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PRENT
PRENT 200 mg compresse rivestite:
Una compressa rivestita contiene: acebutololo 200 mg (utilizzato come cloridrato 221,6 mg)
PRENT 400 mg compresse rivestite:
Una compressa rivestita contiene: acebutololo 400 mg (utilizzato come cloridrato 443,2 mg).
Per gli eccipienti, vedere paragrafo 6.1
Compresse rivestite.
Ipertensione arteriosa.
Coronaropatie: angina pectoris dovuta a insufficienza coronarica cronica o postinfartuale.
Disturbi del ritmo cardiaco: tachicardia, extrasistoli ventricolari e sopraventricolari, fibrillazione atriale, flutter atriale.
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Le compresse vanno deglutite con poco liquido, preferibilmente prima dei pasti.
La dose e la durata del trattamento vanno stabilite individualmente in base all'entità dell'effetto terapeutico e alla frequenza cardiaca.
Come per tutti i beta-bloccanti, è buona norma non interrompere bruscamente la somministrazione di Prent, ma ridurre gradualmente la dose, perché dopo una brusca interruzione può verificarsi una esacerbazione dei sintomi.
Salvo diversa prescrizione medica, si suggeriscono le seguenti dosi orientative:
Ipertensione arteriosa:
Inizialmente 200 mg al dì a colazione (1 compressa di Prent 200 mg o mezza compressa di Prent 400 mg). Se l'effetto di riduzione della pressione arteriosa è insufficiente, la dose giornaliera può essere aumentata, dopo una settimana, a 400 mg (2 compresse di Prent 200 mg o 1 compressa di Prent 400 mg). In genere questa dose si rivela sufficiente anche quale dose di mantenimento.
L'intera dose giornaliera può essere assunta come dose singola al mattino o frazionata al mattino e alla sera.
Se la risposta al trattamento è insufficiente, la dose giornaliera può essere aumentata, dopo circa 2 settimane, a 600 mg (3 compresse di Prent 200 mg o 1 compressa e ½ di Prent 400 mg) o ad 800 mg di acebutololo (4 compresse di Prent 200 mg o 2 compresse di Prent 400 mg). In casi particolari, è possibile incrementare la dose totale giornaliera a 1200 mg (6 compresse di Prent 200 mg o 3 compresse di Prent 400 mg), da assumere frazionata la mattina e la sera.
Coronaropatia:
Inizialmente 400 mg al dì (2 compresse di Prent 200 mg o 1 compressa di Prent 400 mg) come dose singola al mattino oppure frazionata la mattina e la sera. In genere questa dose si rivela sufficiente anche quale dose di mantenimento. In casi particolari è possibile incrementare la dose totale giornaliera a 1200 mg, da assumere frazionata in 3 dosi, ad uguali intervalli nel corso della giornata.
Se la terapia viene interrotta, la sospensione non dev'essere brusca ma graduale, allo scopo di evitare un peggioramento del quadro clinico.
Alterazioni del ritmo cardiaco:
La dose media richiesta nei disturbi del ritmo cardiaco di lieve entità è di 400-600 mg/die (2-3 x 1 cpr di Prent 200 mg o 2-3 x ½ cpr di Prent 400 mg al giorno); se necessario, la dose può essere aumentata a 800 mg/die.
In presenza di alterata funzionalità renale ed epatica il dosaggio di Prent va stabilito con attenzione.
Prent non va somministrato nei seguenti casi:
ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti;
ipersensibilità ad altri beta-bloccanti;
shock, ipotensione;
infarto miocardico acuto;
insufficienza cardiaca congestizia, insufficienza NYHA III e IV;
blocco AV di 2° e 3° grado;
sick-sinus syndrome;
blocco seno-atriale;
bradicardia pronunciata (f.c. a riposo prima del trattamento inferiore a 50 battiti/min.)grave insufficienza renale o epatica;
disturbi circolatori periferici in stadio avanzato;
malattie ostruttive delle vie aeree, iperreattività bronchiale (ad es. nell'asma bronchiale);
acidosi;
lupus eritematoso sistemico;
contemporanea somministrazione di inibitori delle MAO (eccetto gli inibitori delle MAO-B);
allattamento.
