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RAMIPRIL RANBAXY 2,5 MG CAPSULE RIGIDE
Ogni capsula rigida contiene 2,5 mg di ramipril.
Per l’elenco completo degli eccipienti vedere il paragrafo 6.1.
Capsule rigide. Misura 4, opercolo arancione/corpo bianco con stampato “R” sull’opercolo e “2,5” sul corpo.
Contiene polvere granulare bianco-biancastra.
Ramipril Ranbaxy è indicato per il trattamento dell’ipertensione da lieve a moderata.
Insufficienza cardiaca congestizia come terapia aggiuntiva ai diuretici con o senza i glucosidi cardiaci.
Ramipril ha mostrato di ridurre la mortalità quando somministrato a pazienti sopravvissuti all’infarto acuto del miocardio con evidenza clinica di insufficienza cardiaca.
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Dosaggio e somministrazione
Somministrazione orale
Ipertensione
La dose iniziale raccomandata in pazienti non in trattamento con diuretici e senza insufficienza cardiaca congestizia è 1,25 mg di ramipril una volta al giorno. La dose deve essere aumentata progressivamente a intervalli di 1-2 settimane, in base alla risposta del paziente, fino a un massimo di 10 mg una volta al giorno.
Una dose di 1,25 mg darà una risposta terapeutica solo in una minoranza di pazienti. La dose abituale di mantenimento è 2,5-5 mg in singola somministrazione giornaliera. Se la risposta del paziente è ancora insoddisfacente alla dose di 10 mg di ramipril, si raccomanda il trattamento con un’associazione.
Nei pazienti in trattamento con diuretici, il diuretico deve essere sospeso 2-3 giorni prima di iniziare la terapia con ramipril per ridurre la probabilità di ipotensione sintomatica. Può essere ripreso più tardi, se necessario.
Nei pazienti ipertesi affetti anche da insufficienza cardiaca congestizia, con o senza insufficienza renale, l’ipotensione sintomatica è stata osservata dopo trattamento con ACE inibitori. In questi pazienti la terapia deve iniziare con una dose di 1,25 mg sotto attento controllo medico in ospedale.
Insufficienza cardiaca congestizia
Dose iniziale raccomandata: in pazienti stabilizzati in terapia diuretica, la dose iniziale è 1,25 mg una volta al giorno. In base alla risposta del paziente, la dose può essere aumentata. Si raccomanda che la dose, se aumentata, venga raddoppiata a intervalli di 1-2 settimane. Se è richiesta una dose giornaliera di 2,5 mg o più, questa deve essere presa in una dose singola o suddivisa in due dosi. La dose massima permessa è 10 mg.
Al fine di minimizzare la possibilità di ipotensione sintomatica, i pazienti in precedente trattamento con alte dosi di diuretici, devono ridurre la dose di diuretico prima di iniziare la terapia con ramipril.
Post infarto miocardico
Inizio della terapia: il trattamento deve iniziare in ospedale tra il terzo ed il decimo giorno dopo l’infarto. La dose iniziale è 2,5 mg due volte al giorno per 2 giorni. In base alla risposta del paziente alla terapia, la dose può essere aumentata a 5 mg due volte al giorno dopo un intervallo di 1-3 giorni. Se la dose iniziale di 2,5 mg non è tollerata, deve essere somministrata una dose di 1,25 mg due volte al giorno per 2 giorni prima di aumentarla a 2,5 mg e 5 mg due volte al giorno. Se la dose non può essere aumentata a 2,5 mg due volte al giorno, il trattamento deve essere interrotto. La dose massima giornaliera è 10 mg.
Dose di mantenimento: 2,5-5 mg due volte al giorno.
Aggiustamento della dose nella compromissione renale
Per i pazienti con clearance della creatinina > 30 ml/min (creatinina sierica < 165 micromol/l) è raccomandata la dose usuale di ramipril. Per i pazienti con una clearance della creatinina < 30 ml/min (creatinina sierica > 165 micromol/l) la dose iniziale è 1,25 mg di ramipril una volta al giorno e la dose massima 5 mg una volta al giorno.
