Gli schemi terapeutici di seguito riportati per ciascuna situazione patologica fanno riferimento all'ampia sperimentazione clinica condotta con interferon alfa. I dosaggi e le vie di somministrazione vanno comunque adattati alla risposta individuale.
Per tutte le indicazioni Alfater può essere somministrato sia per via intramuscolare che sottocutanea.
Leucemia a cellule capellute (Tricoleucemia): il trattamento è indicato in pazienti di età non inferiore ai 18 anni.
Il dosaggio raccomandato è 3 milioni U.I. per via intramuscolare o sottocutanea 3 volte alla settimana.
Prima di iniziare il trattamento è consigliabile controllare nel sangue periferico il tasso di emoglobina ed il numero di piastrine, di granulociti e di cellule capellute. Il conteggio delle cellule capellute va eseguito anche nel midollo osseo.
Questi parametri, controllati periodicamente, consentono di valutare la risposta al trattamento.
Poiché la normalizzazione completa dei parametri immunologici può richiedere alcuni mesi di terapia, il dosaggio deve essere mantenuto per almeno 6 mesi prima di decidere una eventuale sospensione del farmaco per mancata risposta al trattamento.
In caso di risposta positiva è opportuno proseguire la terapia finché si continuano ad osservare nuovi miglioramenti del quadro ematologico e poi, dopo che quest'ultimo si è stabilizzato, per ulteriori 3 mesi. Non è stata ancora stabilita l'opportunità di prolungare il trattamento oltre questo periodo.
- Mieloma multiplo: il trattamento va iniziato con una dose di 3 milioni U.I. somministrata per via sottocutanea o intramuscolare 3 volte la settimana.
Tale dose va aumentata settimanalmente, in base alla tollerabilità individuale, fino a raggiungere un massimo di 6-12 milioni U.I. 3 volte la settimana.
Questo schema terapeutico va mantenuto indefinitamente, a meno che la malattia progredisca rapidamente o insorgano gravi fenomeni di intolleranza.
- Linfomi non Hodgkin: il dosaggio consigliato è di 5 milioni U.I. somministrati per via sottocutanea o intramuscolare 3 volte alla settimana per la durata di 18 mesi.
- Micosi fungoide: il trattamento va iniziato con una dose di 3 milioni U.I. al giorno per via intramuscolare o sottocutanea.
Tale dose va aumentata settimanalmente, in base alla tollerabilità individuale, fino a raggiungere un massimo di 9-12 milioni U.I. al giorno.
Dopo 3 mesi si può attuare una terapia di mantenimento con 6-12 milioni di Unità somministrate 3 volte la settimana.
- Leucemia mieloide cronica: il trattamento va iniziato con una dose di 3 milioni U.I. al giorno per via intramuscolare o sottocutanea.
Tale dose va aumentata settimanalmente, in base alla tollerabilità individuale, fino a raggiungere un massimo di 9 milioni U.I. al giorno.
Una volta ottenuto il controllo dei globuli bianchi il dosaggio può essere somministrato 3 volte la settimana.
Questo schema posologico può essere mantenuto indefinitamente a meno che la malattia progredisca rapidamente o insorgano gravi fenomeni di intolleranza.
- Sarcoma di Kaposi nei pazienti con AIDS: il trattamento va iniziato con una dose di 3 milioni U.I. al giorno per via intramuscolare o sottocutanea.
Tale dose va aumentata progressivamente, in base alla tollerabilità individuale, fino a raggiungere un massimo di 9-12 milioni U.I. al giorno.
Dopo 2 mesi si può attuare una terapia di mantenimento con 9-12 milioni U.I. 3 volte la settimana.
- Carcinoma renale: il trattamento va iniziato con una dose di 3 milioni U.I. al giorno per via intramuscolare o sottocutanea.
Tale dose va aumentata settimanalmente, in base alla tollerabilità individuale, fino a raggiungere 6-9 milioni U.I. al giorno.
Dopo 3 mesi si può attuare una terapia di mantenimento con 6-9 milioni di Unità somministrate 3 volte la settimana per un ulteriore periodo di 6 mesi.
