Tevagrastim 48 Mui/0,8 Ml
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INDICE

01.0 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE
02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA
03.0 FORMA FARMACEUTICA
04.0 INFORMAZIONI CLINICHE
04.1 Indicazioni terapeutiche
04.2 Posologia e modo di somministrazione
04.3 Controindicazioni
04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
04.5 Interazioni
04.6 Gravidanza e allattamento
04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchine
04.8 Effetti indesiderati
04.9 Sovradosaggio
05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE
05.1 Proprietà farmacodinamiche
05.2 Proprietà farmacocinetiche
05.3 Dati preclinici di sicurezza
06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE
06.1 Eccipienti
06.2 Incompatibilità
06.3 Periodo di validità
06.4 Speciali precauzioni per la conservazione
06.5 Natura e contenuto della confezione
06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione
07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
08.0 NUMERI DELLE AUTORIZZAZIONI ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO
09.0 DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE
10.0 DATA DI REVISIONE DEL TESTO

 

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01.0 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE -Inizio Pagina

TEVAGRASTIM 48 MUI/0,8 ML


02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA - Inizio Pagina

Ogni ml di soluzione iniettabile o per infusione contiene 60 milioni di unità internazionali [MUI] (600 mcg) di filgrastim

Ogni siringa preriempita contiene 48 MUI (480 mcg) di filgrastim in 0,8 ml di soluzione iniettabile o per infusione.

Il filgrastim (fattore ricombinante umano metioninico stimolante le colonie granulocitarie) viene prodotto in Escherichia coli K802 con tecnologia del DNA ricombinante.

Eccipienti: ogni ml di soluzione contiene 50 mg di sorbitolo.

Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.


03.0 FORMA FARMACEUTICA - Inizio Pagina

Soluzione iniettabile o per infusione

Soluzione limpida, incolore.


04.0 INFORMAZIONI CLINICHE - Inizio Pagina

04.1 Indicazioni terapeutiche - Inizio Pagina

Tevagrastim è indicato per la riduzione della durata della neutropenia e dell’incidenza di neutropenia febbrile in pazienti trattati con chemioterapia citotossica standard per affezioni maligne (con l’eccezione della leucemia mieloide cronica e delle sindromi mielodisplastiche) e per la riduzione della durata della neutropenia in pazienti sottoposti a terapia mieloablativa seguita da trapianto di midollo osseo considerati a maggior rischio di neutropenia grave prolungata. La sicurezza e l’efficacia del filgrastim sono simili negli adulti e nei bambini trattati con chemioterapia citotossica.

Tevagrastim è indicato per la mobilizzazione delle cellule progenitrici del sangue periferico (PBPC).

In pazienti, bambini o adulti, con neutropenia grave congenita, ciclica o idiopatica, con una conta assoluta di neutrofili (CAN) ≤ 0,5 x 109/l, e una storia di infezioni gravi o ricorrenti, una somministrazione a lungo termine di Tevagrastim è indicata per incrementare la conta dei neutrofili e per ridurre l’incidenza e la durata delle complicanze correlate all’infezione.

Tevagrastim è indicato per il trattamento della neutropenia persistente (CAN minore o uguale a 1,0 x 109/l) in pazienti con infezione da HIV avanzata, per ridurre il rischio di infezioni batteriche quando non siano appropriate altre opzioni per controllare la neutropenia.



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04.2 Posologia e modo di somministrazione - Inizio Pagina

Requisiti speciali

La terapia con filgrastim deve essere effettuata solo in collaborazione con centri oncologici con esperienza nel trattamento con il fattore stimolante le colonie granulocitarie (G–CSF) e in ematologia, e dotati delle necessarie attrezzature diagnostiche. Le procedure di mobilizzazione e di aferesi devono essere effettuate in collaborazione con centri ematologici ed oncologici con adeguata esperienza in questo campo, dove il monitoraggio delle cellule progenitrici emopoietiche possa essere correttamente effettuato.

Chemioterapia citotossica standard

La dose raccomandata di filgrastim è di 0,5 MUI (5 mcg)/kg/die. La prima dose di filgrastim non deve essere somministrata prima di 24 ore dal termine della chemioterapia citotossica. Filgrastim può essere somministrato quotidianamente tramite iniezione sottocutanea oppure diluito in soluzione glucosata a 50 mg/ml (5%) come infusione endovenosa somministrata in 30 minuti (vedere paragrafo 6.6 per le modalità di diluizione).

La via sottocutanea è preferita nella maggior parte dei casi. Uno studio effettuato per somministrazione singola ha permesso di osservare che la somministrazione endovenosa può abbreviare la durata dell’effetto. Non è chiara la rilevanza clinica di questo dato in caso di somministrazione multipla. La scelta della via di somministrazione deve dipendere dalle condizioni cliniche individuali. Negli studi clinici randomizzati, è stata utilizzata per via sottocutanea una dose pari a 23 MUI (230 mcg)/m²/die (4,0–8,4 mcg/kg/die).

Il dosaggio giornaliero di filgrastim deve continuare fino a quando l’atteso nadir dei neutrofili non sia stato superato e questi non siano tornati ad un livello normale. Dopo chemioterapia standard per tumori solidi, linfomi e leucemia linfoide, la durata del trattamento richiesta per soddisfare questi criteri potrebbe raggiungere i 14 giorni. Dopo terapia di induzione e consolidamento per leucemia mieloide acuta la durata del trattamento può essere sostanzialmente più lunga (fino a 38 giorni) in funzione del tipo, della dose e dello schema di chemioterapia citotossica usati.

Nei pazienti sottoposti a chemioterapia citotossica, solitamente già 1-2 giorni dopo l’inizio della terapia con filgrastim si riscontra un aumento, di natura transitoria, del numero dei neutrofili. Tuttavia, per ottenere una risposta terapeutica prolungata, la terapia con filgrastim non deve essere interrotta prima del raggiungimento del nadir previsto e prima che la conta dei neutrofili sia ritornata a livelli normali. Pertanto si sconsiglia un’interruzione prematura della terapia con filgrastim prima del raggiungimento del previsto nadir dei neutrofili.

Pazienti trattati con terapia mieloablativa seguita da trapianto di midollo osseo

La dose iniziale raccomandata di filgrastim è di 1,0 MUI (10 mcg)/kg/die somministrata in infusione endovenosa di 30 minuti o di 24 ore oppure 1,0 MUI (10 mcg)/kg/die somministrata come infusione sottocutanea continua di 24 ore. Filgrastim deve essere diluito in 20 ml di soluzione glucosata a 50 mg/ml (5%) (vedere paragrafo 6.6 per le modalità di diluizione).

La prima dose di filgrastim deve essere somministrata dopo almeno 24 ore dalla chemioterapia citotossica ed entro 24 ore dall’infusione di midollo osseo.

