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VENLAFAXINA RANBAXY ITALIA CAPSULE
Venlafaxina Ranbaxy Italia 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato
Ogni capsula rigida a rilascio prolungato contiene 84,85 mg di venlafaxina cloridrato, pari a 75mg di venlafaxina.
Venlafaxina Ranbaxy Italia 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato
Ogni capsula rigida a rilascio prolungato contiene 169,71 mg di venlafaxina cloridrato, pari a 150 mg di venlafaxina.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere il paragrafo 6.1
Capsula rigida a rilascio prolungato.
Venlafaxina Ranbaxy Italia 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato sono capsule di dimensione “1” con testa e corpo rosa opaco con stampigliato in inchiostro nero, RVn sulla testa e 75 sul corpo.
Venlafaxina Ranbaxy Italia 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato sono capsule di dimensione “0” con testa e corpo color caramello opaco con stampigliato in inchiostro nero, RVn sulla testa e 150 sul corpo.
Trattamento degli episodi depressivi maggiori.
Prevenzione della ricomparsa degli episodi depressivi maggiori.
Trattamento del disturbo d’ansia sociale.
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Episodi depressivi maggiori
La dose iniziale consigliata di Venlafaxina Ranbaxy Italia è di 75 mg al giorno, in un’unica somministrazione. I pazienti che non rispondono alla dose iniziale di 75 mg al giorno possono trarre beneficio da incrementi della dose fino a una dose massima di 375 mg al giorno. Gli incrementi della dose possono venire effettuati a intervalli di 2 settimane o più. Se giustificato dal punto di vista clinico a causa della gravità dei sintomi, gli incrementi della dose possono venire effettuati a intervalli più brevi, comunque non inferiori ai 4 giorni.
Dato il rischio di eventi avversi correlati alla dose, gli incrementi della dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere il paragrafo 4.4). Si raccomanda di mantenere la dose minima efficace.
I pazienti devono essere trattati per un sufficiente periodo di tempo, normalmente per parecchi mesi o più. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale. Il trattamento a lungo termine può anche essere appropriato per la prevenzione della ricomparsa dei disturbi depressivi maggiori (MDE). Nella gran parte dei casi, la dose consigliata per la prevenzione della ricomparsa di MDE è uguale a quella usata per l’episodio corrente.
I medicinali antidepressivi devono essere assunti per almeno sei mesi dopo la remissione.
Disturbo d’ansia sociale
La dose consigliata di Venlafaxina Ranbaxy Italia è di 75 mg al giorno, in un’unica somministrazione. Non è provato che dosi superiori apportino un ulteriore beneficio.
Tuttavia, in singoli pazienti che non rispondono alla dose iniziale di 75 mg al giorno, si possono prendere in considerazione incrementi fino a una dose massima di 225 mg al giorno. Gli incrementi della dose possono essere effettuati a intervalli di 2 settimane o più.
Dato il rischio di eventi avversi correlati alla dose, gli incrementi della dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere il paragrafo 4.4). Si raccomanda di mantenere la dose minima efficace.
I pazienti devono essere trattati per un sufficiente periodo di tempo, normalmente per parecchi mesi o più. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale.
Uso nei pazienti anziani
Non è necessario un adattamento specifico della dose di venlafaxina esclusivamente per ragioni di età.Tuttavia, il trattamento negli anziani deve essere effettuato con cautela (per esempio, a causa della possibilità di insufficienza renale, delle potenziale alterazioni della sensibilità e dell’affinità neurotrasmettitoriale che si verificano con l’invecchiamento). Si raccomanda di utilizzare sempre la dose minima efficace e di monitorare attentamente i pazienti qualora risultasse necessario un aumento della dose.
Uso nei bambini e negli adolescenti di età inferiore ai 18 anni
La venlafaxina non è consigliata per l’uso nei bambini e negli adolescenti.
Studi clinici controllati in bambini e adolescenti con disturbo depressivo maggiore non hanno dimostrato l’efficacia né supportano l’uso della venlafaxina in questi pazienti (vedere i paragrafi 4.4 e 4.8).
L’efficacia e la sicurezza della venlafaxina per altre indicazioni nei bambini e negli adolescenti al di sotto di 18 anni non sono state dimostrate.
Uso nei pazienti con insufficienza epatica
Nei pazienti con insufficienza epatica lieve o moderata si deve considerare in generale una riduzione della dose del 50%. Comunque, data la variabilità interindividuale della clearance, può essere consigliabile una dose personalizzata.
Vi sono dati limitati nei pazienti con grave insufficienza epatica. Si consiglia cautela, e si deve prendere in considerazione una riduzione della dose superiore al 50%. Deve essere valutato il potenziale rapporto rischio/beneficio quando si trattano pazienti con grave insufficienza epatica.
Uso nei pazienti con insufficienza renale
Sebbene non sia richiesta una modifica della dose nei pazienti con una velocità di filtrazione glomerulare (VFG) compresa fra 30 e 70 ml/minuto, si raccomanda cautela. Per i pazienti sottoposti a emodialisi e nei pazienti con grave insufficienza renale (VFG < 30 ml/min), la dose deve essere ridotta del 50%. Data la variabilità interindividuale della clearance in questi pazienti, può essere consigliabile una dose personalizzata.
Sintomi da sospensione osservati in seguito a interruzione del trattamento con la venlafaxina
La brusca interruzione deve essere evitata. Quando si interrompe il trattamento con la venlafaxina, si raccomanda una riduzione graduale della dose nell’arco di almeno 1-2 settimane, al fine di ridurre il rischio di reazioni da sospensione (vedere i paragrafi 4.4 e 4.8). Qualora, in seguito alla riduzione della dose o dopo l’interruzione del trattamento, si dovessero manifestare dei sintomi non tollerabili, si può valutare il ripristino della dose prescritta in precedenza. Successivamente il medico potrà continuare a ridurre la dose ma in modo più graduale.