La somministrazione endovenosa di calcio-antagonisti del tipo del verapamil e del diltiazem o di altri antiaritmici (come la disopiramide) è controindicata nei pazienti trattati con Prent (tranne in terapia intensiva).
Il trattamento con acebutololo richiede una regolare supervisione medica. Questa dev'essere particolarmente accurata in caso di:
blocco atrio-ventricolare di 1° grado
diabetici con forti oscillazioni della glicemia, digiuno stretto e strenuo esercizio fisico, a causa della possibilità di gravi stati ipoglicemici. Segni di ridotta glicemia (particolarmente la tachicardia) possono essere mascherati durante il trattamento con acebutololo
pazienti con feocromocitoma (tumore della midollare del surrene) (Prent può essere somministrato solo dopo alfa-bloccaggio)
pazienti con compromissione della funzione epatica o renale (vedere paragrafo 4.2.).
Nei pazienti con storia personale o familiare di psoriasi, i beta-bloccanti (ad es. Prent) devono essere prescritti solo dopo un'accurata valutazione dei rischi e dei benefici.
I beta-bloccanti possono aumentare la sensibilità agli allergeni e la severità delle reazioni anafilattiche, e devono perciò essere usati solo quando strettamente indicato nei pazienti con una storia di gravi reazioni di ipersensibilità e in quelli in trattamento desensibilizzante (attenzione, esagerate reazioni anafilattiche).
Nei gravi disturbi della funzione renale è stato riferito, in casi isolati, durante il trattamento con beta-bloccanti, un peggioramento della funzione renale. Prent deve essere usato con una appropriata supervisione della funzione renale.
A causa della comparsa di porpora trombocitopenica e non-trombocitopenica durante il trattamento con altri beta-bloccanti, si deve prestare attenzione ai segni di tali condizioni durante il trattamento con Prent.
Nei portatori di lenti a contatto, deve essere posta attenzione alla possibilità di ridotto flusso lacrimale durante il trattamento con acebutololo.
Nei pazienti con coronaropatia, il trattamento dev'essere interrotto gradualmente, per evitare un deterioramento del quadro clinico.
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La simultanea somministrazione di Prent e insulina o antidiabetici orali può potenziare o prolungare l'azione di questi ultimi. I segni rivelatori di ipoglicemia, in particolare la tachicardia e il tremore, possono essere mascherati o ridotti. Dovranno quindi effettuarsi regolari controlli della glicemia.
L'uso contemporaneo di Prent e antidepressivi triciclici, barbiturici, fenotiazine, diuretici, vasodilatatori, ed altri agenti antiipertensivi può condurre ad una aumentata caduta della pressione ematica.
L'uso concomitante di Prent e calcio-antagonisti del tipo della nifedipina può pure causare una maggiore caduta pressoria e, occasionalmente, comparsa di insufficienza cardiaca.
Gli effetti cardiodepressivi di Prent e degli antiaritmici possono essere additivi.
Un'accurata supervisione del paziente è necessaria in caso di somministrazione contemporanea di Prent e calcioantagonisti tipo verapamil e diltiazem o altri farmaci antiaritmici (come la disopiramide), in quanto potrebbero verificarsi bradicardia o altri disturbi del ritmo cardiaco. La somministrazione endovenosa di calcio-antagonisti del tipo del verapamil e del diltiazem o di altri antiaritmici (come la disopiramide) è controindicata nei pazienti trattati con Prent, tranne in terapia intensiva (vedere paragrafo 4.3.).
Il trattamento concomitante con Prent e glicosidi cardiaci, reserpina, alfa-metildopa, clonidina, guanetidina e guanfenacina, può condurre a una severa riduzione della frequenza cardiaca o a ritardi nella conduzione.
Una brusca sospensione della clonidina durante trattamento con Prent può causare un eccessivo aumento della pressione ematica.
Qualora si debba interrompere un trattamento contemporaneo con clonidina, una graduale sospensione di Prent dovrà precedere di alcuni giorni la sospensione pure graduale di clonidina.
Un dannoso aumento della pressione ematica è possibile durante la simultanea somministrazione di noradrenalina o adrenalina.
Gli inibitori delle monoaminoossidasi (MAO) non devono essere usati insieme a Prent, a causa della possibilità di ipertensione eccessiva (vedere anche paragrafo 4.3).
L'indometacina può ridurre l'azione antiipertensiva di Prent.
