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PANCLEUS 40 MG COMPRESSE GASTRORESISTENTI
Ogni compressa gastroresistente contiene 40 mg di pantoprazolo (come pantoprazolo sodico sesquidrato 45,16 mg)
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Compressa gastroresistente
Pancleus 40 mg: compressa gastroresistente ellittica, biconvessa, di colore giallo scuro.
Per un miglioramento sintomatico e una guarigione dei disturbi gastrointestinali che richiedono una riduzione nella secrezione acida:
- Ulcera duodenale
- Ulcera gastrica
- Reflusso esofageo moderato e grave
- Sindrome da Zollinger-Ellison e altre condizioni patologiche ipersecretorie.
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Pancleus non deve essere masticato o frantumato, e deve essere ingoiato intero con acqua un’ora prima del pasto.
Dosaggio raccomandato:
Adulti e adolescenti di 12 anni e oltre
Trattamento del reflusso esofageo moderato e grave
Una compressa di Pancleus 40 mg al giorno.
Adulti:
Trattamento dell’ulcera duodenale e dell’ulcera gastrica
Una compressa di Pancleus 40 mg al giorno.
La sicurezza dell’uso a lungo termine è ben nota. La somministrazione di pantoprazolo a lungo termine ha un profilo di sicurezza simile a quello osservato con un trattamento a breve termine, ed è ben tollerato. Nella maggior parte dei pazienti, la scomparsa dei sintomi si è raggiunta rapidamente. In alcuni casi si può avere un beneficio nell’estensione del trattamento oltre 8 settimane per assicurare la guarigione.
Ulcera Duodenale
Le ulcere duodenali generalmente guariscono entro due settimane. Se un periodo di due settimane di trattamento non è sufficiente, la guarigione si otterrà nella maggior parte dei casi entro le 2 settimane successive.
Ulcera gastrica
Solitamente è richiesto un periodo di 4 settimane per il trattamento delle ulcere gastriche. Se questo non è sufficiente, la guarigione si otterrà nella maggior parte dei casi entro le 4 settimane successive.
Reflusso gastroesofageo
Solitamente è richiesto un periodo di 4 settimane per il trattamento del reflusso gastroesofageo. Se questo non è sufficiente, la guarigione si otterrà nella maggior parte dei casi entro le 4 settimane successive.
Trattamento a lungo termine della sindrome di Zollinger-Ellison e delle altre condizioni patologiche ipersecretorie:
I pazienti devono iniziare il loro trattamento con una dose giornaliera di 80 mg (2 compresse di Pancleus da 40 mg). Perciò, il dosaggio può essere titolato in alto o in basso al bisogno usando misure di secrezioni gastriche acide come guida.
Con dosi al di sopra degli 80 mg giornalieri, la dose deve essere suddivisa e assunta due volte al giorno.
È possibile un aumento temporaneo del dosaggio al di sopra dei 160 mg di pantoprazolo ma non deve essere mantenuto più a lungo del tempo richiesto per un controllo adeguato dell’acidità. La durata del trattamento nella sindrome di Zollinger-Ellison e nelle altre condizioni patologiche ipersecretorie non è limitata e deve essere adattata alle necessità cliniche.
Anziani
Non deve essere superata la dose giornaliera di pantoprazolo di 40 mg.
Pazienti con funzionalità renale compromessa
Non deve essere superata la dose abituale di pantoprazolo di 40 mg (vedere paragrafo 4.3).
Pazienti con cirrosi epatica
I pazienti con grave compromissione epatica devono assumere 40 mg di pantoprazolo a giorni alterni (vedere i paragrafi 4.3 e 4.4). In questi pazienti i livelli degli enzimi epatici devono essere monitorati durante il trattamento. Se i livelli degli enzimi epatici diventano elevati, il trattamento con pantoprazolo deve essere interrotto.
Bambini:
Non ci sono informazioni sull’uso del pantoprazolo nei bambini. Perciò, le compresse di pantoprazolo non devono essere usate nei bambini.
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Il pantoprazolo, come altri PPI non deve essere somministrato contemporaneamente ad atazanavir (vedere paragrafo 4.5).
Nei pazienti con compromissione epatica o renale, moderata o grave, la preparazione non deve essere utilizzata nella terapia di associazione per l’eradicazione dell’Helicobacter Pylori, poiché, fino ad ora non è disponibile alcun dato relativo all’efficacia e alla sicurezza del pantoprazolo nella terapia di associazione di questi pazienti.
Nei pazienti con funzionalità epatica gravemente compromessa, gli enzimi epatici devono essere monitorati periodicamente durante il trattamento con pantoprazolo, in particolare durante quello a lungo termine. In caso di aumento dei livelli sierici di questi enzimi, Pancleus deve essere sospeso.