Anche nei pazienti con compromissione grave (clearance della creatinina <10 ml/min e creatinina sierica 400-650 micromol/l), la dose iniziale raccomandata è 1,25 mg di ramipril una vota al giorno, ma la dose di mantenimento non deve superare i 2,5 mg di ramipril una volta al giorno.
Dosaggio nella compromissione epatica
Nei pazienti con compromissione della funzione epatica il metabolismo del ramipril e di conseguenza la formazione del metabolita bioattivo ramiprilato, è ritardato a causa di una diminuita attività delle esterasi del fegato, risultando in elevati livelli plasmatici di ramipril. Pertanto il trattamento con ramipril in pazienti con compromissione della funzione epatica, deve iniziare alla dose di 1,25 mg una volta al giorno sotto attenta supervisione medica.
Anziani
Si raccomanda cautela nei pazienti anziani con uso concomitante di diuretici, con insufficienza cardiaca congestizia o con insufficienza renale o epatica. La dose deve essere titolata secondo le necessità del controllo della pressione sanguigna.
Bambini
Il ramipril non è stato studiato nei bambini e pertanto l’uso in questo gruppo di pazienti non è raccomandato.
Ramipril Ranbaxy capsule deve essere ingerito con un bicchiere d’acqua. Il cibo non influenza l’assorbimento del ramipril.
Nei pazienti con compromissione epatica la dose massima giornaliera non deve superare i 2,5 mg.
Ipersensibilità al ramipril o a uno qualunque degli eccipienti.
Anamnesi di edema angioneurotico.
Stenosi emodinamicamente rilevante, dell’arteria renale (bilaterale o unilaterale in rene solitario). Ramipril Ranbaxy non deve essere usato in pazienti con stenosi della valvola aortica o mitralica o con ostruzione del flusso.
Pazienti ipotesi o emodinamicamente instabili.
Secondo e terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafi 4.4. e 4.6).
Avvertenze
Ramipril Ranbaxy non deve essere usato in pazienti con stenosi delle valvole aortica o mitralica o con ostruzione del flusso.
Precauzioni
Valutazione della funzionalità renale: la valutazione del paziente deve includere quella della funzionalità renale prima di iniziare la terapia e durante il trattamento.
Alterata funzionalità renale: i pazienti con insufficienza renale possono richiedere dosi minori o meno frequenti di ramipril; la loro funzione renale deve essere attentamente monitorata. Nella maggior parte non vi saranno alterazioni della funzione renale. Vi è il rischio di compromissione della funzione renale particolarmente in pazienti con insufficienza renale, insufficienza cardiaca congestizia, stenosi bilaterale dell’arteria renale e stenosi unilaterale in rene solitario e dopo trapianto renale. Se riconosciuta precocemente, tale compromissione della funzione renale è reversibile dopo l’interruzione della terapia.
I pazienti in emodialisi con membrane di flusso in poliacrilonitrile (AN69) hanno un’alta probabilità di reazioni anafilattoidi se vengono trattati con ACE inibitori. Questa associazione deve pertanto essere evitata usando farmaci antiipertensivi alternativi o diverse membrane per dialisi.
Reazioni simili sono state osservate durante l’aferesi delle lipoproteine a bassa densità con destrano solfato. Pertanto, questo metodo non deve essere usato in pazienti trattati con ACE inibitori.
Alcuni pazienti ipertesi senza apparente malattia renale preesistente, possono sviluppare aumenti modesti e di solito transitori dell’azoto ureico nel sangue e delle creatinina sierica quando viene somministrato ramipril particolarmente se associato a diuretici. Può essere richiesta una riduzione della dose di ramipril e/o la sospensione del diuretico. Inoltre, in pazienti con insufficienza renale, vi è il rischio di iperpotassiemia.
Alterata funzionalità epatica: poiché il ramipril è un pro-farmaco metabolizzato nella sua sostanza attiva nel fegato, si deve usare particolare cautela ed attento monitoraggio nei pazienti con compromissione epatica. Il metabolismo del ramipril e pertanto quello del metabolita bioattivo ramiprilato, può diminuire dando luogo a livelli plasmatici marcatamente elevati di ramipril (dovuti alla ridotta attività delle esterasi nel fegato).
