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RAMIPRIL E IDROCLOROTIAZIDE SANOFI-AVENTIS
Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis 2,5 mg + 12,5 mg compresse:
Una compressa divisibile contiene:
Principi attivi: ramipril 2,5 mg + idroclorotiazide 12,5 mg.
Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis 5 mg + 25 mg compresse:
Una compressa divisibile contiene:
Principi attivi: ramipril 5 mg + idroclorotiazide 25 mg.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Compresse.
Ipertensione arteriosa, nei pazienti che non rispondono in misura adeguata al trattamento con i singoli componenti.
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La posologia è basata sull’effetto antiipertensivo desiderato e sulla tollerabilità del farmaco da parte del paziente.
La terapia con Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis è generalmente a lungo termine: la durata del trattamento nel singolo caso è determinata dal medico.
Salvo diversa prescrizione medica, la dose iniziale consigliata è di 1 compressa di Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis 2,5 mg + 12,5 mg compresse oppure di ½ compressa di Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis 5 mg + 25 mg compresse al giorno pari ad una posologia di ramipril 2,5 mg + idroclorotiazide 12,5 mg in una unica somministrazione. Se non si ottiene un adeguato controllo della pressione arteriosa dopo 3 settimane di trattamento, la dose può essere aumentata a 2 compresse di Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis 2,5 + 12,5 mg compresse oppure 1 di Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis 5 mg + 25 mg compresse al giorno pari a una posologia di ramipril 5 mg + idroclorotiazide 25 mg in una unica somministrazione.
Se necessario, dopo ulteriori 3 settimane di trattamento, la posologia giornaliera può essere ulteriormente raddoppiata (ramipril 10 mg + idroclorotiazide 50 mg), sempre in una unica somministrazione.
Dose giornaliera massima consentita: 10 mg ramipril + 50 mg idroclorotiazide:
Popolazioni particolari:
Pazienti pre-trattati con diuretici:
Nei pazienti già in trattamento con diuretici si dovrebbe prendere in considerazione la sospensione del diuretico almeno 2-3 giorni o più (secondo la durata d’azione del diuretico) prima del trattamento con Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis o almeno di ridurne la dose. Qualora non sia possibile sospendere il diuretico si raccomanda di iniziare il trattamento con la dose più bassa possibile di ramipril (1,25 mg) da solo come singolo componente. Successivamente si raccomanda la sostituzione del diuretico con una dose iniziale di non più di 2,5 mg ramipril + 12,5 mg idroclorotiazide.
Pazienti con compromessa funzionalità renale:
Clearance della creatinina da 60 a 30 ml/min per 1,73 m² di superficie corporea: iniziare il trattamento con il solo ramipril ad un dosaggio giornaliero di 1,25 mg. Dopo un graduale aumento della dose di ramipril, il trattamento con l’associazione deve essere iniziato ad un dosaggio non superiore a 2,5 mg ramipril +12,5 mg idroclorotiazide.
Dose giornaliera massima consentita: 5 mg ramipril + 25 mg idroclorotiazide:
Somministrazione:
Le compresse vanno deglutite con adeguata quantità di liquido, al momento della prima colazione.
Le compresse non vanno masticate o schiacciate.
Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis non deve essere impiegato nei pazienti:
con ipersensibilità ai principi attivi, ad altri ACE-inibitori, idroclorotiazide, altri diuretici tiazidici, altri derivati sulfamidici o ad uno qualsiasi degli eccipienti;
con precedenti di angioedema;
con grave insufficienza renale con clearance della creatinina al di sotto di 30 ml/min per 1,73 m² di superficie corporea e nei pazienti dializzati;
con stenosi bilaterale dell’arteria renale o stenosi unilaterale in pazienti con rene unico, emodinamicamente rilevanti;
con squilibri elettrolitici clinicamente rilevanti che potrebbero peggiorare in seguito a terapia con Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis (ad es. ipokaliemia, iponatriemia o ipercalcemia);
con grave insufficienza epatica;
durante la gravidanza e l’allattamento (vedere paragrafo 4.6).
L’uso concomitante di ACE-inibitori e trattamenti extracorporei che portano al contatto tra sangue e superfici con carica negativa deve essere evitato poiché potrebbe portare a gravi reazioni anafilattoidi. Tali trattamenti extracorporei includono dialisi o emofiltrazione con alcune membrane a flusso elevato (per es. poliacrilonitriliche) e aferesi delle lipoproteine a bassa densità per mezzo di destrano solfato.
Angioedema – testa, collo o estremità:
L’angioedema che si verifica durante l’impiego di ACE-inibitori richiede l’immediata sospensione della terapia.
Nei pazienti in terapia con ACE-inibitori è stato riportato angioedema al volto, estremità, labbra, lingua, glottide o laringe. Il trattamento d’emergenza per l’angioedema che mette il paziente in pericolo di vita prevede la pronta somministrazione di adrenalina (per via sottocutanea o per iniezione endovenosa lenta) e monitoraggio elettrocardiografico e della pressione arteriosa. Si consiglia l’ospedalizzazione del paziente con un periodo di osservazione di almeno 12-24 ore e la dimissione solamente alla completa risoluzione della sintomatologia.
Angioedema - intestinale:
Nei pazienti in terapia con ACE-inibitori è stato riportato angioedema intestinale. Questi pazienti hanno presentato dolore addominale (con o senza nausea o vomito); in alcuni casi si è verificato anche angioedema facciale. I sintomi dell’angioedema intestinale si sono risolti dopo l’interruzione dell’ACE-inibitore.
Non ci sono sufficienti esperienze circa l’uso di Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis nei pazienti in età pediatrica, nei pazienti con insufficienza renale grave (clearance della creatinina inferiore a 20 ml/min/1,73 m² di superficie corporea) e nei pazienti dializzati. Il trattamento con Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis deve essere effettuato sotto regolare controllo medico.
