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OLANZAPINA SANDOZ
Olanzapina Sandoz 2,5 mg
Ogni compressa rivestita con film contiene 2,5 mg di olanzapina.
Eccipienti: 74,11 mg di lattosio per ogni compressa rivestita con film
Olanzapina Sandoz 5 mg
Ogni compressa rivestita con film contiene 5 mg di olanzapina.
Eccipienti: 148,22 mg di lattosio per ogni compressa rivestita con film
Olanzapina Sandoz 10 mg
Ogni compressa rivestita con film contiene 10 mg di olanzapina.
Eccipienti: 296,44 mg di lattosio per ogni compressa rivestita con film
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Compresse rivestite con film
Olanzapina Sandoz 2,5 mg
Compresse rotonde di colore bianco (diametro 6,5 mm).
Olanzapina Sandoz 5 mg
Compresse rotonde di colore bianco (diametro 8 mm), con una linea di frattura su un lato. Le compresse possono essere divise in due parti uguali.
Olanzapina Sandoz 10 mg
Compresse rotonde di colore bianco (diametro 10 mm), con una linea di frattura su un lato. Le compresse possono essere divise in due parti uguali.
Adulti
Olanzapina Sandoz è indicata per il trattamento della schizofrenia.
Nei pazienti che hanno mostrato una risposta positiva al trattamento iniziale, la prosecuzione della terapia con Olanzapina Sandoz consente di mantenere il miglioramento clinico.
Olanzapina Sandoz è indicata per il trattamento degli episodi di mania da moderati a gravi. Nei pazienti in cui gli episodi maniacali hanno risposto al trattamento con olanzapina, olanzapina è indicata per la prevenzione della recidiva nei pazienti affetti da disturbo bipolare (vedere paragrafo 5.1).
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Adulti
Schizofrenia: il dosaggio iniziale raccomandato di olanzapina è 10 mg al giorno.
Episodi di mania: il dosaggio iniziale è 15 mg, da somministrarsi in dose singola giornaliera in monoterapia, o 10 mg al giorno nell’ambito di una terapia combinata (vedere paragrafo 5.1).
Prevenzione della recidiva nel disturbo bipolare: il dosaggio iniziale raccomandato è 10 mg al giorno. Nei pazienti che stanno ricevendo olanzapina per il trattamento degli episodi maniacali, continuare la terapia al medesimo dosaggio per prevenire la recidiva della malattia. Se si verifica un nuovo episodio maniacale, misto o depressivo, il trattamento con olanzapina deve essere continuato (ottimizzando la dose in base alle necessità), con una terapia supplementare per il trattamento dei sintomi dell’umore, come clinicamente indicato.
Durante il trattamento della schizofrenia, degli episodi di mania e della prevenzione della recidiva nel disturbo bipolare, in funzione della condizione clinica del singolo paziente, il dosaggio quotidiano può essere successivamente aggiustato entro intervalli di dose di 5-20 mg al giorno. L’incremento di dose rispetto a quella iniziale raccomandata è consigliato solo sulla base di un’adeguata valutazione clinica e deve generalmente essere effettuato a intervalli di tempo non inferiori alle 24 ore. Olanzapina può essere somministrata indipendentemente dai pasti, poiché il suo assorbimento non è influenzato dal cibo. Quando si sospende il trattamento con olanzapina è necessario prendere in considerazione una riduzione graduale della dose.
Popolazione pediatrica
Olanzapina non è raccomandato nei bambini e negli adolescenti sotto i 18 anni d’età, a causa della mancanza di dati sulla sua sicurezza ed efficacia. Negli studi a breve termine condotti su pazienti adolescenti sono stati riportati un maggiore aumento del peso e maggiori alterazioni lipidiche e della prolattina rispetto agli studi condotti sui pazienti adulti (vedere i paragrafi 4.4, 4.8, 5.1 e 5.2).
Anziani
In genere non è necessario adottare un dosaggio iniziale più basso (5 mg/die), ma nei pazienti di età pari o superiore ai 65 anni, esso deve essere preso in considerazione quando i fattori clinici lo richiedano (vedere anche paragrafo 4.4).
Compromissione della funzionalità renale e/o epatica
In questi pazienti si deve prendere in considerazione un dosaggio iniziale più basso (5 mg). Nei casi di insufficienza epatica di entità moderata (cirrosi di classe A o B, secondo la classificazione di Child-Pugh), il dosaggio iniziale deve essere pari a 5 mg e gli incrementi devono essere effettuati con cautela.
Sesso del paziente
In genere per le pazienti di sesso femminile, rispetto ai pazienti di sesso maschile, non è necessario apportare alcuna variazione al dosaggio iniziale né all’intervallo di dosaggio.
Fumatori
In genere nei fumatori, rispetto ai non fumatori, non è necessario apportare alcuna variazione al dosaggio iniziale né all’intervallo di dosaggio.
Quando è presente più di un fattore che induce un rallentamento del metabolismo (paziente di sesso femminile, età avanzata, non fumatore), è necessario considerare la possibilità di diminuire la dose iniziale. L’incremento di dose, quando indicato, deve essere effettuato con cautela in questo gruppo di pazienti (vedere anche paragrafi 4.5 e 5.2).
Ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti. Pazienti a rischio noto di glaucoma ad angolo chiuso.
Durante il trattamento antipsicotico il miglioramento delle condizioni cliniche del paziente può richiedere da molti giorni ad alcune settimane. I pazienti devono essere attentamente monitorati durante questo periodo.
Psicosi e/o disturbi comportamentali correlati a demenza
Olanzapina non è approvata per il trattamento di psicosi e/o disturbi comportamentali correlati alla demenza e non è raccomandata in questo particolare gruppo di pazienti a causa di un aumento della mortalità e del rischio di accidente cerebrovascolare. In studi clinici controllati con placebo (durata 6-12 settimane) condotti su pazienti anziani (età media 78 anni) con psicosi e/o disturbi comportamentali correlati alla demenza si è verificato un aumento di 2 volte dell’incidenza di morte nei pazienti trattati con olanzapina rispetto ai pazienti trattati con placebo (3,5% versus 1,5%, rispettivamente). La maggiore incidenza di morte non è stata associata alla dose di olanzapina (dose giornaliera media 4,4 mg) o alla durata del trattamento. I fattori di rischio che possono predisporre questa popolazione di pazienti a un aumento della mortalità comprendono un’età superiore ai 65 anni, disfagia, sedazione, malnutrizione e disidratazione, malattie polmonari (per esempio polmonite, con o senza aspirazione) o l’uso concomitante di benzodiazepine. Tuttavia l’incidenza di morte è stata maggiore nei pazienti trattati con olanzapina rispetto ai pazienti trattati con placebo indipendentemente da questi fattori di rischio.
