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ROCEFIN.
Rocefin 250 mg/2 ml polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso intramuscolare
Un flaconcino di polvere contiene:
Principio attivo: ceftriaxone bisodico 3,5 H2O 298,2 mg pari a ceftriaxone 250 mg.
Rocefin 500 mg/2 ml polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso intramuscolare
Un flaconcino di polvere contiene:
Principio attivo: ceftriaxone bisodico 3,5 H2O 596,5 mg pari a ceftriaxone 500 mg.
Rocefin 1 g/3,5 ml polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso intramuscolare
Un flaconcino di polvere contiene:
Principio attivo: ceftriaxone bisodico 3,5 H2O 1,193 g pari a ceftriaxone 1 g.
Rocefin 1 g/10 ml polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso endovenoso
Un flaconcino di polvere contiene:
Principio attivo: ceftriaxone bisodico 3,5 H2O 1,193 g pari a ceftriaxone 1 g.
Rocefin 2 g polvere per soluzione per infusione
Un flaconcino contiene:
Principio attivo: ceftriaxone bisodico 3,5 H2O 2,386 g pari a ceftriaxone 2 g.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere 6.1.
Polvere e solvente per soluzione iniettabile.
Polvere per soluzione per infusione.
Di uso elettivo e specifico in infezioni batteriche gravi di accertata o presunta origine da Gram-negativi “difficili” o da flora mista con presenza di Gram-negativi resistenti ai più comuni antibiotici.
In particolare il prodotto trova indicazione, nelle suddette infezioni, in pazienti defedati e/o immunodepressi. Profilassi delle infezioni chirurgiche.
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Non devono essere utilizzati diluenti contenenti calcio (ad esempio soluzione di Ringer o di Hartmann) per ricostituire i flaconcini di ceftriaxone o per diluire ulteriormente i flaconcini ricostituiti per la somministrazione e.v., dato che può formarsi un precipitato. La precipitazione del ceftriaxone con il calcio può anche avvenire quando il ceftriaxone è mescolato con soluzioni contenenti calcio nella stessa linea di somministrazione e.v..
Pertanto, il ceftriaxone e le soluzioni contenenti calcio non devono essere mescolate insieme o somministrate contemporaneamente (vedere sez. 4.3, 4.4 e 6.2).
Schema posologico generale
Adulti e bambini oltre 12 anni: la dose consigliata è di 1 g di Rocefin una volta al giorno (ogni 24 ore). Nei casi più gravi o in infezioni causate da microrganismi moderatamente sensibili, la dose può raggiungere i 4 g somministrati in un’unica soluzione.
Neonati (fino a 2 settimane): la dose giornaliera è di 20-50 mg/kg di peso corporeo in monosomministrazione; a causa della immaturità dei loro sistemi enzimatici non bisognerebbe superare i 50 mg/kg (vedere sez. 4.4).
Bambini (da 3 settimane a 12 anni): la dose giornaliera può variare tra 20 e 80 mg/kg. Per dosi endovenose pari o superiori a 50 mg/kg si consiglia di utilizzare una perfusione della durata di almeno 30 minuti.
Per i bambini di peso superiore a 50 kg andrà usato il dosaggio proprio degli adulti.
Anziani: lo schema posologico degli adulti non richiede modificazioni nel caso di pazienti anziani.
La durata della terapia è in funzione del decorso dell’infezione.
Come tutte le terapie a base di antibiotici, in generale la somministrazione di Rocefin va protratta per un minimo di 48-72 ore dopo lo sfebbramento o dopo la dimostrazione di completa eradicazione batterica.
Profilassi delle infezioni chirurgiche
Per la prevenzione delle infezioni post-operatorie verranno somministrati, in relazione a tipo e rischio di contaminazione dell’intervento, 1 g i.m. o 1-2 g e.v. in dose singola, un’ora prima dell’intervento.
Posologia in particolari condizioni
Insufficienza renale: in soggetti con clearance della creatinina maggiore di 10 ml/min la posologia resta inalterata. In caso di clearance della creatinina uguale o minore di 10 ml/min si può somministrare fino ad un massimo di 2 g una volta al giorno.
Insufficienza epatica: posologia normale.
Insufficienza renale ed epatica associate: controllare le concentrazioni plasmatiche del ceftriaxone.
Prematuri: dose massima 50 mg/kg una volta al giorno.
Modo di somministrazione
Le soluzioni ricostituite conservano le proprie caratteristiche fisico-chimiche per 6 ore a temperatura ambiente (o per 24 ore a +5°C). Come regola generale comunque, le soluzioni andrebbero usate immediatamente dopo la preparazione.
Possono variare nella colorazione da giallo pallido ad ambra in funzione della concentrazione e del periodo di conservazione; tale caratteristica non ha influenza sull’efficacia o sulla tollerabilità del farmaco.