Una volta che il nadir dei neutrofili è stato superato, la dose giornaliera di filgrastim deve essere adattata alla risposta dei neutrofili, come riportato nella tabella seguente:

Conta dei neutrofili Aggiustamento della dose di filgrastim
> 1,0 x 109/l per 3 giorni consecutivi Ridurre a 0,5 MUI (5 mcg)/kg/die
Quindi, se CAN rimane > 1,0 x 109/l per altri 3 giorni consecutivi Sospendere filgrastim
Se CAN diminuisce a valori < 1,0 x 109/l durante il periodo di trattamento, la dose di filgrastim deve essere ripristinata in modo scalare in base alle indicazioni precedenti

Per la mobilizzazione delle PBPC in pazienti sottoposti a terapia mielosoppressiva o mieloablativa seguita da trapianto autologo di cellule progenitrici del sangue periferico.

Il dosaggio raccomandato di filgrastim per la mobilizzazione delle PBPC quando usato da solo è di 1,0 MUI (10 mcg)/kg/die in infusione sottocutanea continua di 24 ore o come singola iniezione sottocutanea giornaliera per 5-7 giorni consecutivi. Quando somministrato per infusione, filgrastim deve essere diluito in 20 ml di soluzione glucosata a 50 mg/ml (5%) (vedere paragrafo 6.6 per le modalità di diluizione). Periodo di effettuazione della leucoferesi: 1 o 2 leucoferesi nei giorni 5 e 6 sono generalmente sufficienti. In altre circostanze possono rendersi necessarie ulteriori leucoferesi. La somministrazione di filgrastim deve essere mantenuta fino all’ultima leucoferesi.

La dose raccomandata di filgrastim per la mobilizzazione delle PBPC dopo chemioterapia mielosoppressiva è di 0,5 MUI (5 mcg)/kg/die somministrata giornalmente per iniezione sottocutanea a partire dal primo giorno successivo al completamento della chemioterapia, fino al superamento del nadir atteso dei neutrofili e fino al recupero di una conta normale degli stessi. La leucoferesi deve essere effettuata nel periodo in cui la CAN aumenta da < 0,5 x 109/l a > 5,0 x 109/l. Nei pazienti che non sono stati trattati con chemioterapia ad alte dosi è spesso sufficiente una sola leucoferesi. In altre circostanze, si raccomandano ulteriori leucoferesi.

Per la mobilizzazione delle PBPC in donatori sani prima del trapianto allogenico delle cellule progenitrici del sangue periferico.

Per la mobilizzazione delle PBPC in donatori sani, filgrastim deve essere somministrato per via sottocutanea alla dose di 1,0 MUI (10 mcg)/kg/die per 4-5 giorni consecutivi. La leucoferesi deve essere iniziata il giorno 5 e deve proseguire fino al giorno 6, se necessario, al fine di raccogliere un numero di cellule CD34+ pari a 4 x 106per kg di peso corporeo del ricevente.

Pazienti con neutropenia cronica grave (SGN)

Neutropenia congenita

La dose iniziale raccomandata è di 1,2 MUI (12 mcg)/kg/die per via sottocutanea in dose singola o in dosi divise.

Neutropenia idiopatica o ciclica

La dose iniziale raccomandata è di 0,5 MUI (5 mcg)/kg/die per via sottocutanea in dose singola o in dosi divise.

Aggiustamento del dosaggio

Filgrastim deve essere somministrato quotidianamente per iniezione sottocutanea fino a quando venga raggiunta, e possa essere mantenuta, una conta dei neutrofili superiore a 1,5 x 109/l. Una volta ottenuta tale risposta, deve essere stabilita la dose minima efficace a mantenere questo livello. È necessaria una somministrazione quotidiana a lungo termine per mantenere un conteggio dei neutrofili adeguato. Dopo una o due settimane di terapia, la dose iniziale può essere raddoppiata o dimezzata, in base alla risposta del paziente. Successivamente il dosaggio può essere aggiustato individualmente ogni 1 o 2 settimane, allo scopo di mantenere un conteggio medio dei neutrofili tra 1,5 x 109/l e 10 x 109/l. Uno schema più rapido di incremento progressivo può essere preso in considerazione nei pazienti che presentano infezioni gravi. Negli studi clinici, il 97% dei pazienti responsivi ha ottenuto una risposta completa a dosi fino a 2,4 MUI (24 mcg)/ kg/die. La sicurezza a lungo termine della somministrazione di filgrastim a dosi maggiori di 2,4 MUI 24 mcg)/ kg/die in pazienti affetti da SNC non è stata stabilita.

Pazienti con infezione da HIV

Per il recupero della neutropenia

La dose iniziale raccomandata di filgrastim è di 0,1 MUI (1 mcg)/kg/die, somministrata quotidianamente mediante iniezione sottocutanea con incrementi fino ad un massimo di 0,4 MUI (4 mcg)/kg/die, fino al raggiungimento, e al mantenimento, di una conta dei neutrofili normale (CAN > 2,0 x109/l). Negli studi clinici, più del 90% dei pazienti ha risposto a questi dosaggi, ottenendo il recupero della neutropenia in un periodo mediano di 2 giorni.

In un piccolo numero di pazienti (< 10%), sono state necessarie dosi fino a 1,0 MUI (10 mcg)/kg/die per ottenere il recupero della neutropenia.

Per il mantenimento di una conta dei neutrofili normali

Una volta ottenuto il recupero della neutropenia, deve essere stabilita la dose minima efficace per mantenere una conta normale dei neutrofili. Si raccomanda un dosaggio iniziale a giorni alterni di 30 MUI (300 mcg)/die per iniezione sottocutanea. Ulteriori aggiustamenti del dosaggio possono rendersi necessari, in base alla CAN del paziente, per mantenere una conta dei neutrofili > 2,0 x 109/l. Negli studi clinici, sono stati necessari dosaggi di 30 MUI (300 mcg)/die da 1 a 7 giorni alla settimana per mantenere una CAN > 2,0 x 109/l, con una frequenza mediana di 3 giorni alla settimana. Possono essere necessarie somministrazioni a lungo termine per mantenere la CAN > 2,0 x 109/l.

Popolazioni speciali

Pazienti anziani

Negli studi clinici con filgrastim è stato incluso un piccolo numero di pazienti anziani, ma non sono stati eseguiti studi specifici per questo gruppo di soggetti; pertanto non è possibile raccomandare uno specifico schema posologico.

Pazienti con compromissione renale o epatica

Gli studi condotti con il filgrastim in pazienti con grave compromissione della funzionalità renale o epatica, dimostrano che questa sostanza mostra un profilo farmacocinetico e farmacodinamico simile a quello osservato negli individui sani. Non è pertanto richiesto un aggiustamento del dosaggio in tali circostanze.

Uso pediatrico nella SGN e nelle neoplasie

Il 65% dei pazienti studiati nel programma di sperimentazioni sulla SGN aveva meno di 18 anni di età. L’efficacia del trattamento è risultata evidente per questa fascia di età, che comprendeva in maggioranza pazienti con neutropenia congenita. Non si sono osservate differenze nei profili di sicurezza dei pazienti pediatrici trattati per neutropenia cronica grave.

Dai dati degli studi clinici condotti su pazienti pediatrici risulta che la sicurezza e l’efficacia di filgrastim sono simili sia negli adulti che nei bambini trattati con chemioterapia citotossica.

Lo schema posologico per i pazienti pediatrici è quindi uguale a quello impiegato per gli adulti trattati con chemioterapia citotossica mielosoppressiva.


