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ZARZIO 48 MU/0,5 ml
Ogni ml di soluzione contiene 96 milioni di unità (MU) [equivalenti a
960 mcg (mcg)] di filgrastim*.
Ogni siringa preriempita contiene 48 MU (equivalenti a 480 mcg) di filgrastim
in 0,5 ml.
* fattore ricombinante umano metioninico stimolante le colonie granulocitarie
(G-CSF) prodotto in E. coli con tecnologia del DNA ricombinante.
Eccipiente: ogni ml di soluzione contiene 50 mg di sorbitolo (E420).
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Soluzione iniettabile o per infusione in siringa preriempita
Soluzione limpida, da incolore a colore giallo pallido.
• Riduzione della durata della neutropenia e dell’incidenza di
neutropenia febbrile nei pazienti trattati con chemioterapia citotossica
standard per patologie maligne (con l’eccezione della leucemia mieloide
cronica e delle sindromi mielodisplastiche) e riduzione della durata della
neutropenia nei pazienti sottoposti a terapia mieloablativa seguita da
trapianto di midollo osseo considerati ad alto rischio di neutropenia grave
prolungata.
La sicurezza e l’efficacia del filgrastim sono simili negli adulti e nei
bambini sottoposti a chemioterapia citotossica.
• Mobilizzazione delle cellule progenitrici del sangue periferico
(PBPC).
• Nei bambini e negli adulti con grave neutropenia congenita, ciclica o
idiopatica, con una conta assoluta di neutrofili (ANC) ≤ 0,5 x 109/l
e una storia di infezioni gravi o ricorrenti, la somministrazione a lungo
termine del filgrastim è indicata per incrementare la conta dei neutrofili e
ridurre l’incidenza e la durata degli eventi correlati alle infezioni.
• Trattamento della neutropenia persistente (ANC ≤ 1,0 x 109/l)
nei pazienti con infezione avanzata da HIV, per ridurre il rischio di infezioni
batteriche quando altre opzioni terapeutiche siano inadeguate.
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La terapia con filgrastim deve essere effettuata unicamente in
collaborazione con un centro oncologico con esperienza nel trattamento con
il fattore stimolante le colonie granulocitarie (G-CSF) e in campo
ematologico, e che disponga delle attrezzature diagnostiche necessarie.
Le procedure di mobilizzazione e aferesi devono essere effettuate in
collaborazione con un centro di oncologia-ematologia con esperienza accettabile
nel campo e presso il quale possa essere correttamente effettuato il
monitoraggio delle cellule progenitrici emopoietiche.
Zarzio è disponibile in concentrazioni di 30 MU/0,5 ml e 48 MU/0,5 ml.
Chemioterapia citotossica standard
La dose raccomandata di filgrastim è di 0,5 MU/kg/die (5 mcg/kg/die). La
prima dose di filgrastim non deve essere somministrata prima di 24 ore dopo la
chemioterapia citotossica.
La somministrazione giornaliera di filgrastim deve proseguire fino a quando
l’atteso nadir dei neutrofili non sia stato superato e la conta dei neutrofili
non sia tornata ad un livello normale. Dopo chemioterapia standard per tumori
solidi, linfomi e leucemie linfoidi, la durata del trattamento richiesta per
soddisfare tali criteri può raggiungere 14 giorni. Dopo il trattamento di
induzione e consolidamento nella leucemia mieloide acuta, la durata del
trattamento può essere considerevolmente più lunga (fino a 38 giorni) in
funzione del tipo, della dose e dello schema di chemioterapia citotossica
utilizzata.
Nei pazienti sottoposti a chemioterapia citotossica, si osserva tipicamente
un aumento transitorio della conta dei neutrofili 1 - 2 giorni dopo l’inizio
della terapia con filgrastim. Tuttavia, per ottenere una risposta terapeutica
prolungata, il trattamento con filgrastim deve proseguire fino a quando l’atteso
nadir dei neutrofili non sia stato superato e la conta dei neutrofili non sia
tornata ad un livello normale. Si sconsiglia l’interruzione prematura della
terapia con filgrastim prima del raggiungimento dell’atteso nadir dei
neutrofili.
Pazienti sottoposti a terapia mieloablativa seguita da trapianto di
midollo osseo
La dose iniziale raccomandata di filgrastim è di
1,0 MU/kg/die (10 mcg/kg/die). La prima dose di filgrastim deve essere
somministrata dopo almeno 24 ore dalla chemioterapia citotossica ed entro 24 ore
dall’infusione di midollo osseo.
Aggiustamenti posologici
Una volta superato il nadir dei neutrofili, la dose giornaliera di filgrastim
deve essere titolata in base alla risposta dei neutrofili come riportato di
seguito:
Conta assoluta dei neutrofili |
Aggiustamento posologico per il filgrastim |
ANC > 1,0 x 109/l per 3 giorni consecutivi |
Ridurre a
0,5 MU/kg/die (5 mcg/kg/die) |
Quindi, se l’ANC rimane > 1,0 x 109/l per altri 3 giorni
consecutivi |
Sospendere il filgrastim |
Se l’ANC scende
a valori < 1,0 x 109/l durante il trattamento, la dose di
filgrastim deve essere ripristinata in modo scalare in base alle
indicazioni precedenti |
Mobilizzazione delle PBPC
Pazienti sottoposti a terapia mielosoppressiva o mieloablativa seguita da
trapianto di PBPC autologhe
La dose raccomandata di filgrastim per la mobilizzazione delle PBPC, quando
usato da solo, è di 1,0 MU/kg/die (10 mcg/kg/die) per 5 - 7 giorni consecutivi.
Programmazione delle leucaferesi: spesso sono sufficienti 1 o 2 leucaferesi nei
giorni 5 e 6. In altri casi possono essere necessarie ulteriori leucaferesi. La
somministrazione del filgrastim deve essere proseguita fino all’ultima
leucaferesi.
La dose raccomandata di filgrastim per la mobilizzazione delle PBPC dopo
chemioterapia mielosoppressiva è di 0,5 MU/kg/die (5 mcg/kg/die), da
somministrarsi giornalmente dal primo giorno successivo al completamento della
chemioterapia fino a quando l’atteso nadir dei neutrofili non sia stato superato
e la conta dei neutrofili non sia tornata a un livello normale. La
leucaferesi deve essere effettuata nel periodo in cui l’ANC aumenta da
< 0,5 x 109/l a > 5,0 x 109/l. Nei pazienti non sottoposti
a chemioterapia estensiva, un’unica leucaferesi è spesso sufficiente. In altri
casi sono raccomandate ulteriori leucaferesi.
