Pubblicità
SABRIL - Compresse
Ogni compressa contiene: 500 mg di vigabatrin.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Compressa rivestita con film da bianca a quasi bianca, ovale, biconvessa, con linea di frattura su di un lato e SABRIL impresso sull’altro.
La linea di rottura ha come unico scopo quello di semplificare la separazione in due della compressa per renderne più agevole la deglutizione e non per suddividere la dose in due parti uguali.
Trattamento in associazione con altri antiepilettici per pazienti con epilessia parziale resistente con o senza generalizzazione secondaria e cioè in quei pazienti in cui tutte le altre associazioni siano risultate inadeguate o non siano state tollerate.
Monoterapia nel trattamento di spasmi infantili (Sindrome di West).
Pubblicità
Il trattamento con SABRIL può essere iniziato solo da uno specialista in neurologia o neuropsichiatria o neuropsichiatria infantile. Il follow-up deve essere organizzato sotto il controllo di uno specialista in neurologia o neuropsichiatria o neuropsichiatria infantile.
Il SABRIL è destinato alla somministrazione orale una o due volte al giorno e può essere assunto prima o dopo i pasti.
Se il controllo dell’epilessia non è migliorato in maniera clinicamente significativa dopo un periodo di trattamento adeguato, la somministrazione di vigabatrin non deve essere continuata.
Vigabatrin deve essere gradualmente sospeso sotto rigoroso controllo medico.
Adulti
L’efficacia massima si manifesta generalmente in un intervallo di 2-3 g/die. Una dose iniziale di 1 g/die deve essere aggiunta al regime terapeutico attuale dei pazienti con farmaci antiepilettici. La dose giornaliera deve essere poi titolata con incrementi di 0,5 g ad intervalli settimanali, a seconda della risposta clinica e della tollerabilità del farmaco. La dose massima raccomandata è di 3 g/die.
Non esiste alcuna correlazione diretta fra la concentrazione plasmatica e l’efficacia del farmaco. La durata dell’effetto del farmaco dipende dal tasso di resintesi della GABA-transaminasi anziché dalla concentrazione plasmatica del farmaco (vedere anche i Paragrafi 5.1 Proprietà farmacodinamiche e 5.2 Proprietà farmacocinetiche).
Bambini
La dose iniziale raccomandata nei bambini è di 40 mg/kg/die. Le dosi di mantenimento raccomandate in rapporto al peso corporeo sono le seguenti:
Peso corporeo: | |
10-15 kg | 0,5-1 g/die |
15-30 kg | 1-1,5 g/die |
30-50 kg | 1,5-3 g/die |
> 50 kg | 2-3 g/die |
Non bisogna superare la dose massima raccomandata in ciascuna delle categorie.
Bambini - Monoterapia per gli spasmi infantili (Sindrome di West)
La dose iniziale raccomandata è di 50 mg/kg/die che può essere titolata nel corso di una settimana, se necessario. Sono state usate con una buona tollerabilità dosi fino a 150 mg/kg/die.
Anziani e pazienti con compromissione renale
Dato che vigabatrin viene eliminato attraverso il rene, bisogna usare cautela quando si somministra il farmaco a persone anziane e, più in particolare, a pazienti con clearance della creatinina inferiore a 60 ml/min. Bisogna prendere in considerazione un aggiustamento della dose o della frequenza di somministrazione. Questi pazienti possono rispondere ad una dose di mantenimento inferiore. I pazienti devono essere tenuti sotto controllo per accertare eventuali effetti indesiderati, come sedazione o confusione (vedere i Paragrafi 4.4 Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego e 4.8 Effetti indesiderati).
Ipersensibilità al vigabatrin o ad uno dei componenti del prodotto.
Tranne che per il trattamento degli spasmi infantili, il SABRIL non deve essere iniziato come monoterapia.