Per uso orale.
Si raccomanda di assumere Venlafaxina Ranbaxy Italia con il cibo, circa alla stessa ora ogni giorno. Le capsule devono essere ingerite intere con del liquido e non devono essere divise, rotte, masticate o sciolte.
Ai pazienti in trattamento con venlafaxina compresse a rilascio immediato può essere prescritta in sostituzione venlafaxina capsule a rilascio prolungato alla dose equivalente più vicina. Per esempio, due dosi al giorno da 37,5 mg di venlafaxina compresse a rilascio immediato possono essere modificate in una singola dose giornaliera da 75 mg di venlafaxina capsule a rilascio prolungato. Possono risultare necessari adeguamenti individuali della dose.
Venlafaxina Ranbaxy Italia contiene sferoidi che rilasciano lentamente il principio attivo nel tratto digestivo. La parte insolubile di tali sferoidi viene eliminata e può essere osservata nelle feci.
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Il trattamento concomitante con inibitori irreversibili delle Monoaminossidasi (IMAO) è controindicato dato il rischio di sindrome serotoninergica, con sintomi quali agitazione, tremore e ipertermia. La venlafaxina non deve essere assunta per almeno 14 giorni dalla interruzione del trattamento con un IMAO irreversibile.
La venlafaxina deve essere interrotta almeno 7 giorni prima di iniziare un trattamento con un IMAO irreversibile (vedere i paragrafi 4.4 e 4.5).
Suicidio/pensieri suicidi o aggravamento clinico
La depressione è associata a un aumento del rischio di pensieri suicidi, autolesionismo e suicidio (eventi correlati al suicidio). Il rischio permane sino a quando non si verifica una remissione significativa. Dato che un miglioramento potrebbe non verificarsi nel corso delle prime settimane o più di trattamento, i pazienti devono essere monitorati attentamente fino a quando non si verifica tale miglioramento. L’esperienza clinica comune evidenzia che il rischio di suicidio può aumentare durante i primi stadi della guarigione.
Altre condizioni psichiatriche per le quali viene prescritta la venlafaxina possono essere associate ad un aumentato rischio di eventi correlati al suicidio. Inoltre, queste condizioni possono presentare co-morbilità con il disturbo depressivo maggiore.
Le stesse precauzioni osservate nel trattamento di pazienti con disturbo depressivo maggiore devono quindi essere osservate quando si trattano pazienti con altri disturbi psichiatrici.
È noto che i pazienti con una storia di eventi correlati al suicidio, o quelli che manifestano un grado significativo di ideazione suicida prima dell’inizio del trattamento, presentino un maggior rischio di pensieri suicidi o di tentativi di suicidio e devono quindi essere monitorati attentamente nel corso del trattamento. Una metanalisi di studi clinici controllati con placebo condotti con farmaci antidepressivi nei pazienti adulti con disturbi psichiatrici ha mostrato un rischio aumentato di comportamento suicida con gli antidepressivi rispetto al placebo nei pazienti sotto i 25 anni di età.
Una stretta sorveglianza dei pazienti, in particolare di quelli ad alto rischio, deve accompagnare la terapia farmacologica, soprattutto nel trattamento iniziale e dopo adeguamenti della dose. I pazienti (e chi se ne prende cura) devono essere messi a conoscenza della necessità di monitorare qualunque peggioramento clinico, comportamento o pensieri suicidi nonché insolite alterazioni del comportamento ed essere avvisati di richiedere subito assistenza medica qualora questi sintomi si presentassero.
Uso nei bambini e negli adolescenti di età inferiore ai 18 anni
Venlafaxina Ranbaxy Italia non deve essere usata nel trattamento dei bambini e degli adolescenti di età inferiore ai 18 anni. Comportamenti suicidi (tentativi di suicidio e ideazione suicida) e ostilità (essenzialmente aggressività, comportamento di opposizione e collera) sono stati osservati con maggiore frequenza negli studi clinici effettuati su bambini e adolescenti trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo. Qualora, in base ad esigenze mediche, dovesse essere presa la decisione di effettuare comunque il trattamento, il paziente deve essere sorvegliato attentamente per la comparsa di sintomi suicidi. Per di più, non sono disponibili dati sulla sicurezza a lungo termine per bambini e adolescenti relativi alla crescita, alla maturazione e allo sviluppo cognitivo e comportamentale.
Sindrome serotoninergica
Come con gli altri agenti serotoninergici, la sindrome serotoninergica, una condizione potenzialmente pericolosa per la vita, può manifestarsi nel corso del trattamento con la venlafaxina, in particolare con l’uso concomitante di altri agenti, quali inibitori-MAO, che possono influenzare i sistemi neurotrasmettitoriali serotoninergici (vedere i paragrafi 4.3 e 4.5).
I sintomi da sindrome serotoninergica possono includere alterazioni dello stato mentale (per esempio, agitazione, allucinazioni, coma), instabilità autonomica (per esempio, tachicardia, pressione sanguigna labile, ipertermia), aberrazioni neuromuscolari (per esempio, iperriflessia, incoordinazione) e/o sintomi gastrointestinali (per esempio, nausea, vomito, diarrea).
Glaucoma ad angolo stretto
Può manifestarsi midriasi in associazione alla venlafaxina. Si raccomanda di monitorare attentamente i pazienti con pressione intraoculare aumentata o a rischio di glaucoma ad angolo stretto (glaucoma ad angolo chiuso).