Non vi sono studi comparativi prospettici randomizzati riguardo ai due metodi
di mobilizzazione raccomandati (solo filgrastim o filgrastim in associazione con
la chemioterapia mielosoppressiva) nella stessa popolazione di pazienti. Il
grado di variabilità tra i singoli pazienti e tra i metodi di determinazione in
laboratorio delle cellule CD34+ rende difficile il confronto diretto
tra studi differenti. �ˆ pertanto difficile consigliare un metodo ottimale. La
scelta del metodo di mobilizzazione deve tener conto degli obiettivi generali
del trattamento in ogni singolo paziente.
Donatori sani prima del trapianto di PBPC allogeniche
Per la mobilizzazione delle PBPC nei donatori sani prima del trapianto di
PBPC allogeniche, il filgrastim deve essere somministrato a dosi di
1,0 MU/kg/die (10 mcg/kg/die) per 4 - 5 giorni consecutivi. La leucaferesi deve
iniziare il giorno 5 e proseguire, se necessario, fino al giorno 6, in modo da
ottenere 4 x 106 cellule CD34+ /kg di peso corporeo (pc)
del ricevente.
Neutropenia cronica grave (NCG)
Neutropenia congenita
La dose iniziale raccomandata è di 1,2 MU/kg/die (12 mcg/kg/die) in dose
singola o in dosi frazionate.
Neutropenia idiopatica o ciclica
La dose iniziale raccomandata è di 0,5 MU/kg/die (5 mcg/kg/die) in dose
singola o in dosi frazionate.
Aggiustamenti posologici
Il filgrastim deve essere somministrato giornalmente fino a quando la conta
dei neutrofili non abbia raggiunto e possa essere mantenuta a valori superiori a
1,5 x 109/l. Quando si è ottenuta la risposta, deve essere
determinata la dose minima efficace per mantenere tale livello. Per mantenere
una conta dei neutrofili adeguata è necessaria una somministrazione giornaliera
a lungo termine.
Dopo 1 - 2 settimane di terapia, la dose iniziale può essere raddoppiata o
dimezzata in base alla risposta del paziente. Successivamente, la dose può
essere modificata individualmente ogni 1 - 2 settimane per mantenere una conta
dei neutrofili media compresa tra 1,5 x 109/l e 10 x 109/l.
Nei pazienti con infezioni gravi può essere preso in considerazione uno schema
più rapido di incremento progressivo della dose. Negli studi clinici, il 97% dei
pazienti responsivi ha ottenuto una risposta completa a dosi
≤ 2,4 MU/kg/die (24 mcg/kg/die). La sicurezza a lungo termine della
somministrazione di filgrastim a dosi superiori a 2,4 MU/kg/die (24 mcg/kg/die)
nei pazienti con NCG non è stata dimostrata.
Infezione da HIV
Reversione della neutropenia
La dose iniziale raccomandata di filgrastim è di 0,1 MU/kg/die (1 mcg/kg/die)
somministrati giornalmente, con titolazione fino a un massimo di
0,4 MU/kg/die (4 mcg/kg/die) fino a quando non sia stata raggiunta e possa
essere mantenuta una conta dei neutrofili normale (ANC > 2,0 x 109/l).
Negli studi clinici, > 90% dei pazienti ha risposto a queste dosi, ottenendo la
reversione della neutropenia in un periodo mediano di 2 giorni.
In un piccolo numero di pazienti (< 10%) sono state necessarie dosi fino a
1,0 MU/kg/die (10 mcg/kg/die) per ottenere la reversione della neutropenia.
Mantenimento di una conta dei neutrofili normale
Quando si è ottenuta la reversione della neutropenia, deve essere determinata
la dose minima efficace per mantenere una conta dei neutrofili normale. Si
consiglia un aggiustamento posologico iniziale con somministrazione a giorni
alterni di 30 MU/die (300 mcg/die). Possono essere necessari ulteriori
aggiustamenti posologici, a seconda dell’ANC del paziente, al fine di mantenere
la conta dei neutrofili a valori > 2,0 x 109/l. Negli studi clinici
sono state necessarie dosi di 30 MU/die (300 mcg/die) da 1 - 7 giorni alla
settimana per mantenere l’ANC > 2,0 x 109/l, con una frequenza
mediana di somministrazione di 3 giorni alla settimana. Può essere necessaria
una somministrazione a lungo termine per mantenere l’ANC > 2,0 x 109/l.
Popolazioni particolari di pazienti
Pazienti con insufficienza renale/epatica
Gli studi condotti con filgrastim nei pazienti con grave insufficienza renale
o epatica dimostrano che il suo profilo farmacocinetico e farmacodinamico è
simile a quello osservato nei soggetti sani. In questi casi non è necessario
alcun aggiustamento posologico.
Pazienti pediatrici con NCG e patologie maligne
Negli studi clinici, il 65% dei pazienti trattati a causa di una NCG è stato
di età inferiore a 18 anni. In questa fascia di età, comprendente soprattutto
pazienti con neutropenia congenita, l’efficacia è stata dimostrata. Non sono
state osservate differenze nei profili di sicurezza dei pazienti pediatrici
trattati a causa di una NCG in confronto con gli adulti.
I dati ottenuti negli studi clinici con pazienti pediatrici indicano che la
sicurezza e l’efficacia del filgrastim sono simili negli adulti e nei bambini
sottoposti a chemioterapia citotossica.
Le raccomandazioni posologiche nei pazienti pediatrici sono identiche alle
raccomandazioni valide per gli adulti sottoposti a chemioterapia citotossica
mielosoppressiva.
Pazienti anziani
Negli studi clinici condotti con filgrastim è stato incluso solo un piccolo
numero di pazienti anziani. Non sono stati effettuati studi specifici in questa
popolazione di pazienti. Pertanto, non possono essere formulate raccomandazioni
posologiche specifiche per questi pazienti.
Modo di somministrazione
Chemioterapia citotossica standard
Il filgrastim può essere somministrato tramite iniezione sottocutanea
quotidiana o, in alternativa, tramite infusione endovenosa quotidiana di
30 minuti. Per ulteriori informazioni riguardo alla diluizione con soluzione di
glucosio 50 mg/ml (5%) prima dell’infusione, fare riferimento al
paragrafo 6.6.Nella maggior parte dei casi è preferibile la via sottocutanea.
Esistono evidenze ottenute da uno studio con somministrazione di dosi singole
che l’uso endovenoso possa ridurre la durata dell’effetto. La rilevanza clinica
di tale dato per la somministrazione di dosi multiple non è nota. La scelta
della via di somministrazione deve essere basata sulle condizioni cliniche del
singolo paziente. Negli studi clinici randomizzati sono state utilizzate dosi di
23 MU/m²/die (230 mcg/m²/die) o 0,4 - 0,84 MU/kg/die (4 - 8.4 mcg/kg/die) per
via sottocutanea.