04.3 Controindicazioni - Inizio Pagina

Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.


04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso - Inizio Pagina

Avvertenze speciali

Filgrastim non deve essere utilizzato per aumentare la dose di chemioterapia citotossica oltre i dosaggi standard (vedere più avanti).

Filgrastim non deve essere somministrato a pazienti con neutropenia congenita grave (sindrome di Kostman) portatori di anomalie citogenetiche (vedere più avanti).

Precauzioni speciali per i pazienti con leucemia mieloide acuta (AML)

Crescita delle cellule tumorali

Il fattore stimolante le colonie granulocitarie può favorire in vitro la crescita di cellule mieloidi; lo stesso effetto può essere riscontrato in vitro anche su alcune cellule non mieloidi.

La sicurezza e l’efficacia della somministrazione di filgrastim in pazienti affetti da sindrome mielodisplastica o leucemia mieloide cronica non sono state stabilite. Pertanto l’uso di filgrastim non è indicato in queste patologie. Deve essere prestata particolare attenzione nel distinguere la diagnosi di trasformazione blastica della leucemia mieloide cronica da quella di leucemia mieloide acuta.

Poichè per i pazienti affetti da AML secondaria sono disponibili dati limitati di sicurezza ed efficacia, il filgrastim deve essere somministrato con cautela.

La sicurezza e l’efficacia della somministrazione di filgrastim in pazienti affetti da AML di nuova diagnosi, con età inferiore a 55 anni ed un buon profilo citogenetico [t(8;21), t(15;17), e inv(16)], non sono state stabilite.

Altre precauzioni speciali

I pazienti affetti da osteoporosi in terapia continua con filgrastim per un periodo superiore a 6 mesi, devono sottoporsi a controlli della densità ossea.

Dopo la somministrazione del G-CSF sono state riportati alcuni rari effetti indesiderati a livello polmonare, in particolare polmonite interstiziale. I pazienti con storia recente di infiltrati polmonari o polmonite sono maggiormente a rischio. L’insorgenza di sintomi polmonari come tosse, febbre e dispnea in associazione con evidenze radiologiche di infiltrati polmonari e deterioramento della funzionalità polmonare, possono rappresentare i segni preliminari della Sindrome da Sofferenza Respiratoria dell’Adulto (ARDS). In questi casi la terapia con filgrastim deve essere interrotta ed è necessario intraprendere un trattamento idoneo.

Precauzioni speciali in pazienti neoplastici

Leucocitosi

Valori dei globuli bianchi uguali o superiori a 100 x 109/l sono stati osservati in meno del 5% dei pazienti trattati con filgrastim a dosi superiori a 0,3 MUI/kg/die (3 mcg/kg/die). Non sono stati riportati effetti indesiderati direttamente attribuibili a questo grado di leucocitosi. Comunque, in previsione dei rischi potenziali associati ad una marcata leucocitosi, il numero dei globuli bianchi deve essere controllato ad intervalli regolari durante la terapia con filgrastim. Se la conta dei leucociti supera il valore di 50 x 109/l dopo il previsto nadir, la somministrazione di filgrastim deve essere interrotta immediatamente. Tuttavia, durante il periodo di mobilizzazione delle PBPC tramite filgrastim, è necessario interrompere la somministrazione di filgrastim o ridurre il suo dosaggio se la conta dei leucociti risulta > 70 x 109/l.

Rischi associati all’incremento delle dosi di chemioterapia

È necessario usare particolare cautela nel trattamento di pazienti con chemioterapia ad alte dosi, poiché non è stato dimostrato che questa condizioni un esito più favorevole della malattia tumorale, mentre l’intensificazione delle dosi di agenti chemioterapici possa portare ad un aumento della tossicità, che comprende effetti a livello cardiaco, polmonare, neurologico e dermatologico (consultare il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto relativo agli specifici chemioterapici utilizzati).

Il trattamento con solo filgrastim non evita l’insorgenza di trombocitopenia e anemia dovute alla chemioterapia mielosoppressiva. A seguito della possibilità di ricevere dosaggi più alti di chemioterapia (per es. dosaggi pieni secondo lo schema prescritto), il paziente può essere esposto ad un rischio maggiore di trombocitopenia ed anemia. Si raccomanda pertanto un regolare monitoraggio della conta piastrinica e dell’ematocrito. È richiesta particolare attenzione durante la somministrazione di agenti chemioterapici, singoli o in combinazione, che possono causare trombocitopenia grave.

L’impiego delle PBPC mobilizzate da filgrastim ha dimostrato di ridurre la gravità e la durata della trombocitopenia conseguente a chemioterapia mielosoppressiva o mieloablativa.

Altre precauzioni speciali

Gli effetti di filgrastim in pazienti con una sostanziale riduzione dei progenitori mieloidi non sono stati studiati. Filgrastim agisce primariamente sui precursori dei neutrofili per esercitare il suo effetto di aumento della conta dei neutrofili. Pertanto, nei pazienti con un numero ridotto di precursori dei neutrofili (come quelli trattati con radioterapia o chemioterapia estensiva, o coloro con infiltrazione midollare da tumore) la risposta può essere minore.

L’effetto di filgrastim sulla malattia da reazione immunologica del trapianto contro l’ospite non è stato definito.

L’incremento dell’attività ematopoietica del midollo osseo in risposta alla terapia con il fattore di crescita è stato associato a positività transitoria dei reperti radiologici ossei. Ciò deve essere tenuto in considerazione quando si interpretano i risultati di tali immagini radiologiche.

Precauzioni speciali nei pazienti sottoposti a mobilizzazione delle cellule progenitrici del sangue periferico.

Mobilizzazione

Non sono disponibili confronti prospettici randomizzati tra i due metodi raccomandati per la mobilizzazione (filgrastim da solo o in associazione a chemioterapia mielosoppressiva) nella stessa popolazione di pazienti. Il grado di variabilità tra singoli pazienti e test di laboratorio sulle cellule CD34+rende difficile il confronto diretto tra studi diversi. Risulta perciò difficile raccomandare un metodo ottimale. La scelta del metodo di mobilizzazione deve considerare per ogni singolo paziente gli obiettivi generali del trattamento.

Precedente esposizione ad agenti citotossici

I pazienti che sono stati sottoposti a terapia mielosoppressiva massiva, potrebbero ottenere una mobilizzazione delle PBPC non sufficiente a raggiungere la soglia cellulare minima raccomandata (2,0 x 106CD34+ cellule/kg) o lo stesso grado di accelerazione del recupero delle piastrine.