- Nota: lo stesso schema può essere seguito associando l'impiego di vinblastina alla dose di 0,1 mg/kg endovena ogni 21 giorni.
- Melanoma maligno: il trattamento va iniziato con una dose di 3 milioni U.I. al giorno per via intramuscolare o sottocutanea.
Tale dose va aumentata settimanalmente, in base alla tollerabilità individuale, fino a raggiungere 6-9 milioni U.I. al giorno.
Dopo 3 mesi si può attuare una terapia di mantenimento con 6-9 milioni di Unità somministrate 3 volte la settimana per un ulteriore periodo di 6 mesi.
- Epatite cronica attiva B: il miglior schema di trattamento non è stato tuttora stabilito. Il dosaggio è usualmente compreso tra 2,5 e 5 milioni U.I./m2 di superficie corporea somministrati per via sottocutanea o intramuscolare 3 volte la settimana per un periodo da quattro a sei mesi.
Se i markers di replicazione virale o HBeAg non dovessero diminuire dopo un mese di terapia, la dose può essere aumentata. Il dosaggio può essere ulteriormente modificato in rapporto alla tollerabilità individuale.
Se non sarà osservato alcun miglioramento dopo tre o quattro mesi di trattamento, dovrà essere presa in considerazione l'interruzione della terapia.
Lo schema terapeutico soprariportato è applicabile anche nei casi di Epatite B cronica Delta positiva.
- Epatite cronica non-A non-B: la dose ottimale e la durata della terapia non sono tuttora stabilite. La dose indicata è di 3 milioni U.I. somministrata per via sottocutanea o intramuscolare 3 volte la settimana per un periodo massimo di sei mesi.
La maggior parte dei pazienti che rispondono alla terapia mostrano un miglioramento dei livelli di transaminasi entro 16 settimane. Nei pazienti che non rispondono dopo 16 settimane di trattamento, dovrà essere presa in considerazione l'interruzione della terapia con Alfater.
L'esperienza relativa in materia di ripetizione del trattamento è limitata.
- Condilomatosi acuminata: il trattamento può essere effettuato sia per via generale (sottocutanea o intramuscolare) che intralesionale.
In determinati casi, soprattutto per lesioni numerose ed estese, può essere opportuno associare le due modalità di somministrazione.
Per il trattamento intralesionale si introduce con un ago sottile una dose compresa, a seconda delle dimensioni della lesione, tra 0,1 e 1 milione di U.I. alla base di ciascuna lesione, valutando il numero di lesioni da trattare in modo che la dose totale somministrata in una singola seduta non sia superiore a 3 milioni U.I.
Ciascun ciclo di trattamento richiede 3 somministrazioni alla settimana per almeno 3 settimane.
Il miglioramento si verifica generalmente a distanza di 4-6 settimane dall'inizio del primo ciclo di trattamento.
In alcuni casi può essere utile praticare un secondo ciclo di trattamento utilizzando gli stessi dosaggi.
Variazione degli schemi posologici proposti.
Nel caso insorgano gravi effetti collaterali gli schemi posologici devono essere modificati o il trattamento deve essere temporaneamente sospeso.
Deve essere raccomandato ai pazienti di non cambiare il tipo di interferon senza il parere del medico, poiché la posologia potrebbe essere diversa.
La sintomatologia similinfluenzale, che rappresenta la più comune reazione collaterale osservata durante il trattamento con interferon alfa, può essere parzialmente controllata con il paracetamolo.
È stato notato inoltre che la somministrazione del farmaco prima di coricarsi riduce l'insorgenza degli effetti indesiderati.
È opportuno che i pazienti siano ben idratati, specialmente durante la prima fase del trattamento.
Pazienti trattati con interferone alfa per epatite cronica non-A non-B possono raramente sviluppare disfunzioni tiroidee, con ipotiroidismo o ipertiroidismo. Negli studi clinici meno dell'1% (4/426) dei pazienti ha sviluppato anomalie tiroidee. Queste alterazioni sono risultate controllabili dalle terapie convenzionali per le disfunzioni tiroidee. Il meccanismo con cui l'interferone alfa può alterare l'equilibrio tiroideo è sconosciuto.