Pazienti sottoposti a terapia mieloablativa seguita da trapianto di
midollo osseo
Il filgrastim viene somministrato in infusione endovenosa breve di 30 minuti,
oppure in infusione sottocutanea o endovenosa continua di 24 ore, in entrambi i
casi dopo diluizione in 20 ml di soluzione di glucosio 50 mg/ml (5%). Per
ulteriori informazioni riguardo alla diluizione con soluzione di glucosio
50 mg/ml (5%) prima dell’infusione, fare riferimento al paragrafo 6.6.
Mobilizzazione delle PBPC
Iniezione sottocutanea.
Per la mobilizzazione delle PBPC nei pazienti sottoposti a terapia
mielosoppressiva o mieloablativa seguita da trapianto di PBPC autologhe, la dose
raccomandata di filgrastim può essere somministrata anche tramite infusione
sottocutanea continua di 24 ore. Per le infusioni, il filgrastim deve essere
diluito in 20 ml di soluzione di glucosio 50 mg/ml (5%). Per ulteriori
informazioni riguardo alla diluizione con soluzione di glucosio 50 mg/ml (5%)
prima dell’infusione, fare riferimento al paragrafo 6.6.
NCG/infezione da HIV
Iniezione sottocutanea.
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Avvertenze speciali
Il filgrastim non deve essere utilizzato per aumentare la dose della
chemioterapia citotossica oltre il regime posologico standard (vedere di
seguito).
Il filgrastim non deve essere somministrato ai pazienti affetti da
neutropenia congenita grave (sindrome di Kostmann) con anomalie citogenetiche
(vedere di seguito).
Chemioterapia citotossica standard
Proliferazione di cellule maligne
�ˆ stato mostrato che il G-CSF può favorire la proliferazione di cellule
mieloidi in vitro; pertanto, devono essere tenute presenti le seguenti
avvertenze.
La sicurezza e l’efficacia della somministrazione di filgrastim ai pazienti
con sindrome mielodisplastica o leucemia mieloide cronica non sono state
dimostrate. Pertanto, l’uso del filgrastim non è indicato in tali situazioni.
Particolare attenzione deve essere posta nella diagnosi differenziale tra
trasformazione blastica nella leucemia mieloide cronica e leucemia mieloide
acuta.
A causa dei dati limitati sulla sicurezza ed efficacia, nei pazienti con LMA
secondaria il filgrastim deve essere somministrato con cautela.
La sicurezza e l’efficacia della somministrazione del filgrastim nei pazienti
di età < 55 anni con LMA de novo e citogenetica favorevole [t(8;21),
t(15;17) e inv(16)] non sono state dimostrate.
Leucocitosi
In meno del 5% dei pazienti trattati con filgrastim a dosi superiori a
0,3 MU/kg/die (3 mcg/kg/die) è stata osservata una conta leucocitaria pari o
superiore a 100 x 109/l. Non sono stati osservati effetti
indesiderati direttamente attribuibili a un tale grado di leucocitosi. Tuttavia,
in considerazione dei potenziali rischi associati a una leucocitosi grave,
durante la terapia con filgrastim devono essere effettuati controlli a
intervalli regolari della conta leucocitaria. Il trattamento con filgrastim deve
essere interrotto immediatamente se la conta leucocitaria supera il valore di
50 x 109/l dopo il nadir atteso. Durante il periodo di
somministrazione del filgrastim per la mobilizzazione delle PBPC, il trattamento
deve essere interrotto o la dose deve essere ridotta se la conta leucocitaria
supera 70 x 109/l.
Rischi associati alla chemioterapia ad alte dosi
Deve essere prestata particolare attenzione nel trattamento dei pazienti con
chemioterapia ad alte dosi, perché una risposta tumorale più favorevole non è
stata dimostrata e perché la somministrazione di chemioterapici ad alte dosi può
aumentare gli effetti tossici, compresi gli effetti cardiaci, polmonari,
neurologici e dermatologici (fare riferimento al Riassunto delle Caratteristiche
del Prodotto degli agenti chemioterapici utilizzati).
Il trattamento con solo filgrastim non impedisce la comparsa di
trombocitopenia e anemia in seguito alla chemioterapia mielosoppressiva. A
seguito della possibilità di ricevere dosi più alte di chemioterapia (ad es.
dosi piene secondo lo schema posologico previsto), il paziente può essere
esposto a un rischio maggiore di trombocitopenia e anemia. Si raccomandano
pertanto controlli regolari della conta piastrinica e dell’ematocrito.
Particolare attenzione deve essere prestata durante la somministrazione, sia in
monoterapia sia in associazione, di agenti chemioterapici che notoriamente
inducono trombocitopenia grave.
�ˆ stato dimostrato che l’impiego delle PBPC mobilizzate con filgrastim riduce
la gravità e la durata della trombocitopenia in seguito a chemioterapia
mielosoppressiva o mieloablativa.
Altre precauzioni speciali
Non è stato studiato l’effetto del filgrastim nei pazienti con riduzione
significativa dei progenitori mieloidi. Per aumentare la conta dei neutrofili,
il filgrastim agisce principalmente sui precursori neutrofili. Pertanto, nei
pazienti con numero ridotto di precursori (ad es., pazienti trattati con
radioterapia o chemioterapia estensive o pazienti con infiltrazione tumorale del
midollo osseo), la risposta dei neutrofili può essere ridotta.
Nei pazienti trattati con G-CSF dopo trapianto allogenico di midollo osseo
sono stati descritti casi di malattia del trapianto verso l’ospite (GvHD) e
decessi (vedere paragrafo 5.1).
Mobilizzazione delle PBPC
Esposizione pregressa ad agenti citotossici
Nei pazienti estensivamente pretrattati con terapia mielosoppressiva, seguita
dalla somministrazione di filgrastim per la mobilizzazione delle PBPC, è
possibile che la mobilizzazione di PBPC non sia sufficiente a ottenere il numero
minimo raccomandato di cellule (≥ 2,0 x 106 cellule CD34+/kg)
o che l’accelerazione del recupero piastrinico sia meno marcata.
Alcuni agenti citotossici mostrano una tossicità particolare sulle cellule
progenitrici emopoietiche e possono contrastarne la mobilizzazione. Sostanze
quali melfalan, carmustina (BCNU) e carboplatino, se somministrati per un
periodo prolungato prima della mobilizzazione di cellule progenitrici, possono
ridurre il numero di cellule raccolte. Comunque, la somministrazione di
melfalan, carboplatino o BCNU in associazione al filgrastim si è dimostrata
efficace nella mobilizzazione delle cellule progenitrici. Qualora sia previsto
un trapianto di PBPC, è opportuno programmare la mobilizzazione delle cellule
staminali nella fase iniziale del trattamento previsto per il paziente. Occorre
prestare particolare attenzione al numero di cellule progenitrici mobilizzate in
tali pazienti prima della somministrazione della chemioterapia ad alte dosi. Se
la raccolta cellulare è inadeguata secondo i criteri di valutazione
precedentemente indicati, devono essere presi in considerazione trattamenti
alternativi che non richiedano l’impiego di cellule progenitrici.
