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TAMSULOSIN TEVA 0,4 mg capsule rigide a rilascio modificato
Una capsula contiene 0,4 mg di tamsulosina cloridrato.
Per gli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Capsule rigide a rilascio modificato.
Capsule di colore arancione/verde-oliva, con impresso il marchio nero TSL 0,4 e con una riga nera su entrambe le estremità. Le capsule contengono granuli di colore da bianco a biancastro.
Trattamento dei sintomi delle basse vie urinarie (LUTS) associati a iperplasia prostatica benigna (IPB).
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Una capsula al giorno dopo la colazione o dopo il primo pasto della giornata. La capsula deve essere deglutita intera con un bicchiere d'acqua, in posizione seduta o eretta (non da sdraiati). La capsula non deve essere frantumata o masticata, in quanto ciò potrebbe interferire sul rilascio del principio attivo ad azione prolungata.
Ipersensibilità a tamsulosina, incluso angioedema indotto dal farmaco, o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Precedente ipotensione ortostatica (anamnesi di ipotensione ortostatica).
Grave insufficienza epatica.
L'impiego di tamsulosina può ridurre la pressione sanguigna, effetto che può raramente provocare svenimento. Alla comparsa dei sintomi iniziali di ipotensione ortostatica (capogiri, debolezza), il paziente deve sedersi o sdraiarsi fino alla scomparsa dei sintomi stessi.
Prima di iniziare il trattamento con tamsulosina il paziente deve essere sottoposto a controlli al fine di escludere la presenza di altre condizioni che possono sviluppare sintomi simili a quelli dell'iperplasia prostatica benigna. La prostata deve essere controllata per via rettale e, se necessario, deve essere determinata la conta dell'antigene prostatico specifico (PSA), prima di iniziare il trattamento e quindi successivamente ad intervalli regolari.
Il trattamento di pazienti con grave compromissione renale (clearance della creatinina inferiore a 10 ml/min) deve essere considerato con cautela poiché questi soggetti non sono stati studiati.
In seguito all'utilizzo di tamsulosina, è stato riportato, raramente, angioedema. In questo caso, il trattamento va immediatamente sospeso, il paziente deve essere monitorato fino alla regressione dell'edema e la tamsulosina non va ri-somministrata.
Durante interventi di chirurgia della cataratta alcuni pazienti, precedentemente trattati o in trattamento con tamsulosina, hanno manifestato la sindrome dell'iride a bandiera (IFIS "Intraoperative Floppy Iris Syndrome" una variante della sindrome della piccola pupilla). L'IFIS può aumentare le complicazioni procedurali durante l'intervento. Pertanto si raccomanda di non iniziare un trattamento con tamsulosina nei pazienti nei quali è programmato un intervento di chirurgia della cataratta.
Aneddotiche esperienze hanno mostrato che l'interruzione del trattamento con tamsulosina 1 o 2 settimane prima dell'intervento di chirurgia della catarrata può essere d'aiuto. Tuttavia il beneficio e la durata della sospensione della terapia prima dell'intervento di chirurgia della catarrata non sono stati ancora stabiliti.
Nella fase di valutazione pre-operatoria i chirurghi oculisti e lo staff di oftalmologi devono indagare se il paziente in attesa dell'intervento di chirurgia della catarrata sia o sia stato in trattamento con tamsulosina in modo da assicurare durante l'intervento misure appropriate per la gestione della IFIS.
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Non è stata osservata alcuna interazione in caso di associazione tra tamsulosina e l'atenololo, l'enalapril, la nifedipina o la teofillina. La concentrazione plasmatica di tamsulosina viene incrementata dall'assunzione contemporanea di cimetidina e viene ridotta da quella di furosemide. Tuttavia, poiché la concentrazione di tamsulosina rimane entro il range normale, non occorre modificarne la posologia.
