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PLAQUENIL
Una compressa rivestita contiene
Principio attivo: idrossiclorochina solfato 200 mg.
Per gli eccipienti, vedere sez. 6.1
Compressa rivestita.
PLAQUENIL è indicato per il trattamento dell’artrite reumatoide in fase attiva e cronica, e nel lupus eritematoso (discoide e disseminato).
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Artrite reumatoide
Il farmaco agisce per accumulo e sono necessarie alcune settimane perchè si manifestino i primi effetti benefici, mentre lievi disturbi possono presentarsi relativamente presto. Possono essere necessari diversi mesi di cura prima che si possano ottenere gli effetti massimi.
Se un miglioramento obiettivo non si rileva entro sei mesi è opportuno sospendere il trattamento.
Non è stata accertata l’innocuità del farmaco nell’artrite reumatoide giovanile.
Dosaggio iniziale: da 400 a 600 mg al giorno (da 2 a 3 compresse rivestite) somministrati ai pasti o con un bicchiere di latte. In una piccola percentuale di pazienti la comparsa di effetti secondari spiacevoli può richiedere la riduzione della dose iniziale. In seguito, dopo 5-10 giorni, la dose può essere gradualmente elevata fino a raggiungere quella ottimale, spesso senza che si ripresentino gli effetti secondari.
Dose di mantenimento: quando si ottiene una buona risposta terapeutica, di solito tra le 4 e le 12 settimane, la dose viene ridotta a metà, da 200 a 400 mg (1 o 2 compresse rivestite) al giorno. È stata descritta una più alta incidenza di retinopatia qualora si superi questa dose.
Se si dovesse presentare una ricaduta dopo l’interruzione della terapia, il farmaco può essere ripreso continuando con una somministrazione intermittente, se non esistono controindicazioni oculari.
I corticosteroidi ed i salicilati possono essere usati di solito a dosi ridotte in associazione a PLAQUENIL o possono essere del tutto sospesi dopo che il farmaco è stato somministrato per parecchie settimane.
Quando è indicata una graduale riduzione della dose di steroidi essa può effettuarsi riducendo ogni 4 o 5 giorni la dose di cortisonico di non oltre 5-15 mg di idrocortisone; di 5-10 mg di prednisolone e di prednisone; di 1-2,5 mg di metilprednisolone; di 1-2 mg di triamcinolone; di 0,25-0,5 mg di desametazone.
Lupus eritematoso
La dose media iniziale è di 400 mg una o due volte al giorno. Questa dose può essere continuata per diverse settimane o mesi in base alla risposta del paziente. Per una terapia di mantenimento spesso basterà una dose più bassa da 200 a 400 mg al giorno.
È stata descritta una più alta incidenza di retinopatia quando si supera questa dose di mantenimento.
• Alterazioni retiniche e del campo visivo attribuibili a composti 4-aminochinolinici.
• Ipersensibilità al principio attivo e in generale verso i composti 4-aminochinolinici o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
• In caso di maculopatie preesistenti.
• Le formulazioni dosate a 200 mg sono controindicate in bambini di età inferiore a 6 anni o comunque con peso inferiore a 35 Kg.
Dopo trattamenti prolungati con dosi elevate di derivati chinolinici sono stati segnalati, in rari casi, disturbi del sistema nervoso periferico. È necessario pertanto attenersi alla posologia prescritta. In alcuni pazienti che hanno ricevuto dosi elevate e prolungate di derivati 4-aminochinolinici, per il trattamento dell’artrite reumatoide e del lupus eritematoso, sono state osservate lesioni irreversibili della retina, che si ritengono correlate alla dose.
Quando si prevede una terapia prolungata con PLAQUENIL si deve eseguire inizialmente un esame oculistico approfondito che comprende la determinazione dell’acuità visiva, del campo visivo, della visione dei colori e l’esame del fundus. Questi esami, in seguito, devono venire ripetuti almeno una volta all’anno.
La tossicità retinica è in gran parte in rapporto alla dose. Il rischio di danno retinico è lieve fino alla dose giornaliera di 6,5 mg/kg. Superare la dose giornaliera raccomandata aumenta decisamente il rischio di tossicità retinica.
Questi esami devono venire ripetuti più frequentemente e devono essere adattati al singolo paziente, nelle seguenti situazioni:
- dosaggio giornaliero superiore a 6,5 mg/kg di peso ideale (soggetto magro): fare riferimento al peso corporeo ideale (quello del soggetto magro), l’impiego del peso corporeo assoluto potrebbe portare a un sovradosaggio nell’obeso;
- insufficienza renale;
- dose cumulativa superiore a 200 g;
- soggetto anziano;
- acuità visiva diminuita.