Pazienti con sistema renina-angiotensina iperstimolato:
Si deve usare particolare cautela nella terapia dei pazienti con iperstimolazione del sistema reninaangiotensina (vedere paragrafo 4.2). Tali pazienti sono a rischio di rilevante calo acuto della pressione arteriosa e di deterioramento della funzionalità renale dovuti ad ACE inibizione, particolarmente se l’ACE-inibitore è somministrato per la prima volta o ad un dosaggio aumentato per la prima volta. La dose iniziale, o l’iniziale aumento del dosaggio, devono essere accompagnati da un attento monitoraggio della pressione arteriosa fino al momento in cui non si prevedano ulteriori riduzioni acute della pressione.
Si può prevedere una significativa attivazione del sistema renina angiotensina ad esempio in:
pazienti con grave ipertensione ed in modo particolare con ipertensione maligna. Le fasi iniziali del trattamento richiedono attento controllo medico;
pazienti con concomitante insufficienza cardiaca ed in modo particolare se grave. Se l’insufficienza è grave le fasi iniziali del trattamento richiedono attento controllo medico;
pazienti con impedimenti circolatori a carico del ventricolo sinistro (per es. stenosi valvolare aortica o mitralica) emodinamicamente rilevanti. Le fasi iniziali del trattamento richiedono attento controllo medico;
pazienti con stenosi dell’arteria renale emodinamicamente rilevante. Le fasi iniziali del trattamento richiedono attento controllo medico (vedere anche “Monitoraggio della funzionalità renale”);
pazienti già in trattamento con diuretici. Nei casi in cui non sia possibile la sospensione del trattamento o riduzione del dosaggio del diuretico, le fasi iniziali della terapia richiedono stretto controllo medico;
pazienti in cui vi è o si può sviluppare riduzione di fluidi o di sali (come conseguenza di inadeguato apporto dietetico di fluidi o di sali, oppure come conseguenza di diarrea, vomito od eccessiva sudorazione nei casi in cui l’apporto di fluidi e di sali sia inadeguato). In genere si raccomanda di correggere la disidratazione, l’ipovolemia o la carenza di sali prima di iniziare il trattamento (tuttavia nei pazienti con insufficienza cardiaca tale azione correttiva deve essere attentamente valutata contro il rischio di un sovraccarico). Quando tali condizioni sono clinicamente rilevanti, la terapia con Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis deve essere iniziata o continuata solo se vengono presi adeguati provvedimenti per evitare un’eccessiva riduzione della pressione e compromissione della funzionalità renale.
Pazienti ad elevato rischio di pronunciato calo della pressione arteriosa:
Nei pazienti che potrebbero essere ad elevato rischio di un eccessivo calo della pressione arteriosa (ad esempio pazienti con stenosi emodinamicamente rilevante delle arterie coronariche o dei vasi che alimentano il cervello) le fasi iniziali della terapia richiedono stretto controllo medico.
Anziani:
Alcuni pazienti anziani potrebbero rispondere in modo particolarmente accentuato agli ACEinibitori.
Si raccomanda la valutazione della funzionalità renale all’inizio del trattamento.
Monitoraggio della funzionalità renale
Si raccomanda il monitoraggio della funzione renale particolarmente nelle prime fasi della terapia.
Un monitoraggio particolarmente attento è necessario nei pazienti:
con insufficienza cardiaca;
con disturbi renovascolari, inclusi i pazienti con stenosi dell’arteria renale unilaterale emodinamicamente rilevante. In quest’ultimo gruppo di pazienti anche un modesto aumento dei livelli sierici di creatinina potrebbe indicare una compromissione unilaterale della funzionalità renale;
con insufficienza renale;
sottoposti a trapianto renale.
Monitoraggio degli elettroliti:
Il trattamento con Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis richiede un monitoraggio regolare dei livelli sierici di sodio, potassio, calcio, acido urico e della glicemia. Nei pazienti con funzione renale compromessa è necessario un più attento monitoraggio dei livelli sierici di potassio.
Monitoraggio del quadro ematico:
La conta leucocitaria deve essere tenuta sotto controllo così da poter individuare una possibile leucopenia. Si raccomanda un controllo più frequente nella fase iniziale del trattamento e nei pazienti con compromessa funzionalità renale, con patologie concomitanti del collagene (ad es. lupus eritematoso sistemico o sclerodermia), o in quelli in terapia con farmaci che possono causare alterazioni del quadro ematico (vedere paragrafo 4.8).
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Cibo:
L’assorbimento di ramipril non è significativamente influenzato dal cibo.
Associazioni controindicate:
Trattamenti extracorporei che portano al contatto tra sangue e superfici con carica negativa quali dialisi od emofiltrazione con membrane ad alto flusso (ad esempio membrane poliacrilonitriliche) e aferesi delle lipoproteine a bassa densità per mezzo di destrano solfato, per il rischio di gravi reazioni anafilattoidi.
Associazioni sconsigliate
Sali di potassio, diuretici risparmiatori di potassio, per il possibile aumento della kaliemia. Il trattamento con diuretici risparmiatori di potassio (ad es. spironolattone) o con sali di potassio richiede un attento monitoraggio della kaliemia.
Associazioni che richiedono precauzione :
Farmaci antiipertensivi e farmaci a potenziale effetto antiipertensivo (ad es. nitrati, antidepressivi triciclici, anestetici), per un possibile potenziamento dell’effetto antiipertensivo (vedere paragrafi 4.2, 4.4 e 4.8).
Vasopressori simpaticomimetici: questi farmaci potrebbero ridurre l’effetto antiipertensivo di Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis. Si raccomanda dunque un attento controllo della pressione arteriosa. Inoltre l’effetto dei vasopressori simpaticomimetici potrebbe essere ridotto dall’idroclorotiazide.
Allopurinolo, immunosoppressori, corticosteroidi, procainamide, citostatici e altri farmaci che
possono alterare il quadro ematico, per un aumentato rischio di reazioni ematologiche (vedere paragrafo 4.4).
Sali di litio: l’escrezione di litio può essere ridotta. Tale riduzione può portare ad un aumento della concentrazione sierica di litio ed aumentarne la tossicità. I livelli sierici di litio perciò devono essere controllati.