Negli stessi studi clinici sono stati segnalati eventi avversi cerebrovascolari (EACV, per esempio ictus, attacco ischemico transitorio), inclusi casi fatali. Si è verificato un aumento di 3 volte degli EACV nei pazienti trattati con olanzapina rispetto ai pazienti trattati con placebo (1,3% versus 0,4%, rispettivamente). Tutti i pazienti trattati con olanzapina e con placebo che hanno sperimentato un evento cerebrovascolare avevano fattori di rischio preesistenti. Un’età >75 anni e la demenza vascolare/mista sono stati identificati come fattori di rischio per gli EACV in associazione al trattamento con olanzapina. L’efficacia di olanzapina non è stata stabilita in questi studi.
Morbo di Parkinson
L’uso di olanzapina nel trattamento della psicosi associata ad agonisti della dopamina nei pazienti con morbo di Parkinson non è raccomandato. Negli studi clinici sono stati riferiti un peggioramento della sintomatologia parkinsoniana e allucinazioni più comunemente e più frequentemente che con il placebo (vedere il paragrafo 4.8) e olanzapina non è stata più efficace del placebo nel trattamento dei sintomi psicotici. In questi studi i pazienti dovevano essere inizialmente mantenuti stabili con la più bassa dose efficace di medicinali anti-parkinsoniani (agonisti della dopamina) e rimanere in terapia con gli stessi prodotti medicinali e dosaggi anti-parkinsoniani impiegati per tutto lo studio. Olanzapina è stata inizialmente somministrata a 2,5 mg/die e titolata fino a un massimo di 15 mg/die, in base al giudizio del medico.
Sindrome neurolettica maligna (SNM)
La SNM è una condizione potenzialmente pericolosa per la vita associata ai medicinali antipsicotici. Rari casi riferiti come SNM sono stati segnalati anche in associazione con olanzapina. Le manifestazioni cliniche della SNM sono iperpiressia, rigidità muscolare, alterazione dello stato mentale ed evidenze di instabilità autonomica (polso o pressione sanguigna irregolari, tachicardia, diaforesi e disritmia cardiaca). Ulteriori manifestazioni possono comprendere un aumento della creatinina fosfochinasi, mioglobinuria (rabdomiolisi) e insufficienza renale acuta. Se un paziente sviluppa segni e sintomi indicativi di SNM, o presenta un’inspiegabile febbre elevata senza ulteriori manifestazioni cliniche di SNM, tutti i medicinali antipsicotici, olanzapina inclusa, devono essere interrotti.
Iperglicemia e diabete
Iperglicemia e/o insorgenza o esacerbazione del diabete, occasionalmente associate a chetoacidosi o coma, sono state riportate raramente, inclusi alcuni casi a esito fatale (vedere il paragrafo 4.8). In alcuni casi era stato segnalato un precedente aumento del peso corporeo, che può essere un fattore predisponente. Si raccomanda un monitoraggio clinico appropriato in conformità con le linee guida utilizzate per gli antipsicotici. I pazienti trattati con medicinali antipsicotici, olanzapina inclusa, devono essere osservati per segni e sintomi di iperglicemia (come polidipsia, poliuria, polifagia e debolezza) e i pazienti con diabete mellito o con fattori di rischio per diabete mellito devono essere controllati regolarmente per un peggioramento del controllo glicemico. Il peso deve essere monitorato regolarmente.
Alterazioni del metabolismo lipidico
Alterazioni indesiderate dei lipidi sono state osservate nei pazienti trattati con olanzapina nel corso di studi clinici controllati con placebo (vedere il paragrafo 4.8). Le alterazioni dei lipidi devono essere trattate in maniera clinicamente appropriata, in particolare nei pazienti dislipidemici e nei pazienti con fattori di rischio per lo sviluppo di disturbi lipidici. I pazienti trattati con qualsiasi medicinale antipsicotico, olanzapina inclusa, devono essere monitorati regolarmente per i lipidi in conformità con le linee guida utilizzate per gli antipsicotici.
Attività anticolinergica
Anche se olanzapina ha dimostrato attività anticolinergica in vitro, l’esperienza durante gli studi clinici ha rivelato una bassa incidenza di eventi correlati. Tuttavia, poiché l’esperienza clinica con olanzapina nei pazienti con malattie concomitanti è limitata, si consiglia cautela nella prescrizione a pazienti con ipertrofia prostatica, ileo paralitico e patologie connesse.
Funzionalità epatica
Aumenti transitori e asintomatici delle aminotransferasi epatiche, dell’alanina transferasi (ALT) e dell’aspartato transferasi (AST) sono stati osservati comunemente, specialmente nelle fasi iniziali del trattamento. Si deve usare cautela e deve essere programmato un follow-up nei pazienti con ALT e/o AST elevate, nei pazienti con segni e sintomi di compromissione della funzionalità epatica, nei pazienti con condizioni preesistenti associate a una limitata riserva di funzionalità epatica e nei pazienti in trattamento con medicinali potenzialmente epatotossici. Nei casi in cui è stata diagnosticata epatite (intesa come danno epatocellulare, colestatico o misto), il trattamento con olanzapina deve essere sospeso.
Neutropenia
Deve essere usata cautela nei pazienti con basse conte dei leucociti e/o dei neutrofili a causa di qualsiasi motivo, nei pazienti che assumono farmaci noti per causare neutropenia, nei pazienti con un’anamnesi di depressione/tossicità del midollo osseo indotta da farmaci, nei pazienti con mielodepressione dovuta a una malattia concomitante, a radioterapia o chemioterapia, e nei pazienti con condizioni di ipereosinofilia o con malattia mieloproliferativa. La neutropenia è stata riportata frequentemente quando olanzapina e valproato sono stati somministrati contemporaneamente (vedere il paragrafo 4.8).
Sospensione del trattamento
Quando olanzapina è stata interrotta bruscamente, sono stati segnalati molto raramente (<0,01%) sintomi acuti come sudorazione, insonnia, tremori, ansia, nausea o vomito.
