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OPTIMARK 500 MICROMOLI/ML SOLUZIONE INIETTABILE IN FLACONCINO
1 ml contiene 330,9 mg di gadoversetamide, equivalenti a 500 micromoli.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Soluzione iniettabile.
Soluzione limpida, incolore o di colore giallo pallido.
pH: 6,0 – 7,5
Osmolalità (37°C): 1000 – 1200 mOsm/kg
Medicinale solo per uso diagnostico.
L’uso di Optimark è indicato per la generazione di immagini di risonanza magnetica (MRI) del sistema nervoso centrale (SNC) e del fegato. Il medicinale intensifica il contrasto e facilita la visualizzazione e la caratterizzazione delle lesioni focali e delle anomalie strutturali del SNC e del fegato nei pazienti con patologia nota o altamente sospetta.
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Optimark deve essere somministrato unicamente da parte di medici esperti nella pratica clinica della MRI.
Somministrare il medicinale per iniezione endovenosa periferica in bolo, a dosi di 0,2 ml/kg (100 micromoli/kg) di peso corporeo. Per garantire l’iniezione completa del mezzo di contrasto, iniettare di seguito 5 ml di soluzione di cloruro di sodio 9 mg/ml (0,9 %). Completare la diagnostica per immagini entro 1 ora dopo la somministrazione del mezzo di contrasto.
MRI del cranio: se, nonostante una MRI con intensificazione del contrasto con dose singola, persiste un forte sospetto clinico, o se informazioni più dettagliate sul numero, le dimensioni o l’estensione delle lesioni possono influire sulla gestione o sulla terapia del paziente, nei soggetti con funzionalità renale normale può essere somministrato un secondo bolo di 100 micromoli/kg entro 30 minuti dopo la prima iniezione, in quanto il contributo diagnostico può in tal modo essere migliorato. La sicurezza delle dosi ripetute non è stata accertata nei bambini e negli adolescenti, nei pazienti con compromissione della funzionalità renale e negli anziani.
I dati limitati ottenuti con altri mezzi di contrasto contenenti gadolinio suggeriscono che, per l’esclusione di ulteriori metastasi craniche nei pazienti con una metastasi solitaria nota e operabile, un esame di RM con l’iniezione di una dose di Optimark di 300 micromoli/kg di peso corporeo può migliorare la confidenza diagnostica.
Popolazioni particolari
Disfunzione renale
Optimark è controindicato nei pazienti con grave disfunzione renale (GFR <30 ml/min/1,73 m2) e nei pazienti sottoposti a trapianto di fegato o nella fase peri-operatoria di un trapianto di fegato (vedere paragrafo 4.3). Optimark deve essere utilizzato solo dopo un’attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio nei pazienti con disfunzione renale moderata (GFR 30-59 ml/min/1,73 m2) a una dose non superiore a 100 micromoli/kg di peso corporeo (vedere paragrafo 4.4). Durante una scansione non deve essere utilizzata più di una dose. A causa della mancanza di informazioni sulla somministrazione ripetuta, le iniezioni di Optimark non devono essere ripetute finché non sia trascorso un intervallo di almeno 7 giorni tra le iniezioni.
Neonati fino a 4 settimane di età, lattanti fino a 1 anno di età e bambini
Optimark è controindicato nei neonati fino a 4 settimane di età (vedere paragrafo 4.3). L’uso di Optimark non è raccomandato nei bambini al di sotto di 2 anni perché la sicurezza, l’efficacia e l’impatto sulla funzionalità renale immatura non sono stati studiati in questa fascia d’età. Optimark è stato studiato in bambini di 2 anni e oltre, e il profilo di sicurezza si è dimostrato simile a quello riscontrato nella popolazione adulta.
Anziani (età pari o superiore a 65 anni)
Non si ritiene necessario alcun adattamento posologico. Nei pazienti anziani occorre usare cautela (vedere paragrafo 4.4).
Ispezionare il contenitore e la soluzione prima dell’uso, come descritto nel paragrafo 6.6.
Si raccomanda l’uso di un catetere venoso flessibile permanente, vedere paragrafo 4.4.
