Pubblicità
VENLAFAXINA RANBAXY
Ogni compressa contiene 37,5 mg di venlafaxina (equivalenti a 42,413 mg di venlafaxina cloridrato).
Per l’elenco completo degli eccipienti vedere il paragrafo 6.1. Ogni compressa contiene anche lattosio anidro.
Compressa.
Le compresse di Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg sono di color pesca, screziate, non rivestite, a forma di scudo, con inciso “V” e “2” su di un lato e lisce sull’altro lato.
Disturbi depressivi maggiori
Le compresse di Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg sono indicate per il trattamento dei disturbi depressivi maggiori, inclusa la depressione accompagnata da ansia.
Dopo la risposta iniziale, le compresse di Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg sono indicate nella prevenzione delle ricadute dell’episodio iniziale di depressione e per la prevenzione della ricomparsa di nuovi episodi.
Pubblicità
Il trattamento con Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse non deve iniziare prima di 14 giorni dalla sospensione degli inibitori della monoaminossidasi (I-MAO).
Depressione
La dose raccomandata è di 75 mg al giorno suddivisa in due dosi (37,5 mg due volte al giorno). La maggior parte dei pazienti risponde a questa dose. Si raccomanda che la Venlafaxina Ranbaxy compresse sia assunta sempre alla stessa ora del giorno con cibo ed una sufficiente quantità di liquidi.
Se dopo un adeguato periodo di prova e di valutazione fosse richiesto un ulteriore miglioramento clinico, la dose può essere aumentata a 150 mg al giorno suddivisi in due dosi (75 mg due volte al giorno). Vi può essere un aumentato rischio di effetti collaterali alla dosi più elevate e gli aumenti devono essere fatti solo dopo una valutazione clinica e dopo almeno 3-4 settimane di terapia (vedere il paragrafo 4.4). Deve essere mantenuta la più bassa dose efficace.
Nei pazienti più gravemente depressi o ospedalizzati, sotto attenta supervisione medica, la dose giornaliera può essere aumentata fino a 75 mg ogni due o tre giorni, fino al raggiungimento della risposta desiderata. In questi pazienti più gravemente depressi o ospedalizzati che richiedono dosi giornaliere fino a 300 mg o più, il trattamento deve iniziare sotto una supervisione specialistica che comprenda accordi di assistenza integrata e condivisa. La massima dose raccomandata è di 375 mg/die. Successivamente la dose deve essere ridotta gradualmente alla dose minima efficace compatibile con la risposta e la tollerabilità del paziente. Il quantitativo della venlafaxina fornito deve essere limitato per ridurre il rischio di sovradosaggio (vedere il paragrafo 4.4).
Di solito la dose per la prevenzione delle recidive o per la prevenzione della comparsa di un nuovo episodio è simile a quella usata durante l’episodio iniziale. I pazienti devono essere riesaminati regolarmente al fine di valutare il beneficio della terapia a lungo termine.
Pazienti con aumentato rischio di suicidio (vedere anche i paragrafi 4.4 e 4.9)
I pazienti con aumentati fattori di rischio per il suicidio, devono essere attentamente valutati per la presenza o il peggioramento di comportamenti correlati al suicidio (vedere i paragrafi 4.4 e 4.9) e deve loro essere fornito un numero limitato di compresse per ridurre il rischio di sovradosaggio. A questi pazienti deve essere data una fornitura massima per 2 settimane all’inizio del trattamento, durante gli aggiustamenti del dosaggio e fino alla comparsa di un miglioramento.
Pazienti con compromissione renale o epatica
Ai pazienti con compromissione renale o epatica devono essere somministrate dosi più basse di venlafaxina.
La dose totale deve essere ridotta del 25-50% nei pazienti con compromissione renale con una filtrazione glomerulare da 10 a 70 ml/min. Questa dose può essere somministrata una volta al giorno a causa della maggiore emivita della venlafaxina e dell’O-demetil-venlafaxina (ODV) in questi pazienti.
Per i pazienti con compromissione epatica lieve (Tempo di protrombina (PT) < 14 secondi), non sono necessari cambiamenti di dose.
Per i pazienti con compromissione epatica moderata (PT 14-18 secondi), la dose deve essere ridotta del 50%. Tale dose deve essere somministrata una volta al giorno a causa della maggiore emivita della venlafaxina e dell’O-demetil-venlafaxina (ODV) in questi pazienti.
Non sono disponibili dati sufficienti a supportare l’uso di Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse in pazienti con grave compromissione renale (GFR < 10 ml/min.) o grave compromissione epatica (PT > 18 secondi). Nei pazienti con grave compromissione epatica (PT > 18 secondi) la venlafaxina può essere usata con cautela e deve essere considerata una riduzione della dose di oltre il 50%.
La venlafaxina non è indicata in pazienti in emodialisi. La somministrazione deve essere posticipata fino al completamento della sessione di dialisi.
