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NIFEDICOR 10 mg capsule molli NIFEDICOR 20 mg capsule molli NIFEDICOR 20 mg/ml gocce orali, soluzione
Capsule "10" "20" Ogni capsula contiene:
- NIFEDIPINA.........................................................mg 10 mg 20 Gocce 100 ml di soluzione contengono:
- NIFEDIPINA............................................................g 2 Eccipiente:
- Polietilenglicole 200.....................................q.b.
a ml 100 20 gocce contengono:
10 mg di nifedipina.
- Capsule molli 10 mg:
capsula di gelatina molle ovale di colore giallo contenente nifedipina sciolta in polietilenglicole.
- Capsule molli 20 mg:
capsula di gelatina molle ovale di colore rosso contenente nifedipina sciolta in polietilenglicole.
- Gocce orali, soluzione:
soluzione limpida intensamente colorata in giallo contenente nifedipina 20 mg/ml.
Trattamento della cardiopatia ischemica - angina pectoris cronica-stabile (angina da sforzo) - angina pectoris vasospastica (angina di Prinzmetal, angina variante) Trattamento dell´ipertensione arteriosa Trattamento delle crisi ipertensive Trattamento della Sindrome di Reynaud (primaria e secondaria) SPC Rinnovo 2005 1/10
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Dosaggio Il trattamento va possibilmente adattato alle necessità individuali in funzione della gravità della malattia e della risposta del paziente.
Inoltre, in relazione al quadro clinico individuale, la dose basale deve essere raggiunta gradualmente.
Qualsiasi aggiustamento ai dosaggi superiori o inferiori deve essere effettuato solo sotto controllo medico.
Nei pazienti con funzionalità epatica compromessa può rendersi necessario un accurato controllo della situazione pressoria e, nei casi gravi, una riduzione del dosaggio.
Salvo diversa prescrizione medica, per l´adulto valgono le seguenti direttive posologiche:
1.
in caso di cardiopatia ischemica:
1 capsula da 10 mg , 3 volte al dì - angina pectoris cronica-stabile oppure (angina da sforzo) 20 gocce (=10 mg), 3 volte al dì - angina pectoris vasospastica 1 capsula da 10 mg , 3 volte al dì (angina di Prinzmetal, angina variante) oppure 20 gocce (=10 mg), 3 volte al dì Se necessario, il dosaggio può essere incrementato gradualmente in funzione delle esigenze individuali fino ad un massimo di 60 mg al giorno (2 capsule da 10 mg 3 volte al dì oppure 1 capsula da 20 mg 3 volte al dì oppure 40 gocce 3 volte al dì).
2.
in caso di ipertensione:
1 capsula da 10 mg , 3 volte al dì oppure 20 gocce (=10 mg), 3 volte al dì Se necessario, il dosaggio può essere incrementato gradualmente in funzione delle esigenze individuali fino ad un massimo di 60 mg al giorno (2 capsule da 10 mg 3 volte al dì oppure 1 capsula da 20 mg 3 volte al dì oppure 40 gocce 3 volte al dì).
3.
in caso di crisi ipertensiva:
a giudizio del medico 10.20 mg die in dose singola corrispondenti a:
1 o 2 capsule da 10 mg oppure 1 capsula da 20 mg oppure 20 o 40 gocce Qualora l´effetto sulla pressione arteriosa fosse insufficiente, un´ulteriore capsula da 10 mg oppure 20 gocce (=10 mg) possono essere somministrate dopo circa 30 minuti.
Se gli intervalli tra le dosi dovessero essere più brevi e/o la dose più elevata, si potrebbero manifestare pericolose condizioni di ipotensione.
SPC Rinnovo 2005 2/10 4.
in caso di Sindrome di Reynaud:
1 capsula da 10 mg , 3 volte al dì oppure 20 gocce (=10 mg), 3 volte al dì Se necessario, il dosaggio può essere incrementato gradualmente in funzione delle esigenze individuali fino ad un massimo di 60 mg al giorno (2 capsule da 10 mg 3 volte al dì oppure 1 capsula da 20 mg 3 volte al dì oppure 40 gocce 3 volte al dì).
Durata del trattamento La durata del trattamento deve essere stabilita dal medico curante.
