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ZATIMAR COMPRESSE ORODISPERSIBILI
ZATIMAR 15 mg compresse orodispersibili
Ogni compressa orodispersibile contiene 15 mg di mirtazapina.
Eccipienti: aspartame 3 mg, solfiti 0,000015 mg.
ZATIMAR 30 mg compresse orodispersibili
Ogni compressa orodispersibile contiene 30 mg di mirtazapina.
Eccipienti: aspartame 6 mg, solfiti 0,00003 mg.
ZATIMAR 45 mg compresse orodispersibili
Ogni compressa orodispersibile contiene 45 mg di mirtazapina.
Eccipienti: aspartame 9 mg, solfiti 0,000045 mg.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Compressa orodispersibile.
Compresse rotonde, piatte, di colore da bianco a bianco-avorio, con margini smussati e lisce su entrambi i lati.
Trattamento di episodi di depressione maggiore.
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Adulti
La dose giornaliera efficace è generalmente compresa tra 15 e 45 mg; la dose iniziale è di 15 o 30 mg.
La mirtazapina inizia a esercitare la sua azione generalmente dopo 1-2 settimane di trattamento. Il trattamento con una dose adeguata dovrebbe determinare una risposta positiva entro 2-4 settimane. In presenza di una risposta insufficiente, la dose può essere aumentata fino alla dose massima. Se non si osserva alcuna risposta nell’arco di ulteriori 2-4 settimane, si deve interrompere il trattamento.
Anziani
La dose raccomandata è la stessa degli adulti. Nei pazienti anziani un aumento della dose deve essere attuato sotto stretta supervisione per provocare una risposta soddisfacente e sicura.
Bambini e adolescenti fino ai 18 anni di età
Mirtazapina non deve essere usato nei bambini e negli adolescenti sotto i 18 anni (vedere paragrafo 4.4).
Compromissione renale
La clearance della mirtazapina può risultare ridotta nei pazienti con insufficienza renale da moderata a grave (clearance della creatinina < 40 ml/min). Di ciò si deve tenere conto quando si prescrive mirtazapina a questa categoria di pazienti (vedere paragrafo 4.4).
Compromissione epatica
La clearance della mirtazapina può risultare ridotta nei pazienti con compromissione epatica. Di ciò si deve tenere conto quando si prescrive mirtazapina a questa categoria di pazienti, in particolare in presenza di grave compromissione epatica, poiché i pazienti con grave compromissione epatica non sono stati oggetto di studio (vedere paragrafo 4.4).
La mirtazapina ha un’emivita di eliminazione di 20-40 ore e pertanto mirtazapina è adatto alla singola somministrazione giornaliera. La dose unica deve essere assunta preferibilmente la sera prima di coricarsi. La mirtazapina può essere somministrata anche frazionata in due dosi (una al mattino e una la sera, la dose maggiore deve essere assunta la sera).
Le compresse devono essere assunte per via orale. La compressa si disgrega rapidamente e può essere deglutita senz’acqua.
I pazienti affetti da depressione devono essere trattati per un periodo sufficiente di tempo di almeno 6 mesi per assicurare il sollievo dai sintomi.
Si raccomanda di interrompere il trattamento con mirtazapina in modo graduale per evitare sintomi da sospensione (vedere paragrafo 4.4).
Ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti.
Uso concomitante di mirtazapina ed inibitori delle monoaminossidasi (MAO) (vedere paragrafo 4.5).
Utilizzo nei bambini e negli adolescenti al di sotto dei 18 anni di età
La mirtazapina non deve essere utilizzata per il trattamento di bambini e adolescenti sotto i 18 anni di età. Comportamenti suicidari (tentativi di suicidio e ideazione suicidaria) e ostilità (essenzialmente aggressività, comportamento di opposizione e collera) sono stati osservati con maggiore frequenza negli studi clinici effettuati su bambini e adolescenti trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo. Qualora, in base ad esigenze mediche, debba essere presa la decisione di effettuare il trattamento, il paziente deve essere sorvegliato attentamente per quanto concerne la comparsa di sintomi suicidari. Inoltre, non sono disponibili i dati sulla sicurezza a lungo termine per i bambini e gli adolescenti relativi a crescita, maturazione e sviluppo cognitivo e comportamentale.