Soluzione per uso intramuscolare
Per praticare l’iniezione intramuscolare, sciogliere Rocefin i.m. con l’apposito solvente (soluzione di lidocaina 1%) che è di 2 ml per Rocefin 250 mg e 500 mg, e di 3,5 ml per Rocefin 1 g: iniettare profondamente la soluzione estemporanea così ottenuta nel gluteo, alternando i glutei nelle successive iniezioni.
La soluzione di lidocaina non deve essere somministrata endovena.
Soluzione per uso endovenoso
Per praticare l’iniezione e.v., sciogliere Rocefin con l’apposito solvente (acqua per preparazioni iniettabili) che è di 10 ml per Rocefin 1 g, e iniettare direttamente in vena nel tempo di 2-4 minuti.
Soluzione per infusione
Per praticare la perfusione endovenosa sciogliere Rocefin in ragione di 2 g in 40 ml di liquido di perfusione privo di ioni di calcio (soluzione fisiologica, soluzione glucosata al 5% o al 10%, soluzione di levulosio al 5%, soluzione glucosata di destrano al 6%, soluzioni di NaCl 0,45% + glucosio 2,5%).
La perfusione avrà una durata di almeno 30 minuti.
Le soluzioni di Rocefin non dovrebbero essere mescolate in soluzioni contenenti altri farmaci antimicrobici o con soluzioni diluenti diverse da quelle sopra elencate per possibile incompatibilità.
Rocefin è controindicato nei pazienti con ipersensibilità nota agli antibiotici betalattamici.
Ipersensibilità alle cefalosporine o ad uno qualsiasi degli eccipienti. In caso di ipersensibilità alle penicilline, si deve tener presente la possibile insorgenza di allergia crociata. Nelle donne in stato di gravidanza e nella primissima infanzia il prodotto va somministrato nei casi di effettiva necessità e sotto il diretto controllo del medico.
I neonati iperbilirubinemici e i prematuri non devono essere trattati con ceftriaxone. Studi in vitro hanno dimostrato che ceftriaxone può spostare la bilirubina dai suoi siti di legame all’albumina plasmatica ed è possibile che in questi pazienti si sviluppi un’encefalopatia da bilirubina.
Trattamento con calcio, a causa del rischio di formazione di precipitazione di sali di calcio-ceftriaxone nei nati a termine (vedere sez. 4.4, 4.5 e 4.8).Il ceftriaxone è inoltre controindicato nei:
• neonati prematuri fino ad una età corretta di 41 settimane (settimane di gestazione + settimane di vita);
• neonati a termine (fino a 28 giorni di età):
- con ittero o presenza di ipoalbuminemia o acidosi dato che queste sono condizioni nelle quali la bilirubina potrebbe essere alterata
- se dovessero richiedere (o si pensa che possano richiedere) un trattamento e.v. con calcio o con infusioni che contengono calcio a causa del rischio di precipitazione del ceftriaxone con il calcio (vedere sez. 4.4, 4.8 e 6.2).
Quando si utilizza la lidocaina come solvente, se ne devono escludere le controindicazioni prima di somministrare l’iniezione intramuscolare di ceftriaxone.
Come per altre cefalosporine, non è possibile escludere la possibilità di shock anafilattico anche con una raccolta accurata dell’anamnesi.
Ogni grammo di Rocefin contiene 3,6x mmol di sodio. Ciò deve essere tenuto in considerazione in pazienti che seguono un regime dietetico iposodico.
Così come con quasi tutti i farmaci antibatterici, compreso Rocefin, sono stati segnalati casi di diarrea associata a Clostridium difficile (CDAD), la cui gravità può variare da diarrea lieve a colite fatale. Il trattamento con antibatterici altera la normale flora del colon e porta a una crescita eccessiva di C. difficile.
Il C. difficile produce le tossine A e B che contribuiscono allo sviluppo della CDAD. I ceppi di C. difficile che producono tossine in eccesso causano un aumento dei tassi di morbilità e mortalità poiché queste infezioni possono essere refrattarie alla terapia antimicrobica e possono richiedere una colectomia. Bisogna considerare la possibilità di CDAD in tutti i pazienti che presentano diarrea a seguito di trattamento antibiotico. È inoltre necessaria un’attenta anamnesi poiché i casi di CDAD sono stati segnalati anche oltre due mesi dopo la somministrazione di antibatterici.
In caso di CDAD sospetta o conclamata, potrebbe essere necessaria la sospensione del trattamento antibiotico in atto, non mirato al C. difficile. Se clinicamente indicato, è necessario istituire misure appropriate di gestione dei fluidi e degli elettroliti, di integrazione proteica e di trattamento antibiotico del C. difficile; deve essere inoltre effettuata una valutazione chirurgica.
Così come con altri antibatterici, possono verificarsi superinfezioni con microrganismi non sensibili.