Valutazione della raccolta di cellule progenitrici
Nella valutazione quantitativa delle cellule progenitrici ottenute nei
pazienti trattati con filgrastim deve essere prestata particolare attenzione al
metodo di conta. I risultati della conta delle cellule CD34+ mediante
citometria a flusso variano a seconda della metodologia utilizzata; pertanto, i
numeri ricavati da studi condotti in altri laboratori devono essere interpretati
con cautela.
L’analisi statistica del rapporto tra il numero di cellule CD34+
reinfuse e la velocità di recupero delle piastrine dopo chemioterapia ad alte
dosi indica una relazione complessa, ma costante. La raccomandazione di
raccogliere un numero minimo ≥ 2,0 x 106 di cellule CD34+ /kg
si basa sulle esperienze pubblicate, che indicano che in tal modo il recupero
ematologico è adeguato. Quantità superiori al numero minimo indicato appaiono
correlate a un recupero più rapido, quantità inferiori a un recupero più lento.
Donatori sani prima del trapianto di PBPC allogeniche
La mobilizzazione delle PBPC non comporta un beneficio clinico diretto nei
donatori sani e deve essere presa in considerazione soltanto con l’obiettivo di
un trapianto di cellule staminali allogeniche.
La mobilizzazione delle PBPC deve essere presa in considerazione solo nei
donatori che soddisfino i normali criteri di eleggibilità, clinici e di
laboratorio, per la donazione di cellule staminali, prestando particolare
attenzione ai parametri ematologici e alla presenza di malattie infettive.
La sicurezza e l’efficacia del filgrastim non sono state valutate in donatori
sani di età < 16 anni o > 60 anni.
Nel 35% dei soggetti studiati è stata riscontrata una trombocitopenia
transitoria (piastrine < 100 x 109/l) dopo somministrazione di
filgrastim e leucaferesi. Tra questi, sono stati descritti due casi con
piastrine < 50 x 109/l attribuiti alla procedura di leucaferesi. Se
fosse richiesta più di una leucaferesi, i donatori con piastrine < 100 x 109/l
prima della leucaferesi devono essere controllati con particolare attenzione; in
generale, l’aferesi non deve essere effettuata se il numero di piastrine
è < 75 x 109/l.
Non deve essere effettuata la leucaferesi nei donatori in terapia con
anticoagulanti o che presentino alterazioni note dell’emostasi.
La somministrazione del filgrastim deve essere interrotta o il dosaggio deve
essere ridotto se la conta leucocitaria raggiunge valori > 70 x 109/l.
I donatori che ricevono G-CSF per la mobilizzazione delle PBPC devono essere
controllati fino alla normalizzazione dei parametri ematologici.
Dopo l’uso del G-CSF in donatori sani sono state osservate modificazioni
citogeniche transitorie. Il significato di questi cambiamenti è sconosciuto.
Il follow-up sulla sicurezza a lungo termine nei donatori è in corso.
Tuttavia, il rischio di sviluppo di un clone di cellule mieloidi maligne non può
essere escluso. Si raccomanda che il centro di aferesi esegua una sistematica
registrazione e un controllo dei donatori di cellule staminali per almeno
10 anni, per assicurare il monitoraggio della sicurezza a lungo termine.
In seguito a somministrazione di G-CSF, nei donatori sani e nei pazienti è
stata comunemente osservata una splenomegalia generalmente asintomatica e, in
casi molto rari, la rottura della milza. Alcuni casi di rottura della milza
hanno avuto esito letale. Pertanto, il volume della milza deve essere
controllato con attenzione (ad es. mediante esame fisico, ecografia). La
diagnosi di rottura di milza deve essere presa in considerazione nei donatori
e/o nei pazienti che presentino dolore al quadrante addominale superiore
sinistro o alla scapola.
Nell’esperienza post-marketing, molto raramente sono stati segnalati eventi
avversi polmonari (emottisi, emorragia polmonare, infiltrati polmonari, dispnea
e ipossia) nei donatori normali. In caso di eventi avversi polmonari sospetti o
accertati, deve essere considerata l’interruzione del trattamento con filgrastim
e fornita l’assistenza medica necessaria.
Riceventi di PBPC allogeniche mobilizzate con filgrastim
I dati attuali indicano che le interazioni immunologiche tra le PBPC
allogeniche e il ricevente possono essere associate a un aumento del rischio di
GvHD acuta e cronica, in confronto al trapianto di midollo osseo.
NCG
Emocromo
La conta piastrinica deve essere controllata frequentemente, in particolare
durante le prime settimane della terapia con filgrastim. L’interruzione
intermittente del trattamento o la riduzione della dose di filgrastim devono
essere prese in considerazione nei pazienti che sviluppano trombocitopenia,
ovvero con piastrine < 100.000/mm³ per un periodo prolungato.
Possono verificarsi altre alterazioni del quadro ematologico, tra cui anemia
e incrementi transitori dei progenitori mieloidi, che richiedono un attento
monitoraggio dell’emocromo.
Trasformazione in leucemia o in sindrome mielodisplastica
Particolare attenzione deve essere prestata alla diagnosi differenziale tra
NCG e altre patologie ematologiche quali anemia aplastica, mielodisplasia e
leucemia mieloide. Prima dell’inizio del trattamento devono essere effettuati un
emocromo completo con conta differenziale e conta piastrinica, nonché una
valutazione della morfologia del midollo osseo e un cariotipo.
In un numero esiguo (circa il 3%) di pazienti con NCG trattati con filgrastim
in studi clinici sono state osservate sindromi mielodisplastiche (SMD) o
leucemia. Tale evenienza è stata osservata solo nei pazienti con neutropenia
congenita. Le SMD e le leucemie sono complicanze naturali della malattia e non
sono da porsi con certezza in relazione al trattamento con filgrastim. In circa
il 12% dei pazienti con citogenetica nella norma al basale sono state
successivamente riscontrate anomalie, compresa la monosomia 7, nel corso di
ripetute analisi di routine. Se i pazienti con NCG sviluppano anomalie
citogenetiche, i rischi e i benefici della prosecuzione del trattamento con
filgrastim devono essere valutati con attenzione; la somministrazione del
filgrastim deve essere interrotta qualora insorgano una SMD o una leucemia.
Attualmente non è noto se il trattamento a lungo termine dei pazienti con NCG
possa predisporre i pazienti ad anomalie citogenetiche, a SMD o a una
trasformazione leucemica. In questi pazienti si raccomandano analisi
morfologiche e citogenetiche del midollo osseo a intervalli regolari
(approssimativamente ogni 12 mesi).
Altre precauzioni speciali
Le cause di neutropenia transitoria, come le infezioni virali, devono essere
escluse.