Suicidio/pensieri suicidari o peggioramento clinico
La depressione è associata a un aumento del rischio di pensieri suicidi, autolesionismo e suicidio (eventi correlati al suicidio). Questo rischio persiste finché non si verifica una significativa remissione dei sintomi. Poiché nelle prime settimane di trattamento potrebbe non verificarsi alcun miglioramento, i pazienti devono essere monitorati attentamente fino alla comparsa di tale miglioramento. L’esperienza clinica generale suggerisce che il rischio di suicidio può aumentare durante le prime fasi del recupero.
I pazienti con un anamnesi di eventi correlati al suicidio, oppure i pazienti che manifestano una significativa tendenza al suicidio prima dell’inizio del trattamento, sono sottoposti a un rischio maggiore di pensieri suicidari o di effettuare tentativi di suicidio e devono pertanto essere controllati attentamente durante il trattamento. Una metanalisi degli studi clinici condotti con farmaci antidepressivi in confronto con placebo in pazienti adulti con disturbi psichiatrici, ha mostrato un aumento del rischio di comportamento suicidario nei pazienti di età inferiore a 25 anni trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo. La terapia farmacologica deve essere sempre associata ad una stretta sorveglianza dei pazienti, in particolare di quelli ad alto rischio, specialmente nelle fasi iniziali del trattamento e dopo cambiamenti di dose. I pazienti (e le persone che li assistono) devono essere avvertiti circa la necessità di monitorare qualsiasi peggioramento del quadro clinico, comportamento o pensieri suicidari e insoliti cambiamenti comportamentali e di chiedere immediatamente assistenza medica nel caso questi sintomi si presentino.
In relazione alla possibilità di suicidio, in particolare all’inizio del trattamento, al paziente deve essere somministrato solo un numero limitato di compresse di mirtazapina.
Depressione midollare
Durante il trattamento con la mirtazapina è stata segnalata depressione midollare, che si manifesta, di solito, sotto forma di granulocitopenia o agranulocitosi. L’ agranulocitosi reversibile è stata segnalata come un evento raro nel corso di studi clinici con la mirtazapina. Nel periodo post-marketing della mirtazapina sono stati riferiti casi molto rari di agranulocitosi, per la maggior parte reversibili, ma in alcuni casi ad esito fatale. I casi fatali hanno riguardato prevalentemente pazienti di età superiore ai 65 anni. Il medico deve prestare particolare attenzione a sintomi quali febbre, mal di gola, stomatite o altri segni di infezione; quando tali sintomi si presentano, il trattamento deve essere interrotto e deve essere eseguito un esame emocromocitometrico completo.
Ittero
Il trattamento deve essere interrotto se compare ittero.
Condizioni che richiedono supervisione
È necessario dosare accuratamente il farmaco e porre sotto stretto e regolare controllo i pazienti con:
Epilessia e sindrome cerebrale organica: benché l’esperienza clinica evidenzi che raramente si verificano attacchi epilettici nei pazienti trattati con mirtazapina, così come con altri antidepressivi, la mirtazapina deve essere utilizzata con cautela nei pazienti con una storia di attacchi epilettici. Il trattamento deve essere sospeso nei pazienti che manifestano attacchi epilettici, o quando si verifica un aumento nella frequenza degli attacchi epilettici.
Compromissione epatica: dopo somministrazione di una singola dose orale da 15 mg della mirtazapina, la clearance della mirtazapina è risultata ridotta del 35 % circa in pazienti con compromissione epatica da lieve a moderata rispetto ai pazienti con una funzione epatica nella norma. La concentrazione plasmatica media di mirtazapina è risultata aumentata del 55 % circa.
Compromissione renale: dopo somministrazione di una singola dose orale da 15 mg di mirtazapina, nei pazienti con compromissione renale moderata (clearance della creatinina < 40 ml/min) e grave (clearance della creatinina ≤ 10 ml/min), la clearance della mirtazapina è risultata ridotta rispettivamente del 30% e del 50 % circa rispetto ai pazienti con funzione renale nella norma. La concentrazione plasmatica media di mirtazapina è risultata aumentata rispettivamente del 55% e del 115 % circa. Non sono state rilevate differenze significative nei pazienti con insufficienza renale lieve (clearance della creatinina < 80 ml/min) rispetto al gruppo di controllo.
Affezioni cardiache quali disturbi della conduzione, angina pectoris, infarto del miocardio recente, che richiedono l’adozione delle normali precauzioni e la terapia concomitante deve essere attuata con accortezza.