Nelle ecografie biliari sono state osservate ombre, spesso confuse con calcoli biliari, in genere dopo la somministrazione di dosi superiori a quelle standard raccomandate. Tali ombre sono, tuttavia, precipitati di calcio-ceftriaxone che scompaiono al termine o con la sospensione della terapia con Rocefin. Raramente, questi reperti erano associati a sintomi. Nei casi sintomatici, si raccomanda una gestione conservativa non chirurgica; la sospensione del trattamento con Rocefin deve essere a discrezione del medico.
Rocefin viene eliminato per il 56% circa attraverso le urine e per il restante 44% attraverso la bile in forma microbiologicamente attiva. Nelle feci è presente prevalentemente in forma inattiva. In caso di ridotta funzionalità renale è eliminato in quota più elevata per via biliare, con le feci. Poiché anche in tale circostanza il tempo di emivita risulta solo leggermente aumentato, nella maggior parte dei casi non è necessario ridurre la posologia di Rocefin, a condizione che la funzionalità epatica sia normale. Solo in presenza di una gravissima insufficienza renale (clearance della creatinina ≤ 10 ml/min) la dose di mantenimento ogni 24 ore dovrà essere ridotta alla metà rispetto alla dose abituale.
Al pari di altre cefalosporine, è stato dimostrato che il ceftriaxone può parzialmente interferire con i siti di legame della bilirubina con l'albumina plasmatica.
Le cefalosporine di terza generazione, come altre betalattamine, possono indurre resistenza microbica e tale evenienza è maggiore verso organismi opportunisti specialmente Enterobacteriaceae e Pseudomonas, in soggetti immunodepressi e probabilmente, associando tra loro più betalattamine.
Come per qualsiasi terapia antibiotica, in caso di trattamenti prolungati si dovranno effettuare regolari controlli della crasi ematica.
In casi estremamente rari, in pazienti trattati con dosi elevate, l'ultrasonografia della cistifellea ha messo in evidenza reperti interpretabili come inspessimento della bile. Tale condizione è prontamente regredita all'interruzione o al termine della terapia. Anche se questi riscontri dovessero essere sintomatici, si raccomanda un trattamento puramente conservativo.
Sono state segnalate in corso di trattamento con cefalosporine, positività dei test di Coombs (talora false).
Prima di iniziare la terapia con Rocefin, dovrebbe essere svolta un'indagine accurata per stabilire se il paziente ha manifestato in passato fenomeni di ipersensibilità alle cefalosporine, penicilline ed altri farmaci.
Il prodotto deve essere somministrato con cautela in pazienti allergici alla penicillina poichè sono descritti casi di ipersensibilità crociata fra penicilline e cefalosporine. A causa dell'immaturità delle funzioni organiche, i prematuri non dovrebbero essere trattati con dosi di Rocefin superiori a 50 mg/kg/die.
Come per gli altri antibiotici l'impiego protratto può favorire lo sviluppo di batteri resistenti ed in caso di superinfezione occorre adottare le misure più appropriate.
Reazioni acute di ipersensibilità possono richiedere l'uso di adrenalina ed altre misure di emergenza. Le preparazioni contenenti lidocaina non devono essere somministrate per via endovenosa ed a pazienti allergici a questo anestetico locale. Se si evidenziano segni di infezione, il microrganismo responsabile dovrebbe essere isolato ed una opportuna terapia, basata sui test di sensibilità, dovrebbe venire adottata.
Analisi su campioni raccolti prima dell'inizio della terapia dovrebbero venire effettuate per determinare la sensibilità a ceftriaxone del microrganismo responsabile. La terapia con Rocefin può essere comunque iniziata in attesa dei risultati di queste analisi; ed il trattamento dovrebbe comunque essere, se il caso, successivamente modificato secondo i risultati delle analisi. Prima di impiegare Rocefin in associazione ad altri antibiotici dovrebbero essere attentamente rilette le istruzioni per l'uso degli altri farmaci per conoscerne eventuali controindicazioni, avvertenze, precauzioni e reazioni indesiderate.
La funzionalità renale dovrebbe essere controllata attentamente.
Coliti pseudomembranose sono state riportate a seguito dell'uso di cefalosporine (o altri antibiotici a largo spettro); è importante considerare questa diagnosi in pazienti che manifestino diarrea dopo l'uso di antibiotico.
Interazioni con prodotti contenenti calcio
Sono stati descritti casi di reazione fatale dovuti alla presenza di precipitati di calcio a livello polmonare e renale in neonati prematuri e a termine di età inferiore ad 1 mese. Ad almeno uno di questi neonati era stato somministrato ceftriaxone e calcio in momenti differenti e attraverso vie di infusione differenti. Dai dati scientifici disponibili al momento, non risultano casi di precipitazione intravascolare confermata in pazienti che non siano neonati, trattati con ceftriaxone e soluzioni contenenti calcio o qualsivoglia altro prodotto contenente calcio. Gli studi in vitro hanno dimostrato che i neonati hanno un rischio maggiore di formazione di precipitati di ceftriaxone-calcio rispetto ad altri gruppi d’età.