La diminuzione dell’acidità gastrica dovuta a qualsiasi fattore – inclusi gli inibitori della pompa protonica – aumenta la conta dei batteri gastrici normalmente presenti nel tratto gastrointestinale. Il trattamento con farmaci che riducono l’acidità gastrica può portare a un rischio di infezioni gastrointestinali lievemente aumentato, come Salmonella e Campylobacter.
Nei pazienti con la sindrome di Zollinger-Ellison e altre condizioni patologiche ipersecretorie che richiedono un trattamento a lungo termine, il pantoprazolo come tutti i medicinali che inibiscono l’acidità gastrica, può ridurre l’assorbimento della vitamina B12 (cianocobalamina) a causa di ipo- o acloridria. Questo va tenuto presente se si osservano sintomi clinici correlati.
Prima del trattamento si deve escludere una patologia maligna dello stomaco o dell’esofago dato che il trattamento con pantoprazolo può alleviare i sintomi della patologia maligna e in questo modo può ritardare la diagnosi.
Non c’è, ad oggi, esperienza di trattamento nei bambini.
Nel trattamento a lungo termine, specialmente quando si supera un periodo di trattamento di 1 anno, i pazienti devono essere tenuti sotto regolare sorveglianza.
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Atazanavir: studi con altri PPI hanno mostrato una marcata riduzione dell’esposizione all’atazanavir durante il trattamento concomitante con PPI. L’uso di PPI è controindicato durante il trattamento con atazanavir.
Pancleus può ridurre o aumentare l’assorbimento di farmaci per i quali la biodisponibilità è pH-dipendente (ad es. ketoconazolo, itraconazolo, atazanavir).
Il pantoprazolo è metabolizzato nel fegato dal sistema enzimatico del citocromo P450. Non può essere esclusa un’interazione del pantoprazolo con altri farmaci o composti che sono metabolizzati usando lo stesso sistema enzimatico. Tuttavia in test specifici non si sono osservate interazioni clinicamente significative con alcuni di questi farmaci o composti, cioè carbamazepina, caffeina, diazepam, diclofenac, digossina, etanolo, glibenclamide, metoprololo, naprossene, nifedipina, fenitoina, piroxican, teofillina e un contraccettivo orale.
Sebbene negli studi clinici di farmacocinetica non siano state osservate interazioni durante la somministrazione concomitante di fenprocumone o warfarin, alcuni casi isolati di variazione dell’INR durante il trattamento concomitante sono stati rilevati nel periodo post-marketing. Quindi, nei pazienti trattati con anticoagulanti cumarinici, si raccomanda di monitorare il tempo di protrombina/INR quando si inizia il trattamento con pantoprazolo, quando si interrompe o quando viene somministrato in maniera discontinua.
Non si sono verificate interazioni con antiacidi somministrati contemporaneamente.
L’esperienza clinica in donne in gravidanza è limitata. In studi di riproduzione nell’animale, sono stati osservati segni di fetotossicità minima a dosi superiori a 5 mg/kg. Non si hanno dati sull’escrezione del pantoprazolo nel latte umano. Le compresse di pantoprazolo devono essere somministrate solo quando il beneficio per la madre sia considerato maggiore del rischio potenziale per il feto/lattante.
Non sono noti effetti sulla capacità di guidare e sull’uso di macchinari. Possono verificarsi reazioni avverse come capogiri e disturbi della vista (vedere paragrafo 4.8). In queste condizioni può essere diminuita la capacità di reazione.
Classificazione sistemica organica | Comune (≥1/100, <1/10) | Non comune (≥1/1000, <1/100) | Raro (≥1/1000, <1/10000) | Molto raro (< 1/10000) non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili) |
Patologie del sistema emolinfopoietico | | | | Leucopenia |
Trombocitopenia |
Patologie gastrointestinali | Dolore all’addome superiore | Nausea/Vomito | Secchezza delle fauci | |
Diarrea |
Costipazione |
Flatulenza |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | | | | Edema periferico |
Patologie epatobiliari | | | | Danno epatocellulare grave con ittero, associato o meno ad insufficienza epatica |
Disturbi del sistema immunitario | | | | Reazioni anafilattiche, incluso shock anafilattico |
Esami diagnostici | | | | Aumento dei livelli degli enzimi epatici (transaminasi, gamma-GT); aumento dei trigliceridi, aumento della temperatura corporea |
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo | | | Artralgia | Mialgia |
Patologie del sistema nervoso | Cefalea | Vertigini | | |
Disturbi visivi (offuscamento della visione) |
Disturbi psichiatrici | | | Depressione, allucinazione, disorientamento e confusione specialmente in pazienti predisposti, così come l’aggravamento di questi sintomi in caso di preesistenza | Depressione mentale |
Patologie renali e urinarie | | | | Nefrite interstiziale |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | | Reazioni allergiche quali prurito e rash cutaneo | | Orticaria |
Angioedema |
Reazioni cutanee gravi quali sindrome di Stevens-Johnson, eritema multiforme, sindrome di Lyell, fotosensibilità |
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Non sono noti sintomi da sovradosaggio nell’uomo. Dosi fino a 240 mg sono state somministrate per via endovenosa in 2 minuti e sono state ben tollerate.