In caso di uso concomitante di Prent e cimetidina, l'effetto di Prent può risultare potenziato.
L'uso concomitante di Prent e di narcotici può causare un'aumentata caduta della pressione ematica. L'azione inotropo-negativa di Prent e dei narcotici può essere additiva.
Il blocco neuromuscolare dei rilassanti muscolari periferici (ad es. sali di suxametonio, tubocurarina) può essere potenziato dall'antagonismo sui beta-recettori dovuto a Prent. Se Prent non può essere sospeso prima di interventi in anestesia generale o prima dell'uso di rilassanti muscolari periferici, l'anestesista deve essere informato del trattamento con Prent.
Durante la gravidanza Prent può essere usato solo dopo un'accurata valutazione del rapporto rischio-beneficio.
A causa del prolungamento della gestazione e della ridotta produzione di latte osservata negli studi nell'animale, si raccomanda, per ragioni di sicurezza, di non usare Prent durante il primo trimestre di gravidanza e di sospenderlo gradualmente, circa 4 settimane prima del parto, se è stato usato durante le ultime fasi della gravidanza. Prent non va somministrato durante l'allattamento.
Se il trattamento con Prent deve essere continuato perché ne sussistono le indicazioni mediche, esso deve essere interrotto non più tardi di 48-72 ore prima di quando è attesa la nascita, perché altrimenti c'è la possibilità di bradicardia, ipotensione, ipoglicemia e depressione respiratoria (asfissia neonatale) nel neonato.
Se il trattamento con Prent non può essere interrotto prima della nascita, il neonato deve essere accuratamente monitorato durante le prime 48-72 ore di vita.
La capacità di guidare o di azionare macchinari può essere alterata in funzione della risposta individuale, specie all'inizio del trattamento, quando si cambia medicamento e in associazione con alcolici.
Le reazioni avverse più comuni, basate sulle sperimentazioni cliniche con acebutololo e classificate per frequenza ed apparato sono:
Frequenza d'incidenza >1% <10%
Sistema nervoso: vertigine. Frequenza d'incidenza >0,1% <1%
Organismo nel suo complesso: dolore addominale, brividi.
Sistema nervoso: depressione, nervosismo. Frequenza d'incidenza >0,01% <0,1%
Organismo nel suo complesso: edema.
Apparato cardiovascolare: aritmia.
Apparato digerente: anoressia.
Disordini metabolico/nutrizionali: ipokaliemia.
Apparato respiratorio: peggioramento dell'asma, disturbi respiratori. Le reazioni avverse più comuni, basate sulle segnalazioni spontanee e classificate per frequenza ed apparato sono: Frequenza d'incidenza <1% ≥0,1%:
Organismo nel suo complesso: astenia, cefalea.
Apparato cardiovascolare: blocco AV, bradicardia, peggioramento dell'insufficienza cardiaca, ipotensione, palpitazioni, disturbi vascolari periferici (estremità fredde), sincope.
Apparato digerente: disturbi gastrointestinali (costipazione, diarrea, nausea, vomito).
Sistema nervoso: attività onirica anormale, stato depressivo, capogiro, allucinazioni, parestesia, disturbi del sonno, sonnolenza.
Cute ed annessi: reazioni cutanee (allergiche) (prurito, rash), sudorazione. Frequenza d'incidenza <0,1% ≥ 0,01%:
Apparato digerente: secchezza della bocca.
Disordini metabolico/nutrizionali: diabete mellito (precipitato o aggravato).
Apparato muscolo-scheletrico: miastenia (debolezza muscolare), crampi muscolari.
Organi di senso: congiuntivite, disturbi oculari (riduzione della lacrimazione: significativa per i portatori di lenti a contatto). Frequenza d'incidenza <0,01%:
Apparato cardiovascolare: peggioramento dell'angina pectoris. È stata anche osservata un'intensificazione delle segnalazioni di sintomi in pazienti con malattia vascolare periferica (compresa la sindrome di Raynaud). Una transitoria intensificazione dei sintomi può anche manifestarsi inizialmente in pazienti con claudicatio intermittens.
Apparato digerente: alterazioni della funzionalità epatica (aumento della fosfatasi alcalina, iperbilirubinemia, aumento di SGOT e SGPT): i parametri epatici devono perciò essere controllati ad intervalli regolari.