Pazienti anziani
Nessun aggiustamento della dose usuale è raccomandato nei pazienti anziani. Tuttavia, come in ogni terapia, si deve usare cautela nel trattamento degli anziani (ad es. a causa della possibilità di compromissione renale. Vedere anche le raccomandazioni posologiche per la compromissione renale). Deve sempre essere usata la minor dose efficace ed i pazienti devono essere attentamente monitorati quando è richiesto un aumento della dose.
Bambini/Adolescenti
Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse non deve essere usata nel trattamento di bambini ed adolescenti al di sotto di 18 anni.
Studi clinici controllati in bambini ed adolescenti con disturbi depressivi maggiori non ne hanno dimostrato l’efficacia e non supportano l’uso di Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse in questi pazienti (vedere i paragrafi 4.3 “Controindicazioni” e 4.8 “Effetti indesiderati”).
L’efficacia e la sicurezza di Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse in altre indicazioni in bambini ed adolescenti al di sotto di 18 anni non è stata dimostrata.
Mantenimento/continuazione/estensione del trattamento
Il medico deve periodicamente rivalutare l’utilità del trattamento a lungo termine con Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse nei singoli pazienti. In genere si ritiene che gli episodi maggiori di depressione richiedono diversi mesi o più di terapia continua. Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse è risultata efficace durante trattamenti a lungo termine (fino a 12 mesi).
La venlafaxina è risultata efficace nel prevenire ricadute o la comparsa di nuovi episodi nei pazienti che rispondevano alla venlafaxina durante l’episodio iniziale.
Sintomi da astinenza osservati all’interruzione della venlafaxina
L’interruzione improvvisa deve essere evitata (vedere i paragrafi 4.4 “Avvertenze speciali e precauzioni di impiego” e 4.8 “Effetti indesiderati”). Dopo il trattamento con dosi di venlafaxina maggiori di 75 mg per più di una settimana, si raccomanda per l’interruzione della terapia di ridurre gradualmente la dose nell’arco di almeno un’altra settimana. Se dosi più elevate sono state usate per più di 6 settimane si raccomanda una riduzione graduale in un periodo di almeno 2 settimane. Se compaiono sintomi intollerabili dopo una diminuzione della dose o dopo l’interruzione del trattamento, allora può essere considerata la decisione di riprendere la dose precedentemente prescritta. Successivamente il medico potrà continuare a ridurre la dose ma in modo più graduale.
Nota ipersensibilità alla venlafaxina o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Uso concomitante della venlafaxina con I-MAO (vedere il paragrafo “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione”).
La venlafaxina non deve essere usata in pazienti con un rischio di aritmia ventricolare identificato come molto elevato (ad es. quelli con significativa disfunzione ventricolare di classe NYHA III/IV) o con ipertensione non controllata (vedere il paragrafo 4.4).
Glaucoma ad angolo chiuso.
Disturbi della minzione in conseguenza di un’ostruzione del flusso urinario, ed es. disturbi della prostata.
I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficienza di Lapp lattasi o malassorbimento del glucosio-galattosio non devono prendere questo medicinale.
1. Suicidio/ideazione suicidaria. La depressione è associata ad aumentato rischio di pensieri suicidari, autolesionismo e suicidio (suicidio/eventi correlati). Tale rischio persiste fino a che non si verifica una significativa remissione. Poiché possono non verificarsi miglioramenti durante le prime settimane di trattamento o in quelle immediatamente successive, i pazienti devono essere attentamente controllati fino ad avvenuto miglioramento. È esperienza clinica in generale che il rischio di suicidio può aumentare nelle prime fasi del miglioramento.
Altre patologie psichiatriche per le quali la Venlafaxina è prescritta possono anche essere associate ad un aumentato rischio di comportamento suicidario. Inoltre, queste patologie possono essere associate al disturbo depressivo maggiore. Pertanto, quando si trattano pazienti con altre patologie psichiatriche si devono osservare le stesse precauzioni seguite durante il trattamento di pazienti con disturbi depressivi maggiori.
Pazienti con anamnesi positiva per comportamento o pensieri suicidari, o che manifestano un grado significativo di ideazione suicida prima dell’inizio del trattamento, sono noti essere a rischio maggiore di ideazione suicida o di tentativi di suicidio, e devono essere attentamente controllati durante il trattamento. Una meta-analisi degli studi clinici con farmaci antidepressivi controllati con placebo in pazienti con disturbi psichiatrici, ha mostrato un aumento del rischio di comportamento suicida nei pazienti di età inferiore a 25 anni trattati con antidepressivi rispetto al placebo.
La terapia farmacologia con antidepressivi deve essere sempre associata ad una stretta sorveglianza dei pazienti, in particolare di quelli ad alto rischio, specialmente nelle fasi iniziali del trattamento e dopo cambiamenti di dose.
I pazienti (e chi si prende cura di loro) devono essere avvertiti della necessità di monitorare e di riportare immediatamente al proprio medico curante qualsiasi peggioramento del quadro clinico, l’insorgenza di comportamenti o pensieri suicidi o di cambiamenti comportamentali.