In relazione alla pronunciata attività antiischemica ed antiipertensiva il trattamento con NIFEDICOR dovrebbe essere sospeso gradualmente, in particolare quando vengano impiegati dosaggi elevati.
Somministrazione In genere le capsule vanno deglutite intere con poco liquido indipendentemente dai pasti.
La contemporanea assunzione di alimenti determina un ritardo, ma non una riduzione, dell´assorbimento.
In caso di dosi singole di 20 mg, l´intervallo di tempo compreso tra due assunzioni delle capsule non dovrebbe esssere inferiore a 2 ore.
Qualora si rendesse necessaria un´azione particolarmente rapida ad esempio nel caso di crisi ipertensiva, la capsula va masticata e quindi deglutita; in alternativa possono essere utilizzate le gocce.
Ipersensibilità nota al principio attivo o ad uno dei componenti del prodotto.
Gravidanza accertata o presunta ed in corso di allattamento.
MARCATA STENOSI AORTICA.
Shock cardiovascolare.
Terapia concomitante con rifampicina (in quanto l´induzione enzimatica non consente di ottenere livelli plasmatici efficaci di nifedipina).
Nifedipina nella formulazione a rilascio immediato è controindicata nell´angina instabile e dopo infarto miocardico recente (ALMENO 4 SETTIMANE DALL´INFARTO MIOCARDICO).
Si raccomanda prudenza in caso di marcata ipotensione (pressione sistolica inferiore a 90 mmHg), manifesta insufficienza cardiaca ed in pazienti in trattamento con farmaci -bloccanti o farmaci ipotensivi.
Il principio attivo, nella formulazione a rilascio immediato, può indurre un´eccessiva caduta pressoria con tachicardia riflessa che potrebbe dare luogo a complicanze cardiovascolari.
Come con altre sostanze vasoattive molto raramente può, inoltre, manifestarsi angina pectoris, in particolare all´inizio del trattamento.
In casi isolati è stata riportata l´insorgenza di infarto miocardico, sebbene non sia stato possibile distinguere tali episodi dal corso naturale della malattia di base.
Esistono alcune segnalazioni relative all´aumento di mortalità e morbilità nel trattamento della cardiopatia ischemica specialmente con dosaggi superiori a 60 mg/die.
Il trattamento con nifedipina nella formulazione a breve durata di azione può aggravare l´angina pectoris.
Non esistono prove che l´uso della nifedipina a rilascio immediato sia efficace nella prevenzione SPC Rinnovo 2005 3/10 secondaria dell´infarto miocardico.
In corso di gravidanza (vedi paragrafo 4.3 Controindicazioni) in situazioni di emergenza ipertensiva, quali ad esempio l´eclampsia il farmaco deve essere utilizzato sotto la responsabilità e lo stretto controllo del medico e si raccomanda particolare cautela quando si somministri nifedipina in associazione a solfato di magnesio per via endovenosa, a causa di una possibile eccessiva caduta pressoria.
Nei pazienti con funzionalità epatica compromessa può rendersi necessario un accurato controllo della situazione pressoria e, nei casi gravi, una riduzione del dosaggio.
Durante il trattamento di pazienti diabetici o a rischio diabetico, dev´essere accuratamente controllata la glicemia; se compare iperglicemia la terapia deve essere sospesa.
Nei pazienti sotto dialisi, affetti da ipertensione maligna e insufficienza renale irreversibile con ipovolemia, occorre prestare attenzione in quanto si può verificare un notevole calo pressorio a causa della vasodilatazione.
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L´effetto di nifedipina sulla pressione arteriosa può essere potenziato da quello di altri farmaci antiipertensivi.
Qualora si associ a �Ÿ-bloccanti il paziente dovrebbe essere accuratamente sorvegliato poichè potrebbe manifestarsi ipotensione di grado elevato.
E´ anche noto che in casi isolati si è verificato un peggioramento dell´insufficienza cardiaca.
La contemporanea somministrazione di nifedipina e di digossina può condurre ad un aumento dei livelli plasmatici di digossina, legata ad una riduzione della sua clearance.
A scopo precauzionale il paziente dovrebbe perciò essere controllato per rilevare l´eventuale comparsa di sintomi di sovradosaggio di digossina e, se necessario, per aggiustare il dosaggio sulla base dei suoi livelli plasmatici.