Il ceftriaxone non deve comunque essere mescolato o somministrato simultaneamente con soluzioni contenenti calcio per somministrazione e.v. in pazienti di qualsivoglia età, anche se per linee di infusione differenti o in siti di infusione diversi.
Comunque, nei pazienti di età maggiore di 28 giorni, il ceftriaxone e le soluzioni contenenti calcio possono essere somministrati sequenzialmente uno dopo l’altro se si utilizzano linee di infusione in siti differenti o se le linee di infusione sono sostituite o se sono accuratamente lavate con soluzione fisiologica salina tra le due infusioni per evitare la precipitazione. Nei pazienti che necessitano infusione continua di soluzioni TNP di sali di calcio, gli operatori sanitari potrebbero dover considerare l’uso di un antibatterico alternativo che sia privo di questo rischio di precipitazione. Se l’uso di ceftriaxone è considerato necessario nei pazienti che necessitano nutrizione continua, la soluzione TNP e il ceftriaxone possono essere somministrati simultaneamente, sebbene attraverso linee di infusione differenti in siti differenti. In alternativa, l’infusione delle soluzioni TNP dovrebbe essere interrotta durante l’infusione di ceftriaxone, prendendo in considerazione il consiglio di lavare le linee di infusione tra la somministrazione delle due soluzioni (vedere sez. 4.3, 4.8, 5.2 e 6.2).
Tra i pazienti trattati con Rocefin sono stati segnalati raramente casi di pancreatite, potenzialmente secondaria a ostruzione biliare. La maggior parte dei pazienti presentava fattori di rischio di stasi biliare e fango biliare, ad esempio terapia importante, malattia grave o nutrizione parenterale totale pregresse. Non è possibile escludere che Rocefin agisca da fattore scatenante o da co-fattore nella precipitazione biliare.
Nei casi di grave insufficienza renale ed epatica è necessario ridurre il dosaggio secondo le raccomandazioni stabilite.
La sicurezza e l’efficacia di Rocefin nei neonati, nei lattanti e nei bambini sono state stabilite per i dosaggi riportati nelle sezioni relative a Posologia e modo di somministrazione. Alcuni studi hanno mostrato che il ceftriaxone, come altre cefalosporine, può spostare la bilirubina dai suoi siti di legame all’albumina sierica.
Rocefin non deve essere somministrato ai neonati (in particolare se prematuri) a rischio di sviluppare encefalopatia da bilirubina.
Durante il trattamento prolungato la conta completa delle cellule del sangue deve essere eseguita ad intervalli regolari.
In caso la lidocaina sia usato come solvente, soluzioni di Ceftriaxone devono essere utilizzate solo per iniezione intramuscolare.
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La contemporanea somministrazione di alte dosi di Rocefin con diuretici ad elevata attività (es. furosemide) a forti dosaggi non ha sinora evidenziato disturbi della funzionalità renale. Non c'è alcuna evidenza che Rocefin aumenti la tossicità renale degli aminoglicosidi. L'ingestione di alcool successiva alla somministrazione di Rocefin non dà effetti simili a quelli del disulfiram; il ceftriaxone, infatti, non contiene il gruppo N-metiltiotetrazolico ritenuto responsabile sia della possibile intolleranza all'alcool sia delle manifestazioni emorragiche verificatesi con altre cefalosporine. L'eliminazione di Rocefin non è modificata dal probenecid.
In uno studio in vitro gli effetti antagonisti sono stati osservati con la combinazione di cloramfenicolo e ceftriaxone.
È stato dimostrato in condizioni sperimentali sinergismo d'azione tra Rocefin e aminoglicosidi nei confronti di molti germi Gram-negativi. Il potenziamento di attività di tali associazioni, sebbene non sempre predicibile, dovrà essere tenuto in considerazione in tutte quelle infezioni gravi, resistenti ad altri trattamenti, dovute ad organismi quali Pseudomonas aeruginosa. A causa di incompatibilità fisiche i due farmaci vanno somministrati separatamente alle dosi raccomandate.
Rocefin non deve essere aggiunto a soluzioni che contengono calcio, quali le soluzioni Hartmann e Ringer (vedere sez. 4.3, 4.4 e 4.8).