Alcuni agenti citotossici mostrano una tossicità particolare sul pool delle cellule progenitrici ematopoietiche e possono influenzare negativamente la mobilizzazione dei progenitori. Farmaci quali melfalan, carmustina (BCNU) e carboplatino, se somministrati per periodi di tempo prolungati prima del tentativo di mobilizzare le cellule progenitrici, possono ridurre la loro successiva produzione. Tuttavia, la somministrazione concomitante di melfalan, carboplatino o BCNU con filgrastim si è dimostrata efficace per la mobilizzazione delle cellule progenitrici. Quando si prevede di effettuare un trapianto di cellule progenitrici del sangue periferico, è consigliabile programmare la procedura di mobilizzazione delle cellule staminali nella fase iniziale del trattamento. È necessario porre particolare attenzione al numero di cellule progenitrici mobilizzate in tali pazienti prima della somministrazione della chemioterapia ad alte dosi. Se le produzioni di cellule dovessero rivelarsi inadeguate, secondo i criteri di valutazione precedentemente indicati, si devono prendere in considerazione trattamenti alternativi che non richiedano il supporto di cellule progenitrici.

Valutazione delle produzioni di cellule progenitrici

Nel valutare il numero di cellule progenitrici raccolte in pazienti trattati con filgrastim, deve essere posta particolare attenzione al metodo di quantificazione. I risultati relativi al numero di cellule CD34+calcolato mediante citometria a flusso variano a seconda della metodologia specifica utilizzata e pertanto i numeri ricavati da studi condotti in laboratori diversi devono essere interpretati con cautela.

L’analisi statistica del rapporto tra il numero di cellule CD34+reinfuse e il tasso di recupero delle piastrine dopo chemioterapia ad alte dosi indica una relazione complessa ma continua.

La raccomandazione di una disponibilità minima di cellule CD34+pari a 2,0 x 106cellule/kg è basata sull’esperienza pubblicata che evidenzia una adeguata ricostituzione ematologica. Produzioni superiori al numero indicato sono correlate ad un recupero più rapido, mentre raccolte inferiori indicano un recupero più lento.

Precauzioni speciali nei donatori sani sottoposti a mobilizzazione delle cellule progenitrici del sangue periferico:

La mobilizzazione delle PBPC non determina un beneficio clinico diretto per i donatori sani, e deve essere considerata soltanto con l’obiettivo di un trapianto di cellule staminali allogeniche.

La mobilizzazione delle PBPC deve essere presa in considerazione solo in donatori che rientrano nei normali criteri, clinici e di laboratorio, di eligibilità per la donazione di cellule staminali, ponendo particolare attenzione ai valori ematologici e alla presenza di malattie infettive.

La sicurezza e l’efficacia di filgrastim non sono state valutate in donatori sani con età < 16 anni o > 60 anni.

Una trombocitopenia transitoria (piastrine < 100 x 109/l) è stata registrata dopo somministrazione di filgrastim e leucoferesi nel 35% dei soggetti studiati. Tra questi soggetti, si sono osservati due casi con piastrine < 50 x 109/l, che sono stati attribuiti alla procedura di leucoferesi.

Se fosse richiesta più di una leucoferesi, è necessario usare una particolare cautela nei donatori con piastrine < 100 x 109/l prima della leucoferesi; in generale, non si deve eseguire una aferesi se le piastrine sono < 75 x 109/l.

La leucoferesi non va eseguita anche nel caso di donatori in terapia con anticoagulanti o con alterazioni note dell’emostasi.

La somministrazione di filgrastim deve essere interrotta o il suo dosaggio deve essere ridotto se la conta dei leucociti raggiunge valori > 70 x109/l.

I donatori che ricevono il G-CSF per la mobilizzazione delle PBPC devono essere monitorati fino alla normalizzazione dei parametri ematologici.

Dopo l’uso del G-CSF in donatori sani sono state osservate modificazioni citogeniche transitorie. Il significato di questi cambiamenti in termini di sviluppo di affezioni maligne ematologiche è sconosciuto. Il follow-up sulla sicurezza a lungo termine nei donatori è in corso. Il rischio di sviluppo di un clone di cellule mieloidi maligne non può essere escluso. Si raccomanda che il centro di aferesi esegua una sistematica registrazione e un controllo dei donatori di cellule staminali per almeno 10 anni, per assicurare il monitoraggio della sicurezza a lungo termine.

Dopo somministrazione del G-CSF, si sono verificati casi comuni ma generalmente asintomatici di splenomegalia e rarissimi casi di rottura della milza sia nei donatori sani che nei pazienti. Alcuni casi di rottura della milza si sono rivelati fatali. Pertanto, il volume della milza deve essere attentamente monitorato (per es. mediante esame clinico, ecografia). Si deve propendere per una diagnosi di rottura splenica nei donatori e/o pazienti che lamentano dolore nel quadrante addominale superiore sinistro o alla scapola.

Precauzioni speciali in pazienti che ricevono PBPC allogeniche mobilizzate con filgrastim

I dati attuali indicano che le interazioni immunologiche tra la trasfusione di PBPC allogeniche e il ricevente possono essere associate ad un rischio maggiore di malattia acuta e cronica da reazione del trapianto verso l’ospite, in confronto al trapianto di midollo osseo.

Precauzioni speciali in pazienti con SGN

Conta delle cellule ematiche

Le conte piastriniche devono essere monitorate attentamente, specialmente durante le prime settimane di terapia con filgrastim. Si deve prendere in considerazione l’interruzione intermittente o la diminuzione della dose di filgrastim nei pazienti che sviluppano trombocitopenia, ovvero con piastrine costantemente inferiori a < 100.000/mm³.

Possono verificarsi altre alterazioni del quadro ematologico, tra cui anemia ed incrementi transitori dei progenitori mieloidi, che richiedono un attento monitoraggio delle conte cellulari.

Trasformazione in leucemia o sindrome mielodisplastica

È necessario usare cautela nella diagnosi delle neutropenie croniche gravi, per distinguerle da altri disordini ematopoietici quali l’anemia aplastica, la mielodisplasia e la leucemia mieloide. Prima del trattamento si devono quindi effettuare conte complete differenziali delle cellule ematiche e conte piastriniche, associate ad una valutazione della morfologia del midollo osseo e del cariotipo.

È stata osservata una bassa incidenza (approssimativamente il 3%) di sindromi mielodisplastiche (MDS) o leucemia in pazienti di studi clinici affetti da SGN trattati con filgrastim. Tale evenienza è stata riportata solo in pazienti con neutropenia congenita. Le MDS e la leucemia rappresentano complicazioni naturali della malattia e la loro correlazione con la terapia a base di filgrastim è incerta. Circa il 12% dei pazienti che avevano valutazioni citogenetiche basali normali hanno riportato successivamente delle anomalie, compresa la monosomia 7, nel corso di ripetute valutazioni di routine. Se i pazienti con SGN sviluppano anomalie citogenetiche, è necessario soppesare attentamente i rischi e i benefici connessi al proseguimento della terapia con il filgrastim; la somministrazione di filgrastim deve essere interrotta se insorgono MDS o leucemia. Non è noto al momento se il trattamento a lungo termine dei pazienti con SGN possa predisporre tali soggetti ad anomalie citogenetiche, MDS o leucemia. Si raccomanda di effettuare nei pazienti esami morfologici e citogenetici del midollo osseo ad intervalli regolari (circa ogni 12 mesi).

Altre precauzioni speciali

Le cause di neutropenia transitoria, come infezioni virali, devono essere escluse.