Ipersensibilità a gadoversetamide o ad uno qualsiasi degli eccipienti o ad altri prodotti contenenti gadolinio.
Optimark è controindicato nei pazienti con grave compromissione della funzionalità renale (GFR <30ml/min/1,73m²), nei pazienti che hanno ricevuto un trapianto di fegato o nella fase peri-operatoria di un trapianto di fegato e nei neonati fino a 4 settimane di età (vedere paragrafo 4.4).
Come avviene con qualsiasi mezzo di contrasto paramagnetico, l’intensificazione della MRI con gadoversetamide può ostacolare la visualizzazione di lesioni esistenti. Alcune di tali lesioni possono essere individuate con la MRI non intensificata, senza contrasto. Pertanto, si raccomanda cautela nell’interpretazione delle immagini a intensificazione di contrasto in assenza di corrispondenti immagini di MRI senza intensificazione di contrasto.
Prima dell’esame, assicurarsi che il paziente sia sufficientemente idratato. Sono valide le controindicazioni abituali per la RM, quali l’esclusione dei pazienti portatori di pompe per infusione, pacemaker, clip ferromagnetiche ecc.
• Ipersensibilità
Reazioni allergoidi e altre reazioni idiosincrasiche possono verificarsi con tutti i mezzi di contrasto a somministrazione endovenosa e anche con la gadoversetamide, e possono presentarsi come reazioni cardiovascolari, respiratorie e cutanee (vedere paragrafo 4.8). La maggior parte di tali reazioni si verifica entro mezz’ora dopo la somministrazione del mezzo di contrasto. Come avviene per tutti gli altri mezzi di contrasto della stessa categoria, raramente possono verificarsi reazioni tardive (dopo ore o giorni); comunque, negli studi clinici portati a termine, non sono state riscontrate reazioni di questo tipo.
Se si verificano reazioni di ipersensibilità, la somministrazione del mezzo di contrasto deve essere immediatamente interrotta e, se necessario, deve essere avviato un trattamento per via endovenosa. Durante l’esame è necessaria la supervisione da parte di un medico; si raccomanda, inoltre, l’inserimento di un catetere flessibile a permanenza . Per consentire l’intervento immediato in caso di emergenza, devono essere immediatamente disponibili i medicinali necessari (ad es. epinefrina/adrenalina, teofillina, antistaminici, corticosteroidi e atropina), i tubi endotracheali e il ventilatore artificiale.
Il rischio che si verifichino reazioni di ipersensibilità aumenta nelle circostanze seguenti:
- in pazienti con predisposizione allergica
- in pazienti con asma bronchiale; in questi pazienti è aumentato soprattutto il rischio di broncospasmo
- in pazienti con una storia clinica di reazioni ai mezzi di contrasto, comprese le reazioni ai mezzi di contrasto iodati
Prima che venga iniettato un mezzo di contrasto, occorre informarsi direttamente dai pazienti riguardo all’eventuale presenza di allergie (ad es. allergia ai frutti di mare o a medicinali, febbre da fieno, orticaria), ipersensibilità ai mezzi di contrasto e asma bronchiale. Può essere presa in considerazione l’eventualità di una premedicazione con antistaminici e/o glucocorticoidi.
•Pazienti che assumono beta-bloccanti
Occorre considerare che i pazienti che assumono beta-bloccanti non necessariamente rispondono ai beta-agonisti normalmente usati per il trattamento delle reazioni di ipersensibilità.
•Pazienti con patologie cardiovascolari
In questi pazienti le reazioni di ipersensibilità possono essere gravi. Soprattutto nei pazienti con gravi patologie cardiache (ad es. grave insufficienza cardiaca, coronaropatia) le reazioni cardiovascolari possono aggravarsi. Tuttavia, negli studi clinici condotti con Optimark non sono state osservate reazioni di questo genere.
•Patologie del sistema nervoso centrale
Nei pazienti epilettici o con lesioni cerebrali, la probabilità di comparsa di convulsioni durante l’esame può essere aumentata. Per l’esame di questi pazienti sono necessarie misure precauzionali (ad es. monitoraggio del paziente) e devono essere disponibili l’attrezzatura e i medicinali necessari per il rapido trattamento di eventuali convulsioni.