Difetti del campo visivo sono stati segnalati con elevata prevalenza (circa 1/3 dei pazienti) in pazienti trattati con vigabatrin. Le frequenze riscontrate, in uno studio clinico aperto, sono state inserite nel paragrafo 5.1. L’insorgenza generalmente si verifica dopo un periodo che varia da mesi ad anni di terapia con vigabatrin. Il grado di restrizione del campo visivo può essere grave, il che può avere conseguenze pratiche per il paziente. La maggior parte dei pazienti con difetti confermati dalla misurazione del campo visivo (perimetria) era priva di sintomi. Quindi questo effetto indesiderato può essere riconosciuto in maniera attendibile solo mediante perimetria sistematica che di solito è possibile solo in pazienti con età dello sviluppo di oltre 9 anni. Il produttore fornisce su richiesta un metodo messo a punto appositamente, basato sui “Potenziali Evocati Visivi” (Visual Evoked Potentials = VEP), per controllare la presenza della visione periferica in bambini di 3 anni e più. Attualmente questo metodo non è stato validato nel riconoscimento di difetti visivi attribuiti a vigabatrin. L’elettroretinografia può essere utile, ma deve essere impiegata solo in adulti che non siano in grado di collaborare con la perimetria o in soggetti molto giovani (vedere “Difetti del campo visivo DCV”).
I dati attualmente disponibili fanno ritenere che i difetti del campo visivo siano irreversibili anche dopo la sospensione di vigabatrin. Non può essere escluso un peggioramento dei DCV dopo la sospensione del trattamento.
Pertanto, vigabatrin deve essere impiegato solo dopo un’accurata valutazione del rapporto rischio/beneficio rispetto alle alternative terapeutiche disponibili.
Vigabatrin non è raccomandato per l’uso in pazienti con pre-esistenti difetti del campo visivo clinicamente significativi.
I pazienti devono essere sottoposti ad un esame di screening sistematico quando si inizia la terapia con vigabatrin e ad intervalli regolari per diagnosticare difetti del campo visivo. Gli esami del campo visivo devono continuare ad intevalli di 6 mesi per l’intera durata del trattamento. (Vedere “Difetti del campo visivo”).
Difetti del campo visivo (DCV)
In base ai dati disponibili, l’andamento abituale è costituito da una restrizione concentrica del campo visivo di entrambi gli occhi, che generalmente è più marcata a livello nasale che a livello temporale. Nel campo visivo centrale (entro 30° di eccentricità), si osserva spesso un difetto nasale anulare. L’acuità visiva centrale non è alterata, ma i DCV segnalati in pazienti trattati con vigabatrin andavano da lievi a gravi. I casi gravi sono potenzialmente invalidanti.
La maggior parte dei pazienti con difetti del campo visivo confermati mediante perimetria non aveva notato in precedenza spontaneamente alcun sintomo, neppure in casi in cui si osservava un grave difetto alla perimetria. I dati disponibili fanno ritenere che il DCV sia irreversibile anche dopo sospensione di vigabatrin. Non può essere escluso un peggioramento dei DCV dopo la sospensione del trattamento.
I dati riuniti in pool di studi di prevalenza fanno ritenere che fino ad un terzo dei pazienti trattati con vigabatrin presenti DCV. I pazienti di sesso maschile possono essere esposti ad un rischio maggiore dei pazienti di sesso femminile. Le frequenze riscontrate, in uno studio clinico aperto, sono state inserite nel paragrafo 5.1. In questo studio è stata evidenziata una possibile relazione tra il rischio di difetti del campo visivo e l’esposizione prolungata al vigabatrin, sia in termini di dose giornaliera (da 1 g a più di 3 g), sia in termini di durata del trattamento (il massimo è durante i primi tre anni).
Tutti i pazienti devono essere sottoposti a consulto oftalmologico con l’esame del campo visivo prima di iniziare il trattamento con vigabatrin.