L’ingrossamento della milza rappresenta un effetto diretto del trattamento con filgrastim. Negli studi si è osservato che il 31% dei pazienti presentava una splenomegalia palpabile. Incrementi del volume, misurati radiograficamente, sono stati riscontrati precocemente durante la terapia con filgrastim, e tendevano ad un plateau. Si è osservato che le riduzioni della dose rallentano o bloccano la progressione della splenomegalia, mentre nel 3% dei pazienti è stata necessaria una splenectomia. Il volume della milza deve essere controllato regolarmente. La palpazione addominale dovrebbe essere sufficiente per rilevare incrementi anomali del volume splenico.

In un piccolo numero di pazienti si è verificata ematuria/proteinuria. É necessario quindi effettuare una regolare analisi delle urine allo scopo di monitorare tali eventi.

La sicurezza e l’efficacia del farmaco in neonati e pazienti con neutropenia autoimmune non sono state stabilite.

Precauzioni speciali in pazienti con infezione da HIV

Conta delle cellule ematiche

La conta assoluta dei neutrofili (CAN) deve essere attentamente monitorata, specialmente durante le prime settimane di terapia con filgrastim. Alcuni pazienti possono rispondere molto rapidamente e con un considerevole incremento della conta dei neutrofili alla dose iniziale di filgrastim. Si raccomanda di misurare quotidianamente la CAN durante i primi 2-3 giorni di somministrazione di filgrastim. Successivamente, si raccomanda la misurazione della CAN almeno due volte alla settimana per le prime due settimane, ed in seguito una volta alla settimana o a settimane alterne durante la terapia di mantenimento. Nel corso della somministrazione intermittente di filgrastim alla dose di 30 MUI (300 mcg)/die, si possono verificare ampie fluttuazioni nel tempo della CAN del paziente. Per determinare il valore minimo o nadir della CAN di un paziente, si raccomanda di effettuare i prelievi di sangue, per la misurazione della CAN, immediatamente prima di ogni somministrazione programmata di filgrastim.

Rischi associati ad incrementi di dose dei farmaci mielosoppressivi

Il trattamento con filgrastim da solo non preclude l’insorgenza di trombocitopenia ed anemia dovute a farmaci mielosoppressivi. A seguito di possibili aumenti dei dosaggi o del numero di questi farmaci durante la terapia con filgrastim, il paziente potrebbe essere esposto ad un rischio maggiore di sviluppare trombocitopenia ed anemia. Si raccomanda quindi un monitoraggio regolare della conta ematica (vedere sopra).

Mielosoppressione causata da infezioni e neoplasie

La neutropenia può essere dovuta ad infiltrazione midollare di infezioni opportunistiche, come per esempio quella dovuta a Mycobacterium avium complex o a neoplasie, come i linfomi. Nei pazienti con midollo osseo infiltrato da infezioni o neoplasie, si deve prendere in considerazione un’adeguata terapia della malattia di base, oltre alla somministrazione del filgrastim per il trattamento della neutropenia. Gli effetti di filgrastim sulla neutropenia dovuta ad infezioni o neoplasie infiltranti il midollo osseo non sono stati stabiliti.

Precauzioni speciali in presenza di anemia falciforme

Sono state riportate crisi di anemia falciforme, in alcuni casi con esito fatale, dopo l’uso del filgrastim in soggetti affetti da questa malattia. I medici devono quindi esercitare cautela durante la somministrazione di filgrastim in pazienti con anemia falciforme, valutando attentamente il rapporto rischi e benefici.

Eccipienti

Tevagrastim contiene sorbitolo. I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al fruttosio non devono usare questo farmaco.


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04.5 Interazioni - Inizio Pagina

La sicurezza e l’efficacia di filgrastim somministrato nello stesso giorno della chemioterapia citotossica mielosoppressiva non sono state stabilite in modo definitivo. Dato che le cellule mieloidi in rapida divisione sono sensibili alla chemioterapia citotossica mielosoppressiva, si sconsiglia l’uso di filgrastim nelle 24 ore precedenti e successive alla chemioterapia. Dati preliminari su un piccolo numero di pazienti trattati contemporaneamente con filgrastim e 5-Fluorouracile indicano che la neutropenia può essere aggravata.

Le possibili interazioni con altri fattori di crescita ematopoietici e citochine non sono ancora state studiate in sperimentazioni cliniche.

Poichè il litio promuove il rilascio dei neutrofili, è probabile che potenzi l’effetto del filgrastim. Sebbene questa interazione non sia stata formalmente studiata, non vi è nessuna evidenza che possa essere dannosa.


04.6 Gravidanza e allattamento - Inizio Pagina

Non ci sono dati adeguati riguardo l’uso di filgrastim nelle donne in gravidanza. Esistono dati pubblicati in letteratura che dimostrano il passaggio transplacentare di filgrastim nelle donne in gravidanza. Studi negli animali hanno mostrato tossicità a livello riproduttivo (vedere paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per gli uomini è sconosciuto. Filgrastim non deve essere usato in gravidanza, salvo evidente necessità.

Non è noto se il filgrastim sia escreto nel latte materno umano. L’escrezione di filgrastim nel latte non è stata studiata nell’animale. Pertanto la decisione se continuare/interrompere l’allattamento o continuare/ interrompere la terapia con il filgrastim deve essere presa tenendo in considerazione il beneficio dell’allattamento per il bambino e quello della terapia con il filgrastim per la madre.


04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchine - Inizio Pagina

Filgrastim ha un’influenza minima o moderata sulla capacità di guidare e sull’uso di macchinari. Se il paziente avverte stanchezza, è necessaria cautela nella guida e nell’uso di macchinari.


04.8 Effetti indesiderati - Inizio Pagina

Nel corso di studi clinici, 541 pazienti neoplastici e 188 volontari sani sono stati esposti a Tevagrastim. Il profilo di sicurezza di Tevagrastim osservato in questi studi clinici è risultato sovrapponibile a quello registrato per il prodotto di riferimento utilizzato in questi studi.

I seguenti effetti indesiderati, con relativa frequenza, sono stati osservati durante il trattamento con filgrastim, sulla base dei dati pubblicati.

La valutazione della frequenza degli effetti indesiderati si basa sulla seguente scala:

Molto comune: ≥1/10

Comune: ≥1/100, <1/10

Non comune: ≥1/1000, <1/100

Raro: ≥1/10000, <1/1000

Molto raro: <1/10000

Sconosciuto: non può essere stimato dai dati disponibili

All’interno di ciascun gruppo di frequenza, gli effetti indesiderati vengono presentati in ordine di gravità decrescente.

Pazienti neoplastici:

Negli studi clinici il più frequente effetto indesiderato attribuibile a filgrastim alla dose raccomandata è stato il dolore muscoloscheletrico da lieve a moderato nel 10% dei pazienti e grave nel 3% dei soggetti. Il dolore muscoloscheletrico è normalmente controllabile con gli analgesici standard. Gli effetti indesiderati meno frequenti includono disturbi urinari, prevalentemente disuria da lieve a moderata.