•Compromissione della funzionalità renale
Prima della somministrazione di Optimark, tutti i pazienti devono essere sottoposti a screening della funzionalità renale tramite analisi di laboratorio.
Sono stati osservati casi di fibrosi sistemica nefrogenica (NSF) associati all’uso di Optimark e di alcuni mezzi di contrasto contenenti gadolinio in pazienti con grave compromissione acuta o cronica della funzionalità renale (GFR <30 ml/min/1,73 m2). I pazienti che hanno subito o stanno per subire un trapianto di fegato sono particolarmente a rischio, perché l’incidenza di insufficienza renale acuta è alta in questa categoria di pazienti. Pertanto, Optimark non deve essere usato nei pazienti che hanno ricevuto o stanno per ricevere un trapianto di fegato e nei neonati (vedere paragrafo 4.3). Il rischio che si sviluppi una NSF nei pazienti con disfunzione renale moderata (GFR 30-59 ml/min/1,73 m2) non è noto; pertanto, nei pazienti con disfunzione renale moderata, Optimark deve essere utilizzato solo dopo un’attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio.
La gadoversetamide è dializzabile. Un’emodialisi effettuata poco dopo la somministrazione di Optimark può essere utile per rimuovere Optimark dall’organismo. Non esistono dati a favore dell’impiego dell’emodialisi per la prevenzione o il trattamento della NSF nei pazienti non ancora sottoposti a emodialisi.
•Bambini
Optimark non deve essere somministrato con un iniettore automatico. Nei bambini è opportuno somministrare la dose necessaria a mano, per evitare un sovradosaggio accidentale.
•Neonati e lattanti
Non usare Optimark nei bambini di età inferiore a due anni. La sicurezza e l’efficacia non sono state studiate in questa fascia d’età.
•Anziani
Poiché la clearance renale di gadoversetamide può essere compromessa nell’anziano, è particolarmente importante sottoporre a screening della funzionalità renale i pazienti di età pari o superiore a 65 anni.
•Sodio
Questo medicinale contiene meno di 1 mmol di sodio (23 mg) per ogni dose fino a 17 ml, cioè è essenzialmente “privo di sodio”. Dosi superiori contengono 1 mmol di sodio o più: ciò deve essere tenuto in considerazione per i pazienti che seguono una dieta a contenuto di sodio controllato.
•Ferro e zinco nel siero
Usare cautela, perché in studi clinici sono stati osservati cali transitori dei livelli di ferro e zinco nel siero. La rilevanza clinica di questi dati è ancora sconosciuta.
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Non sono stati effettuati studi di interazione formali.
È stato osservato che Optimark causa interferenze nella determinazione del calcio nel siero con il metodo colorimetrico dell’ortocresolftaleina complessone (OCP). Tuttavia, la somministrazione di gadoversetamide non induce una reale diminuzione del calcio nel siero. In presenza di gadoversetamide, con il metodo OCP si ottengono valori di calcio plasmatico erroneamente bassi. L’entità di questo artefatto è proporzionale alla concentrazione di gadoversetamide nel sangue, e nei pazienti con clearance renale normale si ottengono valori corretti circa 90 minuti dopo la sua somministrazione. Nei pazienti con funzionalità renale compromessa, la clearance di gadoversetamide è rallentata e l’interferenza con la determinazione del calcio tramite OCP è prolungata. La gadoversetamide non influisce su altri metodi di determinazione del calcio nel siero, quali il metodo colorimetrico arsenazo III, la spettroscopia di assorbimento atomico e la spettroscopia di massa con plasma con accoppiamento induttivo.
Gravidanza
I dati relativi all’uso di gadoversetamide in donne in gravidanza non esistono. Gli studi su animali non indicano effetti dannosi diretti o indiretti per quanto riguarda la tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3). Optimark non deve essere usato durante la gravidanza, a meno che le condizioni cliniche della donna non rendano necessario l’uso di gadoversetamide.