Se si rilevano segni di alterazioni dell’acuità visiva, del campo visivo, della visione dei colori e delle zone maculari della retina - quali alterazioni del pigmento, perdita del riflesso foveale - o qualsiasi sintomo visivo che non sia completamente spiegabile con difficoltà di accomodazione od opacità corneale, bisogna sospendere immediatamente il farmaco ed il paziente deve essere tenuto sotto stretta osservazione per scoprire una eventuale progressione delle alterazioni. Le lesioni retiniche (e i disturbi della vista) possono aggravarsi anche dopo la sospensione del trattamento.
I metodi consigliati per una diagnosi precoce di "retinopatia da clorochina" sono:
1) l’esame fondoscopico della macula alla ricerca di minime alterazioni pigmentarie o di perdite del riflesso foveale;
2) l’esame del campo visivo centrale con un piccolo oggetto rosso per scoprire uno scotoma pericentrale o paracentrale o per determinare la soglia retinica per il rosso. Anche qualsiasi sintomo visivo non spiegato quali lampi o raggi di luce, deve essere guardato con sospetto come possibile manifestazione di retinopatia.
Usare particolare cautela nei pazienti con insufficienza epatica o renale: può essere necessario ridurre la dose in questi pazienti come in coloro che assumono farmaci che hanno effetto su tali organi.
È necessario usare particolare cautela anche in: pazienti con disturbi gastrointestinali, neurologici o ematologici; pazienti con ipersensibilità alla chinina; in caso di deficit della glucosio-6-fosfato deidrogenasi, di porfiria e di psoriasi.
Nei pazienti in terapia a lungo termine si raccomanda di verificare periodicamente i parametri dell’esame emocromocitometrico completo e di sospendere la somministrazione dell’idrossiclorochina se compaiono anomalie.
I bambini più piccoli sono particolarmente sensibili agli effetti tossici delle 4-aminochinoline; è pertanto necessario che i pazienti vengano avvertiti sulla necessità di conservare l’idrossiclorochina fuori della portata dei bambini.
Tutti i pazienti in trattamento prolungato con PLAQUENIL devono essere periodicamente sottoposti ad un esame comprendente l’esame dei riflessi rotuleo ed achilleo, allo scopo di evidenziare qualsiasi segno di astenia muscolare. Qualora si manifesti astenia muscolare sospendere il farmaco.
Nel trattamento dell’artrite reumatoide se non si rileva un obiettivo miglioramento entro sei mesi è opportuno sospendere la terapia.
Non è stata stabilita la sicurezza d’impiego di PLAQUENIL nell’artrite reumatoide giovanile.
Poiché PLAQUENIL può provocare reazioni dermatologiche, se ne dovrà far uso con cautela nei pazienti ai quali vengono somministrati farmaci dotati di tendenza significativa a provocare dermatiti.
I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di Lapp lattasi, o da malassorbimento di glucosio-galattosio, non devono assumere questo medicinale.
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Esiste la possibilità di interazioni con il fenilbutazone o con altri farmaci che abbiano tendenza a provocare dermatiti e con preparati notoriamente epatotossici.
La somministrazione contemporanea di idrossiclorochina e digossina può determinare un aumento dei livelli ematici della digossina: è necessario pertanto monitorare strettamente la digossinemia nei pazienti trattati con tale combinazione di farmaci.
Poiché l’idrossiclorochina può aumentare gli effetti di un trattamento ipoglicemico è necessario diminuire le dosi di insulina o dei farmaci antidiabetici in generale.
Gravidanza
L’idrossiclorochina attraversa la placenta. I dati relativi all’uso dell’idrossiclorochina durante la gravidanza sono limitati. Si deve notare che dopo somministrazione di derivati 4-aminochinolinici a dosi terapeutiche sono stati osservati effetti collaterali a carico del Sistema Nervoso Centrale, quali ototossicità (tossicità uditiva e vestibolare, sordità congenita), emorragie retiniche e pigmentazione retinica anomala.
L’idrossiclorochina deve essere evitata in gravidanza, a meno che, a giudizio del medico, i potenziali benefici superino i possibili rischi.
Allattamento
Attenzione particolare deve venire prestata in caso di allattamento da parte di pazienti in trattamento con idrossiclorochina, poiché il farmaco viene escreto in piccole quantità nel latte materno ed in considerazione del fatto che il bambino è molto sensibile agli effetti tossici della 4-aminochinolina.