Ipotensione.
Diabete mellito: nei pazienti con diabete, gli antidepressivi possono alterare il controllo glicemico. Il dosaggio dell’insulina e/o degli ipoglicemizzanti orali potrebbe avere bisogno di essere modificato ed è raccomandato un attento monitoraggio.
Come con altri antidepressivi, si deve tenere conto delle seguenti circostanze:
Quando gli antidepressivi sono somministrati a pazienti con schizofrenia o altri disturbi psicotici, si può verificare un peggioramento dei sintomi psicotici; l’ideazione paranoide si può intensificare.
Quando si tratta la fase depressiva di un disturbo bipolare, può verificarsi il passaggio alla fase maniacale. I pazienti con un’anamnesi di mania/ipomania devono essere monitorati attentamente. La mirtazapina deve essere sospesa in tutti i pazienti che entrano nella fase maniacale.
Sebbene la mirtazapina non provochi dipendenza, l’esperienza post-marketing mostra che la brusca sospensione della somministrazione dopo un lungo periodo di trattamento, può provocare talvolta sintomi da sospensione. La maggior parte di questi sintomi è lieve e autolimitata. Tra i vari sintomi da sospensione, i più frequenti sono vertigini, agitazione, ansia, cefalea e nausea. Sebbene siano stati riferiti come sintomi da sospensione, questi sintomi possono essere correlati alla malattia di base. Come consigliato nel paragrafo 4.2, si raccomanda di sospendere il trattamento con la mirtazapina gradualmente.
Cautela deve essere osservata nei pazienti con disturbi della minzione come ipertrofia prostatica e nei pazienti con glaucoma acuto ad angolo chiuso e ipertensione intra-oculare (sebbene la possibilità che si evidenzino problemi con la mirtazapina è scarsa, per la sua attività anticolinergica molto debole).
Acatisia/irrequietezza psicomotoria: l’uso di antidepressivi è stato associato allo sviluppo di acatisia, caratterizzata da sensazione di mancanza di riposo soggettivamente spiacevole o stressante e necessità di muoversi spesso accompagnata da incapacità a rimanere seduti o fermi. Questo si verifica più probabilmente nelle prime settimane di trattamento. Nei pazienti che sviluppano questi sintomi un aumento del dosaggio potrebbe peggiorare la sintomatologia.
Iponatriemia
Molto raramente con l’uso della mirtazapina è stata riportata iponatriemia, probabilmente dovuta ad inappropriata secrezione di ormone antidiuretico (SIADH).
Deve essere adottata cautela nei pazienti a rischio, come i pazienti anziani o i pazienti trattati contemporaneamente con medicinali noti per provocare iponatriemia.
Sindrome serotoninergica
Interazione con farmaci serotoninergici: può presentarsi sindrome serotoninergica quando gli inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRI) vengono somministrati in combinazione con altri farmaci serotoninergici (vedere paragrafo 4.5). Sintomi della sindrome serotoninergica possono essere ipertermia, rigidità, mioclono, instabilità autonomica e possibili fluttuazioni rapide dei segni vitali, cambiamenti dello stato mentale che comprendono confusione, irritabilità ed estrema agitazione che progredisce in delirio e coma. Dall’esperienza post-marketing, sembra che la sindrome serotoninergica si verifichi molto raramente in pazienti trattati con la sola mirtazapina (vedere paragrafo 4.8).
Pazienti anziani
I pazienti anziani sono spesso più sensibili, soprattutto nei confronti degli effetti indesiderati degli antidepressivi. Durante gli studi clinici condotti con la mirtazapina non sono stati segnalati effetti indesiderati più frequentemente negli anziani rispetto ai pazienti appartenenti alle altre fasce di età.
Aspartame
Zatimar contiene aspartame, una fonte di fenilalanina. Ogni compressa da 15 mg, 30 mg e 45 mg di mirtazapina corrisponde rispettivamente a 2,6 mg, 5,2 mg e 7,8 mg di fenilalanina. Può essere nocivo per pazienti con fenilchetonuria.
Questo medicinale contiene una piccola quantità di solfiti, come ingredienti dell’aromatizzante al sapore di menta piperita.In casi rari queste sostanze possono provocare reazioni allergiche e broncospasmo.