La splenomegalia è un effetto diretto del trattamento con filgrastim. Negli
studi clinici è stata osservata una splenomegalia palpabile nel 31% dei
pazienti. Gli incrementi di volume, misurati radiologicamente, sono stati
riscontrati precocemente durante la terapia con filgrastim e hanno mostrato una
tendenza alla stabilizzazione. �ˆ stato osservato che le riduzioni della dose
hanno rallentato o arrestato la progressione della splenomegalia, e nel 3% dei
pazienti è stata necessaria una splenectomia. Il volume della milza deve essere
controllato regolarmente. La palpazione addominale è sufficiente per rilevare
gli aumenti di volume anomali.
In un numero esiguo di pazienti si è verificata ematuria/proteinuria. L’esame
delle urine deve essere effettuato a intervalli regolari allo scopo di rilevare
tali eventi.
La sicurezza e l’efficacia nei neonati e nei pazienti con neutropenia
autoimmune non sono state dimostrate.
Infezione da HIV
Emocromo
L’ANC deve essere controllata frequentemente, in particolare durante le prime
settimane della terapia con filgrastim. Alcuni pazienti possono rispondere molto
rapidamente e con un considerevole incremento della conta dei neutrofili alla
dose iniziale di filgrastim. Si raccomanda di determinare quotidianamente l’ANC
durante i primi 2 - 3 giorni di somministrazione del filgrastim.
Successivamente, si consiglia di determinare l’ANC almeno due volte alla
settimana durante le prime 2 settimane e, successivamente, una volta alla
settimana o a settimane alterne durante la terapia di mantenimento. In caso di
somministrazione intermittente di 30 MU/die (300 mcg/die) di filgrastim si
possono verificare ampie fluttuazioni nel tempo dell’ANC. Per determinare il
valore minimo o nadir dell’ANC di un paziente, si raccomanda di prelevare i
campioni di sangue destinati alla determinazione dell’ANC immediatamente prima
della somministrazione prevista di filgrastim.
Rischi associati ad alte dosi di medicinali mielosoppressivi
Il trattamento con filgrastim non impedisce la comparsa di trombocitopenia e
anemia in seguito a terapia mielosoppressiva. Poiché, con l’impiego del
filgrastim, è possibile somministrare dosi maggiori o un numero maggiore di
agenti mielosoppressivi, il paziente può andare incontro a un rischio aumentato
di trombocitopenia o anemia. Si raccomanda un monitoraggio regolare
dell’ematocrito (vedere sopra).
Infezioni e neoplasie maligne causa di mielosoppressione
Una neutropenia può essere dovuta all’infiltrazione midollare da infezioni
opportunistiche, come Mycobacterium avium complex, o a neoplasie maligne,
come i linfomi. Nei pazienti con infezioni o neoplasie maligne note infiltranti
il midollo osseo occorre prendere in considerazione un adeguato trattamento
della malattia di base in aggiunta alla somministrazione di filgrastim per il
trattamento della neutropenia. Non sono stati definitivamente dimostrati gli
effetti del filgrastim sulla neutropenia dovuta a infezioni o neoplasie maligne
infiltranti il midollo osseo.
Altre precauzioni speciali
In seguito a somministrazione di G-CSF sono state descritte rare reazioni
avverse a carico dei polmoni, in particolare polmonite interstiziale (vedere
paragrafo 4.8). I pazienti con anamnesi recente di infiltrati polmonari o
polmonite possono essere a maggior rischio. La comparsa di segni polmonari come
tosse, febbre e dispnea in associazione a segni radiologici di infiltrati
polmonari e deterioramento della funzionalità polmonare possono essere segni
preliminari della sindrome da distress respiratorio dell’adulto (ARDS). In
questi casi, la somministrazione del filgrastim deve essere interrotta e deve
essere avviato un trattamento adeguato.
Il monitoraggio della densità ossea può essere indicato nei pazienti con
osteoporosi sottostante sottoposti a terapia continua con filgrastim per più di
6 mesi.
Nei pazienti con anemia a cellule falciformi trattati con filgrastim sono
state descritte crisi falciformi, in alcuni casi letali. Nei pazienti con anemia
a cellule falciformi il medico deve usare cautela nella valutazione
dell’utilizzo del filgrastim, che deve essere impiegato solo dopo un’attenta
valutazione dei potenziali rischi e benefici.
L’aumento dell’attività emopoietica del midollo osseo in risposta alla
terapia con fattore di crescita è stato associato a transitori referti positivi
nelle immagini dell’osso. Tale circostanza deve essere tenuta in considerazione
nell’interpretazione dei referti ossei.
Eccipienti
Zarzio contiene sorbitolo. I pazienti affetti dalla rara intolleranza
ereditaria al fruttosio non devono utilizzare questo medicinale.
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La sicurezza e l’efficacia del filgrastim somministrato lo stesso giorno
della chemioterapia citotossica mielosoppressiva non sono state dimostrate
in modo definitivo. Dal momento che le cellule mieloidi in rapida divisione
sono sensibili alla chemioterapia citotossica mielosoppressiva, l’uso del
filgrastim non è consigliato nel periodo compreso tre le 24 ore precedenti e
le 24 ore successive alla chemioterapia. Dati preliminari ottenuti in un
piccolo numero di pazienti trattati congiuntamente con filgrastim e
5-fluorouracile indicano che la neutropenia può peggiorare.
Le possibili interazioni con altri fattori di crescita emopoietici e
citochine non sono state ancora studiate nell’ambito di studi clinici.
Poiché il litio favorisce il rilascio dei granulociti neutrofili, è probabile
che potenzi l’effetto del filgrastim. Sebbene questa interazione non sia stata
studiata formalmente, non vi è evidenza che sia nociva.
Non vi sono dati adeguati riguardanti l’uso del filgrastim in donne in
gravidanza. In letteratura sono descritti casi nei quali è stata dimostrata
la diffusione placentare del filgrastim in donne in gravidanza. Gli studi
condotti nel ratto e nel coniglio non hanno evidenziato un effetto
teratogeno del filgrastim. Nel coniglio è stato osservato un aumento
dell’incidenza della perdita di embrioni, ma non sono state osservate
malformazioni.
In gravidanza, i possibili rischi per il feto legati all’uso del filgrastim
devono essere valutati in rapporto al beneficio terapeutico atteso.
Non è noto se il filgrastim venga escreto nel latte materno umano; pertanto,
il suo uso è sconsigliato durante l’allattamento.
Il filgrastim non altera la capacità di guidare veicoli o di usare
macchinari.
La reazione avversa più comune dovuta al filgrastim è il dolore
muscoloscheletrico da lieve a moderato, che si manifesta in più del 10% dei
pazienti. Il dolore muscoloscheletrico è normalmente controllabile con gli
analgesici convenzionali.
