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PROGLICEM
PROGLICEM 100 mg capsule rigide
Ogni capsula contiene:
Principio attivo : Diazossido 100 mg
PROGLICEM 25 mg capsule rigide
Ogni capsula contiene:
Principio attivo: Diazossido 25 mg
Per gli eccipienti, vedere 6.1.
Capsule rigide
PROGLICEM è indicato per il trattamento dell'ipoglicemia sintomatica da iperinsulinismo di diversa etiologia.
Il farmaco si è dimostrato efficace nelle seguenti forme:
• ipoglicemia idiopatica dell’infanzia
a) leucino-sensibile
b) non classificata
• tumori insulari funzionanti:
a) maligni
b) benigni se inasportabili
• neoplasie extrapancreatiche determinanti ipoglicemia
• ipoglicemia neonatale
• tesaurismosi glicogenica
• ipoglicemia ad etiologia sconosciuta
PROGLICEM può essere usato in periodo preoperatorio come rimedio temporaneo e dopo l’intervento se l’ipoglicemia persiste.
Nel caso in cui altri rimedi specifici medici o chirurgici risultino inefficaci o inattuabilli, si prenderà in considerazione il trattamento con PROGLICEM.
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Lo schema posologico va stabilito secondo le necessità cliniche e la risposta del singolo paziente.
È essenziale la regolare determinazione della glicemia nei primi giorni di trattamento.
Adulti e ragazzi : la dose media giornaliera è di 3-8 mg/kg da somministrare frazionati in 2-3 dosi uguali.
Una dose iniziale di 3 mg/kg/die, frazionata in due o tre somministrazioni nelle 24 ore, fornirà la risposta del paziente al farmaco. Si potrà poi aumentare tale dose in modo che i sintomi e la glicemia rispondano in modo soddisfacente. Nei pazienti affetti da tumori insulari benigni o maligni che producono grandi quantità di insulina sono state eccezionalmente impiegate dosi fino a 1000 mg il giorno.
Bambini e neonati : nei bambini affetti da ipoglicemia leucino-sensibile viene suggerita una dose media di 8-15 mg/kg/die frazionata in due o tre dosi, iniziando da 8 mg/kg/die.
Pratico si è dimostrato il seguente schema posologico ricavato dalle posologie descritte nei lavori clinici sinora apparsi.
INDICAZIONI | ADULTI | BAMBINI E RAGAZZI |
Ipoglicemia leucino sensibile | ------- | 5-20 mg/kg/die (sino a 200 mg/die) |
Ipoglicemia idiopatica dell’infanzia | ------- | 5-20 mg/kg/die (sino a 200 mg/die) |
Tumore insulare | 2,5-15 mg/kg/die (sino a 1000 mg/die) | 5-60 mg/kg/die (sino a 600 mg/die) |
Neoplasie extrapancreatiche | 2,5-10 mg/kg/die (sino a 600 mg/die) | 5-20 mg/kg/die (sino a 200 mg/die) |
Tesaurismosi glicogenica | ------- | 5-20 mg/kg/die (sino a 200 mg/die) |
Ipoglicemia ad etiologia sconosciuta | 2,5-10 mg/kg/die (sino a 600 mg/die) | 5-20 mg/kg/die (sino a 200 mg/die) |
Ipoglicemia post-gastrectomia | 2,5-5 mg/kg/die (sino a 300 mg/die) | ------- |
PROGLICEM dovrebbe, per quanto possibile, essere somministrato dopo i pasti.
Si deve tener presente che le formule comuni per ottenere i dosaggi pediatrici non sono applicabili al diazossido orale.
La durata del trattamento con PROGLICEM varia in base all'indicazione. Nel caso di tumori maligni che provocano ipoglicemia il trattamento può durare indefinitamente. L'ipoglicemia dei bambini e dei ragazzi può regredire spontaneamente, per quanto non possa essere predetta l'età in cui ciò avverrà.
È utile il ricovero ad intervalli regolari di questi pazienti per cercare di ridurre la dose di diazossido e per tentare di rendere più agevole la terapia, cosa che deve essere naturalmente attuata sotto stretto controllo medico.
In caso di mancata risposta terapeutica entro 2-3 settimane il farmaco deve essere sospeso.
Ipoglicemia funzionale, ipersensibilità al diazossido o ad altri tiazidici o aduno qualsiasi degli eccipienti.
Come altri farmaci, PR0GLICEM capsule non deve essere somministrato, se possibile, in gravidanza e durante l’allattamento. Nei casi in cui la vita della gestante è in pericolo si devono valutare i benefici che dalla terapia può trarre la madre contro i rischi degli effetti dannosi a carico del feto o del neonato.