Prima di iniziare il trattamento e ad intervalli di sei mesi per l’intera durata dello stesso devono essere eseguiti esami del campo visivo appropriati (perimetria) usando una perimetria statica standardizzata (Humphrey oppure Octopus) od una perimetria cinetica (Goldmann). La perimetria statica è il metodo preferito per riconoscere i difetti del campo visivo associati al vigabatrin.
L’elettroretinografia può essere utile, ma deve essere usata solo in pazienti adulti che non siano in grado di collaborare durante la perimetria. In base ai dati disponibili, il primo potenziale oscillatorio e le risposte di flicker a 30 Hz dell’elettroretinogramma sembrano correlate ad un DCV associato a vigabatrin. Queste risposte sono ritardate e ridotte al di là dei limiti normali. Queste modificazioni non sono state osservate in pazienti trattati con vigabatrin senza DCV.
Il paziente e/o gli operatori sanitari devono ricevere una descrizione approfondita della frequenza e delle implicazioni dello sviluppo di DCV durante il trattamento con vigabatrin. I pazienti devono essere istruiti a segnalare eventuali nuovi problemi e sintomi visivi che possano essere associati ad una limitazione del campo visivo. Se si sviluppano dei sintomi visivi, il paziente deve essere inviato a consulto da un oculista.
Se si osserva una restrizione del campo visivo durante il follow-up, bisogna prendere in considerazione una sospensione graduale di vigabatrin. Se si decide di continuare il trattamento, bisogna prendere in considerazione un follow-up più frequente (perimetria) per riconoscere la progressione del difetto o difetti che mettano in pericolo la vista del paziente.
Vigabatrin non deve essere impiegato in concomitanza con altri farmaci retinotossici.
Bambini
La perimetria è raramente possibile in bambini di età inferiore a 9 anni nell’età dello sviluppo. I rischi del trattamento devono essere ponderati accuratamente in confronto ad un possibile vantaggio nei bambini. Attualmente non esiste alcun metodo affermato per diagnosticare od escludere difetti del campo visivo in bambini in cui non si possa eseguire una perimetria standardizzata. Un metodo messo a punto appositamente, basato su Potenziali Evocati Visivi (PEV) specifici è messo a disposizione dal produttore su richiesta per controllare la presenza della visione periferica di bambini di 3 anni e più. Attualmente questo metodo non è stato validato nel riconoscimento dei difetti del campo visivo attribuiti a vigabatrin. Se il metodo rivela una risposta normale del campo visivo centrale, ma una risposta periferica assente, il rapporto rischio/beneficio di vigabatrin deve essere passato in rassegna e bisogna prendere in considerazione una sospensione graduale del farmaco. La presenza della visione periferica non esclude la possibilità che si sviluppi un DCV. L’elettroretinografia può essere utile, ma deve essere impiegata solo in bambini di età inferiore ai 3 anni.
Condizioni neurologiche e psichiatriche
Tenendo conto dei risultati degli studi sulla sicurezza del farmaco nell’animale (vedere il Paragrafo 5.3 Dati preclinici di sicurezza), si consiglia di tenere sotto stretta osservazione i pazienti trattati con vigabatrin per accertare eventuali effetti avversi sulla funzione neurologica.
Poco dopo l’inizio del trattamento con vigabatrin sono stati descritti rari rapporti di sintomi encefalopatici, come marcata sedazione, stupore e confusione in associazione con un’attività aspecifica ad onde lente sull’elettroencefalogramma. I fattori di rischio di sviluppo di queste reazioni comprendono una dose iniziale più elevata di quella raccomandata, un aumento della dose più rapida di quella raccomandata ed insufficienza renale. Questi eventi erano reversibili dopo una riduzione della dose o dopo la sospensione di vigabatrin. (Vedere il Paragrafo 4.8 Effetti indesiderati).
