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PENTASA
Compresse: ogni compressa contiene: mesalazina (acido 5-amino-salicilico) 500 mg
Bustine: ogni bustina contiene: mesalazina (acido 5-amino-salicilico) 1 g.
Compresse a rilascio modificato, divisibili.
Granulato a rilascio prolungato.
Colite ulcerosa. Morbo di Crohn.
Il Pentasa è indicato sia nel trattamento della fase attiva della malattia che nella prevenzione delle recidive. Nella fase attiva di grado severo, può essere consigliabile l’associazione con trattamento cortisonico.
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La posologia va adattata al singolo paziente in base alla gravità della malattia.
Nella colite ulcerosa
Trattamento acuto: fino a 3-4 g di 5-ASA al giorno, suddivisi in 2-3 somministrazioni.
Trattamento di mantenimento: si consiglia di iniziare con 1500 mg di 5-ASA al giorno, suddivisi in 3 somministrazioni.
Nel morbo di Crohn
Trattamento acuto: fino a 3-4 g di 5-ASA al giorno, suddivisi in 2-3 somministrazioni.
Trattamento di mantenimento: si consiglia di iniziare con 3 g di 5-ASA al giorno, suddivisi in 3 somministrazioni.
Le compresse o le bustine possono essere prese durante o poco dopo il pasto. È possibile anche rompere le compresse o lasciarle disintegrare in un bicchiere o su un cucchiaio con acqua. Pentasa può essere preso con acqua o yogurt. I microgranuli non devono essere masticati.
Ipersensibilità ad uno dei componenti o sostanze strettamente correlate dal punto di vista chimico. Ipersensibilità ai salicilati.
Età pediatrica. Ultime settimane di gravidanza. Allattamento. (V. 4.6).
Grave insufficienza renale o epatica.
Recidive della sintomatologia obiettiva e soggettiva possono verificarsi sia dopo la sospensione della terapia che durante il trattamento di mantenimento inadeguato. L’eventuale comparsa di reazioni di ipersensibilità comporta l’immediata sospensione della terapia. In pazienti che hanno una digestione lenta o sono portatori di una stenosi pilorica, si potrà talora avere una liberazione di 5-ASA già nello stomaco, con una conseguente irritazione gastrica ed una perdita di efficacia del farmaco.
Pentasa deve essere usato con cautela in pazienti allergici alla sulfasalazina. Usare particolare cautela nei pazienti con alterata funzionalità epatica. L’uso di Pentasa non è consigliato in pazienti con disturbi renali. La funzionalità renale deve essere regolarmente monitorata (es. creatinina sierica), specialmente durante la fase iniziale del trattamento. La mesalazina induce nefrotossicità, per questo deve essere sospesa in pazienti che sviluppano disfunzioni renali durante il trattamento. L’uso concomitante di altri agenti nefrotossici, come FANS e azatioprina, può aumentare il rischio di reazioni renali.
Sono state segnalate raramente reazioni di ipersensibilità cardiaca alla mesalazina (mio e pericardite) e gravi discrasie ematiche. Il trattamento concomitante con mesalazina può aumentare il rischio di discrasia ematica in pazienti in trattamento con azatioprina o 6-mercaptopurina. In tal caso, il trattamento deve essere sospeso.
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Non sono disponibili dati sull’interazione di Pentasa con altri farmaci.
Pentasa deve essere usato con cautela durante la gravidanza o l’allattamento e solo nel caso che i potenziali benefici superino, a giudizio del medico, i possibili rischi. La mesalazina supera la barriera placentare ma gli scarsi dati disponibili non permettono di valutare gli eventuali effetti negativi. Nessun effetto teratogeno è stato osservato negli animali.
Sono stati riportati disturbi ematici (leucopenia, trombocitopenia, anemia) in neonati di madri trattate con Pentasa.
La mesalazina viene escreta nel latte ad una concentrazione molto inferiore a quella del sangue materno mentre l’acetil-mesalazina è in concentrazioni simili o maggiori. Non sono stati condotti studi controllati con Pentasa durante l’allattamento al seno. Non possono essere escluse reazioni di ipersensibilità come diarrea nei neonati.