In caso di sovradosaggio con segni clinici di intossicazione, si adottino gli schemi usuali per il trattamento di una intossicazione.
Siccome il pantoprazolo è estesamente legato alle proteine, non è facilmente dializzabile.
Categoria farmacoterapeutica: inibitori della pompa protonica, codice ATC: A02BC02
Il pantoprazolo è un derivato benzimidazolico che inibisce la secrezione di acido cloridrico nello stomaco, con azione specifica sulle pompe protoniche delle cellule parietali.
Il pantoprazolo viene convertito nella sua forma attiva nei canalicoli acidi delle cellule parietali, ove inibisce l’enzima H+, K+ - ATPasi, cioè lo stadio finale della produzione di acido cloridrico nello stomaco. Tale inibizione è dose-dipendente ed interessa la secrezione acida sia basale sia stimolata. Nella maggior parte
dei pazienti la sintomatologia si risolve in due settimane. Analogamente ad altri inibitori della pompa protonica e ad altri inibitori del recettore H2, il trattamento con pantoprazolo determina una riduzione dell’acidità a livello gastrico e conseguentemente un aumento di gastrina, proporzionale alla riduzione dell’acidità. L’incremento di gastrina è reversibile. Poiché il pantoprazolo si lega all’enzima in posizione distale rispetto al recettore cellulare, questa sostanza può agire sulla secrezione di acido cloridrico indipendentemente dalla stimolazione di altre sostanze (acetilcolina, istamina, gastrina). L’effetto è lo stesso dopo somministrazione del prodotto sia per via orale sia endovenosa.
I livelli di gastrina a digiuno aumentano durante il trattamento con pantoprazolo. In trattamenti a breve termine, nella maggioranza dei casi essi non superano i limiti superiori della norma. Durante trattamenti a lungo termine i livelli di gastrina, nella maggior parte dei casi, raddoppiano. Un eccessivo aumento, tuttavia, si verifica solo in casi isolati. Di conseguenza, durante il trattamento a lungo termine, in una minoranza dei casi, si osserva nello stomaco un aumento, da lieve a moderato, del numero di cellule endocrine specifiche (ECL) (iperplasia da semplice ad adenomatoide). Tuttavia, in base agli studi sinora eseguiti, la formazione dei precursori carcinoidi (iperplasia atipica) o di carcinoidi gastrici come trovati negli esperimenti sugli animali (vedere paragrafo 5.3) non sono stati rilevati nell’uomo per un periodo di trattamento di 1 anno.
Sulla base degli studi sugli animali, non si può escludere completamente un’influenza dei trattamenti con pantoprazolo a lungo termine superiori ad un anno sui parametri endocrini della tiroide e degli enzimi epatici.
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Farmacocinetica generale
Il pantoprazolo viene rapidamente assorbito e le concentrazioni plasmatiche massimali si ottengono già dopo una singola dose orale di 40 mg. Le massime concentrazioni sieriche di circa 2 – 3 mcg/ml vengono raggiunte, in media, 2 – 2,5 ore dopo la somministrazione, e tali valori rimangono costanti dopo somministrazioni ripetute. Il volume di distribuzione è di circa 0,15 l/kg, la clearance intorno a 0,1 l/h/kg.
L’emivita della fase terminale è di circa 1 ora. Si sono osservati alcuni casi di rallentata eliminazione del farmaco. A causa dello specifico legame del pantoprazolo alle pompe protoniche delle cellule parietali, l’emivita di eliminazione non si correla con la durata d’azione (inibizione della secrezione acida) che è molto più lunga. Le caratteristiche farmacocinetiche non si modificano dopo somministrazione singola o ripetuta. Nell’intervallo di dosi tra 10 e 80 mg, le cinetiche plasmatiche del pantoprazolo sono lineari dopo somministrazione sia orale sia endovenosa. Il legame del pantoprazolo alle proteine sieriche è di circa il 98%. La sostanza viene metabolizzata quasi esclusivamente nel fegato. L’eliminazione renale rappresenta la principale via di escrezione (circa 80%) dei metaboliti del pantoprazolo, il rimanente viene escreto con le feci. Il principale metabolita, sia nel siero che nelle urine, è il desmetilpantoprazolo, sotto forma di sulfoconiugato. L’emivita del metabolita principale (circa 1,5 h) non è molto più elevata di quella del pantoprazolo.