Intervallo QT
Negli studi clinici prolungamenti clinicamente significativi dell’intervallo QTc (QTcF [intervallo QT corretto secondo Fridericia] ≥500 millisecondi [msec] in qualsiasi momento dopo la misurazione del valore basale nei pazienti con valore basale di QTcF <500 msec) sono risultati non comuni (0,1-1%) nei pazienti trattati con olanzapina, senza differenze significative negli eventi cardiaci associati rispetto ai pazienti trattati con placebo. Tuttavia, come per altri antipsicotici, si consiglia cautela quando olanzapina viene prescritta insieme a farmaci notoriamente in grado di provocare un prolungamento dell’intervallo QTc, specialmente negli anziani, nei pazienti affetti da sindrome congenita del QT lungo, insufficienza cardiaca congestizia, ipertrofia cardiaca, ipokaliemia o ipomagnesemia.
Tromboembolismo
Molto raramente (<0,01%) è stata riportata un’associazione temporale tra il trattamento con olanzapina e il tromboembolismo venoso. Non è stata stabilita una relazione causale tra il tromboembolismo venoso e il trattamento con olanzapina. Tuttavia, poiché i pazienti con schizofrenia presentano spesso fattori di rischio acquisiti per il tromboembolismo venoso, è necessario identificare tutti i possibili fattori di rischio del TEV, come per esempio l’immobilizzazione dei pazienti, e adottare quindi opportune misure preventive.
Attività generale del SNC
A causa dei suoi effetti primari sul SNC, si raccomanda cautela quando olanzapina viene somministrata in combinazione con altri medicinali ad azione centrale e con alcol. Poiché in vitro dimostra di possedere un antagonismo della dopamina, olanzapina può antagonizzare gli effetti diretti e indiretti degli agonisti della dopamina.
Attacchi convulsivi
Olanzapina deve essere usata con cautela nei pazienti che presentano un’anamnesi di convulsioni o che sono soggetti a fattori che possono abbassare la soglia convulsiva. Nei pazienti trattati con olanzapina le crisi epilettiche sono state riportate raramente. Nella maggior parte di questi casi erano presenti un’anamnesi di convulsioni o fattori di rischio per crisi epilettiche.
Discinesia tardiva
Nel corso di studi di confronto di durata pari o inferiore a un anno, olanzapina è stata associata a un’incidenza statisticamente e significativamente inferiore di discinesia dovuta al trattamento. Tuttavia il rischio di discinesia tardiva aumenta con l’esposizione a lungo termine, pertanto se nei pazienti in trattamento con olanzapina compaiono segni o sintomi di discinesia tardiva è necessario considerare una riduzione del dosaggio o la sospensione del trattamento. Questi sintomi possono peggiorare temporaneamente o addirittura insorgere dopo la sospensione del trattamento.
Ipotensione posturale
Nel corso di studi clinici condotti con olanzapina su pazienti anziani è stata raramente osservata ipotensione posturale. Come per altri antipsicotici, si raccomanda di controllare periodicamente la pressione sanguigna nei pazienti di oltre 65 anni di età.
Morte cardiaca improvvisa
Nelle segnalazioni post-marketing con olanzapina, nei pazienti in trattamento con olanzapina è stata riportata morte cardiaca improvvisa. In uno studio retrospettivo di coorte osservazionale, il rischio di una presunta morte cardiaca improvvisa nei pazienti trattati con olanzapina è stato circa doppio rispetto al rischio nei pazienti che non utilizzavano antipsicotici. Nel corso dello studio il rischio di olanzapina è stato paragonabile al rischio degli antipsicotici atipici inclusi in un’analisi aggregata.
Popolazione pediatrica
Olanzapina non è indicata nel trattamento di bambini e adolescenti. Gli studi condotti su pazienti di età compresa tra 13 e 17 anni hanno dimostrato varie reazioni avverse, tra cui aumento di peso, alterazioni dei parametri metabolici e aumenti dei livelli di prolattina. I risultati a lungo termine associati a questi eventi non sono stati studiati e restano sconosciuti (vedere i paragrafi 4.8 e 5.1).
Lattosio
Olanzapina Sandoz compresse rivestite con film contiene lattosio, pertanto i pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficit di Lapp-lattasi o malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere questo prodotto medicinale.
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Popolazione pediatrica
Sono stati eseguiti studi di interazione solo negli adulti.
Potenziali interazioni che influenzano gli effetti di olanzapina
Poiché olanzapina viene metabolizzata dal CYP1A2, le sostanze che possono specificatamente indurre o inibire questo isoenzima possono influenzare la farmacocinetica di olanzapina.
Induzione del CYP1A2
Il metabolismo di olanzapina può essere indotto dal fumo e dalla carbamazepina, che possono provocare una riduzione delle concentrazioni di olanzapina. È stato osservato solo un incremento da lieve a moderato nella clearance di olanzapina. Le conseguenze cliniche sono verosimilmente limitate, ma si raccomanda un monitoraggio clinico e, se necessario, può essere preso in considerazione un aumento del dosaggio di olanzapina (vedere paragrafo 4.2).
Inibizione del CYP1A2
Fluvoxamina, uno specifico inibitore del CYP1A2, ha dimostrato di essere in grado di inibire significativamente il metabolismo di olanzapina. In seguito a somministrazione di fluvoxamina, l’incremento medio della Cmax di olanzapina è stato del 54% nelle donne non fumatrici e del 77% nei maschi fumatori, mentre l’incremento medio dell’AUC di olanzapina è stato rispettivamente del 52% e del 108%. Nei pazienti che stanno ricevendo fluvoxamina o un qualsiasi altro inibitore del CYP1A2, per esempio ciprofloxacina, è possibile considerare l’opportunità di iniziare il trattamento con olanzapina a dosi più basse. Se si inizia un trattamento con un inibitore del CYP1A2, deve essere valutata una riduzione del dosaggio di olanzapina.
Riduzione della biodisponibilità
Il carbone attivo riduce la biodisponibilità di olanzapina per via orale del 50-60% e deve essere pertanto preso almeno 2 ore prima o dopo olanzapina.
Fluoxetina (un inibitore del CYP2D6), singole dosi di un antiacido (alluminio, magnesio) o cimetidina non hanno dimostrato di influenzare significativamente la farmacocinetica di olanzapina.