Non devono essere utilizzati diluenti contenenti calcio, ad esempio soluzione di Ringer o di Hartmann, per ricostituire i flaconcini di Rocefin o per diluire ulteriormente i flaconcini ricostituiti per la somministrazione e.v., dato che può formarsi un precipitato. La precipitazione del ceftriaxone-calcio può anche avvenire quando Rocefin è mescolato con soluzioni contenenti calcio nella stessa linea di somministrazione e.v. Rocefin non deve essere somministrato contemporaneamente a soluzioni e.v. contenenti calcio, comprese le infusioni continue contenenti calcio, quali quelle per nutrizione parenterale somministrate mediante un sistema con un tratto finale in comune (connettore a Y). Tuttavia, in pazienti non neonatali, Rocefin e le soluzioni contenenti calcio possono essere somministrati in sequenza, purché tra un’infusione e l’altra le linee di infusione vengano accuratamente lavate con un liquido compatibile. Studi in vitro condotti su plasma di pazienti adulti e neonatali, derivato dal sangue del cordone ombelicale, hanno dimostrato che i neonati presentano un rischio maggiore di precipitazione di ceftriaxone-calcio.
Sulla base dei dati di letteratura, il ceftriaxone non è compatibile con l’amsacrina, la vancomicina, il fluconazolo e gli aminoglicosidi.
Raramente il test di Coombs può dare risultati falso-positivi nei pazienti trattati con Rocefin.
Rocefin, come altri antibiotici, può portare a risultati falso-positivi dei test di determinazione della galattosemia.
Analogamente, metodi non enzimatici per la determinazione della glicosuria possono dare risultati falso-positivi. Per tale ragione, la determinazione del glucosio nelle urine in corso di terapia con Rocefin deve essere eseguita con metodi enzimatici.
Il ceftriaxone può contrastare l’efficacia dei contraccettivi ormonali orali. Di conseguenza, è consigliabile adottare misure contraccettive aggiuntive non ormonali durante il trattamento e nel mese successivo.
Il ceftriaxone attraversa la barriera placentare. La sicurezza nell’uomo durante la gravidanza non è stata stabilita. Gli studi sulla riproduzione negli animali non hanno mostrato alcuna evidenza di embriotossicità, fetotossicità, teratogenicità o effetti avversi sulla fertilità maschile o femminile, di nascita o perinatale e sviluppo post-natale. Nei primati non è stata osservata embriotossicità o teratogenicità. Il ceftriaxone viene escreto a basse concentrazioni nel latte materno. Prestare attenzione nel prescrivere Rocefin a donne che allattano al seno. Nelle donne in stato di gravidanza, durante l'allattamento e nella primissima infanzia, il prodotto va somministrato nei casi di effettiva necessità e sotto il diretto controllo del medico.
Poiché Rocefin talvolta induce capogiri, la capacità di guidare veicoli e di usare macchinari potrebbe essere compromessa.
Gli effetti indesiderati sono in genere lievi e a breve termine.
Effetti indesiderati a livello sistemico
Disturbi gastrointestinali (circa il 2% dei casi): feci non formate, diarrea, nausea, vomito, stomatite, glossite, raramente ispessimento della bile.
Modificazioni ematologiche (circa il 2%): eosinofilia, leucopenia, granulocitopenia, anemia emolitica, trombocitopenia. Frequenza non nota: casi di agranulocitosi (< 500/mm³) sono stati segnalati, la maggior parte dopo 10 giorni di trattamento e dopo dosi totali di 20 grammi o superiori.
Reazioni cutanee (circa l’1%): esantema, dermatite allergica, prurito, orticaria ed edema. Frequenza non nota: sono stati segnalati casi di reazioni avverse cutanee gravi (eritema multiforme, sindrome di Stevens Johnson o sindrome di Lyell/necrolisi epidermica tossica).
Altri effetti indesiderati rari: cefalea, vertigini, precipitazione di sali di ceftriaxone-calcio nella colecisti, aumento delle transaminasi, glicosuria, ematuria, oliguria, aumento dei valori sierici della creatinina, micosi del tratto genitale, brividi, febbre e reazioni anafilattiche o anafilattoidi, per esempio broncospasmo.
La comparsa di shock anafilattico è estremamente rara e richiede immediate contromisure quali la somministrazione endovena di adrenalina seguita da un glucocorticoide.
Rari casi di enterocolite pseudomembranosa e modifiche dei parametri emocoagulativi sono stati riportati in seguito all'uso di cefalosporine. Sono stati segnalati casi di anemia emolitica in seguito a trattamento con cefalosporine. Rocefin non deve essere miscelato o somministrato in contemporanea con soluzioni o prodotti contenenti calcio, anche se infusi separatamente.
Sono state riportate reazioni avverse rare, gravi, e in alcuni casi fatali nei neonati pretermine e a termine (età < 28 giorni) che sono stati trattati con ceftriaxone e calcio e.v..
È stata inoltre verificata post-mortem la presenza di precipitati di ceftriaxone e sali calcio nel polmone e nel rene.
L’alto rischio di precipitazione nei neonati è dovuto al loro basso volume ematico e alla lunga emivita del ceftriaxone, se confrontata con gli adulti (vedere sez. 4.3, 4.4 e 5.2).