2. Sintomi da sospensione osservati in seguito ad interruzione del trattamento con venlafaxina
I sintomi da sospensione osservati quando il trattamento è interrotto sono comuni, in particolare in caso di brusca interruzione (vedere il paragrafo 4.8 “Effetti indesiderati”).
Il rischio di comparsa dei sintomi da sospensione può dipendere da diversi fattori, compresi la durata della terapia, il dosaggio e il tasso di riduzione della dose.
I sintomi da sospensione più frequentemente riportati sono:capogiri, disturbi sensoriali (compresi parestesia e sensazione di scossa elettrica), disturbi del sonno (compresi insonnia e sogni vividi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore, sudorazione, cefalea, diarrea, palpitazioni, instabilità emotiva. Generalmente, l’intensità di tali sintomi è da lieve a moderata, tuttavia in alcuni pazienti può essere grave. In genere compaiono entro i primi giorni di sospensione del trattamento, ma vi sono stati casi molto rari nei quali sono comparsi in pazienti che avevano inavvertitamente saltato una dose. Generalmente tali sintomi sono auto-limitanti e di solito si risolvono entro due settimane, sebbene in alcuni individui possono durare più a lungo (2-3 mesi o più). Si consiglia, pertanto, di ridurre gradualmente la dose di venlafaxina quando si sospende il trattamento, nel corso di un periodo di diverse settimane o mesi, in base alle necessità del paziente (vedere il paragrafo 4.2 “Posologia e modo di somministrazione - Sintomi da sospensione osservati in seguito ad interruzione del trattamento”).
3. Attivazione di mania o ipomania sono state riportate raramente in pazienti trattati con antidepressivi, inclusa la venlafaxina. Come tutti gli antidepressivi, la venlafaxina deve essere usata con cautela nei pazienti con anamnesi di mania.
4. Il trattamento con venlafaxina (specialmente all’inizio ed alla sospensione del trattamento) è stato associato con segnalazioni di aggressività. Pertanto la venlafaxina deve essere usata con cautela nei pazienti con precedenti di comportamento aggressivo.
5. Irrequietezza psicomotoria. L’uso di venlafaxina è stato associato allo sviluppo di irrequietezza psicomotoria, che clinicamente può essere molto simile all’acatisia, caratterizzata da una sensazione spiacevole e angosciante di irrequietezza e necessità di muoversi, accompagnata dall’impossibilità di sedere o stare fermo. Ciò è più probabile che accada entro le prime settimane di trattamento. In pazienti che sviluppano questi sintomi, l’aumento della dose può essere dannoso e può essere necessario rivedere l’uso della venlafaxina.
6. Pazienti con malattie cardiache. La venlafaxina deve essere usata con cautela in pazienti con malattie cardiache accertate che possono aumentare il rischio di aritmia ventricolare (ad es. infarto recente del miocardio) (vedere anche i paragrafi 4.3 e 4.8). I pazienti con anamnesi recente di infarto del miocardio o di disturbi cardiaci instabili, sono stati esclusi dagli studi clinici. Tuttavia, i pazienti con altre malattie cardiache pre-esistenti non sono stati esclusi ma non sono stati analizzati separatamente né valutati sistematicamente. La venlafaxina deve essere usata con cautela in pazienti con aritmie cardiache o ipertensione.
7. Alterazioni significative degli intervalli PR, QRS o QTc sono state osservate raramente in pazienti trattati con la venlafaxina.
8. Aumenti della pressione sanguigna sono stati riportati in modo dose-dipendente, in particolare nei pazienti trattati con dosi giornaliere maggiori di 200 mg (vedere il paragrafo 4.8). Aumenti prolungati della pressione sanguigna possono avere conseguenze negative. Pertanto, si raccomanda la misurazione della pressione nei pazienti trattati con la venlafaxina. Nei pazienti che presentano un prolungato aumento della pressione sanguigna durante il trattamento con la venlafaxina, devono essere considerate o la riduzione della dose o la sospensione della terapia. L’ipertensione pre-esistente deve essere controllata prima del trattamento con la venlafaxina (vedere il paragrafo 4.3). Sono stati riportati casi di aumento della pressione tali da richiedere un trattamento immediato.
9. Le convulsioni sono un rischio potenziale nel trattamento con gli antidepressivi, specialmente in caso di sovradosaggio.
Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse deve essere introdotta con cautela in pazienti con precedenti di convulsioni e deve essere sospesa nei pazienti che presentano convulsioni o in cui vi è un aumento della loro frequenza. Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse deve essere evitata nei pazienti con epilessia instabile, ed i pazienti con epilessia controllata devono essere attentamente monitorati (vedere il paragrafo 4.8).
10. A causa della possibilità di abuso dei farmaci attivi sul SNC, il medico deve valutare il paziente per quanto riguarda i precedenti di abuso di farmaci e seguire da vicino tali pazienti. Studi clinici non hanno mostrato evidenza di comportamento farmaco-dipendente, sviluppo di tolleranza o necessità di aumento della dose nel tempo tra i pazienti che assumono la venlafaxina.