Come avviene con altri farmaci antiepilettici, in alcuni pazienti si possono verificare un aumento della frequenza delle convulsioni o la comparsa di nuovi tipi di convulsioni con vigabatrin (vedere il Paragrafo 4.8 Effetti indesiderati). Questi fenomeni possono essere anche la conseguenza di un sovradosaggio, di una diminuzione delle concentrazioni plasmatiche di un trattamento antiepilettico concomitante o di un effetto paradosso.
Come avviene con altri antiepilettici, un’improvvisa sospensione può determinare convulsioni di rebound. Nel caso di sospensione del trattamento con vigabatrin, si consiglia di farlo con una graduale riduzione della dose nel corso di 2-4 settimane.
Vigabatrin deve essere usato con cautela in pazienti con anamnesi di psicosi, depressione o problemi comportamentali. Eventi psichiatrici (ad es. agitazione, depressione, pensiero anormale, reazioni paranoidi) sono stati riferiti durante il trattamento con vigabatrin. Questi eventi si sono verificati in pazienti con e senza anamnesi psichiatrica e, di solito, erano reversibili quando le dosi di vigabatrin venivano ridotte o gradualmente sospese.
Ideazione/comportamento suicidario
Casi di ideazione e comportamento suicidari sono stati riportati nei pazienti in trattamento con farmaci antiepilettici nelle loro diverse indicazioni. Una meta-analisi di trials clinici randomizzati verso placebo ha, inoltre, evidenziato la presenza di un modesto incremento del rischio di ideazione e comportamento suicidario.
Il meccanismo di tale rischio non è noto e i dati disponibili non escludono la possibilità di un incremento di rischio con vigabatrin.
Pertanto, i pazienti devono essere monitorati per eventuali segni di ideazione e comportamento suicidari ed in tal caso deve essere preso in considerazione un appropriato trattamento. I pazienti (e chi ne ha cura) devono essere istruiti ad avvertire il proprio medico curante qualora emergano segni di ideazione o comportamento suicidari.
Anziani o pazienti con alterazione renale
Dato che vigabatrin viene eliminato per via renale, bisogna usare cautela in pazienti con clearance della creatinina inferiore a 60 ml/min ed in pazienti anziani. Questi pazienti devono essere tenuti sotto stretta sorveglianza per accertare eventuali effetti indesiderati, come sedazione e confusione. (Vedere il Paragrafo 4.2 Posologia e modo di somministrazione).
Links sponsorizzati
Dato che vigabatrin non viene metabolizzato né si lega alle proteine e non è un induttore di enzimi del citocromo P450 che metabolizzano i farmaci, sono improbabili interazioni con altri farmaci. Tuttavia, durante studi clinici controllati, è stata osservata una graduale riduzione del 16-33% delle concentrazioni plasmatiche di fenitoina. La natura esatta di questa interazione non è attualmente chiara, ma, nella maggior parte dei casi, è improbabile che abbia un significato terapeutico.
Le concentrazioni plasmatiche di carbamazepina, fenobarbital e valproato di sodio sono state anch’esse monitorate durante studi clinici controllati e non è stata riconosciuta alcuna interazione clinicamente significativa.
Vigabatrin può determinare una diminuzione dell’attività plasmatica misurata dell’alanin-aminotransferasi (ALT) e, in misura minore, dell’aspartato-aminotransferasi (AST). È stato riferito che l’entità della soppressione dell’ALT variava fra il 30 ed il 100%. Pertanto questi test epatici possono essere inaffidabili dal punto di vista quantitativo in pazienti che assumevano vigabatrin. (Vedere il Paragrafo 4.8 Effetti indesiderati).
Vigabatrin può aumentare la quantità di aminoacidi nell’urina probabilmente determinando un test falso-positivo per certi disturbi metabolici genetici rari (ad es. la presenza nell’urina di acido alfa-amino-adipico).
Vigabatrin deve essere usato in gravidanza solo se strettamente necessario.
Sulla base dei dati ottenuti su un numero limitato di gravidanze esposte al vigabatrin, ottenuto da segnalazioni spontanee, sono stati segnalati nella prole delle madri che hanno assunto il vigabatrin alcuni risultati anormali (anomalie congenite o aborto spontaneo).