Pressione sanguigna
Aumenti della pressione sanguigna correlati alla dose sono stati comunemente riportati con la velafaxina. Casi di pressione sanguigna fortemente elevata che richiedono un trattamento immediato sono stati segnalati nell’esperienza post-marketing. Tutti i pazienti devono essere attentamente valutati in merito alla pressione sanguigna elevata e all’ipertensione preesistente prima dell’inizio del trattamento. La pressione sanguigna deve essere controllata periodicamente, dopo l’inizio del trattamento e dopo incrementi della dose. È richiesta cautela nei pazienti le cui condizioni basali possano venire compromesse da aumenti della pressione sanguigna, per esempio quelli con funzione cardiaca alterata.
Frequenza cardiaca
Possono manifestarsi aumenti della frequenza cardiaca, in particolare con le dosi più elevate. È richiesta cautela nei pazienti le cui condizioni di base possano venire compromesse da aumenti della frequenza cardiaca.
Malattia cardiaca e rischio di aritmia
La venlafaxina non è stata studiata nei pazienti con una recente anamnesi di infarto miocardico e malattia cardiaca instabile. Deve pertanto essere usata con cautela in tali pazienti.
Nell’esperienza post-marketing sono state segnalate aritmie cardiache fatali con l’uso della venlafaxina, particolarmente nel caso di sovradosaggio. Si deve valutare il rapporto rischio/beneficio prima di prescrivere la venlafaxina a pazienti ad alto rischio di grave aritmia cardiaca.
Convulsioni
Possono verificarsi convulsioni nel corso della terapia con la venlafaxina. Come per tutti gli antidepressivi, la venlafaxina deve essere introdotta con cautela nei pazienti con precedenti di convulsioni e i pazienti interessati devono essere monitorati attentamente. Il trattamento deve essere interrotto nei pazienti che sviluppano attacchi convulsivi.
Iponatriemia
Casi di iponatriemia e/o della sindrome di inappropriata secrezione dell’ormone antidiuretico (SIADH) possono verificarsi con la venlafaxina. Sono stati maggiormente segnalati in pazienti con deplezione volumetrica o disidratati. I pazienti anziani, i pazienti che assumono diuretici e i pazienti con deplezione volumetrica di altra natura possono essere a maggior rischio di tale evento.
Sanguinamento anomalo
I farmaci che inibiscono la ricaptazione della serotonina possono determinare una ridotta funzione piastrinica. Il rischio di sanguinamento della cute e delle mucose, inclusa una emorragia gastrointestinale, può essere maggiore nei pazienti che assumono la venlafaxina. Come con gli altri inibitori della ricaptazione della serotonina, la venlafaxina deve essere usata con cautela nei pazienti predisposti al sanguinamento, inclusi i pazienti in terapia con glu anticoagulanti e gli inibitori piastrinici.
Colesterolo serico
Aumenti del colesterolo serico clinicamente significativi sono stati riportati nel 5,3% dei pazienti trattati con la venlafaxina e nello 0,0% dei pazienti trattati con placebo per almeno 3 mesi nell’ambito di studi clinici controllati con placebo. Nel trattamento a lungo termine si deve prendere in considerazione la misura dei livelli di colesterolo serico.
Co-somministrazione con agenti dimagranti
La sicurezza e l’efficacia della terapia con la venlafaxina in associazione ad agenti dimagranti, inclusa la fentermina, non sono state studiate. La co-somministrazione della venlafaxina con agenti dimagranti è sconsigliata. La venlafaxina non è indicata per perdere peso né da sola né in associazione con altri prodotti.
Mania/ipomania
Mania/ipomania può verificarsi in una piccola parte di pazienti con disturbi dell’umore che hanno assunto antidepressivi, inclusa la venlafaxina. Come con gli altri antidepressivi, la venlafaxina deve essere usata con cautela nei pazienti con precedenti o familiarità di disturbo bipolare.
Aggressività
Aggressività può manifestarsi in un piccolo numero di pazienti che hanno assunto degli antidepressivi, inclusa la venlafaxina. Ciò è stato riportato all’inizio, dopo modifiche della dose e all’interruzione del trattamento.
Come con gli altri antidepressivi, la venlafaxina deve essere usata con cautela nei pazienti con precedenti di aggressività.
Interruzione del trattamento
Sintomi da sospensione sono comuni in caso di interruzione del trattamento, in particolare se l’interruzione è brusca (vedere il paragrafo 4.8). Negli studi clinici, eventi avversi osservati in seguito all’interruzione del trattamento (in fase di riduzione graduale o dopo la riduzione graduale) si sono manifestati circa nel 31% dei pazienti trattati con la venlafaxina e circa nel 17% dei pazienti trattati con placebo.
Il rischio dei sintomi da sospensione può dipendere da vari fattori, inclusi la durata e la dose della terapia e la velocità della riduzione della dose. Capogiri, disturbi sensoriali (inclusa parestesia), disturbi del sonno (inclusi insonnia e sogni vividi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore e cefalea sono le reazioni riportate più comunemente. In generale, questi sintomi sono da lievi a moderati; tuttavia, in alcuni pazienti possono essere di grave intensità. Si manifestano di solito entro i primi giorni dall’interruzione del trattamento, ma ci sono state segnalazioni molto rare di tali sintomi in pazienti che avevano inavvertitamente saltato una dose. Generalmente, i sintomi sono autolimitanti e scompaiono normalmente entro 2 settimane, anche se in alcuni soggetti possono essere prolungati (2-3 mesi o più). Quando si interrompe il trattamento, si raccomanda pertanto di diminuire gradualmente la dose di venlafaxina nell’arco di parecchie settimane o mesi, in base alle necessità del paziente (vedere il paragrafo 4.2).