11. Aumenti della frequenza cardiaca possono comparire particolarmente a dosi elevate. Nei pazienti trattati con la venlafaxina è stato riportato un aumento della frequenza cardiaca di circa 4 battiti/min. Si deve usare cautela nei pazienti in cui condizioni concomitanti possono essere compromesse dall’aumento della frequenza cardiaca.
12. La dose deve essere ridotta nei pazienti con compromissione renale da moderata a grave o con cirrosi epatica (vedere i paragrafi 4.2 e 4.5).
13. Ipotensione posturale è stata osservata occasionalmente durante il trattamento con la venlafaxina. I pazienti specialmente se anziani, devono essere allertati per quanto riguarda la possibilità di capogiri o mancanza di equilibrio.
14. L’iponatriemia (di solito negli anziani e probabilmente a causa di una inadeguata secrezione dell’ormone antidiuretico) è stata associata con tutti i tipi di antidepressivi e deve essere presa in considerazione in tutti i pazienti che sviluppano sonnolenza, confusione o convulsioni durante la terapia con antidepressivi.
15. Midriasi è stata riportata in associazione con la venlafaxina; pertanto, i pazienti con aumentata pressione intra-oculare o a rischio di glaucoma ad angolo chiuso devono essere monitorati attentamente.
16. Vi sono state segnalazioni di anomalie del sanguinamento cutaneo, come ecchimosi e porpora, con gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI). Sono state riportate altre manifestazioni emorragiche (ed es. sanguinamenti gastrointestinali e delle membrane mucose). Si consiglia cautela nei pazienti predisposti al sanguinamento a causa di fattori quali età, condizioni mediche o trattamenti concomitanti.
17. Aumenti clinicamente rilevanti del colesterolo sierico sono stati riportati nel 5,3% dei pazienti trattati con la venlafaxina e nello 0,0% di quelli trattati con placebo per almeno 3 mesi. La misurazione del colesterolo deve essere considerata durante il trattamento a lungo termine.
18. La sicurezza e l’efficacia della terapia con la venlafaxina in associazione con agenti dimagranti, inclusa la fentermina, non sono state stabilite. La co-somministrazione della venlafaxina e di agenti dimagranti non è raccomandata. La venlafaxina non è indicata come agente per la perdita di peso, da sola o in associazione con altri prodotti.
19. Come tutti gli SSRI, la venlafaxina deve essere usata con cautela in pazienti già in trattamento con neurolettici, poiché con questa associazione sono stati riportati sintomi indicativi della Sindrome Neurolettica Maligna.
20. La Sindrome da Serotonina è stata raramente riportata con l’uso concomitante di SSRI. Pertanto la venlafaxina non deve essere usata in associazione con SSRI a meno che non sia clinicamente indicata e dietro consiglio di uno specialista.
21. Uso nei bambini e negli adolescenti minori di 18 anni
Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse non deve essere utilizzata per il trattamento di bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni di età.
Comportamenti suicidi (tentativi di suicidio e ideazione suicida) e ostilità (essenzialmente aggressività, comportamento di opposizione e collera) sono stati osservati con maggiore frequenza negli studi clinici effettuati su bambini e adolescenti trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo. Qualora, in base ad esigenze mediche, si prenda la decisione di effettuare comunque il trattamento, il paziente dovrà essere sorvegliato attentamente per quanto concerne la comparsa di sintomi suicidi. Inoltre, non sono disponibili i dati sulla sicurezza a lungo termine per i bambini e gli adolescenti per quanto concerne la crescita, la maturazione e lo sviluppo cognitivo e comportamentale.
22. Uso negli anziani
Si deve usare cautela quando la venlafaxina viene somministrata agli anziani, in particolare se tali pazienti stanno usando diuretici o se comunque soffrono di deplezione del volume, poiché i pazienti anziani sono spesso sensibili agli antidepressivi. Particolare cautela deve essere usata quando si aumenta la dose (vedere il paragrafo 4.2).
23. La venlafaxina deve essere usata con cautela in pazienti con ipertrofia prostatica ed altre condizioni di stenosi dell’apparato gastrointestinale e genito-urinario.
Links sponsorizzati
I-MAO: la co-somministrazione della venlafaxina ed I-MAO è controindicata (vedere il paragrafo 4.4). Reazioni avverse, alcune gravi, sono state riportate quando la terapia con la venlafaxina è iniziata precocemente dopo l’interruzione di un I-MAO e quando un I-MAO è iniziato troppo precocemente dopo l’interruzione della venlafaxina.
Queste reazioni includevano tremore, mioclonia, diaforesi, nausea, vomito, vampate, capogiri, ipertermia con manifestazioni simili alla Sindrome Neurolettica Maligna, convulsioni e morte. Non usare Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse in associazione con I-MAO, o entro 14 giorni dall’interruzione di un I-MAO. Attendere almeno 7 giorni dopo l’interruzione di Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse prima di iniziare la terapia con un I-MAO (vedere anche “Controindicazioni”).