Antidiabetici (per es. insuline e sulfoniluree): gli ACE-inibitori possono ridurre la resistenza all’insulina. In casi isolati tale riduzione può portare a reazioni ipoglicemiche nei pazienti in terapia concomitante con antidiabetici. Idroclorotiazide può ridurre gli effetti degli antidiabetici. Pertanto si raccomanda uno stretto controllo della glicemia nelle fasi iniziali della somministrazione concomitante di tali farmaci.
Associazioni da considerare con attenzione:
Farmaci antinfiammatori non steroidei (per es. indometacina) ed acido acetilsalicilico, per una >possibile riduzione dell’effetto di Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis e sviluppo di insufficienza renale o aumento della kaliemia.
Eparina, per un possibile aumento della kaliemia.
Corticosteroidi, carbenoxolone, elevate quantità di liquirizia, lassativi (in caso di uso prolungato) ed
altri agenti kaliuretici, per un più facile sviluppo di ipokaliemia. Digitalici, per una possibile intensificazione della tossicità dei digitalici come conseguenza di alterazioni nelle concentrazioni degli elettroliti (ad es. ipokaliemia, ipomagnesemia). Metildopa, per una possibile emolisi.
Sostanze a scambio ionico somministrate per via enterica quali colestiramina, per un ridotto assorbimento di idroclorotiazide.
Miorilassanti curarinici, per un possibile potenziamento e prolungamento dell’effetto miorilassante Alcool: Ramipril può portare ad un aumento della vasodilatazione e perciò potenziare gli effetti dell’alcool.
Sale, per una possibile riduzione dell’effetto antiipertensivo dovuto ad aumentato apporto dietetico di sale.
Terapie desensibilizzanti: la probabilità e la gravità di reazioni anafilattiche o anafilattoidi in seguito a contatto con veleno di insetti sono aumentate durante terapia con ACE-inibitori. Si presuppone che tale effetto possa verificarsi anche con altri allergeni.
Test di funzionalità paratiroidea: l’idroclorotiazide stimola il riassorbimento renale del calcio e può causare ipercalcemia. Ciò è da tenere in considerazione durante i test per la funzionalità paratiroidea.
Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis non deve essere somministrato in gravidanza che, pertanto, deve essere esclusa prima di iniziare il trattamento. Nel caso che non sia possibile il passaggio ad una terapia senza ACE-inibitori e diuretici (componenti di Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis) la gravidanza deve essere evitata per i possibili rischi per il feto. Se durante l’allattamento il trattamento con Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis è ritenuto necessario, la paziente deve interrompere l’allattamento al seno per evitare che le piccole quantità di ramipril e idroclorotiazide che passano nel latte materno vengano assunte dal lattante.
Alcuni effetti indesiderati (per es. alcuni sintomi del calo pressorio quali capogiri e stordimento) possono interferire con la capacità di concentrazione e di reazione del paziente e perciò rappresentano un rischio in situazioni in cui queste capacità sono particolarmente importanti (per es. manovra di macchinari o guida di veicoli).
Poiché Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis è un antiipertensivo, molti degli effetti indesiderati sono secondari alla sua azione di riduzione della pressione che risulta in controregolazione adrenergica o ipoperfusione degli organi. Molti altri effetti (per es. effetto sul bilancio elettrolitico, alcune reazioni anafilattoidi o reazioni infiammatorie delle mucose) sono dovuti all’ACE-inibizione o ad altri effetti farmacologici di ramipril o idroclorotiazide.
I seguenti effetti indesiderati sono stati osservati durante terapia con Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis, i suoi componenti ramipril e idroclorotiazide, altri ACE-inibitori o diuretici comparabili e possono perciò verificarsi.
Sistema cardiovascolare e nervoso:
Si possono verificare raramente lievi sintomi e reazioni quali cefalea, senso di instabilità, tachicardia, debolezza, sonnolenza, stordimento, o obnubilamento nelle reazioni. I sintomi e reazioni lievi quali edema periferico, flushing, capogiri, tinnito, affaticamento, nervosismo, umore depresso, tremori, agitazione, disturbi visivi e del sonno, confusione, sensazione d’ansia, impotenza erettile transitoria, palpitazioni, sudorazione, disturbi uditivi, sonnolenza, alterazioni nella regolazione ortostatica, così come reazioni gravi quali angina pectoris, aritmie cardiache e sincope sono rari.
Raramente si possono verificare ipotensione grave o potenziamento del fenomeno di Raynaud, così come in casi isolati, ischemia miocardica o cerebrale, infarto miocardico, attacco ischemico transitorio, stroke ischemico, esacerbazione dei disturbi perfusionali dovuti a stenosi vascolare o parestesie.
Rene e bilancio elettrolitico:
Raramente si possono verificare aumenti dei livelli sierici di urea e creatinina e compromissione della funzionalità renale ed in casi isolati progressione ad insufficienza renale acuta. Durante terapia con idroclorotiazide si può sviluppare nefrite interstiziale in casi isolati. Un peggioramento di una proteinuria pre-esistente si può verificare in casi isolati (anche se gli ACE-inibitori solitamente riducono la proteinuria).
Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis può causare o contribuire ad una riduzione della natriemia particolarmente in caso di ridotto apporto dietetico di sale. Idroclorotiazide può contribuire o portare allo sviluppo di ipocloremia, ipomagnesemia e ipercalcemia. In aggiunta Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis può contribuire allo sviluppo o peggiorare l’acidosi metabolica.
Raramente ramipril può causare o contribuire ad aumentare la kaliemia, mentre l’idroclorotiazide può ridurre il potassio sierico. Perciò durante la terapia con Ramipril e Idroclorotiazide sanofiaventis sono possibili sia un aumento sia una riduzione del potassio sierico. Segni generali di uno squilibrio elettrolitico comprendono affaticamento, cefalea, sonnolenza, confusione, apatia, crampi muscolari, tetania, ma anche debolezza muscolare, disturbi gastrointestinali ed aumento della sete.