Allattamento
Non è noto se gadoversetamide sia escreta nel latte materno. Esistono informazioni insufficienti sull’escrezione di gadoversetamide nel latte di animali. Il rischio per il bambino allattato non può essere escluso. L’allattamento deve essere interrotto per almeno 24 ore dopo la somministrazione di Optimark.
Non sono stati effettuati studi sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari. Durante la guida di veicoli o l’uso di macchinari, i pazienti ambulatoriali devono tenere presente l’eventuale comparsa di capogiro.
La maggior parte degli effetti indesiderati osservati è stata di intensità da lieve a moderata e di natura transitoria. Gli effetti indesiderati più comuni sono stati disgeusia, sensazione di calore, cefalea e capogiro.
La maggior parte delle reazioni avverse osservate in seguito all’uso di gadoversetamide sono state reazioni avverse a carico del sistema nervoso centrale, seguite dalle reazioni avverse sistemiche e dalle patologie gastrointestinali / della cute e del tessuto sottocutaneo.
Le seguenti reazioni avverse legate al farmaco sono state osservate in studi clinici e nell’ambito dell’uso post-marketing di gadoversetamide. All’interno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine decrescente di gravità.
Classificazione sistemica organica secondo MedDRA | Comune (≥1/100, <1/10) | Non comune (≥ 1/1000, <1/100) | Raro (≥ 1/10000, < 1/1000) | Molto raro <1/10000) |
Disturbi del sistema immunitario | | Reazione anafilattica | | |
Disturbi del metabolismo e della nutrizione | | | Riduzione dell’appetito | |
Disturbi psichiatrici | | | Ansietà, disturbi del sonno | Stato confusionale |
Patoloie del sistema nervoso | Capogiro, cefalea, disgeusia | Ipoestesia, parestesia, parosmia | Sindope, tremore, sonnolenza, sensazione di bruciore | Convulsione |
Patologie dell’occhio | | | Eritema palpebrale, dolore oculare, visione confusa | Iperemia oculare |
Patologie dell’orecchio e del labirinto | | | Tinnito | |
Patologie cardiache | | | Tachicarda, palpitazioni, blocco AV di primo grado, extrasistoli | Aritmia |
Patologie vascolari | | Flush | Ipotensione, ipertensione | |
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche | | Congestione nasale, irritazione della gola | Dispnea, disfonia, tosse, rinorrea, sensazione di costrzione alla gola | Broncospasmo, edema faringeo, faringite, rinite, starnutazioni |
Patologie gastrointestinali | | Nausea, diarrea | Ipersecrezione salivare, vomito, dolore addominale, costipazione, bocca secca | |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | | Orticaria, prurito, rash | Sudorazione fredda, eritema iperidrosi | Edema periorbitale |
Patologie renali e urinarie | | | Aumento della creatinina nel sangue, ematuria | |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | Sensazione di calore | Dolorabilità toracica, sensazione di freddo, reazioni nella sede di somministrazione | Dolore, dolore toracico, edema facciale, stanchezza, febbre, edema periferico, estremità fredde | Malessere, sensazione di anormalità |
Esami diagnostici | | | Aumento dell’ALT, anormalie nell’analisi delle urine, anomalie degli elettroliti nelle urine, aumento della CPK, diminuzione dell’emoglobina, anomalie del calcio ematico | Elettrocardiogramma: prolungamento QT |
Sono state osservate gravi reazioni avverse, comprendenti reazioni anafilattiche, reazioni cardiovascolari e patologie respiratorie allergiche. Il trattamento è sintomatico e i medicinali e l’attrezzatura di emergenza necessari devono essere immediatamente disponibili in caso di comparsa di un evento avverso grave. In corrispondenza della sede d’iniezione si sono verificate reazioni locali, che possono provocare reazioni locali irritative.
Con Optimark sono stati segnalati casi di fibrosi sistemica nefrogenica (NSF) (vedere paragrafo 4.4).
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La gadoversetamide è stata studiata nell’uomo a dosi fino a 700 micromoli/kg (sette volte la dose standard). Non sono state osservate conseguenze cliniche del sovradosaggio. Nei pazienti con funzionalità renale normale è improbabile che si verifichino sintomi di tossicità acuta. Optimark può essere rimosso tramite emodialisi. Tuttavia, non vi sono evidenze che l’emodialisi sia indicata per la prevenzione della fibrosi sistemica nefrogenica (NSF).