Si sconsiglia la guida e l’uso di macchinari, in quanto l’idrossiclorochina può influire negativamente sulla accomodazione visiva e causare annebbiamento della vista. Se è il caso, può essere necessario ridurre temporaneamente il dosaggio.
Effetti oculari
Possono presentarsi, ma è raro, retinopatia con modifiche della pigmentazione e difetti del campo visivo. Nella sua forma iniziale, la retinopatia sembra reversibile con l’interruzione della terapia con idrossiclorochina. Se ha la possibilità di svilupparsi, il rischio di progressione è possibile, anche dopo la fine del trattamento. I pazienti con modifiche a livello della retina possono essere inizialmente asintomatici, o possono avere visione scotomatosa con anello paracentrale e pericentrale, scotomi temporali ed alterata percezione del colore.
Sono state segnalate modifiche corneali che comprendono edema e opacità, che possono essere o asintomatiche o possono causare disturbi come aloni, offuscamento della vista o fotofobia. Questi segni e sintomi possono essere transitori o reversibili dopo l’interruzione del trattamento.
Può anche presentarsi offuscamento della vista, dovuto a disturbi dell’accomodamento, che sono dose dipendenti e reversibili.
Effetti dermatologici
Talvolta si verificano rash cutanei; pigmentazione della cute e delle mucose, prurito, incanutimento dei capelli, alopecia. Tali effetti si risolvono prontamente interrompendo il trattamento.
Sono state segnalate eruzioni cutanee, (urticarioidi, morbilliformi, lichenoidi, maculopapulari, porpora, eritema circinato centrifugo) eruzioni bollose, compresi casi rarissimi di eritema multiforme e di sindrome di Stevens-Johnson, fotosensibilità e casi isolati di dermatite esfoliativa.
Casi molto rari di esantema acuto pustoloso generalizzato da distinguere dalla psoriasi anche se l’idrossiclorochina può aggravare attacchi di psoriasi. Contemporaneamente si può avere febbre e iperleucocitosi. La prognosi è generalmente favorevole dopo sospensione del trattamento.
Effetti gastrointestinali
Anoressia, nausea, diarrea, crampi addominali e raramente vomito. Questi sintomi si risolvono rapidamente riducendo la dose o interrompendo il trattamento.
Effetti sul S.N.C.
Irritabilità, nervosismo, alterazioni emotive, incubi, psicosi, cefalea, vertigini, capogiri, tinnito, perdita dell’udito, nistagmo, sordità nervosa, convulsioni, atassia.
Effetti neuromuscolari
Sono state riscontrate miopatia muscoloscheletrica o neuromiopatie che portano a progressiva debolezza e atrofia dei gruppi muscolari prossimali. La miopatia può essere reversibile dopo sospensione del trattamento, ma la guarigione può richiedere molti mesi.
Sono stati osservati disturbi minori del sensorio, depressione dei riflessi tendinei e conduzione nervosa anomala.
Effetti cardiovascolari
Raramente è stata riscontrata cardiomiopatia.
Si deve sospettare l’esistenza di effetti da tossicità cronica quando si evidenziano disordini di conduzione (blocco di branca/blocco atrio-ventricolare) così come ipertrofia biventricolare. La sospensione del trattamento può portare a guarigione.
Effetti ematologici
Raramente sono stati segnalati casi di depressione midollare. Sono state segnalate affezioni ematologiche quali anemia, anemia aplastica, agranulocitosi, leucopenia e trombocitopenia.
Emolisi in soggetti con deficit di G6P-DH.
L’idrossiclorochina può aggravare la porfiria.
Effetti epatici
Sono stati segnalati casi isolati di anomalie nei test di funzionalità epatica e sono stati pubblicati pochi casi di collasso epatico fulminante.
Altri effetti
Perdita di peso, stanchezza, psoriasi non sensibile alla luce.
Reazioni allergiche
Sono stati riportati casi di orticaria, angioedema e broncospasmo.
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Il sovradosaggio di composti 4-aminochinolinici è particolarmente rischioso nei bambini nei quali dosi di appena 1 o 2 g sono risultate fatali.