All’inizio della terapia si può avere un transitorio aumento dell’escrezione di fluidi. Ciò potrebbe essere l’espressione dell’effetto diuretico di idroclorotiazide, ma anche di un miglioramento della funzionalità cardiaca. Se si dovesse sviluppare deplezione di fluidi, particolarmente nei pazienti anziani, possono verificarsi emoconcentrazione o, in casi particolarmente gravi, trombosi.
Apparato respiratorio, reazioni cutanee e anafilattiche/anafilattoidi È stata osservata frequentemente tosse secca. La tosse di solito peggiora di notte e durante i periodi di clinostatismo (per es. da sdraiati) e si verifica più frequentemente nelle donne e nei non fumatori.
Raramente si può sviluppare congestione nasale, sinusite, bronchite, broncospasmo e dispnea. La somministrazione di idroclorotiazide potrebbe indurre polmonite e edema polmonare, probabilmente come reazione allergica.
Raramente si può verificare un lieve angioedema farmacologicamente-mediato (l’incidenza di angioedema in seguito ad ACE-inibitori pare essere più elevato nelle persone di colore Afro-Caraibiche). Reazioni gravi di questo tipo e altre reazioni anafilattiche e anafilattoidi non farmacologicamente-mediate a ramipril o a qualsiasi altro componente sono rare. Reazioni cutanee o delle mucose quali rash, prurito o orticaria potrebbero verificarsi, ma non sono comuni. Raramente sono stati osservati rash maculopapulare, esantema ed enantema lichenoide, eritema multiforme, sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi epidermica tossica, alopecia o fotosensibilizzazione ed in casi isolati pemfigo, esacerbazione di psoriasi, esantema o enantema psoriasiforme o pemfigoide o onicolisi.
Sono possibili reazioni anafilattiche ad idroclorotiazide.
La probabilità e la gravità di reazioni anafilattiche ed anafilattoidi al veleno di insetti è aumentata durante la terapia con ACE-inibitori. Si presuppone che questo effetto possa verificarsi anche con altri allergeni.
Apparato gastrointestinale e fegato:
Si possono verificare nausea, aumento dei livelli sierici degli enzimi epatici e/o della bilirubina così come ittero colestatico. Raramente secchezza delle fauci, glossiti, reazioni infiammatorie del cavo orale e del tratto gastrointestinale, disturbi addominali, dolore gastrico (incluso dolore simile alla gastrite), disturbi digestivi, costipazione, diarrea, vomito e aumento dei livelli degli enzimi pancreatici. In casi isolati pancreatite o danno epatico (inclusa l’insufficienza epatica acuta).
Reazioni ematologiche:
Raramente si può sviluppare una lieve, in casi isolati anche grave, riduzione degli eritrociti e dell’emoglobina, dei leucociti o delle piastrine. Si possono verificare agranulocitosi, pancitopenia e depressione del midollo osseo.
Le reazioni ematologiche agli ACE-inibitori sono più probabili nei pazienti con compromissione della funzionalità renale o con concomitanti disturbi del collagene (per es. lupus eritematoso o sclerodermia) in pazienti in terapia con altri farmaci che possono causare alterazioni del quadro ematologico (vedere anche paragrafi 4.4 e 4.5).
In casi isolati si potrebbe verificare anemia emolitica.
Altri effetti indesiderati:
Si può sviluppare congiuntivite; raramente crampi muscolari, riduzione della libido, inappetenza e disturbi olfattivi e del gusto (per es. sapore metallico) oppure parziale, e a volte completa, perdita del gusto.
Possono manifestarsi vasculite, mialgia, artralgia, febbre ed eosinofilia così come, in casi isolati, aumento del titolo degli anticorpi antinucleo. È stato segnalato lupus eritematoso in relazione temporale alla somministrazione di idroclorotiazide Durante la terapia con idroclorotiazide, e perciò con Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis, si possono verificare aumenti nei livelli plasmatici di acido urico. Ciò può portare ad attacchi di gotta, particolarmente nei pazienti già con elevati livelli di acido urico. L’idroclorotiazide può ridurre la tolleranza al glucosio. Nei pazienti con diabete mellito ciò potrebbe causare un peggioramento del controllo metabolico. Un diabete mellito latente potrebbe diventare manifesto per la prima volta.
L’idroclorotiazide può determinare un aumento dei livelli sierici di colesterolo e dei trigliceridi.
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Sintomi:
Il sovradosaggio può causare diuresi persistente, eccessiva vasodilatazione periferica (con marcata ipotensione, shock), bradicardia, alterazioni del bilancio elettrolitico, insufficienza renale, aritmie cardiache, obnubilamento della coscienza che potrebbe progredire fino al coma, convulsioni, paresi ed ileo paralitico. Nei pazienti con ostruzione del flusso urinario (per es. da iperplasia prostatica), un’improvvisa diuresi può causare ritenzione urinaria acuta con sovradistensione della vescica.
Trattamento:
Misure di supporto per eliminare il Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis quali, ad esempio, lavanda gastrica, somministrazione di sostanze adsorbenti, solfato di sodio (se possibile nei primi 30 minuti). In caso di ipotensione si deve prendere in considerazione la somministrazione di agonisti alfa1-adrenergici (per es. noradrenalina, dopamina) o angiotensina II (angiotensinamide) che di norma è disponibile solo in alcuni laboratori di ricerca, in aggiunta ad infusione di sali e fluidi. Non vi è adeguata esperienza su pratiche di diuresi forzata, alterazione del pH urinario, emofiltrazione o dialisi per accelerare l’eliminazione di ramipril o ramiprilato. Se tuttavia si volesse eseguire la dialisi o emofiltrazione, vedere anche paragrafo 4.3.
Categoria farmacoterapeutica: Sostanze ad azione sul sistema renina-angiotensina. ACE-inibitori e diuretici; Codice ATC: C09BA05.
Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis possiede proprietà antipertensive e diuretiche. Ramipril ed idroclorotiazide vengono utilizzati singolarmente od in associazione per la terapia antiipertensiva. Gli effetti antiipertensivi dei due principi attivi sono complementari. Gli effetti di riduzione pressoria dei due farmaci sono approssimativamente additivi, mentre la perdita di potassio che accompagna l’utilizzo di idroclorotiazide è attenuata dall’uso di ramipril.