Ipotensione sintomatica: in pazienti con ipertensione non complicata, l’ipotensione sintomatica è stata osservata raramente dopo la dose iniziale di ramipril e così pure dopo aumenti della dose. Compare con maggior probabilità in pazienti con deplezione del volume o degli elettroliti causata da prolungata terapia diuretica, restrizioni dietetiche del sale, dialisi, diarrea, vomito o pazienti con grave insufficienza cardiaca. Pertanto in questi pazienti, la terapia diuretica deve essere sospesa e si deve correggere la ipovolemia e/o la carenza di sali prima di iniziare la terapia con ramipril.
Se compare ipotensione sintomatica, il paziente deve essere posto in posizione supina e se necessario, deve ricevere un’infusione endovenosa di soluzione fisiologica. Se è associata bradicardia, può essere necessaria la somministrazione endovenosa di atropina. Il trattamento con ramipril può solitamente continuare dopo che la volemia e la pressione sanguigna sono state ripristinate efficacemente.
Chirurgia/anestesia: in pazienti sottoposti a chirurgia o durante anestesia con agenti che causano ipotensione, il ramipril può bloccare la formazione di angiotensina II secondaria al rilascio compensatorio di renina. Se compare ipotensione che si ritiene sia dovuta a questo meccanismo, può essere corretta con un adeguato trattamento.
Agranulocitosi e depressione del midollo osseo: in pazienti in trattamento con ACE inibitori, sono state osservate raramente agranulocitosi e depressione del midollo osseo e così pure riduzione degli eritrociti, del contenuto di emoglobina e delle piastrine. Questo è più frequente in pazienti con compromissione renale, specialmente se hanno una malattia vascolare del collagene. Deve essere considerato il regolare monitoraggio dei leucociti e delle proteine nelle urine in pazienti con malattie vascolari del collagene (ad es. lupus eritematoso e sclerodermia), specialmente se associate con compromissione della funzione renale e terapia concomitante particolarmente con corticosteroidi ed anti-metaboliti. I pazienti in terapia con allopurinolo, immunosoppressori e altre sostanze che possono modificare la crasi ematica hanno un’aumentata probabilità di altre alterazioni dei valori dei componenti del sangue.
Iperpotassiemia: elevati valori di potassio sierico sono stati osservati molto raramente in pazienti ipertesi. I fattori di rischio per sviluppare iperpotassiemia comprendono: insufficienza renale, diuretici risparmiatori di potassio e uso concomitante di agenti per trattare l’ipopotassiemia.
Gravidanza: durante la gravidanza non deve essere iniziata una terapia con gli ACE-Inibitori. A meno che non sia indispensabile continuare una terapia con un Ace-Inibitore, le pazienti che stanno pianificando una gravidanza devono seguire trattamenti anti-ipertensivi alternativi che abbiano un accertato profilo di sicurezza nell’uso in gravidanza. Quando viene accertata una gravidanza, il trattamento con gli ACE-Inibitori deve essere interrotto immediatamente e, se è il caso, si deve iniziare una terapia alternativa (vedere paragrafi 4.3 e 4.6).
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L’associazione con diuretici o altri agenti antiipertensivi può potenziare la risposta antiipertensiva al ramipril. I farmaci anti-adrenergici devono essere associati al ramipril solo sotto attenta supervisione.
Gli agenti risparmiatori di potassio (spironolattone, amiloride, triamterene) o i supplementi di potassio, possono aumentare il rischio di iperpotassiemia. Se è indicato l’uso concomitante di questi agenti, essi devono venire somministrati con cautela e il potassio sierico deve essere monitorato regolarmente. Il ramipril può attenuare la perdita di potassio causata dai diuretici tiazidici.
Quando vengono co-somministrati agenti antidiabetici (insulina e derivati della sulfanilurea) deve essere considerata la possibilità di un aumentata riduzione della glicemia.
Quando gli ACE inibitori vengono somministrati assieme ai FANS (ad es. acido acetilsalicilico e indometacina), può comparire una riduzione dell’effetto antiipertensivo.
Se il ramipril viene somministrato con il litio, può comparire un aumento delle concentrazioni sieriche del litio.
I pazienti in terapia con allopurinolo, immunosoppressori e altre sostanze che possono modificare la crasi ematica hanno un’aumentata probabilità di altre alterazioni dei valori dei componenti del sangue.
