Dacarbazina�����������������������
��������������������������������������� 100 mg
Polvere liofilizzata.
- [Vedi Indice]
Deticene viene utilizzato, da solo o in associazione, nel
trattamento di:
- melanoma maligno
- linfoma di Hodgkin
- sarcomi dei tessuti molli
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Deticene deve essere somministrato in perfusione venosa o, in
alcune localizzazioni tumorali, in infusione arteriosa.
La posologia varia a seconda che il prodotto sia utilizzato da
solo o in associazione.
Monoterapia: cicli di 4 o 5 giorni con 150 o 250
mg/m2/die, con intervallo di 21giorni tra due cicli a
partire dal primo giorno di trattamento.
Chemioterapia associata: i più usati sono cicli di 4 o
5 giorni a 100 mg/m2/die, con un intervallo di 21
giorni tra due cicli a partire dal primo giorno di
trattamento.
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Come tutti gli antimitotici DETICENE è controindicato
in gravidanza e nei pazienti che abbiano dimostrato
ipersensibilità alla sostanza.
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Il farmaco va somministrato sotto il controllo di un medico
specialista esclusivamente in centri specializzati e
opportunamente attrezzati. Poichè occorre che siano
disponibili le attrezzature per i necessari esami di laboratorio,
si raccomanda l'ospedalizzazione del paziente.
La frequenza e l'intensità di dolori nella sede di
iniezione possono essere attenuate introducendo Deticene nel
flacone di perfusione piuttosto che nel perfusore.
E' stato suggerito di proteggere la dacarbazina dalla luce
anche durante la sua preparazione e somministrazione, al fine di
aumentarne la tollerabilità senza influenzarne
l'attività citotossica.
Il prodotto, come del resto la maggior parte dei farmaci
antitumorali, ha dimostrato proprietà cancerogena negli
animali in particolari condizioni sperimentali. Durante tutta la
durata della perfusione il flacone ed il perfusore devono essere
mantenuti al riparo dalla luce.
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L'aggiunta di farmaci antimitotici (actinomicina D,
bleomicina, carmustina, lomustina, ciclofosfamide, citosina
arabinoside, doxorubicina, fluorouracile, metotressato,
vinblastina) alla soluzione di dacarbazina non ne modifica la
stabilità, nè dà luogo ad interazioni.
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Il prodotto è controindicato in gravidanza e durante
l’allattamento.
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Nessuno.
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Depressione midollare che in alcuni casi può avere
esito infausto: essa richiede un accurato monitoraggio dei
leucociti, degli eritrociti e delle piastrine. Il verificarsi di
depressione midollare può consigliare la sospensione
temporanea o l'interruzione della terapia. Disturbi digestivi:
anoressia, nausea, vomito e diarrea. Per attenuare tali disturbi
può essere consigliabile non somministrare nè
liquidi nè solidi da 4 a 6 ore prima del trattamento.
Disturbi generici: tipo sindrome pseudo-influenzale (astenia,
cefalea, mialgie). Alopecia, parestesie facciali, arrossamento
del volto. Tali sintomi possono perdurare da 1 a 3 settimane.
Dermatiti medicamentose e reazioni cutanee da
fotosensibilizzazione.
Tossicità epatica: trombosi della vena epatica con
necrosi epatocellulare, centrolobulare e massiva. L'incidenza di
questo effetto collaterale, ad esito fatale, è assai
bassa: circa 0,01% dei pazienti trattati.
Dolori nella sede di iniezione.
Si ritiene che parte degli effetti collaterali della
dacarbazina siano imputabili al prodotto per processo di
fotodegradazione del farmaco, che avviene assai rapidamente
(anche in pochi minuti di esposizione alla luce).
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Non sono note segnalazioni di casi di sovradosaggio. I
più garvi effetti di eventuale sovradosaggio sono
presumibilmente a carico del midollo emopoietico: in caso di
grave leucopenia o piastrinopenia dovranno essere adottate le
misure del caso, eventualmente con terapia sostitutiva di
frazioni plasmatiche.