Potenziali interazioni di olanzapina con altri prodotti medicinali
Olanzapina potrebbe antagonizzare gli effetti di agonisti dopaminergici diretti e indiretti.
In vitro olanzapina non inibisce i principali isoenzimi del CYP450 (per esempio 1A2, 2D6, 2C9, 2C19, 3A4). Pertanto non è da prevedersi alcuna particolare interazione, come verificato dagli studi in vivo, nel corso dei quali non è stata riscontrata alcuna inibizione del metabolismo dei seguenti principi attivi: antidepressivo triciclico (che rappresenta in prevalenza la via CYP2D6), warfarin (CYP2C9), teofillina (CYP1A2) o diazepam (CYP3A4 e 2C19).
Olanzapina non ha mostrato alcuna interazione farmacologica quando è stata somministrata contemporaneamente a litio o a biperidene.
Il monitoraggio terapeutico dei livelli plasmatici di valproato non ha indicato alcuna necessità di un aggiustamento della dose di valproato in seguito all’introduzione della somministrazione contemporanea di olanzapina.
Attività generale del SNC
Deve essere usata cautela nei pazienti che consumano alcool o che ricevono medicinali che possono causare depressione del sistema nervoso centrale.
L’uso contemporaneo di olanzapina con medicinali anti-parkinsoniani nei pazienti con morbo di Parkinson e demenza non è raccomandato (vedere il paragrafo 4.4.)
Intervallo QTc
Si deve usare cautela se olanzapina viene somministrata in concomitanza con medicinali noti per prolungare l’intervallo QTc (vedere il paragrafo 4.4).
Gravidanza
Non esistono studi adeguati e ben controllati sulle donne in gravidanza. Le pazienti devono essere informate di avvisare il proprio medico nel caso di gravidanza in atto o programmata in corso di trattamento con olanzapina. Tuttavia, poiché l’esperienza nell’uomo è limitata, olanzapina deve essere usata in gravidanza solo se i benefici previsti giustificano il rischio potenziale per il feto.
Con frequenza molto rara sono state registrate segnalazioni spontanee di tremore, ipertonia, letargia e sonnolenza nei neonati di madri che avevano assunto olanzapina durante il terzo trimestre di gravidanza.
Allattamento
Da uno studio condotto su donne sane durante il periodo di allattamento, olanzapina passa nel latte materno. In condizioni di steady-state l’esposizione media del lattante (mg/kg) è stata valutata all’1,8% della dose materna di olanzapina (mg/kg). È necessario raccomandare alle pazienti di non allattare al seno mentre sono in terapia con olanzapina.
Non sono stati effettuati studi sulla capacità di guidare veicoli e usare macchinari. Poiché olanzapina può provocare sonnolenza e capogiri, è necessario raccomandare ai pazienti di prestare molta attenzione nell’usare macchinari, ivi compresi gli autoveicoli.
Adulti
Le reazioni avverse riportate con maggiore frequenza (osservate in ≥1% dei pazienti) associate all’uso di olanzapina nel corso degli studi clinici sono stati sonnolenza, aumento di peso, eosinofilia, aumento dei livelli di prolattina, colesterolo, glucosio e trigliceridi (vedere il paragrafo 4.4), glicosuria, aumento dell’appetito, capogiri, acatisia, parkinsonismo (vedere il paragrafo 4.4), discinesia, ipotensione ortostatica, effetti anticolinergici, aumenti transitori e asintomatici delle aminotransferasi epatiche (vedere il paragrafo 4.4), eruzione cutanea, astenia, affaticamento ed edema.
La tabella seguente elenca le reazioni avverse e le alterazioni degli esami diagnostici osservate in seguito a segnalazioni spontanee e nel corso di studi clinici. Nell’ambito di ciascuna classe di frequenza le reazioni avverse sono riportate in ordine decrescente di gravità. I termini relativi alla frequenza sono definiti come segue:
molto comune (≥1/10)
comune (da ≥1/100 a <1/10)
non comune (da ≥1/1000 a <1/100)
rara (da ≥1/10.000 a <1/1000)
molto rara (<1/10.000)
non nota (la frequenza non può essere stimata sulla base dei dati disponibili)
Molto comune | Comune | Non comune | Non nota |
Patologie del sistema emolinfopoietico |
| Eosinofilia | Leucopenia, neutropenia | Trombocitopenia |
Disturbi del sistema immunitario |
| | | Reazione allergica |
Disturbi del metabolismo e della nutrizione |
Aumento di peso¹ | Aumento dei livelli di colesterolo2,3, aumento dei livelli di glucosio4 , aumento dei livelli dei trigliceridi2,5, glicosuria, aumento dell’appetito | | Sviluppo o peggioramento del diabete, occasionalmente associato a chetoacidosi o coma, inclusi alcuni casi a esito fatale (vedere il paragrafo 4.4). ipotermia |
Patologie del sistema nervoso |
Sonnolenza | Capogiri, acatisia6, parkinsonismo6, discinesia6 | | Convulsioni, laddove nella maggior parte dei casi erano stati riportati un’anamnesi di convulsioni o fattori di rischio per convulsioni, sindrome neurolettica maligna (vedere il paragrafo 4.4) |
| | | Distonia (compresa crisi oculogira), discinesia tardiva, sintomi da sospensione7 |
Patologie cardiache |
| | Bradicardia, prolungamento dell’intervallo QTc (vedere il paragrafo 4.4) | Tachicardia/fibrillazione ventricolare, morte improvvisa (vedere il paragrafo 4.4) |
Patologie vascolari |
| Ipotensione ortostatica | | Tromboembolismo (incluse embolia polmonare e trombosi venosa profonda) |
Patologie gastrointestinali |
| Lievi e transitori effetti anticolinergici, comprese costipazione e secchezza delle fauci | | Pancreatite |
Patologie epatobiliari |
| Aumenti transitori e asintomatici delle aminotransferasi epatiche (ALT, AST), specialmente nelle prime fasi del trattamento (vedere il paragrafo 4.4) | | Epatite (compreso danno epatocellulare, colestatico o misto) |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo |
| Rash | Reazioni di fotosensibilità, alopecia | |
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo |
| | | Rabdomiolisi |
Patologie renali e urinarie |
| | Incontinenza urinaria | Esitazione urinaria |
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella |
| | | Priapismo |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione |
| Astenia, affaticamento, edema | | |
Esami diagnostici |
Elevati livelli plasmatici di prolattina 8 | | Elevati livelli di creatina fosfochinasi, aumento della bilirubina totale | Aumento della fosfatasi alcalina |
¹Un aumento di peso clinicamente significativo è stato osservato in tutte le categorie di Indice di Massa Corporea (IMC) al basale. In seguito a un trattamento a breve termine (durata media 47 giorni), un aumento di peso ≥7% del peso corporeo iniziale è stato molto comune (22,2%), ≥15% comune (4,2%) e ≥25% non comune (0,8%). I pazienti che hanno guadagnato ≥7%, ≥15% e ≥25% del loro peso corporeo iniziale con l’esposizione a lungo termine (almeno 48 settimane) sono stati molto comuni (rispettivamente 64,4%, 31,7% e 12,3%).