Possono svilupparsi superinfezioni causate da microrganismi non sensibili al ceftriaxone (candida, funghi o altri microrganismi resistenti). La colite pseudomembranosa è un effetto indesiderato raro causato dall’infezione da Clostridium difficile durante il trattamento con Rocefin. Pertanto, deve essere tenuta in considerazione la possibilità della malattia nei pazienti che presentano diarrea a seguito di trattamento antibatterico.
Sono stati segnalati casi molto rari di precipitazione renale, prevalentemente in bambini di età superiore a 3 anni, trattati con dosi giornaliere elevate (ad esempio, ≥ 80 mg/kg/giorno) o con dosi totali superiori a 10 grammi e che presentavano altri fattori di rischio (ad esempio, limitato apporto di liquidi, allettamento, ecc.). Il rischio di formazione di precipitato è maggiore nei pazienti immobilizzati o disidratati. Questo evento può essere sintomatico o asintomatico, può indurre insufficienza renale e anuria ed è reversibile dopo l’interruzione del trattamento con Rocefin.
Si è osservata precipitazione di sali di ceftriaxone-calcio nella colecisti, prevalentemente in pazienti trattati con dosi superiori a quelle standard raccomandate. Nei bambini, studi prospettici hanno mostrato un’incidenza variabile di precipitazione con la somministrazione endovenosa, in alcuni studi superiore al 30%. L’incidenza sembra essere inferiore con l’infusione lenta (20-30 minuti). Questo effetto è in genere asintomatico, tuttavia in rari casi le precipitazioni sono state accompagnate da sintomi clinici quali dolore, nausea e vomito. In questi casi, si raccomanda il trattamento sintomatico. La precipitazione è in genere reversibile dopo l’interruzione del trattamento con il ceftriaxone.
Sono stati segnalati casi isolati di pancreatite.
Sono stati segnalati disturbi della coagulazione come effetti indesiderati molto rari.
Effetti indesiderati a livello locale
In rari casi sono comparse reazioni flebitiche dopo somministrazione e.v.; tali reazioni possono comunque essere evitate mediante iniezione lenta (2-4 minuti) del farmaco.
L'iniezione intramuscolare senza lidocaina è dolorosa.
In soggetti predisposti possono manifestarsi reazioni di ipersensibilità.
Influenza sui test diagnostici
Raramente, il test di Coombs può dare risultati falso-positivi nei pazienti trattati con Rocefin.
Rocefin, come altri antibiotici, può portare a risultati falso-positivi dei test di determinazione della galattosemia.
Analogamente, metodi non enzimatici di determinazione della glicosuria possono dare risultati falso-positivi. Per tale ragione, la determinazione del glucosio nelle urine in corso di terapia con Rocefin deve essere eseguita con metodi enzimatici.
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In caso di sovradosaggio, possono manifestarsi nausea, vomito e diarrea. La concentrazione di ceftriaxone non può essere ridotta per emodialisi o dialisi peritoneale. Non esiste un antidoto specifico. È indicato il trattamento sintomatico.
Categoria farmacoterapeutica: antibatterico betalattamico per uso sistemico
codice ATC: J01DD04
Il ceftriaxone esercita la sua azione antibatterica tramite il blocco di enzimi batterici specifici (PBP) deputati alla sintesi della parete cellulare.
Il ceftriaxone si presenta sotto forma di cristalli giallastri, facilmente solubili in acqua, relativamente solubili in metanolo e scarsamente solubili in etanolo; il pH di una soluzione al 12% varia tra 6,0 e 8,0. I valori di pKa si situano tra 2,0 e 4,5.
La confezione da 1 g contiene 82,91 mg di sodio.
Il ceftriaxone e' un antibiotico derivato dall'acido cefalosporanico, caratterizzato da un residuo metossiminico che gli conferisce stabilita' nei confronti delle Beta-lattamasi batteriche, nonche' da una funzione triazinica responsabile delle proprieta' farmacocinetiche. Presenta in vitro uno spettro d'azione molto ampio, sia su Gram + che Gram - aerobi, ed è dotato di un'attività battericida che si esplica a concentrazioni inferiori ai 0,1 mcg/ml per la maggior parte dei batteri sensibili.
Nell'impiego clinico trova indicazione solo in infezioni gravi (vedere sez. 4.1) dovute ai seguenti germi Gram negativi: Enterobacter, Serratia marcescens, Citrobacter, Pseudomonas aeruginosa. Il ceftriaxone mostra inoltre una buona attività nei confronti dei batteri anaerobi. Tale attività, unitamente alla lunga emivita, consente di ottenere, con un'unica somministrazione giornaliera, concentrazioni di antibiotico superiori alla concentrazione minima inibente.
