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PRAZENE
PRAZENE 10 mg compresse
Una compressa contiene:
principio attivo: prazepam 10 mg.
PRAZENE 20 mg compresse
Una compressa contiene:
principio attivo: prazepam 20 mg.
PRAZENE 15 mg/ml gocce orali, soluzione
1 ml (pari a 30 gocce) di soluzione contiene:
principio attivo: prazepam 15 mg.
1 goccia = 0,5 mg.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere 6.1
Compresse e gocce orali soluzione.
Ansia.
Stati di ansia, tensione, agitazione, irritabilità, labilità di umore; disturbi psico-neurotici; disturbi organici funzionali e turbe psiconeurotiche (nevrosi organiche).
Le benzodiazepine sono indicate soltanto quando il disturbo è grave, disabilitante o sottopone il soggetto a grave disagio.
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Adulti
PRAZENE è somministrato per via orale in dosi refratte o in dose singola.
In dosi refratte la posologia media abituale è 30 mg/die, ossia 1 compressa da 10 mg 3 volte al dì. La posologia deve essere regolata gradualmente nell’intervallo tra 20 e 60 mg/die in relazione alla risposta del paziente.
In dose singola PRAZENE può essere somministrato prima di andare a letto e la dose iniziale raccomandata è 20 mg. La risposta del paziente a molti giorni di trattamento potrà permettere al medico di aumentare o occasionalmente di diminuire la dose per ottenere il massimo effetto ansiolitico con il minimo di sonnolenza durante il giorno. Il dosaggio ottimale è solitamente compreso tra 20 e 40 mg/die.
Gli stessi schemi posologici possono essere attuati con la soluzione in gocce, tenendo conto che 20 gocce contengono 10 mg di principio attivo. Le gocce vanno diluite in acqua o altra bevanda.
Gruppi specifici di pazienti
Anziani o pazienti debilitati, inclusi quelli con funzione epatica e/o renale alterata
È generalmente sufficiente dimezzare le dosi consigliate per gli adulti per ottenere una risposta terapeutica adeguata (vedere paragrafo 4.4).
Bambini
La sicurezza e l’efficacia del prodotto nei bambini non sono state investigate.
S.
Il trattamento dovrebbe essere iniziato con la dose consigliata più bassa. La dose massima non dovrebbe essere superata.
Il trattamento deve essere il più breve possibile. Il paziente dovrebbe essere rivalutato regolarmente e la necessità di un trattamento continuo dovrebbe essere valutata attentamente, particolarmente se il paziente è senza sintomi. La durata complessiva del trattamento, generalmente, non deve superare le 8-12 settimane, compreso un periodo di sospensione graduale.
In determinati casi, può essere necessaria l’estensione oltre il periodo massimo di trattamento; in tal caso, ciò non dovrebbe avvenire senza rivalutazione della condizione del paziente.
Come per le altre benzodiazepine a lunga durata di azione il paziente dovrebbe essere controllato regolarmente all’inizio del trattamento per diminuire, se necessario, la dose o la frequenza dell’assunzione per prevenire l’iperdosaggio dovuto all’accumulo.
Ipersensibilità al principio attivo, alle benzodiazepine o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Miastenia gravis.
Grave insufficienza respiratoria. Grave insufficienza epatica. Sindrome da apnea notturna. Primo trimestre di gravidanza e durante il periodo di allattamento al seno (vedere paragrafo 4.6)
Tolleranza
Una certa perdita di efficacia agli effetti ipnotici delle benzodiazepine può svilupparsi dopo un uso ripetuto per alcune settimane.
Dipendenza
L’uso di benzodiazepine può condurre allo sviluppo di dipendenza fisica e psichica da questi farmaci. Il rischio di dipendenza aumenta con la dose e la durata del trattamento; esso è maggiore in pazienti con una storia di abuso di droga o alcool.