I pazienti in emodialisi con membrane di flusso in poliacrilonitrile (AN69) hanno un’alta probabilità di reazioni anafilattoidi se vengono trattati con ACE inibitori. Questa associazione deve pertanto essere evitata usando farmaci antiipertensivi alternativi o diverse membrane per dialisi.
Gravidanza:
L’uso di Ace-Inibitori è sconsigliato durante il primo trimestre di gravidanza (vedere il paragrafo 4.4). L’uso di Ace-Inibitori è controindicato durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).
I dati epidemiologici sul rischio di teratogenicità a seguito di esposizione agli ACE-inibitori durante il primo trimestre di gravidanza non sono stati conclusivi, ma un piccolo aumento del rischio non può essere escluso. A meno che non sia indispensabile continuare una terapia con un ACE inibitore, le pazienti che stanno pianificando una gravidanza devono seguire trattamenti anti-ipertensivi alternativi che abbiano un accertato profilo di sicurezza durante l'uso in gravidanza. Quando viene accertata una gravidanza, il trattamento con gli ACE-Inibitori deve essere interrotto immediatamente e, se è il caso, si deve iniziare una terapia alternativa.
L'esposizione ad una terapia con un ACE inibitore durante il secondo e il terzo trimestre è nota per indurre fetotossicità umana (ridotta funzionalità renale, oligoidramnios, ritardo di ossificazione del cranio) e tossicità neonatale (insufficienza renale, ipotensione, hyperkalaemia) (vedere paragrafo 5.3). Se si dovesse verificare un’esposizione agli ACE-inibitori a partire dal secondo trimestre di gravidanza, è consigliata un’ecografia di controllo della funzionalità renale e del cranio. I neonati le cui madri hanno assunto ACE-inibitori devono essere attentamente controllati per l'ipotensione (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).
Allattamento
Poiché non sono disponibili dati sufficienti per quanto riguarda l'uso del ramipril durante l'allattamento (vedere paragrafo 5.2), il Ramipril Ranbaxy non è consigliato e sono preferibili trattamenti alternativi con accertati profili di sicurezza sull’uso durante l'allattamento in particolare di un neonato o di un prematuro.
In singoli casi, come conseguenza della riduzione della pressione sanguigna, il trattamento con ramipril può influenzare la capacità di guidare veicoli e di usare macchinari. Questo avviene specialmente all’inizio del trattamento, in caso di passaggio al ramipril da altre preparazioni e durante l’uso concomitante di alcool. Dopo la prima dose o i successivi aumenti di dose non è consigliabile guidare veicoli o usare macchinari per diverse ore.
In genere le reazioni avverse sono lievi e transitorie e non richiedono sospensione della terapia. Le reazioni avverse più frequentemente riportate sono: nausea, capogiri e cefalea.
Patologie del sistema emolinfopoietico | |
Molto raro, incluse reazioni isolate | Agranulocitosi e depressione del midollo osseo. |
Raro | Riduzione degli eritrociti e del contenuto di emoglobina, riduzione dei leucociti e delle piastrine. |
Disturbi del sistema immunitario | |
Comune | Reazioni da ipersensibilità accompagnate da prurito, rash, difficoltà di respiro, febbre. Eosinofilia. Aumentato titolo degli anticorpi anti-nucleo. |
Raro | Edema angioneurotico. |
Disturbi psichiatrici | |
Comune | Disturbi del sonno, umore depresso, sensazione di ansia |
Patologie del sistema nervoso | |
Comune | Capogiri, disturbi dell’equilibrio, nervosismo, irrequietezza, tremore, confusione, diminuzione dell’appetito, parestesie. |
Patologie dell’occhio | |
Comune | Congiuntivite. |
Patologie cardiache | |
Comune | Ipotensione sintomatica accompagnata da capogiri, debolezza e nausea è stata osservata raramente ma può comparire in pazienti con grave ipovolemia o deplezione salina come quelli trattati con diuretici, in dialisi o con grave insufficienza cardiaca congestizia. |
Raro | Sincope. |
Infarto del miocardio o ictus probabilmente secondari a grave ipotensione, dolore toracico, palpitazioni, disturbi del ritmo, angina pectoris. |
Patologie vascolari | |
Comune | Vasculite. |
