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PANTOPRAZOLO ACTAVIS 20 mg
Ogni compressa gastroresistente contiene 20 mg di pantoprazolo (equivalente a pantoprazolo sodico sesquidrato 22,58 mg)
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Compressa gastroresistente.
Pantoprazolo Actavis 20 mg: compressa gastroresistente ellittica, biconvessa, di colore giallo chiaro.
Trattamento della malattia da reflusso di grado lieve e dei sintomi associati (ad es. pirosi, rigurgito acido, disfagia), che preclude una terapia a lungo termine tramite ricorso al trattamento al bisogno e prevenzione della sintomatologia ricorrente.
Trattamento a lungo termine e prevenzione delle recidive delle esofagiti da reflusso.
Prevenzione delle ulcere gastroduodenali indotte da farmaci antinfiammatori non steroidei non selettivi (FANS) in pazienti a rischio che necessitano una trattamento continuativo con FANS (vedi paragrafo 4.4).
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Adulti ed adolescenti a partire dai 12 anni di età
Trattamento della malattia da reflusso di grado lieve e dei sintomi associati (ad es. pirosi, rigurgito acido, disfagia), che preclude una terapia a lungo termine tramite ricorso al trattamento al bisogno e prevenzione della sintomatologia ricorrente
La dose raccomandata è una compressa gastroresistente di Pantoprazolo Actavis 20 mg al giorno. La risoluzione della sintomatologia si ottiene, generalmente, in 2-4 settimane; la guarigione della esofagite associata richiede solitamente un periodo di trattamento di 4 settimane. Se tale periodo non è sufficiente, la guarigione si ottiene solitamente prolungando la terapia per altre 4 settimane. Alla risoluzione dei sintomi è possibile tenere sotto controllo la sintomatologia ricorrente usando un regime al bisogno di 20 mg di pantoprazolo al giorno. Nel caso in cui non si riesca a mantenere un soddisfacente controllo dei sintomi con il trattamento al bisogno si consideri il passaggio alla terapia continuativa.
Adulti
Trattamento a lungo termine e prevenzione delle recidive delle esofagiti da reflusso
Per il trattamento a lungo termine si raccomanda una dose di mantenimento di una compressa gastro-resistente di Pantoprazolo Actavis, aumentabile a 40 mg/die in caso di recidiva. Per questi casi è disponibile Pantoprazolo Actavis 40 mg. Dopo guarigione della recidiva la dose può essere ridotta nuovamente a 20 mg di pantoprazolo.
Prevenzione delle ulcere gastroduodenali indotte da farmaci antiinfiammatori non steroidei non selettivi (FANS) in pazienti a rischio che necessitano una trattamento continuativo con FANS
La dose orale raccomandata è a una compressa gastroresistente di Pantoprazolo Actavis 20 mg al giorno.
Pazienti anziani
Non è necessario alcun aggiustamento posologico nei pazienti anziani.
Compromissione renale
Nei pazienti con compromissione della funzione renale non è richiesto alcun aggiustamento di dose (vedi sezione 4.3).
Pazienti con compromissione della funzione epatica
Nei pazienti con compromissione della funzione renale non si deve superare la dose giornaliera di 20 mg di pantoprazolo.
Bambini
Non ci sono informazioni sull’uso di pantoprazolo nei bambini. Pertanto le compresse di pantoprazolo non devono essere impiegate nei bambini.
Istruzioni generali
Le compresse gastroresistenti di Pantoprazolo Actavis 20 mg non devono essere masticate o frantumate, ma vanno deglutite intere con un pò di liquido un’ora prima di colazione.
Ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti.
Il pantoprazolo come gli altri inibitori della pompa protonica non deve essere somministrato con l’atazanavir (vedi paragrafo 4.5).
Nei pazienti con funzione epatica gravemente compromessa, durante la terapia con pantoprazolo si dovrà eseguire un controllo regolare degli enzimi epatici, in particolare durante trattamenti a lungo termine. In caso di aumento degli enzimi epatici Pantoprazolo Actavis deve essere sospeso.
L’uso di Pantoprazolo Actavis nella prevenzione delle ulcere gastroduodenali indotte da farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS) non selettivi deve essere limitato a pazienti che necessitano una trattamento continuativo con FANS e sono maggiormente a rischio di sviluppare complicazioni gastrointestinali.
L’aumento del rischio deve essere valutato in base ai fattori di rischio individuali, ad es. età elevata (>65 anni), anamnesi di ulcera gastrica o duodenale o sanguinamento del tratto gastrointestinale superiore.