In caso di I-MAO reversibili (ad es. la moclobemide), il periodo tra i trattamenti può essere ridotto a meno di 14 giorni. Tuttavia devono essere presi in considerazione le proprietà farmacologiche delle sostanze ed i dati clinici del paziente.
Farmaci serotoninergici: sulla base del meccanismo d’azione noto per la venlafaxina e del potenziale rischio di Sindrome Serotoninergica, si consiglia cautela quando la venlafaxina è co-somministrata con farmaci che possono influenzare il sistema della neurotrasmissione serotoninergica (come triptani, SSRI o litio) (vedere il paragrafo 4.4).
Litio: sono stati ricevuti rapporti di una interazione tra il litio e la venlafaxina che hanno portato ad un aumento dei livelli di litio.
Imipramina/Desipramina: il metabolismo dell’imipramina e del suo metabolita 2-OH-imipramina non sono stati influenzati dalla venlafaxina, benché la clearance renale totale della 2-idrossidesipramina si sia ridotta e l’AUC e la Cmax della desipramina siano aumentate circa del 35%.
Aloperidolo: in uno studio di farmacocinetica la co-somministrazione della venlafaxina con una singola dose orale di 2 mg di aloperidolo ha portato ad una diminuzione del 42% della clearance renale, un aumento del 70% dell’AUC e del 88% della Cmax per l’aloperidolo. L’emivita di eliminazione è rimasta invariata.
Diazepam: i profili farmacocinetici della venlafaxina e dell’orto-demetil-venlafaxina (ODV) non sono stati significativamente alterati dalla somministrazione di diazepam. La venlafaxina non ha effetto sul profilo farmacocinetico del diazepam o sugli effetti psicomotori o psicometrici indotti dal diazepam.
Clozapina: aumentati livelli di clozapina, associati temporalmente con eventi avversi, tra cui convulsioni, sono stati riportati dopo l’aggiunta della venlafaxina.
Alcool: la venlafaxina ha mostrato di non aumentare la compromissione delle capacità motorie e mentali indotte dall’etanolo. Tuttavia, come per tutti i farmaci attivi sul SNC, i pazienti devono essere informati di evitare il consumo di alcool mentre assumono Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse.
Terapia elettroconvulsivante (ECT): vi è scarsa esperienza clinica dell’uso concomitante della venlafaxina ed ECT. Si raccomanda cautela poiché prolungate convulsioni sono state riportate in concomitanza con antidepressivi SSRI.
Farmaci metabolizzati dagli isoenzimi del Citocromo P450: la principale via di eliminazione per la venlafaxina è attraverso il CYP2D6 e il CYP3A4. La venlafaxina viene primariamente metabolizzata nel suo metabolita attivo ODV dall’enzima CYP2D6 del citocromo P450. Benché il CYP3A4 sia una via minore rispetto al CYP2D6 nel metabolismo della venlafaxina, vi è una potenzialità di interazioni clinicamente significative tra gli inibitori del metabolismo mediato dal CYP3A4 e la venlafaxina; questo potrebbe portare ad un aumento dei livelli plasmatici della venlafaxina nei metabolizzatori lenti del CYP2D6. Pertanto, gli inibitori potenti del CYP3A4 (ad es. ketoconazolo, eritromicina) o le associazioni di farmaci che inibiscono sia il CYP3A4 sia il CYP2D6 devono essere co-somministrati con la venlafaxina solo se strettamente indicati.
Effetti della venlafaxina sul metabolismo di altri farmaci metabolizzati dal citocromo P450: gli studi indicano che la venlafaxina è un inibitore relativamente debole del CYP2D6. La venlafaxina non inibisce: CYP1A2, CYP2C9 o CYP3A4. Questo è stato confermato da studi in vivo con i seguenti farmaci: alprazolam (CYP3A4), caffeina (CYP1A2), carbamazepina (CYP3A4) e diazepam (CYP3A4 e CYP2C19).
Cimetidina: la cimetidina inibisce il metabolismo di primo passaggio della venlafaxina ma non ha un effetto significativo sulla formazione o sull’eliminazione dell’ODV, che è presente in quantità molto maggiore nella circolazione sistemica. Pertanto, non sembra necessario un aggiustamento del dosaggio quando Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse viene co-somministrata con la cimetidina. Nei pazienti anziani o nei pazienti con disfunzioni epatiche l’interazione potrebbe essere potenzialmente più pronunciata, e per tali pazienti è indicato il monitoraggio clinico quando la Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse viene somministrata con la cimetidina.
Indinavir: uno studio farmacocinetico con indinavir ha mostrato una diminuzione del 28% dell’AUC e del 36% della Cmax dell’indinavir. L’indinavir non altera la farmacocinetica della venlafaxina e dell’ODV. Il significato clinico di tale interazione non è noto.
