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TRANDIUR
Una compressa ricoperta contiene:
PRINCIPI ATTIVI:
Labetalolo cloridrato 200,00 mg
Clortalidone 20,00 mg
ECCIPIENTI
Cellulosa microcristallina 50,74 mg
Lattosio 26,34 mg
Magnesio stearato 3,00 mg
Titanio biossido 0,78 mg
Sodio stearato 3,00 mg
Silice colloidale 1,5 mg
Polivinilpirrolidone 0,47 mg
Talco 1,54 mg
Eudragit 2,81 mg
Glicole propilenico 0,14 mg
Polisorbato 80 0,12 mg
Polietilenglicole 0,94 mg
Sodio citrato 0,05 mg
Caolino 1,82 mg
Compresse ricoperte
Il labetalolo è caratterizzato da una azione di blocco dei recettori alfa e beta adrenergici.
Il clortalidone, diuretico derivato dall'isoindolina, è caratterizzato da un prolungato effetto saluretico.
La somministrazione in associazione del labetalolo e del clortalidone integra e potenzia l'effetto antiipertensivo dei due componenti, consentendo di ottenere, a dosi minori dei singoli principi attivi, gli stessi risultati terapeutici riscontrabili con l'impiego di dosaggi pieni dei due componenti somministrati da soli. Da ciò consegue un'eccellente tollerabilità del Trandiur.
Il Trandiur compresse è indicato nel trattamento orale degli stati ipertensivi essenziali e secondari di ogni grado.
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Si consiglia di iniziare, in base alla gravità dello stato ipertensivo, con un dosaggio di 110 o 220 mg al giorno in una o due somministrazioni: La maggior parte dei pazienti risponde in modo soddisfacente già dalla prima settimana di terapia.
Questa dose può essere successivamente aumentata a 330 o 440 mg al giorno in rapporto all'effetto antiipertensivo ottenuto. Nei casi più resistenti la dose può essere aumentata fino a 660 mg al giorno.
Nel trattamento di pazienti anziani la posologia deve essere attentamente stabilita dal medico che dovrà valutare una eventuale riduzione dei dosaggi sopra indicati.
Ad evitare gravi ripercussioni cardiache, un'eventuale sospensione del trattamento con Trandiur non andrà effettuata bruscamente, ma in maniera graduale secondo quanto indicato dal medico curante.
Blocco-atrio ventricolare di secondo o terzo grado, insufficienza cardiaca, shock cardiogeno ed altre condizioni associate ad ipotensione severa o protratta, bradicardia marcata, grave insufficienza epatica o renale, acidosi diabetica, gotta manifesta, ipersensibilità individuale accertata verso labetalolo, clortalidone o altri derivati sulfonamidici, allattamento, trattamento concomitante con carbonato di litio, ipercalcemia, morbo di Addison. Asma bronchiale e broncopneumopatie ostruttive.
Con l'uso di farmaci beta-bloccanti si sono verificate eruzioni cutanee e/o secchezza degli occhi. L'incidenza riportata è bassa e nella maggior parte dei casi i sintomi sono scomparsi con la sospensione del trattamento. Se una qualsiasi di queste reazioni non è altrimenti spiegabile dovrebbe essere presa in considerazione la graduale interruzione della somministrazione del farmaco.
I beta-bloccanti, anche quelli cardioselettivi, non devono venire impiegati nei pazienti asmatici o con precedenti anamnestici di broncostrizione, tranne nel caso in cui non sia possibile un trattamento alternativo. In questi casi deve essere valutato attentamente il rischio di indurre broncospasmo e devono essere prese adeguate precauzioni.
L'eventuale comparsa di broncospasmo può essere dominata facendo ricorso a broncodilatatori selettivi per via inalatoria (a dosaggi eventualmente maggiori di quelli abituali nell'asma). Nel caso fosse richiesto un ulteriore trattamento, si raccomanda di somministrare 1 mg di atropina per via endovenosa. In caso di mancata risoluzione del broncospasmo occorre interrompere il trattamento.
Vi sono state rare segnalazioni di grave danno epatocellulare, di solito reversibile, associato alla terapia con labetalolo a breve e lungo termine.
Alla comparsa dei primi sintomi di disfunzione epatica devono essere effettuati appropriati test di laboratorio. Qualora i risultati evidenzino la presenza di danno epatico o in presenza di ittero, il labetalolo deve essere interrotto e non più risomministrato.
La presenza di labetalolo può interferire con la determinazione analitica di sostanze fluorescenti, comprese le catecolamine.
Tenere fuori dalla portata dei bambini.
In caso di insufficienza cardiaca, il trattamento può essere attuato solo quando l'insufficienza sia perfettamente compensata e controllata. Quando l'ipertensione è associata ad uno stato anginoso, l'improvvisa sospensione del trattamento potrebbe provocare un attacco di angina pectoris; si consiglia pertanto , in questi casi , una graduale sospensione della terapia.