Acatisia/irrequietezza psicomotoria
L’uso di venlafaxina è stato associato allo sviluppo di acatisia, caratterizzata da irrequietezza soggettivamente sgradevole o angosciante e dalla necessità di muoversi spesso accompagnata dall’incapacità di restare seduti o di stare fermi. Si manifesta più verosimilmente durante le prime settimane di trattamento. Nei pazienti che sviluppano questi sintomi, un aumento della dose può risultare dannoso.
Secchezza delle fauci
La secchezza delle fauci è stata riportata nel 10% dei pazienti trattati con la venlafaxina. Ciò può aumentare il rischio di carie e i pazienti devono venire avvisati dell’importanza dell’igiene dentale.
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Inibitori delle monoaminossidasi (IMAO)
IMAO irreversibili non selettivi
La venlafaxina non deve essere usata in associazione con gli IMAO irreversibili non selettivi. Almeno 14 giorni devono trascorrere dall’interruzione del trattamento con un IMAO irreversibile non selettivo prima di iniziare quello con la venlafaxina. Almeno 7 giorni devono trascorrere dall’interruzione del trattamento con la venlafaxina prima di iniziare quello con un IMAO irreversibile non selettivo (vedere i paragrafi 4.3 e 4.4).
IMAO reversibile selettivo (moclobemide)
Dato il rischio di sindrome serotoninergica, l’associazione della venlafaxina con un IMAO reversibile e selettivo, come moclobemide, non è raccomandata. In seguito al trattamento con un IMAO reversibile, può trascorrere un periodo di sospensione inferiore ai 14 giorni prima di iniziare il trattamento con la venlafaxina. Si raccomanda di lasciar passare almeno 7 giorni dall’interruzione del trattamento con la venlafaxina prima di iniziare quello con un IMAO reversibile (vedere il paragrafo 4.4).
IMAO reversibile non selettivo (linezolid)
L’antibiotico linezolid è un debole IMAO reversibile e non selettivo e non deve venire somministrato a pazienti in trattamento con la venlafaxina (vedere il paragrafo 4.4).
Sono state segnalate gravi reazioni avverse in pazienti che avevano recentemente interrotto la terapia con un IMAO e iniziato quella con la venlafaxina o avevano recentemente interrotto la terapia con la venlafaxina e iniziato quella con un IMAO. Tali reazioni includevano tremore, mioclonia, diaforesi, nausea, vomito, vampate, capogiri e ipertermia con manifestazioni simili alla sindrome neurolettica maligna, attacchi convulsivi e morte.
Sindrome serotoninergica
Come con gli altri agenti serotoninergici, la sindrome serotoninergica può manifestarsi nel corso del trattamento con la venlafaxina, in particolare con l’uso concomitante di altri agenti che possono influenzare i sistemi neurotrasmettitoriali serotoninergici (inclusi i triptani, i SSRI, i SNRI, il litio, la sibutramina, il tramadolo o l’Erba di San Giovanni (Hypericum Perforatum)), con agenti medicinali che possono compromettere il metabolismo della serotonina (inclusi gli IMAO), o con precursori della serotonina (quali gli integratori di triptofano).
Se il trattamento concomitante della venlafaxina con un SSRI, un SNRI oppure un agonista del recettore della serotonina (triptano) è giustificato dal punto di vista clinico, si consiglia di tenere il paziente sotto stretta osservazione, in particolare all’inizio del trattamento e quando si effettuano incrementi della dose. L’uso concomitante della venlafaxina e di precursori della serotonina (quali gli integratori di triptofano) è sconsigliato (vedere il paragrafo 4.4).
Sostanze attive sul SNC
Il rischio dell’uso della venlafaxina in associazione con altre sostanze attive sul SNC non è stato studiato in modo sistematico. Si consiglia pertanto di osservare cautela quando si assume la venlafaxina is associazione con altre sostanze attive sul SNC.
Etanolo
È stato dimostrato che la venlafaxina non aumenta il deterioramento delle capacità mentali o motorie causato dall’etanolo. Comunque, come con tutte le altre sostanze attive sul SNC, i pazienti devono essere avvisati di evitare il consumo di alcolici.
Effetto di altri farmaci sulla venlafaxina
Ketoconazolo (inibitore del CYP3A4)
Uno studio di farmacocinetica con il ketoconazolo nei metabolizzatori estensivi (EM) e nei metabolizzatori poveri (PM) del CYP2D6 ha mostrato una maggiore AUC della venlafaxina (70% e 21%, rispettivamente nei soggetti PM ed EM per CYP2D6) e della O‑desmetilvenlafaxina (33% e 23%, rispettivamente nei soggetti PM ed EM per CYP2D6) in seguito alla somministrazione del ketoconazolo. L’uso concomitante di inibitori del CYP3A4 (per esempio, atazanavir, claritromicina, indinavir, itraconazolo, voriconazolo, posaconazolo, ketoconazolo, nelfinavir, ritonavir, saquinavir, telitromicina) e della venlafaxina può aumentare i livelli di venlafaxina e O‑desmetilvenlafaxina. Si raccomanda pertanto di osservare cautela se la terapia di un paziente include contemporaneamente un inibitore del CYP3A4 e venlafaxina.
Effetto della venlafaxina su altri farmaci
Litio
Può verificarsi sindrome serotoninergica nel caso di uso concomitante della venlafaxina e del litio (vedere Sindrome serotoninergica).
Diazepam
La venlafaxina non ha alcun effetto sulla farmacocinetica e sulla farmacodinamica del diazepam e del suo metabolita attivo, il demetildiazepam. Sembra che il diazepam non influenzi la farmacocinetica né della venlafaxina né della O‑demetilvenlafaxina. Non è noto se vi sia un’interazione farmacocinetica e/o farmacodinamica con altre benzodiazepine.
