
Questo medicinale contiene lattosio. I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, con deficit di Lapp-lattasi o malassorbimento glucosio-galattosio, non devono assumere questo medicinale.
Links sponsorizzati
Combinazioni controindicate:
Floctafenina (FANS): i beta bloccanti possono impedire la reazione compensatoria cardiovascolare associata all’ipotensione o shock che possono essere indotti dalla floctafenina.
Sultopride (antipsicotico): nebivololo non deve essere somministrato contemporaneamente a sultopride poiché c’è un aumentato rischio di aritmia ventricolare.
Le seguenti interazioni riguardano gli antagonisti beta-adrenergici in generale.
Combinazioni non raccomandate:
Antiaritmici di classe I (chinidinina, idrochinidina, cibenzolina, flecainide, disopiramide, lidocaina, mexiletina, propafenone): può essere potenziato l’effetto sul tempo di conduzione atrio-ventricolare ed aumentato l’effetto inotropo negativo (vedere paragrafo 4.4).
Antagonisti dei canali del calcio del tipo verapamil/diazepam: influenza negativa sulla contrattilità e la conduzione atrio-ventricolare. La somministrazione endovenosa di verapamil in pazienti con trattamento β-bloccante può portare a profonda ipotensione e blocco atrio-ventricolare (vedere paragrafo 4.4).
Antiipertensivi che agiscono a livello centrale (clonidina, guanfacina, moxonidina, metildopa, rilmenidina): l’uso contemporaneo di farmaci antiipertensivi che agiscono a livello centrale può peggiorare l’insufficienza cardiaca attraverso una diminuzione del tono centrale simpatico (riduzione del ritmo cardiaco e del flusso cardiaco, vasodilatazione) (vedere paragrafo 4.4). Una improvvisa astensione, particolarmente prima dell’interruzione del beta-bloccante, può aumentare il rischio di "ipertensione di rimbalzo".
Combinazioni da usare con cautela:
Farmaci antiaritmici di classe III (Amiodarone): l’effetto sul tempo di conduzione atrio-ventricolare può essere potenziato.
Anestetici alogenati volatili: l’uso contemporaneo di antagonisti beta-adrenergici e anestetici può attenuare la tachicardia riflessa e aumentare il rischio di ipotensione (vedere paragrafo 4.4). Come regola generale, evitare l’improvvisa astensione del trattamento con beta-bloccanti. L’anestesista deve essere informato quando il paziente assume Nebivololo Ranbaxy 5 mg compresse.
Insulina e farmaci antidiabetici orali: anche se il nebivololo non influisce sul livello di glucosio, l’uso contemporaneo può mascherare alcuni sintomi di ipoglicemia (palpitazioni, tachicardia).
Baclofen (agente antispastico), amifostina (antineoplastico aggiunto): l’uso contemporaneo con antiipertensivi è probabile che aumenti la caduta della pressione sanguigna, quindi il dosaggio di medicinale antiipertensivo deve essere aggiustato di conseguenza.
Meflochina (farmaco antimalarico): teoricamente la co-somministrazione di agenti bloccanti β-adrenergici potrebbe contribuire al prolungamento dell’intervallo QTc.
Combinazioni da prendere in considerazione:
Glucosidi digitatici: l’uso contemporaneo può aumentare il tempo di conduzione atrio-ventricolare. Gli studi clinici con il nebivololo non hanno mostrato evidenza clinica di un’interazione. Il nebivololo non influenza la cinetica della digossina.
Calcio antagonisti del tipo diidropiridina (amlodipina, felodipina, lacidipina, nifedipina, nicardipina, nimodipina, nitrendipina): l’uso contemporaneo può aumentare il rischio di ipotensione, e non può essere escluso un aumento del rischio di un ulteriore deterioramento della funzionalità della pompa ventricolare nei pazienti con insufficienza cardiaca.
Antipsicotici, antidepressivi (triciclici, barbiturici e fenotiazine), nitrati organici come anche altri agenti antiipertensivi: l’uso contemporaneo può aumentare l’effetto ipotensivo dei beta-bloccanti (effetto additivo).
Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS): nessuna conseguenza sull’effetto di riduzione della pressione del sangue del nebivololo. Bisogna segnalare che piccole dosi antitrombotiche giornaliere di acido acetilsalicilico (per es. 50 o 100 mg) possono essere usate senza pericolo con Nebivololo Ranbaxy 5 mg compresse.
Agenti simpaticomimetici: l’uso contemporaneo può contrapporsi all’effetto degli antagonisti β-adrenergici. Gli agenti beta-adrenergici possono indurre un’attività alfa-adrenergica incontrastata degli agenti simpaticomimetici con effetti sia alfa- sia beta-adrenergici (rischio di ipertensione, grave bradicardia e blocco cardiaco).
Interazioni farmacocinetiche
Poiché il metabolismo del nebivololo coinvolge l’isoenzima CYP2D6, la co-somministrazione di sostanze che inibiscono questo enzima, specialmente paroxetina, fluoxetina, tioridazina, chinidina, terbinafina, bupropione, clorochina e levomepromazina può portare all’aumento dei livelli plasmatici di nebivololo associato ad un aumentato rischio di bradicardia eccessiva ed eventi avversi.
La co-somministrazione di cimetidina aumenta i livelli plasmatici di nebivololo, senza modificare l’effetto clinico. La co-somministrazione della ranitidina non influisce sulla farmacocinetica del nebivololo. I due trattamenti possono essere prescritti insieme, a condizione che Nebivololo Ranabxy 5 mg compresse venga preso con il pasto, e un antiacido fra i pasti.
La combinazione di nebivololo e nicardipina aumenta lievemente i livelli plasmatici di entrambi i farmaci, senza modificare l’effetto clinico. La co-somministrazione di alcol, furosemide o idroclorotiazide non influisce sulla farmacocinetica del nebivololo. Il nebivololo non influisce sulla farmacocinetica e sulla farmacodinamica del warfarin.
Uso in gravidanza
Il nebivololo possiede effetti farmacologici che possono causare effetti dannosi in gravidanza e/o per il feto/neonato. In generale, i bloccanti i recettori beta-adrenenergici riducono la perfusione placentare, che è stata associata a ritardo della crescita, morte intrauterina, aborto o travaglio precoce. Gli effetti avversi (per es. ipoglicemia e bradicardia) possono verificarsi nel feto e nel bambino neonato. Se il trattamento con i bloccanti i recettori beta-adreneregici è necessario, sono preferibili i bloccanti selettivi dei recettori beta 1- adrenergici.
Il nebivololo non deve essere usato durante la gravidanza se non chiaramente necessario. Se il trattamento con il nebivololo è considerato necessario, il flusso sanguigno uteroplacentale e la crescita fetale devono essere monitorati. In caso di effetti dannosi sulla gravidanza o sul feto deve essere considerato un trattamento alternativo. Il bambino neonato deve essere strettamente monitorato. I sintomi di ipoglicemia e bradicardia sono generalmente previsti entro i primi 3 giorni.
Uso nell’allattamento
Studi sugli animali hanno mostrato che il nebivololo viene escreto nel latte materno. Non si sa se questo farmaco è escreto nel latte umano. Molti beta-bloccanti, in particolare i composti lipofilici come nebivololo e i suoi metaboliti attivi, passano nel latte materno anche se in misura variabile. Quindi, l’allattamento al seno non è raccomandato durante la somministrazione del nebivololo.
Non sono stati condotti studi per valutare gli effetti sulla capacità di guidare e di usare macchinari. Studi farmacodinamici hanno dimostrato che Nebivololo Ranbaxy 5 mg compresse non ha effetti sulla funzione psicomotoria
Quando si guidano veicoli o si usano macchinari si deve tenere presente che possono comparire occasionalmente capogiri e affaticamento.
Questi effetti si manifestano più probabilmente dopo l’inizio del trattamento o dopo aumenti della dose.
Gli eventi avversi sono elencati separatamente per l’ipertensione e per l’insufficienza cardiaca cronica a causa delle differenze nel panorama patologico.