Non si può trarre alcuna conclusione definitiva per stabilire se vigabatrin determini un maggior rischio di malformazioni se assunto durante la gravidanza a causa dei dati limitati e della presenza di concomitanti medicinali antiepilettici durante ciascuna gravidanza riferita.
Donne in età fertile/contraccezione
Assistenza specializzata deve essere fornita a tutte le pazienti che possono rimanere incinta o che sono in età fertile. La necessità di un trattamento antiepilettico deve essere valutata nuovamente quando una paziente pianifica una gravidanza.
Gravidanza
Il rischio di difetti congeniti è aumentato da 2 a 3 volte nei bambini nati da madri trattate con un antiepilettico; quelli più frequenti sono labioschisi, difetti cardiovascolari e difetti del tubo neurale.
La politerapia con farmaci antiepilettici può essere associata ad un maggiore rischio di malformazioni congenite rispetto alla monoterapia.
Se una paziente resta incinta, il trattamento deve essere riesaminato. L’improvvisa interruzione di un trattamento antiepilettico efficace può portare ad un aggravamento delle condizioni della madre che risultano dannose per il feto.
Non esistono informazioni sulla possibile comparsa di difetti del campo visivo in bambini che siano stati esposti a vigabatrin in utero.
Fertilità
Studi negli animali hanno mostrato tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3 Dati preclinici sulla sicurezza d’impiego).
Allattamento
Vigabatrin viene escreto nel latte materno. L’allattamento al seno non è consigliato durante il trattamento con vigabatrin.
Come regola generale, i pazienti con epilessia non controllata non sono autorizzati a guidare veicoli o usare macchinari potenzialmente pericolosi. Tenendo conto del fatto che è stato osservato senso di stordimento in studi clinici con il SABRIL, bisogna avvisare i pazienti di questa possibilità all’inizio del trattamento.
Difetti del campo visivo che possano influenzare significativamente la capacità di guidare veicoli ed usare macchinari sono stati segnalati frequentemente in associazione con il SABRIL. I pazienti devono essere esaminati per accertare l’eventuale presenza di difetti del campo visivo (vedere anche il Paragrafo 4.4 Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego). Bisogna che i pazienti che guidano veicoli, usano macchinari od eseguono compiti pericolosi adottino una particolare attenzione.
Difetti del campo visivo che andavano da lievi a gravi sono stati riferiti frequentemente in pazienti trattati con vigabatrin. I casi gravi sono potenzialmente invalidanti. La comparsa avviene di solito dopo mesi od anni di terapia con vigabatrin. I dati riuniti in pool di studi di prevalenza fanno ritenere che fino ad un terzo dei pazienti trattati con vigabatrin sviluppi difetti del campo visivo (vedere anche il Paragrafo 4.4 Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego).
Circa il 50% dei pazienti in studi clinici controllati ha avuto effetti indesiderati durante il trattamento con vigabatrin. Negli adulti essi erano per la maggior parte a carico del sistema nervoso centrale, ad esempio: sedazione, stordimento, stanchezza e diminuita capacità di concentrazione. Tuttavia, nei bambini è frequente eccitazione od agitazione. L’incidenza di questi effetti indesiderati è generalmente più elevata all’inizio del trattamento e diminuisce con l’andar del tempo.
Come avviene con altri antiepilettici, alcuni pazienti possono avere un aumento della frequenza di convulsioni, compreso lo “status epilepticus” (stato epilettico), con vigabatrin. I pazienti con convulsioni miocloniche possono essere particolarmente soggetti a questo effetto. In casi rari possono verificarsi mioclono di nuova insorgenza ed esacerbazione del mioclono esistente.