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Interazioni farmacodinamiche
La mirtazapina non deve essere somministrata in concomitanza con inibitori delle MAO o entro due settimane dalla sospensione della terapia con inibitori delle MAO. E, allo stesso modo, devono passare circa due settimane prima di trattare i pazienti in terapia con mirtazapina con gli inibitori delle MAO (vedere paragrafo 4.3).
Inoltre, come con gli SSRI, la co-somministrazione con altre sostanze attive serotoninergiche (L-triptofano, triptani, tramadolo, linezolide, SSRI, venlafaxina, litio e preparati a base di erba di S.Giovanni – Hypericum perforatum) può determinare un’incidenza di effetti associati alla serotonina (sindrome serotoninegica: vedere paragrafo 4.4). Deve essere raccomandata cautela ed è richiesto un attento monitoraggio clinico, quando queste sostanze attive sono somministrate in combinazione con la mirtazapina.
La mirtazapina può aumentare le proprietà sedative delle benzodiazepine e di altri sedativi (in particolare della maggior parte degli antipsicotici, degli antistaminici H1 antagonisti, degli oppioidi). Bisogna fare attenzione qualora questi medicinali siano prescritti insieme alla mirtazapina.
La mirtazapina può aumentare gli effetti depressivi dell’alcool sul sistema nervoso centrale. Pertanto, ai pazienti si deve consigliare di evitare l’assunzione di bevande alcoliche durante la terapia con mirtazapina.
La mirtazapina, alla dose di 30 mg una volta al giorno, provoca un aumento lieve, ma statisticamente significativo del rapporto internazionale normalizzato (INR) nei soggetti trattati con warfarin. Poiché non si può escludere l’insorgenza di un effetto più pronunciato in seguito alla somministrazione di dosi più elevate di mirtazapina, nel caso di un trattamento concomitante di warfarin e mirtazapina si raccomanda di monitorare l’INR.
Interazioni farmacocinetiche
La carbamazepina e la fenitoina, induttori del CYP3A4, hanno aumentato di circa due volte la clearance della mirtazapina, provocando una riduzione rispettivamente del 60% e del 45 % dei livelli plasmatici medi della mirtazapina. Quando la carbamazepina o un altro induttore del metabolismo epatico (quale rifampicina) è aggiunta alla terapia con mirtazapina, può essere necessario aumentare la dose di quest’ultima. Se il trattamento con un medicinale di questo tipo viene interrotto, può essere necessario ridurre la dose di mirtazapina.
La somministrazione concomitante del ketoconazolo, potente inibitore del CYP3A4, ha aumentato i livelli di picco plasmatici e dell’AUC di mirtazapina rispettivamente del 40 e del 50 % circa.
Quando la cimetidina (debole inibitore di CYP1A2, CYP2D6 e CYP3A4) viene somministrata assieme alla mirtazapina, la concentrazione plasmatica media di mirtazapina può aumentare di oltre il 50%. Deve essere adottata cautela e può essere necessario ridurre la dose, quando la mirtazapina è somministrata contemporaneamente a potenti inibitori del CYP3A4, inibitori dell’HIV proteasi, antifungini azolici, eritromicina, cimetidina o nefazodone.
Dagli studi sulle interazioni non sono emersi effetti farmacocinetici di rilievo associati al trattamento contemporaneo di mirtazapina con paroxetina, amitriptilina, risperidone o litio.
I limitati dati riguardanti l’uso della mirtazapina in donne in gravidanza non indicano un rischio aumentato di malformazioni congenite. Gli studi condotti su animali non hanno evidenziato effetti teratogeni di rilevanza clinica, tuttavia è stata osservata tossicità dello sviluppo (vedere paragrafo 5.3). Deve essere prestata attenzione, quando si prescrive mirtazapina a donne in gravidanza. Qualora la mirtazapina fosse utilizzata sino al parto o sospesa immediatamente prima, è raccomandato un monitoraggio post-natale del neonato per valutare eventuali effetti da sospensione.
Gli studi condotti su animali e limitati dati rilevati sull'uomo hanno evidenziato un'escrezione molto contenuta della mirtazapina nel latte materno. La decisione di continuare/interrompere l'allattamento al seno o continuare/interrompere la terapia con la mirtazapina deve basarsi sulla valutazione del beneficio dell'allattamento al seno per il bambino e sul beneficio della terapia con la mirtazapina per la madre.