Anticoagulanti: si deve usare cautela durante l’uso concomitante di SSRI selettivi e farmaci anticoagulanti (warfarin, eparina, ecc.), antiaggreganti (FANS, derivati dell’acido acetilsalicilico, ticlopidina, ecc.) o altri medicinali che possono aumentare il rischio di sanguinamento. Si deve usare cautela nei pazienti con disturbi della coagulazione. Il potenziamento degli effetti anticoagulanti, inclusi l’aumento del tempo di protrombina o dell’INR sono stati riportati dopo l’aggiunta della venlafaxina in pazienti che assumevano warfarin..
Erba di S. Giovanni (Hypericum perforatum): l’uso concomitante della venlafaxina con prodotti contenenti l’Erba di S. Giovanni (Hypericum perforatum) può portare ad un potenziamento dell’attività serotoninergica, con una maggior incidenza di reazioni avverse.
Risperidone: durante l’uso concomitante della venlafaxina e del risperidone, la venlafaxina ha aumentato l’AUC del risperdone (+32%), mentre il profilo farmacocinetico del 9-idrossirisperidone del principio attivo (risperidone e 9-OH-risperidone) non è risultato significativamente modificato.
Non vi sono dati adeguati sull’uso della venlafaxina in donne in gravidanza. Studi sugli animali sono insufficienti per quanto riguarda gli effetti sulla gravidanza. Il rischio potenziale sugli esseri umani è sconosciuto. Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse non deve essere usata in gravidanza a meno che non sia chiaramente necessario. Se la venlafaxina viene usata fino a poco prima della nascita, devono essere considerati gli effetti della sua interruzione sul neonato.
Non vi è evidenza che suggerisca che la venlafaxina o il suo metabolita ODV siano escreti nel latte materno. Pertanto, si deve decidere se non allattare al seno o sospendere la venlafaxina.
Anche se la venlafaxina non ha mostrato di avere effetto sulla performance psicomotoria, cognitiva o comportamentale complessa nei volontari sani, tutti i farmaci psicoattivi possono alterare le capacità di giudizio, di pensiero o motorie. Pertanto i pazienti devono essere indotti alla prudenza circa le loro capacità di guidare ed operare macchinari.
Vedere anche Speciali avvertenze e precauzioni di impiego
Gli eventi avversi più comuni osservati in associazione all’uso della venlafaxina negli studi clinici e che sono comparsi più frequentemente di quelli associati al placebo sono: nausea, insonnia, secchezza delle fauci, sonnolenza, capogiri, stitichezza, sudorazione, nervosismo, astenia ed anomalie dell’eiaculazione/orgasmo.
La comparsa della maggior parte di questi eventi avversi era dose-dipendente e nella maggioranza dei casi ne è diminuita l’intensità e la frequenza col passare del tempo. In genere non è stata richiesta la sospensione del trattamento.
Gli eventi avversi osservati con la venlafaxina, sia da studi clinici che da segnalazioni spontanee, sono stati classificati per organi e sistemi ed elencati come: molto comuni (>1/10), comuni (<1/10 e >1/100), non comuni e (<1/100 e >1/1000), rari (<1/1000), molto rari (<1/10.000).
Patologie del sistema emolinfopoietico: non comuni: ecchimosi, sanguinamento delle membrane mucose e di piccole aree dalla cute; rari: prolungamento del tempo di sanguinamento, emorragia, trombocitopenia; molto rari: discrasie ematiche (inclusi agranulocitosi, anemia aplastica, neutropenia e pancitopenia).
Patologie vascolari (vedere il paragrafo “Speciali avvertenze e precauzioni di impiego”): comuni: aumento della pressione sanguigna, ipertensione, vasodilatazione; non comuni: ipotensione/ipotensione posturale.
Patologie cardiache (vedere il paragrafo “Speciali avvertenze e precauzioni di impiego”): comuni: palpitazioni; non comuni: sincope, aritmie (inclusa tachicardia): molto rari: Torsade de Pointes, prolungamento QT, tachicardia ventricolare, fibrillazione atriale e ventricolare.
Patologie gastrointestinali: molto comuni: stitichezza, nausea* (vedere oltre); comuni: anoressia, diminuzione dell’appetito, diarrea, dispepsia, vomito; non comuni: bruxismo, alterazioni del gusto; rari: sanguinamento gastrointestinale; molto rari: pancreatite.
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: molto comuni: astenia, cefalea; comuni: dolore addominale, brividi, febbre; rari: anafilassi.
Disturbi del metabolismo e della nutrizione: comuni: aumento del colesterolo sierico (particolarmente con somministrazioni prolungate e forse con alte dosi (vedere il paragrafo “Speciali avvertenze e precauzioni di impiego”), aumento o perdita di peso; non comuni: iponatriemia, inclusa la SIADH (vedere il paragrafo “Speciali avvertenze e precauzioni di impiego”): aumento degli enzimi epatici** (vedere oltre); rari: epatite; molto rari: aumento della prolattina.
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo: comuni: artralgia, aumento della tensione muscolare, mialgia; non comuni: spasmo muscolare; molto rari: rabdomiolisi.