Le reazioni avverse elencate di seguito sono classificate in base alla
frequenza e per sistemi e organi. Le frequenze sono definite secondo le seguenti
convenzioni: molto comune (≥ 1/10), comune (≥ 1/100, < 1/10), non comune
(≥ 1/1.000, < 1/100), raro (≥ 1/10.000, < 1/1.000), molto raro (< 1/10.000), non
nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
Tabella 1. Reazioni avverse osservate negli studi clinici in pazienti
oncologici
Disturbi del sistema immunitario |
Molto raro:
reazioni di tipo allergico*, comprendenti anafilassi, eruzione cutanea,
orticaria, angioedema, dispnea e ipotensione |
Patologie vascolari |
Non comune: ipotensione
(transitoria) |
Raro: patologie vascolari* comprendenti la malattia veno-occlusiva e
alterazioni del volume dei liquidi |
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche |
Molto raro:
edema polmonare*, polmonite interstiziale*, infiltrati polmonari* |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo |
Molto raro:
sindrome di Sweet*, vasculite cutanea |
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto
connettivo |
Molto comune: dolore muscoloscheletrico (lieve o moderato) |
Comune: dolore muscoloscheletrico (grave) |
Molto raro: esacerbazione dell’artrite reumatoide |
Patologie renali e urinarie |
Molto raro: disturbi della minzione (soprattutto disuria) |
Esami diagnostici |
Molto comune: aumento (reversibile, dose-dipendente, lieve o
moderato) di fosfatasi alcalina, lattato-deidrogenasi (LDH),
gamma-glutamiltransferasi (GGT) e acido urico nel sangue |
* vedere di seguito
Tabella 2. Reazioni avverse osservate negli studi clinici in donatori sani
sottoposti a mobilizzazione delle PBPC
Disturbi del sistema immunitario |
Non comune:
grave reazione allergica: anafilassi, angioedema, orticaria, eruzione
cutanea |
Patologie del sistema emolinfopoietico |
Molto
comune: leucocitosi (WBC > 50 x 109/l), trombocitopenia
(piastrine < 100 x 109/l; transitorie) |
Comune: splenomegalia (generalmente asintomatica, anche nei
pazienti) |
Non comune: patologie della milza |
Molto
raro: rottura di milza (anche nei pazienti) |
Patologie del sistema nervoso |
Molto comune: cefalea |
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche |
Molto raro:
emottisi*, emorragia polmonare*, infiltrati polmonari*, dispnea*,
ipossia* |
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto
connettivo |
Molto comune: dolore muscoloscheletrico (da lieve a moderato,
transitorio) |
Non comune: artrite reumatoide ed esacerbazione dei sintomi
artritici |
Esami diagnostici |
Comune: aumento
(transitorio, lieve) di fosfatasi alcalina e LDH nel sangue |
Non comune: aumento (transitorio, lieve)
dell’aspartato-aminotransferasi (AST) e dell’acido urico nel sangue |
* vedere di seguito
Tabella 3. Reazioni avverse osservate negli studi clinici in pazienti NCG
Patologie del sistema emolinfopoietico |
Molto comune: anemia, splenomegalia (può essere progressiva in una
minoranza di casi) |
Comune: trombocitopenia |
Non comune:
patologie della milza |
Patologie del sistema nervoso |
Comune: cefalea |
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche |
Molto
comune: epistassi |
Patologie gastrointestinali |
Comune: diarrea |
Patologie epatobiliari |
Comune: epatomegalia |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo |
Comune:
vasculite cutanea (durante l’uso a lungo termine), alopecia, eruzione
cutanea |
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto
connettivo |
Molto comune: dolore muscoloscheletrico generale, dolore osseo |
Comune: osteoporosi, artralgia |
Patologie
renali e urinarie |
Non comune: ematuria, proteinuria |
Patologie
sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione |
Comune: dolore nella sede di iniezione |
Esami
diagnostici |
Molto comune: aumento (transitorio) di fosfatasi alcalina, LDH e
acido urico nel sangue, riduzione della glicemia (transitoria, moderata) |
Tabella 4. Reazioni avverse osservate negli studi clinici in pazienti HIV
Patologie del sistema emolinfopoietico |
Comune:
patologie della milza, splenomegalia* |
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo |
Molto comune: dolore muscoloscheletrico (da lieve a moderato) |
* vedere di seguito
Negli studi clinici randomizzati, controllati con placebo, il filgrastim non
ha aumentato l’incidenza degli effetti indesiderati associati alla chemioterapia
citotossica. Gli effetti indesiderati osservati con uguale frequenza nei
pazienti trattati con filgrastim/chemioterapia e placebo/chemioterapia sono
stati i seguenti: nausea e vomito, alopecia, diarrea, affaticamento, anoressia,
mucosite, cefalea, tosse, eruzione cutanea, dolore toracico, debolezza generale,
mal di gola, stitichezza e dolore non specificato.
Nei pazienti trattati con filgrastim sono state osservate reazioni allergiche
durante il trattamento iniziale o successivo. In generale, le segnalazioni sono
state più frequenti dopo somministrazione endovenosa. In alcuni casi i sintomi
si sono ripresentati in occasione dell’impiego successivo: ciò è indicativo di
una relazione causale. Nei pazienti che manifestano una grave reazione allergica
al filgrastim, il trattamento deve essere definitivamente interrotto.
Nei pazienti trattati con alte dosi di chemioterapia seguita da trapianto
autologo di midollo osseo sono stati osservati disturbi vascolari. Una relazione
causale con il filgrastim non è stata dimostrata.
In alcuni casi sono state descritte reazioni avverse polmonari con
insufficienza respiratoria o sindrome da distress respiratorio dell’adulto
(ARDS), che possono essere fatali. Nell’esperienza post-marketing, molto
raramente sono stati segnalati eventi avversi polmonari (emottisi, emorragia
polmonare, infiltrati polmonari, dispnea e ipossia) nei donatori normali (vedere
paragrafo 4.4).
Sono stati descritti casi occasionali di sindrome di Sweet (dermatosi
neutrofila febbrile acuta) nei pazienti oncologici.Tuttavia, poiché una
percentuale significativa di questi pazienti presentava una diagnosi di
leucemia, una condizione che notoriamente si associa alla sindrome di Sweet, una
relazione causale con il filgrastim non è stata dimostrata.
Nei pazienti con anemia a cellule falciformi sono stati descritti casi
isolati di crisi falciformi (vedere paragrafo 4.4). La frequenza non è nota.
In tutti i casi descritti nei pazienti HIV, la splenomegalia è stata lieve o
moderata all’esame fisico e il decorso clinico è stato benigno; nessun paziente
ha avuto diagnosi di ipersplenismo e nessun paziente è stato sottoposto a
splenectomia. La relazione con il trattamento con filgrastim non è nota, in
quanto la splenomegalia è comune nei pazienti con infezione da HIV ed è presente
a vari livelli nella maggior parte dei pazienti con AIDS.