Meccanismo d’azione:
Ramipril: il ramiprilato, il metabolita attivo del profarmaco ramipril, inibisce l’enzima dipeptidilcarbossipeptidasi I (sinonimi: ACE, chininasi II). Nei tessuti e nel plasma questo enzima catalizza la conversione dell’angiotensina I ad angiotensina II, sostanza attiva ad effetto vasocostrittore, e la degradazione del vasodilatatore attivo bradichinina. Una riduzione della formazione di angiotensina II e inibizione della degradazione della bradichinina portano alla vasodilatazione.
Poiché l’angiotensina II stimola anche la produzione di aldosterone, il ramiprilato causa una riduzione della secrezione di aldosterone. L’aumento dell’attività della bradichinina contribuisce probabilmente agli effetti cardioprotettivi ed endotelioprotettivi osservati negli esperimenti animali. Non è ancora stato stabilito fino a che punto ciò possa essere responsabile di alcuni effetti indesiderati (per es. tosse).
Gli ACE-inibitori sono efficaci anche in pazienti con ipertensione a bassa renina. La risposta media alla monoterapia con ACE-inibitori è stata inferiore nei pazienti ipertesi di colore (solitamente una popolazione con bassi livelli di renina), rispetto ai pazienti non di colore.
Idroclorotiazide: l’idroclorotiazide è un diuretico tiazidico. Inibisce il riassorbimento di sodio e cloro nel tubulo distale. L’aumentata escrezione renale di questi ioni è accompagnata da un aumento dell’escrezione di fluidi (dovuta all’effetto osmotico). Sono aumentate anche l’escrezione di potassio e magnesio, mentre l’escrezione di acido urico è ridotta. Alte dosi portano ad aumento dell’escrezione dei bicarbonati e trattamenti a lungo termine riducono l’escrezione di calcio. I possibili meccanismi dell’effetto antiipertensivo dell’idroclorotiazide possono essere costituiti da alterazioni nel bilancio sodico, riduzione del fluido extracellulare e volume plasmatico, cambiamenti nella resistenza vascolare renale ed una ridotta risposta alla noradrenalina e angiotensina II.
Effetti farmacodinamici:
Ramipril: La somministrazione di ramipril determina una marcata riduzione della resistenza arteriosa periferica. Generalmente, non vi sono cambiamenti nel flusso plasmatico renale e tasso di filtrazione glomerulare.
Nei pazienti ipertesi ramipril diminuisce la pressione in orto e clinostatismo senza aumento compensatorio della frequenza cardiaca.
Nella maggior parte dei pazienti l’effetto antiipertensivo ha inizio circa 1-2 ore dopo l’assunzione per os e l’effetto massimo generalmente tra 3 e 6 ore. L’effetto antiipertensivo di una dose singola solitamente persiste per 24 ore.
Il massimo dell’effetto antiipertensivo di un trattamento continuato viene raggiunto dopo 3-4 settimane. È stato dimostrato che viene mantenuto durante terapie a lungo termine di durata due anni.
Una brusca interruzione della terapia non causa ipertensione di rimbalzo. Idroclorotiazide: l’escrezione di fluidi ed elettroliti inizia circa 2 ore dopo la somministrazione, raggiunge il picco dopo 3-6 ore e dura da 6 a 12 ore.
L’inizio dell’effetto antiipertensivo si raggiunge dopo 3-4 giorni e si mantiene per una settimana dopo la sospensione della terapia.
Durante trattamenti a lungo termine, l’effetto di riduzione della pressione viene osservato a dosaggi inferiori a quelli necessari per l’effetto diuretico.
L’effetto di calo pressorio è accompagnato da lievi aumenti della frazione di filtrazione, della resistenza vascolare renale e dell’attività reninica plasmatica. Dosi singole elevate di idroclorotiazide determinano una riduzione del volume plasmatico, della filtrazione glomerulare, del flusso plasmatico renale e della pressione arteriosa media. Durante terapie a lungo termine a bassi dosaggi, il volume plasmatico rimane ridotto mentre l’output cardiaco ed il tasso di filtrazione glomerulare ritornano ai livelli di pre-trattamento. La pressione arteriosa media rimane bassa e la resistenza vascolare sistemica ridotta. I diuretici tiazidici possono inibire la lattazione.
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Ramipril: il pro-farmaco ramipril subisce un elevato metabolismo epatico che è essenziale per la formazione dell’unico metabolita attivo ramiprilato (per idrolisi che si verifica principalmente nel fegato). In aggiunta all’attivazione in ramiprilato, il ramipril viene glucuronizzato e trasformato in ramipril dichetopiperazina (estere). Anche il ramiprilato viene glucuronizzato e trasformato in ramiprilato dichetopiperazina (acido).
Come conseguenza dell’attivazione/metabolismo del profarmaco circa il 20% della dose orale somministrata è biodisponibile.
La biodisponibilità di ramiprilato dopo somministrazione orale di 2,5 e 5 mg di ramipril è di circa il 45% della sua biodisponibilità dopo somministrazione endovenosa agli stessi dosaggi. Dopo somministrazione orale di 10 mg di ramipril marcato circa il 40% della radioattività totale viene escreto nelle feci ed il 60 % nelle urine. Dopo somministrazione endovenosa di ramipril circa il 50-60% delle dosi sono state ritrovate nelle urine (come ramipril e metaboliti); circa il 50% veniva eliminato per via non-renale. Dopo somministrazione endovenosa di ramiprilato circa il 70% del farmaco e dei suoi metaboliti è stato ritrovato nelle urine, ad indicare il 30% circa di escrezione non-renale di ramiprilato.
Dopo somministrazione orale di ramipril in pazienti con drenaggio dei condotti biliari, approssimativamente la stessa quantità di ramipril e di metaboliti veniva escreta nelle urine e nella bile nelle prime 24 ore.