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La dacarbazina è un analogo strutturale
dell'amino-5-imidazol-4-carbossamide, precursore delle basi
puriniche. Ha un'attività citostatica non ciclodipendente.
Tre sono le ipotesi formulate sul suo meccanismo d'azione:
Inibizione della sintesi del DNA (attività
antimetabolica).
Attività alchilante sul DNA già formato (dovuta
al diazometano, metabolita della dacarbazina)
Interazione con i gruppi SH, che vengono così
sequestrati ai processi di sintesi proteica cellulare.
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La dacarbazina subisce una N-metilazione a livelllo epatico,
con formazione di un derivato instabile (M.I.C.) che si trasforma
in diazometano e in amino-5 imidazol-4 carbossamide, metabolita
principale.
L'impiego di metodiche radioisotopiche ha permesso di
precisare il destino della dacarbazina nell'organismo: dopo
un'iniezione singola di 4,5 mg/kg per via venosa, la
concentrazione ematica diminuisce progressivamente e, 6 ore dpo
l'iniezione, il prodotto è totalmente scomparso dal
plasma.
L'emivita plasmatica del DTIC è di 75 minuti. I livelli
rilevati nel liquor sono bassi, pari al 14% di quelli
ematici.
L'eliminazione urinaria è rapida (30% in 6 ore) ed
è totale in 24 ore.
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Gli studi di tossicità della dacarbazina sono stati
effettuati in diverse specie animali con somministrazioni per via
orale, intraperitoneale ed endovenosa. Il farmaco possiede una
tossicità acuta relativamente modesta: per
somministrazioni intraperitoneali, le DL50 sono
risultate di 350 e 680 mg/kg rispettivamente nel topo e nel
ratto; per via orale si sono osservate DL50 superiori
a 1000 mg/kg in entrambe le specie.
La tossicità cronica è stata valutata con
somministrazioni per via intraperitoneale in ratti (20 e 60 mg/kg
x 21 gg), e per via endovenosa in maiali nani (5 e 15 mg/kg x 5
gg/settimana x 4 settimane). Nei ratti le dosi minori di farmaco
hanno provocato solo anomalie ematologiche, consistenti in una
significativa diminuzione della parte corpuscolata del
sangue.
Nei maiali nani si sono osservati, alle dosi minori saggiate,
soltanto modesti segni di tossicità, consistenti in
alterazioni ematologiche (leucopenia e piastrinopenia) ed arresto
della crescita. Segni di tossicità più importanti
si sono rilevati, in entrambe le specie, alle dosi maggiori.
Studi di embriotossicità e teratogenesi eseguiti su
ratti e conigli hanno documentato la tossicità della
dacarbazina nei confronti della funzione riproduttiva; la
somministrazione di dacarbazina a femmine gravide ha determinato,
a seconda ell'epoca di gestazione, vari segni di
tossicità: aumentata incidenza di riassorbimento e di
morte del feto, anomalie degli organi fetali, diminuita
sopravvivenza neonatale.
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Acido citrico anidro - Mannitolo
- Fiala solvente:
Acqua per preparazioni� iniettabili
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Nessuna.
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2 anni
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Da conservare al riparo dalla luce ed a temperatura non
superiore a +25°C.
La soluzione di Deticene dev'essere preparata al momento
dell'uso ed utilizzata entro le 8 ore successive se mantenuta a
temperatura ambiente (20°C) ed entro le 72 ore se conservata
in frigorifero (+4°C).
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Scatola contenente 1 flacone iniettabile di 100 mg di
dacarbazina + 1 fiala solvente da 10 ml
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Nessuna particolare
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BELLON S.A.
Neuilly sur Seine - FRANCIA
Rappresentante per la vendita:
AVENTIS PHARMA S.p.A.
P.le S. Türr,5 - 20149 Milano
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AIC� n°.� 023681012
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Uso riservato agli Ospedali e Case di Cura. Vietata la vendita
al Pubblico.
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23.08.1978/31.05.2000
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Trattasi di sostanza non stupefacente.
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Aprile 2001
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