Una volta che la dipendenza fisica si è sviluppata, il termine brusco del trattamento sarà accompagnato dai sintomi da astinenza. Questi possono consistere in cefalea, dolori muscolari, ansia estrema, tensione, irrequietezza, confusione e irritabilità. Nei casi gravi, possono manifestarsi i seguenti sintomi: derealizzazione, depersonalizzazione, iperacusia, intorpidimento e formicolio delle estremità, ipersensibilità alla luce, al rumore ed al contatto fisico, allucinazioni o scosse epilettiche.
Insonnia ed ansia di rimbalzo: all’interruzione del trattamento può presentarsi una sindrome transitoria in cui i sintomi che hanno condotto al trattamento con benzodiazepine ricorrono in forma aggravata. Può essere accompagnata da altre reazioni, compresi cambiamenti di umore, ansia, irrequietezza o disturbi del sonno. Poiché il rischio di sintomi da astinenza o da rimbalzo è maggiore dopo la sospensione brusca del trattamento, si suggerisce di effettuare una diminuzione graduale del dosaggio.
Durata del trattamento
La durata del trattamento dovrebbe essere la più breve possibile (vedere paragrafo 4.2), ma non dovrebbe superare le 8-12 settimane, compreso un periodo di sospensione graduale. L’estensione della terapia oltre questi periodi non dovrebbe avvenire senza rivalutazione della situazione clinica. Può essere utile informare il paziente quando il trattamento è iniziato che esso sarà di durata limitata e spiegare precisamente come il dosaggio deve essere diminuito progressivamente.
Inoltre è importante che il paziente sia informato della possibilità di fenomeni di rimbalzo, minimizzando quindi l’ansia riguardo a tali sintomi se dovessero accadere alla sospensione del medicinale.
È importante avvisare il paziente che, essendo PRAZENE una benzodiazepina a lunga durata d’azione, è sconsigliabile il cambiamento improvviso con una benzodiazepina con una durata di azione breve, poiché possono presentarsi sintomi da astinenza.
Amnesia
Le benzodiazepine possono indurre amnesia anterograda. Ciò accade più spesso parecchie ore dopo l’ingestione del farmaco e, quindi, per ridurre il rischio ci si dovrebbe accertare che i pazienti possano avere un sonno ininterrotto di 7-8 ore (vedere paragrafo 4.8).
Reazioni psichiatriche e paradosse
Quando si usano benzodiazepine è noto che possano accadere reazioni come irrequietezza, agitazione, irritabilità, aggressività, delusione, collera, incubi, allucinazioni, psicosi, alterazioni del comportamento. Se ciò dovesse avvenire, l’uso del medicinale dovrebbe essere sospeso. Tali reazioni sono più frequenti nei bambini e negli anziani.
Gruppi specifici di pazienti
Le benzodiazepine non dovrebbero essere date ai bambini senza valutazione attenta dell’effettiva necessità del trattamento; la durata del trattamento deve essere la più breve possibile. Gli anziani dovrebbero assumere una dose ridotta (vedere paragrafo 4.2). Egualmente, una dose più bassa è suggerita per i pazienti con insufficienza respiratoria cronica a causa del rischio di depressione respiratoria. Le benzodiazepine non sono indicate nei pazienti con grave insufficienza epatica in quanto possono precipitare l’encefalopatia (vedere paragrafo 4.3). Le benzodiazepine non sono consigliate per il trattamento primario della malattia psicotica. Le benzodiazepine non dovrebbero essere usate da sole per trattare la depressione o l’ansia connessa con la depressione (il suicidio può essere precipitato in tali pazienti). Le benzodiazepine dovrebbero essere usate con attenzione estrema in pazienti con una storia di abuso di droga o alcool.
Poiché PRAZENE ha effetti deprimenti il Sistema Nervoso Centrale i pazienti devono essere avvertiti di evitare la simultanea ingestione di alcool e altri farmaci con attività deprimente il Sistema Nervoso Centrale.
L’associazione di PRAZENE con altri psicofarmaci richiede particolare cautela e vigilanza da parte del medico ad evitare effetti indesiderabili da interazione (vedere paragrafo 4.5).
La posologia dovrebbe essere mantenuta entro limiti prudenziali nei pazienti con modificazioni organiche cerebrali (specie arteriosclerotiche) o con insufficienza cardio-respiratoria.
