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RISEDRONATO RANBAXY
Ogni compressa rivestita con film contiene 35 mg di risedronato sodico, equivalenti a 32,5 mg di acido risedronico.
Eccipienti: ogni compressa rivestita con film contiene 109,7 mg di lattosio monoidrato.
Per l’elenco completo degli eccipienti vedere paragrafo 6.1.
Compressa rivestita con film.
Compressa rotonda di colore arancio chiaro, rivestita con film, con inciso "R16" su di un lato e liscia sull’altro lato.
Trattamento dell’osteoporosi postmenopausale per ridurre il rischio di fratture vertebrali.
Trattamento dell’osteoporosi postmenopausale manifesta per ridurre il rischio di fratture dell’anca (vedere paragrafo 5.1).
Trattamento dell’osteoporosi negli uomini ad alto rischio di fratture (vedere paragrafo 5.1).
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La dose raccomandata negli adulti è una compressa da 35 mg per via orale una volta a settimana.
La compressa deve essere assunta lo stesso giorno di ogni settimana.
L’assorbimento di risedronato sodico è influenzato dall’assunzione del cibo quindi, per garantirne un assorbimento adeguato, i pazienti devono assumere Risedronato Ranbaxy:
Prima di colazione: almeno 30 minuti prima del primo cibo, di un altro medicinale o bevanda (ad eccezione dell’acqua) della giornata.
I pazienti devono essere informati che, nel caso si dimentichino di prendere una dose, devono assumere una compressa di Risedronato Ranbaxy nel giorno stesso in cui se ne ricordano. I pazienti devono poi riprendere l’assunzione settimanale nel giorno in cui la compressa viene normalmente presa. Non si devono assumere due compresse nello stesso giorno.
La compressa deve essere deglutita intera e non deve essere né sciolta in bocca né masticata. Per favorire il transito nello stomaco, assumere la compressa in posizione eretta con un bicchiere d’acqua di rubinetto (non meno di 120 ml). I pazienti non devono coricarsi per 30 minuti dopo aver assunto la compressa (vedere paragrafo 4.4).
In caso di apporto dietetico inadeguato si deve prendere in considerazione l’integrazione di calcio e vitamina D.
Anziani: non è richiesto alcun aggiustamento della dose in quanto la biodisponibilità, la distribuzione e l’eliminazione sono simili negli anziani (>60 anni) e nei soggetti più giovani. Ciò è stato dimostrato anche nella popolazione in postmenopausa molto anziana, ovvero di età uguale o superiore ai 75 anni.
Compromissione renale: non è richiesto alcun aggiustamento della dose nei pazienti con compromissione renale da lieve a moderata. L’uso di risedronato sodico è controindicato nei pazienti con grave compromissione renale (clearance della creatinina inferiore a 30ml/min) (vedere paragrafi 4.3 e 5.2).
Popolazione pediatrica: l’uso di risedronato non è raccomandato nei bambini e negli adolescenti di età inferiore a 18 anni a causa della mancanza di sufficienti dati di sicurezza ed efficacia (vedere anche paragrafo 5.1).
Ipersensibilità al risedronato sodico o a uno qualsiasi degli eccipienti.
Ipocalcemia (vedere paragrafo 4.4).
Gravidanza e allattamento.
Grave compromissione renale (clearance della creatinina <30ml/min).
Alimenti, bevande (ad eccezione dell’acqua di rubinetto) e medicinali che contengono cationi polivalenti (quali calcio, magnesio, ferro e alluminio) interferiscono con l’assorbimento dei bifosfonati e non devono essere assunti contemporaneamente a Risedronato Ranbaxy (vedere paragrafo 4.5). Per ottenere l’efficacia desiderata, è necessario attenersi scrupolosamente alla posologia raccomandata (vedere paragrafo 4.2).
L’efficacia dei bifosfonati nel trattamento dell’osteoporosi è correlata alla presenza di una diminuita densità minerale ossea e/o prevalenza di fratture.