Di seguito vengono elencati gli effetti indesiderabili classificati secondo la loro frequenza, usando la seguente convenzione:
Molto comune: (≥1/10); comune (da ≥1/100 a <1/10); non comune (da ≥1/1000 a <1/100); raro (da ≥1/10000 a <1/1000); molto raro (<1/10000); non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
Esami diagnostici*
Comune: aumento di peso.
Patologie del sistema nervoso
Molto comune: sonnolenza.
Comune: disordini del linguaggio, cefalea, capogiri, parestesia, disturbi dell’attenzione e diminuzione della memoria, danno mentale (disturbi del pensiero) tremori.
Non comune: coordinazione anormale (atassia).
Raro: encefalopatia.**
Molto raro: nevrite ottica.
Patologie dell’occhio
Molto comune: difetti del campo visivo.
Comune: visione confusa, diplopia, nistagmo.
Raro: patologie della retina (come atrofia periferica della retina).
Molto raro: atrofia del nervo ottico.
Patologie gastrointestinali
Comune: nausea, dolore addominale.
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
Non comune: rash.
Raro: angioedema, orticaria.
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
Molto comune: affaticamento.
Comune: edema, irritabilità.
Patologie epatobiliari
Molto raro: epatite.
Disturbi psichiatrici***
Molto comune: eccitazione (bambini), agitazione (bambini).
Comune: agitazione, aggressività, nervosismo, depressione, reazioni paranoiche.
Non comune: ipomania, mania, disturbi psicotici.
Raro: tentativi di suicidio.
Molto raro: allucinazioni.
* Dati di laboratorio indicano che il trattamento con vigabatrin non conduce a tossicità renale. Sono state osservate diminuzioni nei valori di ALT e AST, tali diminuzioni sono considerate essere il risultato dell’inibizione di queste aminotransferasi da parte del vigabatrin. Il trattamento cronico con vigabatrin può essere associato con un leggero decremento dell’emoglobina che raramente raggiunge una rilevanza clinica.
** nelle prime fasi del trattamento con vigabatrin, sono stati descritti rari casi di sintomi encefalopatici come sedazione marcata, stupore e confusione in associazione con onde lente di attività cerebrale non specifiche nell’elettroencefalogramma.
Tali reazioni si sono dimostrate completamente reversibili dopo la riduzione della dose o la sospensione del vigabatrin (vedere paragrafo 4.4 Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego).
*** Sono state riportate reazioni psichiatriche durante la terapia con vigabatrin. Queste reazioni si sono manifestate in pazienti con o senza una storia psichiatrica e sono risultate, di solito, reversibili con la riduzione o la sospensione graduale del vigabatrin (vedere paragrafo 4.4 Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego). La depressione è risultata una reazione psichiatrica comune negli studi clinici ma raramente ha richiesto l’interruzione del vigabatrin.
Links sponsorizzati
Sintomi
Sono stati riferiti casi di sovradosaggio di vigabatrin in cui le dosi, se riferite, comunemente erano comprese fra 7,5 e 30 g; tuttavia sono stati segnalati casi di ingestione fino a 90 g. Quasi metà dei casi implicava l’ingestione di numerosi farmaci. I sintomi più comuni, se erano riferiti, comprendevano stordimento o coma. Altri sintomi riferiti meno di frequente comprendevano: vertigini, cefalea, psicosi, depressione respiratoria od apnea, bradicardia, ipotensione, agitazione, irritabilità, confusione, comportamento anormale e disturbi della parola. Nessuno dei casi di sovradosaggio si è concluso con la morte del soggetto.
Trattamento
Non esiste alcun antidoto specifico. Si devono impiegare le misure di sostegno consuete. Si devono prendere in considerazione alcune misure per eliminare il farmaco non assorbito. In uno studio in vitro è stato dimostrato che il carbone attivo non assorbe significativamente vigabatrin. L’efficacia dell’emodialisi nel trattamento del sovradosaggio di vigabatrin è sconosciuto. In casi isolati in pazienti con insufficienza renale trattati con dosi terapeutiche di vigabatrin, l’emodialisi ha ridotto del 40-60% le concentrazioni plasmatiche di vigabatrin.
