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PRAVASTATINA WINTHROP 20 mg
Ogni compressa contiene 20 mg di pravastatina come pravastatina sodica.
Per gli eccipienti, vedere sezione 6.1.
Compressa.
Compresse rotonde, piatte, di color malva pallido, marmorizzate, con margini smussati e con la dicitura ‘20’ impressa su un lato.
Ipercolesterolemia:
Trattamento dell’ipercolesterolemia primaria o della dislipidemia mista, in aggiunta alla dieta, quando la risposta alla dieta e ad altre misure non farmacologiche (per es. attività fisica o riduzione del peso) sia risultata inadeguata.
Prevenzione primaria:
Riduzione della mortalità e della morbilità cardiovascolari in pazienti con ipercolesterolemia moderata o grave e rischio elevato di un primo evento cardiovascolare, come terapia complementare alla dieta (vedere sezione 5.1).
Prevenzione secondaria:
Riduzione della mortalità e della morbilità cardiovascolare in pazienti con storia di infarto del miocardio o angina pectoris instabile e con livelli di colesterolo normali o elevati, in aggiunta alla correzione di altri fattori di rischio (vedere sezione 5.1).
Post-trapianto:
Riduzione dell’iperlipidemia post-trapianto in pazienti sottoposti a terapia immunosoppressiva in seguito a trapianto d’organo solido. (Vedere sezioni 4.2, 4.5 e 5.1).
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Prima di iniziare la terapia con pravastatina, devono essere escluse eventuali cause secondarie di ipercolesterolemia e il paziente deve essere posto a dieta ipolipemizzante standard, la quale deve essere proseguita durante il trattamento. La pravastatina viene somministrata per via orale una volta al giorno, preferibilmente la sera, indipendentemente dai pasti.
Ipercolesterolemia: la posologia raccomandata è 10-40 mg una volta al giorno. La risposta terapeutica si evidenzia entro una settimana e il pieno effetto di una data dose si raggiunge entro 4 settimane, per cui è necessario effettuare periodiche valutazioni del quadro lipidico e aggiustare di conseguenza la posologia. La dose massima giornaliera è di 40 mg.
Prevenzione cardiovascolare: in tutti gli studi clinici di prevenzione della morbilità e della mortalità, l’unica dose di inizio e di mantenimento studiata è stata 40 mg al giorno.
Posologia dopo il trapianto: in pazienti sottoposti a terapia immunosoppressiva a seguito di trapianto di organo, si raccomanda una dose di inizio di 20 mg al giorno (vedere sezione 4.5). In base alla risposta dei parametri lipidici la dose può essere corretta, elevandola fino a 40 mg, sotto stretto controllo medico (vedere sezione 4.5).
Bambini e adolescenti (8-18 anni di età) con ipercolesterolemia eterozigote familiare:
la posologia raccomandata è 10-20 mg una volta al giorno in pazienti di 8-13 anni d’età, in quanto dosaggi superiori a 20 mg non sono stati studiati in questa popolazione; la posologia raccomandata per i pazienti di 14-18 anni d’età è 10-40 mg al giorno (per bambini e adolescenti di sesso femminile potenzialmente fertili, vedere sezione 4.6; per i risultati dello studio vedere sezione 5.1).
Pazienti anziani: in questi pazienti non è necessaria alcuna correzione della dose, a meno che non esistano fattori di rischio predisponenti (vedere sezione 4.4).
Insufficienza renale o epatica: nei pazienti con insufficienza renale moderata o grave o con insufficienza epatica significativa si raccomanda di usare una dose iniziale di 10 mg al giorno. La posologia deve essere poi corretta in base alla risposta dei parametri lipidici e sotto controllo medico.
Terapia concomitante: gli effetti ipolipemizzanti della pravastatina sul colesterolo totale e sul colesterolo LDL sono potenziati se si usa in concomitanza una resina in grado di legare gli acidi biliari (per es. colestiramina o colestipolo). La pravastatina deve essere somministrata un’ora prima o almeno quattro ore dopo la resina (vedere sezione 4.5). Nei pazienti che assumono ciclosporina con o senza altri medicinali immunosoppressori, si deve iniziare il trattamento con 20 mg di pravastatina una volta al giorno, aumentando la dose gradualmente e con attenzione fino a 40 mg (vedere sezione 4.5).
Ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti.
Epatopatia in fase attiva, inclusi valori delle transaminasi sieriche persistentemente elevati e di origine sconosciuta che superino di 3 volte il limite superiore della norma (vedere sezione 4.4).