Ipertensione
Le reazioni avverse segnalate, che nella maggioranza dei casi sono di intensità da lieve a moderata, sono elencate nella tabella sotto, classificate per classe sistema-organo e ordinate per frequenza:
CLASSIFICAZIONE PER SISTEMI E ORGANI | Comune (≥ 1/100, < 1/10) | Non comune (≥ 1/1.000, < 1/100) | Molto raro (≤ 1/10.000) | Non nota |
Disturbi del sistema immunitario | | | | Edema angioneurotico ipersensibilità |
Disturbi psichiatrici | | Incubi, depressione | | |
Patologie del sistema nervoso | Cefalea, capogiri, parestesia | | Svenimento/sincope | |
Patologie dell’occhio | | Visione compromessa | | |
Patologie cardiache | | Bradicardia, insufficienza cardiaca, rallentata Conduzione/blocco-AV | | |
Patologie vascolari | | Ipotensione, (aumento della) claudicatio intermittens | | |
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche | Dispnea | broncospasmo | | |
Patologie gastrointestinali | Costipazione, nausea, diarrea | Dispepsia, flatulenza, vomito | | |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | | Prurito, rash eritematoso | psoriasi aggravata | |
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella | | Impotenza | | |
Patologie sistemiche e condizioni relativa alla sede di somministrazione | Affaticamento, edema | | | |
Le seguenti reazioni avverse sono state riportate anche con alcuni antagonisti beta-adrenergici: allucinazioni, psicosi, confusione, estremità fredde/cianotiche, fenomeno di Raynaud, occhi secchi e tossicità oculo-mucocutanea practololo-simile.
I beta-bloccanti possono causare diminuzione della lacrimazione.
Insufficienza cardiaca cronica
I dati sulle reazioni avverse in pazienti con insufficienza cardiaca cronica derivano da uno studio clinico placebo-controllato relativo a 1067 pazienti che assumevano nebivololo e 1061 pazienti che assumevano il placebo. In questo studio, un totale di 449 pazienti con nebivololo (42,1%) hanno riportato reazioni avverse, con nesso di casualità almeno possibile rispetto ai 334 pazienti trattati col placebo (31,5%). Le reazioni avverse più comunemente riportate nei pazienti trattati con nebivololo erano bradicardia e vertigini, ed entrambi si sono manifestati nell’11% circa dei pazienti. Le corrispondenti frequenze nei pazienti trattati con placebo erano del 2% e del 7% circa, rispettivamente.
Le seguenti incidenze erano riportate per le reazioni avverse (almeno in qualche modo farmaco-correlate) che sono considerate specificamente rilevanti nel trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica:
- L’aggravamento dell’insufficienza cardiaca verificatosi nel 5,8% dei pazienti con nebivololo rispetto al 5,2% dei pazienti trattati col placebo.
- Ipotensione posturale è stata riportata nel 2,1% dei pazienti con nebivololo rispetto al 1,0% dei pazienti col placebo.
- L’intolleranza al farmaco è stata riportata nel 1,6% dei pazienti trattati con nebivololo rispetto allo 0,8% dei pazienti trattati col placebo.
- Blocco atrio-ventricolare di primo grado è stato riportato nell’1,4% dei pazienti con nebivololo rispetto allo 0,9% dei pazienti trattati col placebo.
- Edema degli arti inferiori si è manifestato nell’1,0% dei pazienti che assumevano nebivololo rispetto allo 0,2% dei pazienti col placebo.
Links sponsorizzati
Non sono disponibili dati riguardanti il sovradosaggio con Nebivololo Ranbaxy 5 mg.
Sintomi
Sintomi di sovradosaggio con beta-bloccanti sono: bradicardia, ipotensione, broncospasmo e insufficienza cardiaca acuta.
Trattamento
In caso di sovradosaggio o ipersensibilità, il paziente deve essere tenuto sotto stretta osservazione e curato in un reparto di terapia intensiva. Devono essere monitorati i livelli di glicemia. L’assorbimento di qualunque residuo di farmaco ancora presente nel tratto gastro-intestinale può essere impedito con una lavanda gastrica e la somministrazione di carbone attivo e di un lassativo. Può essere necessaria la respirazione artificiale. Bradicardia e intense reazioni vagali devono essere trattate con somministrazione di atropina o metilatropina. Ipotensione e shock devono essere trattati con sostituti plasma/plasma e, se necessario, catecolamine. L’effetto beta-bloccante può essere neutralizzato con lenta somministrazione endovenosa di isoprenalina cloridrato, iniziando con una dose di circa 5 mcg/minuto, o dobutamina, iniziando con una dose di 2,5 mcg/minuto, finché non è stato ottenuto l’effetto desiderato. Nei casi refrattari l’isoprenalina può essere combinata con dopamina. Se neanche questo dovesse produrre l’effetto desiderato, deve essere presa in considerazione la somministrazione endovenosa di glucagone 50-100 mcg/kg endovena. Se necessario, l’iniezione deve essere ripetuta entro un’ora, e può essere seguita - se richiesto - da un’infusione endovenosa di glucagone 70 mcg/kg/h. In casi estremi di bradicardia resistente al trattamento, deve essere introdotto un pacemaker.