²Gli aumenti medi dei valori lipidici a digiuno (colesterolo totale, colesterolo LDL e trigliceridi) sono stati maggiori nei pazienti senza evidenze di alterazioni lipidiche al basale.
³Osservato per valori normali a digiuno al basale (<5,17 mmol/l) che sono aumentati verso valori elevati (≥6,2 mmol/l). Le alterazioni dei livelli totali di colesterolo a digiuno da borderline al basale (≥5,17-<6,2 mmol/l) a elevate (≥6,2 mmol/l) sono state molto comuni.
4Osservato per valori normali a digiuno al basale (<5,56 mmol/l) che sono aumentati verso valori elevati (≥7 mmol/l). Le alterazioni dei livelli di glicemia a digiuno da borderline al basale (≥5,56 -<7 mmol/l) a elevate (≥7 mmol/l) sono state molto comuni.
5Osservato per valori normali a digiuno al basale (<1,69 mmol/l) che sono aumentati verso valori elevati (≥2,26 mmol/l). Le alterazioni dei livelli di trigliceridi a digiuno da borderline al basale (≥1,69 mmol/l-<2,26 mmol/l) a elevate (≥2,26 mmol/l) sono state molto comuni.
6Negli studi clinici l’incidenza di parkinsonismo e distonia nei pazienti trattati con olanzapina è stata numericamente più elevata, ma non statisticamente significativamente differente dal placebo. I pazienti trattati con olanzapina hanno presentato una minore incidenza di parkinsonismo, acatisia e distonia rispetto a quelli trattati con dosi titolate di aloperidolo. In assenza di informazioni dettagliate sull’anamnesi individuale di disturbi extrapiramidali del movimento acuti e tardivi, al momento non è possibile concludere che olanzapina produca meno discinesia tardiva e/o altre sindromi extrapiramidali tardive.
7Sintomi acuti come sudorazione, insonnia, tremori, ansia, nausea e vomito sono stati segnalati quando olanzapina è stata interrotta bruscamente.
8In studi clinici fino a 12 settimane le concentrazioni plasmatiche di prolattina hanno superato il limite superiore del range di normalità nel 30% circa dei pazienti trattati con olanzapina con valori di prolattina al basale normali. Nella maggior parte di questi pazienti gli aumenti sono stati generalmente lievi e sono rimasti inferiori a due volte il limite superiore del range di normalità. In generale nei pazienti trattati con olanzapina sono state rare le manifestazioni cliniche potenzialmente associate al seno e al ciclo mestruale (per esempio amenorrea, ingrossamento del seno, galattorrea nelle femmine e ginecomastia/ingrossamento del seno nei maschi). Sono state osservate comunemente reazioni avverse potenzialmente associate alla funzione sessuale (per esempio disfunzione erettile negli uomini e diminuzione della libido in entrambi i sessi).
Esposizione a lungo termine (almeno 48 settimane)
La percentuale di pazienti che hanno sperimentato alterazioni avverse clinicamente significative in aumento di peso, di glucosio, di colesterolo totale/LDL/HDL o di trigliceridi è aumentata nel tempo. Nei pazienti adulti che avevano completato 9-12 mesi di terapia, il tasso di aumento della glicemia media è rallentato dopo circa 6 mesi.
Informazioni aggiuntive sulle popolazioni speciali
Negli studi clinici condotti su pazienti anziani con demenza, il trattamento con olanzapina è stato associato a una maggiore incidenza di morte e di reazioni avverse cerebrovascolari rispetto al placebo (vedere anche il paragrafo 4.4). Le reazioni avverse molto comuni associate all’uso di olanzapina in questo gruppo di pazienti sono state disturbi della deambulazione e cadute. Sono stati osservati comunemente polmonite, aumento della temperatura corporea, letargia, eritema, allucinazioni visive e incontinenza urinaria.
Negli studi clinici su pazienti con psicosi indotta da farmaci (agonisti della dopamina) associata a morbo di Parkinson sono stati riferiti un peggioramento della sintomatologia parkinsoniana e allucinazioni più comunemente e più frequentemente che con il placebo.
In uno studio clinico condotto su pazienti con mania bipolare, la terapia combinata di valproato e olanzapina ha determinato un’incidenza di neutropenia del 4,1%; un potenziale fattore contribuente può essere il livello elevato di valproato plasmatico. Olanzapina somministrata con litio o valproato ha determinato un aumento (≥10%) dei livelli di tremore, secchezza delle fauci, aumento dell’appetito e aumento di peso. È stato riportato anche comunemente il disturbo del linguaggio. Durante il trattamento con olanzapina in associazione a litio o valproato si è verificato un aumento ≥7% del peso corporeo al basale nel 17,4% dei pazienti durante il trattamento acuto (fino a 6 settimane). Il trattamento a lungo termine con olanzapina (fino a 12 mesi) per la prevenzione delle recidive nei pazienti con disturbo bipolare è stato associato a un aumento ≥7% del peso corporeo iniziale nel 39,9% dei pazienti.
Popolazione pediatrica
Olanzapina non è indicata per il trattamento di bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni. Anche se non sono stati condotti studi clinici espressamente progettati per confrontare gli adolescenti con gli adulti, i dati provenienti dagli studi condotti sugli adolescenti sono stati confrontati con quelli ottenuti dagli studi sugli adulti.