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche | |
Comune | Tosse secca irritativa. |
Rinite, sinusite, bronchite e specialmente in pazienti con tosse secca irritativa, broncospasmo. |
Patologie gastrointestinali | |
Comune | Secchezza della bocca, irritazione o infiammazione della mucosa orale, disturbi digestivi, stitichezza, diarrea, nausea e vomito, dolore di stomaco (simile alla gastrite), disturbi al quadrante superiore dell’addome (a volte con aumentati livelli degli enzimi pancreatici), aumento degli enzimi epatici e/o della bilirubina sierica, itterizia dovuta ad alterata escrezione dei pigmenti biliari (ittero colestatico), altre forme di alterazione della funzione epatica ed epatite. |
Raro | Pancreatite. |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | |
Comune | Reazioni cutanee o della mucosa: arrossamento di aree della cute accompagnato da sensazione di calore, prurito, orticaria, altre reazioni cutanee o della mucosa (esantema maculo-papulare e lichenoide, enantema, eritema multiforme), a volte pronunciata perdita dei capelli e comparsa o intensificazione del fenomeno di Raynaud. |
Con altri ACE inibitori: esantema psoriasiforme e pemfigoide ed enantema, ipersensibilità della cute alla luce ed oncolisi. |
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo | |
Comune | Crampi muscolari, dolore ai muscoli ed alle articolazioni. |
Patologie renali e urinarie | |
Comune | Alterata funzionalità renale. |
Patologie dell'apparato riproduttivo e della mammella | |
Comune | Impotenza, diminuzione della libido. |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | |
Comune | Alterazioni del gusto, riduzione ed a volte perdita del gusto. |
Febbre, cefalea, affaticamento, malessere. |
Esami diagnostici | |
Comune | Aumento dell’azotemia e della creatinina sierica, particolarmente in caso di insufficienza renale ed in pazienti pretrattati con diuretici Deterioramento di proteinuria preesistente. |
Diminuzione dei livelli sierici del sodio. Aumento del potassio sierico. Poiché il ramipril porta ad una diminuzione della secrezione di aldosterone, i diuretici risparmiatori di potassio (spironolattone, amiloride triamterene) o i supplementi di potassio devono pertanto essere evitati. |
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In caso di sovradosaggio ci si può aspettare una prolungata ipotensione. Può essere richiesto il trattamento endovenoso con soluzione fisiologica o con angiotensina II.
Codice ATC: C09AA05.
Categoria farmacoterapeutica: ACE-inibitori semplici.
Il ramipril è un profarmaco che, dopo assorbimento nel tratto gastrointestinale, viene idrolizzato nel fegato a formare l’ACE inibitore attivo ramiprilato che è un potente inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) a lunga durata d’azione. La somministrazione di ramipril provoca un aumento dell’attività della renina plasmatica e una diminuzione delle concentrazioni plasmatiche di angiotensina II e di aldosterone. Gli effetti farmacodinamici benefici che derivano dall’ACE inibizione sono una conseguenza della riduzione dell’angiotensina II che causa dilatazione dei vasi periferici e riduzione delle resistenze vascolari. L’evidenza suggerisce che l’ACE presente nei tessuti e particolarmente nel sistema vasale, piuttosto che l’ACE circolante, sia il fattore primario che determina gli effetti emodinamici.
L’ACE è identico alla chinasi II, uno degli enzimi responsabili della degradazione della bradichinina. Vi è evidenza che l’ACE inibizione da parte del ramiprilato abbia alcuni effetti sui sistemi callicreina-chinina-prostaglandina. Si ritiene che gli effetti su questi sistemi contribuiscano all’attività ipotensiva e metabolica del ramipril.
La somministrazione di ramipril a pazienti ipertesi porta a diminuzione della pressione sia in posizione eretta sia in posizione supina. L’effetto antiipertensivo è evidente entro una o due ore dalla somministrazione; l’effetto massimo compare 3-6 ore dopo la somministrazione e ha mostrato di mantenersi per almeno 24 ore dopo le abituali dosi terapeutiche.