Immunogenicità
In quattro studi clinici, nessuno dei volontari sani o dei pazienti
oncologici ha sviluppato anticorpi anti-rhG-CSF (né leganti, né neutralizzanti)
in seguito al trattamento con Zarzio.
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Gli effetti di un sovradosaggio del filgrastim non sono stati dimostrati.
Categoria farmacoterapeutica: fattori stimolanti le colonie, codice ATC:
L03AA02
Il G-CSF umano è una glicoproteina che regola la produzione e il rilascio dal
midollo osseo di granulociti neutrofili funzionali. Zarzio, che contiene
r-metHuG-CSF (filgrastim), induce entro 24 ore un aumento marcato della conta
dei neutrofili nel sangue periferico e un incremento meno marcato dei monociti.
In alcuni pazienti affetti da NCG, il filgrastim può indurre anche un lieve
aumento del numero di eosinofili e basofili circolanti rispetto ai valori
basali; alcuni di questi pazienti possono presentare eosinofilia o basofilia già
prima del trattamento. Alle dosi raccomandate, l’aumento del numero di
neutrofili è dose-dipendente. Come dimostrato nelle analisi condotte, i
neutrofili prodotti in risposta al filgrastim mostrano proprietà chemiotattiche
e fagocitarie normali o aumentate. Al termine del trattamento con filgrastim, il
numero di neutrofili circolanti diminuisce approssimativamente del 50% entro
1 - 2 giorni e raggiunge livelli normali entro 1 - 7 giorni. Come è stato
osservato con altri fattori di crescita emopoietici, anche il G-CSF mostra
in vitro un effetto stimolante sulle cellule endoteliali umane, dotate di
recettori specifici per il G-CSF. Quindi, è stato dimostrato che il G-CSF è un
induttore delle funzioni delle cellule endoteliali correlate all’angiogenesi.
Inoltre, il G-CSF aumenta la migrazione dei neutrofili attraverso l’endotelio
vascolare.
L’utilizzo del filgrastim nei pazienti sottoposti a chemioterapia
citotossica riduce in misura significativa l’incidenza, la gravità e la
durata della neutropenia e della neutropenia febbrile. Il trattamento con
filgrastim riduce in misura significativa la durata della neutropenia febbrile,
l’uso di antibiotici e l’ospedalizzazione dopo chemioterapia di induzione nella
leucemia mieloide acuta o terapia mieloablativa seguita da trapianto di midollo
osseo. In entrambi i casi, l’incidenza della febbre e delle infezioni
documentate non è stata ridotta. La durata della febbre non è stata ridotta nei
pazienti sottoposti a terapia mieloablativa seguita da trapianto di midollo
osseo.
L’impiego del filgrastim in monoterapia o dopo chemioterapia mobilizza
le cellule progenitrici emopoietiche nel sangue periferico. Tali PBPC autologhe
possono essere prelevate e reinfuse dopo chemioterapia citotossica ad alte dosi,
in alternativa o in aggiunta al trapianto di midollo osseo. L’infusione di PBPC
accelera il recupero emopoietico e riduce quindi la durata del rischio di
complicanze emorragiche e la necessità di trasfusioni di trombociti.
Uno studio europeo retrospettivo, nel quale è stato analizzato l’uso del
G-CSF dopo trapianto allogenico di midollo osseo in pazienti con leucemie acute,
ha indicato un aumento del rischio di GvHD, mortalità correlata al trattamento
(TRM) e mortalità in seguito a somministrazione di G-CSF. In un altro studio
retrospettivo internazionale, condotto con pazienti con leucemie mieloidi acute
e croniche, non è stato osservato alcun effetto sul rischio di GvHD, TRM e
mortalità. In una meta-analisi di studi sul trapianto allogenico, comprendente i
risultati di nove studi prospettici randomizzati, 8 studi retrospettivi e
1 studio caso-controllo, non sono stati osservati effetti sul rischio di GvHD
acuta, GvHD cronica o mortalità precoce correlata al trattamento.
Rischio relativo (IC 95%) di GvHD e TRM in
seguito a trattamento con G-CSF dopo trapianto di midollo osseo |
Pubblicazione |
Periodo di studio |
N |
GvHD acuta di grado II - IV |
GvHD cronica |
TRM |
Meta-analisi (2003) |
1986 - 2001a |
1198 |
1,08 (0,87, 1,33) |
1,02 (0,82, 1,26) |
0,70 (0,38,
1,31) |
Studio retrospettivo europeo (2004) |
1992 - 2002b |
1789 |
1,33 (1,08, 1,64) |
1,29 (1,02, 1,61) |
1,73 (1,30, 2,32) |
Studio retrospettivo internazionale (2006) |
1995 - 2000b |
2110 |
1,11 (0,86, 1,42) |
1,10 (0,86, 1,39) |
1,26 (0,95, 1,67) |
a L’analisi comprende gli studi riguardanti il trapianto di
MO nel periodo in questione; in alcuni studi è stato utilizzato il GM-CSF
b L’analisi comprende i pazienti sottoposti a trapianto di
MO nel periodo in questione
Uso del filgrastim per la mobilizzazione delle PBPC in donatori sani prima
del trapianto allogenico di PBPC
Nei donatori sani, una dose di 1 MU/kg/die (10 mcg/kg/die) somministrata per
via sottocutanea per 4 - 5 giorni consecutivi consente di ottenere un recupero
di ≥ 4 x 106 cellule CD34+/kg p.c. del ricevente dopo due
leucaferesi nella maggior parte dei donatori.
I riceventi di PBPC allogeniche mobilizzate con filgrastim hanno mostrato un
recupero ematologico significativamente più rapido in confronto ai pazienti
trattati con trapianto allogenico di midollo osseo, con conseguente riduzione
significativa del tempo di recupero naturale dei trombociti.
L’utilizzo del filgrastim nei pazienti pediatrici o adulti con NCG
(neutropenia congenita grave, neutropenia ciclica e neutropenia idiopatica)
induce un incremento prolungato dell’ANC nel sangue periferico e una riduzione
degli episodi infettivi e degli eventi correlati.
L’utilizzo del filgrastim nei pazienti con infezione da HIV mantiene la conta
dei neutrofili ai livelli normali e consente così di somministrare i farmaci
antivirali e/o mielosoppressivi secondo le modalità previste. Non esistono
evidenze che la replicazione dell’HIV sia aumentata nei pazienti con infezione
da HIV trattati con filgrastim.
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Gli studi randomizzati, in doppio cieco, a dosi singole e multiple, in
crossover, condotti su 146 volontari sani, hanno dimostrato che il
profilo farmacocinetico di Zarzio era paragonabile a quello del preparato di
riferimento dopo somministrazione sottocutanea ed endovenosa.
Assorbimento
Una singola dose sottocutanea di 0,5 MU/kg (5 mcg/kg) ha indotto
concentrazioni massime nel siero dopo un tmax di 4,5 ± 0,9 ore
(media ± DS).