Categoria farmacoterapeutica: mezzi di contrasto paramagnetici per MRI, codice ATC: V08C A06
La gadoversetamide è un chelato contenente gadolinio che possiede proprietà paramagnetiche ed è responsabile dell’effetto di intensificazione del contrasto nella MRI e il ligando versetamide. Lo scopo di un mezzo di contrasto per MRI è indurre variazioni dell’intensità del segnale all’interno della lesione, per facilitarne la differenziazione dalle strutture normali circostanti. L’impiego di un mezzo di contrasto può, pertanto, ridurre la soglia di rilevamento e visualizzazione di una lesione. I mezzi di contrasto per MRI contenenti gadolinio (chelati a base di gadolinio) agiscono indirettamente sul campo magnetico locale attraverso la modifica dei tempi di rilassamento dei protoni T1 (spinreticolo) e T2 (spin-spin); alle concentrazioni abituali di 100 micromoli/kg predomina l’accorciamento di T1, e l’accorciamento di T2 non è significativo nelle sequenze T1pesate.
Dopo somministrazione endovenosa, la gadoversetamide, un chelato extracellulare del gadolinio, si equilibra rapidamente nel fluido/spazio extracellulare e viene eliminata principalmente tramite filtrazione glomerulare.
Per via di tali caratteristiche, il timing dell’acquisizione dell’immagine dopo la somministrazione del mezzo di contrasto è cruciale negli esami del fegato. In presenza di metastasi epatiche, la differenza di segnale tra il tumore e il tessuto epatico circostante è aumentata in misura significativa nei primi 90 secondi dopo la somministrazione di un mezzo di contrasto extracellulare contenente gadolinio. Pertanto, è opportuno acquisire una rapida sequenza di immagini 20 secondi dopo l'iniezione in bolo del mezzo di contrasto, quando il mezzo di contrasto si trova principalmente nelle arterie epatiche, e poi nuovamente 60 secondi dopo l’iniezione, nella predominante fase venosa portale. Dal momento che l’arteria epatica e il sistema venoso portale trasportano, rispettivamente, circa il 20 % e l’80 % del sangue epatico, le immagini precoci (fase dell’arteria epatica) rendono visibili in misura ottimale le lesioni ipervascolari, mentre le immagini ottenute durante la fase venosa portale sono utili per le lesioni ipovascolari (la maggior parte delle metastasi è di natura relativamente ipovascolare, viene evidenziata al meglio durante la fase venosa portale e si presenta in forma di aree con intensità di segnale ridotta rispetto al tessuto epatico, caratterizzato da una marcata intensificazione del segnale). La visibilità delle lesioni ipo- e ipervascolari può diminuire se le immagini vengono ottenute con un ritardo superiore ai 3 minuti, per via della diffusione del mezzo di contrasto nello spazio interstiziale del parenchima epatico e della lesione (ad es. metastasi); in tal caso, la lesione appare isointensa al parenchima epatico normale. Le immagini tardive post-contrastografiche o d’equilibrio (>5 minuti dopo la somministrazione) aiutano a caratterizzare la lesione: ad es., il centro di una metastasi può accumulare mezzo di contrasto nello spazio interstiziale della lesione e diventare iperintenso rispetto al tessuto epatico normale. Tale differenza di intensificazione del segnale è utile per formulare una diagnosi differenziale basata sulla caratterizzazione della lesione e sulla confidenza diagnostica. L’intensificazione del contrasto nei tumori cerebrali con un mezzo di contrasto contenente gadolinio (o iodio) è dipendente dal deterioramento della barriera ematoencefalica (BEE). Di conseguenza, questi mezzi di contrasto sono considerati marker delle aree di deterioramento della BEE. In caso di deterioramento della BEE, le molecole di gadoversetamide diffondono nel compartimento interstiziale e producono il caratteristico effetto paramagnetico di accorciamento di T1 e T2. Generalmente, l’aggiunta di un mezzo di contrasto nella MRI, alla dose clinica standard di 100 micromoli/kg, ha migliorato in misura significativa il rilevamento della lesione, la sensibilità e l’accuratezza diagnostica.