Gravidanza e allattamento (vedere sezione 4.6).
La pravastatina non è stata valutata in pazienti con ipercolesterolemia familiare omozigote.
La terapia non è indicata in caso di ipercolesterolemia dovuta a colesterolo HDL elevato. Così come per altri inibitori della HMG-CoA riduttasi, anche per la pravastatina non è raccomandata la combinazione con i fibrati.
Nei bambini prima della pubertà, il rischio/beneficio del trattamento dovrebbe essere attentamente valutato dai medici prima dell’inizio del trattamento.
Disturbi epatici: così come per altri farmaci ipolipemizzanti, anche con la pravastatina è stato osservato un incremento moderato dei livelli delle transaminasi epatiche. Nella maggior parte dei casi i livelli delle transaminasi sono tornati al loro valore basale senza dover interrompere il trattamento. È necessario fare particolare attenzione ai pazienti che manifestano un aumento delle transaminasi, interrompendo la terapia se il valore dell’alanina aminotrasferasi (ALT) e dell’aspartato aminotrasferasi (AST) superano di tre volte il limite superiore della norma, persistendo a questi livelli. La pravastatina deve essere somministrata con cautela in pazienti con epatopatia o alcolismo all’anamnesi.
Disturbi muscolari: così come altri inibitori della HMG-CoA riduttasi (statine), anche la pravastatina è stata associata al manifestarsi di mialgia, miopatia e, in casi molto rari, rabdomiolisi.
La miopatia deve essere considerata in tutti i pazienti in terapia con statine che presentano sintomi muscolari di origine sconosciuta quali dolore o dolorabilità muscolari, debolezza muscolare o crampi muscolari. In questi casi è necessario controllare i livelli di creatinchinasi (CK) (vedere di seguito). La terapia con statine deve essere temporaneamente interrotta nel caso in cui i livelli di CK siano > 5 volte il limite superiore della norma o in caso di sintomi clinici gravi. La rabdomiolisi si manifesta in casi molto rari (in circa 1 caso su 100.000 anni-paziente), con o senza una insufficienza renale secondaria. La rabdomiolisi è una complicanza acuta, potenzialmente letale, che interessa i muscoli scheletrici; si può manifestare in qualsiasi momento nel corso del trattamento ed è caratterizzata da una distruzione muscolare massiva associata a un aumento consistente della CK (di solito > 30 o 40 volte il limite superiore della norma) che porta a mioglobinuria. Il rischio di miopatia con l’uso di statine sembra dipendere dall’esposizione e pertanto può variare in relazione alle caratteristiche individuali dei singoli farmaci (a causa di differenze di lipofilia e farmacocinetica), comprese le loro posologie e le possibili interazioni farmacologiche. Sebbene non esista alcuna controindicazione muscolare alla prescrizione di una statina, alcuni fattori predisponenti possono incrementare il rischio di tossicità muscolare e quindi giustificare un’attenta valutazione del rapporto rischio/benefici e un monitoraggio clinico particolare. In tali pazienti è indicato il controllo della CK prima di iniziare la terapia con una statina (vedere di seguito). Il rischio e la gravità dei disturbi muscolari durante la terapia con una statina vengono incrementati dalla concomitante somministrazione di medicinali con cui interagisce la statina. L’uso dei fibrati in monoterapia è occasionalmente associato a miopatia. L’uso combinato di una statina e di fibrati deve essere generalmente evitato. La somministrazione concomitante di statine e acido nicotinico deve essere attuata con cautela. Un aumento dell’incidenza di miopatia è stato descritto anche in pazienti trattati con altre statine in combinazione con inibitori del metabolismo del citocromo P450. Questo effetto potrebbe essere il risultato di interazioni farmacocinetiche non ancora documentate per la pravastatina (vedere sezione 4.5). Se associati alla terapia con una statina, i sintomi muscolari si risolvono generalmente con l’interruzione della terapia.
Misurazione e interpretazione dei valori della creatinchinasi:
Nei pazienti asintomatici in terapia con una statina non è raccomandato il monitoraggio di routine della creatinchinasi (CK) o di altri enzimi muscolari. Tuttavia, si raccomanda di controllare la CK prima di iniziare la terapia con una statina nei pazienti con fattori predisponenti particolari e nei pazienti che sviluppano sintomi muscolari durante la terapia con la statina, tenendo conto di quanto segue. Se i livelli basali della CK sono significativamente elevati (> 5 volte il limite superiore della norma), questi dovranno essere misurati nuovamente dopo circa 5-7 giorni per confermare i risultati. In caso di misurazione, i livelli della CK devono essere interpretati considerando l’eventuale presenza di altri fattori che possono causare un danno muscolare transitorio, quali un esercizio fisico intenso o un trauma muscolare.