I pazienti trattati con PROGLICEM devono essere mantenuti sotto stretto controllo clinico.
Nei casi in cui è indicata la terapia continua con PROGLICEM capsule si devono eseguire regolarmente gli esami ematologici onde poter escludere alterazioni del quadro leucocitario e delle piastrine, oltre al controllo periodico della glicemia, della glicosuria e della chetonuria. Occorre tener presente gli effetti del diazossido sul sistema emopoietico e sui livelli sierici di acido urico.
La proprietà antidiuretica del diazossido può comportare una significativa ritenzione dei fluidi, che nei pazienti con compromessa riserva cardiaca può sfociare in una insufficienza cardiaca congestizia.
Sono stati riferiti ketoacidosi e coma iperosmolare non chetonico in pazienti trattati con dosi raccomandate di PROGLICEM nel corso di patologie concomitanti. Una diagnosi ed un trattamento tempestivi sono essenziali.
In un lattante si è verificata cataratta transitoria unitamente a coma iperosmolare, cessati con la correzione dell’iperosmolarità.
Non sono disponibili specifiche informazioni sull’uso del diazossido negli anziani.
Nei bambini si deve inoltre procedere alla valutazione della crescita e dello sviluppo osseo e psichico. La ritenzione dei liquidi risponde bene, in genere, all’uso contemporaneo di un diuretico benzotiodiazinico orale: poichè i diuretici potenziano l’azione iperglicemizzante del diazossido, in questi pazienti si deve attuare una riduzione proporzionale della dose di PROGLICEM.
Raramente l'ipopotassiemia rappresenta un problema, anche se il diazossido viene associato ad un diuretico tiazidico.
Le prove sugli animali fanno ritenere che la deplezione potassica possa ridurre l'effetto iperglicemizzante.
Nei pazienti con insufficienza renale si ha un allungamento della emivita plasmatica del farmaco e la necessità di ridurre opportunamente il dosaggio. In tali pazienti è richiesto anche il controllo degli elettroliti sierici.
Il medicinale contiene lattosio non è quindi adatto per i soggetti con deficit di lattasi, galattosemia o sindrome da malassorbimento di glucosio/galattosio.
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Il diazossido, per l'elevato legame sieroproteico, può spiazzare altre sostanze, come la bilirubina, la cumarina e derivati, elevandone i livelli ematici. Questo è da tener presente durante il trattamento con diazossido particolarmente nei neonati con iperbilirubinemia.
Durante il trattamento con diazossido per via orale può essere richiesta una riduzione del dosaggio degli anticoagulanti. Può inoltre aversi accentuazione dell’effetto iperglicemizzante ed iperuricemizzante dei tiazidici ed altri diuretici potenti e dell’effetto antiipertensivo di altri farmaci.
L'uso contemporaneo di difenilidantoina può ridurne l'effetto anticonvulsivante.
La somministrazione contemporanea di tiazidi, o di altri potenti diuretici usati comunemente, può potenziare gli effetti iperglicemici e iperuricemici del diazossido. Gli effetti iperglicemizzanti sono pure potenziati in presenza di ipokaliemia. L’iperglicemia indotta dal diazossido è reversibile con la somministrazione di insulina o tolbutamide.
L’inibizione del rilascio di insulina da parte del diazossido è antagonizzato da farmaci alfa-bloccanti.
Gli effetti iperglicemici e iperuricemici del diazossido ostacolano la valutazione corretta di questi stati metabolici.
Vedi paragrafo 4.3. Controindicazioni.
Non vi sono dati riguardanti il passaggio del diazossido nel latte materno. Poiché molti farmaci sono escreti nel latte materno e data la possibilità di eventi avversi del diazossido del nei lattanti, occorre valutare se sospendere l’allattamento o cessare il farmaco, tenendo in considerazione l’importanza del farmaco per la madre.
Qualora insorgano ipotensione posturale o sonnolenza si devono avvertire i pazienti dei rischi connessi con la guida di autoveicoli, con l’uso di macchinari, ecc..
Frequenti e gravi: ritenzione idrosodica, che in genere risponde al trattamento diuretico, è il più frequente nei bambini piccoli e negli adulti, e può sfociare in una insufficienza cardiaca congestizia nei pazienti con compromessa riserva cardiaca.
Non frequenti ma gravi: chetoacidosi diabetica e coma non chetonico iperosmolare possono instaurarsi molto rapidamente.