Il pantoprazolo, come tutti i farmaci inibitori della secrezione acida, può ridurre l’assorbimento della vitamina B12 (cianocobalamina) a causa di ipocloridria o acloridria. Ciò deve essere preso in considerazione nei pazienti con bassi livelli basali o che manifestano fattori di rischio a causa del ridotto assorbimento di vitamina B12 in trattamenti a lungo termine.
I pazienti devono essere regolarmente monitorati, nell’uso a lungo termine, specialmente quando supera 1 anno.
La diminuita acidità gastrica, dovuta a qualsiasi ragione - inclusi gli inibitori della pompa-protonica - aumenta la conta gastrica dei batteri normalmente presenti nel tratto gastro-intestinale. Il trattamento con farmaci che riducono l’acidità comporta un modesto aumento del rischio di infezioni gastrointestinali, come Salmonella e Campylobacter.
I pazienti devono essere regolarmente monitorati, nell’uso a lungo termine, specialmente quando supera 1 anno.
Attenzione
Prima della terapia, è necessario escludere un tumore esofageo o gastrico dato che il trattamento con pantoprazolo può, alleviando la sintomatologia, ritardare la diagnosi.
I pazienti che non rispondono al trattamento dopo 4 settimane dovrebbero essere sottoposti ad opportune indagini diagnostiche.
A tutt’oggi non vi sono esperienze con il trattamento dei bambini.
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Atazanavir: gli studi condotti con altri inibitori della pompa protonica (PPI) hanno mostrato una marcata riduzione nell’esposizione di atazanavir durante un concomitante trattamento con PPI. L’impiego di PPI durante un trattamento a base di atazanavir è controindicato.
Pantoprazolo Actavis può ridurre o aumentare l’assorbimento di farmaci la cui biodisponibilità è pH-dipendente (ad es. ketoconazolo, itraconazolo, atazanavir).
Il pantoprazolo è metabolizzato nel fegato dal sistema enzimatico del citocromo P450. Non possono essere escluse interazioni del pantoprazolo con altri farmaci o composti metabolizzati attraverso lo stesso sistema enzimatico. Tuttavia non si sono osservate interazioni clinicamente significative in seguito a test specifici con alcuni di questi farmaci e composti, precisamente carbamazepina, caffeina, diazepam, diclofenac, digossina, etanolo, glibenclamide, metoprololo, naprossene, nifedipina, fenitoina, piroxicam, teofillina e un contraccettivo orale.
Anche se nell’ambito di studi clinici di farmacocinetica non sono state osservate interazioni tra pantoprazolo e fenprocumone o warfarin, dopo la commercializzazione sono stati segnalati pochi casi isolati di modificazioni dell’INR durante il trattamento concomitante con queste sostanze. Il monitoraggio del tempo di protrombina/INR viene pertanto raccomandato nei pazienti in trattamento con anticoagulanti cumarinici dopo l’inizio, la conclusione o durante l’impiego discontinuo di pantoprazolo.
Inoltre non si sono evidenziate interazioni con antiacidi somministrati contemporaneamente.
L’esperienza clinica con donne in gravidanza è limitata. In studi di riproduzione nell’animale, si sono osservati segni di minima fetotossicità a dosi superiori a 5 mg/kg. Non si hanno dati sull’escrezione di pantoprazolo nel latte umano. Le compresse di pantoprazolo dovrebbero essere somministrate solo quando il beneficio alla madre sia considerato maggiore del rischio potenziale per il feto o il bambino.
Non sono noti effetti sulla capacità di guida e sull’uso di macchine. È possibile l’insorgenza di effetti indesiderati come capogiri e disturbi visivi (vedi paragrafo 4.8). In questi casi la capacità di reazione potrebbe essere diminuita.
Frequenza | Frequente (≥1/100, <1/10) | Occasionale (≥1/1000, <1/100) | Rara (≥1/1000, <1/10.000) | Molto rari (<1/10.000), non noti (non possono essere valutati sulla base dei dati disponibili) |
Classificazione sistemica organica |
Patologie del sistema emolinfopoietico | | | | Leucopenia; trombocitopenia |
Patologie gastrointestinali | Dolore all’addome superiore; diarrea; stipsi; flatulenza | Nausea/vomito | Secchezza delle fauci | |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | | | | Edema periferico |
Patologie epatobiliari | | | | Grave danno epatocellulare fino ad ittero con o senza insufficienza epatica |
Disturbi del sistema immunitario | | | | Reazioni anafilattiche incluso lo shock anafilattico |
Esami diagnostici | | | | Elevati valori degli enzimi epatici (transaminasi, γ-glutammiltransferasi,); aumento dei livelli dei trigliceridi; aumento della temperatura corporea |
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo | | | Artralgia | mialgia |
Patologie del sistema nervoso | Cefalea | Capogiri; disturbi della vista (visione offuscata) | | |
Disturbi psichiatrici | | | Depressione,allucinazioni, disorientamento e confusione, soprattutto in pazienti predisposti come pure aggravamento di questi sintomi se pre-esistenti. | Depressione mentale |
Patologie renali e urinarie | | | | Nefrite interstiziale |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | | Reazioni allergiche come prurito ed eruzione cutanea | | Orticaria; angioedema; gravi reazioni cutanee come Sindrome di Stevens-Johnson; eritema multiforme, sindrome di Lyell; fotosensibilità. |
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Non sono noti sintomi da sovradosaggio nell’uomo. Dosi fino a 240 mg sono state somministrate per via endovenosa in due minuti e sono state ben tollerate.