Imipramina
La venlafaxina non ha influenzato la farmacocinetica dell’imipramina e della 2‑OH‑imipramina. Si è verificato un aumento correlato alla dose della AUC della 2‑OH‑desipramina da 2,5 a 4,5 volte quando si somministravano da 75 mg a 150 mg al giorno di venlafaxina. L’imipramina non ha influenzato la farmacocinetica della venlafaxina e della O‑demetilvenlafaxina.L’importanza clinica di questa interazione non è nota. Si deve osservare cautela nel co-somministrare la venlafaxina e l’imipramina.
Aloperidolo
Uno studio di farmacocinetica con l’aloperidolo ha mostrato una diminuzione del 42% nella clearance renale, un aumento del 70% dell’AUC e un aumento dello 88% della Cmax ma nessuna variazione dell’emivita per l’aloperidolo. Ciò deve essere tenuto in considerazione nei pazienti trattati contemporaneamente con l’aloperidolo e la venlafaxina. L’importanza clinica di questa interazione non è nota.
Risperidone
La venlafaxina ha aumentato la AUC del risperidone del 50% senza alterare significativamente il profilo farmacocinetico della frazione attiva totale (risperidone più 9‑idrossirisperidone). L’importanza clinica di questa interazione non è nota.
Metoprololo
La somministrazione concomitante della venlafaxina e del metoprololo a volontari sani in uno studio di interazioni farmacocinetiche per entrambi i medicinali ha determinato un aumento di circa il 30-40% delle concentrazioni plasmatiche del metoprololo, senza alterare le concentrazioni plasmatiche del suo metabolita attivo, α‑idrossimetoprololo. L’importanza clinica di questa evidenza nei pazienti ipertesi non è nota. Il metoprololo non alterava il profilo farmacocinetico della venlafaxina o del suo metabolita attivo, l’O‑demetilvenlafaxina. Si deve osservare cautela nel co-somministrare la venlafaxina e il metoprololo.
Indinavir
Uno studio di farmacocinetica con l’indinavir ha mostrato una diminuzione del 28% della AUC e del 36% della Cmax dell’indinavir. L’indinavir non influenzava la farmacocinetica della venlafaxina e della O-demetilvenlafaxina. L’importanza clinica di questa interazione non è nota.
Gravidanza
Non esistono dati adeguati in merito all’uso della venlafaxina nelle donne in gravidanza.
Studi su animali hanno evidenziato una tossicità riproduttiva (vedere il paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per gli esseri umani non è noto. La venlafaxina deve essere somministrata alle donne in stato di gravidanza soltanto se i benefici potenziali sono superiori a qualsiasi possibile rischio.
Come con gli altri inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI/SNRI), possono manifestarsi sintomi da sospensione nei neonati se la venlafaxina viene usata fino al momento o fino a poco prima del parto. Alcuni neonati esposti alla venlafaxina nell’ultima parte del terzo trimestre hanno sviluppato delle complicazioni che hanno richiesto alimentazione intubata, supporto respiratorio o ospedalizzazione prolungata. Tali complicazioni possono insorgere immediatamente dopo il parto.
I seguenti sintomi possono venire osservati nei neonati le cui madri hanno assunto un SSRI/SNRI nell’ultimo periodo della gravidanza: irritabilità, tremore, ipotonia, pianto persistente e difficoltà a succhiare o nel dormire. Questi sintomi possono essere dovuti o agli effetti serotoninergici o ai sintomi da esposizione. Nella maggioranza dei casi, queste complicazioni sono state osservate immediatamente dopo il parto o entro le prime 24 ore dal parto.
Allattamento
La venlafaxina e il suo metabolita attivo, l’O‑demetilvenlafaxina, sono escreti nel latte materno. Non può essere escluso un rischio a carico del neonato. Si deve pertanto scegliere se continuare/interrompere l’allattamento al seno o continuare/interrompere la terapia con Venlafaxina Ranbaxy Italia, valutando i benefici dell’allattamento al seno per il bambino rispetto ai benefici della terapia con Venlafaxina Ranbaxy Italia per la madre.
Qualsiasi medicinale psicoattivo può indebolire le capacità motorie, di giudizio o di pensiero. I pazienti che assumono la venlafaxina devono quindi essere avvisati di usare cautela nel guidare veicoli od azionare macchinari pericolosi.
Le reazioni avverse più comunemente riportate (>1/10) negli studi clinici erano nausea, secchezza delle fauci, cefalea e sudorazione (inclusa sudorazione notturna).
Le reazioni avverse sono elencate di seguito per sistemi/organi e per frequenza.
Le frequenze sono definite come: molto comune (≥1/10), comune (da ≥1/100 a <1/10), non comune (da ≥1/1000 a <1/100), raro (da ≥1/10.000 a <1/1000), non noto (non stimabili dai dati disponibili).