Test di sensibilità in vitro
La sensibilità a Rocefin dei patogeni Gram-positivi e Gram-negativi può essere valutata sia mediante il test di diffusione con dischi, sia con il metodo della diluizione negli usuali terreni di coltura. Si consiglia in ogni caso di utilizzare dischi contenenti ceftriaxone, poichè alcuni ceppi batterici sensibili quando valutati con disco specifico del ceftriaxone, risultano invece resistenti se valutati con dischi standard per la classe delle cefalosporine.
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Iniettato per via i.m. o e.v. il ceftriaxone diffonde rapidamente dal plasma ai tessuti, raggiungendo picchi plasmatici pari a circa 150 mcg/ml dopo 1 g e.v. e a 100 mcg/ml dopo 1 g i.m. Il tempo di emivita è pari a 6-11 ore nel plasma e a 10-11 ore nei tessuti.
Il Ceftriaxone diffonde facilmente nei seguenti fluidi o tessuti: mucosa dell’orecchio medio, liquido dell’orecchio medio nei bambini, mucosa nasale, tonsilla, polmone e secreto bronchiale, liquido pleurico, liquido ascitico, liquido sinoviale, tessuto osseo spongioso e compatto, liquido periprotesico nel tessuto osseo, muscolo scheletrico, miocardio, pericardio, tessuto adiposo, bile e parete della colecisti, rene corticale e midollare, urina, prostata, utero, ovaio, tuba, vagina.
Penetra anche attraverso la barriera ematoencefalica, raggiungendo concentrazioni multiple delle CMI per i batteri più frequentemente isolati dal liquor di pazienti con meningi infiammate. Le concentrazioni medie di distribuzione di Ceftriaxone dopo una dose parenterale singola in questi distretti sono mostrati nella Tabella 1.
Tessuto | Dose di Ceftriaxone | | Tempo di prelievo dopo la somministrazione (h) e concentrazioni tissutali medie in mcg/ml, mg/l o mcg/g |
Liquor | 50-100 mg/kg e.v. | | 4h | | 12h | 24h |
18,3 | | 8,5 | 2,8 |
Orecchio medio | 1 g i.m. | mucosa | 3-4h | 6h | 12h | 24h |
5,6 | 4,2 | 3,3 | 0,7 |
50 mg/kg i.m. | liquido (bambini) | 1,5h | 5,4h | 15,6h | 24h |
5,6 | 12,7 | 33,3 | 35,0 |
Mucosa nasale | 1 g i.m. | | 3-4h | 6h | 12h | 24h |
19,7 | 15,3 | 8,0 | 3,6 |
Tonsilla | 1 g i.m. | | 3-4h | 6h | 12h | 24h |
9,2 | 6,3 | 3,8 | 3,3 |
Cuore | 2 g e.v. | | 1-4h | 5-12h | 13-16h | 17-24h |
miocardio | 34,3 | 10,8 | 4,4 | 6,8 |
pericardio | 21,4 | 13,6 | 2,2 | 5,0 |
Polmone | 1 g i.m. | | 3-3,5h | 4,5-5h | 12h | 24h |
11,6 | 8,1 | 6,6 | 2,1 |
Secreto bronchiale | 1 g i.m. | | 2h | 6h | 12h | 24h |
1° giorno | 1,65 | 1 | 0,51 | 0,18 |
7° giorno | 2 | 1,5 | 0,80 | 0,35 |
Liquido pleurico | 1 g e.v. | | 1h | 4h | 8h | 24h |
1,76 | 7,88 | 7,15 | 5,84 |
Liquido ascitico | 1 g e.v. | | 2h | 4h | 12h | 24h |
20 | 22 | 26 | 12 |
Liquido sinoviale | 1 g e.v. | | 2h | 8h | 12h | 24h |
98,7 | 53 | 40 | 14 |
Tessuto osseo | 2 g e.v. | | 2h | 4h | 12h | 24h |
in toto | 35,8 | 36,2 | 8,3 | |
spongioso | 19,3 | 16,9 | 11,2 | 5,6 |
compatto | 6,5 | 3,1 | 3,3 | 2,2 |
liquido periprotesico | | | 66,1 | 26,7 |
Muscolo scheletrico | 2 g e.v. | | 1-4h | 5-12h | 13-16h | 17-24h |
21,7 | 5,2 | 3,8 | 2,9 |
Tessuto adiposo | 2 g e.v. | | 1-4h | 5-12h | 13-16h | 17-24h |
39 | 7,5 | 3,9 | 7,6 |
Rene | 2 g e.v. | | 1h | | 12h | 24h |
corticale | 78,8 | | 38,5 | 12,3 |
midollare | 91 | | 42 | 10,8 |
Urina | | | 0-2h | 4-8h | 8-12h | 12-24h |
1 g e.v. | 855,5 | 508,3 | 356,9 | 151,5 |
1 g i.m. | 486,9 | 743,1 | 419,9 | 202,1 |
Prostata | 2 g e.v. | | 1h | 4-5h | 16h | 24h |
28,6 | 45,9 | 12,2 | 6,9 |
Apparato genitale femminile | 1 g i.m. | | 1h | 4h | 12h | 24h |
vagina | 39,7 | 14,7 | | 0,9 |
utero | 42,8 | 18,3 | 3,6 | 1,2 |
tuba | 39,2 | 20,4 | 2,4 | 0,7 |
ovaio | 38,4 | 15,9 | 2,2 | 0,7 |
Il farmaco non viene metabolizzato nell'organismo e viene quindi eliminato in forma attiva dal rene e dal fegato nella misura del 56% e 44% circa rispettivamente. L'eliminazione renale del ceftriaxone avviene per filtrazione glomerulare, mentre la secrezione tubulare non sembra avere rilevanza. Nelle feci è presente prevalentemente in forma inattiva.