In singoli casi durante la contemporanea somministrazione di nifedipina e chinidina sono stati osservati livelli ridotti di chinidina oppure, dopo sospensione di nifedipina, un netto aumento dei livelli plasmatici di chinidina.
Per questa ragione, qualora la nifedipina sia impiegata contemporaneamente o venga sospesa, si raccomanda di mantenere controllata la concentrazione di chinidina e, se necessario, di aggiustare il dosaggio.
La cimetidina eleva il livello plasmatico di nifedipina e può potenziarne l´effetto antiipertensivo.
La rifampicina, per il suo effetto d´induzione enzimatica, accelera il metabolismo della nifedipina, riducendone potenzialmente l´efficacia; per tale motivo l´impiego di nifedipina in combinazione con rifampicina risulta controindicato.
Il diltiazem diminuisce la clearance della nifedipina per cui i due principi attivi dovrebbero essere associati con cautela considerando, eventualmente, la riduzione del dosaggio di nifedipina.
L´assunzione contemporanea di succo di pompelmo inibisce il metabolismo ossidativo della nifedipina con conseguente aumento della sua concentrazione plasmatica che può causare un maggiore effetto antiipertensivo.
La valutazione dei valori urinari dell´acido vanilil-mendelico effettuata con il metodo spettrofotometrico, in presenza di nifedipina, può evidenziare falsi incrementi dell´acido stesso.
Tali valori non vengono, invece, modificati utilizzando il metodo HPLC.
SPC Rinnovo 2005 4/10
Gravidanza La nifedipina è controindicata in corso di gravidanza.
La nifedipina si è dimostrata in grado di provocare effetti teratogeni nel ratto e nel coniglio, comprese le anomalie digitali.
Tali anomalie sono, verosimilmente, il risultato della compromissione del flusso ematico uterino.
La somministrazione del principio attivo ha comportato una varietà di effetti tossici a carico dell´embrione, della placenta e del feto come scarso sviluppo fetale (ratto, topo, coniglio), ridotte dimensioni placentari ed ipotrofia dei villi coriali (scimmia), morte degli embrioni e dei feti (ratto, topo, coniglio) e prolungamento della gestazione/ridotta sopravvivenza neonatale (ratto; non valutati in altre specie).
Tutti i dosaggi associati ad effetti teratogeni, embriotossici e fetotossici erano tossici per l´organismo materno e, comunque, risultavano di molte volte superiori la posologia massima indicata per l´impiego umano.
Non esistono studi adeguati e ben controllati nelle donne in gravidanza.
In singoli casi di fertilizzazione in vitro i calcio-antagonisti come la nifedipina sono stati associati ad alterazioni biochimiche, reversibili in corrispondenza della parte apicale dello spermatozoo, con possibile alterazione funzionale dello sperma.
Nei casi di ripetuto insuccesso della fertilizzazione in vitro, non riconducibili ad altri motivi, i calcio-antagonisti come la nifedipina dovrebbero essere considerati come possibile causa.
Allattamento La nifedipina passa nel latte materno.
Poichè non esistono dati sui possibili effetti sul neonato, qualora dovesse rendersi necessario un trattamento con nifedipina durante questo periodo, l´allattamento dovrebbe essere interrotto.
Le reazioni al farmaco, che variano da individuo ad individuo, possono compromettere la capacità di guidare o di usare macchinari.
Ciò si riferisce particolarmente all´inizio del trattamento, al cambio del farmaco ed in relazione all´assunzione di bevande alcoliche.