Sistema | Molto comuni | Comuni | Non comuni | Rari | Non noto |
Patologie del sistema emolinfopoietico | | | Ecchimosi, emorragia gastrointestinale | | Sanguinamento delle membrane, tempo di sanguinamento prolungato, trombocitopenia, discrasie ematiche (incluse agranulocitosi, anemia aplastica, neutropenia e pancitopenia) |
Disturbi del metabolismo e della nutrizione | | Aumento del colesterolo serico, perdita di peso | Aumento di peso | | Test anomali di funzionalità epatica, iponatriemia, epatite, sindrome di inappropriata secrezione dell’ormone antidiuretico (SIADH), aumento della prolattina |
Patologie del sistema nervoso | Secchezza delle fauci (10,0%), cefalea (30,3%)* | Sogni anomali, diminuzione della libido, capogiri, tono muscolare aumentato (ipertonia), insonnia, nervosismo, parestesia, sedazione, tremore, confusione, depersonalizzazione | Apatia, allucinazioni, mioclonia, agitazione, coordinazione ed equilibrio deteriorati | Acatisia, irrequietezza psicomotoria, convulsioni, reazione maniacale | Sindrome neurolettica maligna (NMS), sindrome serotoninergica, delirio, reazioni extrapiramidali incluse distonia e discinesia), discinesia tardiva, ideazione e comportamenti suicidi** |
Patologie dell’occhio | | Anomalie di accomodazione, midriasi, disturbo visivo | | | Glaucoma ad angolo chiuso |
Patologie dell’orecchio e del labirinto | | | Tinnito | | |
Patologie vascolari | | Ipertensione, vasodilatazione (per lo più vampate/rossori) | Ipotensione ortostatica | | Ipotensione |
Patologie cardiache | | Palpitazioni | Sincope, tachicardia | | Prolungamento intervallo QT, fibrillazione ventricolare, tachicardia ventricolare (inclusa torsione di punta) |
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche | | Sbadigli | | | Eosinofilia polmonare |
Patologie gastrointestinali | Nausea (20,0%) | Diminuzione appetito (anoressia), stipsi, vomito | Bruxismo, diarrea, alterazioni del gusto | | Pancreatite |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | Sudorazione (inclusa sudorazione notturna) [12,2%] | | Eruzione cutanea, alopecia | | Eritema multiforme, necrolisi epidermica tossica, sindrome di Stevens-Johnson prurito, orticaria |
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo | | | | | Rabdomiolisi |
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella | | Anomalia di eiaculazione/orgasmo (uomini), anorgasmia, disfunzione erettile (impotenza), disturbi mestruali associati a sanguinamento aumentato o a sanguinamento irregolare (per es. menorragia, metrorragia) | Anomalie dell’orgasmo (donne) | | |
Patologie renali e urinarie | | Difficoltà ad urinare (per lo più esitazione), pollachiuria | Ritenzione urinaria | | |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | | Astenia (affaticamento), brividi | Reazione di fotosensibilità | | Anafilassi |
* In studi clinici aggregati, l’incidenza della cefalea era del 30,3% con la venlafaxina rispetto al 31,3% con il placebo.
**Casi di ideazione suicida e di comportamenti suicidi sono stati segnalati nel corso della terapia con la venlafaxina o poco dopo l’interruzione del trattamento (vedere il paragrafo 4.4).
L’interruzione del trattamento con la venlafaxina (in particolare se brusca) induce normalmente dei sintomi da sospensione. Capogiri, disturbi sensoriali (inclusa parestesia), disturbi del sonno (inclusi insonnia e sogni vividi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore, cefalea e sindrome influenzale sono le reazioni segnalate più comunemente. Questi eventi sono normalmente da lievi a moderati e autolimitanti: tuttavia, in alcuni pazienti, essi possono essere gravi e/o prolungati. Si raccomanda pertanto, quando il trattamento con la velafaxina non è più necessario, di diminuire gradualmente la dose (vedere i paragrafi 4.2 e 4.4).
Pazienti pediatrici
In generale, il profilo delle reazioni avverse della venlafaxina (negli sudi clinici controllati con placebo) nei bambini e negli adolescenti (dai 6 ai 17 anni di età) era simile a quello osservato negli adulti. Come con gli adulti, sono stati osservati diminuzione dell’appetito, perdita di peso, pressione sanguigna aumentata e colesterolo serico aumentato (vedere il paragrafo 4.4).
Negli studi clinici pediatrici è stata osservata la reazione avversa di ideazione suicida. Ci sono anche state maggiori segnalazioni di ostilità e, soprattutto nel disturbo depressivo maggiore, di autolesionismo.
In particolare, nei pazienti pediatrici sono state osservate le seguenti reazioni avverse: dolore addominale, agitazione, dispepsia, ecchimosi, epistassi e mialgia.
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Nell’esperienza post-marketing, il sovradosaggio di venlafaxina è stato prevalentemente riportato in associazione ad alcool e/o ad altri medicinali. Gli eventi più comunemente segnalati nel sovradosaggio includono tachicardia, alterazioni del livello di coscienza (dalla sonnolenza al coma), midriasi, convulsioni e vomito. Altri eventi riportati includono variazioni dell’elettrocardiogramma (per esempio, prolungamento dell’intervallo QT, blocco di branca, prolungamento del QRS), tachicardia ventricolare, bradicardia, ipotensione, vertigini e morte.
Studi retrospettivi pubblicati riportano che il sovradosaggio di venlafaxina può essere associato a un maggiore rischio di prognosi infausta rispetto a quello osservato con i farmaci antidepressivi SSRI, ma inferiore a quello osservato con gli antidepressivi triciclici. Studi epidemiologici hanno mostrato che i pazienti trattati con la venlafaxina hanno un carico superiore di fattori di rischio di suicidio rispetto ai pazienti trattati con SSRI. Il grado in cui l’evidenza di un maggior rischio di prognosi infausta può essere attribuita alla tossicità della venlafaxina nel sovradosaggio, rispetto ad alcune caratteristiche dei pazienti trattati con la venlafaxina, non è chiaro. Al fine di ridurre il rischio di sovradosaggio, le prescrizioni di venlafaxina devono prevedere la quantità minima del medicinale coerentemente con una buona gestione del paziente.
Trattamento consigliato
Si raccomandano misure di supporto e sintomatiche; la frequenza cardiaca e i segni vitali devono essere monitorati. In presenza del rischio di aspirazione, si raccomanda di non indurre il vomito. La lavanda gastrica può essere indicata se effettuata subito dopo l’ingestione o nei pazienti sintomatici. Anche la somministrazione di carbone attivo può limitare l’assorbimento del principio attivo. La diuresi forzata, la dialisi, l’emoperfusione e la trasfusione di scambio sono di dubbio beneficio. Non è noto alcun antidoto per la venlafaxina.