In caso di trattamento prolungato, è consigliabile praticare periodicamente controlli del quadro ematico e della funzionalità epatica.
Informazioni importanti su alcuni eccipienti:
Prazene contiene lattosio. I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio da deficit di lattasi o malassorbimento di glucosio/galattosio, non devono assumere questo medicinale.
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Alcool: l’assunzione concomitante con alcool va evitata. L’effetto sedativo può essere aumentato quando il medicinale è assunto congiuntamente ad alcool.
Ciò influenza negativamente la capacità di guidare o di usare macchinari.
Associazione con i deprimenti del SNC: l’effetto depressivo centrale può essere accresciuto nei casi di uso concomitante con antipsicotici (neurolettici), ipnotici, ansiolitici/sedativi, antidepressivi, analgesici narcotici, antiepilettici, anestetici e antistaminici sedativi. Nel caso degli analgesici narcotici può avvenire aumento dell’euforia conducendo ad un aumento della dipendenza psichica.
Composti che inibiscono determinati enzimi epatici (specialmente citocromo P450): possono aumentare l’attività delle benzodiazepine. In grado inferiore, questo si applica anche alle benzodiazepine che sono metabolizzate soltanto per coniugazione.
Gli inibitori del CYP3A4 possono ridurre il metabolismo del prazepam ed incrementarne il potenziale grado di tossicità.
I contraccettivi orali possono aumentare gli effetti del prazepam, in quanto inibiscono il metabolismo ossidativo. Di conseguenza, la concomitante somministrazione di contraccettivi orali provoca un aumento delle concentrazioni seriche delle benzodiazepine sottoposte a metabolismo ossidativo.
Le pazienti che seguono una terapia con contraccettivi orali devono essere monitorate per evidenziare un eventuale aumento degli effetti del prazepam.
Le benzodiazepine devono essere associate con cautela alla clozapina, in quanto possono essere causa di effetti depressivi additivi sul sistema nervoso centrale. Nei pazienti in trattamento con clozapina contemporaneamente oppure in seguito al trattamento con benzodiazepine, sono stati osservati raramente grave stato confusionale, ipotensione e depressione respiratoria. Nei pazienti in trattamento concomitante con clozapina, il dosaggio iniziale della benzodiazepina deve essere approssimativamente pari alla metà di quello abituale, finchè non sia stata raggiunta sufficiente esperienza con il paziente.
Non sono stati effettuati studi controllati adeguati in donne in gravidanza.
Non ci sono dati sufficienti sulla teratogenicità da esposizione alle benzodiazepine. Alcuni studi iniziali hanno indicato che l’esposizione alle benziodiazepine in utero può essere associata a malformazioni congenite. Studi successivi non hanno fornito prove evidenti sulla correlazione tra l’uso di benzodiazepine e lo sviluppo di malformazioni. Nei casi in cui è stata osservata una correlazione con le benzodiazepine, l’esposizione è avvenuta principalmente nel primo trimestre di gravidanza. La somministrazione continuativa durante l’ultimo trimestre può essere associata a un ritardo di crescita intrauterina. L’utilizzo durante l’ultimo trimestre sino alla nascita è associato a complicanze neonatali, inclusa la sindrome da distress respiratorio, la sindrome del “bambino flaccido” (ipotonia, letargia e difficoltà di suzione) e la sindrome da sospensione da farmaco (tremore, irritabilità, ipertonicità, diarrea/vomito e suzione vigorosa). Se le benzodiazepine vengono assunte in gravidanza o se la paziente rimane incinta mentre assume le benzodiazepine, la paziente deve essere avvisata del potenziale pericolo per il feto.
Non somministrare nel primo trimestre di gravidanza e durante il periodo di allattamento al seno.
Poiché le benzodiazepine sono escrete nel latte materno, esse non dovrebbero essere somministrate alle madri che allattano al seno.
La sedazione, l’amnesia, l’alterazione della concentrazione e della funzione muscolare possono influenzare negativamente la capacità di guidare e utilizzare macchinari. Se la durata del sonno è stata insufficiente, la probabilità che la vigilanza sia alterata può essere aumentata (vedere paragrafo 4.5).