Nessuno
Gli effetti collaterali riportati più frequentemente sono diarrea (3%), nausea (3%), dolore addominale (3%), cefalea (3%), vomito (1%) ed eruzioni cutanee (1%).
Occasionalmente possono verificarsi reazioni di ipersensibilità, febbre, anoressia e vertigini.
Frequenza degli eventi avversi basati sugli studi clinici
e rapporti di monitoraggio post-vendita
Comuni (≥1%; <10%) | Disturbi del sistema nervoso | mal di testa |
Disturbi gastro-intestinali | diarrea, dolore addominale, nausea, vomito |
Disturbi della cute e del tessuto sottocutaneo | eruzioni cutanee (inclusa orticaria, eritema) |
Rari (≥0,01%; <0,1%) | Disturbi cardiaci | mio-* e pericarditi* |
Disturbi gastro-intestinali | aumento dell’amilasi, pancreatiti* |
Molto rari (<0,01%) | Disturbi del sistema ematico e linfatico | eosinofilia ( come parte di una reazione allergica), anemia, anemia aplastica, leucopenia (inclusa granulocitopenia), trombocitopenia, agranulocitosi, pancitopenia |
Disturbi del sistema nervoso | neuropatia periferica |
Disturbi respiratori, toracici e mediastinici | reazioni allergiche polmonari (inclusa dispnea, tosse, alveoliti allergiche, polmonite eosinofila, infiltrazioni polmonari, polmoniti) |
Disturbi epato-biliari | aumento degli enzimi epatici e della bilirubina, epatotossicità (incluse epatiti*, cirrosi, insufficienza epatica) |
Disturbi della cute e del tessuto sottocutaneo | alopecia reversibile |
Disturbi muscoloscheletrici, del tessuto connettivo e delle ossa | mialgia, atralgia, casi isolati di reazioni simili a Lupus eritematoso |
Disturbi renali e urinari | funzione renale anormale (inclusa nefrite interstiziale*, sindrome nefrotica), scolorimento delle urine |
(*) il meccanismo con cui la mesalazina induce mio- e pericarditi, pancreatite, nefriti ed epatiti è sconosciuto, ma probabilmente è di natura allergica.
È importante notare che molti degli effetti indesiderati possono anche essere attribuiti alla stessa IBD.
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Non sono stati segnalati episodi di sovradosaggio nell’uomo. Nell’animale dosi orali fino a 5 g/Kg (nel maiale) o intravenose fino a 920 mg/Kg (nel ratto) non si sono mostrate letali.
In caso di sovradosaggio è necessario un trattamento sintomatico in ambiente ospedaliero.
Ricorrere al lavaggio gastrico ed alla infusione venosa di soluzioni elettrolitiche. Non è noto un antidoto specifico. È opportuno un attento monitoraggio della funzionalità renale.
Gruppo farmacoterapeutico: farmaci antinfiammatori intestinali-acido aminosalicilico ed analoghi - ATC: A07EC02
È stato accertato che la mesalazina è il principio attivo della sulfasalazina, che viene usata per il trattamento della colite ulcerosa, del morbo di Crohn e della proctite.
Da studi clinici si evince che il valore terapeutico della mesalazina, dopo somministrazione orale o rettale, sembra dovuto ad un effetto locale sulla mucosa intestinale infiammata piuttosto che sistemico.
I pazienti affetti da IBD presentano: aumento della migrazione leucocitaria, abnorme produzione di citochine, aumento della produzione dei metaboliti dell’acido arachidonico, in particolare leucotriene B4, e aumento della formazione di radicali liberi nella mucosa intestinale infiammata. La mesalazina ha, sia in-vitro che in-vivo, un effetto farmacologico che inibisce la chemiotassi leucocitaria, diminuisce la produzione di citochine e leucotrieni e neutralizza i radicali liberi. Al momento è sconosciuto quale di questi meccanismi gioca un ruolo predominante nell’efficacia clinica della mesalazina.
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Assorbimento
L’attività terapeutica della mesalazina dipende molto probabilmente dal contatto locale del farmaco con l’area di mucosa intestinale malata.