Categoria farmacoterapeutica: Altri antidepressivi – codice ATC: NO6A X16.
Si ritiene che il meccanismo dell’azione antidepressiva della venlafaxina nell’uomo sia correlato alla sua capacità di potenziare l’attività neurotrasmettitoriale nel sistema nervoso centrale. Studi preclinici hanno mostrato che la venlafaxina e il suo principale metabolita, l’O-demetilvenlafaxina (ODV), sono inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina. Inoltre, la venlafaxina inibisce debolmente la ricaptazione della dopamina. La venlafaxina e il suo metabolita attivo riducono la responsività β-adrenergica sia dopo una somministrazione acuta (dose singola) che cronica. La venlafaxina e l’ODV sono molto simili per quanto riguarda la loro attività generale sulla ricaptazione neurotrasmettitoriale e sul legame recettoriale.
In vitro, la venlafaxina non ha virtualmente alcuna affinità per i recettori muscarinici, colinergici, H1-istaminergici o α1-adrenergici nel cervello di ratti. L’attività farmacologica in corrispondenza di questi recettori può essere correlata a vari effetti collaterali osservati con altri farmaci antidepressivi, quali gli effetti anticolinergici, sedativi e cardiovascolari.
La venlafaxina non possiede attività inibitoria nei confronti delle Monoaminossidasi (MAO).
Studi in vitro hanno rivelato che la venlafaxina non ha virtualmente alcuna affinità per i recettori oppiacei o benzodiazepinici.
Episodi depressivi maggiori
L’efficacia della venlafaxina a rilascio immediato come trattamento dei disturbi depressivi maggiori è stata dimostrata in 5 studi randomizzati a breve termine, in doppio cieco e controllati con placebo, della durata di 4-6 settimane, con dosi fino a 375 mg/die. L’efficacia della venlafaxina a rilascio prolungato come trattamento dei disturbi depressivi maggiori è stata constatata in 2 studi a breve termine, controllati con placebo, della durata di 8-12 settimane a dosi comprese tra 75 e 225 mg/die.
In uno studio a lungo termine, i pazienti ambulatoriali adulti che avevano risposto nel corso di uno studio in aperto di 8 settimane con la venlafaxina a rilascio prolungato (75, 150, o 225 mg) sono stati randomizzati per continuare con la stessa dose di venlafaxina a rilascio prolungato o con placebo per un periodo fino a 26 settimane di osservazione per la comparsa di recidive.
In un secondo studio a lungo termine, l’efficacia della venlafaxina nella prevenzione della ricomparsa degli episodi depressivi per un periodo di 12 mesi è stata constatata in uno studio clinico in doppio cieco, controllato con placebo, in pazienti ambulatoriali adulti che avevano risposto al trattamento con la venlafaxina (100-200 mg/die, somministrati due volte al giorno) in occasione dell’ultimo episodio di depressione.
Disturbo d’ansia sociale
L’efficacia di venlafaxina capsule a rilascio prolungato come trattamento per il disturbo d’ansia sociale è stata constatata in quattro studi di 12 settimane in doppio cieco, a gruppi paralleli, multicentrici, controllati con placebo, a dose fissa/variabile e in uno studio di 6 mesi in doppio cieco, a gruppi paralleli, controllato con placebo, a dose variabile in pazienti adulti. Ai pazienti sono state somministrate dosi che variavano da 75 a 225 mg/die. Nello studio di 6 mesi, non è emersa alcuna evidenza di una maggiore efficacia del gruppo da 150 a 225 mg/die rispetto al gruppo da 75 mg/die.
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La venlafaxina viene ampiamente metabolizzata, prevalentemente nel suo metabolita attivo O-demetilvenlafaxina (ODV). Le emivite medie ± SD della venlafaxina e dell’ODV sono rispettivamente di 5±2 ore e di 11±2 ore. Le concentrazioni allo stato stazionario della venlafaxina e dell’ODV sono raggiunte entro 3 giorni dall’inizio della terapia orale con dosi ripetute. La venlafaxina e l’ODV presentano una cinetica lineare per dosi comprese fra 75 e 450 mg/die.
Assorbimento
Almeno il 92% della singole dosi orali di venlafaxina a rilascio immediato viene assorbito. La biodisponibiltà assoluta è del 40-45% a causa del metabolismo presistemico. In seguito alla somministrazione di venlafaxina a rilascio immediato, le concentrazioni plasmatiche massime della venlafaxina e dell’ODV si verificano rispettivamente dopo 2 e 3 ore. In seguito alla somministrazione di venlafaxina a rilascio prolungato, le concentrazioni plasmatiche massime della venlafaxina e dell’ODV sono raggiunte rispettivamente entro 5,5 e 9 ore. Quando dosi giornaliere uguali di venlafaxina sono state somministrate o sotto forma di compressa a rilascio immediato o di capsula a rilascio prolungato, la capsula a rilascio prolungato fornisce una velocità di assorbimento inferiore, ma lo stesso grado di assorbimento, rispetto alla compressa a rilascio immediato. Il cibo non influenza la biodisponibilità della venlafaxina e dell’ODV.
Distribuzione
A concentrazioni terapeutiche, la venlafaxina e l’ODV si legano in grado minimo alle proteine plasmatiche umane (rispettivamente, 27% e 30%). In seguito a somministrazione endovenosa, il volume di distribuzione allo stato stazionario della venlafaxina è di 4,4±1,6 L/kg.
Metabolismo
La venlafaxina viene sottoposta a un estensivo metabolismo epatico. Studi in vitro e in vivo indicano che la venlafaxina viene trasformata nel proprio metabolita attivo primario, ODV, dal CYP2D6. Studi in vitro e in vivo indicano che la venlafaxina viene metabolizzata a un metabolita minore e meno attivo, N‑demetilvenlafaxina, dal CYP3A4. Studi in vitro e in vivo indicano che la venlafaxina è un debole inibitore del CYP2D6. La venlafaxina non inibiva CYP1A2, CYP2C9, né CYP3A4.