Prima di iniziare il trattamento: è necessario usare cautela nei pazienti con fattori predisponenti quali insufficienza renale, ipotiroidismo, anamnesi di tossicità muscolare con una statina o con un fibrato, anamnesi personale o familiare di disturbi muscolari ereditari o alcolismo. In questi casi, prima di iniziare la terapia si deve misurare il livello della CK. Si deve prendere in considerazione la misurazione della CK prima di iniziare il trattamento anche in pazienti con più di 70 anni di età, soprattutto in presenza di altri fattori predisponenti in questa popolazione. Se i livelli basali della CK sono significativamente elevati (> 5 volte il limite superiore della norma), il trattamento non deve essere iniziato e i livelli di CK dovranno essere misurati nuovamente dopo 5-7 giorni. I livelli basali di CK potranno anche essere utili come riferimento in caso di successivo aumento durante la terapia con la statina.
Durante il trattamento: i pazienti devono essere informati affinché segnalino immediatamente episodi di dolore, dolorabilità, debolezza o crampi muscolari di origine sconosciuta. In questi casi è necessario misurare la concentrazione della CK. Se si rileva un valore di CK particolarmente elevato (> 5 volte il limite superiore della norma), si deve interrompere la somministrazione della statina. L’interruzione del trattamento deve essere presa in considerazione anche quando i sintomi muscolari sono gravi e causano malessere quotidianamente, anche se il valore della CK rimane <= 5 volte il limite superiore della norma. Se i sintomi si risolvono e la concentrazione della CK ritorna nella norma, si può considerare di riprendere la somministrazione della statina alla dose più bassa e sotto attento monitoraggio. Se in questi pazienti si sospetta una malattia muscolare ereditaria, la ripresa della terapia con la statina non è raccomandata.
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Fibrati: l’uso di fibrati in monoterapia è occasionalmente associato a miopatia. In caso di somministrazione concomitante di fibrati e altre statine è stato segnalato un aumento del rischio di effetti indesiderati di tipo muscolare, inclusa la rabdomiolisi. Con la pravastatina non si può escludere il manifestarsi di questi effetti indesiderati e pertanto si deve generalmente evitare l’uso combinato della pravastatina e dei fibrati (per es. gemfibrozil o fenofibrato) (vedere sezione 4.4). Se questa combinazione è considerata necessaria, per i pazienti sottoposti a tale regime si richiede un attento controllo clinico e della CK.
Colestiramina e colestipolo: la loro somministrazione concomitante ha portato a una diminuzione di circa il 40-50% della biodisponibilità della pravastatina. La somministrazione di pravastatina, 1 ora prima o 4 ore dopo la colestiramina o 1 ora prima del colestipolo, non ha determinato diminuzioni clinicamente significative della biodisponibilità o dell’effetto terapeutico della pravastatina (vedere sezione 4.2).
Ciclosporina: la somministrazione concomitante di pravastatina e ciclosporina ha portato a un aumento di circa 4 volte dell’esposizione sistemica alla pravastatina. Tuttavia, in alcuni pazienti l’aumento dell’esposizione alla pravastatina potrebbe essere più elevato. Si raccomanda il monitoraggio clinico e biochimico dei pazienti in trattamento con questa combinazione (vedere sezione 4.2).
Warfarin e altri anticoagulanti orali: i parametri di biodisponibilità della pravastatina all’equilibrio dinamico non sono stati alterati dalla somministrazione del warfarin. La somministrazione cronica dei due farmaci non ha prodotto alcuna variazione dell’azione anticoagulante del warfarin.
Farmaci metabolizzati dal citocromo P450: la pravastatina non viene metabolizzata in misura clinicamente significativa dal sistema del citocromo P450. Questo è il motivo per cui a un regime terapeutico stabile con pravastatina, è possibile aggiungere sostanze metabolizzate dal sistema del citocromo P450, o inibitori di questo sistema, senza determinare variazioni significative dei livelli plasmatici della pravastatina, come è stato invece rilevato con altre statine. L’assenza di interazioni farmacocinetiche significative con la pravastatina è stata dimostrata specificatamente per diverse sostanze, soprattutto per i substrati/inibitori del CYP3A4 come, per es., il diltiazem, il verapamil, l’itraconazolo, il ketoconazolo, gli inibitori delle proteasi, il succo di pompelmo e per gli inibitori del CYP2C9 (per es. il fluconazolo).