Gruppo farmacoterapico: antiepilettici, codice ATC: N03AG04
Vigabatrin è un antiepilettico con un meccanismo d’azione chiaramente definito. Il trattamento con vigabatrin determina un aumento della concentrazione di GABA (acido gamma-aminobutirrico), che è il principale neurotrasmettitore inibitore a livello cerebrale, perché vigabatrin è stato impostato razionalmente come inibitore irreversibile selettivo della GABA-transaminasi, l’enzima responsabile della scissione del GABA.
Studi clinici controllati ed a lungo termine hanno dimostrato che vigabatrin è un anticonvulsivante efficace se somministrato come terapia associata in pazienti con epilessia non controllata in misura soddisfacente mediante la terapia convenzionale. Questa efficacia è particolarmente marcata in pazienti con convulsioni parziali.
L’epidemiologia dei DCV nei pazienti con epilessia refrattaria parziale è stata esaminata in uno studio di fase IV aperto, multicentrico, comparativo, per gruppi paralleli, che ha incluso 734 pazienti con almeno 8 anni di età, con epilessia refrattaria parziale da almeno un anno.
I pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi di trattamento: pazienti in trattamento con vigabatrin (gruppo I), pazienti precedentemente esposti al vigabatrin (gruppo II) e pazienti mai esposti al vigabatrin (gruppo III).
La seguente tabella presenta le principali evidenze emerse nella valutazione iniziale ed in quelle conclusive nella popolazione di pazienti valutabili (n=524).
| Bambini (dagli 8 ai 12 anni di età) | Adulti (>12 anni di età) |
Gruppo I¹ | Gruppo II² | Gruppo III | Gruppo I³ | Gruppo II4 | Gruppo III |
N= 38 | N= 47 | N= 41 | N= 150 | N= 151 | N= 97 |
Difetti del campo visivo senza una eziologia identificata. |
Osservati all’inclusione | 1 (4,4%) | 3 (8,8%) | 2 (7,1%) | 31 (34,1%) | 20 (19,2%) | 1 (1,4%) |
Osservati alla prima valutazione conclusiva | 4 (10,5%) | 6 (12,8%) | 2 (4,9%) | 59 (39,3%) | 39 (25,8%) | 4 (4,1%) |
Osservati all’ultima valutazione conclusiva | 10 (26,3%) | 7 (14,9%) | 3 (7,3%) | 70 (46,7%) | 47 (31,1%) | 5 (5,2%) |
¹ Durata mediana del trattamento: 44,4 mesi, dose media giornaliera 1,48 g
² Durata mediana del trattamento: 20,6 mesi, dose media giornaliera 1,39 g
³ Durata mediana del trattamento: 48,8 mesi, dose media giornaliera 2,10 g
4 Durata mediana del trattamento: 23,0 mesi, dose media giornaliera 2,18 g
Links sponsorizzati
Vigabatrin è un composto idrosolubile che viene assorbito rapidamente e completamente dal tratto gastrointestinale. La somministrazione di cibo non altera l’entità dell’assorbimento di vigabatrin. Il farmaco si distribuisce largamente con un volume di distribuzione apparente leggermente superiore a quello dell’acqua corporea totale. Le concentrazioni nel plasma e nel liquido cerebrospinale sono in un rapporto lineare con la dose nell’ambito di dosi raccomandate.
Non esiste una correlazione diretta fra la concentrazione plasmatica del farmaco e la sua efficacia. La durata dell’effetto del farmaco dipende dalla velocità di sintesi della GABA-transaminasi.
Vigabatrin viene eliminato dal plasma con un’emivita terminale di 5-8 ore e circa il 70% di una dose orale singola viene recuperato sotto forma di farmaco immodificato nelle urine nelle prime 24 ore dopo la dose. Non sono stati identificati metaboliti.