Le
reazioni
avverse
più
comuni
basate
sulle
sperimentazioni
cliniche
e
classificate
per
frequenza ed apparato sono: Frequenza
d´incidenza ≥
1% < 10%Organismo nel suo complesso:
astenia (stanchezza)Apparato
cardiovascolare:
vasodilatazione (vampate, sensazione di calore) Disordini metabolici e nutrizionali:
edema perifericoSistema nervoso:
giramento di testa, cefalea SPC Rinnovo 2005
5/10 Frequenza
d´incidenza ≥
0,1% < 1%Apparato
cardiovascolare:
sintomatologia
pseudo-anginosa,
dolore
toracico, ipotensione,palpitazione,
tachicardia Apparato
digerente:
stipsi, diarrea, nausea Apparato nervoso:
nervosismoCute ed annessi:
prurito, rash (esantema)
Organi di senso:
alterazione della vista Frequenza
d´incidenza ≥
0,01% < 0,1%Organismo nel suo complesso:
reazione allergicaApparato
cardiovascolare:
sincopeApparato muscolo-scheletrico:
mialgia
Sistema
nervoso: |
|
tremore,
vertigine |
Apparato
respiratorio: |
|
dispnea |
Apparato
uro-genitale: |
|
aumento
della
escrezione
urinaria
giornaliera |
Le
reazioni
avverse
più |
comuni |
basate
sulle
segnalazioni
spontanee
e
classificate
per |
frequenza ed apparato, calcolate sulla popolazione esposta al farmaco sono: Frequenza
d´incidenza ≥
0,01% < 0,1%Apparato
digerente:
iperplasia gengivale Frequenza
d´incidenza < 0,01%Apparato
digerente:
disturbi
gastroenterici,
alterazione
degli
indici
di funzionalità
epaticaApparato emo-linfatico:
agranulocitosi, porporaDisordini metabolici e
nutrizionali:
iperglicemiaSistema nervoso:
parestesiaCute ed annessi:
ginecomastia, dermatite fotosensibile, orticaria.
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Sintomatologia Nei casi di grave intossicazione da nifedipina sono stati osservati i seguenti sintomi:
disturbi della coscienza fino al coma, calo della pressione arteriosa, alterazioni del ritmo cardiaco di tipo tachi/bradicardico, iperglicemia, acidosi metabolica, ipossia, shock cardiogeno con edema polmonare.
Trattamento Per quanto riguarda il trattamento, hanno la priorità l´eliminazione della sostanza attiva e la stabilizzazione delle condizioni cardiovascolari.
Per l´ingestione orale è indicata la lavanda gastrica, eventualmente associata all´irrigazione del piccolo intestino.
In caso d´intossicazione con NIFEDICOR, l´eliminazione deve essere la più completa possibile, compreso l´intestino tenue, al fine di prevenire l´assorbimento del principio attivo.
L´emodialisi è inutile in quanto la nifedipina non è dializzabile ma è consigliabile la plasmaferesi (per l´elevato legame proteico ed il relativamente basso volume di distribuzione).
I disturbi bradicardici del ritmo cardiaco possono essere trattati con -simpaticomimetici mentre per le alterazioni di questo tipo pericolose per la vita deve essere preso in considerazione l´impiego di SPC Rinnovo 2005 6/10 un �€œpacemaker�€� temporaneo.
L´ipotensione come risultato dello shock cardiogeno e della vasodilatazione arteriosa può essere trattata con il calcio (10.20 ml di soluzione di calcio gluconato al 10% da somministrarsi lentamente per via endovenosa, eventualmente da ripetersi).
Come risultato, la calcemia può raggiungere i valori alti della norma o superarli di poco.
Qualora l´effetto del calcio sulla pressione sanguigna dovesse rivelarsi insufficiente dovranno essere somministrati anche dei vasocostrittori simpaticomimetici, quali la dopamina o la noradrenalina, il cui dosaggio dovrà essere determinato esclusivamente dal risultato ottenuto.
L´ulteriore somministrazione di liquidi o di espansori plasmatici andrà effettuata con prudenza per il pericolo di sovraccarico cardiaco.
La nifedipina è un calcio-antagonista del gruppo 1,4 diidropiridinico.
I calcio-antagonisti riducono l´afflusso intracellulare transmembrana del calcio che si verifica attraverso i canali lenti del calcio.
La nifedipina agisce particolarmente sulle cellule miocardiche e su quelle muscolari delle arterie coronarie e dei vasi periferici di resistenza.
A livello cardiaco la nifedipina dilata le arterie coronarie, in particolare i grandi vasi di conduttanza, ed anche i segmenti di parete libera da patologia nelle zone parzialmente stenotiche.
Inoltre la nifedipina riduce il tono della muscolatura liscia vasale allo stesso livello prevenendone il vasospasmo.
Il risultato finale di queste azioni è un incremento del flusso ematico post-stenotico e conseguentemente un aumento dell´apporto di ossigeno.