La mirtazapina altera in modo lieve o moderato la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari. La mirtazapina può ridurre la capacità di concentrazione e lo stato di vigilanza (in particolare nelle fasi iniziali del trattamento). In tal caso, i pazienti devono evitare lavori potenzialmente pericolosi che richiedano vigilanza e buona concentrazione, come guidare un veicolo a motore o usare macchinari.
I pazienti depressi manifestano un certo numero di sintomi che sono dovuti alla malattia stessa. È pertanto difficile, talvolta, accertare quali sintomi siano espressione della malattia e quali il risultato del trattamento con la mirtazapina.
Le reazioni avverse riferite più frequentemente, che si sono verificate in più del 5 % dei pazienti trattati con la mirtazapina negli studi randomizzati e controllati con placebo (vedere sotto) sono sonnolenza, sedazione, secchezza delle fauci, aumento di peso, aumento dell'appetito, capogiri e affaticamento.
Gli effetti indesiderati della mirtazapina sono stati valutati in tutti gli studi randomizzati controllati con placebo condotti sui pazienti (compresi quelli con indicazioni diverse dalla depressione maggiore). La meta-analisi ha riguardato 20 studi, con una durata pianificata di trattamento di un massimo di 12 settimane, con 1501 pazienti (134 anni persona) trattati con dosi di mirtazapina fino a 60 mg e 850 pazienti (79 anni persona) trattati con placebo. Le fasi di estensione di questi studi sono state escluse per mantenere la raffrontabilità con il trattamento con placebo.
La tabella 1 mostra l'incidenza per categoria delle reazioni avverse che negli studi clinici si sono manifestate con una frequenza maggiore, statisticamente significativa, durante il trattamento con la mirtazapina rispetto al trattamento con placebo, e delle reazioni avverse riferite spontaneamente. La frequenza delle reazioni avverse emerse dalle segnalazioni spontanee è basata sul tasso di segnalazione di tali eventi negli studi clinici. La frequenza delle reazioni avverse da segnalazione spontanea per le quali non siano stati osservati casi con mirtazapina negli studi randomizzati controllati verso placebo è stata classificata come “non nota”.
Classificazione per sistemi e organi | Molto comune (≥ 1/10) | Comune (≥ 1/100, < 1/10) | Non comune (≥ 1/1.000, < 1/100) | Raro (≥ 1/10.000, < 1/1.000) | Frequenza non nota |
Esami diagnostici | Aumento di peso¹ | | | | |
Patologie del sistema emolinfopoietico | | | | | Depressione midollare (granulocitopenia, agranulocitosi, anemia aplastica, trombocitopenia) |
Eosinofilia |
Patologie del sistema nervoso | Sonnolenza1,4 | Letargia¹ | Parestesia² | Mioclono | Convulsioni |
Sedazione 1,4 | Capogiro | Sindrome delle gambe senza riposo | | Sindrome serotoninergica |
Cefalea ² | Tremore | Sincope | Parestesia orale |
Patologie gastrointestinali | Secchezza delle fauci | Nausea³ | Ipoestesia orale | | Edema orale |
| Diarrea² | | |
Vomito² | |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | | Esantema² | | | |
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo | | Artralgia | | | |
Mialgia |
Dolore dorsale¹ |
Disturbi del metabolismo e della nutrizione | Aumento dell’appetito¹ | | | | Iponatriemia |
Patologie vascolari | | Ipotensione ortostatica | Ipotensione² | | |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | | Edema periferico¹ | | | |
Affaticamento |
Patologie epatobiliari | | | | Aumento dell'attività delle transaminasi sieriche | |
Disturbi psichiatrici | | Sogni anomali | Incubi ² | | Ideazioni suicidarie6 |
Confusione | Mania | Comportamento suicidario6 |
Ansia 2, 5 | Agitazione² | |
Insonnia 3, 5 | Allucinazioni |
| Irrequietezza psicomotoria (incluse acatisia, ipercinesia) |
Patologie endocrine | | | | | secrezione inappropriata di ormone antidiuretico |
¹ Negli studi clinici questi eventi si sono manifestati con una frequenza maggiore, statisticamente significativa, nel corso del trattamento con la mirtazapina rispetto al trattamento con placebo.
² Negli studi clinici questi eventi si sono manifestati con una frequenza maggiore, ma non statisticamente significativa, nel corso del trattamento con Mirtazapina rispetto al trattamento con placebo.