L’età avanzata o fattori clinici di rischio di fratture da soli non costituiscono motivo sufficiente per l’inizio del trattamento dell’osteoporosi con un bifosfonato.
L’evidenza a supporto dell’efficacia dei bifosfonati, incluso il risedronato nei pazienti molto anziani (>80 anni), è limitata (vedere paragrafo 5.1).
I bifosfonati sono stati associati ad esofagite, gastrite, ulcere esofagee e gastroduodenali. Deve essere pertanto usata cautela:
- nei pazienti con anamnesi positiva per disturbi all’esofago che ritardano il transito o lo svuotamento esofageo, quali restringimento o acalasia;
- nei pazienti impossibilitati a restare in posizione eretta per almeno 30 minuti dall’assunzione della compressa;
- se il risedronato viene somministrato a pazienti con disturbi dell’esofago o del tratto gastrointestinale superiore in atto o recenti.
I medici prescrittori devono far notare ai pazienti l’importanza di prestare attenzione alle istruzioni di somministrazione e ad eventuali segni e sintomi di una possibile reazione a carico dell’esofago.
Si deve raccomandare ai pazienti di rivolgersi prontamente al medico se si dovessero manifestare sintomi di irritazione esofagea quali disfagia, dolore nella deglutizione, dolore retrosternale o comparsa/peggioramento di bruciore di stomaco.
L’ipocalcemia deve essere corretta prima di iniziare la terapia con Risedronato Ranbaxy. Altri disturbi delle ossa e del metabolismo minerale (ad es. disfunzione paratiroidea, ipovitaminosi D) vanno corretti quando si inizia la terapia con Risedronato Ranbaxy.
L’osteonecrosi della mandibola, generalmente associata ad estrazione dentaria e/o infezione locale (inclusa l’osteomielite), è stata riportata nei pazienti con cancro in terapia con regimi che comprendevano bifosfonati somministrati principalmente per via endovenosa. Molti di questi pazienti erano anche in trattamento con chemioterapia e corticosteroidi. L’osteonecrosi della mandibola è stata inoltre segnalata nei pazienti affetti da osteoporosi che assumevano bifosfonati orali.
Prima di iniziare un trattamento con i bifosfonati nei pazienti con fattori di rischio concomitanti (ad es. cancro, chemioterapia, radioterapia, corticosteroidi, scarsa igiene orale) si deve prendere in considerazione di effettuare un esame odontoiatrico con le appropriate procedure dentistiche preventive.
Durante il trattamento, se possibile, questi pazienti devono evitare di sottoporsi a procedure dentistiche invasive. La chirurgia odontoiatrica può esacerbare l’osteonecrosi della mandibola nei pazienti che hanno sviluppato tale condizione nel corso della terapia con i bifosfonati. Per i pazienti che necessitano di procedure odontoiatriche non ci sono dati disponibili per suggerire che l’interruzione della terapia con i bifosfonati riduca il rischio di osteonecrosi della mandibola.
Il giudizio clinico del medico curante deve guidare il programma di gestione di ciascun paziente in base alla valutazione del rapporto rischio/beneficio individuale.
Questo medicinale contiene lattosio. I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, con carenza di Lapp lattasi o con malassorbimento del glucosio-galattosio non devono assumere questo medicinale.
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Non sono stati condotti studi formali di interazione con il risedronato sodico. Negli studi clinici non sono state comunque osservate interazioni clinicamente rilevanti con altri medicinali. Negli studi di fase III nell’osteoporosi con dose giornaliera di risedronato sodico è stato riportato l’uso di acido acetilsalicilico o di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) rispettivamente nel 33% e nel 45% delle pazienti. Nello studio di fase III di monosomministrazione settimanale in donne in postmenopausa, l’uso di acido acetilsalicilico o di FANS è stato riportato rispettivamente nel 57% e nel 40% delle pazienti. Nel gruppo che assumeva regolarmente acido acetilsalicilico o FANS (3 o più giorni alla settimana), l’incidenza di eventi avversi a carico del tratto gastrointestinale superiore nei pazienti trattati con risedronato sodico era simile a quella riscontrata nei pazienti di controllo.