In caso di sovradosaggio con segni clinici di intossicazione, si applicano le regole generali per il trattamento di una intossicazione. Dato che il pantoprazolo è estesamente legato alle proteine, esso non è facilmente dializzabile.
Categoria farmacoterapeutica: Inibitori della pompa protonica, Codice ATC: A02BC02
Il pantoprazolo è un derivato benzimidazolico che inibisce la secrezione di acido cloridrico nello stomaco, con azione specifica sulle pompe protoniche delle cellule parietali.
Il pantoprazolo viene convertito nella sua forma attiva nei canalicoli acidi delle cellule parietali, dove inibisce l’enzima H+, K+ -ATPasi, cioè lo stadio finale della produzione di acido cloridrico nello stomaco. Tale inibizione è dose-dipendente e interessa la secrezione acida sia basale che stimolata. Nella maggior parte dei pazienti, la sintomatologia si risolve in due settimane. Analogamente ad altri inibitori della pompa protonica e a inibitori del recettore H2, il trattamento con pantoprazolo determina una riduzione dell’acidità a livello gastrico e conseguentemente un aumento di gastrina, proporzionale alla riduzione dell’acidità. L’incremento di gastrina è reversibile. Poiché il pantoprazolo si lega all’enzima in posizione distale rispetto al recettore cellulare, questa sostanza può agire sulla secrezione di acido cloridrico indipendentemente dalla stimolazione di altre sostanze (acetilcolina, istamina, gastrina). L’effetto è lo stesso dopo somministrazione del prodotto per via sia orale sia endovenosa.
I livelli di gastrina a digiuno aumentano durante il trattamento con pantoprazolo. In trattamenti a breve termine, nella maggioranza dei casi i valori non superano i limiti superiori della norma. Durante trattamenti a lungo termine i livelli di gastrina, nella maggior parte dei casi, raddoppiano. Un aumento eccessivo, tuttavia, si verifica solo in casi isolati. Di conseguenza, durante il trattamento a lungo termine, in una minoranza di casi, si osserva nello stomaco un aumento, da lieve a moderato, del numero di cellule endocrine specifiche (ECL) (iperplasia da semplice ad adenomatoide). Tuttavia, in base agli studi sugli animali sinora eseguiti (vedi paragrafo 5.3) la formazione di precursori carcinoidi (iperplasia atipica) o di carcinoidi gastrici può essere esclusa per gli umani per un periodo di trattamento di 1 anno.
Sulla base degli studi nell’animale, non si può escludere un’influenza dei trattamenti con pantoprazolo a lungo termine - superiori ad un anno - sui parametri endocrini della tiroide e degli enzimi epatici.
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Farmacocinetica generale
Il pantoprazolo viene assorbito rapidamente e le concentrazioni plasmatiche massime si ottengono già dopo una singola dose orale di 20 mg. Le concentrazioni sieriche massime di circa 1-1,5 mg/ml vengono raggiunte in media circa 2,0 h - 2,5 h. p.a.; tali valori rimangono costanti dopo somministrazioni ripetute. Il volume di distribuzione è di circa 0,15 l/kg e la clearance intorno a 0,1 l/h/kg.
L’emivita della fase terminale è di circa 1 ora. Si sono osservati alcuni casi di rallentata eliminazione del farmaco. A causa dello specifico legame del pantoprazolo alle pompe protoniche delle cellule parietali, l’emivita di eliminazione non si correla con la durata d’azione (inibizione della secrezione acida) che è molto superiore.
Le caratteristiche farmacocinetiche non si modificano dopo somministrazione singola o ripetuta. Nell’intervallo di dosi tra 10 e 80 mg, la cinetica plasmatica del pantoprazolo è lineare dopo somministrazione sia orale sia endovenosa.