Patologie del sistema nervoso: molto comuni: capogiri, secchezza delle fauci, insonnia, nervosismo, sedazione, sonnolenza; comuni: sogni anormali, agitazione, ansia, confusione, ipertonia, parestesia, tremore; non comuni: apatia, allucinazioni, mioclono; rari: atassia e disturbi dell’equilibrio e della coordinazione, disturbi della parola inclusa la disartria, mania o ipomania (vedere il paragrafo “Speciali avvertenze e precauzioni di impiego”), effetti simili alla Sindrome Neurolettica Maligna, convulsioni (vedere il paragrafo “Speciali avvertenze e precauzioni di impiego”), sindrome serotoninergica; molto rari: delirio, disturbi extra-piramidali, incluse discinesia e distonia, discinesia tardiva, irrequietezza psicomotoria/acatisia (vedere il paragrafo 4.4 “Speciali avvertenze e precauzioni di impiego”).
Patologie renali e urinarie: comuni: aumentata frequenza della minzione; non comuni: ritenzione urinaria.
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella: molto comuni: anorgasmia, disfunzioni erettili, anomalie dell’eiaculazione/orgasmo; comuni: diminuzione della libido, impotenza, disturbi del ciclo mestruale; non comuni: menorragia; rari: galattorrea.
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche: comuni: dispnea, sbadiglio; molto rari: eosinofilia polmonare.
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: molto comuni: sudorazione (inclusa sudorazione notturna); comuni: prurito, eruzioni cutanee; non comuni: angioedema, eruzioni maculopapulari, orticaria, reazioni da fotosensibilità, alopecia; rari: prurito, eritema multiforme, sindrome di Stevens-Johnson.
Patologie dell’occhio: comuni: anomalie della visione/accomodazione, midriasi; rari: glaucoma ad angolo chiuso.
Patologie dell’orecchio e del labirinto: comuni: tinnito.
Disturbi psichiatrici: frequenza non nota: casi di ideazione e comportamento suicidi sono stati riportati durante la terapia con la venlafaxina o subito dopo l’interruzione del trattamento (vedere il paragrafo 4.4).
Eventi avversi in studi clinici in pediatria
Negli studi clinici pediatrici dei disturbi depressivi maggiori sono stati riportati i seguenti eventi avversi con una frequenza pari almeno al 2% dei pazienti e con un’incidenza almeno doppia del placebo: dolore addominale, dolore toracico, tachicardia, anoressia, perdita di peso, stitichezza, dispnea, nausea, ecchimosi, epistassi, midriasi, mialgia, capogiri, instabilità emotiva, tremore, ostilità ed ideazione suicida.
Sintomi da sospensione osservati in seguito ad interruzione del trattamento della venlafaxina
La sospensione della venlafaxina (particolarmente quando è improvvisa) causa comunemente sintomi da sospensione.
Sono stati riportati: capogiri, disturbi sensoriali (comprese parestesia e sensazione di scossa elettrica), disturbi del sonno (compresi insonnia e sogni vividi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore, sudorazione, cefalea, diarrea, palpitazioni, instabilità emotiva. Altri sintomi da sospensione comprendono: ipomania, nervosismo, confusione, affaticamento, sonnolenza, convulsioni, vertigini, tinnito, secchezza delle fauci ed anoressia.
Generalmente tali sintomi sono da lievi a moderati e auto-limitanti, tuttavia in alcuni pazienti possono essere gravi e durare più a lungo.
Si consiglia una graduale interruzione condotta attraverso una riduzione graduale della dose quando il trattamento con la venlafaxina non è più richiesto (vedere il paragrafo 4.2 “Posologia e modo di somministrazione” e il paragrafo 4.4 “Speciali avvertenze e precauzioni di impiego”).
Note speciali:
* La nausea è più comune all’inizio del trattamento, con un’incidenza che diminuisce nelle prime settimane. La nausea osservata con Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse è di solito da lieve a moderata e raramente causa vomito o richiede la sospensione. L’incidenza aumenta con dosi più elevate, in particolare quando la dose viene aumentata rapidamente.
** Aumenti reversibili degli enzimi epatici sono stati osservati in un piccolo numero di pazienti trattati con venlafaxina. Questi in genere scompaiono alla sospensione della terapia.
Links sponsorizzati
Alterazioni dell’elettrocardiogramma (ad es. prolungamento dell’intervallo QT, blocco fascicolare e di branca, prolungamento dell’intervallo QRS), tachicardia sinusale e ventricolare, bradicardia e convulsioni, ipotensione, vertigini, sindrome serotoninergica ed alterazioni del livello di coscienza (dalla sonnolenza al coma), convulsioni e morte, sono stati riportati in associazione con il sovradosaggio della venlafaxina, di solito in combinazione con alcool e/o altri farmaci del SNC.
Trattamento del sovradosaggio: assicurare un’adeguata ossigenazione e ventilazione delle vie aeree. Si raccomanda il monitoraggio del ritmo cardiaco e dei segni vitali, come misure generali sintomatiche e di supporto. Deve essere considerato l’uso di carbone attivato o della lavanda gastrica. L’induzione dell’emesi non è raccomandata. Non sono noti antidoti specifici per la venlafaxina. Nel trattamento del sovradosaggio deve essere considerata la possibilità di coinvolgimento di farmaci multipli (ad es. assunzione di SSRI ed altri farmaci psicotropi).