Il clortalidone contenuto nel Trandiur può alterare il metabolismo glicidico e dell'acido urico, sia nei soggetti normali che diabetici o iperuricemici. Tali alterazioni sono generalmente reversibili con la cessazione della terapia. Nei pazienti diabetici il trattamento va fatto con cautela, evitando dosi elevate ed adeguando, se necessario, la posologia dei farmaci ipoglicemizzanti: Modesti aumenti dell'uricemia non richiedono necessariamente la sospensione della terapia con Trandiur.
Nel caso in cui i livelli di acido urico permangono elevati, si può ricorrere all'impiego di allupurinolo e di agenti uricosurici: Va posta attenzione a pazienti con ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia ed ipokaliemia; quest'ultima può essere aggravata dalla terapia digitalica. Sono ad alto rischio di deplezione potassica pazienti in terapia steroidea, pazienti affetti da cirrosi epatica o da malattie gastrointestinali associate a diarrea e vomito.
Per assicurare l'omeostasi potassica, nel corso di una terapia protratta con il Trandiur è in genere sufficiente adottare un dieta ricca di frutta e verdura: Qualora si rendesse necessario il ricorso ad una terapia sostitutiva, si raccomanda la somministrazione giornaliera di 2 - 6 g di cloruro di potassio. Nei trattamenti protratti con Trandiur non è opportuno osservare una severa dieta iposodica.
Un'eventuale ipokaliemia indotta dal saluretico può aumentare i fenomeni tossici legati ai digitalici. Durante trattamento prolungato con Trandiur è consigliabile pertanto effettuare controlli periodici della glicemia, della uricemia e degli elettroliti sierici.
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Nei pazienti da sottoporre ad anestesia non è necessario interrompere il trattamento con Trandiur, ma prima di procedere all'induzione si raccomanda di somministrare atropina per via endovenosa; l'effetto dell'alotano sui valori pressori può essere potenziato dal labetalolo. I diuretici possono aumentare la sensibilità alla tubocurarina.
L'uso contemporaneo di antidepressivi triciclici può aumentare l'incidenza dei tremori. Gli inibitori delle monoaminossidasi o l'assunzione di alcool possono aumentare l'effetto ipotensivo del farmaco.
La cimetidina può aumentare la biodisponibilità del labetalolo per os e perciò il dosaggio di quest'ultimo dovrà essere attentamente valutato.
Va posta attenzione nell'uso contemporaneo di labetalolo ed antiaritmici di Classe I e va evitata l'associazione con calcioantagonisti del tipo del verapamile.
L'uso in gravidanza non è consigliato e comunque la somministrazione va effettuata soltanto nei casi di effettiva necessità e sotto il diretto controllo del medico. Poichè il labetalolo e il clortalidone oltrepassano la barriera placentare vanno tenute presenti le possibili conseguenze a carico del feto e del neonato causate dal beta-bloccante (bradicardia ed ipoglicemia) e dal diuretico (ittero, trombocitopenia e depressione midollare). Labetalolo e clortalidone sono sescreti nel latte, pertanto il farmaco non deve essere somministrato nel periodo di allattamento.
Non sono note interferenze sulla capacità di guida e sull'uso di macchine.
Di norma il Trandiur è ben tollerato. In genere gli effetti collaterali possono comparire nel corso del primo mese di trattamento; sono per lo più transitori. Sintomi di ipotensione posturale possono comparire nel caso di dosi di attacco troppo elevate e se si aumenta il dosaggio troppo rapidamente; sono tuttavia infrequenti quando il farmaco viene impiegato secondo le istruzioni.
L'ipotensione ortostatica può essere aggravata dalla contemporanea assunzione di alcool, barbiturici e narcotici. Se nelle fasi iniziali della terapia ciò si dovesse verificare, proseguendo il trattamento per alcune settimane il farmaco risulta, di norma, ben tollerato.
In caso contrario è necessario interrompere il trattamento.
Occasionalmente, in corso di terapia col labetalolo o con clortalidone, sono stati segnalati disturbi gastrointestinali (anoressia, dolori epigastrici, nausea, vomito, diarrea), raramente pancreatite.
Si sono avute rare comunicazioni di epatite, ittero (sia epatocellulare che colestatico), di valori aumentati di test di funzionalità epatica e necrosi epatica. Questi segni e sintomi sono di norma reversibili sospendendo la terapia.
Disturbi della crasi ematica (agranulocitosi, trombocitopenia, leucopenia, anemia aplastica) e aritmie cardiache. Eruzioni cutanee talvolta di tipo lichenoide e secchezza degli occhi con irritazione e disturbi della visione. Irrequietezza, tremori, vertigini, cefalea, sonnolenza , astenia, letargia, crampi, parestesie (in particolare formicolii al cuoio capelluto); iperuricemia, oliguria. In un numero limitato di pazienti sono stati segnalati secchezza della mucosa nasale, sogni vividi, mancata eiaculazione e ritenzione urinaria acuta.