Il legame del pantoprazolo alle proteine sieriche è circa del 98%. La sostanza viene metabolizzata quasi esclusivamente a livello epatico. L’eliminazione renale rappresenta la principale via di escrezione (circa 80%) dei metaboliti del pantoprazolo, il rimanente viene escreto con le feci. Il principale metabolita, sia nel siero sia nelle urine, è il demetilpantoprazolo, sotto forma di solfoconiugato. L’emivita del metabolita principale (circa 1,5 h) non è molto più elevata di quella del pantoprazolo.
Biodisponibilità
Il pantoprazolo è completamente assorbito dopo somministrazione orale. La biodisponibilità assoluta della compressa è circa del 77%. L’assunzione concomitante di cibo non influenza l’AUC, la concentrazione sierica massima e, quindi, la biodisponibilità. Solo la variabilità del tempo di latenza sarà aumentata dalla contemporanea assunzione di cibo.
Caratteristiche in pazienti/gruppi particolari
Non è richiesta una riduzione della dose quando si somministra pantoprazolo a pazienti con funzione renale ridotta (compresi pazienti in dialisi). L’emivita del pantoprazolo è breve come si osserva nei soggetti sani. Il pantoprazolo è scarsamente dializzabile. Sebbene l’emivita del principale metabolita sia moderatamente aumentata (2-3 h), l’escrezione è comunque rapida e dunque non si verifica accumulo.
Sebbene nei pazienti con cirrosi epatica (classe A e B secondo Child), l’emivita aumenti fino a 3-6 ore e i valori di AUC siano di 3-5 volte maggiori, le concentrazioni sieriche massime del farmaco sono solo modestamente aumentate di 1,3 volte rispetto ai soggetti sani.
Un leggero aumento dei valori di AUC e Cmax che si osserva nei soggetti anziani rispetto al gruppo dei soggetti più giovani è anch’esso clinicamente non rilevante.
I dati preclinici non rivelano speciali pericoli per l’essere umano sulla base di studi convenzionali di sicurezza farmacologica, tossicità per somministrazioni ripetute e genotossicità.
Negli studi di carcinogenesi a 2 anni nel ratto (equivalenti a un trattamento per tutta la vita) sono stati evidenziati tumori neuroendocrini. Inoltre, in uno studio sono stati riscontrati papillomi a cellule squamose nella parte superiore dello stomaco dei ratti. Il meccanismo con cui i derivati benzimidazolici inducono la formazione di carcinoidi gastrici è stato accuratamente studiato, portando alla conclusione che si tratti di una reazione secondaria allo spiccato aumento dei livelli sierici di gastrina che si verifica nel ratto nel corso del trattamento cronico ad alte dosi.
In studi a 2 anni sui roditori, si è osservato un aumento del numero di alterazioni neoplastiche a livello epatico nei ratti (in un solo studio sul ratto) e nel topo femmina, interpretato come dovuto alla elevata metabolizzazione del pantoprazolo nel fegato.
Un leggero aumento di alterazioni neoplastiche della tiroide è stato osservato nel gruppo di ratti trattati con la dose più alta (200 mg/kg) in uno studio a due anni. L’insorgenza di tali neoplasie è associata alle modificazioni, indotte dal pantoprazolo, nel catabolismo della tiroxina a livello epatico nel ratto. Poiché la dose terapeutica per l’uomo è bassa, non sono da attendersi effetti secondari alle ghiandole tiroidee.
Si può escludere che il pantoprazolo abbia potenziale genotossico in base a studi di mutagenesi, test di trasformazione cellulare e studi di legame al DNA.
Gli studi effettuati non hanno dimostrato alcuna influenza negativa sulla fertilità né effetti teratogeni.
Il passaggio transplacentare, studiato nel ratto, aumenta con il progredire della gestazione. Di conseguenza, la concentrazione fetale di pantoprazolo aumenta subito prima della nascita.
Nucleo della compressa: mannitolo, sodio carbonato anidro, sodio amido glicolato (Tipo A), acido metacrilico-etilacrilato copolimero (Eudragit E PO), calcio stearato, opadry bianco OY-D-7233 (ipromellosa, titanio diossido E171, Macrogol 400, sodio lauril solfato)
Rivestimento: kollicoat MAE 30 DP, giallo chiaro composto da: acido metacrilico-etilacrilato copolimero, propilenglicole, ferro ossido giallo (E 172), titanio diossido (E171), talco, acqua purificata.
Non pertinente.
24 mesi.
Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.
Confezione blister in Alluminio/Alluminio.
Blister 14 compresse.
Nessuna istruzione particolare.
Actavis Group PTC ehf - Reykjavikurvegi 76-78 - 220 Hafnarfjörður (Islanda)
AIC n. 038740027/M - 14 compresse gastroresistenti da 20 mg
Determinazione n. 1249/2009 del 08/06/2009 - Supplemento Ordinario GU n. 156 del 08/07/2009
Luglio 2009