In uno di due studi di interazione con pravastatina ed eritromicina è stato osservato un aumento statisticamente significativo della AUC (70%) e della Cmax (121%) della pravastatina. In uno studio simile con claritromicina è stato osservato un aumento statisticamente significativo della AUC (110%) e della Cmax (127%). Sebbene si tratti di variazioni modeste, si raccomanda cautela nell’associare pravastatina ed eritromicina o claritromicina.
Altri prodotti: negli studi di interazione non sono state osservate differenze statisticamente significative della biodisponibilità in seguito alla concomitante somministrazione di pravastatina e acido acetilsalicilico, antiacidi (se somministrati un’ora prima della pravastatina), acido nicotinico o probucolo.
Gravidanza: la pravastatina è controindicata durante la gravidanza e deve essere somministrata nelle donne in età fertile solo se queste pazienti non hanno intenzione di concepire e sono state informate del rischio potenziale. Particolare attenzione è richiesta per le adolescenti di sesso femminile fertili al fine di assicurare un’appropriata informazione del potenziale rischio associato alla terapia con pravastatina durante la gravidanza. Se una paziente programma o inizia una gravidanza, è necessario informare immediatamente il medico e interrompere la terapia con pravastatina a causa del potenziale rischio per il feto.
Allattamento: la pravastatina viene escreta in piccole quantità nel latte materno e pertanto è controindicata durante l’allattamento al seno (vedere sezione 4.3).
La pravastatina non influisce, o influisce in modo trascurabile, sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari. Tuttavia, quando si è alla guida di veicoli o si usano macchinari, si deve tenere presente che, durante il trattamento, si possono verificare capogiri.
Gli effetti indesiderati vengono classificati in base alla loro frequenza come di seguito indicato: molto comuni (>=1/10); comuni (>=1/100, <1/10); non comuni (>=1/1000, <1/100); rari (>=1/10.000, <1/1000); molto rari (<1/10.000).
Studi clinici: la pravastatina è stata studiata alla dose di 40 mg in sette studi clinici randomizzati, in doppio cieco e controllati con placebo, a cui hanno partecipato più di 21.000 pazienti, trattati con pravastatina (n=10.764) o con placebo (n=10.719), che rappresentano più di 47.000 anni-paziente di esposizione alla pravastatina. Più di 19.000 pazienti sono stati seguiti per un periodo medio di 4,8-5,9 anni. Sono stati registrati i seguenti effetti indesiderati da farmaco; nel gruppo in trattamento con pravastatina nessuno di loro si è manifestata con una frequenza dello 0,3% superiore a quella rilevata nel placebo.
Patologie del sistema nervoso:
Non comuni: vertigini, cefalea, disturbi del sonno e insonnia.
Patologie dell’occhio:
Non comuni: disturbi della vista (inclusa visione indistinta e diplopia).
Patologie gastrointestinali:
Non comuni: dispepsia e pirosi, dolore addominale, nausea e vomito, costipazione, diarrea e flatulenza.
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo:
Non comuni: prurito, eruzione cutanea, orticaria, alterazioni del cuoio capelluto e dei capelli (inclusa alopecia).
Patologie renali e urinarie:
Non comuni: disturbi della minzione (inclusi disuria, pollachiuria e nicturia).
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella:
Non comuni: disfunzioni sessuali.
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione:
Non comuni: affaticamento.
Eventi di particolare interesse clinico:
Muscolatura scheletrica: negli studi clinici sono stati riportati effetti sulla muscolatura scheletrica: per es. dolore muscolo-scheletrico inclusa artralgia, crampi muscolari, mialgia, debolezza muscolare e livelli di CK elevati. Le incidenze di mialgia (1,4% con pravastatina vs. 1,4% con placebo), di debolezza muscolare (0,1% con pravastatina vs. <0,1% con placebo) e di una concentrazione della CK rispettivamente >3 volte e >10 il limite superiore della norma (1,6% con pravastatina vs. 1,6% con placebo e 1,0% con pravastatina vs. 1,0% con placebo) negli studi CARE, WOSCOPS e LIPID sono state simili a quelle rilevate per il placebo (vedere sezione 4.4).
Effetti epatici: sono stati registrati valori elevati delle transaminasi sieriche. Nei tre studi clinici CARE, WOSCOPS e LIPID (a lungo termine e controllati verso placebo) sono state rilevate marcate alterazioni dei valori della ALT e della AST (>3 volte il limite superiore della norma) con simile frequenza (<=1,2%) in entrambi i gruppi di trattamento.