Distribuzione
Il volume di distribuzione nel sangue è approssimativamente di 150 ml/kg.
Dopo somministrazione sottocutanea delle dosi raccomandate, le concentrazioni
sieriche si sono mantenute a valori superiori a 10 ng/ml per 8 - 16 ore. Esiste
una correlazione lineare positiva tra la dose e la concentrazione sierica di
filgrastim, sia dopo somministrazione endovenosa, sia dopo somministrazione
sottocutanea.
Eliminazione
L’eliminazione del filgrastim è non lineare rispetto alla dose, la clearance
nel siero diminuisce con l’aumento della dose. Il filgrastim viene eliminato
principalmente tramite un meccanismo di clearance mediata dai neutrofili, che si
satura ad alte dosi. Tuttavia, la clearance nel siero aumenta con le
somministrazioni ripetute, mentre aumenta la conta dei neutrofili. L’emivita di
eliminazione sierica mediana (t½) del filgrastim dopo dosi
sottocutanee singole è stata compresa tra 2,7 ore (1,0 MU/kg, 10 mcg/kg) e
5,7 ore (0,25 MU/kg, 2,5 mcg/kg) ed è aumentata, dopo 7 giorni di
somministrazione, fino a 8,5 - 14 ore, rispettivamente.
L’infusione continua di filgrastim per un periodo massimo di 28 giorni in
pazienti recentemente sottoposti a trapianto di midollo osseo autologo non ha
evidenziato alcun accumulo del medicinale; le emivite di eliminazione sono state
paragonabili.
Non vi sono dati preclinici di rilievo per il medico prescrivente oltre a
quelli già descritti in altri paragrafi del Riassunto delle Caratteristiche
del Prodotto.
Acido glutammico
Sorbitolo (E420)
Polisorbato 80
Acqua per preparazioni iniettabili
Zarzio non deve essere diluito con soluzioni di cloruro di sodio.
Questo medicinale non deve essere miscelato con altri prodotti ad eccezione
di quelli menzionati nel paragrafo 6.6.
Il filgrastim diluito può essere assorbito dal vetro e dai materiali
plastici, a meno che non sia diluito con soluzione di glucosio 50 mg/ml (5%)
(vedere paragrafo 6.6).
30 mesi.
Dopo diluizione: la stabilità chimica e fisica in use della soluzione per
infusione diluita é stata dimostrata per 24 ore a temperatura compresa tra
2°C - 8°C. Dal punto di vista microbiologico, il prodotto deve essere usato
immediatamente. Se il medicinale non viene usato immediatamente, l’utente è
responsabile della durata e delle condizioni di conservazione prima dell’uso; il
medicinale può essere conservato per un massimo di 24 ore a temperatura compresa
tra 2°C - 8°C, a meno che la diluizione non sia stata effettuata in condizioni
asettiche controllate e validate.
Conservare in frigorifero (2°C - 8°C).
Tenere la siringa preriempita nell’imballaggio esterno per proteggere il
medicinale dalla luce.
Per le condizioni di conservazione del medicinale diluito, vedere
paragrafo 6.3.
Siringa preriempita (vetro di tipo I) con ago per iniezione (acciaio
inossidabile), con o senza dispositivo di sicurezza per l’ago, contenente
0,5 ml di soluzione.
Confezioni da 1, 3, 5 or 10 siringhe preriempite.
�ˆ possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
La soluzione deve essere ispezionata a vista prima dell’uso. Devono
essere utilizzate solo le soluzione limpide e prive di particelle.
L’esposizione accidentale a temperatura di congelatore non ha effetti
negativi sulla stabilità di Zarzio.
Zarzio non contiene conservanti: a causa del rischio di contaminazione
batterica, le siringhe di Zarzio sono esclusivamente monouso.
Diluizione prima della somministrazione (facoltativa)
Se necessario, Zarzio può essere diluito in soluzione di glucosio
50 mg/ml (5%).
Si sconsiglia la diluizione a concentrazioni finali < 0,2 MU/ml (2 mcg/ml).
Nei pazienti trattati con filgrastim diluito a concentrazioni
< 1,5 MU/ml (15 mcg/ml) deve essere aggiunta albumina sierica umana (HSA) a una
concentrazione finale di 2 mg/ml.
Esempio: per un volume finale di 20 ml, le dosi totali di filgrastim
inferiori a 30 MU (300 mcg) devono essere addizionate di 0,2 ml di soluzione di
albumina sierica umana Ph. Eur 200 mg/ml (20%).
Diluito con soluzione di glucosio 50 mg/ml (5%), il filgrastim è compatibile
con il vetro e con diversi materiali plastici quali polivinilcloruro,
poliolefina (un copolimero di polipropilene e polietilene) e polipropilene.
Uso della siringa preriempita con dispositivo di sicurezza
per l’ago
Il dispositivo di sicurezza per l’ago ricopre l’ago dopo l’iniezione e
impedisce all’operatore di ferirsi. Il dispositivo non interferisce con l’uso
normale della siringa. Premere lentamente e in maniera uniforme sullo stantuffo
fino al rilascio dell’intera dose e fino a quando lo stantuffo non può essere
premuto ulteriormente. Allontanare la siringa dal paziente continuando a premere
sullo stantuffo. Il dispositivo di sicurezza ricopre l’ago non appena lo
stantuffo viene rilasciato.
Uso della siringa preriempita senza dispositivo di sicurezza
per l’ago
Somministrare la dose secondo la procedura standard.
Smaltimento
Il medicinale non utilizzato ed i rifiuti derivati da tale medicinale devono
essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente.
Sandoz GmbH
Biochemiestrasse 10
A-6250 Kundl
Austria
EU/1/08/495/005 - 48 MU (96MU/ML) - Soluzione iniettabile o per infusione
- Uso sottocutaneo o endovenoso - Siringa preriempita (vetro) 0,5 ml - 1
siringa preriempita - AIC n. 039125051/E
EU/1/08/495/006 - 48 MU (96MU/ML) - Soluzione iniettabile o per infusione -
Uso sottocutaneo o endovenoso - Siringa preriempita (vetro) 0,5 ml - 3 siringhe
preriempite - AIC n. 039125063/E
EU/1/08/495/007 - 48 MU (96MU/ML) - Soluzione iniettabile o per infusione -
Uso sottocutaneo o endovenoso - Siringa preriempita (vetro) 0,5 ml - 5 siringhe
preriempite - AIC n. 039125075/E
EU/1/08/495/008 - 48 MU (96MU/ML) - Soluzione iniettabile o per infusione -
Uso sottocutaneo o endovenoso - Siringa preriempita (vetro) 0,5 ml - 10 siringhe
preriempite - AIC n. 039125087/E
06/02/2009
Ottobre 2009