Negli studi clinici randomizzzati controllati verso placebo, filgrastim non ha aumentato l’incidenza degli effetti indesiderati associati alla chemioterapia citotossica. Gli effetti indesiderati che si sono presentati con uguale frequenza nei pazienti trattati con filgrastim/chemioterapia e placebo/chemioterapia comprendono nausea e vomito, alopecia, diarrea, astenia, anoressia, mucositi, cefalea, tosse, rash cutaneo, dolore toracico, debolezza generalizzata, mal di gola, stipsi e dolore non specifico.

Con filgrastim, alle dosi raccomandate, si sono verificati aumenti reversibili, dose-dipendenti e di solito di entità lieve o moderata di lattatodeidrogenasi (LDH), fosfatasi alcalina, acido urico sierico e gamma-glutamiltransferasi (GGT) rispettivamente nel 50%, 35%, 25%, e 10% circa dei pazienti trattati.

Occasionalmente si è osservata una riduzione transitoria della pressione sanguigna, che non ha richiesto trattamento clinico.

Disturbi vascolari, compresi sindrome veno-occlusiva e disturbi dell’omeostasi idrica, sono stati occasionalmente osservati nei pazienti trattati con alte dosi di chemioterapia seguita da trapianto autologo di midollo osseo. La relazione causale con filgrastim non è stata determinata.

Casi molto rari di vasculite cutanea sono stati riportati in pazienti trattati con filgrastim. Il meccanismo della vasculite nei pazienti in terapia con filgrastim è sconosciuto.

È stata riportata occasionalmente l’insorgenza della sindrome di Sweet (dermatosi febbrile acuta). Comunque, poichè una percentuale significativa di questi pazienti presentava una diagnosi di leucemia - una condizione che notoriamente è associata con la sindrome di Sweet - non è stata stabilta una relazione causale con filgrastim.

In casi singoli si è osservata l’esacerbazione dell’artrite reumatoide.

Rari effetti indesiderati a livello polmonare, quali polmonite interstiziale, edema polmonare e infiltrati polmonari sono stati riportati in alcuni casi, con esiti di insufficienza respiratoria o sindrome da sofferenza respiratoria dell’adulto (ARDS) che possono essere fatali (vedere paragrafo 4.4).

Reazioni allergiche: reazioni di tipo allergico, comprese anafilassi, rash cutaneo, orticaria, angioedema, dispnea e ipotensione, verificatesi all’inizio o durante il trattamento, sono state riportate nei pazienti in trattamento con filgrastim. In generale, le segnalazioni di tali reazioni sono state più comuni dopo somministrazione endovenosa. In alcuni casi, la ripresa della somministrazione ha comportato la ricomparsa dei sintomi, suggerendo così una relazione causale. La somministrazione di filgrastim deve essere definitivamente sospesa nei pazienti che mostrano reazioni allergiche gravi.

Casi isolati di crisi dell’anemia falciforme sono stati riportati in pazienti affetti da tale malattia (vedere paragrafo 4.4).

Organo-sistema coinvolto Frequenza Effetto indesiderato
Disturbi metabolici e dell’alimentazione Molto comune Elevati livelli di fosfatasi alcalina, LDH, acido urico
Disturbi del sistema nervoso Comune Cefalea
Disturbi vascolari Raro Disordini vascolari
Disturbi respiratori, toracici e mediastinici Comune Tosse, mal di gola
Molto raro Infiltrati polmonari
Disturbi gastrointestinali Molto comune Nausea/Vomito
Comune Stipsi, anoressia, diarrea, mucositi
Disturbi epatobiliari Molto comune GGT elevate
Alterazioni cutanee e del tessuto sottocutaneo Comune Alopecia, rash cutaneo
Molto raro Sindrome di Sweet, vasculite cutanea
Disturbi muscoloscheletrici e del tessuto connettivo Molto comune Dolore toracico, dolore muscoloscheletrico
Molto raro Esacerbazione dell’artrite reumatoide
Disturbi renali ed urinari Molto raro Disfunzioni urinarie
Disturbi generali relative alla sede di somministrazione Comune Astenia, debolezza generalizzata
Non comune Dolore non specifico
Molto raro Reazione allergica

Mobilizzazione delle cellule progenitrici del sangue periferico in donatori sani

L’effetto indesiderato più frequentemente riportato è stato il dolore muscoloscheletrico transitorio da lieve a moderato. È stata riportata leucocitosi (leucociti >50 x 109/l) nel 41% dei donatori e trombocitopenia transitoria (piastrine < 100 x 109/l) successiva alla somministrazione di filgrastim, mentre si è osservata leucoferesi nel 35% dei donatori.

Incrementi minori e transitori di fosfatasi alcalina, LDH, SGOT (transaminasi glutammico-ossalacetica sierica) e acido urico sono stati riportati in donatori sani in terapia con filgrastim, senza però comportare conseguenze cliniche.

Molto raramente si è osservato un peggioramento dei sintomi artritici.

Sempre di rado sono stati riportati sintomi indicativi di reazioni allergiche gravi.

Negli studi su donatori di PBPC sono state registrate cefalee, ritenute correlate all’uso di filgrastim.

Casi comuni ma generalmente asintomatici di splenomegalia e casi rarissimi di rottura splenica sono stati osservati in donatori sani ed in pazienti dopo somministrazione del G-CSF (vedere paragrafo 4.4).

Organo-sistema coinvolto Frequenza Effetto indesiderato
Alterazioni ematiche e del sistema linfatico Molto comune Leucocitosi, trombocitopenia
Non comune Disturbi alla milza
Disturbi del metabolismo e dell’alimentazione Comune Elevati livelli di fosfatasi alcalina e LDH
Non comune Aumento delle SGOT, iperuricemia
Disturbi del sistema nervoso Molto comune Cefalea
Disturbi muscoloscheletrici e del tessuto connettivo Molto comune Dolore muscoloscheletrico
Non comune Esacerbazione dell’artrite reumatoide
Disturbi generali e condizioni relative alla sede di somministrazione Non comune Reazione allergica grave

Pazienti con SGN

Sono stati riportati effetti indesiderati correlati alla terapia con filgrastim in pazienti affetti da NCG, e per alcuni di questi la frequenza tende a diminuire con il tempo.

Gli effetti indesiderati più frequenti attribuibili a filgrastim sono stati dolore osseo e dolore muscolo-scheletrico generalizzato.

Altri effetti indesiderati includono splenomegalia, che può essere progressiva in una minoranza di casi e trombocitopenia. Cefalea e diarrea sono state riportate subito dopo l’inizio della terapia con filgrastim in meno del 10% dei pazienti. Sono state osservate anche anemia ed epistassi.

Sono stati osservati incrementi transitori, non associati a sintomi clinici, di acido urico, lattatodeidrogenasi e fosfatasi alcalina. Sono state inoltre riportate riduzioni transitorie e moderate della glicemia misurata non a digiuno.

Gli effetti indesiderati, possibilmente correlati alla somministrazione di filgrastim e generalmente riscontrabili in meno del 2% dei pazienti con NCG includevano reazioni a livello del sito di somministrazione, cefalea, epatomegalia, artralgia, alopecia, osteoporosi e rash.

Nel corso di somministrazione prolungata è stata osservata vasculite cutanea in 2% dei pazienti con NCG. In qualche raro caso si è notata proteinuria/ematuria.