³ Negli studi clinici questi eventi si sono manifestati con una frequenza maggiore, statisticamente significativa, nel corso del trattamento con Mirtazapina rispetto al trattamento con placebo.
4 N.B. la riduzione del dosaggio generalmente non determina una minore sonnolenza/sedazione, ma può compromettere l'efficacia antidepressiva.
5 Il trattamento con antidepressivi in genere può determinare l'insorgenza o il peggioramento di ansia e insonnia (che possono essere sintomi di depressione). Nel corso del trattamento con mirtazapina sono stati riferiti sviluppo o peggioramento di ansia e insonnia.
6 Casi di ideazione suicidaria e comportamenti suicidari sono stati segnalati durante la terapia con mirtazapina o subito dopo l'interruzione del trattamento (vedere paragrafo 4.4).
Nelle analisi di laboratorio condotte negli studi clinici sono stati osservati innalzamenti transitori delle transaminasi e della gamma-glutamiltransferasi (tuttavia, gli eventi avversi associati non sono stati riferiti con una frequenza statisticamente superiore con la mirtazapina rispetto al placebo).
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L’esperienza attuale riguardo al sovradosaggio di mirtazapina assunta da sola indica che in genere i sintomi sono lievi. Sono stati segnalati casi di depressione del sistema nervoso centrale con disorientamento e sedazione prolungata, insieme a tachicardia e ipo- o ipertensione di grado lieve. Esiste tuttavia la possibilità che, a dosaggi notevolmente più alti della normale dose terapeutica (specie nel caso di sovradosaggi misti), si verifichino conseguenze più gravi (compresi casi fatali). I casi di sovradosaggio devono essere trattati con opportune terapie sintomatiche e di supporto per il mantenimento delle funzioni vitali. Deve anche essere preso in considerazione l’uso del carbone attivo o l’applicazione di una lavanda gastrica.
Categoria farmacoterapeutica: altri antidepressivi, codice ATC: N06AX11
La mirtazapina è un α2-antagonista presinaptico attivo a livello centrale, capace di indurre un aumento della neurotrasmissione noradrenergica e serotoninergica centrale. L’aumento della neurotrasmissione serotoninergica è specificatamente mediato dai recettori 5-HT1, poiché i recettori 5-HT2 e 5-HT3 vengono bloccati dalla mirtazapina. Si presume che entrambi gli enantiomeri della mirtazapina contribuiscano all’attività antidepressiva, bloccando l’enantiomero S(+) i recettori α2 e 5-HT2 e l’enantiomero R(-) i recettori 5-HT3.
L’attività antagonista della mirtazapina verso i recettori H1-istaminergici è responsabile delle sue proprietà sedative. La mirtazapina è pressoché priva di attività anticolinergica e, alle dosi terapeutiche, non ha praticamente effetti sul sistema cardiovascolare.
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Dopo la somministrazione orale di mirtazapina, il principio attivo mirtazapina viene assorbito bene e rapidamente (biodisponibilità ≈ 50 %), raggiungendo il picco dei livelli plasmatici dopo circa due ore. Il legame della mirtazapina con le proteine plasmatiche è dell’85 % circa. L’emivita media di eliminazione è di 20-40 ore; occasionalmente è stata osservata un'emivita più lunga, fino a 65 ore, e nei giovani un'emivita più breve. L’emivita di eliminazione è sufficiente a giustificare il trattamento con dosaggio unico giornaliero. Lo stato stazionario è raggiunto dopo 3-4 giorni, dopo i quali non vi è ulteriore accumulo. Nell’intervallo di dosi raccomandato, la mirtazapina mostra una farmacocinetica lineare. L’assunzione di cibo non influenza la farmacocinetica della mirtazapina.
La mirtazapina è ampiamente metabolizzata ed eliminata attraverso le urine e le feci in pochi giorni. La biotrasformazione avviene essenzialmente per demetilazione ed ossidazione, seguite da coniugazione. Dati in vitro ottenuti studiando microsomi di fegato umano indicano che gli enzimi citocromo P450, CYP2D6 e CYP1A2 sono coinvolti nella formazione dell’8-idrossi-metabolita della mirtazapina, mentre CYP3A4 è considerato responsabile della formazione dei metaboliti N-demetil e N-ossido. Il metabolita demetilato è farmacologicamente attivo e sembra avere lo stesso profilo farmacocinetico del composto dal quale deriva.