Gli ACE inibitori come il ramipril, abbiano probabilmente altri effetti diretti sul sistema cardiovascolare. Questi possono includere l’antagonismo della vasocostrizione mediata dall’angiotensina II, l’inibizione della proliferazione dei muscoli lisci vascolari e rottura delle placche, l’aumento della funzione endoteliale, la riduzione dell’ipertrofia del ventricolo sinistro ed effetti positivi sulla fibrinolisi. In pazienti diabetici possono inoltre contribuire effetti aggiuntivi, ad es. effetti sulla clearance dell’insulina e sul flusso ematico pancreatico.
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Dopo somministrazione orale, il ramipril viene rapidamente assorbito dal tratto gastrointestinale; le concentrazioni plasmatiche massime del ramipril vengono raggiunte entro 1 ora. Le concentrazioni plasmatiche massime del metabolita attivo ramiprilato vengono raggiunte entro 2-4 ore.
Le concentrazioni plasmatiche del ramiprilato diminuiscono in maniera polifasica. L’emivita effettiva del ramiprilato dopo somministrazioni ripetute di ramipril assunto una volta al giorno, è 13-17 ore con dosi di 5-10 mg di ramipril e notevolmente più lunga con dosi minori, di 1,25-2,5 mg di ramipril. Questa differenza è correlata alla lunga fase terminale delle concentrazioni di ramiprilato nella curva del tempo osservate a concentrazioni plasmatiche molto basse. Questa fase terminale è indipendente dalla dose e indica una saturazione della capacità dell’enzima di legare il ramiprilato. Le concentrazioni plasmatiche del ramiprilato allo stato stazionario dopo somministrazione una volta al giorno, con la posologia standard sono raggiunte all’incirca al quarto giorno di trattamento.
Il ramipril è quasi completamente metabolizzato e i metaboliti vengono escreti principalmente per via renale. Oltre al metabolita attivo ramiprilato, sono stati identificati altri metaboliti inattivi, tra cui la dichetopiperazina estere, il di-cheto-piperazina acido ed i loro coniugati.
Il legame con le proteine del ramipril è circa del 73% e quello del ramiprilato circa del 56%.
Allattamento
Una dose orale singola di 10 mg di ramipril ha prodotto nel latte materno un effetto irrilevabile.
Tuttavia non è noto l'effetto di dosi multiple.
Studi di tossicità riproduttiva nel ratto, coniglio e scimmia, non hanno evidenziato proprietà teratogene. La fertilità non è stata alterata sia nel maschio sia nella femmina dei ratti. La somministrazione di ramipril a femmine di ratti durante il periodo fetale e l’allattamento ha prodotto danno renale irreversibile (dilatazione della pelvi renale) nella prole, alle dosi di 50 mg/kg di peso corporeo e oltre.
Contenuto delle capsule
Amido di mais pregelatinizzato.
Guscio delle capsule
Opercolo arancione/corpo bianco, misura “4”
Gelatina
Giallo Tramonto (E110)
Ponceau 4R (E124)
Titanio diossido (E171).
Inchiostro da stampa
Gommalacca
Glicole Propilenico
Potassio idrossido
Ferro ossido nero (E172).
Non applicabile.
2 anni.
Conservare nella confezione originale.
Blister di foglio di alluminio laminato con LDPE. I blister sono contenuti in un astuccio di cartone in confezioni da 14, 21, 28, 30, 56 o 60 capsule.
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
Nessuna particolare richiesta.
RANBAXY ITALIA S.p.A. – Piazza Filippo Meda, 3 – 20121 Milano
Ramipril Ranbaxy 2,5 mg capsule rigide – 14 capsule AIC n° 037712231/M
Ramipril Ranbaxy 2,5 mg capsule rigide – 21 capsule AIC n° 037712066/M
Ramipril Ranbaxy 2,5 mg capsule rigide – 28 capsule AIC n° 037712078/M
Ramipril Ranbaxy 2,5 mg capsule rigide – 30 capsule AIC n° 037712080/M
Ramipril Ranbaxy 2,5 mg capsule rigide – 56 capsule AIC n° 037712092/M
Ramipril Ranbaxy 2,5 mg capsule rigide – 60 capsule AIC n° 037712104/M
Dicembre 2007
Novembre 2009