L’eliminazione mediante emodialisi della venlafaxina e del suo principale metabolita attivo è lenta, pertanto essi non vengono considerati come dializzabili.
Analisi retrospettive nel Regno Unito hanno riportato il tasso di mortalità per sovradosaggio per milioni di prescrizioni. In queste analisi, il tasso per la venlafaxina è maggiore di quello degli SSRI, ma minore di quello degli antidepressivi triciclici. Queste analisi non erano state aggiustate per i fattori di rischio di suicidio. Uno studio epidemiologico in pazienti inglesi cui erano stati prescritti gli antidepressivi, ha mostrato che la venlafaxina viene prescritta ai pazienti con un maggior carico pre-esistente di fattori di rischio per il suicidio rispetto ai pazienti cui vengono prescritti gli SSRI. Pertanto tali pazienti devono essere attentamente valutati per la presenza o per il peggioramento di comportamenti di tipo suicida (vedere i paragrafi 4.2 e 4.4).
Categoria farmacoterapeutica: altri antidepressivi
Codice ATC: N06AX16
Strutturalmente la venlafaxina è un nuovo antidepressivo che non è chimicamente correlato con i triciclici, quadriciclici o altri agenti antidepressivi disponibili. È un racemo con due enantiomeri attivi.
Si ritiene che il meccanismo dell’azione antidepressiva della venlafaxina nell’uomo, sia associato con il potenziamento dell’attività neurotrasmettitoriale del sistema nervoso centrale.
Studi preclinici hanno dimostrato che la venlafaxina ed il suo maggior metabolita, l’O-demetil-venlafaxina (ODV), sonopotenti inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina e deboli inibitori della ricaptazione di dopamina. Inoltre la venlafaxina e l’ODV riducono la responsività beta-adrenergica negli animali, sia dopo somministrazione acuta (dose singola), che cronica. La venlafaxina e l’ODV risultano equipotenti per quanto riguarda l’attività globale sulla ricaptazione dei neurotrasmettitori.
La venlafaxina non ha virtualmente alcuna affinità, in vitro, per i recettori muscarinici, istaminergici o adrenergici del cervello di ratto. L'attività farmacologica su questi recettori può essere correlata a diversi effetti collaterali visti con altri farmaci antidepressivi, quali gli effetti anticolinergici, sedativi e cardiovascolari.
Links sponsorizzati
La venlafaxina è bene assorbita e subisce un metabolismo di primo passaggio molto elevato. Le concentrazioni plasmatiche medie al picco della venlafaxina variano all’incirca da 33 a 172 ng/ml dopo dosi singole da 25 a 150 mg e vengono raggiunte in circa 2,4 ore. La venlafaxina viene estensivamente metabolizzata nel fegato. L’ODV è il principale metabolita attivo della venlafaxina. L’emivita media di disponibilità della venlafaxina e dell’ODV sono di circa 5 e 11 ore rispettivamente. Le concentrazioni plasmatiche medie al picco dell’ODV variano all’incirca da 61 a 325 ng/ml e vengono raggiunte in circa 4,3 ore. Le concentrazioni plasmatiche della venlafaxina e dell’ODV sono in genere ben correlate con i livelli di dose. La venlafaxina ed ODV sono legati alle proteine plasmatiche rispettivamente per il 27% ed il 30%. L’ODV, altri metaboliti minori della venlafaxina e la venlafaxina non metabolizzata vengono escreti principalmente attraverso i reni.
Studi con la venlafaxina in ratti e topi non hanno rivelato evidenze di carcinogenesi. La venlafaxina non è risultata mutagena in un ampia gamma di test in vitro ed in vivo.
Una riduzione della fertilità è stata osservata in uno studio in cui ratti sia maschi sia femmine erano stati esposti al principale metabolita della venlafaxina (ODV). Tale esposizione era di circa 2-3 volte quella di una dose di 225 mg/die nell’uomo.
Ingredienti intra-granulari:
lattosio anidro, sodio amido glicolato, ferro ossido giallo (E172), ferro ossido rosso (E172), magnesio stearato.
Ingredienti extra-granulari
cellulosa microcristallina, sodio amido glicolato, ferro ossido giallo (E172), ferro ossido rosso (E172), talco purificato, silice colloidale anidra, magnesio stearato.
Non applicabile.
2 anni.
Conservare a temperatura non superiore a 25°C.
Conservare nella confezione originale.
Blister in PVC/Alluminio (confezioni da 28, 30, 56, 60 compresse)
O
Blister in PVC/ACLAR/Alluminio (confezioni da 28, 30, 56, 60 compresse).
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
Il medicinale non utilizzato ed i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente.
RANBAXY ITALIA S.p.A. – Piazza Filippo Meda, 3 – 20121 Milano
Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse – 28 compresse - AIC n° 038431019/M
---
Febbraio 2009