Sistema emo-linfatico: anticorpi antinucleo (ANA) sono stati evidenziati durante trattamento con acebutololo. In una piccola parte di questi pazienti può manifestarsi una sindrome lupus-eritematoso-simile (attacchi di febbre, alterazioni tipo lupus della cute e delle membrane mucose, rigonfiamento e dolore articolare), queste reazioni regrediscono spontaneamente dopo la sospensione di acebutololo. Un regolare controllo clinico è perciò indicato se compaiono ANA.
Disordini metabolico/nutrizionali: iperlipidemia (ipertrigliceridemia); mentre il colesterolo totale rimane nell'intervallo della norma si può verificare una riduzione del colesterolo HDL. Dopo digiuno prolungato o strenuo esercizio fisico il trattamento simultaneo con acebutololo può condurre ad una reazione ipoglicemica. I segni rivelatori di ipoglicemia (in particolare tachicardia e tremore) possono essere mascherati.
Apparato respiratorio:reazioni allergiche (reazione di ipersensibilità del polmone), versamento pleurico. A causa della possibilità di aumento della resistenza delle vie aeree, in pazienti con tendenza al broncospasmo (particolarmente nelle pneumopatie ostruttive), si può verificare dispnea (difficoltà respiratoria), fino ai disturbi ostruttivi della ventilazione.
Cute e annessi: psoriasi, aggravamento della psoriasi, rash psoriasiforme.
Organi di senso: visione alterata.
Apparato urogenitale: impotenza, riduzione della libido.
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Sintomi di intossicazione:
I sintomi di intossicazione da acebutololo dipendono particolarmente dalle condizioni iniziali del cuore. In pazienti con insufficienza cardiaca pronunciata, anche basse dosi possono causare un deterioramento delle condizioni del cuore. Il quadro clinico, che dipende dal grado di intossicazione da acebutololo, è caratterizzato essenzialmente da sintomi cardiovascolari e a carico del sistema nervoso centrale, quali stanchezza, stato di incoscienza, dilatazione delle pupille e occasionalmente convulsioni generalizzate.
Possono anche verificarsi ipotensione, bradicardia fino all'asistolia, e disturbi della conduzione (all'ECG ci sono spesso ritmi di fuga sopraventricolari o ventricolari) con possibile insufficienza cardiaca e sintomi generali di shock, come vasocostrizione periferica e broncospasmo.
Trattamento delle intossicazioni:
In caso di sovradosaggio o di una pericolosa caduta della frequenza cardiaca e/o della pressione ematica, il trattamento con Prent dev'essere interrotto.
In aggiunta alle misure generali (primariamente detossificazione), devono essere osservati e, se necessario, corretti i segni vitali in condizioni di terapia intensiva. Possono essere somministrati i seguenti antidoti:
Atropina: 0,5-2,0 mg come bolo endovenoso; β-simpaticomimetici, in funzione del peso corporeo e dell'effetto: dopamina, dobutamina, orciprenalina o adrenalina (dev'essere atteso un effetto ridotto).
Glucagone: 0,05 - 0,2 mg pro Kg di peso corporeo mediante bolo endovenoso lento nell'arco di un minuto, seguito da 0,07 mg/kg/h in funzione dei sintomi clinici.
Nel broncospasmo, possono essere somministrati beta2-simpaticomimetici per aerosol (in caso di insufficiente effetto anche per via endovenosa), o può essere iniettata teofillina per via endovenosa.
La somministrazione endovenosa lenta di diazepam è raccomandata per le convulsioni generalizzate.
Il trattamento con un pacemaker, in caso di bradicardia resistente alla terapia, e la ventilazione meccanica devono essere presi in considerazione nel caso di intossicazione minacciosa per la vita. Segnalazioni di casi clinici hanno mostrato che l'emoperfusione o l'emodialisi e l'emoperfusione combinate possono ancora avere successo nella fase di rianimazione. Procedure di purificazione ematica extracorporea sono indicate solo dopo dosi potenzialmente letali (più di 6,0 g di acebutololo) o in presenza di sintomi clinici minacciosi per la vita, che non rispondono al trattamento.
Categoria farmacoterapeutica: beta-bloccante selettivo, non associato; codice ATC: C07AB04.