Qualora ritenuto opportuno, il risedronato sodico può essere utilizzato in concomitanza con una terapia estrogenica sostitutiva (solo nelle donne).
L’assunzione contemporanea di medicinali contenenti cationi polivalenti (ad es. calcio, magnesio, ferro ed alluminio) interferisce con l’assorbimento di Risedronato Ranbaxy (vedere paragrafo 4.4).
Il risedronato sodico non viene metabolizzato a livello sistemico, non induce gli enzimi del citocromo P450 e ha un basso legame con le proteine.
Non ci sono dati sufficienti relativi all’uso di risedronato sodico nelle donne in gravidanza. Studi effettuati negli animali hanno evidenziato tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3). Il rischio potenziale nell’uomo non è noto. Studi effettuati negli animali indicano che una piccola quantità di risedronato sodico passa nel latte materno. Il risedronato sodico non deve essere utilizzato in gravidanza o nelle donne che allattano al seno.
Non è stato osservato alcun effetto sulla capacità di guidare veicoli e di usare macchinari.
Il risedronato sodico è stato valutato in studi clinici di fase III che hanno coinvolto più di 15.000 pazienti. La maggioranza degli effetti indesiderati osservati nel corso degli studi clinici erano di grado da lieve a moderato e in gran parte dei casi non hanno richiesto l’interruzione della terapia.
- Gli eventi avversi riportati nel corso di studi clinici di fase III in donne in post-menopausa con osteoporosi trattate per un periodo fino a 36 mesi con risedronato sodico 5 mg al giorno (n=5020) o con placebo (n=5048) e ritenuti essere possibilmente o probabilmente correlati all’uso del risedronato sodico, sono elencati di seguito usando la seguente classificazione convenzionale (l’incidenza rispetto al placebo è indicata tra parentesi): molto comuni ( ≥1/10); comuni (≥1/100; <1/10); non comuni (≥1/1.000; <1/100); rari (≥1/10.000; <1/1.000); molto rari (<1/10.000).
Patologie del sistema nervoso
Comuni: cefalea (1,8% vs. 1,4%)
Patologie dell’occhio
Non comuni: irite*
Patologie gastrointestinali
Comuni: stipsi (5,0% vs. 4,8%), dispepsia (4,5% vs. 4,1%), nausea (4,3% vs. 4,0%), dolore addominale (3,5% vs. 3,3%), diarrea (3,0% vs. 2,7%)
Non comuni: gastrite (0,9% vs. 0,7%), esofagite (0,9% vs. 0,9%), disfagia (0,4% vs. 0,2%), duodenite (0,2% vs. 0,1%), ulcera esofagea (0,2% vs. 0,2%)
Rari: glossite (<0,1% vs. 0,1%), stenosi esofagea (<0,1% vs. 0,0%)
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo
Comuni: dolore muscoloscheletrico (2,1% vs. 1,9%)
Esami diagnostici
Rari: valori anormali delle prove di funzionalità epatica*
* Nessuna incidenza rilevante da studi di fase III nell’osteoporosi; frequenza basata su evidenze di evento/laboratorio/rechallenge da studi clinici precedenti.
In uno studio multicentrico in doppio cieco della durata di un anno che confrontava risedronato sodico 5 mg al giorno (n= 480) e risedronato sodico 35 mg in monosomministrazione settimanale (n=485) in donne in post-menopausa con osteoporosi, i profili globali di sicurezza e di tollerabilità sono risultati simili. Sono stati riportati i seguenti ulteriori eventi avversi ritenuti essere possibilmente o probabilmente correlati all’uso del farmaco dagli sperimentatori (incidenza superiore nel gruppo con risedronato sodico 35 mg che in quello con risedronato sodico 5 mg): patologie gastrointestinali (1,6% vs. 1,0%) e dolore (1,2% vs. 0,8%).