Negli studi condotti in vitro su frazioni microsomiali epatiche (che rappresentano il sistema enzimatico del citocromo P450) non sono state osservate interazioni tra tamsulosina ed amitriptilina, salbutamolo, glibenclamide e finasteride.
Il diclofenac ed il warfarin possono determinare un incremento del tasso di eliminazione di tamsulosina.
La somministrazione contemporanea con un altro antagonista dell'adrenorecettore α1 può ridurre la pressione sanguigna.
La tamsulosina deve essere utilizzata solo da pazienti di sesso maschile.
Non sono stati condotti studi sugli effetti della tamsulosina sulla capacità di guidare o di usare macchinari. Tuttavia i pazienti devono essere avvisati sulla possibilità che la tamsulosina provochi vertigini.
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Comuni
(>1/100, <1/10)
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Non comuni
(>1/1000, <1/100)
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Rari
(>1/10000,
<1/1000)
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Molto rari
(<1/10000)
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Patologie del sistema nervoso
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Vertigini
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Cefalea
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Sincope
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Patologie cardiache
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Tachicardia
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Patologie vascolari
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Ipotensione ortostatica
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Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
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Rinite
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Patologie gastrointestinali
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Stipsi, diarrea, nausea, vomito
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Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
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Rash, prurito, orticaria
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Angioedema
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Patologie dell'apparato riproduttivo e della mammella
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Eiaculazione anomala
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Priapismo
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Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
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Astenia
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Durante interventi di chirurgia della catarrata nel corso del periodo di sorveglianza post-marketing, è stata osservata una variante della sindrome della piccola pupilla nota come sindrome dell'iride a bandiera (IFIS - "Intra-operative Floppy Iris Sindrome") associata alla terapia con tamsulosina (vedere anche paragrafo 4.4).
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Non sono stati riportati casi di sovradosaggio. Tuttavia, teoricamente in caso di sovradosaggio può manifestarsi un'ipotensione acuta, che quindi necessita di una pronta azione a livello cardiovascolare.
La pressione sanguigna e la frequenza cardiaca possono essere riportate alla normalità facendo sdraiare il paziente.
Se questo non fosse sufficiente sarà possibile utilizzare espansori di volume e, ove necessario, vasopressori.
La funzionalità renale dovrà essere monitorata e si dovranno applicare misure generali di supporto.
La dialisi è di scarsa utilità in quanto la tamsulosina si lega fortemente alle proteine plasmatiche.
In caso di assunzione di elevate quantità del farmaco, può rendersi necessario praticare una lavanda gastrica e somministrare carbone attivo ed un lassativo osmotico, come il solfato di sodio.
Categoria farmacoterapeutica: antagonista dell'adrenorecettore α1A preparazioni per l'esclusivo trattamento dei disturbi della prostata.
Codice ATC: G04CA02.
Meccanismo d'azione
La tamsulosina si lega in modo selettivo e competitivo con gli adrenorecettori postsinaptici α1A che inducono la contrazione della muscolatura liscia in modo da rilassare la muscolatura liscia della prostata e dell'uretra.
Effetti farmacodinamici
La tamsulosina incrementa la velocità massima del flusso urinario rilassando la muscolatura liscia della prostata e dell'uretra, eliminando l'ostruzione.
Inoltre, il prodotto migliora i sintomi di irritazione e ostruzione nei quali la contrazione della muscolatura liscia delle basse vie urinarie svolge un ruolo importante.
Gli alfa1-bloccanti possono ridurre la pressione sanguigna abbassando le resistenze periferiche. Nel corso di studi con tamsulosina condotti su pazienti normotesi, non è stata osservata alcuna riduzione della pressione sanguigna, clinicamente rilevante.
Gli effetti del farmaco sui sintomi di riempimento e di svuotamento della vescica si mantengono anche durante la terapia a lungo termine e, conseguentemente, la necessità di operare viene posticipata nel tempo.