Circa il 80-90% dei metaboliti nelle urine e nella bile sono stati identificati come ramiprilato o suoi metaboliti. Ramipril glucuronide e ramipril dichetopiperazina rappresentano circa il 10-20% della quantità totale, mentre ramipril immodificato rappresenta circa il 2 %. Studi nell’animale durante l’allattamento hanno dimostrato che ramipril passa nel latte materno. Il ramipril è rapidamente assorbito dopo somministrazione orale. Come indicato dal ritrovamento della radioattività nelle urine, che rappresentano solo una delle vie di eliminazione, l’assorbimento di ramipril è di almeno il 56%. L’assorbimento non è influenzato dal cibo. Le concentrazioni plasmatiche massime di ramipril vengono raggiunte entro 1 ora dalla somministrazione orale. L’emivita di eliminazione è di circa 1 ora. Il picco della concentrazione plasmatica di ramiprilato viene raggiunto dopo 2-4 ore dalla somministrazione orale di ramipril. Le concentrazioni plasmatiche del ramiprilato si riducono in maniera polifasica. La fase iniziale di distribuzione ed eliminazione ha un’emivita di circa 3 ore. Questa è poi seguita da una fase intermedia (emivita circa 15 ore) ed una fase terminale a bassissime concentrazioni plasmatiche di ramiprilato ed emivita di circa 4-5 giorni.
Questa fase terminale è dovuta alla lenta dissociazione di ramiprilato dal legame saturabile all’ACE.
Nonostante questa lunga fase terminale una dose di 2,5 mg ramipril o più in somministrazione unica giornaliera determina concentrazioni plasmatiche di ramiprilato allo steady state dopo circa 4 giorni. L’emivita “effettiva”, importante per il dosaggio, è di 13-17 ore con somministrazioni multiple.
Dopo somministrazione endovenosa il volume di distribuzione sistemico di ramipril è di circa 90 litri ed il volume di distribuzione relativo di ramiprilato è di circa 500 litri. Studi in vitro hanno rivelato una costante di inibizione del ramiprilato di circa 7 pmol/L ed un’emivita di dissociazione dall’ACE di 10,7 ore ad indicare un’elevata potenza. Il legame proteico del ramipril è di circa il 73% e quello del ramiprilato di circa il 56%. In soggetti sani di età compresa tra 65 e 76 anni la cinetica di ramipril e ramiprilato è simile a quella riscontrata in soggetti sani giovani.
L’escrezione renale di ramiprilato è ridotta nei pazienti con insufficienza renale e la clearance renale del ramiprilato è proporzionale alla creatinina clearance. Ciò determina concentrazioni plasmatiche elevate di ramiprilato che si riducono più lentamente rispetto ai pazienti con una normale funzione renale.
Con la somministrazione di dosi elevate (10.mg) di ramipril, la compromissione della funzione epatica ritarda l’attivazione del ramipril a ramiprilato con conseguente aumento dei livelli plasmatici di ramipril e ritardo nell’eliminazione di ramiprilato.
Nei pazienti con scompenso cardiaco congestizio non è stato rilevato un significativo accumulo di ramipril e ramiprilato dopo somministrazione orale di ramipril 5 mg una volta al giorno per due settimane sia nei pazienti con sia nei pazienti senza ipertensione. Idroclorotiazide: Circa il 70% dell’idroclorotiazide è assorbito dopo somministrazione orale; la biodisponibilità dell’idroclorotiazide dopo somministrazione orale è del 70%. Il picco di concentrazione plasmatica di 70 ng/ml viene raggiunto dopo 1,5 - 4 ore dalla somministrazione orale di 12,5 mg di idroclorotiazide, picco di 142 ng/ml dopo 2 - 5 ore con somministrazione orale di 25 mg di idroclorotiazide e picco di 260 ng/ml dopo 2 - 4 ore con somministrazione orale di 50mg. Il legame alle proteine plasmatiche è di circa il 40%. L’idroclorotiazide viene escreta quasi interamente (più del 95%) per via renale in forma immodificata. Quantità identificabili vengono escrete nelle urine già in 60 minuti dopo la somministrazione.
L’emivita di eliminazione è di 5-6 ore. Nei pazienti con insufficienza renale l’escrezione è ridotta e l’emivita prolungata. La clearance renale dell’idroclorotiazide è strettamente correlata alla clearance della creatinina. Nei pazienti con tasso di filtrazione glomerulare inferiore a 10 ml/min solo il 10% della dose somministrata è stata ritrovata nelle urine. Studi più recenti indicano che una parte del farmaco viene escreta per via non renale (bile). L’idroclorotiazide passa nel latte materno in piccole quantità.
Non è stato rilevato alcun cambiamento rilevante nella farmacocinetica dell’idroclorotiazide nei pazienti con cirrosi epatica. Non sono disponibili studi di farmacocinetica in pazienti con insufficienza cardiaca.
Ramipril + idroclorotiazide: la somministrazione contemporanea di ramipril e idroclorotiazide non altera la biodisponibilità dei singoli componenti.
L’associazione a dose fissa in compresse contenenti 5 mg di ramipril e 25 mg di idroclorotiazide e l’associazione libera dei singoli componenti in capsule di 5 mg di ramipril e di 25 mg di idroclorotiazide possono essere considerate bioequivalenti.
Tossicità acuta:
Ramipril: poiché il farmaco possiede una DL50 di oltre 10.000 mg/kg nel topo e nel ratto e di oltre 1.000 mg/kg nel cane bracco, è stato rilevato che la somministrazione orale di ramipril è priva di tossicità acuta.
Idroclorotiazide: in studi nel topo la DL50 (dopo somministrazione orale) era di oltre 10.000 mg/kg di peso corporeo e di 884 mg/kg dopo somministrazione endovenosa. Nel ratto la DL50 con somministrazione orale era di oltre 10.000 mg/kg e dopo somministrazione intraperitoneale era di 3130 mg/kg di peso corporeo.
Nel coniglio la DL50 dopo somministrazione endovenosa era di 461 mg/kg e nel cane di circa 1000 mg/kg di peso corporeo. Nel cane sono state tollerate dosi di 2000 mg/kg o più senza mostrare alcun segno di tossicità.