Contemporaneamente a ciò la nifedipina riduce la richiesta miocardica di ossigeno riducendo le resistenze periferiche (post- carico).
In terapia cronica, a lungo termine, la nifedipina è anche in grado di prevenire lo sviluppo di nuove lesioni aterosclerotiche a livello coronarico.
La nifedipina riduce il tono della muscolatura liscia arteriolare, pertanto, riducendo le resistenze periferiche aumentate, è in grado di abbassare la pressione arteriosa.
All´inizio della terapia con nifedipina si può verificare un transitorio incremento riflesso della frequenza cardiaca e quindi della portata cardiaca.
Comunque questo incremento non è tale da compensare la vasodilatazione.
Inoltre la nifedipina provoca un aumento della escrezione renale di acqua e sodio sia nel trattamento a breve termine che in quello a lungo termine.
L´effetto ipotensivo della nifedipina è particolarmente pronunciato nei pazienti ipertesi.
Nei soggetti con Sindrome di Reynaud la nifedipina è in grado di prevenire o ridurre gli episodi di vasospasmo alle dita.
SPC Rinnovo 2005 7/10
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AssorbimentoDopo
somministrazione
orale
la
nifedipina
viene
immediatamente
e
quasi
completamente
assorbita.
La
biodisponibilità sistemica
della nifedipina somministrata per os è del 45-56% a causa dell´effetto del primo passaggio epatico.
La massima concentrazione plasmatica e sierica viene raggiunta a 30-60 minuti.
La contemporanea assunzione di alimenti ne ritarda l´assorbimento ma
non lo riduce. La tabella seguente mostra il picco medio
di
concentrazione
plasmatica
(Cmax)
ed
il
tempo
al
quale esso viene raggiunto (Tmax).
DOSE |
(Cmax)g/l |
(Tmax)h |
10
mg |
65-100 |
a
stomaco
vuoto:
0-5 -
1a
stomaco
pieno: 1 -
2 |
DistribuzioneLa
nifedipina si lega per il 95% alle proteine plasmatiche (albumina). BiotrasformazioneDopo somministrazione orale la
nifedipina viene metabolizzata a livello della parete
intestinale e del fegato
principalmente
attraverso un processo
ossidativo.
I metaboliti ossidati non
presentano attività farmacologica.
La via di
escrezione fondamentale della
nifedipina nella forma ossidata è quella
renale,
solo
il
5-15%
viene
escreto
attraverso
la
bile
con
le
feci.
Il
farmaco
non
metabolizzato si trova in tracce (meno dello 0,1%) nelle urine. EliminazioneL´emivita di eliminazione è di 1,7-3,4 ore.
Non è stato
riscontrato alcun accumulo della
sostanza, alla
posologia
usuale,
durante
trattamento
prolungato.
In
caso
di
insufficienza
renale
non sono state rilevate sostanziali modificazioni rispetto ai volontari sani.In presenza di compromissione della
funzionalità epatica l´emivita di eliminazione è nettamente
allungata e la clearance totale del farmaco si riduce.
Nei casi più severi può essere necessaria una
riduzione della dose.
Tossicità acuta: la tossicità acuta è stata indagata in varie specie animali ed i risultati sono elencatiin
particolare nella tabella
seguente:
Dose
Letale50
(DL50) (mg/kg) |
|
orale |
endovenosa |
Topo |
494
(421-572)* |
4,2
(3,8-4,6)* |
Ratto |
1022
(950-1087)* |
15,5
(13,7-17,5)* |
Coniglio |
250-500 |
2-3 |
Gatto |
circa
100 |
0,5-8 |
Cane |
>250 |
2-3 |
*
Intervallo di confidenza 95% SPC Rinnovo 2005
8/10 Tossicità subacuta e subcronica: la somministrazione orale
giornaliera a ratti (50 mg/kg di peso)ed a cani (100 mg/kg di peso) per periodi rispettivamente di 13 e 4 settimane è stata tollerata senzala comparsa di effetti tossici. In somministrazione
parenterale
(endovenosa) i cani hanno tollerato fino a 0,1 mg/kg di peso al dì per 6 giorni senza danni.