Esperienza successiva alla commercializzazione:
In aggiunta a quanto riportato sopra, successivamente alla commercializzazione della pravastatina sono stati segnalati i seguenti effetti indesiderati:
Patologie del sistema nervoso:
Molto rari: polineuropatia periferica (soprattutto in caso di uso prolungato) e parestesia.
Patologie del sistema emolinfopoietico:
Molto rari: reazioni di ipersensibilità: anafilassi, angioedema, sindrome simil-lupus eritematoso.
Patologie gastrointestinali:
Molto rari: pancreatite.
Patologie epatobiliari:
Molto rari: ittero, epatite e necrosi epatica fulminante.
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo:
Molto rari: rabdomiolisi, che può essere associata a insufficienza renale secondaria a mioglobinuria e miopatia (vedere sezione 4.4).
Casi isolati di disturbi tendinei, talvolta complicati da rottura.
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Ad oggi si hanno esperienze limitate di sovradosaggio di pravastatina. In caso di sovradosaggio non esiste alcun trattamento specifico. In caso di sovradosaggio il paziente deve essere trattato dal punto di vista sintomatico e con appropriate misure di supporto.
Categoria farmacoterapeutica: agenti ipolipemizzanti, riduttori del colesterolo e dei trigliceridi e inibitori della HMG-CoA riduttasi, codice ATC: C10AA03
Meccanismo d’azione::
La pravastatina è un inibitore competitivo della riduttasi del 3-idrossi-3-metil-glutarilcoenzima A (HMG-CoA): l’enzima che catalizza la prima reazione della biosintesi del colesterolo, limitandone anche la velocità. Questo enzima produce il suo effetto ipolipemizzante in due modi. In primo luogo, attraverso l’inibizione competitiva, specifica e reversibile della HMG-CoA riduttasi, causa una modesta riduzione della sintesi del colesterolo intracellulare. Questa azione porta a un aumento del numero dei recettori per le LDL sulla superficie cellulare e accentua il catabolismo mediato dai recettori e l’eliminazione del colesterolo LDL circolante. In secondo luogo, la pravastatina riduce la produzione di LDL, inibendo la sintesi epatica del colesterolo VLDL (il precursore del colesterolo LDL).
Sia nei soggetti sani, sia nei pazienti con ipercolesterolemia la pravastatina sodica riduce i seguenti parametri lipidici: colesterolo totale, colesterolo LDL, apolipoproteina B, colesterolo VLDL e trigliceridi. Il valore del colesterolo HDL e dell’apolipoproteina A risultano invece incrementati.
Efficacia clinica::
Prevenzione primaria:
Il “West of Scotland Coronary Prevention Study (WOSCOPS)” è stato uno studio randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, condotto su 6.595 pazienti di sesso maschile, di età compresa tra 45 e 64 anni, con ipercolesterolemia da moderata a grave (colesterolo LDL: 155-232 mg/dl [4,0-6,0 mmol/l]) e senza storia di infarto del miocardio, trattati per una media di 4,8 anni con una dose giornaliera di 40 mg di pravastatina o con placebo in aggiunta alla dieta. I risultati ottenuti nei pazienti trattati con pravastatina hanno dimostrato quanto segue:
una riduzione del rischio di morte per malattia coronarica e infarto del miocardio non fatale (la riduzione del rischio relativo RRR è stata del 31%; p=0,0001, con un rischio assoluto del 7,9% nel gruppo placebo e del 5,5% nei pazienti trattati con pravastatina); gli effetti sull’incidenza cumulativa di questi eventi cardiovascolari si sono manifestati già dopo 6 mesi di trattamento;
una riduzione del numero totale di morti per evento cardiovascolare (RRR 32%; p=0,03);
considerando i fattori di rischio, nei pazienti trattati con pravastatina è stata osservata anche una riduzione del rischio relativo di morte per tutte le cause pari al 24% (p=0,039);
una riduzione del 37% (p=0,009) del rischio relativo di essere sottoposto a interventi di rivascolarizzazione miocardica (bypass coronarico o angioplastica coronarica) e del 31% (p=0,007) del rischio di essere sottoposto ad angiografia coronarica Non è noto quale possa essere il beneficio del trattamento, in base ai criteri sopra indicati, in pazienti di età superiore ai 65 anni, in quanto non si è potuto includerli nello studio. Poiché in questo studio non esistono dati riguardanti i pazienti con ipercolesterolemia associata a una concentrazione di trigliceridi superiore a 6 mmol/l (5,3 g/l) dopo un regime dietetico di 8 settimane, in questo tipo di pazienti non è stato ancora determinato il beneficio della pravastatina.