Sono stati riferiti a seguito dell'uso di prodotti a base di labetalolo rari casi di positività degli anticorpi anti-nucleo, come pure rari casi di lupus eritematosus sistemico e molto raramente febbre da farmaco e miopatia tossica.
Si tenga presente inoltre che l'uso dei farmaci beta-bloccanti può provocare, in rari casi, broncospasmo, bradicardia e blocco cardiaco.
Sono state segnalate reazioni di ipersensibilità al prodotto, quali rash, prurito, angioedema, dispnea.
Con l'uso di tiazidici sono state riportate alterazioni cutanee di vario tipo quali porpora, fotosensibilizzazione, esantema e, in rarissimi casi, angioite necrotizzannante e sindrome di Stevens-Johnson.
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L'iperdosaggio da clortalidone può causare nausea, astenia ed alterazioni dell'equilibrio elettrolitico. È essenziale una terapia di supporto per ripristinare la volemia e l'equilibrio elettrolitico.
In caso di iperdosaggio da labetalolo cloridrato ci si dovrebbe attendere intensi effetti cardiovascolari, per esempio ipotensione accentuata sensibile ai cambiamenti posturali e, in qualche caso, bradicardia.
I pazienti devono essere posti in posizione supina se necessario a gambe rialzate per migliorare la circolazione cerebrale. Consigliabili la lavanda gastrica e la provocazione del vomito fino a poche ore dopo l'ingestione del farmaco; vanno somministrati glicosidi cardioattivi e diuretici per fronteggiare l'insufficienza cardiaca ed un broncodilatatore selettivo per via inalatoria contro il broncospasmo.
Per fronteggiare la bradicardia deve essere somministrata atropina, alla dose di 0,25 - 3 mg per via endovenosa.
Per favorire la ripresa della funzione cardiocircolatoria, sarebbe preferibile ricorrere alla noradrenalina per via endovenosa anzichè all'isoprenalina. La dose iniziale di noradrenalina consigliata è 5 -10 mcg per via e.v. da ripetersi, se necessario, in base alla risposta.
In alternativa la noradrenalina può essere somministrata per infusione ad una velocità di 5 mcg al minuto fino al raggiungimento di una risposta soddifacente.
Nel caso di iperdosaggio grave è da preferirsi il glucagone endovena: un bolo iniziale di 5 -10 mg in soluzione fisiologica o con destrosio, eventualmente seguito da un'infusione a 5 mg/ora. In taluni casi può essere necessaria l'elettrostimolazione. È stata segnalata insufficienza renale con oliguria a seguito di iperdosaggio massivo da labetalolo assunto per via orale, in un caso l'aggravamento dell'insufficienza renale è stato attribuito alla dopamina somministrata per il trattamento dell'ipotensione.
L'emodialisi rimuove dal circolo meno dell'1% del labetalolo cloridrato.
Le ricerche di farmacologia sperimentale hanno permesso di evidenziare la favorevole interazione tra le caratteristiche di alfa e beta-bloccante adrenergico proprie del labetalolo e quelle saluretiche proprie del clortalidone nella terapia dellipertensione arteriosa. In particolare l'effetto antiipertensivo dell'associazione risulta graduato, costante e stabile in assenza di significativi effetti collaterali.
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Le ricerche effettuate hanno dimostrato che il labetalolo e il clortalidone non modificano i rispettivi profili farmacocinetici, quando somministrati in associazione. Infatti nell'uomo, dopo distinta somministrazione di labetalolo 200 mg e di Trandiur 200 + 20 mg per os, l'emivita sierica del labetalolo risulta di 6,06 e di 5,45 ore rispettivamente e la concentrazione ematica media misurata nell'intervallo di 8 ore non mostra differenze significative. Durante un'intervallo di 96 ore il clortalidone viene escreto nelle urine in quantità leggermente inferiore, quando è somministrato in associazione (Trandiur 200+20 mg), che non quando è somministrato da solo (clortalidone 20 mg). Tuttavia non vi è differenza significativa nei valori medi dell'emivita (circa 48 e 54 ore rispettivamente).
Le prove di tossicità per somministrazioni ripetuteper os, fino a 240 mg/kg nel ratto albino e a 100 mg/kg nel cane beagle per un periodo di 26 settimane non hanno evidenziato alcuna azione tossica o lesiva sia sistemica che d'organo nelle due specie animali sopraindicate.
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Cellulosa microcristallina, lattosio, magnesio stearato, titanio biossido, sodio stearato, silice colloidale, polivinilpirrolidone, talco, eudragit, glicole propilenico, polisorbato 80, polietilenglicole, sodio citrato, caolino.
Non note.
A confezionamento integro: 36 mesi..
Nessuna.
Compresse in blisters di PVC/alluminio, contenuti in astucci di cartone. 30 compresse ricoperte di 200+20 mg .
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TEOFARMA S.r.l. - Sede: via F.lli Cervi, 8 - 27010 Valle Salimbene (PV)
Stabilimento: viale Certosa 8/A - 27100 Pavia
A.I.C. n.: 024742025.
12 settembre 1983/ giugno 2000
Giugno 2000