La
somministrazione
endovenosa
giornaliera
di
2,5 mg/kg
di
peso
per
un periodo di 3 settimane è stata tollerata dai ratti senza la comparsa di segni di danno
d´organo. Tossicità cronica: i cani hanno tollerato fino a 100 mg/kg di peso al dì, somministrate per os perun periodo di un anno, senza
presentare effetti tossici.
Nei ratti sono comparsi effetti tossici con
concentrazioni superiori ai 100 ppm nel cibo (circa 5-7 mg/kg di peso
corporeo). Carcinogenesi:
uno
studio
a
lungo
termine
sui
ratti
(2
anni)
non
ha
fornito
evidenze
di
alcun
effetto cancerogeno della nifedipina. Mutagenicità: per valutare l´effetto mutageno sono stati eseguiti sul topo il test di Ames, il test
della dominanza letale ed il test del micronucleo.
Non è stato possibile
evidenziare alcun effetto
mutageno della
nifedipina. Tossicologia della riproduzione: è stato dimostrato che la nifedipina ha un
effetto
teratogeno
nel ratto e nel coniglio con varie espressioni tra le quali anomalie digitali.
Le anomalie digitali sono probabilmente il risultato di una compromissione del flusso
ematico
uterino.
La
somministrazionedi
nifedipina
si è
associata a
vari
effetti
tossici
su
embrione,
placenta e
feto,
tra
essi
feti
poco
sviluppati
(in
ratto,
topo
e
coniglio),
placenta
piccola
e
villi
coriali
ipoplasici
(nella
scimmia),
morte
embrionale
e
fetale
(in
ratto,
topo
e
coniglio)
ed
allungamento
della
gestazione/ridotta
sopravvivenza dei neonati (nel ratto, non valutata in altre specie).
Tutte le dosi associate ad effetti teratogeni o tossici su embrione e feto negli animali erano tossiche per la madre e di parecchio superiori alla massima dose consigliata nell´uomo.
Capsule:
polietilenglicole 400; glicerolo; acqua depurata; sodio saccarinato; essenza menta; involucro gelatinoso:
gelatina; glicerolo (solo capsule 10 mg); sorbitolo (solo capsule 20 mg); E 171; E 172 (solo capsule 10 mg); E 127 (solo capsule 20 mg); sodio p-idrossibenzoato di etile; sodio p- idrossibenzoato di propile.
Gocce:
polietilenglicole 200.
Non note.
Capsule:
24 mesi Gocce:
24 mesi.
SPC Rinnovo 2005 9/10
La nifedipina è altamente sensibile alla luce:
pertanto le capsule non devono essere rotte perchè la protezione della luce non è più assicurata.
Capsule:
blister di polivinile cloruro opacizzato con titanio biossido, accoppiato e termosaldato ad un foglio di alluminio.
Astuccio 30 capsule molli 10 mg Astuccio 50 capsule molli 10 mg Astuccio 50 capsule molli 20 mg Gocce:
flacone di vetro giallo, ricoperto di un film di materiale plastico opaco, di colore nero.
Per la chiusura del flacone è prevista una capsula in alluminio, con contagocce a pompetta incorporato, sulla quale viene applicata una sovracapsula in polipropilene.
Flacone 30 ml 20 mg/ml gocce orali, soluzione
La sostanza fotosensibile contenuta nella capsula è sostanzialmente protetta dalla luce all´interno ed al di fuori della confezione.
Si consiglia tuttavia di non esporre a lungo le capsule alla luce solare diretta.
ICN Pharmaceuticals Italy Srl - Milano
Astuccio 30 capsule molli 10 mg - A.I.C.
024608010 Astuccio 50 capsule molli 10 mg - A.I.C.
024608022 Astuccio 50 capsule molli 20 mg - A.I.C.
024608034 Flacone 30 ml 20 gocce orali, soluzione - A.I.C.
024608046
Astuccio 30 capsule molli 10 mg - febbraio 1982 / giugno 2005 Astuccio 50 capsule molli 10 mg - febbraio 1982 / giugno 2005 Astuccio 50 capsule molli 20 mg - febbraio 1983 / giugno 2005 Flacone 30 ml 20 mg/ml gocce orali, soluzione - febbraio 1983 / giugno 2005
Giugno 2005.
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