PRAZENE è solitamente ben tollerato.
I seguenti effetti indesiderati sono stati riportati durante studi clinici in doppio cieco controllati verso placebo con l’impiego di una dose abituale giornaliera di 30mg in dosi suddivise.
Questi effetti sono tipici delle benzodiazepine:
Disturbi psichiatrici: confusione, sogni vividi
Patologie del sistema nervoso: atassia, vertigini, eccitazione, capogiri, sonnolenza, cefalea, iperattività, sensazione di testa vuota, eloquio inceppato, sincope, tremori
Patologie dell’occhio: visione offuscata
Patologie cardiache: palpitazioni, lieve abbassamento della pressione arteriosa
Patologie gastrointestinali: secchezza delle fauci, disturbi gastrointestinali
Patologie epatiche: disfunzione epatica
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: diaforesi, prurito, reazioni a carico della cute
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo: dolori articolari
Patologie renali e urinarie: disturbi genitourinari
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: affaticamento, gonfiore dei piedi, debolezza
Esami diagnostici: abbassamento della pressione arteriosa, alterazione dei test di funzionalità epatica, aumento di peso.
Altri effetti indesiderati segnalati sono: ottundimento delle emozioni, riduzione della vigilanza, visione doppia. Questi fenomeni si presentano principalmente all’inizio della terapia e solitamente scompaiono con le successive somministrazioni. Sono state segnalate occasionalmente altre reazioni avverse che comprendono: cambiamenti nella libido, midriasi e granulocitopenia.
Amnesia
Amnesia anterograda può avvenire anche ai dosaggi terapeutici, il rischio aumenta ai dosaggi più alti. Gli effetti amnesici possono essere associati con alterazioni del comportamento (vedere paragrafo 4.4).
Depressione
Durante l’uso di benzodiazepine può essere smascherato uno stato depressivo preesistente.
Le benzodiazepine o i composti benzodiazepino-simili possono causare reazioni come: irrequietezza, agitazione, irritabilità, aggressività, delusione, collera, incubi, allucinazioni, psicosi, alterazioni del comportamento.
Tali reazioni possono essere abbastanza gravi. Sono più probabili nei bambini e negli anziani.
Dipendenza
L’uso di benzodiazepine (anche alle dosi terapeutiche) può condurre allo sviluppo di dipendenza fisica: la sospensione della terapia può provocare fenomeni di rimbalzo o da astinenza (vedere paragrafo 4.4). Può verificarsi dipendenza psichica. È stato segnalato abuso di benzodiazepine.
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Come per le altre benzodiazepine, una dose eccessiva non dovrebbe presentare rischio per la vita, a meno che non vi sia assunzione concomitante di altri deprimenti del SNC (incluso alcool).
Nel trattamento dell’iperdosaggio di qualsiasi farmaco, dovrebbe essere considerato la possibilità che siano state assunte contemporaneamente altre sostanze.
A seguito di una dose eccessiva di benzodiazepine per uso orale, dovrebbe essere indotto il vomito (entro un’ora) se il paziente è cosciente o intrapreso il lavaggio gastrico con protezione delle vie respiratorie se il paziente è privo di conoscenza.
Se non si osserva miglioramento con lo svuotamento dello stomaco, dovrebbe essere somministrato carbone attivo per ridurre l’assorbimento. Attenzione speciale dovrebbe essere prestata alle funzioni respiratorie e cardiovascolari nella terapia d’urgenza. L’iperdosaggio di benzodiazepine si manifesta solitamente con vario grado di depressione del sistema nervoso centrale che varia dall’obnubilamento al coma. Nei casi lievi, i sintomi includono l’obnubilamento, confusione mentale e letargia. Nei casi più gravi, i sintomi possono includere atassia, ipotonia, ipotensione, depressione respiratoria, raramente coma e raramente morte.
L’ipotensione, nonostante poco probabile, può essere tenuta sotto controllo con vasopressori (quali ad esempio levarterenolo bitartrato o metaraminolo bitartrato).