La tabella seguente riassume le reazioni avverse segnalate con maggiore frequenza nei pazienti adolescenti (età 13-17 anni) rispetto ai pazienti adulti o le reazioni avverse riportate esclusivamente durante studi clinici a breve termine condotti su pazienti adolescenti. Un aumento di peso clinicamente significativo (≥7%) sembra verificarsi più frequentemente nella popolazione degli adolescenti rispetto agli adulti con esposizioni comparabili. L’entità dell’aumento di peso e la percentuale dei pazienti adolescenti che hanno sperimentato un aumento di peso clinicamente significativo sono risultate maggiori con l’esposizione a lungo termine (almeno 24 settimane) rispetto all’esposizione a breve termine.
Nell’ambito di ciascuna classe di frequenza le reazioni avverse sono elencate in ordine decrescente di gravità. I termini relativi alla frequenza sono definiti come segue:
molto comune (≥1/10);
comune (da ≥1/100 a <1/10).
Disturbi del metabolismo e della nutrizione |
Molto comune: aumento di peso9, aumento dei livelli dei trigliceridi10, aumento dell’appetito. |
Comune: aumento dei livelli di colesterolo11 |
Patologie del sistema nervoso |
Molto comune: sedazione (incluse: ipersonnia, letargia, sonnolenza). |
Patologie gastrointestinali |
Comune: secchezza delle fauci |
Patologie epatobiliari |
Molto comune: aumento delle aminotransferasi epatiche (ALT/AST; vedere il paragrafo 4.4). |
Esami diagnostici |
Molto comune: diminuzione della bilirubina totale, aumento della GGT, aumento dei livelli plasmatici di prolattina12. |
9In seguito al trattamento a breve termine (durata media 22 giorni), un aumento di peso ≥7% del peso corporeo iniziale (kg) è stato molto comune (40,6%), ≥15% del peso corporeo iniziale comune (7,1%) e ≥25% non comune (2,5%). Con l’esposizione a lungo termine (almeno 24 settimane) l’89,4% ha guadagnato ≥7%, il 55,3% ha guadagnato ≥15% e il 29,1% ha guadagnato ≥25% del peso corporeo iniziale.
10Osservato per valori normali a digiuno al basale (<1,016 mmol/l) che sono aumentati verso valori elevati (≥1,467 mmol/l) e alterazioni dei livelli dei trigliceridi a digiuno da borderline al basale (≥1,016 mmol/l-<1,467 mmol/l) a elevate (≥1,467 mmol/l).
11Sono state osservate comunemente alterazioni dei livelli di colesterolo totale a digiuno da normali al basale (<4,39 mmol/l) a elevati (≥5,17 mmol/l). Le alterazioni dei livelli di colesterolemia a digiuno da borderline al basale (≥4,39-<5,17 mmol/l) a elevate (≥5,17 mmol/l) sono state molto comuni.
12Nel 47,4% dei pazienti adolescenti sono stati riportati aumenti dei livelli di prolattina plasmatica.
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Segni e sintomi
I sintomi da sovradosaggio molto frequenti (incidenza >10%) comprendono tachicardia, agitazione/aggressività, disartria, sintomi extrapiramidali di vario tipo e una riduzione del livello di coscienza variabile dalla sedazione al coma.
Altre sequele del sovradosaggio clinicamente importanti comprendono delirio, convulsioni, coma, possibile sindrome maligna neurolettica, depressione respiratoria, aspirazione, ipertensione o ipotensione, aritmie cardiache (<2% dei casi di sovradosaggio) e arresto cardiorespiratorio. Sono stati riportati esiti fatali anche per sovradosaggi acuti di limitata entità (fino a 450 mg), ma è stata riportata anche sopravvivenza dopo un sovradosaggio acuto con circa 2 g di olanzapina orale.
Trattamento del sovradosaggio
Non esiste un antidoto specifico per olanzapina. Non è consigliata l’induzione del vomito. Può essere indicato seguire le procedure standard per il trattamento del sovradosaggio (per esempio lavanda gastrica, somministrazione di carbone attivo). La contemporanea somministrazione di carbone attivo riduce la biodisponibilità orale di olanzapina del 50-60%.
Sulla base del quadro clinico è necessario istituire un trattamento sintomatico e un monitoraggio delle funzioni vitali, compresi il trattamento dell’ipotensione e del collasso circolatorio e il mantenimento della funzione respiratoria. Non usare epinefrina, dopamina o altri agenti simpaticomimetici con attività beta-agonista, poiché la stimolazione dei recettori beta potrebbe determinare un peggioramento dello stato ipotensivo. Per riconoscere eventuali aritmie sarà necessario monitorare l’attività cardiovascolare. Il monitoraggio del paziente e una stretta sorveglianza medica devono continuare fino alla guarigione.
Categoria farmacoterapeutica: antipsicotici:diazepine, oxazepine e tiazepine.
Codice ATC: N05A H03.
Olanzapina è un agente antipsicotico, antimaniacale e stabilizzante dell’umore dotato di un ampio profilo farmacologico su numerosi sistemi recettoriali.
Nel corso di studi preclinici olanzapina ha dimostrato di possedere uno spettro di affinità (Ki; <100 nM) per i recettori della serotonina 5-HT2A/2C, 5-HT3, 5-HT6, per i recettori della dopamina D1, D2, D3, D4, D5, per i recettori colinergici di tipo muscarinico (m1-m5), e per quelli adrenergici alfa1 e istaminici H1. Studi comportamentali sugli animali con olanzapina hanno indicato un antagonismo serotoninergico, dopaminergico e colinergico, che conferma il profilo di legami recettoriali sopra descritto. Olanzapina ha dimostrato sia in vitro sia nei modelli in vivo una maggiore affinità per i recettori serotoninergici 5-HT2 rispetto a quelli dopaminergici D2. Studi elettrofisiologici hanno dimostrato che olanzapina riduce selettivamente l’attività dei neuroni dopaminergici mesolimbici (A10), mentre ha scarso effetto sui circuiti striatali (A9) coinvolti nella funzione motoria. Olanzapina ha ridotto la risposta nel comportamento di evitamento condizionato (un test indicativo dell’attività antipsicotica) a dosaggi inferiori a quelli capaci di indurre catalessi (un risultato indicativo di effetti indesiderati di tipo motorio). Diversamente da altri agenti antipsicotici, olanzapina aumenta la risposta in un test "ansiolitico".