Ramipril + idroclorotiazide: la DL50 orale nel ratto e nel topo è di oltre 10.000 mg/kg, ovvero l’associazione ramipril + idroclorotiazide (1:5) è interamente scevra da tossicità acuta. Questi risultati sono in linea con quelli ottenuti dagli studi con i singoli componenti.
Tossicità cronica:
Ramipril: sono stati effettuati studi con somministrazione cronica nel ratto, cane e scimmia. Nel ratto dosi giornaliere di 40 mg/kg di peso corporeo portano ad alterazioni degli elettroliti plasmatici ed all’anemia. A dosi giornaliere di 3,2 mg/kg o più vi fu evidenza di alterazioni morfologiche nel rene (atrofia tubulare distale). Questi effetti comunque possono essere spiegati in termini farmacodinamici e sono caratteristici della classe di farmaci. Dosi giornaliere di 2 mg/kg sono state tollerate dai ratti senza effetti tossici. È stata riscontrata atrofia tubulare nel ratto ma non nel cane e nella scimmia.
Nel cane e nella scimmia è stato rilevato, particolarmente a dosi giornaliere di 250 mg/kg e oltre, un pronunciato ingrossamento dell’apparato iuxtaglomerulare come espressione dell’attività farmacodinamica del ramipril (che costituisce segno di aumentata produzione di renina in reazione al calo della formazione dell’angiotensina II). Sempre nel cane e nella scimmia sono state rilevate alterazioni degli elettroliti plasmatici e del quadro ematico. Dosi giornaliere di 2,5 mg/kg e 8 mg/kg rispettivamente nel cane e nella scimmia sono state tollerate senza effetti dannosi. Idroclorotiazide: Studi di tossicità subcronica (subacuta) per via orale nel ratto a dosi giornaliere di 500, 1.000 e 2.000 mg/kg di peso corporeo (per 5 giorni alla settimana per un periodo totale di 3 settimane) non hanno rivelato segni di tossicità del farmaco; alcuni decessi che si sono verificati erano da attribuirsi a polmonite.
In studi effettuati nel cane a dosi di 250, 500 e 1.000 mg/kg di peso corporeo al giorno per 8 settimane non sono stati rilevati effetti gravi del farmaco ad eccezione di un’alterazione degli elettroliti plasmatici.
Studi di tossicità cronica nel ratto con dosi orali fino a 2.000 mg/kg/die per 5 giorni alla settimana per 26 settimane non hanno rivelato segni di tossicità e non è stata rilevata alcuna alterazione attribuibile al farmaco durante le valutazioni post-mortem.
Ai cani sono state somministrate dosi di 125, 250 e 500 mg/kg/die per 26 settimane (nel gruppo assegnato a 500 mg la somministrazione è stata però interrotta dopo la settima settimana per 11 settimane). Si è verificata une lieve riduzione della kaliemia. Inoltre durante la valutazione macroscopica è stata rilevata la presenza di modeste quantità di un precipitato cristallino giallo nella vescica di 2 dei 12 cani. Valutazioni istomorfologiche non hanno rilevato alterazioni attribuibili al farmaco.
Ramipril + idroclorotiazide: ad eccezione di alterazioni nel bilancio elettrolitico, gli studi effettuati nel cane e nella scimmia non hanno rilevato ritrovamenti significativi.
Tossicità sulla riproduzione:
Ramipril: studi di tossicità sulla riproduzione nel ratto, coniglio e scimmia non hanno rivelato alcuna proprietà teratogena.
La fertilità non è stata alterata né nel maschio né nella femmina di ratto. La sommnistrazione di ramipril a ratti femmine durante il periodo fetale e durante l’allattamento ha prodotto un danno renale irreversibile (dilatazione della pelvi renale) nella prole a dosi di 50 mg/kg e oltre.
Con la somministrazione di ACE-inibitori a donne durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza vi sono stati casi di effetti dannosi al feto e neonato, effetti che hanno incluso, a volte in associazione a oligoidramnios (presumibilmente come espressione di una compromessa funzione renale fetale), deformità craniofacciali, ipoplasie polmonari, contratture degli arti fetali, ipotensione, anuria, insufficienza renale reversibile e irreversibile e morte. Nell’uomo sono stati riportati anche prematurità, ritardo della crescita intrauterina e persistenza del dotto di Botallo, anche se non è certo se questi fenomeni siano una conseguenza dell’esposizione agli ACE-inibitori. Idroclorotiazide: Nell’animale da esperimento l’idroclorotiazide attraversa la placenta. Studi effettuati nel topo, ratto e coniglio non hanno fornito indicazioni di un effetto teratogeno. Nell’uomo, vi sono dati sull’uso di idroclorotiazide in più di 7.500 donne gravide di cui 107 avevano assunto il farmaco nel primo trimestre di gravidanza.
Si sospetta che si possa sviluppare trombopenia neonatale in seguito a somministrazione di idroclorotiazide nella seconda metà della gravidanza. È possibile che alterazioni nel bilancio elettrolitico in donne in gravidanza possano avere effetti sul feto. Ramipril + idroclorotiazide: in studi sull’embriotossicità l’associazione è stata somministrata durante la fase dell’organogenesi: nel ratto in dosi di 1, 10, 150, 600 o 2.400 mg/kg/die e nel coniglio in dosi di 0,96, 2,40 o 6 mg/kg/die. Idroclorotiazide da sola è stata studiata in maniera simile a dosi di 125, 500 o 2000 mg/kg/die nel ratto e a dosi di 2 mg/kg/die nel coniglio; questi dosaggi corrispondono alla proporzione di idroclorotiazide contenuta nell’associazione ad alto dosaggio.
Gli studi nel ratto hanno dimostrato la tollerabilità dell’associazione senza complicazioni a dosaggi di 1 mg/kg e 10 mg/kg di peso corporeo. Dosi di 150 mg/kg e oltre hanno mostrato effetti dannosi e hanno causato un calo di peso e dell’assunzione di cibo. Il peso di cuore e fegato erano ridotti. Sintomi clinici di tossicità e morte si sono verificati a dosi di 2.400 mg/kg. A dosaggi uguali o superiori a 150 mg/kg è aumentata la produzione di urine e con 2.400 mg/kg si è avuta une lieve riduzione del peso dei reni. Questi effetti sono attribuibili all’azione farmacodinamica dell’idroclorotiazide.