Vigabatrin non induce gli enzimi epatici del citocromo P450 né viene metabolizzato o legato alle proteine. Pertanto sono improbabili interazioni con i farmaci.
Studi sulla sicurezza del farmaco nell’animale, eseguiti nel ratto, nel topo, nel cane e nella scimmia, hanno indicato che vigabatrin non provoca alterazioni significative sul fegato, sul rene, sul polmone, sul cuore o sul tratto gastrointestinale.
Nel cervello, è stata osservata microvacuolizzazione in tratti della sostanza bianca di ratto, topo e cane a dosi di 30-50 mg/kg/die. Nella scimmia queste lesioni sono minime o dubbie. Questo effetto è causato da una separazione della guaina lamellare esterna di fibre mieliniche, una modificazione caratteristica dell’edema intramielinico. Sia nel ratto che nel cane l’edema intramielinico era reversibile alla sospensione del trattamento con vigabatrin e si osservava una regressione istologica anche continuando il trattamento. Tuttavia, nei roditori, sono state osservate modeste alterazioni residue costituite da assoni rigonfi (sferoidi eosinofili) e micro-corpi mineralizzati. Nel cane, i risultati di uno studio elettrofisiologico indicano che un edema intramielinico è associato ad un incremento della latenza del potenziale evocato somatosensoriale che è reversibile quando si sospende il farmaco.
Nell’uomo non vi sono prove della comparsa di un edema intramielinico. Test eseguiti per confermare la mancanza di un effetto avverso significativo sulla funzione neurologica comprendono: potenziali evocati, TAC, risonanza magnetica, analisi del liquido cerebrospinale e, in un piccolo numero di casi, esami neuropatologici di campioni cerebrali.
Una retinotossicità associata a vigabatrin è stata osservata solo in ratti albini, ma non in ratti pigmentati, cani o scimmie. Le alterazioni retiniche nei ratti albini si manifestavano sotto forma di disorganizzazione focale o multifocale dello strato nucleare esterno con spostamento dei nuclei nell’area dei coni e bastoncelli. Gli altri strati della retina non erano influenzati. Queste lesioni sono state osservate nell’80-100% degli animali alla dose di 300 mg/kg/die per os. L’aspetto istologico di queste lesioni era simile a quello riscontrato in ratti albini dopo eccessiva esposizione alla luce. Tuttavia le alterazioni retiniche possono rappresentare anche un effetto diretto indotto dal farmaco.
Esperimenti eseguiti nell’animale hanno dimostrato che vigabatrin non ha alcuna influenza negativa sulla fertilità o sullo sviluppo dei piccoli. Non è stata osservata alcuna teratogenicità nel ratto a dosi fino a 150 mg/kg (3 volte la dose umana) o nei conigli a dosi fino a 100 mg/kg. Tuttavia, nel coniglio si è osservato un lieve aumento dell’incidenza di palatoschisi a dosi di 150-200 mg/kg.
Studi eseguiti con vigabatrin non hanno rivelato alcuna evidenza di effetti mutageni o cancerogeni.
Compresse rivestite con film
Nucleo:
povidone K30 (E1201)
cellulosa microcristallina (E460)
magnesio stearato
carbossimetilamido sodico (Tipo IA)
Rivestimento:
ipromellosa 15 mPa.s (E464)
titanio biossido (E171)
macrogol 8000
Non pertinente.
5 anni.
Questo medicinale non richiede alcuna speciale condizione di conservazione.
Blister, opaco in PVC/alluminio contenente 10 compresse.
Ogni astuccio contiene 30, 50, 60, 100 o 200 compresse in blister.
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
Nessuna istruzione particolare.
Sanofi-aventis S.p.A. - Viale L. bodio, 37/B - Milano
Sabril 500 mg compresse rivestite - 50 compresse - AIC n. 027443011
Sabril 500 mg compresse rivestite - 50 compresse: 17.01.1992 / 1.2.2002
Agosto 2009