In uno studio della durata di 2 anni in uomini con l’osteoporosi, la sicurezza e la tollerabilità globali erano paragonabili nel gruppo in trattamento e in quello con placebo. Gli eventi avversi erano conformi a quelli osservati in precedenza nelle donne.
Esami diagnostici: è stata osservata in alcuni pazienti un’iniziale diminuzione di carattere transitorio, asintomatico e lieve dei livelli sierici di calcio e di fosfato.
Durante l’utilizzo post-marketing sono stati segnalati le seguenti ulteriori reazioni avverse (frequenza non nota):
Patologie dell’occhio
Irite, uveite.
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo
Osteonecrosi della mandibola
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
Ipersensibilità e reazioni cutanee, compresi angioedema, eruzione generalizzata, orticaria, reazioni cutanee bollose, di cui alcune gravi inclusi casi isolati di sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi epidermica tossica e vasculite lucocitoclastica. Perdita di capelli.
Patologie del sistema immunitario
Reazione anafilattica.
Patologie epatobiliari
Gravi disturbi epatici. Nella gran parte dei casi segnalati, i pazienti erano anche in trattamento con altri medicinali noti per provocare disturbi epatici.
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Non sono disponibili dati sul trattamento del sovradosaggio di risedronato sodico.
In seguito a un sovradosaggio acuto si possono verificare diminuzioni del calcio sierico. In alcuni di questi pazienti possono anche presentarsi segni e sintomi di ipocalcemia.
Si devono somministrare latte o antiacidi contenenti calcio, magnesio o alluminio per legare il risedronato sodico e ridurne l’assorbimento. In caso di sovradosaggio acuto si può valutare di effettuare una lavanda gastrica per rimuovere il risedronato sodico non assorbito.
La sensazione di formicolio alle estremità di mani e piedi è un sintomo precoce di ipocalcemia.
Altri sintomi includono crampi muscolari o addominali.
Categoria farmacoterapeutica: bifosfonati, farmaci che agiscono su tessuto osseo emetabolismo del calcio.
Codice ATC: M05BA07.
Il risedronato sodico è un piridinil bifosfonato che si fissa all’idrossiapatite dell’osso e inibisce il riassorbimento osseo mediato dagli osteoclasti. Il turnover osseo viene ridotto mentre l’attività degli osteoblasti e la mineralizzazione ossea vengono mantenute. In studi preclinici, il risedronato sodico ha mostrato una potente attività anti-osteoclastica e anti-riassorbimento e ha aumentato in modo dose-dipendente la massa ossea e la resistenza biomeccanica dello scheletro. L’attività del risedronato è stata confermata misurando i marcatori biochimici del turnover osseo nel corso di studi farmacodinamici e clinici. In studi in donne in post-menopausa, diminuzioni nei marcatori biochimici del turnover osseo sono state osservate entro 1 mese e hanno raggiunto il livello massimo entro 3-6 mesi. Le diminuzioni nei marcatori biochimici del turnover osseo sono risultate simili a 12 mesi con risedronato 35 mg in monosomministrazione settimanale e risedronato 5 mg al giorno.
In uno studio condotto in uomini con osteoporosi, diminuzioni nei marcatori biochimici del turnover osseo sono state osservate in corrispondenza del primo controllo a 3 mesi e proseguivano fino ai 24 mesi.
Trattamento dell’osteoporosi post-menopausale
Molti fattori di rischio sono associati all’osteoporosi post-menopausale, tra cui diminuita massa ossea, diminuita densità minerale ossea, menopausa precoce, abitudine al fumo e anamnesi familiare positiva per l’osteoporosi. Le fratture sono la conseguenza clinica dell’osteoporosi. Il rischio di fratture aumenta all’aumentare dei fattori di rischio.
In base agli effetti sul cambiamento medio della BMD della colonna lombare, risedronato 35 mg in monosomministrazione settimanale (n=485) è risultato equivalente a risedronato 5 mg al giorno (n=480) nel corso di uno studio multicentrico in doppio cieco della durata di un anno condotto in donne in post-menopausa con osteoporosi.