Altri effetti collaterali frequenti: ipertricosi, specie nei bambini e nelle donne, che si manifesta sotto forma di peli lanuginosi alla parte superiore del viso, alla schiena e agli arti, talvolta non accettabile cosmeticamente, e che, di norma, regredisce dopo sospensione del farmaco. La comparsa di ipertricosi non dovrebbe indurre a sospendere la terapia quando i benefici effetti del farmaco assumono importanza vitale.
Disturbi gastrointestinali: anoressia, nausea, vomito, dolori addominali, ileo, diarrea, perdita transitoria del senso del gusto.
Disturbi cardiovascolari: tachicardia, palpitazioni ed ipotensione, che può aumentare con la concomitante somministrazione di diuretici tiazidici. Ipertensione transitoria. Raramente è stato riportato dolore toracico.
Iperuricemia di solito asintomatica.
Disturbi ematologici: eosinofilia, riduzione dell’emoglobina/ematrocrito, sanguinamento eccessivo, diminuzione delle IgG, trombocitopenia con o senza porpora che in genere richiede la interruzione della terapia. Neutropenia, di solito transitoria.
Alterazioni epatorenali aumento della SGOT, fosfatasi alcalina e dell’azotemia, diminuzione della clearance della creatinina, sindrome nefrotica reversibile, diminuzione della minzione, ematuria, albuminuria.
Alterazioni neurologiche: ansia, vertigini, insonnia, polinevrite, parestesia, prurito, sintomi extrapiramidali, cefalea, debolezza e malessere. Sonnolenza.
Disturbi oftalmologici: cataratta transitoria, emorragia subcongiuntivale, scotoma ad anello, turbe del visus, diplopia, lacrimazione,
Disturbi scheletrici e cutanei: candidosi cutanea, rash cutaneo, herpes, invecchiamento delle ossa, caduta dei capelli
Disturbi sistemici: febbre, linfoadenopatia.
Iperglicemia e glicosuria che richiedono la riduzione del dosaggio, onde evitare il progressivo instaurarsi di diabete chetoacidosico e coma iperosmolare (vedi anche sovradosaggio).
Altri: gotta, pancreatine acuta, necrosi pancreatica, galattorrea, ingrossamento di noduli al seno, ginecomastia.
Sono stati riferiti occasionalmente anche i seguenti effetti collaterali, sebbene lo stato del paziente abbia talvolta reso difficile stabilire quale effetto collaterale sia veramente ascrivibile al farmaco: reazioni dermatologiche (esantema da medicamenti, fotosensibilizzazione), osteodistrofia, cardiomegalia.
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La comparsa di iperglicemia o glicosuria può richiedere riduzione della posologia.
Una iperglicemia spiccata da sovradosaggio, eventualmente associata a chetoacidosi, risponde prontamente all'insulina ed al ripristino dell'equilibrio idrico ed elettrolitico; il controllo del paziente deve essere prolungato fino a sette giorni in considerazione della lunga emivita del diazossido (circa 3O ore). Con la dialisi peritoneale e l’emodialisi si è ottenuta una diminuzione dei livelli ematici di diazossido.
Categoria farmacoterapeutica: Farmaci per il trattamento dell’ipoglicemia
Codice ATC: V03AH01
Per somministrazione orale il diazossido provoca clinicamente un pronto aumento della glicemia dose-dipendente, dovuto principalmente alla inibizione del rilascio di insulina oltre ad un effetto extrapancreatico. Il diazossido riduce l'escrezione di sodio e di acqua, col risultato di una ritenzione di liquidi che può essere significativa;per somministrazione orale non si hanno solitamente effetti marcati sulla PA.
Altre azioni sono: aumento della frequenza cardiaca, aumento dell'acido urico nel siero per ridotta escrezione, aumento dei livelli sierici di acidi grassi liberi, ridotta clearance dell'acido paraminoippurico (PAH) senza effetti apprezzabili sulla filtrazione glomerulare.
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Il diazossido si lega per oltre il 90% alle proteine ed è escreto per via renale. Dopo somministrazione E.V. ha un'emivita plasrnatica di 28 + 8.3 ore.
Per somministrazione orale il diazossido è assorbito rapidamente,l'effetto iperglicemizzante inizia entro un'ora ed in presenza di una funzione renale normale non dura in genere più di 8 ore;l'emivita plasmatica è di 24 e 36 ore negli adulti e in bambini da 4 mesi a 6 anni di età è variabile da 9.5 a 24 ore per somministrazione orale a lungo termine. L'emivita può essere aumentata in caso di sovradosaggio e nei pazienti con insufficienza renale.