Prima di iniziare la terapia con Alfater per il trattamento dell'epatite cronica non-A non-B, devono essere valutati i livelli serici dell'ormone tireotropo (TSH). Ogni anormalità tiroidea riscontrata deve essere trattata con terapia convenzionale.
Il trattamento con Alfater può essere iniziato se i livelli di TSH possono essere mantenuti normali dalla terapia. Se durante il ciclo di terapia con Alfater un paziente sviluppa sintomi indicativi di disfunzione tiroidea, devono essere valutati i livelli di TSH. In presenza di disfunzione tiroidea il trattamento con Alfater può essere continuato se i livelli di TSH possono essere mantenuti normali con la terapia. La disfunzione tiroidea comparsa durante il trattamento non è reversibile con l'interruzione della terapia con Alfater.
Sicurezza ed efficacia dell'interferon alfa non sono stati stabiliti nei pazienti di età inferiore ai 18 anni.
I pazienti dovrebbero essere informati oltre che dei benefici anche degli effetti collaterali legati alla terapia.
Le iniezioni intramuscolari vanno praticate nella regione glutea o deltoidea, alternando successivamente le sedi di inoculazione. Durante il trattamento è necessario eseguire periodici controlli della funzionalità emopoietica, epatica e dell'equilibrio elettrolitico. Tali controlli vanno eseguiti prima di iniziare il trattamento e ad intervalli regolari durante la terapia (vedere esami di laboratorio).
I pazienti cardiopatici, in particolare se con anamnesi di infarto miocardico recente e/o aritmia pregressa o comunque in atto, devono essere accuratamente seguiti e sottoposti a controlli elettrocardiografici prima e durante la terapia.
In presenza di alterazioni emocoagulatorie e mielodepressione il prodotto va usato con cautela. Se è presente trombocitopenia con valori di piastrine inferiori a 50.000/mm3 è da preferire la somministrazione sottocutanea.
Le manifestazioni a carico del S.N.C. possono assumere un carattere di maggiore significatività nei pazienti anziani trattati a dosi elevate.
Questa sintomatologia è in genere rapidamente reversibile; solo in pochi casi la completa risoluzione dei sintomi può richiedere tempi più lunghi (sino a 3 settimane). Per tutto il periodo in cui persistono le manifestazioni a carico del S.N.C. i pazienti vanno attentamente controllati e, se ritenuto necessario, il trattamento con interferon alfa va interrotto. La contemporanea somministrazione di farmaci sintomatici (ipnotici, sedativi, narcotici) va attuata con cautela.
Benché non siano stati osservati fenomeni gravi di ipersensibilità acuta all'interferon alfa (orticaria, angioedema, broncocostrizione, anafilassi) nell'eventualità di una loro comparsa può essere necessario interrompere immediatamente la somministrazione del farmaco ed instaurare un'adeguata terapia medica.
In alcuni pazienti sono stati rilevati rash cutanei transitori, che peraltro non hanno richiesto l'interruzione del trattamento.
In pazienti con epatite cronica B casi di aumento delle transaminasi seguiti da sieroconversione sono descritti fino a 3 mesi dalla fine del trattamento. In alcuni pazienti con condilomatosi acuminata la risposta clinica si può osservare entro un mese dalla fine del trattamento.
- Avvertenze speciali: l'efficacia in pazienti con epatite cronica attiva B e coinfezione da virus dell'immunodeficienza umana (HIV) non è stata dimostrata.
- Esami di laboratorio: vengono raccomandati i seguenti esami per tutti i pazienti in terapia con interferon alfa per via parenterale prima di iniziare il trattamento e quindi ad intervalli regolari :
- Test ematologici standard, compreso esame emocromocitometrico completo e differenziato e conteggio delle piastrine
esami ematochimici degli elettroliti e della funzionalità epatica renale.