Il flumazenil, un antagonista specifico del recettore delle benzodiazepine, è indicato come antidoto per il completo o parziale annullamento dell’effetto sedativo delle benzodiazepine e può essere utilizzato in caso di sospetto o noto sovradosaggio da benzodiazepine. Il flumazenil deve essere inteso quale trattamento aggiuntivo – e non sostitutivo – per la ottimale gestione del sovradosaggio da benzodiazepine. I pazienti trattati con flumazenil devono essere monitorati in termini di sedazione, depressione respiratoria ed altri effetti residui delle benzodiazepine, per un periodo di tempo appropriato dopo il trattamento. Il medico deve tener conto del rischio di convulsioni legato al trattamento con flumazenil, in particolare in pazienti che utilizzano benzodizepine per lunghi periodi e nel caso di sovradosaggio da antidepressivi ciclici. Si raccomanda di consultare il foglio illustrativo contenuto nella confezione di flumazenil prima dell’uso.
Categoria farmacoterapeutica: derivato benzodiazepinico ad attività ansiolitica.
ATC: N05BA11
Prazepam è un farmaco appartenente alla classe delle 1-4 benzodiazepine.
La sperimentazione farmacologica nell’animale ha evidenziato che prazepam agisce come un tranquillante minore, che la sua azione è simile a quella delle altre benzodiazepine ma con un più ampio margine tra effetto tranquillante ed effetto ipnotico. È stato inoltre dimostrato che prazepam esercita azione miorilassante.
Le benzodiazepine agiscono a livello delle regioni limbica, talamica ed ipotalamica del sistema nervoso centrale e sono in grado di provocare qualsiasi livello richiesto di depressione del sistema nervoso, tra cui la sedazione, l’ipnosi, il rilassamento della muscolatura scheletrica e l’effetto anticonvulsivante.
Recenti evidenze indicano che le benzodiazepine esercitano il proprio effetto attraverso la stimolazione del complesso recettoriale GABA (acido gamma-ammino butirrico)-benzodiazepine.
Il GABA è un neurotrasmettitore inibitorio che esercita la propria attività a livello di specifici sottotipi recettoriali definiti GABA-A e GABA-B. Il GABA-A è il principale sottotipo recettoriale presente nel sistema nervoso centrale e si ritiene sia coinvolto nell’azione di ansiolitici e sedativi.
Si ritiene che ai recettori GABA-A siano accoppiati dei sottotipi recettoriali specifici per le benzodiazepine (BNZ). Nel sistema nervoso centrale e in altri tessuti esistono tre tipi di recettori BNZ: i recettori BNZ1 sono ubicati nel cervelletto e nella corteccia cerebrale; i recettori BNZ2 si trovano nella corteccia cerebrale e nel midollo spinale ed i recettori BNZ3 nei tessuti periferici.
L’attivazione del recettore BNZ1 media il sonno, mentre il recettore BNZ2 agisce sul rilassamento muscolare, l’attività anticonvulsivante, la coordinazione motoria e la memoria. Le benzodiazepine legano in modo non specifico i recettori BNZ1 e BNZ2 che hanno come effetto finale l’incremento degli effetti del GABA.A differenza dei barbiturici, che aumentano gli effetti mediati dal GABA prolungando il tempo di apertura dei canali del cloro, le benzodiazepine potenziano l’effetto del GABA aumentando l’affinità del GABA per il proprio recettore.
Il legame del GABA al proprio sito recettoriale provoca l’apertura dei canali del cloro, provocando la conseguente iperpolarizzazione della membrana cellulare ed impedendo l’ulteriore eccitazione della cellula.
La sperimentazione di farmacologia umana ha evidenziato che prazepam ha effetti deprimenti sul Sistema Nervoso Centrale. La somministrazione orale di una singola dose di 60 mg e di dosi refratte fino a 100 mg per tre volte al giorno (300 mg/die totali) non ha mostrato effetti tossici. Prazepam ha una spiccata attività ansiolitica con la caratteristica di non determinare alcun effetto ipnotico: la sua bassa tossicità, insieme con la mancanza di azione depressiva sui centri respiratori e all’effetto protratto consentono il suo utilizzo in tutte le forme ansiose.