Organo-sistema coinvolto Frequenza Effetto indesiderato
Alterazioni ematiche e del sistema linfatico Molto comune Anemia, splenomegalia
Comune Trombocitopenia
Non comune Disturbi alla milza
Disturbi metabolici e dell’alimentazione Molto comune Diminuzione del livello di glucosio, elevati livelli di fosfatasi alcalina e LDH, iperuricemia
Disturbi del sistema nervoso Comune Cefalea
Disturbi respiratori, toracici e mediastinici Molto comune Epistassi
Disturbi gastrointestinali Comune Diarrea
Disturbi epatobiliari Comune Epatomegalia
Alterazioni cutanee e del tessuto sottocutaneo Comune Alopecia, vasculite cutanea, dolore nel sito di somministrazione, rash
Disturbi muscoloscheletrici e del tessuto connettivo Molto comune Dolore muscoloscheletrico
Comune Osteoporosi
Disturbi renali ed urinari Non comune Ematuria, proteinuria

Pazienti con infezione da HIV

Negli studi clinici, gli unici effetti indesiderati considerati correlati alla somministrazione di filgrastim sono stati dolore muscoloscheletrico, dolore osseo principalmente da lieve a moderato e mialgia. L’incidenza di questi eventi è stata simile a quella riportata nei pazienti neoplastici.

È stata riportata splenomegalia correlata alla terapia con il filgrastim in < 3% dei pazienti. In tutti i casi si è rivelata di entità da lieve a moderata all’esame fisico e a decorso benigno; nessun paziente ha avuto diagnosi di ipersplenismo e nessun paziente è stato sottoposto a splenectomia. Poiché la splenomegalia rappresenta un evento comune nei pazienti con infezione da HIV ed è presente a vari livelli nella maggior parte dei pazienti con AIDS, la relazione con la somministrazione di filgrastim non è chiara.

Organo-sistema coinvolto Frequenza Effetto indesiderato
Alterazioni ematiche e del sistema linfatico Comune Disturbi alla milza
Disturbi muscoloscheletrici e del tessuto connettivo Molto comune Dolore muscoloscheletrico

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04.9 Sovradosaggio - Inizio Pagina

Non sono stati riportati casi di sovradosaggio.

L’interruzione del trattamento con filgrastim provoca generalmente la diminuzione del 50% del numero dei neutrofili circolanti entro 1 o 2 giorni, con un ritorno a livelli normali in 1-7 giorni.


05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE - Inizio Pagina

05.1 Proprietà farmacodinamiche - Inizio Pagina

Categoria farmacoterapeutica: Fattore stimolante le colonie, codice ATC: L03AA02

Il G-CSF umano è una glicoproteina che regola la produzione e il rilascio di neutrofili funzionali dal midollo osseo. Tevagrastim, che contiene r-metHuG-CSF (filgrastim), induce un notevole aumento del numero dei neutrofili periferici entro 24 ore, con un incremento minore dei monociti. In alcuni pazienti affetti da SGN, filgrastim può inoltre indurre un aumento minore del numero degli eosinofili e dei basofili circolanti rispetto ai valori basali; alcuni di questi pazienti possono presentare eosinofilia o basofilia già prima del trattamento. L’aumento del numero dei neutrofili è dose-dipendente nell’ambito posologico raccomandato. I neutrofili prodotti in risposta a filgrastim mostrano una funzionalità normale o aumentata, come dimostrato da tests sulla chemiotassi e sulle proprietà fagocitarie. Al termine del trattamento con filgrastim, il numero dei neutrofili circolanti diminuisce del 50% entro 1-2 giorni, tornando a livelli normali in 1-7 giorni.

L’uso di filgrastim in pazienti che sono stati sottoposti a chemioterapia citotossica induce una significativa riduzione dell’incidenza, della gravità e della durata della neutropenia e della neutropenia febbrile. Il trattamento con filgrastim riduce significativamente la durata della neutropenia febbrile, del trattamento antibiotico e dell’ospedalizzazione dopo chemioterapia di induzione per leucemia mieloide acuta o terapia mieloablativa seguita da trapianto di midollo osseo. L’incidenza di febbre e di infezioni documentate non ha mostrato riduzione in entrambe queste aree. La durata della febbre non si è ridotta dopo terapia mieloablativa seguita da trapianto di midollo osseo.

L’impiego di filgrastim da solo o dopo chemioterapia è in grado di mobilizzare le cellule progenitrici emopoietiche del sangue periferico. Queste cellule autologhe progenitrici del sangue periferico (PBPC) possono essere raccolte e reinfuse dopo terapia citotossica ad alte dosi, in alternativa o in aggiunta al trapianto di midollo osseo. L’infusione di PBPC accelera il recupero emopoietico riducendo la durata del rischio di complicazioni emorragiche e la necessità di trasfusioni di piastrine.

I pazienti che hanno ricevuto cellule allogeniche progenitrici del sangue periferico mobilizzate con filgrastim, hanno mostrato un recupero ematologico significativamente più rapido; questo ha portato ad una significativa diminuzione nel tempo di recupero delle piastrine, senza supporti aggiuntivi, in confronto al trapianto allogenico di midollo osseo.

Prima del trapianto allogeneico di PBPC, l’uso di filgrastim per la mobilizzazione delle PBPC in donatori sani ha permesso, nella maggior parte dei donatori dopo due leucoferesi, la raccolta di 4 x 106cellule CD34+per kg di peso corporeo del ricevente. I donatori sani ricevono una dose di 10 mcg/kg/die, somministrata per via sottocutanea per 4-5 giorni consecutivi.

L’uso di filgrastim in pazienti pediatrici o adulti con neutropenia cronica grave (NCG) (neutropenia congenita grave, ciclica o idiopatica) induce un incremento prolungato della conta assoluta dei neutrofili nel sangue periferico ed una riduzione degli episodi infettivi e degli eventi correlati.

L’utilizzo di filgrastim in pazienti con infezione da HIV mantiene la conta dei neutrofili a livelli normali, permettendo così la somministrazione di farmaci antivirali e/o mielosoppressivi ai dosaggi programmati. Non esistono evidenze che comprovino che i pazienti con infezione da HIV trattati con il filgrastim registrino un incremento della replicazione dell’HIV.

Come con altri fattori di crescita emopoietici, il G-CSF ha mostrato proprietà in vitro stimolanti sulle cellule endoteliali umane.

L’efficacia e la sicurezza di Tevagrastim sono state valutate in studi randomizzati, controllati e di fase III in pazienti con tumore al seno, tumore al polmone e Linfoma Non-Hodgkin. Non si sono evidenziate differenze apprezzabili tra Tevagrastim e il prodotto di riferimento per quel che concerne la durata della neutropenia grave e l’incidenza della neutropenia febbrile.


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05.2 Proprietà farmacocinetiche - Inizio Pagina

Studi randomizzati, in singolo-cieco, in dose singola con disegno crossover condotti su 196 volontari sani hanno mostrato che il profilo farmacocinetico di Tevagrastim risultava comparabile a quello del prodotto di riferimento dopo somministrazione sottocutanea ed endovenosa.