Biodisponibilità
Il pantoprazolo è completamente assorbito dopo somministrazione orale. La biodisponibilità assoluta delle compresse è di circa il 77%. L’ assunzione concomitante di cibo non influenza l’AUC, la concentrazione sierica massima e, quindi, la biodisponibilità. Solo la variabilità del tempo di latenza sarà aumentata dalla contemporanea assunzione di cibo.
Caratteristiche in pazienti/gruppi particolari
Non è richiesta una riduzione del dosaggio del pantoprazolo quando somministrato a pazienti con ridotta funzionalità renale (compresi pazienti in dialisi). L’emivita del pantoprazolo è breve come osservato nei soggetti sani. Solo una quantità molto piccola di pantoprazolo è dializzabile. Sebbene l’emivita del principale metabolita sia moderatamente aumentata (2-3h), l’escrezione è ancora rapida e dunque non si verifica accumulo della dose. Sebbene nei pazienti con cirrosi epatica (classe A e B secondo Child), l’emivita aumenti fino a 3-6 ore ed i valori di AUC siano maggiori di 3-5 volte, le concentrazioni sieriche massimali del farmaco sono solo modestamente aumentate di 1,3 volte rispetto a quelle dei soggetti sani. Un leggero aumento dei valori di AUC e Cmax che si osserva nei volontari anziani rispetto al gruppo dei più giovani è anch’esso clinicamente non rilevante.
Dai dati preclinici non emergono particolari rischi per l’uomo, sulla base degli studi convenzionali di sicurezza farmacologica, tossicità per somministrazioni ripetute e genotossicità.
Negli studi di carcinogenesi a 2 anni nei ratti (che per questo animale corrisponde al trattamento per tutta la vita) sono stati evidenziati tumori neuroendocrini. Inoltre, in uno studio, sulla sacca esofagea dei ratti, si sono trovati papillomi a cellule squamose. Il meccanismo con cui i derivati benzimidazolici inducono la formazione
di carcinoidi gastrici è stato accuratamente studiato e porta alla conclusione che si tratti di una reazione secondaria allo spiccato aumento dei livelli di gastrina che si verifica nel ratto nel corso del trattamento cronico ad alta dose.
In studi a 2 anni sui roditori, si è osservato un aumento del numero di tumori epatici nei ratti (in un solo studio sul ratto) e nel topo femmina ed è stato interpretato come dovuto alla elevata metabolizzazione di pantoprazolo nel fegato.
Un leggero aumento di alterazioni neoplastiche della tiroide è stato osservato nel gruppo di ratti trattati con la dose più alta (200mg/kg) in uno studio a due anni. L’insorgenza di tali neoplasie è associata alle modificazioni, indotte da pantoprazolo, nel catabolismo della tiroxina a livello epatico nel ratto. Poiché la dose terapeutica per l’uomo è bassa, non sono da attendersi effetti collaterali a carico delle ghiandole tiroidee.
In base a studi di mutagenesi, test di trasformazione cellulare ed uno studio di DNA-binding si può concludere che il pantoprazolo non ha potenziale genotossico.
Gli studi effettuati non hanno dimostrato alcuna compromissione della fertilità o effetti teratogeni.
Il passaggio transplacentare è stato studiato nel ratto ed è stato trovato che aumenta con il progredire della gestazione. Di conseguenza, la concentrazione fetale di pantoprazolo aumenta subito prima della nascita.
Nucleo della compressa:
Mannitolo
Sodio carbonato, anidro
Carbossimetilamido sodico (tipo A)
Acido metacrilico – copolimero etilacrilato (Eudragit E PO)
Calcio stearato
Opadry white OY-D-7233 (ipromellosa, titanio diossido E171, Macrogol 400, sodio lauril solfato)
Rivestimento:
Kollicoat MAE 30 DP, di colore giallo chiaro consistente di:
Acido metacrilico – copolimero etilacrilato
Glicole propilenico;
ossido di ferro giallo (E172)
titanio diossido (E171)
Talco
Acqua purificata
Non pertinente.
24 mesi
Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione
Contenitore in HDPE con tappo in LDPE ed essiccante
Blister in Al/Al
Confezioni:
Flacone HDPE: 14 compresse
Blister: 14 compresse
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
Nessuna istruzione particolare.
Laboratorio Prodotti Farmaceutici Boniscontro e Gazzone Srl, Via Pavia, 6 – 20136 Milano
PANCLEUS 40 mg compresse gastroresistenti, 14 cpr AIC n. 038741031
PANCLEUS 40 mg compresse gastroresistenti, 14 cpr (HDPE) AIC n. 038741043
08 Luglio 2009
Giugno 2009