Il programma clinico per il risedronato sodico somministrato una volta al giorno ha studiato l’effetto del risedronato sodico sul rischio di fratture vertebrali e dell’anca e ha interessato donne in post-menopausa, sia precoce che tardiva, con o senza fratture. Sono state studiate dosi giornaliere di 2,5 mg e 5 mg in tutti i gruppi, inclusi quelli di controllo che assumevano calcio e vitamina D (se i livelli al basale erano bassi). Il rischio assoluto e relativo di nuove fratture vertebrali e dell’anca è stato stimato mediante l’impiego di un analisi di un tempo legato al primo evento.
Due studi controllati con placebo (n=3661) hanno coinvolto donne in post-menopausa di età inferiore agli 85 anni con fratture vertebrali al basale. Il risedronato sodico 5 mg somministrato giornalmente per 3 anni riduceva il rischio di nuove fratture vertebrali rispetto al gruppo di controllo. In donne con almeno 2 fratture vertebrali o almeno 1 frattura vertebrale, la riduzione del rischio relativo era rispettivamente del 49% e del 41% (l’incidenza di nuove fratture vertebrali con il risedronato sodico era rispettivamente del 18,1% e dell’11,3%, con il placebo del 29,0% e del 16,3%). L’effetto del trattamento è stato osservato già al termine del primo anno di trattamento. I benefici sono stati dimostrati anche in donne con fratture multiple al basale. Il risedronato sodico 5 mg al giorno riduceva anche la perdita di statura annua rispetto al gruppo di controllo.
Due ulteriori studi controllati con placebo hanno coinvolto donne in post-menopausa di età superiore ai 70 anni con o senza fratture vertebrali al basale. Sono state arruolate donne di 70-79 anni con punteggio T della BMD del collo del femore di <-3 SD (scala di riferimento del produttore, cioè -2,5 SD utilizzando NHANES III) e almeno un fattore di rischio aggiuntivo. Le donne con più di 80 anni potevano venire arruolate sulla base di almeno un fattore di rischio non scheletrico per la frattura dell’anca o di ridotta densità minerale ossea al collo del femore. La significatività statistica dell’efficacia del risedronato sodico rispetto al placebo viene raggiunta solo quando si raggruppano i due gruppi di trattamento con 2,5 mg e 5 mg. I risultati seguenti si basano soltanto su un’analisi a posteriori di sottogruppi definiti mediante la pratica clinica e l’attuale definizione dell’osteoporosi: nel sottogruppo di pazienti con punteggio T della BMD del collo del femore di <-2,5 SD (NHANES III) e almeno una frattura vertebrale al basale, il risedronato sodico somministrato per 3 anni riduceva il rischio di fratture dell’anca del 46% rispetto al gruppo di controllo (incidenza di fratture dell’anca nei gruppi combinati di risedronato sodico 2,5 mg e 5 mg del 3,8%, del 7,4% con il placebo).
I dati suggeriscono che nelle pazienti molto anziane (>80 anni) si può osservare un livello di protezione più limitato. Ciò può essere dovuto alla maggiore importanza di fattori non scheletrici per la frattura dell’anca con l’aumentare dell’età.
In questi studi, i dati analizzati come endpoint secondario hanno indicato una diminuzione del rischio di nuove fratture vertebrali in pazienti con diminuita BMD del collo del femore senza fratture vertebrali e in pazienti con diminuita BMD del collo del femore con o senza fratture vertebrali.
Il risedronato sodico 5 mg al giorno somministrato per 3 anni ha aumentato la densità minerale ossea (BMD) (rispetto al gruppo di controllo) della colonna lombare, del collo del femore, del trocantere e del polso e ha mantenuto la densità ossea a livello del terzo mediale del radio.
In uno studio di follow-up della durata di un anno successivo a tre anni di trattamento con risedronato sodico 5 mg/ al giorno si è osservata una rapida reversibilità degli effetti di soppressione del risedronato sodico sulla velocità di turnover dell’osso.
