Interazioni - [Vedi Indice]
La ranitidina non inibisce a dosi terapeutiche il citocromo
epatico P450. Quindi la ranitidina, a dosi terapeutiche standard,
non potenzia l'azione dei farmaci che vengono inattivati da tale
enzima, inclusi diazepam, lidocaina, fenitoina,
propranololo, teofillina e warfarin. Se si somministrano alte
dosi di sucralfato (2 g) contemporaneamente a ranitidina,
l'assorbimento di quest'ultima può essere ridotto. Tale
effetto non si verifica se il sucralfato viene assunto a distanza
di 2 ore.
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I dati disponibili sono insufficienti per valutare i possibili
rischi dell'impiego di ranitidina in donne in gravidanza o che
allattino. La ranitidina attraversa la barriera placentare e
viene anche escreta nel latte matemo, tuttavia la rilevanza
clinica di questo dato non è chiara. Pertanto il
prodotto non deve essere assunto in gravidanza od in corso di
allattamento senza consultare un medico.
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I dati disponibili relativamente agli effetti sulla
capacità di guidare e sull'uso di macchinari sono
insufficienti.
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I seguenti eventi sono stati segnalati nel corso degli studi
clinici o della terapia abituale di pazienti trattati con
ranitidina. In molti di questi casi non è stata definita
la relazione causale con la terapia con ranitidina.
Si possono verificare variazioni transitorie e reversibili dei
test di funzionalità epatica. Vi sono state
segnalazioni occasionali di epatite (epatocellulare,
colestatica o mista) con o senza ittero, normalmente
reversibili. Raramente è stata segnalata pancreatite
acuta.
Si sono verificate in alcuni pazienti leucopenia e
trombocitopenia reversibili.
Sono stati segnalati rari casi di pancitopenia, talvolta
accompagnata da ipoplasia o aplasia midollare, e di
agranulocitosi.
Sono state osservate raramente reazioni di
ipersensibilità (ad es.: orticaria, febbre, e shock
anafilattico). Queste reazioni si sono verificate talvolta dopo
una dose singola orale o parenterale.
In un numero molto limitato di pazienti sono state riportate
cefalea, a volte grave, e vertigini. Specie in pazienti
gravemente ammalati e/o anziani sono stati segnalati rari
casi di confusione mentale reversibile, depressione e
allucinazioni.
Sono stati segnalati rari casi di rash, bradicardia ed alcuni
casi di aritmia quali ad es. blocco atrio-ventricolare
ed ipotensione.
Risultano rare segnalazioni di offuscamento reversibile della
vista, attribuibili ad alterazione dell'accomodazione.
Vi sono state alcune segnalazioni di ginecomastia in uomini
che assumevano ranitidina, senza interferenze clinicamente
significative con le funzioni endocrine o delle gonadi.
È stato segnalato rash cutaneo, inclusi rari casi
indicativi di eritema multiforme lieve.
Raramente sono stati riportati sintomi muscoloscheletrici
quali artralgia e mialgia.
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La ranitidina possiede un'attività farmacologica molto
specifica per cui non sono attesi problemi particolari a seguito
di sovradosaggio del farmaco. Nel trattamento della sindrome di
Zollinger-Ellison sono state somministrate dosi fino a 6 g
al giorno, senza effetti indesiderati.
Se del caso, deve essere praticata un’appropriata
terapia sintomatica e di supporto. Se necessario, si può
ricorrere all’emodialisi per eliminare la ranitidina dal
plasma.
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La ranitidina è un antagonista specifico dei recettori
H2 istaminici ad azione rapida. Inibisce la secrezione acida
gastrica basale e stimolata, riducendo sia il volume che il
contenuto acido e di pepsina della secrezione.
La ranitidina possiede una lunga durata d’azione: una
singola dose di 75 mg sopprime in maniera efficace la secrezione
acida gastrica fino a 12 ore. Studi clinici hanno dimostrato che
il prodotto determina un sollievo della sintomatologia fino ad un
massimo di 12 ore.
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La biodisponibilità della ranitidina è circa il
50%. A seguito di somministrazione orale di una dose di 75 mg le
concentrazioni plasmatiche al picco sono dell'ordine di
236-270 ng/ml e vengono raggiunte normalmente entro
2-3 ore.
Le concentrazioni di ranitidina nel plasma sono proporzionali
alla dose fino a 300 mg.
La ranitidina non viene ampiamente metabolizzata e
l'eliminazione avviene principalmente per secrezione tubulare.
L'emivita di eliminazione è di 2-3 ore.
In studi condotti con ranitidina 150 mg marcata con trizio, il
93% di una dose endovenosa veniva escreto con le urine ed il 5%
nelle feci; il 60-70% della dose orale veniva esereto con
le urine ed il 26% nelle feci.
L’analisi condotta su urine escrete nelle prime 24 ore
successive alla somministrazione, ha mostrato che il 70% della
dose endovenosa ed il 35% della dose orale viene eliminato
immodificato. Il metabolismo della ranitidina è simile sia
dopo somministrazione orale che endovenosa: circa il 6% della
dose è esereto nelle urine come N-ossido, il 2% come
S-ossido, il 2% come demetilranitidina e l’1-2%
come analogo acido furoico.
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Non si segnalano dati degni di rilievo.
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Cellulosa microcristallina, magnesio stearato,
metilidrossipropilcellulosa, titanio biossido.
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Nessuna.
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3 anni
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Conservare a temperatura inferiore a 30°C.
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Scatole 10 compresse in blister
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Nessuna
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San Giorgio (SA)
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