Lo sviluppo dell’embrione non è alterato da dosi di 1mg/kg. A dosaggi uguali o superiori a 10 mg/kg si è avuto un lieve ritardo nello sviluppo del feto che si è manifestato con ritardata ossificazione fetale e, a dosi uguali o superiori a 150 mg/kg, con ridotto peso e lunghezza corporei. Si è anche ridotto il peso della placenta. Valutazioni morfologiche effettuate sul feto hanno rilevato un aumento della frequenza di dilatazione della pelvi renale e dell’uretere ed anche costole ondulate e ispessite a dosi uguali o superiori a 150 mg/kg . A dosi uguali o superiori a 600 mg/kg si è verificato accorciamento della scapola e delle ossa degli arti. Gli studi con sola idroclorotiazide confermano che il ritardo nella crescita fetale è attribuibile al diuretico. Gli altri rilevamenti sono invece riconducibili ad un effetto congiunto dei due singoli componenti dell’associazione.
La somministrazione dell’associazione a conigli a dosi di 0,96 mg/kg ha portato ad una lieve diminuzione dell’assunzione di cibo e arresto del peso corporeo. Comunque non si è verificato alcun effetto dannoso sullo sviluppo intrauterino della prole.
In seguito a somministrazione di dosi di 2,40 e 6,00 mg/kg, i ratti hanno ridotto l’assunzione di cibo e acqua ed hanno avuto calo ponderale; inoltre morte ed aborti spontanei si sono verificati a questi dosaggi ed alla nascita i feti viventi hanno mostrato un lieve ritardo della crescita. Non vi erano segni di anomalie esterne o di organi interni o dello scheletro dei feti che potessero essere attribuiti all’associazione.
L’idroclorotiazide da sola a dosi di 2 mg/kg/die è stata ben tollerata da ratte gravide e dai loro feti. I due studi nel ratto e nel coniglio hanno dimostrato che l’associazione è più tossica dei due farmaci singolarmente, ma nessuno dei due studi ha rivelato segni di teratogenesi né dell’associazione né di idroclorotiazide.
Sono stati condotti studi nel ratto per valutare la tossicità peri e postnatale dell’associazione; sono state somministrate dosi di 10 e 60 mg/kg/die per via orale durante l’ultimo trimestre di gravidanza e durante le 3 settimane dell’allattamento. A dosi di 10 mg/kg, l’associazione non ha mostrato effetti dannosi sullo stato di salute della femmina gravida, sul decorso della gravidanza o del parto e non ha causato alterazioni dello sviluppo intrauterino e postnatale della prole. A dosi di 60 mg/kg, le femmine gravide hanno ridotto lievemente l’assunzione di cibo e si è verificato un calo di peso della prole alla nascita e durante la prima settimana di vita. Nel periodo successivo non si sono avuti effetti sullo sviluppo postnatale della prole. Non vi è stato aumento dell’incidenza di dilatazione della pelvi renale come invece si è verificato ad alte dosi di ramipril. Non sono stati effettuati studi sulla fertilità e sulla capacità riproduttiva con l’associazione, poiché sulla base dei risultati degli studi con i farmaci singolarmente non ci si aspettava alcun effetto dannoso.
Immunotossicologia:
Ramipril: gli studi tossicologici non hanno rilevato alcun effetto immunotossico del ramipril.
Mutagenesi:
Ramipril: sono stati effettuati estesi test di mutagenesi che hanno rivelato che ramipril non possiede effetti mutageni o genotossici.
Idroclorotiazide: vi sono pochi dati in vitro sull’effetto genotossico dell’idroclorotiazide. È comunque possibile dedurre dagli studi in vivo che il farmaco non è mutageno.
Ramipril + idroclorotiazide: non sono stati effettuati studi di mutegenesi con l’associazione poiché gli studi con i farmaci singolarmente non hanno rivelato tale rischio.
Cancerogenesi:
Ramipril: gli studi a lungo termine nel ratto e nel topo non hanno rivelato alcun effetto cancerogeno.
La presenza di tubuli renali con cellule ossifiliche e tubuli con iperplasia cellulare ossifilica nel ratto è stata considerata come una risposta alle alterazioni funzionali e morfologiche piuttosto che come risposta neoplastica o preneoplastica.
Idroclorotiazide: uno studio di cancerogenesi nel topo ha fornito risultati equivoci circa una cancerogenesi nel maschio ad alti dosaggi (come aumento dell’incidenza di neoplasia epatocellulare). Non vi è stata evidenza di un effetto cancerogeno nelle femmine. Uno studio con idroclorotiazide nei ratti maschi e femmine non ha fornito evidenza di un potenziale cancerogeno. In conclusione, si può dedurre che l’idroclorotiazide non possiede potenziale neoplastico. Ramipril + idroclorotiazide: non sono stati condotti studi sulla cancerogenesi con l’associazione poiché i risultati dei test con i farmaci singolarmente non hanno fornito evidenze di tale rischio.
Ipromellosa, amido di mais pregelatinizzato, cellulosa microcristallina, sodio stearilfumarato.
Non sono note.
3 anni.
Nessuna speciale precauzione per la conservazione.
Blister termoformati di alluminio/PVC.
Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis 2,5 mg + 12,5 mg compresse: 14 compresse divisibili in blister.
Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis 5 mg + 25 mg compresse: 14 compresse divisibili in blister.
Nessuna istruzione particolare.
SANOFI-AVENTIS S.p.A. - Viale L. Bodio 37/b – 20158 Milano
Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis 2,5 mg + 12,5 compresse: 14 compresse divisibili
AIC n. 037742018
Ramipril e Idroclorotiazide sanofi-aventis 5 mg + 25 mg compresse: 14 compresse divisibili
AIC n. 037742020
Gazzetta Ufficiale n. 294 del 19.12.2007
03/12/2007