Campioni di biopsie ossee da donne in post-menopausa trattate con risedonatro sodico 5 mg al giorno per da 2 a 3 anni hanno mostrato la prevista moderata diminuzione del turnover osseo.
L’osso che si formava nel corso del trattamento con il risedonatro sodico presentava struttura lamellare e mineralizzazione ossea normali. Questi dati, insieme alla diminuita incidenza di fratture vertebrali di natura osteoporotica in donne con l’osteoporosi, sembrano indicare la mancanza di effetti dannosi sulla qualità dell’osso.
Rilevamenti endoscopici effettuati in un certo numero di pazienti (in gruppi sia trattati con il risedronato sodico che con placebo) affette da disturbi gastrointestinali di grado da moderato a grave non hanno evidenziato ulcere gastriche, duodenali o esofagee riconducibili al trattamento in nessuno dei due gruppi, sebbene nel gruppo con il risedronato sodico si osservassero non comunemente casi di duodenite.
Trattamento dell’osteoporosi negli uomini
Risedronato sodico 35 mg in monosomministrazione settimanale si è dimostrato efficace negli uomini con osteoporosi (di età tra i 36 e gli 84 anni) nel corso di uno studio controllato con placebo in doppio cieco della durata di 2 anni condotto in 284 pazienti (risedronato sodico 35 mg n = 191).
Tutti i pazienti assumevano integratori di calcio e vitamina D.
Aumenti della BMD sono stati osservati già a 6 mesi dall’inizio del trattamento con il risedronato sodico. Dopo 2 anni di trattamento, il risedronato sodico 35 mg in monosomministrazione settimanale ha determinato un aumento medio della BMD della colonna lombare, del collo del femore, del trocantere e dell’anca totale rispetto al placebo. In questo studio non è stata dimostrata l’efficacia anti-frattura. L’effetto sull’osso (aumento della BMD e diminuzione dei marcatori del turnover osseo) del risedronato sodico è simile negli uomini e nelle donne.
Popolazione pediatrica
La sicurezza e l’efficacia del risedronato sodico sono state studiate in uno studio in corso su pazienti pediatrici di età compresa tra 4 e meno di 16 anni affetti da osteogenesi imperfetta. Dopo la conclusione dello studio di un anno, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, è stato riscontrato un aumento statisticamente significativo della BMD della colonna lombare nel gruppo trattato con risedronato rispetto a quello con placebo; tuttavia è stato riscontrato un numero aumentato di almeno una nuova frattura vertebrale morfometrica (rilevata con raggi-x) nel gruppo trattato con risedronato rispetto a quello con placebo. Nel complesso, i risultati non supportano l’uso di risedronato sodico nei pazienti pediatrici affetti da osteogenesi imperfetta.
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Assorbimento: l’assorbimento di una dose orale è relativamente rapido (Tmax di circa 1 ora) ed è indipendente dalla dose nell’ambito dell’intervallo di dose studiato (studio con dose singola, da 2,5 a 30 mg; studi con dosi multiple, da 2,5 a 5 mg al giorno e fino a 50 mg una volta alla settimana).
La biodisponibilità orale media della compressa è dello 0,63% e diminuisce quando il risedronato sodico viene somministrato con il cibo. La biodisponibilità è risultata simile negli uomini e nelle donne.
Distribuzione: nell’uomo, il volume di distribuzione medio allo stato stazionario è di 6,3 l/kg. Il legame con le proteine plasmatiche è del 24% circa.
Metabolismo: non vi è evidenza che il risedronato sodico venga metabolizzato a livello sistemico.
Eliminazione: circa metà della dose assorbita viene escreta nelle urine entro le prime 24 ore e l’85% di una dose somministrata per via endovenosa è recuperato nelle urine dopo 28 giorni. La clearance renale media è di 105 ml/min e la clearance totale media è di 122 ml/min, la differenza è probabilmente attribuibile alla clearance dovuta all’adsorbimento sull’osso. La clearance renale non dipende dalla concentrazione e vi è una relazione lineare tra la clearance renale e la clearance della creatinina. Il risedronato sodico non assorbito viene eliminato immodificato nelle feci. Dopo una somministrazione orale, la curva concentrazione/tempo evidenzia tre fasi di eliminazione con un’emivita terminale di 480 ore.