In topo, ratto, coniglio, cane, maiale e pecora, il diazossido provoca una rapida e transitoria iperglicemia con riduzione delle concentrazioni plasmatiche di insulina.
Nel cane l’ipoglicemia si accompagna ad un aumento di acidi grassi liberi, lattati e piruvati nel siero; nel topo si ha spiccata riduzione del glicogeno epatico e aumento dell’azotemia.
La DL50 per somministrazione orale di una sospensione di diazossido è stata di 210 mg/kg nella cavia, fra 1900 e 2572 mg/kg nel topo, > 5000 mg/kg nel ratto, > 522 mg/kg nel ratto neonato e > 500/kg mg nel cane.
Nel ratto, la somministrazione orale di diazossido alla dose di 400 mg/kg per 3 mesi ha provocato ritardo di crescita, aumento del peso di fegato e reni e ipertrofia surrenalica.
Ad un dosaggio giornaliero > 1080 mg/kg si sono osservati iperglicemia, aumento del peso epatico e della mortalità. Nel cane, dopo la somministrazione orale di 40 mg/kg/die per un mese, non si sono rilevate anomalie biologiche e microscopiche significative. Il riscontro di cataratta in alcuni animali è stato attribuito alle spiccate alterazioni metaboliche dei carboidrati, per l'aspetto delle modificazioni del cristallino simili a quelle degli animali con iperglicemia sperimentale. La somministrazione di 200 mg /kg per 52 settimane ha provocato riduzione della crescita e aumento del peso di cuore, fegato, surrenali e tiroide, senza variazioni della mortalità. Con dosi di 50, 100 e 200 mg/kg/die per 82 settimane, in due studi si sono osservati lieve stimolazione del midollo osseo, aumento di peso del pancreas, ernia inguinale in molti animali, senza differenze di mortalità rispetto ai controlli e, rispettivamente, anoressia con grave perdita di peso e totale assenza di ernie inguinali.Gli studi ematologici, biochimici ed istologici non hanno evidenziato cause di morte diverse dall'inanizione.
Benché i dati non siano conclusivi, gli studi sulla riproduzione e di teratogenesi in molte specie animali indicano che il diazossido somministrato nel periodo critico di formazione dell'embrione può interferire nel normale sviluppo fetale,probabilmente tramite l'alterato metabolismo glucidico. Negli animali trattati a termine di gestazione il parto era occasionalmente prolungato.
La somministrazione endovenosa di diazossido durante la gravidanza a pecore, capre e maiali ha indotto nel feto un apprezzabile aumento della glicemia e degenerazione delle cellule beta delle isole di Langerhans. La reversibilità di questi effetti non è stata studiata.
Gli studi sulla riproduzione con diazossido per via orale nel ratto, hanno evidenziato aumento dei riassorbimenti fetali e ritardi nel parto, nonché anomalie scheletriche fetali.
Per somministrazione endovenosa nel coniglio, si è avuta evidenza di effetti teratogeni scheletrici e cardiaci. Il farmaco ha dimostrato di attraversare la barriera placentare e di provocare degenerazione delle cellule beta del pancreas fetale.
Nel ratto, l'associazione di diazossido ad alte dosi e di clorotiazide è risultata nefrotossica, con iperplasia epiteliale nei tubuli collettori.
Nel cane, l'associazione di diazossido e triclormetiazide ha provocato una sindrome diabetica con chetosi e morte. Nessuno dei farmaci somministrato da solo ha prodotto tali effetti.
Magnesio stearato, lattosio.
Nella capsula opercolata: E 171, E 172, E 132, acqua depurata, gelatina.
Non è stata riscontrata alcuna incompatibilità.
PROGLICEM 100 mg capsule rigide: validità 5 anni
PROGLICEM 25 mg capsule rigide: validità 5 anni
Conservare a temperatura non superiore a 30° C.
Astuccio contenente flacone di 100 capsule da 100 mg
Astuccio contenente flacone di 100 capsule da 25 mg
Somministrare preferibilmente a stomaco pieno.
SCHERING-PLOUGH S.p.A. Via Fratelli Cervi snc – Centro Direzionale Milano 2 – Palazzo Borromini – 20090 Segrate (Milano)
PROGLICEM 100 mg capsule rigide A.I.C. 023060015
PROGLICEM 25 mg capsule rigide A.I.C. 023060027
PROGLICEM 100 mg capsule 1974
PROGLICEM 25 mg capsule 1974
Ottobre 2008