Farmacocinetica in situazioni cliniche particolari
Nella prima settimana di vita, l’80% della dose è escreta nelle urine; nel primo mese, l’escrezione renale ritorna ai livelli simili a quelli dell’adulto. Nei neonati di età inferiore agli 8 giorni l’emivita di eliminazione media è generalmente due o tre volte più lunga rispetto a quella di un giovane adulto.
Gli studi tossicologici hanno evidenziato una DL50 pari a 1840-3000 mg/kg (dopo somministrazione e.v.) nel ratto.
Polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso intramuscolare
la fiala solvente contiene soluzione acquosa di lidocaina all’1%.
Polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso endovenoso
la fiala solvente contiene acqua per preparazioni iniettabili.
Le soluzioni contenenti ceftriaxone non devono essere mescolate o aggiunte ad altri agenti. In particolare diluenti contenenti calcio (ad esempio soluzioni Ringer o Hartmann), non devono essere utilizzate per ricostituire i flaconcini di ceftriaxone o per diluire ulteriormente i flaconcini di ceftriaxone ricostituiti per la somministrazione e.v., dato che può formarsi un precipitato. Il ceftriaxone non deve essere mescolato o somministrato simultaneamente con soluzioni contenenti calcio (vedere sez. 4.2, 4.3, 4.4 e 4.8).
Scadenza della confezione integra correttamente conservata: 3 anni.
Si consiglia di utilizzare soluzioni di Rocefin preparate di fresco anche se il farmaco, una volta disciolto, è stabile per 6 ore a temperatura ambiente e per 24 ore in frigorifero.
Conservare a temperatura non superiore a 30°C. Tenere il flaconcino nel contenitore originale.
Flaconcino in vetro (più eventuale fiala in vetro per i liquidi di ricostituzione) con tappo perforabile in gomma, fissato con ghiera metallica, e sovratappo in materiale plastico. Il flaconcino è racchiuso in astuccio di cartone assieme al foglio illustrativo.
Il flaconcino di Rocefin 2 g è munito di etichetta dotata di staffa in materiale plastico atta a consentire di appendere il flaconcino stesso ai normali supporti per liquidi perfusionali.
Rocefin 250 mg/2 ml polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso intramuscolare
1 flaconcino polvere + 1 fiala solvente da 2 ml
Rocefin 500 mg/2 ml polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso intramuscolare
1 flaconcino polvere + 1 fiala solvente da 2 ml
Rocefin 1 g/3,5 ml polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso intramuscolare
1 flaconcino polvere + 1 fiala solvente da 3,5 ml; 1 flaconcino polvere + 1 fiala solvente da 3,5 ml + kit di somministrazione
Rocefin 1 g/10 ml polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso endovenoso
1 flaconcino polvere + 1 fiala solvente da 10 ml
Rocefin 2 g polvere per soluzione per infusione
1 flaconcino
Nessuna istruzione particolare.
Roche S.p.A. - Piazza Durante 11 - 20131 Milano
Rocefin 250 mg/2 ml polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso intramuscolare
1 flaconcino polvere + 1 fiala solvente da 2 ml AIC n° 025202019
Rocefin 500 mg/2 ml polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso intramuscolare
1 flaconcino polvere + 1 fiala solvente da 2 ml AIC n° 025202033
Rocefin 1 g/3,5 ml polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso intramuscolare
1 flaconcino polvere + 1 fiala solvente da 3,5 ml AIC n° 025202058
1 flaconcino polvere + 1 fiala solvente da 3,5 ml + kit di somministrazione AIC n° 025202110
Rocefin 1 g/10 ml polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso endovenoso
1 flaconcino polvere + 1 fiala solvente da 10 ml AIC n° 025202096
Rocefin 2 g polvere per soluzione per infusione
1 flaconcino AIC n° 025202108
Rinnovo: giugno 2005
Marzo 2010