Categoria farmacoterapeutica: Agenti beta bloccanti, selettivi. Codice ATC: C07AB 12
Nebivololo è un racemica di due enantiomeri, SRRR-nebivololo (o d-nebivololo) e RSSS- nebivololo (o l-nebivololo). Esso unisce due attività farmacologiche:
• È un antagonista competitivo e selettivo del recettore beta: questo effetto è attribuito all’enantiomero SRRR (d-enantiomero).
• Ha proprietà di lieve vasodilatazione dovute ad una interazione con la via metabolica della L-arginina/ossido nitrico.
Dosi singole e ripetute di nebivololo riducono il ritmo cardiaco e la pressione sanguigna a riposo e durante l’esercizio fisico, sia in soggetti normotesi che in pazienti ipertesi. L’effetto antiipertensivo viene mantenuto durante il trattamento cronico.
A dosi terapeutiche, il nebivololo è privo di antagonismo alfa-adrenergico.
Durante il trattamento acuto e cronico con nebivololo in pazienti ipertesi, la resistenza vascolare sistemica diminuisce. Anche se si ha una diminuzione della frequenza cardiaca, la riduzione del flusso cardiaco può essere limitata a riposo e durante l’esercizio fisico, aumentando il volume del battito cardiaco. La rilevanza clinica di queste differenze emodinamiche non è stata pienamente stabilita, in confronto ad altri recettori beta 1-antagonisti.
Nei pazienti ipertesi, il nebivololo aumenta la risposta vascolare NO-mediata all’acetilcolina (Ach) che è ridotta in pazienti con disfunzione endoteliale.
In uno studio clinico controllato verso placebo, per indagare eventi di mortalità/morbilità, condotto in 2128 pazienti di età > 70 anni (età media 75,2 anni) con insufficienza cardiaca cronica stabile con o senza frazione d’eiezione ventricolare sinistra compromessa (LVEF media: 36 ± 12,3%, con la seguente distribuzione: LVEF meno del 35% nel 56% dei pazienti, LVEF fra 35% e 45% nel 25% dei pazienti e LVEF maggiore del 45% nel 19% dei pazienti) seguita per un periodo medio di 20 mesi, il nebivololo, al massimo della terapia standard, ha prolungato significativamente il tempo di manifestazione di decessi od ospedalizzazioni per motivi cardiovascolari (end-point primario per efficacia) con una riduzione di rischio relativa del 14% (riduzione assoluta: 4,2%). La riduzione di rischio si è sviluppata dopo 6 mesi di trattamento e si è mantenuta per tutta la durata del trattamento (durata media: 18 mesi). L’effetto del nebivololo era indipendente da età, dal genere o dalla frazione d’eiezione ventricolare sinistra della popolazione in studio. Il beneficio su tutte le cause di mortalità non ha raggiunto una significatività statistica rispetto al placebo (riduzione assoluta: 2,3%).
È stata osservata una riduzione di morte improvvisa nei pazienti trattati con nebivololo (4,1% vs 6.6%, riduzione relativa del 38%).
Esperimenti in vitro e in vivo su animali hanno mostrato che Nebivololo non ha alcuna attività simpaticomimetica intrinseca.
Esperimenti in vitro e in vivo su animali hanno mostrato che nebivololo a dosi farmacologiche non ha alcuna azione stabilizzante di membrana.
In volontari sani, il nebivololo non ha alcun effetto significativo sulla capacità o sulla durata dell’esercizio massimo.
Links sponsorizzati
Il nebivololo è un beta-bloccante lipofilico, cardioselettivo senza ISA o proprietà stabilizzante di membrana (l-enantiomero). Ha anche un effetto vasodilatatore mediato dall’ossido nitrico (d-enentiomero).