La clearance di filgrastim ha mostrato di seguire una farmacocinetica di primo ordine sia dopo somministrazione sottocutanea che endovenosa. L’emivita di eliminazione di filgrastim è di circa 3,5 ore, con una velocità di clearance pari a circa 0,6 ml/min/kg. L’infusione continua con il filgrastim per un periodo fino a 28 giorni in pazienti sottoposti a trapianto autologo di midollo osseo, non ha evidenziato accumulo del farmaco ed ha mostrato un’emivita di eliminazione comparabile. Esiste una correlazione lineare positiva tra la dose e la concentrazione plasmatica di filgrastim, somministrato sia per via sottocutanea che endovenosa. A seguito della somministrazione sottocutanea delle dosi raccomandate, le concentrazioni sieriche si sono mantenute al di sopra di 10 ng/ml per 8-16 ore. Il volume di distribuzione nel sangue è di circa 150 ml/kg.

Nei pazienti neoplastici, il profilo farmacocinetico di Tevagrastim e del prodotto di riferimento è risultato comparabile sia dopo somministrazione sottocutanea singola che ripetuta.


05.3 Dati preclinici di sicurezza - Inizio Pagina

I dati non clinici non rivelano rischi particolari per l’uomo sulla base degli studi convenzionali di safety pharmacology, genotossicità e tolleranza locale.

I dati preclinici derivanti da studi convenzionali sulla tossicità a dosi ripetute rivelano gli effetti farmacologici attesi, compresi aumenti del numero dei leucociti, iperplasia mieloide a livello del midollo osseo, emopoiesi extramidollare e splenomegalia.

Non sono stati osservati effetti sulla fertilità dei ratti maschi e femmine o sulla gestazione nei ratti. Non ci sono dati provenienti da studi condotti su ratti e conigli che depongano per una teratogenicità di filgrastim. Nei conigli si è osservata una maggiore incidenza di perdita degli embrioni, sebbene non siano state notate malformazioni.


06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE - Inizio Pagina

06.1 Eccipienti - Inizio Pagina

Acido acetico glaciale, sodio idrossido, sorbitolo (E420), polisorbato 80, acqua per preparazioni iniettabili.


06.2 Incompatibilità - Inizio Pagina

Tevagrastim non deve essere diluito con soluzioni saline.

Questo medicinale non deve essere mischiato con altri farmaci, tranne quelli citati nel paragrafo 6.6.

Filgrastim diluito può essere adsorbito da materiali in vetro e plastica, tranne se diluito, come menzionato nel paragrafo 6.6.


06.3 Periodo di validità - Inizio Pagina

30 mesi.

Dopo la diluizione: la stabilità chimica e fisica della soluzione diluita per infusione è stata dimostrata per 24 ore a temperatura compresa tra 2 °C e 8 °C. Da un punto di vista microbiologico, il prodotto deve essere usato immediatamente. Se non viene usato immediatamente, i tempi e le condizioni di conservazione prima dell’uso sono responsabilità dell’utilizzatore e non dovrebbero superare le 24 ore a temperatura compresa tra 2°C e 8°C, a meno che la diluizione avvenga in condizioni asettiche controllate e convalidate.


06.4 Speciali precauzioni per la conservazione - Inizio Pagina

Conservare in frigorifero (2 °C – 8 °C).

Per quanto riguarda le condizioni di conservazione del medicinale diluito, vedere paragrafo 6.3.


06.5 Natura e contenuto della confezione - Inizio Pagina

Siringa preriempita (vetro di tipo I) con ago per iniezione (acciaio inossidabile), con o senza dispositivo di sicurezza per l’ago, contenente 0,8 ml di soluzione.

Confezioni contenenti 1, 5 o 10 siringhe preriempite con 0,8 ml di soluzione iniettabile o per infusione o confezione multipla contenente 10 (2 confezioni da 5) siringhe preriempite con 0,8 ml di soluzione iniettabile o per infusione.

È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.


06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione - Inizio Pagina

In caso di necessità, Tevagrastim può essere diluito in soluzione glucosata per infusione a 50 mg/ml (5%).

Diluizioni con concentrazione finale inferiore a 0,2 MUI (2 mcg) per ml non sono raccomandate in nessuna circostanza.

La soluzione deve essere ispezionata visualmente prima dell’uso. Possono essere utilizzate solo soluzioni limpide e senza particelle.

Per i pazienti trattati con filgrastim diluito ad una concentrazione inferiore a 1,5 MUI (15 mcg) per ml, si deve aggiungere albumina umana sierica (HSA) fino alla concentrazione finale di 2 mg/ml.

Esempio: In un volume finale da iniettare pari a 20 ml, dosi totali di filgrastim inferiori a 30 MUI (300 mcg) devono essere somministrati aggiungendo 0,2 ml di soluzione di albumina umana a 200 mg/ml (20%).

Tevagrastim diluito in soluzione glucosata a 50 mg/ml (5%) è compatibile con il vetro e con numerose materie plastiche compresi PVC, poliolefina (un copolimero del polipropilene e del polietilene) e polipropilene.

Tevagrastim non contiene conservanti. In vista di un possibile rischio di contaminazione microbica, le siringhe di Tevagrastim sono solamente monouso.

L’esposizione accidentale a temperature gelide non influenza negativamente la stabilità di Tevagrastim.

Uso della siringa preriempita con dispositivo di sicurezza per l’ago.

Il dispositivo di sicurezza per l’ago ricopre l’ago dopo l’iniezione e impedisce all’operatore di ferirsi. Il dispositivo non interferisce con l’uso normale della siringa. Premere lentamente e in maniera uniforme sullo stantuffo fino al rilascio dell’intera dose e fino a quando lo stantuffo non può essere premuto ulteriormente. Allontanare la siringa dal paziente continuando a premere sullo stantuffo. Il dispositivo di sicurezza ricopre l’ago non appena lo stantuffo viene rilasciato.

Uso della siringa preriempita senza dispositivo di sicurezza per l’ago.

Somministrare la dose secondo la procedura standard.

Smaltimento

Il medicinale non utilizzato ed i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente.


07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO - Inizio Pagina

Teva Generics GmbH

Wasastraße 50

D-01445 Radebeul

Germania


08.0 NUMERI DELLE AUTORIZZAZIONI ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO - Inizio Pagina

EU/1/08/445/005 AIC n. 039481054/E 1 siringa preriempita
EU/1/08/445/006 AIC n. 039481066/E 5 siringhe preriempite
EU/1/08/445/007 AIC n. 039481078/E 2x5 siringhe preriempite
EU/1/08/445/008 AIC n. 039481080/E 10 siringhe preriempite
EU/1/08/445/012 AIC n. 039481128/E 1 siringa preriempita con dispositivo di sicurezza per l’ago
EU/1/08/445/013 AIC n. 039481130/E 5 siringhe preriempite con dispositivo di sicurezza per l’ago
EU/1/08/445/014 AIC n. 039481142/E 10 siringhe preriempite con dispositivo di sicurezza per l’ago

09.0 DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE - Inizio Pagina

15/09/2008


10.0 DATA DI REVISIONE DEL TESTO - Inizio Pagina