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Prazepam viene facilmente assorbito dal tratto gastroenterico indipendentemente dai valori di pH gastrico.
La metabolizzazione avviene al primo passaggio attraverso il fegato e quindi nel sangue periferico il prazepam come tale è assente o presente solo in quantità molto limitate.
Nel sangue periferico si ritrova il suo principale prodotto di trasformazione, il desalchilprazepam, che ne costituisce il metabolita attivo.
Oltre a questo si ritrovano piccole quantità di 3-idrossiprazepam e di oxazepam, in forma già parzialmente glicuronata, pronti per l’escrezione urinaria e privi quindi di effetto terapeutico.
La biodisponibilità del desalchilprazepam da prazepam è del 51 ± 5%.
La farmacocinetica di prazepam è caratterizzata da livelli ematici costanti ed assenza di picchi plasmatici.
Dopo somministrazione singola di una compressa da 20 mg di prazepam si raggiunge il massimo livello ematico del metabolita attivo alla 5a-6aora, dopodiché senza un vero e proprio picco, il livello ematico si riduce lentamente.
L’emivita di eliminazione del metabolita attivo è di circa 60 ore ed è più prolungato negli anziani, nei soggetti obesi, nei soggetti epatopatici ed affetti da cirrosi epatica.
Dopo somministrazioni ripetute, il livello ematico aumenta per alcuni giorni e raggiunge lo stato stazionario al 9° giorno.
Sospendendo il farmaco i livelli ematici non cadono bruscamente, ma gradualmente.
Il volume di distribuzione è pari a 14,4 ± 5,1 litri/kg.
Il legame alle proteine plasmatiche è pari al 97,5%.
Carcinogenesi, mutagenesi e riduzione della fertilità
Non sono stati condotti studi a lungo termine per valutare la carcinogenesi, la mutagenesi e la fertilità con il prazepam. Alcuni studi iniziali hanno rivelato un aumento del rischio congenito di malformazioni associate all’uso di clordiazepoxide, diazepam e meprobamato nel primo trimestre di gravidanza; tali dati non sono stati confermati da studi successivi. Il prazepam, un derivato delle benzodiazepine, non è stato studiato in modo adeguato per determinare se può essere associato ad un aumento del rischio di anomalie fetali (vedere paragrafo 4.6).
Gli studi tossicologici a lungo termine condotti su ratti e cani hanno evidenziato epatomegalia e colestasi.
PRAZENE 10 mg compresse
Una compressa contiene: lattosio, cellulosa microcristallina, amido di mais, magnesio stearato, silice colloidale anidra.
PRAZENE 20 mg compresse
Una compressa contiene: lattosio, cellulosa microgranulare, amido di mais, magnesio stearato, silice colloidale anidra.
PRAZENE 15 mg/ml gocce orali, soluzione
1 ml contiene: glicole propilenico, glicole etildietilenico, polisorbato 80, sodio saccarinato, levomentolo, anetolo, patent blu V.
Non pertinente.
3 anni.
Nessuna.
PRAZENE 10 mg compresse scatola da 30 compresse in blister.
PRAZENE 20 mg compresse scatola da 20 compresse in blister.
PRAZENE 15 mg/ml gocce orali, soluzione 1 flacone in vetro da 20 ml con contagocce.
Nessuna istruzione particolare
Pfizer Italia S.r.l.
via Isonzo, 71-04100 Latina
PRAZENE 10 mg compresse 30 compresse da 10 mg: AIC n. 023762026.
PRAZENE 20 mg compresse 20 compresse da 20 mg: AIC n. 023762038.
PRAZENE 15 mg/ml gocce orali, soluzione 1 flacone da 20 ml: AIC n. 023762053.
PRAZENE 10 mg compresse 26 gennaio 1979/31 maggio 2005
PRAZENE 20 mg compresse 20 dicembre 1984/31 maggio 2005
PRAZENE 15 mg/ml gocce orali, soluzione 20 dicembre 1984/31 maggio 2005
11 giugno 2010