I composti 4-aminochinolinici vengono assorbiti rapidamente e completamente dopo l’ingestione, ed in caso di sovradosaggio accidentale (più raramente in rapporto all’impiego di dosi più basse in pazienti ipersensibili) entro 30 minuti possono manifestarsi sintomi tossici consistenti in cefalea, sonnolenza, disturbi visivi, collasso cardiocircolatorio, convulsioni, ipopotassiemia e disturbi del ritmo e della conduzione, seguite da improvviso arresto respiratorio e cardiaco. L’elettrocardiogramma può rilevare arresto atriale, ritmo nodale, prolungamento del tempo di conduzione intraventricolare e progressiva bradicardia, con esito in fibrillazione ventricolare e/o arresto cardiaco. Il trattamento è sintomatico e dev’essere pronto, con immediato svuotamento dello stomaco provocando il vomito (a casa prima del trasporto in ospedale) o mediante lavanda gastrica fino a completo svuotamento dello stomaco. Il carbone attivato, se finemente polverizzato, introdotto con tubo gastrico entro 30 minuti dall’ingestione delle compresse rivestite, può ulteriormente inibire l’assorbimento del farmaco. Per essere efficace la dose di carbone attivo deve essere almeno 5 volte quella di idrossiclorochina ingerita. Le eventuali convulsioni devono essere controllate prima di tentare la lavanda gastrica. Se esse sono dovute a stimolazione cerebrale si può tentare di somministrare barbiturici ad azione ultrabreve; se invece sono dovute ad anossia si deve trattarle con somministrazione di ossigeno, respirazione artificiale, o, in caso di shock in ipotensione, mediante terapia con analettici circolatori. Data l’importanza del sostegno alla respirazione, può essere necessaria l’intubazione o la tracheotomia seguita, se necessario, dalla lavanda gastrica. Allo scopo di ridurre la concentrazione ematica dei 4-aminochinolinici è stata suggerita l’exsanguino-trasfusione. Un paziente che sopravvive alla fase acuta e sia asintomatico deve essere attentamente sorvegliato per almeno 6 ore. In casi tanto di iperdosaggio che di ipersensibilità si può ricorrere alla somministrazione forzata di liquidi e si può somministrare per pochi giorni una quantità adeguata di cloruro di ammonio (negli adulti, 8 g al giorno in dosi refratte) allo scopo di acidificare le urine per favorire l’aumento della escrezione urinaria.
Si deve tenere in considerazione la possibilità di somministrare diazepam per via parenterale in quanto alcuni studi hanno mostrato che questo trattamento consente di far regredire gli effetti cardiotossici della clorochina.
Categoria farmacoterapeutica: antiparassitario-antireumatico.
Codice ATC: P01BA02
L’idrossiclorochina, antimalarico appartenente alla famiglia dei 4-aminochinolinici è un farmaco dotato anche di azione antireumatica a lento effetto.
L’azione terapeutica dell’idrossiclorochina si basa su diversi effetti farmacologici quali: interazione con i gruppi sulfidrilici, modulazione dell’attività enzimatica (in particolare fosfolipasi, NADH-citocromo C reduttasi, colinesterasi, proteasi e idrolasi), fissazione al DNA; stabilizzazione delle membrane lisosomiali; inibizione della sintesi delle prostaglandine, della chemiotassi di polimorfonucleati e della fagocitosi; possibile interferenza con la produzione dell’interleuchina 1 da parte dei monociti e inibizione della liberazione di superossido da parte dei neutrofili. Sia l’effetto antireumatico che l’effetto antimalarico si possono spiegare in relazione alla concentrazione raggiunta nelle vescicole acide intracellulari e attraverso l’aumento del loro pH.
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L’idrossiclorochina viene rapidamente assorbita dopo somministrazione orale. In media la sua biodisponibilità è di circa il 74%. Il farmaco si distribuisce ampiamente nell’organismo e si accumula nelle cellule ematiche e in altri tessuti quali fegato, polmoni, reni e occhi. La molecola viene parzialmente convertita nel fegato nei metaboliti etilati attivi e quindi eliminata principalmente per via renale, sotto forma immodificata in quantità compresa tra il 23 e il 25%. L’eliminazione avviene anche per via biliare. L’escrezione è lenta, l’emivita di eliminazione terminale è di circa 50 giorni, (sangue totale) e di 32 giorni (plasma). L’idrossiclorochina attraversa la placenta e il passaggio nel latte materno è paragonabile a quello della clorochina.
La DL50 saggiata nel topo per via endovenosa ed orale è stata rispettivamente di 56 mg/kg e 2620 mg/kg.
Lattosio monoidrato, povidone, amido di mais, magnesio stearato, opadry OY-L-28900 (ipromellosa, macrogol 400, titanio diossido, lattosio monoidrato)
Non sono note incompatibilità farmaceutiche.
3 anni.
Nessuna.
Blister contenente 30 compresse rivestite da 200 mg.
Non pertinente.
Sanofi-aventis S.p.A. - Viale L. Bodio, 37/B - Milano
A.I.C. n. 013967056
Rinnovo: 01/06/2005
Settembre 2008