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Assorbimento
La tamsulosina viene assorbita rapidamente dall'intestino e la sua biodisponibilità è pressochè totale. L'assorbimento risulta rallentato in caso di assunzione dopo i pasti. L'uniformità dell'assorbimento può essere assicurata assumendo sempre tamsulosina dopo la consueta prima colazione.
La tamsulosina mostra una cinetica lineare.
Il picco delle concentrazioni plasmatiche viene raggiunto circa sei ore dopo una singola dose di tamsulosina, assunta dopo un pasto completo. Lo stato stazionario" viene raggiunto al quinto giorno di trattamento, quando la Cmax , nei pazienti, è superiore di circa due terzi rispetto alla stessa riscontrata dopo una singola dose.
Anche se ciò è stato dimostrato solo nel caso di pazienti anziani, ci si aspetta lo stesso risultato anche nel caso di pazienti più giovani.
Per quanto riguarda le concentrazioni plasmatiche di tamsulosina, esistono enormi differenze tra i pazienti, sia dopo una singola dose sia dopo dosi ripetute.
Distribuzione
Negli uomini, la tamsulosina si lega alle proteine plasmatiche in percentuale superiore al 99%, con un volume di distribuzione limitato (circa 0,2 l/kg).
Biotrasformazione
La tamsulosina ha uno scarso effetto di primo passaggio.
La maggior parte della tamsulosina si trova nel plasma inalterata. La sostanza viene metabolizzata nel fegato.
Negli studi condotti su ratti, la tamsulosina provoca solo una lieve induzione degli enzimi microsomiali epatici.
I metaboliti non presentano la medesima efficacia e tossicità del farmaco attivo.
Escrezione
La tamsulosina ed i suoi metaboliti vengono eliminati, principalmente, attraverso le urine nelle quali circa il 9% della dose è presente in forma immodificata.
L'emivita di eliminazione della tamsulosina risulta essere di circa 10 ore (se assunto dopo un pasto) e di 13 ore allo stato stazionario.
La tossicità dopo una singola dose e dopo dosi ripetute è stata studiata in topi, ratti e cani.
La tossicità a livello del sistema riproduttivo è stata studiata nei ratti, la carcinogenicità nei topi e nei ratti.
La genotossicità è stata studiata in vivo e in vitro.
Il profilo di tossicità comune riscontrato con dosi elevate di tamsulosina è risultato equivalente all'effetto farmacologico associato agli antagonisti alfa-adrenergici.
Nei cani, con dosaggi molto elevati, sono state osservate alterazioni nella lettura dell'ECG, anche se prive di rilevanza clinica. La tamsulosina non ha mostrato di essere dotata di proprietà genotossiche significative.
In caso di esposizione alla tamsulosina, sono stati individuati cambiamenti proliferativi maggiori nelle ghiandole mammarie delle femmine di ratto e di topo.
Tali cambiamenti, probabilmente indirettamente collegati ad iperprolattinemia e che si verificano soltanto in seguito ad assunzione di dosi elevate, non rivestono alcuna rilevanza clinica.
Contenuto della capsula:
Cellulosa microcristallina
Acido metacrilico-etilacrilato copolimero (1:1)
Polisorbato 80
Sodio laurilsolfato
Trietile citrato
Talco.
Corpo della capsula:
Gelatina Indigotina (E132)
Titanio diossido (E171)
Ossido di ferro giallo (E172)
Ossido di ferro rosso (E172)
Ossido di ferro nero (E172)
Inchiostro:
Gommalacca
Ossido di ferro nero (E172)
Glicole propilenico.
Non pertinente.
36 mesi.
Blister: conservare nella confezione originale.
Contenitore delle compresse: mantenere il contenitore perfettamente chiuso.
Astucci di cartone contenenti 20 capsule a rilascio modificato in blister di PVC/PE/PVDC/alluminio.
Nessuna istruzione particolare.
Teva Pharma Italia S.r.l. - V.le G. Richard, 7 - 20143 Milano
AIC n. 037014038/M blister 20 capsule
18 Luglio 2006
Giugno 2008