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Distribuzione
La farmacocinetica di gadoversetamide è conforme a un modello aperto bicompartimentale. Con una dose di 100 micromoli/kg, l’emivita media di distribuzione nei soggetti normali, calcolata con il metodo dei residui in 12 volontari sani, è stata di 13,3 ± 6,8 min. Il volume medio di distribuzione con una dose di 100 micromoli/kg nei pazienti senza compromissione della funzionalità renale (comprendenti sia soggetti normali che pazienti con patologia del SNC o epatica) è risultato compreso tra 158,7 ± 29,0 e 214,3 (range da 116,4 a 295,0) ml/kg. Tale volume di distribuzione (approssimativamente 10-15 l per un peso corporeo di 70 kg) è conforme con un medicinale a distribuzione nel fluido extracellulare. In nessuno degli studi condotti, il livello della dose ha avuto un effetto consistente sul volume di distribuzione. In vitro, la gadoversetamide non presenta alcun legame con le proteine.
Eliminazione
L’emivita di eliminazione con una dose di 100 micromoli/kg è risultata compresa tra 1,49 ± 0,15 h nei volontari sani e 2,11 ± 0,62 h nei pazienti senza compromissione della funzionalità renale (comprendenti sia soggetti normali che pazienti con patologia del SNC o epatica). La clearance plasmatica media di gadoversetamide nei soggetti sani (111,0 ± 14,1 ml/min/1,73 m² BSA) non si differenzia in misura significativa dalla clearance renale media. Risultati simili si ottengono nei soggetti normali e nei pazienti con varie combinazioni di disfunzioni epatiche, del SNC e renali, nei quali la clearance di gadoversetamide è approssimativamente il 95 % della clearance plasmatica totale. Questi risultati (rapporto clearance renale/clearance plasmatica totale prossimo a 1) indicano che la gadoversetamide viene eliminata principalmente per via renale. Non sono state riscontrate differenze sistematiche in nessuno dei parametri cinetici in funzione del livello di dose (da 100 a 700 micromoli/kg). Pertanto, in questo range di dosaggio, la cinetica di gadoversetamide appare lineare.
Metabolismo
La prevalenza del complesso intatto nelle urine suggerisce che, nell’uomo, la gadoversetamide non subisce alcun metabolismo significativo.
Popolazioni particolari di pazienti
Effetti legati al sesso
Soggetti adulti di sesso maschile e femminile sono stati arruolati in due studi di farmacocinetica. Non sono state riscontrate differenze significative della farmacocinetica in relazione con il sesso.
Effetti legati all’età
Dopo correzione in base al peso corporeo, la clearance totale di gadoversetamide è maggiore nella fascia d’età compresa tra 2 e 11 anni (143 ± 27,9 ml/h/kg) rispetto alla fascia d’età compresa tra 12 e 18 anni (117 ± 26,1 ml/h/kg) e alle due popolazioni di adulti (82,1 ± 16,8 e 56,5 ± 9,7 ml/h/kg nelle fasce d’età compresa tra 19 e 64 anni e ≥ 65 anni, rispettivamente). L’emivita di eliminazione nelle fasce d’età compresa tra 2 e 11 anni e tra 12 e 18 anni (1,4 ± 0,3 e 1,6 ± 0,3 h-1, rispettivamente) è minore rispetto a quella osservata nelle due popolazioni di adulti (1,9 ± 0,5 e 2,5± 0,5 h-1 nelle fasce d’età compresa tra 19 e 64 anni e ≥ 65 anni, rispettivamente). Il numero di pazienti anziani nei quali è stata determinata la farmacocinetica è stato limitato (oltre 65 anni, N=3).