Nel corso di uno studio PET (tomografia a emissioni di positroni) condotto su volontari sani con una dose singola per via orale (10 mg), olanzapina ha dimostrato un grado di affinità per i recettori 5HT2A superiore a quello dei recettori dopaminergici D2. Inoltre, uno studio SPECT (tomografia computerizzata a emissione di un singolo fotone) condotto su pazienti schizofrenici ha dimostrato che i pazienti che rispondono a olanzapina mostrano un blocco dei recettori striatali D2 inferiore a quello dei pazienti che rispondono ad alcuni altri antipsicotici e a risperidone e paragonabile a quello dei pazienti che rispondono a clozapina.
In studi clinici controllati (2:2 vs placebo e 2:3 vs farmaco di confronto) condotti su oltre 2900 pazienti schizofrenici che presentavano sintomatologia sia positiva sia negativa, olanzapina si è dimostrata statisticamente superiore nel migliorare sia i sintomi positivi sia quelli negativi.
In uno studio comparativo multinazionale in doppio cieco su schizofrenia, disturbi schizoaffettivi e patologie correlate, effettuato su 1481 pazienti con sintomi depressivi associati di grado diverso (valore basale medio 16,6 sulla scala di valutazione della depressione di Montgomery-Asberg), un’analisi secondaria prospettiva volta a determinare il rateo di variazione dell’umore tra basale e endpoint ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo (P=0,001) a favore di olanzapina (-6,0) rispetto ad aloperidolo (-3,1).
Nei pazienti affetti da mania o da episodi misti di disturbo bipolare, olanzapina ha dimostrato un’efficacia superiore sia al placebo sia a valproato semisodico (divalproex) nel ridurre i sintomi maniaci per oltre 3 settimane. Olanzapina ha anche dimostrato risultati di efficacia comparabili ad aloperidolo in termini di proporzione di pazienti che hanno sperimentato una remissione sintomatica della mania e della depressione dopo 6 e 12 settimane. In uno studio di terapia combinata su pazienti trattati con litio o valproato per un minimo di 2 settimane, l’aggiunta di 10 mg di olanzapina (terapia combinata con litio o valproato) ha determinato dopo 6 settimane una maggiore riduzione dei sintomi della mania rispetto alla monoterapia con litio o valproato.
In uno studio di 12 mesi sulla prevenzione della recidiva di episodi maniacali nei pazienti che avevano manifestato remissione con olanzapina e che erano stati poi randomizzati a olanzapina o placebo, olanzapina ha dimostrato una superiorità statisticamente significativa rispetto al placebo in relazione all’end-point primario volto alla valutazione della recidiva di episodi bipolari. Olanzapina ha inoltre dimostrato un vantaggio statisticamente significativo rispetto al placebo in termini di prevenzione della recidiva degli episodi maniacali e della depressione.
In un secondo studio di 12 mesi sulla prevenzione della recidiva di episodi maniacali nei pazienti che avevano manifestato remissione con una terapia combinata di olanzapina e litio e che erano stati successivamente randomizzati con olanzapina o litio in monoterapia, olanzapina è risultata statisticamente non inferiore al litio in relazione all’end-point primario volto alla valutazione della recidiva di episodi bipolari (olanzapina 30,0%, litio 38,3%; P=0,055).
In uno studio di 18 mesi su pazienti affetti da episodi maniacali o misti, stabilizzati con una terapia combinata a base di olanzapina e di uno stabilizzatore dell’umore (litio o valproato), la terapia a lungo termine di olanzapina in associazione a litio o valproato non è risultata superiore in modo statisticamente significativo alla monoterapia con litio o valproato nel ritardare la recidiva di episodi bipolari, definiti sulla base di criteri sindromici (diagnostici).
Popolazione pediatrica
L’esperienza negli adolescenti (età compresa tra 13 e 17 anni) è limitata a dati di efficacia a breve termine nella schizofrenia (6 settimane) e nella mania associata a disturbo bipolare di tipo I (3 settimane), i cui studi hanno coinvolto meno di 200 adolescenti. Olanzapina è stata usata con dosaggio flessibile, partendo con 2,5 e aumentando fino a 20 mg/die. Durante il trattamento con olanzapina gli adolescenti sono aumentati di peso in modo significativamente maggiore rispetto agli adulti. L’entità delle variazioni a digiuno di colesterolo totale, colesterolo LDL, trigliceridi e prolattina (vedere i paragrafi 4.4 e 4.8) sono stati maggiori negli adolescenti che negli adulti. Non sono disponibili dati sul mantenimento dell’effetto e sono disponibili dati limitati sulla sicurezza a lungo termine (vedere i paragrafi 4.4 e 4.8).
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In seguito a somministrazione orale olanzapina viene bene assorbita, raggiungendo le concentrazioni di picco plasmatico entro 5-8 ore. L’assorbimento non è influenzato dall’assunzione di cibo. La biodisponibilità assoluta orale rispetto alla somministrazione endovenosa non è stata determinata.
Olanzapina viene metabolizzata nel fegato principalmente attraverso processi di coniugazione e di ossidazione. Il principale metabolita circolante è il 10-N-glicuronide, che non supera la barriera emato-encefalica. I citocromi P450-CYP1A2 e P450-CYP2D6 contribuiscono alla formazione dei metaboliti N-desmetil e 2-idrossimetil, entrambi i quali, negli studi su animali, hanno dimostrato una minore attività farmacologica in vivo rispetto a olanzapina. L’attività farmacologica predominante viene esercitata dalla molecola di olanzapina non metabolizzata. In seguito a somministrazione orale, l’emivita media di eliminazione di olanzapina nei soggetti sani varia in funzione dell’età e del sesso.
Rispetto ai soggetti non anziani, l’emivita media nei volontari sani anziani (>65 anni) aumenta (51,8 ore rispetto a 33,8 ore), mentre la clearance diminuisce (17,5 contro 18,2 l/ora). La variabilità farmacocinetica osservata negli anziani è simile a quella riscontrabile nei non anziani. In 44 pazienti schizofrenici di età superiore a 65 anni, dosaggi giornalieri da 5 a 20 mg non hanno causato alcun particolare profilo di reazioni avverse.
L’emivita media nelle femmine risulta in certa misura prolungata rispetto ai maschi (36,7 contro 32,3 ore) e la clearance ridotta (18,9 contro 27,3 l/ora). Ciò nonostante olanzapina (5-20 mg) ha dimostrato lo stesso profilo di sicurezza nei pazienti di sesso femminile (n=467) e in quelli di sesso maschile (n=869).