Eliminazione
La venlafaxina e i suoi metaboliti vengono escreti principalmente a livello renale. Circa l’87% di una dose di venlafaxina è recuperato nelle urine entro 48 ore sotto forma di venlafaxina non modificata (5%), ODV non coniugata (29%), ODV coniugata (26%) o di altri metaboliti inattivi minori (27%). Le clearance plasmatiche medie± SD allo stato stazionario della venlafaxina e dell’ODV sono rispettivamente di 1,3±0,6 L/h/kg e di 0,4±0,2 L/h/kg.
>Popolazioni speciali
Età e sesso
L’età e il sesso dei pazienti non influenzano significativamente la farmacocinetica della venlafaxina e dell’ODV.
Metabolizzatori estensivi/poveri del CYP2D6
Le concentrazioni plasmatiche della venlafaxina sono più alte nei metabolizzatori poveri del CYP2D6 piuttosto che nei suoi metabolizzatori estensivi. Poiché l’esposizione totale (AUC) della venlafaxina e dell’ODV è simile nei metabolizzatori poveri e in quelli estensivi, non sussiste la necessità di adottare diversi regimi di dose di venlafaxina per questi due gruppi.
Pazienti con insufficienza epatica
Le emivite della venlafaxina e dell’ODV sono risultate essere prolungate in soggetti con punteggio di Child-Pugh A (con insufficienza epatica lieve) e punteggio di Child-Pugh B (con insufficienza epatica moderata), rispetto a soggetti normali. La clearance orale sia della venlafaxina che dell’ODV era ridotta. È stato rilevato un ampio grado di variabilità interindividuale. Vi sono dati limitati nei pazienti con grave insufficienza epatica (vedere il paragrafo 4.2).
Pazienti con insufficienza renale
Nei pazienti dializzati, l’emivita di eliminazione della venlafaxina risultava prolungata di circa il 180% e la clearance ridotta di circa il 57% rispetto a soggetti normali, mentre l’emivita di eliminazione della ODV era prolungata di circa il 142% e la clearance ridotta di circa il 56%. L’adattamento della dose è richiesto nei pazienti con grave insufficienza renale e nei pazienti che necessitano di emodialisi (vedere il paragrafo 4.2).
Studi condotti con la venlafaxina nel ratto e nel topo non hanno evidenziato carcinogenesi. La venlafaxina non è risultata essere mutagena in un’ampia serie di test in vitro e in vivo.
Studi su animali riguardanti la tossicità riproduttiva hanno riscontrato nel ratto una diminuzione del peso dei cuccioli, un aumento del numero di cuccioli nati morti e un aumento della mortalità tra i cuccioli nei primi 5 giorni di allattamento. La causa di queste morti non è nota. Gli effetti si manifestavano ad una dose di 30 mg/kg/die, 4 volte superiore alla dose giornaliera nell’uomo di 375 mg di venlafaxina (su una base di mg/kg). La dose che non provocava effetti era pari ad 1,3 volte la dose nell’uomo. Il rischio potenziale per l’uomo non è noto.
È stata osservata una fertilità ridotta in uno studio in cui i ratti sia maschi che femmine erano esposti all’ODV. L’esposizione era pari circa a 1-2 volte quella della dose di venlafaxina nell’uomo di 375 mg/die. L’importanza per l’uomo di questa evidenza non è nota.
Composizione del nucleo degli sferoidi
Cellulosa microcristallina
Ipromellosa.
Rivestimento a rilascio prolungato
Etilcellulosa
Povidone (K 30)
Triacetina
Talco.
Venlafaxina Ranbaxy Italia 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato
Involucro della capsula: rosa opaco
Corpo
Ferro ossido rosso (E 172)
Titanio diossido (E171)
Gelatina
Sodio laurilsolfato.
Testa
Ferro ossido rosso (E 172)
Titanio diossido (E171)
Gelatina
Sodio laurilsolfato.
Venlafaxina Ranbaxy Italia 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato
Involucro della capsula: caramello opaco
Corpo
Ferro ossido rosso (E172)
Ferro ossido giallo (E 172)
Titanio diossido (E171)
Gelatina
Acqua
Sodio laurilsolfato.
Testa
Ferro ossido rosso (E172)
Ferro ossido giallo (E 172)
Titanio diossido (E171)
Gelatina
Sodio laurilsolfato
Inchiostro di stampa nero:
Gommalacca
Glicole propilenico
Soluzione concentrata di ammoniaca
Ferro ossido nero (E172)
Potassio idrossido.
Non pertinente.
2 anni.
Nessuna particolare condizione di conservazione.
PVC blister
Pellicola di PVC di colore bianco opaco con supporto di foglio di alluminio ad alta tempra termosaldabile di qualità per la stampa rivestito con lacca termosaldata sul lato interno.
7, 10, 14, 20, 28, 30, 50, 56, 60, 100.
Ad esclusivo uso del personale sanitario
Flacone di HDPE: 100
Flacone di polietilene ad alta densità (HPDE) di colore bianco opaco con finitura a collo di bottiglia e tappo a vite con sigillo di induzione.
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
Nessuna istruzione particolare.
Ranbaxy Italia S.p.A. – Piazza Filippo Meda, 3 – 20121 Milano
Venlafaxina Ranbaxy Italia 75 mg capsule rigide a rilascio prolungato- 14 cps.
AIC n. 038645038/M
Venlafaxina Ranbaxy Italia 150 mg capsule rigide a rilascio prolungato – 10 cps.
AIC n. 038645139/M
Gennaio 2009