Effetti legati alla compromissione della funzionalità renale
I livelli plasmatici di gadoversetamide aumentano linearmente con la diminuzione della funzionalità renale; nei pazienti con grave compromissione della funzionalità renale (CrCl<30 ml/min) la clearance di gadoversetamide diminuisce di sei volte, con un corrispondente aumento di sei volte dell’AUC e del t½ di esposizione. Dal momento che la gadoversetamide viene somministrata sempre come dose singola, l’esposizione sarà più lunga e maggiore per un tempo limitato. Dopo 72 ore, anche nei pazienti con grave compromissione della funzionalità renale, pressoché l'intera dose viene recuperata nelle urine; a soggetti sani sono state somministrate dosi fino a 500 micromoli/kg senza che si presentassero problemi di sicurezza. Tuttavia, dal momento che i casi di NSF osservati dopo somministrazione di altri mezzi contrasto contenenti gadolinio e di gadoversetamide possono essere associati ad una compromissione della funzionalità renale, Optimark non deve essere usato in questi pazienti.
I dati non clinici non rivelano rischi particolari per l’uomo sulla base di studi convenzionali di safety pharmacology, tossicità acuta, tossicità riproduttiva, tolleranza locale, antigenicità e genotossicità. Non sono stati condotti studi di carcinogenesi.
Negli studi di tossicità a dosi ripetute, condotti nel ratto e nel cane, è stata osservata una vacuolizzazione delle cellule tubulari del rene, con una forte evidenza in favore della reversibilità di tale effetto. Non è stata osservata alcuna compromissione funzionale.
Versetamide
Calcio idrossido
Calcio cloruro diidrato
Sodio idrossido e/o acido cloridrico per l’aggiustamento del pH.
Acqua per preparazioni iniettabili.
In assenza di studi di incompatibilità, questo medicinale non deve essere miscelato con altri prodotti.
3 anni.
La stabilità chimica e fisica durante l’utilizzo é stata dimostrata per 24 ore a temperature fino a 25°C.
Da un punto di vista microbiologico, il prodotto dovrebbe essere usato immediatamente. Se il prodotto non viene usato immediatamente, i tempi e le condizioni di conservazione prima dell'uso sono responsabilità dell'utente.
Tenere il flaconcino nell’imballaggio esterno per proteggere il medicinale dalla luce.
Non refrigerare o congelare.
Optimark è contenuto in flaconcini in vetro borosilicato incolore ad alta resistenza (tipo I EP). I flaconcini sono chiusi con tappi in gomma bromobutilica, ghiere in alluminio e flip cap in plastica.
Confezioni:
1 x 10 ml 10 x 10 ml
1 x 15 ml 10 x 15 ml
1 x 20 ml 10 x 20 ml
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
Optimark è disponibile anche in siringhe preriempite da 10 ml, 15 ml, 20 ml e 30 ml.
Optimark è un medicinale monouso; eventuali residui devono essere smaltiti.
Non usare la soluzione in caso di alterazione del colore o torbidità. Se si usano apparecchiature non monouso, usare particolare cautela per evitare contaminazioni residue con i detergenti.
Aspirare Optimark nella siringa e usarlo immediatamente.
Se il preparato a base di gadoversetamide, fornito in contenitori di vetro, è congelato, può essere riscaldato fino a temperatura ambiente e agitato con decisione.
Il prodotto deve essere esaminato prima dell’uso per accertarsi che tutte le particelle solide si siano sciolte e che il contenitore e la chiusura siano indenni. Se rimangono particelle solide, il flaconcino deve essere eliminato.
Dopo l’uso, eliminare la siringa e i residui non utilizzati della soluzione.
Il medicinale non utilizzato ed i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente.
L’etichetta di identificazione rimovibile dei flaconcini deve essere apposta sulla cartella clinica del paziente, per una documentazione corretta del mezzo di contrasto contenente gadolinio utilizzato.
Anche la dose utilizzata deve essere documentata.
Covidien Deutschland GmbH
Gewerbepark 1
93333 Neustadt/Donau
Germania
1 x 10 ml: EU/1/07/398/001
038122014
10 x 10 ml: EU/1/07/398/002
038122026
1 x 15 ml: EU/1/07/398/003
038122038
10 x 15 ml: EU/1/07/398/004
038122040
1 x 20 ml: EU/1/07/398/005
038122053
10 x 20 ml: EU/1/07/398/006
038122065
23/07/2007