Rispetto ai soggetti sani, nei pazienti con funzionalità renale ridotta (clearance della creatinina <10 ml/min) non é stata riscontrata una differenza significativa nell’emivita media (37,7 contro 32,4 ore) e nella clearance (21,2 contro 25,0 l/ora). Uno studio sull’equilibrio di massa ha dimostrato che circa il 57% di olanzapina radiomarcata viene escreta con le urine, principalmente in forma metabolizzata.
Nei soggetti fumatori con lieve alterazione epatica, l’emivita media risulta aumentata (39,3 ore) e la clearance ridotta (18,0 l/ora), analogamente a quanto riscontrabile nei soggetti sani non fumatori (rispettivamente 48,8 ore e 14,1 l/ora).
Nei soggetti non fumatori, rispetto a soggetti fumatori (maschi e femmine), l’emivita media risulta aumentata (38,6 contro 30,4 ore) e la clearance ridotta (18,6 contro 27,7 l/ora).
La clearance plasmatica di olanzapina risulta essere più bassa negli anziani rispetto ai giovani, nei soggetti di sesso femminile rispetto a quelli di sesso maschile e nei non-fumatori rispetto ai fumatori. Tuttavia, l’influenza di fattori quali età, sesso o fumo sulla clearance e sull’emivita plasmatica di olanzapina è limitata in confronto all’intervallo di variabilità riscontrabile tra i singoli individui.
In uno studio su soggetti caucasici, giapponesi e cinesi, non sono state riscontrate differenze nei parametri farmacocinetici tra le tre popolazioni.
A concentrazioni sieriche variabili tra 7 e 1000 ng/ml, olanzapina si lega alle proteine plasmatiche per il 93%, principalmente all’albumina e all’alfa1 glicoproteina acida.
Popolazione pediatrica
Adolescenti (età compresa tra 13 e 17 anni): la farmacocinetica di olanzapina è simile negli adolescenti e negli adulti. Negli studi clinici l’esposizione media a olanzapina è stata più elevata di circa il 27% negli adolescenti. Le differenze demografiche tra gli adolescenti e gli adulti includono un peso corporeo medio inferiore e un minor numero di fumatori. Tali fattori probabilmente contribuiscono all’esposizione media superiore osservata negli adolescenti.
Tossicità acuta (a dose singola)
Nei roditori i segni di tossicità dopo somministrazione orale sono stati quelli tipici di sostanze a elevata attività neurolettica: ipoattività, coma, tremore, convulsioni cloniche, salivazione, riduzione dell’incremento ponderale. La dose letale media osservata nei topi e nei ratti è stata rispettivamente di circa 210 mg/kg e 175 mg/kg. Nei cani sono state tollerate singole dosi orali fino a 100 mg/kg senza mortalità; sono stati osservati segni clinici quali sedazione, atassia, tremore, aumento della frequenza cardiaca, respirazione difficoltosa, miosi e anoressia. Nelle scimmie singole dosi orali fino a 100 mg/kg hanno dato luogo a prostrazione e, a dosaggi più alti, a uno stato di semi-incoscienza.
Tossicità a dosi ripetute
In studi durati fino a 3 mesi nei topi e fino a un anno nei ratti e nei cani, gli effetti principali riscontrati sono stati depressione del sistema nervoso centrale, effetti di tipo anticolinergico e disturbi ematologici a livello periferico. Nei confronti degli effetti depressivi sul sistema nervoso centrale si é sviluppata tolleranza. Ai dosaggi più elevati i parametri di crescita sono risultati diminuiti. Tra gli effetti reversibili, compatibili con un aumento della prolattina nei ratti, sono stati osservati una diminuzione di peso dell’utero e delle ovaie e alterazioni morfologiche dell’epitelio vaginale e della ghiandola mammaria.
Tossicità ematologica
Sono stati riscontrati effetti sui parametri ematologici di tutte le specie animali, compresa una riduzione dei leucociti circolanti, risultata essere dose-correlata nei topi e aspecifica nei ratti; tuttavia non è stato riscontrato alcun segno di tossicità midollare. In alcuni cani trattati con 8 o 10 mg/kg al giorno si sono sviluppate neutropenia, trombocitopenia e anemia reversibili (l’esposizione totale di olanzapina [area sotto la curva âE.“ AUC] è risultata da 12 a 15 volte più elevata di quella osservata in un uomo trattato con 12 mg). Nei cani citopenici non sono stati osservati effetti avversi a carico degli elementi staminali e proliferativi del midollo osseo.
Tossicità riproduttiva
Olanzapina non presenta effetti teratogeni. La sedazione interferisce con le capacità di accoppiamento dei ratti maschi. I cicli di estro sono risultati alterati con dosi pari a 1,1 mg/kg (3 volte la dose massima per l’uomo) e i parametri della riproduzione sono risultati alterati nei ratti ai quali erano stati somministrati 3 mg/kg (9 volte la dose massima per l’uomo). La prole di ratti trattati con olanzapina ha presentato ritardo nello sviluppo fetale e una transitoria riduzione dei livelli di attività.
Mutagenesi
In una serie completa di test standard, ivi compresi test di mutagenesi effettuati sia sui batteri sia sui tessuti di mammifero in vivo e in vitro, olanzapina non è risultata mutagena né clastogenica.
Carcinogenesi
Sulla base dei risultati di studi effettuati su topi e ratti, è stato concluso che olanzapina non possiede effetti carcinogenici.
Nucleo della compressa:
lattosio monoidrato,
idrossipropilcellulosa,
crospovidone,
cellulosa microcristallina,
magnesio stearato.
Rivestimento della compressa:
alcol polivinilico,
macrogol 3350,
titanio diossido (E171),
talco.
N. A.
2 anni.
6 mesi dopo l’apertura del flacone in HDPE
Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.
Blister in alluminio contenenti 7, 10, 14, 20, 28, 30, 35, 50, 56, 60, 70, 98, 100 o 500 compresse rivestite con film.
Flacone in HDPE contenente 50, 100 o 500 compresse rivestite con film.
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
Nessuna precauzione particolare.
Sandoz S.p.A. Largo U.Boccioni 1, 21040 Origgio (VA)
"2,5 mg compresse rivestite con film" 7 compresse in blister AL/AL AIC n. 040333015/M
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19 Luglio 2011
Luglio 2011