Popolazioni speciali
Anziani: non è richiesto alcun aggiustamento della dose.
Pazienti che fanno uso di acido acetilsalicilico/FANS: nei pazienti che assumevano regolarmente acido acetilsalicilico o FANS (3 o più giorni alla settimana), l’incidenza di eventi avversi a carico del tratto gastrointestinale superiore nei pazienti trattati con il risedronato sodico era simile a quella riscontrata nei pazienti di controllo.
Nel corso di studi tossicologici condotti nel ratto e nel cane sono stati osservati effetti tossici epatici dose-dipendenti con il risedronato sodico, principalmente come incremento degli enzimi epatici con alterazioni istologiche nel ratto. La rilevanza clinica di queste osservazioni non è nota. Tossicità testicolare è comparsa nel ratto e nel cane in seguito a esposizione considerata superiore rispetto all’esposizione terapeutica nell’uomo. Casi di irritazione delle vie aeree superiori correlati alla dose sono stati frequentemente osservati nei roditori. Effetti simili sono stati segnalati con altri bifosfonati. Sono stati osservati anche effetti sul tratto respiratorio inferiore nel corso di studi a lungo termine nei roditori, sebbene l’importanza clinica di questi risultati non sia chiara. In studi di tossicità riproduttiva effettuati a esposizioni vicine a quelle cliniche, sono state osservate variazioni dell’ossificazione a livello dello sterno e/o del cranio in feti di ratti trattati con il risedronato, nonché ipocalcemia e mortalità nelle femmine gravide che hanno partorito. Non vi era alcuna evidenza di teratogenesi con 3,2 mg/kg al giorno nel ratto e 10mg/kg al giorno nel coniglio, sebbene i dati siano disponibili soltanto per un numero ristretto di conigli. La tossicità materna ha impedito la sperimentazione di dosi maggiori. Studi di genotossicità e carcinogenesi non hanno evidenziato alcun rischio particolare per l’uomo.
Gli eccipienti sono:
Nucleo della compressa:
lattosio monoidrato,
cellulosa microcristallina,
crospovidone tipo A,
silice colloidale anidra,
magnesio stearato.
Rivestimento:
opadry arancione 20C53825,
ipromellosa 6 cp (E464),
titanio diossido (E171),
macrogol/polietilenglicole 400,
idrossipropil cellulosa (E463),
ipromellosa 15 cp (E464),
macrogol/ polietilenglicole 800,
ferro ossido giallo (E172),
ferro ossido rosso (E172),
silice colloidale anidra (E551).
Non pertinente.
2 anni
Il medicinale non richiede particolari condizioni di conservazione.
Blister in PA/ALU/PVC rivestito e saldato con uno strato di lacca.
Blister in confezioni da 1, 2, 4, 10, 12 o 16 compresse.
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
Nessuna istruzione particolare.
Ranbaxy Italia S.p.A. - Piazza Filippo Meda, 3 - 20121 Milano
Risedronato Ranbaxy 35 mg compresse rivestite con film - 1 compressa AIC n° 039806017/M
Risedronato Ranbaxy 35 mg compresse rivestite con film - 2 compresse AIC n° 039806029/M
Risedronato Ranbaxy 35 mg compresse rivestite con film - 4 compresse AIC n° 039806031/M
Risedronato Ranbaxy 35 mg compresse rivestite con film - 10 compresse AIC n° 039806043/M
Risedronato Ranbaxy 35 mg compresse rivestite con film - 12 compresse AIC n° 039806056/M
Risedronato Ranbaxy 35 mg compresse rivestite con film - 16 compresse AIC n° 039806068/M
Dicembre 2010
Luglio 2011