Prevenzione secondaria:
Il “Long-Term Intervention with Pravastatin in Ischaemic Disease (LIPID)” è stato uno studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo in cui gli effetti della pravastatina (40 mg una volta al giorno) sono stati confrontati con il placebo per un periodo medio di 5,6 anni in 9.014 pazienti di 31-75 anni di età, i quali presentavano livelli di colesterolo da normali a elevati (colesterolo totale basale=155-271 mg/dl [4,0-7,0 mmol/l], colesterolo totale medio=219 mg/dl [5,66 mmol/l]), livelli di trigliceridi variabili fino a 443 mg/dl [5,0 mmol/l] e con anamnesi di infarto del miocardio o angina pectoris instabile nei precedenti 3-36 mesi.
Il trattamento con pravastatina ha ridotto significativamente il rischio relativo di morte per cardiopatia coronarica del 24% (p=0,0004, con un rischio assoluto del 6,4% nel gruppo placebo e del 5,3% nei pazienti trattati con pravastatina), il rischio relativo di eventi coronarici (mortalità da cardiopatia coronarica o infarto del miocardio non fatale) del 24% (p <0,0001) e il rischio relativo di infarto del miocardio fatale o non fatale del 29% (p<0,0001). I risultati ottenuti nei pazienti trattati con pravastatina hanno dimostrato quanto segue:
una riduzione del rischio relativo di morte per tutte le cause del 23% (p<0,0001) e di morte per cause cardiovascolari del 25% (p<0,0001);
una riduzione del 20% (p<0,0001) del rischio relativo di essere sottoposto a procedure di rivascolarizzazione miocardica (bypass coronarico o angioplastica coronarica transluminale percutanea);
una riduzione del rischio relativo di ictus del 19% (p=0,048).
Il “Cholesterol and Recurrent Events (CARE)” è stato uno studio randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, in cui sono stati confrontati gli effetti della pravastatina (40 mg una volta al giorno) sulla morte per cardiopatia coronarica e infarto del miocardio non fatale per una media di 4,9 anni in 4159 pazienti di età compresa tra 21 e 75 anni, con colesterolemia totale normale (colesterolo totale medio basale <240 mg/dl), i quali avevano manifestato un infarto del miocardio nei precedenti 3-20 mesi. Il trattamento con pravastatina ha ridotto significativamente:
l’incidenza di un evento coronarico ricorrente (morte per cardiopatia coronarica o infarto del miocardio non fatale) del 24% (p=0,003, placebo: 13,3%, pravastatina: 10,4%);
il rischio relativo di essere sottoposto a interventi di rivascolarizzazione (bypass coronarico o angioplastica coronarica transluminale percutanea) del 27% (p<0,001). Anche il rischio relativo di ictus è stato ridotto del 32% (p=0,032) e il rischio di ictus o di attacco ischemico transitorio (TIA) combinati è stato ridotto del 27% (p=0,02). Non è noto quale possa essere il beneficio del trattamento, in base ai criteri sopra indicati, in pazienti di età superiore ai 75 anni, dal momento che non hanno potuto essere inclusi negli studi CARE e LIPID.
Poiché in questo studio non esistono dati riguardanti i pazienti con ipercolesterolemia associata a una concentrazione di trigliceridi superiore a 4 mmol/l (3,5 g/l) o superiore a 5 mmol/l (4,45 g/l) dopo un regime dietetico di 4 o 8 settimane (rispettivamente nello studio CARE e nello studio LIPID), in questo tipo di pazienti non è stato ancora determinato il beneficio della pravastatina.
Negli studi CARE e LIPID circa l’80% dei pazienti è stato trattato con un regime terapeutico che ha compreso anche l’acido acetilsalicilico.
Trapianto di cuore e di rene:
L’efficacia della pravastatina in pazienti sottoposti a terapia immunosoppressiva in seguito
a:
Il trapianto di cuore è stato valutato in uno studio prospettico, randomizzato e controllato (n=97). I pazienti sono stati trattati simultaneamente con pravastatina (20-40 mg) o senza e un regime immunosoppressivo standard comprendente ciclosporina, prednisone e azatioprina. Il trattamento con pravastatina ha ridotto significativamente l’incidenza di rigetto cardiaco con compromissione emodinamica a un anno, ha aumentato il tasso di sopravvivenza a un anno (p=0,025) e ha ridotto il rischio di vasculopatia coronarica in caso di trapianto come dimostrato dall’angiografia e dall’autopsia (p=0,049).