Prent è un beta-bloccante le cui principali e peculiari caratteristiche farmacologiche sono:
cardioselettività: azione prevalente sui recettori β1 (cardiaci) del sistema adrenergico piuttosto che su quelli beta2 (bronchiali, vascolari)
modica attività simpaticomimetica intrinseca (ISA)
spiccate proprietà stabilizzanti di membrana.
La sostanza causa una riduzione, dipendente dal tono simpatico, della frequenza cardiaca e della contrattilità cardiaca, della velocità della conduzione AV e dell'attività reninica plasmatica. Mediante inibizione dei recettori 2 acebutololo può aumentare il tono della muscolatura liscia vascolare.
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Dopo somministrazione orale l'acebutololo è rapidamente assorbito dal tratto gastrointestinale. Esso è soggetto ad un pronunciato effetto di primo passaggio.
La biodisponibilità sistemica dell'acebutololo è tra il 40 e il 60 %. I livelli plasmatici di picco sono raggiunti dopo circa 2,5 ore. Il legame con le proteine plasmatiche dell'acebutololo è di circa il 25% e il suo volume di distribuzione 1,2 l/kg.
L'acebutololo è metabolizzato nel fegato con la formazione del metabolita attivo diacetololo (N-acetilacebutololo), che ha attività beta-bloccante. I livelli plasmatici di picco di diacetololo sono raggiunti dopo circa 3,5 ore. Nei pazienti con funzione epatica chiaramente ridotta il tasso di metabolizzazione dell'acebutololo è ridotto.
Il 10% dell'acebutololo è escreto per via renale in forma immodificata, il 20% come diacetololo, ed il resto per via extrarenale. L'emivita plasmatica dell'acebutololo è di circa 4 ore, e quella del diacetololo in pazienti con funzione renale normale è in media tra 7 e 13 ore. In presenza di un grave disturbo della funzione renale, l'emivita plasmatica del diacetololo è aumentata di un fattore 2-3; l'emivita dell'acebutololo rimane immodificata.
L'acebutololo attraversa la barriera placentare e raggiunge concentrazioni più elevate nel sangue del funicolo ombelicale che nel sangue materno. Nel latte materno sono state misurate concentrazioni di acebutololo e del suo metabolita N-acetilacebutololo 7-12 volte superiori a quelle del siero materno.
Uno studio eseguito con Prent compresse 200 mg, somministrate come dose orale singola in 9 volontari sani, ha dato i seguenti risultati:
| Acebutololo | Diacetololo |
Concentrazione plasmatica di picco (Cmax) mg/l : | 0.29 (0.18) | 0.38 (0.169) |
Tempo di picco plasmatico (tmax) h : | 2.1 (0.8) | 2.6 (1.1) |
Area sotto la curva concentrazione- tempo (AUC) mg x h/l : | 1.39 (0.38) | 3.76 (1.09) |
(medie aritmetiche (deviazioni standard))
Tossicità acuta
Valori di DL50 di acebutololo (periodo di osservazione di 14 giorni, sostanza somministrata in soluzione acquosa come cloridrato):
Specie | Modo di somministrazione | DL50 (mg/kg) maschi | DL50 (mg/kg) Femmine |
Topo | Orale | 2250-3600 | 2610 |
| i.v. | 75 | 78 |
Ratto | Orale | 3200 | 5200 |
| i.v. | 115 | 120 |
La dose massima non letale nei cani è stata di 150 mg/kg di peso corporeo, somministrata per via orale, e 45 mg/kg per via e.v..
Tossicità subacuta
La somministrazione e.v. di 5, 15 e 40 mg di acebutololo cloridrato/kg/die per un periodo di 4 settimane nei ratti non ha prodotto alcuna apprezzabile compromissione delle più importanti funzioni organiche; non sono stati osservati danni ai tessuti organici.
Similmente ai cani sono stati somministrati e.v. 5, 15 e 30 (40 dopo 6 giorni) mg di acebutololo cloridrato/kg/die per un periodo di 4 settimane. La dose intermedia e quella più elevata hanno prodotto un transitorio effetto emetico. Nessun effetto tossico organotropo è stato osservato con alcuna delle dosi. La tollerabilità locale delle soluzioni acquose allo 0,5 e all'1% è stata molto buona in entrambe le specie.