La somministrazione rettale è stata studiata per agire sulla parte distale (colon discendente) del tratto intestinale con un’alta concentrazione di mesalazina ed un basso assorbimento sistemico.
L’assorbimento in seguito a somministrazione rettale è basso, ma dipendente dalla dose, dalla formulazione e dalla propagazione del farmaco a livello intestinale. Le urine di volontari sani, in condizioni di equilibrio, mostrano che circa il 15 – 20 % della dose è assorbita dopo somministrazione con una dose giornaliera di 2 g (1g x 2).
L’assorbimento sistemico in seguito a somministrazione rettale di mesalazina diminuisce leggermente in pazienti con coliti ulcerose attive se comparato a quelle nella fase di remissione.
La somministrazione orale di microgranuli rilascia gradualmente il 5-ASA nel tenue e nel crasso.
In uno studio effettuato in pazienti con ileostomia, circa il 60% veniva liberato nel tenue ed il 40% nel crasso, dopo una dose giornaliera di 1500 mg di mesalazina.
Il 5-ASA è parzialmente metabolizzato in Ac-5-ASA nell'intestino. Circa il 30% della dose iniziale è assorbito nel tenue ed il 25% nel colon (per la maggior parte sotto forma di Ac-5-ASA).
Biotrasformazione
La mesalazina è metabolizzata sia per via pre-sistemica dalla mucosa intestinale, sia per via sistemica nel fegato in N-acetil-mesalazina (acetilmesalazina). Una parte di acetilazione avviene anche ad opera della flora batterica. L’acetilazione sembra essere indipendente dal fenotipo acetilatore del paziente.
Si pensa che l’acetil-mesalazina sia inattiva dal punto di vista clinico e tossicologico, ma ciò non è ancora stato confermato.
Distribuzione
La mesalazina si lega alle proteine plasmatiche per circa il 50%, l’acetil-mesalazina per circa l’80%.
5-ASA e Ac-5-ASA non attraversano la barriera ematoencefalica.
Eliminazione
L’emivita plasmatica della mesalazina è di circa 40 minuti e quella dell’acetil-mesalazina di circa 70 minuti.
Entrambe le sostanze sono escrete nell’urina e nelle feci.
L’escrezione urinaria consiste prevalentemente nell’acetil-mesalazina.
In pazienti con funzionalità epatica o renale ridotta la diminuzione della quota di eliminazione e l’aumento della concentrazione sistemica di mesalazina possono costituire un aumento del rischio di reazioni nefrotossiche avverse.
In tutte le specie è stato dimostrato un sicuro effetto tossico sul rene. In generale le dosi tossiche superano quelle usate nell’uomo di 5-10 volte.
Non è stata riportata tossicità significativa associata al tratto gastrointestinale, fegato o sistema ematopoietico in animali.
Test in-vitro e studi in-vivo non hanno mostrato effetti mutagenici evidenti. Studi sulla potenziale cancerogenicità nei ratti non hanno mostrato un aumento dell’incidenza di tumori correlato al prodotto.
Compresse: polivinilpirrolidone, etilcellulosa, magnesio stearato, talco, cellulosa microcristallina.
Bustine: etilcellulosa, cellulosa microcristallina.
Non sono note.
Compresse: 3 anni
Bustine: 2 anni. Dopo che le bustine sono aperte, il granulato è stabile per 24 ore.
Nessuna.
Pentasa compresse a rilascio modificato.
Astuccio da 50 compresse (5 blister da 10 alloggi ognuno in alluminio/poliammide-alluminio-polivinilcloruro).
Pentasa bustine di granulato a rilascio prolungato.
Astuccio da 50 bustine di granulato. Il granulato è contenuto in bustine in alluminio a doppio lato.
Non pertinente.
Ferring S.p.A. – Via Senigallia 18/2 – 20161 MILANO
Pentasa 500 mg compresse a rilascio modificato 50 compresse: 027130071
Pentasa bustine 1 g: 027130083
Pentasa 500 mg compresse a rilascio modificato 50 compresse :
Registrazione 31 ottobre 1994 - Rinnovo autorizzazione giugno 2005
Pentasa bustine 1g :
Registrazione 22 ottobre 1998 - Rinnovo autorizzazione giugno 2005
Aprile 2010