Il trapianto renale è stato valutato in uno studio prospettico, non controllato e non randomizzato (n=48) della durata di 4 mesi. I pazienti sono stati trattati simultaneamente con pravastatina (20 mg) o senza e un regime immunosoppressivo standard comprendente ciclosporina e prednisone. Nei pazienti sottoposti a trapianto renale la pravastatina ha ridotto significativamente l’incidenza di episodi di rigetto multiplo e l’incidenza di episodi di rigetto acuto confermati dalla biopsia, nonché l’uso di iniezioni intermittenti di prednisolone e Muromonab-CD3.
Bambini e adolescenti (8-18 anni di età)
Uno studio in doppio cieco e controllato verso placebo in 214 pazienti pediatrici con ipercolesterolemia eterozigote familiare è stato condotto per oltre due anni. I bambini (8-13 anni) sono stati randomizzati somministrando placebo (n=63) o 20 mg di pravastatina al giorno (n=65) mentre gli adolescenti (14-18 anni) sono stati randomizzati somministrando il placebo (n=45) o 40 mg di pravastatina al giorno (n=41). L’inclusione nello studio richiedeva un genitore con diagnosi clinica o molecolare di ipercolesterolemia familiare. Il valore medio basale del colesterolo LDL era di 239 mg/dl e di 237 mg/dl rispettivamente nel gruppo a cui veniva somministrata pravastatina (intervallo 151–405 mg/dl) e in quello a cui veniva somministrato il placebo (intervallo 154 – 375 mg/dl). Si è osservata una significativa riduzione percentuale media del colesterolo LDL (-22,9%) così come del colesterolo totale (-17,2%) dall’analisi dei dati raggruppati dei bambini e degli adolescenti, simile all’efficacia dimostrata negli adulti trattati con 20 mg di pravastatina.
Gli effetti del trattamento con pravastatina nei due gruppi d’età erano simili. Il valore medio ottenuto del colesterolo LDL era di 186 mg/dl (intervallo: 67-363 mg/dl) nel gruppo trattato con pravastatina rispetto a quello ottenuto nel gruppo trattato con il placebo che era di 236 mg/dl (intervallo: 105-438 mg/dl).
Nei soggetti trattati con pravastatina non si sono osservate differenze nei parametri endocrini monitorati [ACTH, cortisolo, DHEAS, FSH, LH, TSH, estradiolo (ragazze) o testosterone (ragazzi)] rispetto a quelli dei pazienti trattati con il placebo. Non sono state osservate differenze nello sviluppo, cambiamenti del volume testicolare o differenze nella stadiazione di Tanner rispetto al trattamento con il placebo. La potenza di questo studio per rilevare una differenza tra i due gruppi di trattamento era bassa. L’efficacia a lungo termine della terapia con pravastatina durante l’infanzia per ridurre la mobilità e la mortalità in età adulta non è stata stabilita.
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Assorbimento::
La pravastatina viene somministrata per via orale nella sua forma attiva. Viene rapidamente assorbita e raggiunge la sua concentrazione sierica massima 1-1,5 ore dopo l’ingestione. In media viene assorbito il 34% della dose somministrata per via orale, con una biodisponibilità assoluta del 17%. La presenza di cibo nel tratto gastrointestinale porta a una riduzione della biodisponibilità, ma l’effetto ipocolesterolemizzante della pravastatina rimane costante indipendentemente dal fatto che venga assunta con o senza gli alimenti. Dopo l’assorbimento, il 66% della pravastatina va incontro a un metabolismo di primo passaggio nel fegato (il sito primario della sua azione), che rappresenta anche l’organo principale deputato alla sintesi del colesterolo e all’eliminazione del colesterolo LDL. Gli studi in vitro hanno dimostrato che la pravastatina viene trasportata negli epatociti e, in misura sostanzialmente inferiore, nelle altre cellule. Alla luce di questo importante primo passaggio attraverso il fegato, le concentrazioni plasmatiche della pravastatina rappresentano solo un indice molto relativo del suo effetto ipolipemizzante. Le concentrazioni plasmatiche sono proporzionali alle dosi somministrate.
Distribuzione:
Circa il 50% della pravastatina presente in circolo è legato alle proteine plasmatiche. Il volume di distribuzione è di circa 0,5 l/kg.
Una piccola quantità di pravastatina passa nel latte materno.
Metabolismo ed eliminazione:
La pravastatina non viene metabolizzata in modo significativo dal citocromo P450, né sembra rappresentare un substrato o un inibitore della glicoproteina-P, ma piuttosto un substrato di altre proteine di trasporto.