La clearance della mirtazapina può risultare ridotta in pazienti con insufficienza renale o epatica.
I dati non-clinici non rivelano rischi particolari per l’uomo sulla base di studi convenzionali di safety pharmacology, tossicità a dosi ripetute, potenziale cancerogeno o genotossicità.
Negli studi di tossicità riproduttiva condotti nel ratto e nel coniglio non è stato osservato alcun effetto teratogeno. Ad un livello di esposizione sistemica doppio rispetto all’esposizione terapeutica massima nell’uomo, è stato osservato un aumento dell’aborto dopo l’impianto, una riduzione del peso del neonato e una riduzione della sopravvivenza dei neonati di ratti nei primi tre giorni di lattazione.
In una serie di test di mutazione genica, di danno cromosomico e del DNA, la mirtazapina non si è rivelata genotossica. I tumori della tiroide riscontrati in uno studio di carcinogenesi nel ratto e le neoplasie epatocellulari rilevate in uno studio di carcinogenicità nel topo sono considerati risposte specie-specifiche e non genotossiche associate al trattamento a lungo termine con dosi elevate di induttori degli enzimi epatici.
Mannitolo (E421)
Povidone K30
Crospovidone
Silice colloidale anidra
Aspartame (E951)
Stearato di calcio
Aroma di arancia (maltodestrina, aromatizzanti naturali e artificiali, dl-alfa-tocoferolo)
Aroma di menta (maltodestrina, aromatizzanti naturali, destrina, solfiti)
Non pertinente.
36 mesi.
Non conservare a temperature superiori ai 30°C. Conservare il medicinale nella confezione originale per proteggerlo dall’umidità.
Blister in alluminio/alluminio contenenti 6, 10, 14, 18, 20, 28, 30, 30 (dosi unitarie), 48, 50, 56, 60, 84, 90, 96, 100 o 100 (dosi unitarie) compresse orodispersibili
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
Nessuna istruzione particolare.
Sandoz S.p.A.
Largo U. Boccioni, 1
21040 – ORIGGIO (VA)
Italia
15 mg compresse orodispersibili 6 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885011/M
15 mg compresse orodispersibili 10 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885023/M
15 mg compresse orodispersibili 14 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885035/M
15 mg compresse orodispersibili 18 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885047/M
15 mg compresse orodispersibili 20 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885050/M
15 mg compresse orodispersibili 28 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885062/M
15 mg compresse orodispersibili 30 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885074/M
15 mg compresse orodispersibili 30X1 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885086/M
15 mg compresse orodispersibili 48 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885098/M
15 mg compresse orodispersibili 50 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885100/M
15 mg compresse orodispersibili 56 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885112/M
15 mg compresse orodispersibili 60 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885124/M
15 mg compresse orodispersibili 84 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885136/M
15 mg compresse orodispersibili 90 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885148/M
15 mg compresse orodispersibili 96 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885151/M
15 mg compresse orodispersibili 100 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885163/M
15 mg compresse orodispersibili 100X1 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885175/M
30 mg compresse orodispersibili 6 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885187/M
30 mg compresse orodispersibili 10 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885199/M
30 mg compresse orodispersibili 14 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885201/M
30 mg compresse orodispersibili 18 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885213/M
30 mg compresse orodispersibili 20 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885225/M
30 mg compresse orodispersibili 28 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885237/M
30 mg compresse orodispersibili 30 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885249/M
30 mg compresse orodispersibili 30X1 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885252/M
30 mg compresse orodispersibili 48 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885264/M
30 mg compresse orodispersibili 50 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885276/M
30 mg compresse orodispersibili 56 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885288/M
30 mg compresse orodispersibili 60 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885290/M
30 mg compresse orodispersibili 84 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885302/M
30 mg compresse orodispersibili 90 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885314/M
30 mg compresse orodispersibili 96 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885326/M
30 mg compresse orodispersibili 100 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885338/M
30 mg compresse orodispersibili 100X1 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885340/M
45 mg compresse orodispersibili 6 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885353/M
45 mg compresse orodispersibili 10 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885365/M
45 mg compresse orodispersibili 14 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885377/M
45 mg compresse orodispersibili 18 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885389/M
45 mg compresse orodispersibili 20 compresse in blister AL/AL AIC n. 037885391/M
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10 maggio 2008
Dicembre 2009