Assorbimento
Entrambi gli enantiomeri del nebivololo sono rapidamente assorbiti dopo somministrazione orale. L’assorbimento del nebivololo non è influenzato dal cibo; nebivololo può essere dato con o senza pasti.
Metabolismo
Il nebivololo è ampiamente metabolizzato, in parte in idrossi-metaboliti attivi. Il nebivololo viene metabolizzato per idrossilazione aliciclica e aromatica, N-dealchilazione e glucuronizzazione; in aggiunta, si formano i glucuronidi degli idrossi-metaboliti. Il metabolismo del nebivololo attraverso idrossilazione aromatica è soggetto al polimorfismo ossidativi genetico CYP2D6 dipendente. La biodisponibilità orale del nebivololo è del 12% circa nei metabolizzatori rapidi ed è potenzialmente completa nei metabolizzatori lenti. Allo stato stazionario e allo stesso livello di dose, la concentrazione plasmatica massima nel nebivololo immodificato è circa 23 volte più alta nei metabolizzatori lenti rispetto ai metabolizzatori rapidi. Se si considera il farmaco immodificato più i metaboliti attivi, la differenza nelle concentrazioni plasmatiche massime è da 1,3 a 1,4 volte. A causa della variazione nella velocità di metabolismo, la dose di Nebivololo Ranbaxy 5 mg compresse deve essere sempre aggiustata secondo le necessità individuali del paziente: i metabolizzatori deboli quindi possono necessitare di dosi più basse.
Inoltre, la dose deve essere aggiustata per i pazienti con oltre 65 anni, pazienti con insufficienza renale e pazienti con insufficienza epatica (vedere paragrafo 4.2).
Nei metabolizzatori rapidi, le emivite di eliminazione degli enantiomeri del nebivololo sono di circa 10 ore. Nei metabolizzatori lenti, esse sono 3-5 volte più lunghe. Nei metabolizza tori rapidi, i livelli plasmatici dell’enantiomero RSSS sono leggermente più alti di quelli dell’enantiomero SRRR. Nei metabolizzatori lenti, questa differenza è più ampia. Nei metabolizzatori rapidi, le emivite di eliminazione degli idrossimetaboliti di entrambi gli enantiomeri sono circa di 24 ore, e sono circa due volte più lunghe nei metabolizzatori lenti.
I livelli plasmatici allo stadio stazionario nella maggior parte dei soggetti (metabolizzatori rapidi) vengono raggiunti entro 24 ore per il nebivololo ed entro pochi giorni per gli idrossi-metaboliti. Le concentrazioni plasmatiche sono dose-proporzionali fra 1 e 30 mg. La farmacocinetica del nebivololo non è influenzata dall’età.
Distribuzione
Nel plasma, entrambi gli enantiomeri del nebivololo sono prevalentemente legati all’albumina. Il legame alle proteine plasmatiche è del 98,1% per SRRR-nebivololo e 97,9% per RSSS-nebivololo. Il volume di distribuzione è fra 10,1 e 39,4 l/kg.
Escrezione
Una settimana dopo la somministrazione, il 38% della dose viene escreta nelle urine ed il 48% nelle feci. L’escrezione urinaria del nebivololo immodificato è meno dello 0,5% della dose.
I dati preclinici non rivelano rischi particolari per l’uomo sulla base di studi convenzionali di genotossicità e potenziale cancerogeno.
Lattosio monoidrato,
Crospovidone Tipo A,
Polossamero 188,
Povidone K 30,
Cellulosa microcristallina,
Magnesio Stearato.
Non pertinente
2 anni
Non conservare a temperatura superiore ai 30° C.
Le compresse sono disponibili in blisters di PVC/PE/PVDC/Al da 7, 10 e 14. Confezioni: 7, 10, 14, 20, 28, 30, 50, 56, 60, 90, 100, 120 compresse.
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
Nessuna istruzione particolare
Ranbaxy Italia S.p.A. - Piazza Filippo Meda, 3 - 20121 Milano
Nebivololo Ranbaxy 5 mg compresse - 28 compresse AIC n° 038525059/M
Giugno 2010
Luglio 2011