Dopo somministrazione orale, il 20% della dose iniziale viene eliminato con le urine e il 70% con le feci. L’emivita di eliminazione plasmatica della pravastatina orale è di 1,5-2 ore. Dopo somministrazione endovenosa, il 47% della dose viene eliminato mediante escrezione renale e il 53% attraverso escrezione biliare e biotrasformazione. Il principale prodotto di degradazione della pravastatina è il metabolita isomerico 3-á-idrossi. Questo metabolita presenta da un decimo a un quarantesimo dell’attività di inibizione della HMGCoA riduttasi posseduta dal composto originario.
La clearance sistemica della pravastatina è 0,81 l/h/kg e la clearance renale è 0,38 l/h/kg, indicando la presenza di una secrezione tubulare.
Popolazioni a rischio::
Soggetti pediatrici: i valori medi di Cmax e di AUC della pravastatina nei soggetti pediatrici considerando assieme le classi di età e sesso erano simili a quei valori osservati negli adulti dopo una dose orale di 20 mg.
Insufficienza epatica: l’esposizione sistemica alla pravastatina e ai suoi metaboliti in pazienti affetti da cirrosi alcolica è del 50% superiore a quella dei pazienti con funzione epatica normale.
Insufficienza renale: in pazienti con insufficienza renale lieve non è stata rilevata alcuna modificazione significativa. Tuttavia, l’insufficienza renale grave e moderata può portare a un aumento di due volte dell’esposizione sistemica alla pravastatina e ai suoi metaboliti.
In base a studi convenzionali di sicurezza farmacologica, tossicità cronica e tossicità riproduttiva, i pazienti non sono sottoposti a rischi diversi da quelli attesi sulla base del meccanismo d’azione farmacologico.
Gli studi di tossicità per dosi ripetute indicano che la pravastatina può indurre vari gradi di epatotossicità e miopatia; in generale, effetti sostanziali su questi tessuti si sono manifestati solo a dosi 50 o più volte superiori alla dose massima per l’uomo in mg/kg. Gli studi di tossicologia genetica in vitro e in vivo non hanno messo in evidenza la presenza di un potenziale mutageno.
In uno studio di cancerogenesi di 2 anni, condotto nel topo con uso di pravastatina alle dosi di 250 e 500 mg/kg/die (>=310 volte la dose massima nell’uomo in mg/kg), è stato dimostrato un aumento significativo dell’incidenza di carcinoma epatocellulare nei maschi e nelle femmine e di adenoma polmonare solo nelle femmine. In uno studio di cancerogenesi di 2 anni condotto nel ratto con somministrazione di pravastatina alla dose di 100 mg/kg/die (125 volte la dose massima nell’uomo in mg/kg), è stato dimostrato un aumento statisticamente significativo dell’incidenza di carcinoma epatocellulare solo nei maschi.
Mannitolo;
cellulosa microcristallina;
olio di ricino idrogenato;
calcio lattato pentaidrato;
calcio carbonato;
crospovidone;
ferro ossido rosso (E172);
magnesio stearato.
Non applicabile.
3 anni.
Conservare a temperatura non superiore ai 30 °C. Conservare nella confezione originale.
Blister in PVC/PVDC e alluminio.
Confezioni da 10, 14, 28, 30, 50, 56, 60, 98 e 100 compresse.
Nessun requisito particolare.
Winthrop Pharmaceuticals Italia S.r.l.
Viale Bodio 37/b, 20158 Milano
20 mg compresse 10 compresse in blister PVC/PVDC/AL AIC n. 037143017/M
20 mg compresse 14 compresse in blister PVC/PVDC/AL AIC n. 037143029/M
20 mg compresse 28 compresse in blister PVC/PVDC/AL AIC n. 037143031/M
20 mg compresse 30 compresse in blister PVC/PVDC/AL AIC n. 037143043/M
20 mg compresse 50 compresse in blister PVC/PVDC/AL AIC n. 037143056/M
20 mg compresse 56 compresse in blister PVC/PVDC/AL AIC n. 037143068/M
20 mg compresse 60 compresse in blister PVC/PVDC/AL AIC n. 037143070/M
20 mg compresse 98 compresse in blister PVC/PVDC/AL AIC n. 037143082/M
20 mg compresse 100 compresse in blister PVC/PVDC/AL AIC n. 037143094/M
Determinazione n. 746/2008 del 15/01/2008 GU n.22 del 26/01/2008
01/11/2007