Tossicità subcronica
I ratti hanno assunto 25, 75 o 225 mg di acebutololo/kg/die per via orale per un periodo di 13 settimane. Nessun danno d'organo è stato rilevato macroscopicamente o microscopicamente.
I cani che hanno assunto 15, 41 o 113 mg di acebutololo/kg/die per via orale per lo stesso periodo, non hanno similmente manifestato lesioni anatomo-patologiche.
Tossicità cronica
In due serie di esperimenti sono stati somministrati ai ratti 18, 54 o 270 mg di acebutololo/kg/die nel cibo per un periodo di 26 o 78 settimane. Le due dosi più basse sono state tollerate senza alcun danno. Solo la dose più elevata ha condotto, in entrambi gli esperimenti, a una lieve riduzione della crescita e anche a questo dosaggio non c'è stata compromissione delle funzioni organiche e nessun danno agli organi.
I cani hanno assunto 18, 36 o 99 mg di acebutololo/kg/die per via orale per un periodo di 52 settimane. Un effetto emetico dose-dipendente è comparso con le due dosi più elevate per l'intero periodo dello studio; dalla nona (99mg/kg) e sedicesima (36mg/kg) settimana di studio la frequenza cardiaca era depressa (del 25-40%); questa comunque tornava sempre alla norma 90 min. dopo la somministrazione; inoltre, dopo ciascuna somministrazione, l'intervallo PR era prolungato. Tutte e tre le dosi sono state ben tollerate sotto l'aspetto ematologico, clinico-chimico e anatomo-patologico.
Cancerogenicità
In uno studio della durata di 78 settimane nei ratti l'acebutololo, somministrato a dosi fino a 270 mg/kg/die nel cibo, non è risultato cancerogeno.
In uno studio della durata di 78 settimane nei topi l'acebutololo, somministrato a dosi di 18, 54 o 270 mg/kg/die nel cibo, non ha modificato il profilo spontaneo dei tumori (incidenza e tipo) nel ceppo di topi testato. Si può concludere che la sostanza non è cancerogena.
Mutagenicità
Uno studio estensivo della mutagenicità non è stato eseguito; tutte le indagini eseguite fino ad ora sono state negative.
Studi di tossicità della riproduzione
La fertilità e la capacità riproduttiva generale sono state controllate in uno studio su due generazioni nel ratto. Gli animali sono stati trattati quotidianamente con acebutololo cloridrato a dosi fino a 220 mg/kg di peso corporeo nel cibo. Non sono stati rilevati effetti indesiderati dovuti all'acebutololo.
L'embriotossicità e la teratogenesi sono state studiate nei ratti e nei conigli dopo somministrazione orale ed endovenosa. L'acebutololo, somministrato per via orale fino a dosi di 54 mg/kg/die dal giorno 6 al giorno 16 di gestazione nel ratto e nel coniglio, non è risultato embriotossico né teratogeno. Allo stesso modo l'acebutololo, iniettato endovena fino a dosi di 16,2 mg/kg/die dal giorno 5 al giorno 17 di gestazione nel ratto e dal giorno 5 al giorno 20 di gestazione nel coniglio, non è risultato embriotossico né teratogeno.
Nella prole di ratti trattati per via orale con 50-240 mg/kg/die, la mortalità postnatale è risultata essere elevata in tutti i gruppi trattati. La gestazione delle madri era prolungata e la lattazione ridotta.
Amido di mais, povidone, cellulosa microgranulare, magnesio stearato, ipromellosa, titanio diossido, macrogol 4000, aroma menta piperita
Non pertinente.
3 anni
Nessuna speciale precauzione per la conservazione.
Prent 200 mg compresse rivestite: blister in PVC/Alluminio-Polipropilene/AL da 10 compresse - astuccio da 50 compresse
Prent 400 mg compresse rivestite: blister in PVC/Alluminio-Polipropilene/AL da 10 compresse - astuccio da 30 compresse
Nessuna istruzione particolare
Bayer S.p.A. Viale Certosa 130 - Milano
Prent 200 mg compresse rivestite AIC 024255022
Prent 400 mg compresse rivestite AIC 024255034
Prent 200 mg compresse rivestite prima commercializzazione: giugno 1981
Prent 400 mg compresse rivestite prima commercializzazione: gennaio 1983
Rinnovo autorizzazione: giugno 2500
01/03/2007